lista da scaricare con esami e loro significato

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Transcript lista da scaricare con esami e loro significato

CHE SIGNIFICATO HANNO GLI ESAMI
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Emocromo
determina la quantità, le dimensioni, le caratteristiche e il tipo delle cellule presenti nel
sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). I valori dell'emocromo in gravidanza
sono diversi rispetto alla condizione extragravidica e ciò dipende da una fisiologica
diluizione del sangue che si verifica in gravidanza. In particolare i globuli rossi (GR),
l'emoglobina (Hb: la sostanza che veicola l'ossigeno) e l'ematocrito (Ht: il rapporto fra
le cellule e la parte liquida del sangue) diminuiscono, mentre i globuli bianchi (GB)
possono aumentare lievemente. Quindi, considerate le variazioni della composizione del
sangue nella gravidanza fisiologica, si parla di anemia quando il valore dell'emoglobina
scende sotto 10 mg/dl. Con l'emocromo pertanto si può anche rilevare la presenza di
un'anemia e capire di quale tipo essa può essere, osservando le dimensioni dei globuli
rossi (MCV). Nell'anemia mediterranea e nell'anemia da carenza di ferro i GR sono più
piccoli del normale (microcitemia), mentre nell'anemia da carenza di acido folico o di
vitamina B12 sono più grandi. Se i valori sono normali, è comunque necessario ripetere
periodicamente l'emocromo nel corso della gravidanza, con lo scopo di verificare
tempestivamente una eventuale tendenza all'anemia o la possibile insorgenza di altre
patologie.
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Gruppo Sanguigno, RH
E’ un dato importante da conoscere all'inizio della gravidanza. Se il gruppo è A, B o AB
positivo, non è necessario conoscere il gruppo del marito. Se il gruppo è 0 positivo, è
consigliabile che anche il marito esegua l'esame perchè se fosse A, B o AB il bambino
potrebbe alla nascita presentare l'ittero da incompatibilità AB0. Non si tratta di una
patologia grave, ma qualora si verificasse, conoscere il gruppo del padre accelera i
tempi di diagnosi. Si valuta anche il fattore Rh, che può essere positivo o negativo.
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Transaminasi
Sono enzimi contenuti nel fegato che aumentano quando vi sia una sofferenza epatica.
Se i valori risultano elevati è necessario ripetere l'esame e cercare la causa del danno
epatico.
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RubeoTest (se negativo da ripetere nel 2° trimestre )
Rileva la presenza nel sangue di anticorpi contro la rosolia. Se il test risulta negativo
l'esame va ripetuto ogni 4-6 settimane fino al V mese, dopo il quale la possibilità che il
virus possa causare danni fetali è praticamente nulla. Se in gravidanza compaiono
anticorpi specifici di tipo IgM in una donna precedentemente negativa, si devono fare
altri esami per escludere il passaggio del virus al feto.
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Toxoplasma test (se negativo ripetere fino al parto)
Rileva la presenza di anticorpi contro la toxoplasmosi. La presenza di anticorpi di tipo
IgM negative, indica che la donna è immune e tale immunità permane per tutta la vita.
Se invece il test è negativo, bisogna ripetere l'esame ogni 4-6 settimane fino al termine
della gravidanza, poichè con le settimane aumenta la probabilità d'infezione fetale,
anche se diminuisce la gravità della malattia. Se in gravidanza compaiono anticorpi
specifici di tipo IgM in una donna precedentemente negativa, si ricorre ad una terapia
con un antibiotico specifico per limitare la possibilità di interessamento fetale.
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Glicemia
E' l'unico esame per il quale sia veramente richiesto il digiuno. Misura la quantità di
glucosio (zucchero) nel sangue; se è normale, l'esame va comunque ripetuto nel corso
della gravidanza. Un valore persistente intorno ai limiti superiori (110) è sospetto di una
ridotta tolleranza ai carboidrati o di un diabete gestazionale e necessita pertanto di
ulteriori indagini per precisare la diagnosi.
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TPHA, VDRL
Sono esami che evidenziano un avvenuto contagio con la sifilide. Se positivi, bisogna
effettuare un'idonea terapia.
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HIV (con consenso della signora), HCV, CMV
HIV E' il test che dimostra la presenza nel sangue di anticorpi contro il virus dell'AIDS.
Eseguendo un'adeguata profilassi farmacologica, un taglio cesareo programmato ed
evitando l'allattamento al seno, il rischio di contagio per il feto si abbassa moltissimo
(non >5% contro il 15-20% senza queste precauzioni).
HCV E' il test che dimostra la presenza nel sangue di anticorpi contro il virus dell'epatite
C. Se positivo, si dovrebbe eseguire anche il dosaggio del genoma del virus (HCV RNA)
per vedere se oltre agli anticorpi c'è anche il virus. In caso di risultato positivo esiste il
pericolo, anche se con frequenza piuttosto bassa, di contagio al feto.
CMV E' il test che dimostra la presenza nel sangue di anticorpi contro il
citomegalovirus. La presenza di anticorpi di tipo IgG con IgM assenti indica uno stato di
immunità, mentre l'assenza di entrambi gli anticorpi indica che non c'è mai stato il
contatto con il virus. Se la donna presenta IgG positive e IgM negative all'inizio della
gravidanza, il test non si ripete più, mentre si ripete ogni 4-6 settimane se non c'è
immunità. Diversamente dalla rosolia e dalla toxoplasmosi, per la malattia da
citomegalovirus l'immunità non è permanente ed è possibile una reinfezione nell'1%
delle donne. Non vi sono tuttavia misure preventive o terapeutiche per evitare il
passaggio del virus al feto. Se durante la gravidanza compaiono anticorpi specifici di
tipo IgM in una donna precedentemente negativa, si devono fare altri esami per
escludere il passaggio del virus al feto.
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HbsAg
Indica la presenza nel sangue dell'antigene dell'epatite B. Se le transaminasi sono
normali, significa che la donna è portatrice sana della malattia, ma che è comunque in
grado di infettare il feto al momento del parto per cui al bambino verranno
somministrate le immunoglobuline specifiche subito dopo la nascita per evitare che
contragga la malattia. Se vaccinato, il bambino può anche essere allattato al seno. Se la
madre è HbsAg positiva, dovranno essere vaccinati anche il padre e gli altri conviventi,
se già non sono immunizzati.
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Test di Coombs indiretto (da ripetere sempre se Rh negativo)
Se la madre è Rh negativo, è necessario conoscere Rh del padre. Se è Rh positivo, il
feto potrebbe essere a sua volta Rh positivo e quindi potrebbe crearsi un'incompatibilità
Rh tra madre e feto. In questo caso la madre produce anticorpi contro l'antigene Rh che
passano attraverso la placenta e distruggono i globuli rossi del feto, determinando la
malattia emolitica del neonato. Fortunatamente, l'incompatibilità Rh non si verifica
quasi mai durante la prima gravidanza, e attualmente, se una donna Rh negativa
partorisce un bambino Rh positivo, per prevenzione le vengono somministrate le
immonuglobuline specifiche. Questo previene l'immunizzazione e quindi la comparsa
dell'incompatibilità nella gravidanza successiva. E' consigliabile eseguire questo
trattamento anche in caso di minaccia di aborto con perdite ematiche, aborto spontaneo
o volontario (IVG), traumi addominali, villocentesi, amniocentesi e cordocentesi.
Comunque, per controllare che durante la gravidanza non si verifichi l'incompatibilità
Rh, se la mamma è Rh negativa e il papà Rh positivo bisogna ripetere tutti i mesi un
esame che si chiama test di Coombs indiretto: nei casi normali deve essere negativo.
Non c'è invece alcun problema se entrambi i partners sono Rh negativi oppure se la
madre è Rh positiva e il padre Rh negativo.
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Esame urine
E' un esame molto semplice, che può dare informazioni molto importanti. La presenza
di eventuali infezioni delle vie urinarie può essere sospettata se i nitriti sono positivi, se
vi sono batteri e leucociti in grossa quantità. Per confermare il sospetto si esegue
un'urinocoltura con antibiogramma, che indica i batteri responsabili, la concentrazione e
gli antibiotici a cui sono suscettibili. La presenza di proteine nelle urine (proteinuria),
soprattutto se in quantità elevata, deve far sospettare una eventuale gestosi, malattia
caratteristica della gravidanza, che si manifesta anche con ipertensione e edemi. In
questa situazione è utile il dosaggio quantitativo della perdita di proteine sulle urine
eliminate nelle 24 ore. L'eventuale presenza di glucosio nelle urine (glicosuria) può far
sospettare una condizione di diabete gestazionale; per accertare la situazione è
necessario fare ulteriori indagini (minicurva o curva da carico orale di glucosio). L'esame
delle urine va ripetuto tutti i mesi e, se necessario, anche tutte le settimane nell'ultimo
mese di gravidanza.
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Beta – hCG
Il test di gravidanza si basa sulla ricerca, nelle prime urine del mattino, della
gonadotropina corionica (hCG). Questa è una sostanza che viene prodotta molto
precocemente dopo il concepimento e che aumenta costantemente fino al terzo mese di
gravidanza. Nei casi dubbi, oppure in presenza di alcune patologie della gravidanza
iniziale (aborto, gravidanza extrauterina) può essere utile dosare la sub-unità dell'hCG
direttamente sul sangue (Beta-hCG ematica).
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Ecografia ostetrica
I trimestre (11.a-14.a settimana)
Serve a datare la gravidanza, a verificare che sia intrauterina (non extra), a vedere se
c’è più di un embrione. (linee guida SIEOG 2002). Visto che il concepimento è incerto,
basandosi solo sulla data dell’ultima mestruazione) una datazione precisa permette di
predire con maggior precisione la data presunta del parto e a capire, nei mesi
successivi, se vi sia un ritardo di crescita del feto.
II trimestre (morfologica:19.a-22.a settimana)
E’ l’ecografia più importante perché consente di diagnosticare le più comuni
malformazioni del feto visibili eco graficamente. Vengono valutati tutti i più importanti
organi e apparati del feto con la possibilità di correggere alcuni difetti sia in utero che
alla nascita. In alcuni casi permette alla coppia di scegliere un aborto terapeutico.
L’ecografia di questa epoca permette di valutare la capacità della placenta di nutrire il
feto e permette una diagnosi precoce dei ritardi di crescita.
III trimestre (accrescimento:30.a-32.a settimana)
Serve a verificare la crescita del bambino,a valutarne le dimensioni in previsione del
parto, a ricontrollare la morfologia, l’inserzione della placenta, la quantità del liquido
amniotico
Ecografia della falda liquida (39.a settimana)
Serve a valutare la quantità di liquido amniotico al termine della gravidanza. Si
misurano quattro falde per stabilire l’AFI(Amniotic Fluid Index), cioè la somma delle
quattro misurazioni (valore normale tra 4 e 20 cm).
E’ un parametro in relazione al benessere fetale per cui su di esso si basano le decisioni
mediche relative al parto.
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Tampone vaginale e rettale
Serve a individuare la presenza in vagina e nel retto dello streptococco beta-emolitico di
gruppo B. E’ un microbo che può infettare il bambino durante il parto causando infezioni
talvolta molto gravi. In caso di sua presenza si effettua una terapia antibiotica durante il
travaglio ed eventualmente al neonato.
Esami non da routine (da svolgersi per scelta informata della coppia):
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Consulenza genetica (4.a-7.a settimana)
E’ una consulenza che si rende necessaria se vi è una storia familiare che possa far
pensare a un rischio riproduttivo. E’ una intervista che ha lo scopo di ricostruire la storia
familiare della donna, del partner e della famiglia.
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Translucenza nucale plica nucale (11°-14° settimana)
E’ una immagine ecografica che rivela l’accumulo del fluido presente in tutti i feti, nella
regione posteriore del collo, nel primo trimestre. Un aumento dello spessore può
associarsi ad una maggiore frequenza di anomalie cromosomiche (specie la sindrome di
Down) o di altri difetti strutturali del feto.Per questo motivo è stato proposto come test
di screening da solo o con test biochimici (bi-test) L'età gestazionale migliore per
effettuare una misurazione della traslucenza nucale è tra 11 e 13+6 settimane
gestazionali. (K.H. Nicolaides, "The 13+6 weeks scan" Fetal Medicine Foundation,
London 2004).
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Test combinato (11.a-14.a settimana)
E’ una evoluzione del test solo con la translucenza nucale e dosa, nel sangue il PAPP-A
Pregnancy Associated Plasmatic Protein A) e free-beta HCG. Non è un esame
diagnostico ma un calcolo matematico che porta alla formulazione del rischio che la
gravidanza sia affetta da una cromosomopatia. E’ un esame privo di rischi ma
precisiamo che:
*la negatività del test riduce il rischio ma non lo azera
* la positività non significa che necessariamente il feto sia affetto da una patologia ma il
rischio è elevato, per cui giustifica la scelta di effettuare ulteriori indagini
* il 10% delle donne risulta positiva al test e se vuole può eseguire una villo centesi o
una amniocentesi
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Villocentesi (10.a-12.a settimana)
Il prelievo dei villi coriali si esegue a partire dalla 10+0 settimana di gravidanza (per via
transcervicale fino a 13+0 settimane e per via transaddominale fino al termine della
gravidanza) ed è uno strumento per ottenere materiale biologico fetale su cui eseguire
uno studio genetico. I prelievi eseguiti prima della 10° settimana possono essere
associati ad un incremento del rischio di aborto e di difetti trasversali degli arti. Le
indicazioni sono l’età materna maggiore o uguale a 35 anni, un genitore portatore di
alcune alterazioni cromosomiche, un precedente figlio con malattia cromosomica,
malformazioni fetali rilevate all'esame ecografico, test ecografico o biochimico che
indichi un rischio elevato per sindrome di Down o altra malattia cromosomica: Si può
effettuare l'esame del DNA (per lo studio del DNA fetale), esami enzimatici (per la
valutazione di attività enzimatiche). Il prelievo dei villi coriali è una tecnica eseguibile
ambulatoriamente e non necessita di ricovero della paziente; comporta un rischio
aggiuntivo di perdita fetale dell'1%. (Linee guida SIEOG 2002).
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Amniocentesi (16.a-18.a settimana)
E’ un mezzo per ottenere materiale biologico fetale da sottoporre a studio genetico. Le
indicazioni sono uguali a quelle della villo centesi. Il prelievo viene eseguito con l’ausilio
di un ago introdotto per via transaddomianle sotto guida ecografica. L’esame può
rilevare il tutte le alterazioni cromosomiche rilevabili con i test genetici e ha una quota
di falsi positivi di 0/100. Il rischio di aborto è di 0.5/100.
In 3-4 settimane la donna riceve la risposta.