VOGUE, VANITY FAIR... ECCO IL MIO LABORATORIO DI BELLEZZA

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come comunicano
COND é NAST ITALIA
Bruno Morona
di Con
B r u n o M o r o n a , d i r et t o r e c e n t r a l e p r o d u c t i o n la qua N ast I tal ia , ci spie ga il seg ret o che sta diet rodel mon e più ven dut e )
lità del le rivi ste più cel ebr ate (
spe ttac olo e dei viag gi .
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del la fili ale ital iana la più imp ort ante
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vogue, vanity fair... ecco
il mio laboratorio di bellezza
pa
la stam
e
seduc
PB17
Undici miliardi e 50 milioni di
pagine stampate ogni anno. E
nonpaginequalsiasimaquelle
che danno vita alle riviste più
celebrate, vendute e lette del
mondodellamoda,dellacultura, dello spettacolo, dei viaggi,
dell’arredamentoedellifestyle.
TestatecomeVogue,Glamour,
Vanity Fair, AD, GQ che da
sempre fanno della qualità
della stampa, della grafica e
delle foto un must insieme con
la qualità dei contenuti. Una
sceltachehapremiatoanchela
realtàitalianadellacasaeditrice
americana Condé Nast. Condé
Nast Italia, infatti, con un fatturatochequest’anno,secondo
l’ad e presidente Giampaolo
Grandi, dovrebbe registrare
oltre 200 milioni
di euro di ricavi,
conferma la sua
ego
Achille Per
leadership tra
le “filiali” estere
giornalista economico
della casa di New
[email protected]
York.
Ma come si raggiunge a
livello produttivo il traguardo
della qualità? Print Buyer lo
ha chiesto a Bruno Morona,
direttorecentraleproductiondi
Condé Nast Italia. «La nostra
mission aziendale» esordisce
Morona «è quella di ricercare
in ogni ambito del mercato un
livello molto alto della qualità
d’immagine rispondendo alle
aspettative del target di lettori
ai quali si rivolgono le nostre
testate. E questo obiettivo
investe tutte le fasi della nostra
attività, dai testi alla ricerca
quasi spasmodica della foto
perfetta, dalla tipologia della
carta alla stampa».
Partiamo dalle fotografie,
che sono un valore aggiunto
irrinunciabile per chi sfoglia
le vostre riviste.
Il passaggio al digitale è stato
decisivo nel migliorare la qualità fotografica e a cascata la
sua riproduzione stampata. E
proprio perché curiamo così
tantoloscatto,lamaggiorparte
dei servizi fotografici vengono
organizzatiincasa,ovviamente
affidandoci a grandi fotografi.
Siamo noi a ordinare i servizi
sia in esterno sia presso i nostri
studi fotografici in Corso Sempione a Milano.
E poi c’è la prepress…
Impaginazione grafica e
redazione dei testi vengono
realizzate tutte in Condé Nast.
I file poi vengono mandati
all’esterno per la scrittura delle
prove, la correzione colore e la
chiusura del Pdf. Tutte fasi di
lavorazione che noi seguiamo
da vicino preferendo, prima
del via libera, l’ultimo controllo diretto (e non on line)
delle prove colore che devono
rispettare rigorose specifiche
tecniche.
Vi affidate ai reparti pre-press
degli stampatori o a fotolito?
oltre undici miliardi di pagine ...
Vogue, Glamour, Vanity
Fair: bastano tre nomi di
altrettante riviste patinate
e di successo, per capire
il Dna di Condé Nast Italia.
Oggi la casa editrice di
Piazza Castello occupa
circa 500 persone, stampa
ogni anno qualcosa come
11 miliardi e 50 milioni
di pagine e le sue testate coprono ormai tutti i
settori che ruotano attorno alla moda, al lusso,
all’arredamento, ai viaggi,
alla cultura, al lifestyle.
Dallo storico Vogue (con
le sue varie brandizzazioni
come Vogue Bambini,
Vogue Pelle, Vogue
Gioiello e Vogue Sposa)
a Sposabella, Traveller,
Glamour, AD, GQ, tutte
riviste con edizioni mensili
oppure con uscite cadenzate dalle tre alle sei volte
all’anno a cui si aggiunge
il settimanale Vanity
Fair. Con foliazioni che
superano (vedi Vogue) le
800 pagine e tirature ben
oltre le 400mila copie per
Glamour e Vanity Fair.
come comunicano
all ’ insegna del lusso
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come comunicano
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mazzucchelli : qualità e servizio
per lavorare con i big
Guglielmo Fiori, numero uno del gruppo
Mazzucchelli, è “orgoglioso” di poter annoverare ormai da anni come uno dei
suoi clienti “più importanti
per fatturato e immagine”
la casa editrice Condé
Nast Italia per cui stampa in rotooffset riviste e
inserti a partire da
Vanity Fair.
«È vero» conferma
Fiori «che per Condé
Nast sono fondamentali sia la qualità di
stampa sia il servizio
offerto. E se i prezzi
li fa il mercato, l’alto
livello della qualità e
del servizio spetta a
Mazzucchelli».
Decisivi sono stati gli
investimenti in nuove tecnologie?
«Certo. Una strategia
aziendale confermata
dall’essere la prima
azienda al mondo che
installerà una rotativa a
96 pagine Sunday 5000.
Un investimento, escluso
lo stabilimento, che tra
macchina e impiantistica
si avvicina ai 20 milioni
di euro. La nuova Goss
arriverà a novembre e
abbiamo già tutti gli occhi
puntati addosso, in Italia e
all’estero, per come sarà
impiegata questa nuova
96 pagine...».
Le copertine di Condé Nast sono tutte
un po’ speciali: non solo per il peso
(che non scende mai sotto i 170 grammi)
ma anche per l’ampio ventaglio di
nobilitazioni utilizzate.
A fotolito che da anni lavorano
per noi e che si trovano perlopiù tra Milano e Bergamo:
Clichè Offset, Target Color,
Top Color, Reproscan e Adda
Officine Grafiche del gruppo
Pozzoni. A Verona invece ci
avvaliamodellaFotolitoVeneta
che già lavorava per AD acquisita da Condè Nast nel 1995.
Come suddividete tra le fotolito la preparazione?
Con la massima flessibilità.
In base a esigenze e tempi di
lavorazioneassegniamolepagine. Quindi può succedere che
le oltre 800 pagine di Vogue,
le 600 di Glamour piuttosto
che le circa 400 di Vanity Fair
vengano preparate anche da
quattro fotolito contemporaneamente.
Applicate lo stesso sistema
anche per gli stampatori?
In parte. Da anni abbiamo tre
grandistampatoridiriferimento: Arvato Print, il Gruppo
PozzonieMazzucchelli.Alcune
riviste vengono stampate per
omogeneitàdallastessaazienda
grafica. Per esempio Traveller
dal NIIAG (Arvato) e AD da
Elcograf, mentre la commessa di Glamour, unica nostra
rivista stampata in rotocalco,
è affidata ad Arvato. Nel caso
diVogue,cheinveceraggiunge
anche le 800 pagine a numero
per 180mila copie di tiratura, la
stampavienesuddivisa.Questo
ci permette di ridurre i tempi a
soli tre giorni.
Perché stampate in rotocalco
solo Glamour?
Per Glamour la scelta del rotocalcoèstataquasiobbligata.
Avendo un formato pocket, la
stampa in rotooffset ci comportava uno sfrido del 20%.
Con la rotocalco non abbiamo
questo scarto di carta. Se tra i
duesistemidistampalaqualità
piùomenosiavvicina,bisogna
tener conto che il break even
della rotocalco è attorno alle
300mila copie. Noi abbiamo
molti inserti pagati dai clienti
pubblicitari, bustine che si
incollano, allegati profumati,
tavoledimaggiorgrammatura.
Questo comporta una divisione delle segnature per inserirli
che ci fa perdere il vantaggio,
anche su grandi tirature, della
rotocalco. Inoltre, i tempi di
avviamento della rotooffset
sono sensibilmente inferiori
alla rotocalco che ha ancora
bisogno di almeno sette ore
dall’arrivo del file alla messa in
macchina del cilindro.
Per voi stampa significa solo
rotative?
No. Gli inserti, che sono spesso
realizzati con tavole, ottavini
in carte speciali, fustellature,
richiedonounastampaafoglio.
Bastipensarealpesodellacarta
che supera anche i 200 grammi. Lo stesso discorso vale per
lecopertinechenonscendono
mai sotto i 170 grammi e che
per colpire il lettore devono
esserespecialiconplastificazioni, vernici UV, serigrafie.
Anche per l’offset a foglio
avete stampatori partner?
Stampamatic, Vela ed Errestampa più qualche altra
azienda più piccola.
E non cercate mai altre
aziende?
Non abbiamo barriere verso
nuovi fornitori ma devo dire
che per noi Arvato, Mazzucchelli e Pozzoni rappresentano un importante punto di
riferimento. Qualità, servizio
e prezzo sono importanti per
noi. Ma non vorremmo mai
risparmiare un euro a danno
della qualità.