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Smirne (Turchia), Natale 2015
arissimi condiscepoli del Signore Gesù e amici della missione,
desidero condividere con voi la gioia del Natale del Signore e parteciparvi
i miei più fervidi auguri di pace e serenità per il dono del nuovo anno.
In un paese quasi totalmente mussulmano sembrerebbe che non ci sia
posto per il Signore che viene. Il dramma dei rifugiati, poi, continua a consumarsi
senza tregua e tanti continuano a morire nel mare di fronte a Smirne nel disperato
tentativo di raggiungere le coste europee. Decine di bimbi muoiono perché le porte
dell’Europa rimangono chiuse. In mezzo a loro il Figlio di Dio continua ad essere
rifiutato dal mondo e a morire, vittima dell’egoismo e dell’indifferenza. Eppure anche qui è Natale perché anche qui il Signore trova grotte in cui nascere e cuori umili
da abitare.
Ogni tanto in Italia si legge sui giornali della tale scuola che ha proibito il presepe
o del crocifisso rimosso dalla parete degli uffici pubblici. In realtà crocifissi e presepi
sono stati già rimossi dal cuore di molti, incapaci di accogliere il Signore che viene.
Qui non ci sono presepi e crocifissi da nessuna parte perché sono stati già rimossi in
maniera violenta nel passato, eppure. . . .
Qualche giorno fa camminavo su una delle strade più frequentate di Smirne in
mezzo alle luminarie che adornano vetrine e viali non diversamente che in una nostra
città occidentale. Sono le luminarie per la festa di capodanno, una innocua festa
laica – si direbbe – se non fosse che l’inizio del nuovo anno fu fissato da un papa,
Gregorio XIII, al 1◦ gennaio in quanto ottava di Natale, per indicare che la nascita
di Gesù scandisce i ritmi del tempo. Ebbene al centro di quella strada affollata,
di fronte ad una scuola, era collocato un grande presepe di luci, che a grandezza
naturale riproduceva la natività del Signore.
Quel presepe è stato realizzato dal municipio di Smirne, guidato totalmente da
mussulmani, mentre in Italia e in Europa quel segno viene visto come una lesione del
pluralismo religioso e della laicità dello stato. Gesù continua a trovare porte chiuse
nella Betlemme del mondo ma trova anche cuori aperti e persone alla ricerca della
sua luce.
Recentemente mi ha molto colpito il coraggio di E., un giovane di ventuno anni,
che durante lo scorso anno aveva incominciato il cammino di preparazione al Battesimo. Per alcuni mesi, però, non si era più visto e ho pensato che avesse cambiato
idea. I giovani sono un po’ fragili ovunque ma qui la loro perseveranza nella fede è
messa ancor più a dura prova da un contesto ostile a chi si converte al Cristianesimo.
Eppure nel caso di E. la vera ragione della sua assenza in chiesa non era la sua
fragilità. . . , tutt’altro! Quando il suo papà ha saputo che suo figlio voleva diventare
cristiano si è opposto fortemente e lo ha picchiato brutalmente per molti giorni.
Durante tutta l’estate gli ha proibito di uscire di casa in modo da impedirgli di
venire in chiesa, recluso come un carcerato. Ora egli è costretto a tenere il Vangelo
nascosto nel doppiofondo della custodia del suo violino e lo legge di notte, quando
a casa tutti dormono. Quando mi ha raccontato questa storia ho pensato a tanti
giovani che si dedicano di notte a ben altre letture!
Finita l’estate, E. era stato mandato all’università il più lontano possibile da
Smirne per evitare che potesse partecipare alla Santa Messa e alle catechesi. Quando, dopo molti mesi, con una scusa era riuscito a ritornare in chiesa e a partecipare
alla Messa ha pianto durante tutta la celebrazione. Dopo la Messa si è fermato a
lungo a parlare con me. In un pianto inconsolabile mi diceva: «perché non c’è una
chiesa vicino a M. (il luogo della sua università)? Solo durante la Messa io mi sento
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veramente felice!». Abbiamo dovuto inventarci un modo per permettergli di ricevere
le catechesi ugualmente, a distanza, e questo giovane sta facendo grandi progressi
nel cammino alla sequela di Gesù. Le sue non sono solo parole. L’incontro con il
Signore Gesù ha generato in lui una persona nuova.
Un piccolo concreto esempio. E. è un giovane di bell’aspetto, corteggiato da molte ragazze. Prima di diventare cristiano conduceva una vita sessuale molto sregolata.
Poi, però, nelle sue letture notturne del Vangelo si è imbattuto in una Parola di San
Paolo che gli ha cambiato la vita e gli ha insegnato la sacralità e la dignità della
sessualità: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi
e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati
a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo! ” (1Cor 7,19-20). Forte di
questa Parola, sta lottando con i suoi istinti ed è riuscito a vincere le tentazioni della
carne. In una lettera mi ha scritto: «Io sento che il mio corpo è di Gesù perché egli
lo ha salvato e lo ha reso santo. Io non voglio dare il mio corpo a nessuno se non alla
donna che Gesù consacrerà a me con il Matrimonio». La cosa straordinaria è che
E. ha compreso tutto questo da solo, nella sua meditazione personale, senza l’aiuto
di alcun mediatore umano perché gli era stato impedito ogni contatto con la chiesa.
Davvero lo Spirito Santo opera nel cuore degli uomini attraverso vie misteriose!
Carissimi, vengo fuori da un periodo molto difficile ed impegnativo in cui molte
attività sono ricadute su di me. Sono molto stanco ma felice! In questo mese di
dicembre, oltre alle consuete attività di evangelizzazione e di servizio alle famiglie
di rifugiati siriani e iracheni, ci sono stati importanti eventi di vita ecclesiale qui in
Cattedrale.
L’8 dicembre abbiamo aperto la Porta Santa e il Giubileo della Misericordia. In
quell’occasione abbiamo salutato l’arcivescovo emerito mons. Ruggero Franceschini
che, dopo aver servito questa missione per oltre trenta anni, è rientrato in Italia.
Sempre in Cattedrale, il 19 dicembre abbiamo vissuto l’esperienza dell’ordinazione
episcopale del nuovo arcivescovo Mons. Lorenzo Piretto, una celebrazione molto
bella e solenne, che ha visto la partecipazione di molti vescovi e autorità. Ho avuto
anche la gioia e l’onore di accogliere il vescovo di Ariano Mons. Sergio Melillo, accompagnato dai cari amici don Gerardo, don Claudio, don Michele e don Cornelio.
La loro venuta è stata un segno concreto della vicinanza e dell’affetto della mia
diocesi in un momento alto e importante per la Chiesa di Turchia. Ora il Natale
sta richiedendo molta cura, perché le celebrazioni sono sempre multilingue e poi il
27 dicembre avremo la festa patronale di San Giovanni, fondatore della Chiesa di
Smirne e titolare della Cattedrale.
Don Ugo e le consacrate che aiutavano in Cattedrale sono stati chiamati dal
nuovo arcivescovo a prestare servizio presso la curia e il Santuario di San Policarpo
e così sono di nuovo solo. Insomma stanno succedendo tante cose e questo sembra
essere un tempo di lavoro supplementare e di cambiamenti radicali.
Spero nella vostra comprensione e nel vostro perdono se non sono riuscito a tenere i contatti con molti di voi in questo periodo e se non riuscirò a rispondere
personalmente ai vostri graditissimi auguri. Vi assicuro, però, che siete presenti uno
per uno nella mia povera ma costante preghiera. Continuo a confidare nella vostra
amicizia, nel vostro sostegno, nella vostra preghiera.
Restiamo sempre uniti nella Comunione del Corpo e del Sangue del Signore Gesù.
Santo Natale e felice anno nuovo
p. Max
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