Sbagliò la diagnosi di un 14enne, in aula emergono nuovi dubbi

Download Report

Transcript Sbagliò la diagnosi di un 14enne, in aula emergono nuovi dubbi

CISTERNA
IL GIORNALE DI LATINA
IL BLITZ
VENERDÌ 6 MARZO 2015
21
Sei persone arrestate dopo le rivelazioni del pentito, c’è anche l’ideatore del delitto di Le Castella
Assassinato nella faida dello spaccio
Il killer di Federico Di Meo incastra il mandante dell’omicidio: un albanese di Velletri mi pagò 17mila euro per ucciderlo
H
a intascato diciassettemila euro per
fare il lavoro a Cisterna. Altri tremila erano stati pagati all’uomo che
lo ha aiutato a preparare l’agguato, procurandogli la pistola e il
maxiscooter per la fuga. Sono alcuni dei particolari della testimonianza con cui Giancarlo Orsini,
killer di professione diventato collaboratore di giustizia, ha permesso alla Procura della Repubblica e
alla Dda di Roma di stringere il
cerchio attorno agli autori, e ai
mandanti, di alcuni dei fatti di
sangue più clamorosi avvenuti a
cavallo tra il 2013 e il 2014 nella
capitalee nelsuo hinterlandmeridionale. Tra questi, anche l’omicidiodiFederico DiMeo,ilgiovane
freddato a Le Castella nel settembre del 2013 da un killer che lo ha
affiancato mentre tornava a casa
delpadree glihascaricatoaddosso
cinque colpi di pistola.
Ieri mattina gli uomini del
reparto operativo del comando
provinciale dei carabinieri e della squadramobile dellaquestura
di Roma, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa nei confronti di
sei persone: Andrea Useli, Massimiliano Prosperi, Massimiliano Leoni e l'albanese Elvis
Demce sono finiti in manette.
Sono latitanti invece, Carlo
L’ESECUZIONE
Attirato in un tranello
e freddato per strada
Elvis Demce puntava ad assumere
un ruolo dominante nel traffico
degli stupefacenti nella zona
Gentile e Massimiliano Alfano.
L’indagine ha subìto una improvvisa accelerazione dopo
l’arresto di Giancarlo Orsini, accusato dell’omicidio di Roberto
Musci, freddato con cinque colpi dipistola alla testadavanti alla
sua abitazione dove si trovava
agliarresti domiciliari,il 23gennaio del 2014, in zona Colle
Monastero. Incastrato anche
dalle tracce di dna trovate su un
paio di occhiali, Orsini ha cominciato così a collaborare con
Federico Di Meo venne assassinato il 23 settembre del
2013 all’altezza del chilometro 48 di via Appia Nuova,
nella zona di Le Castella. Un killer lo affiancò con lo
scooter mentre rientrava a casa dei genitori e lo freddò
con cinque colpi di pistola che lo raggiunsero alla testa e
al torace. Di Meo, personaggio noto alle forze dell’ordine, venne attirato in
una trappola dallo stesso sicario, che
poco prima aveva citofonato al padre
della vittima presentandosi come l’ufficiale giudiziario. A dare l’allarme, subito dopo il delitto, furono alcuni
clienti di un vicino supermercato, la
cui attenzione venne attirata dai colpi
sparati in rapida successione. Nessuno
ebbe però il tempo di vedere nulla,
neanche il ciclista di passaggio che arrivò pochi secondi dopo l’esecuzione.
Come pochi secondi dopo arrivò anche un autotrasportatore, che doveva
scaricare la sua merce proprio nel supermercato, che ebbe la pietà di avvolgere in un lenzuolo quel corpo in una
pozza di sangue. Di quel delitto, nonostante fosse stato
consumato in pieno giorno, sul finire della mattinata e
con tantissima gente in circolazione, non ci fu un solo
testimone. Anzi, uno sì, e alla fine ha parlato: l’assassino.
gli inquirenti e poco a poco ha
svelato gli scenari dietro cui si
sono consumati almeno una
mezza dozzina di agguati, tra
omicidi e gambizzazioni, in cui
lui stesso era direttamente coinvolto.
Quanto all’esecuzione di Le
Castella,Orsini harivelato chea
pagarlo era stato un albanese residente a Velletri, Elvis Demce,
che puntava ad avereun ruolo di
vertice nello spaccio della droga
sulla piazza di Velletri. Un ruolo
predominante che il 29enne albanese era riuscito a ritaliarsi
con le maniere forti. Tanto
che in fase di
indagine gli
inquirenti
hanno dovuto rompere
un muro di
gomma, una
reticenza ostinata da parte
dei testi che
nel tempo venivano ascoltati, dovuto
alla pericolosità dell’uomo, riconosciuta diffusamenteda tutte le persone chiamate in caserma, alcune delle quali avevano
perfino deciso di lasciare l’Italia
pur di non dover rispondere alle
domande degli inquirenti.
GIUDIZIARIA
di SILVIA COLASANTI
S
arebbe stato il secondo intervento
effettuato all’ospedale Santa Maria
Goretti di Latina a causare
la morte di Riccardo Mazzoli, il figlio 14enne del vice
comandante della Polizia
Municipale di Cisterna deceduto per una grave patologia chirurgica, il volvolo,
caratterizzata dalla torsione
su se stesso di un viscere tubolare o di un suo segmento.
Questo è quanto sostengono i consulenti della difesa
che hanno parlato ieri, presso il Tribunale di Latina, durante il processo che vede
imputata la dottoressa del
punto di primo soccorso di
Cisterna, Valeria Silvia, che
nel luglio 2009 visitò il ragazzo.
Il 14enne era morto il mese successivo, dopo tre interventi.
La donna, difesa dagli avvocati Luigi Di Mambro,
Autieri e Cristiano Montemagno, non avendo notato
l’addome acuto, sintomo
della malattia, né altri segni
gravi, lo aveva rimandato a
casa prescrivendogli degli
antidolorifici.
La sera però la situazione
Sbagliò la diagnosi di un 14enne,
in aula emergono nuovi dubbi
era peggiorata e il ragazzino
era stato accompagnato al
pronto soccorso. Il 14enne
era stato sottoposto a tre interventi, ma non ce l’aveva
fatta. Il medico è accusato di
aver omesso di prescrivere
tutti gli accertamenti che
avrebbero consentito una
tempestiva diagnosi. La dottoressa avrebbe anche somministrato al ragazzo degli
antidolorifici eliminando o
comunque attenuando la
sensazione di dolore del mi-
nore che ha ritardato il trasporto in ospedale.
Ieri, davanti al giudice
Luigi Varrecchione sono stati sentiti i consulenti del
pubblico ministero Riccardo Buchicchio e Achille Gaspari dell’università di Tor
Vergata, che hanno confermato quanto già deposto in
un’altra udienza, vale a dire
che si tratta di una malattia
difficile da diagnosticare. È
stata poi la volta del consulente Natale Mario Di Luca,
Vaccinazioni, convegno delle “Donne Cisternesi”
“Le vaccinazioni nell’età pediatrica” è il
titolo della tavola rotonda organizzata
da “Donne Cisternesi”e tenutasi sabato
28 febbraio a Cisterna presso la sede
dell’associazione socio-educativa Akki
Pikki. L’evento ha visto partecipare come relatori la dottoressa Gerardi Rosella,pediatra: il dottor Serone Mauro, medico e vaccinatore presso il consultorio
di Cisterna e la dottoressa Venturiello
Silvia, infettivologa; i quali durante la
prima parte hanno presentato l’argomento vaccini in modo professionale ed
accessibile a tutti, mentre nella seconda
parte, si sono prestati a rispondere alle
domande poste dai genitori intervenuti.
“Il tema affrontato lascia spazio per confronti costruttivi sul tema vaccini sì o
no. Poiché ci sono tutti i presupposti per
ripetere l’evento, per consentirne la fruizione a chi non è potuto intervenire sabato, ci auguriamo una partecipazione
più sentita soprattutto da parte dei genitori che non sono favorevoli a vaccinare
i loro figli” questo l’invito della dottoressa Clemenzi Mariafrancesca, ideatrice ed organizzatrice dell’evento. “Siamo
fiere di aver dato voce ad un’importante
tematica in ambito sanitario, come non
si faceva ormai da tempo” afferma Anna
Criscuolo, presidente di “Donne cisternesi”. Un evento davvero ben congegnato e totalmente gratuito che fa onore a
Cisterna e che va ad aprire un percorso
che punta a far luce su alcune problematiche legate alla donna nel suo ruolo di
mamma. “Siamo certe di aver dato un
servizio di pubblica utilità e ringraziamo
i medici e l’associazione Akki Pikki, che
si sono prestati tutti a titolo gratuito. Da
quando la nostra associazione è nata, il
nostro obiettivo è stato quello di essere
vicine alle donne e così vogliamo continuare” continuano Clemenzi e Criscuolo.
chiamato dalle parti civili,
assistite dagli avvocati Giuseppe Napoleone e Luca
Giurato di Roma e per la Asl
che è responsabile civile.
Hanno quindi parlato i consulenti della difesa, Raffaella
Rinaldi e Angelo Filippini,
dell’università La Sapienza
di Roma.
I professori hanno spiegato come il primo intervento
sarebbe stato eseguito correttamente.
Dubbi sono stati invece
presentati in relazione alla
seconda operazione che sarebbe stata addirittura l’unica causa della morte del giovane. Proprio in base a questa consulenza l’avvocato Di
Mambro ha chiesto un’ulteriore perizia e la nomina di
un esperto di endoscopia che
potrebbe accertare la causa
della morte.
È stata infine sentita una
dottoressa che avrebbe confermato la tesi dell’imputata,
spiegando che quando il
14enne era arrivato al punto
di primo soccorso non
avrebbe avuto la pancia piatta, sintomo del volvolo, né la
sintomatologia riferibile a
quella malattia. L’udienza è
stata quindi rinviata al prossimo 22 giugno per la fine
dell’istruttoria e per l’esame
dell’imputata.