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Il Programma Nazionale delle Riforme e la Strategia EU
2020
Lucio Landi
Consiglio degli Esperti, Dipartimento del Tesoro, MEF
[email protected]
Le opinioni qui espresse sono esclusivamente dell’Autore e non
necessariamente riflettono quelle delle Istituzioni presso le quali
egli presta la propria attività professionale.
2
Indice
Il PNR e la strategia di Lisbona
La strategia EU 2020
La riforma della governance europea e il semestre europeo
Il PNR 2013
Verso il PNR 2014: le Raccomandazioni della Commissione 2013, l’Annual
Growth Review 2014, l’Alert Mechanism e l’IDR
I confronti settoriali tra i paesi Ue sulle base dei PNR nazionali
Appendice 1. Le aree valutarie
3
La strategia di Lisbona e il Programma
nazionale delle riforme
4
La Strategia di Lisbona e il PNR
Cosa è il PNR? Da Lisbona a Eu 2020
Il Consiglio europeo nella sessione straordinaria il 23 e 24 marzo 2000 a Lisbona ha
concordato un nuovo obiettivo strategico per l'Unione per il decennio (2000-2010) al
fine di sostenere l'occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel
contesto di un'economia basata sulla conoscenza. Con la Strategia globale concertata
di Lisbona, l'Unione si è prefissata l’obiettivo strategico di: “diventare l'economia
basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare
una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una
maggiore coesione sociale”.
Perché questo focus europeo sulla crescita e le questioni strutturali?
Perché una unione monetaria per sopravvivere ha bisogna di crescita economica diffusa
tra i partner e convergenza strutturale. Vedi appendice 2, un breve excursus sulle
aree valutarie.
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La Strategia di Lisbona
Nel 2005 l’Unione prende atto del fatto che gli obiettivi fissati nel 2000 erano ben lungi
dall’essere stati raggiunti. Preso atto degli insufficienti risultati ottenuti, gli Stati membri
dell’UE hanno deciso di rilanciare la strategia di Lisbona, concentrando gli sforzi verso i
due obiettivi principali di crescita economica ed occupazione.
Viene inoltre stabilita una programmazione triennale della strategia, alla scadenza della
quale il Consiglio europeo avrebbe rifocalizzato gli obiettivi della strategia in coerenza
con i risultati raggiunti. Per ogni ciclo triennale (il primo va dal 2005 al 2008, mentre il
secondo ciclo triennale è stato avviato dal Consiglio di primavera del 2008) vengono
definiti gli indirizzi di massima per le politiche economiche da attuarsi a livello nazionale.
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La Strategia di Lisbona
Il Consiglio europeo del marzo 2005, a seguito dell’adozione del piano di rilancio della
Strategia da parte dell’Unione europea, ha richiesto ai singoli Stati membri di
predisporre entro ottobre un Piano Nazionale di Riforma (PNR) triennale, basato
sulle linee strategiche definite a livello comunitario e contenente l’indicazione delle
politiche messe in atto a favore della Strategia e di presentare annualmente, sempre
nel mese di ottobre, un rapporto sullo stato di attuazione delle riforme indicate nel
Piano.
Ogni singolo PNR, sulla base degli “Orientamenti integrati” 2005-2008, è articolato in
tre sezioni:
 Politiche macroeconomiche a favore della crescita e dell’occupazione,
 Riforme economiche volte ad aumentare il potenziale di crescita europeo,
 Politiche per l’occupazione.
La valutazione dei progressi compiuti nell’attuazione delle politiche descritte nei PNR è
effettuata dalla Commissione, sulla base di Rapporti sullo stato di attuazione dei PNR
predisposti annualmente dai singoli Stati. Il Consiglio europeo, sulla base della
valutazione della Commissione, verifica i progressi compiuti rispetto agli obiettivi di
Lisbona, attribuendo giudizi sul grado di realizzazione delle riforme raggiunto da ciascun
paese e rivolgendo specifiche Raccomandazioni.
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La Strategia di Lisbona
Fino al 2010 la redazione del PNR dell’Italia è stata curata dal Dipartimento Politiche
Comunitarie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con compiti di coordinamento
rispetto alle altre amministrazioni.
Per l’Italia sono stati così predisposti il PNR 2005-2008 (cd. PICO- Piano per l’Innovazione,
la Crescita e l’Occupazione), cui hanno fatto seguito due Rapporti sullo stato di
attuazione del PNR (2006-2007) e il PNR 2008-2010, cui ha fatto seguito un Rapporto
sullo stato di attuazione del PNR (2009).
Nel 2011, con il passaggio dalla Strategia di Lisbona a Europa 2020 e l’istituzione del
Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, il PNR, ai
sensi della Legge 39/2011, è confluito nel Documento di Economia e Finanza - DEF e ne
costituisce la sezione III.
A seguito della confluenza del PNR nel Documento di Economia e Finanza - DEF, la
redazione del PNR è curata del Dipartimento del Tesoro, d’intesa con il Dipartimento
delle Politiche europee.
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La Strategia di Lisbona
Il Governo italiano ha presentato alla Commissione europea nell’ottobre del 2005 il suo
Piano Nazionale per il triennio 2005-2008 denominato “Piano per l’Innovazione, la
Crescita e l’Occupazione” (PICO). Il piano si è posto come obiettivo il miglioramento
della posizione competitiva del nostro paese, attraverso l’individuazione di cinque
obiettivi prioritari: l’ampliamento dell’area di libera scelta dei cittadini e delle
imprese, l’incentivazione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, il
rafforzamento del ruolo dell’istruzione e della formazione come motore della
crescita, l’adeguamento delle infrastrutture materiali ed immateriali e la tutela
ambientale.
In sintesi il PICO indica cosa lo Stato intende fare per migliorare le condizioni di ambiente
economico e sociale ai fini di propiziare crescita ed occupazione, per potenziare la
posizione competitiva dell’Italia.
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La Strategia di Lisbona
Nell’ottobre del 2006 è stato presentato il primo rapporto sullo stato di attuazione del
PICO. Il rapporto presenta lo stato di avanzamento degli interventi programmati dal
Governo in attuazione della Strategia di Lisbona. Nel rapporto, il Governo, pur
confermando i 5 obiettivi del PICO, ha operato però un cambiamento strategico che
ha riguardato principalmente le azioni necessarie per raggiungere in modo più
efficiente ed efficace gli obiettivi stabiliti a Lisbona. Tale cambiamento ha portato alla
definizione di cinque nuove aree prioritarie:
 migliorare il funzionamento dei mercati,
 incoraggiare la ricerca e l’innovazione,
 accrescere la partecipazione al lavoro e favorire l’investimento in capitale umano,
 potenziare le infrastrutture,
 conciliare tutela ambientale e sviluppo tecnologico.
10
La Strategia di Lisbona
Il secondo rapporto sullo stato di attuazione è stato presentato il 23 ottobre del 2007.
Rispetto al primo, vengono introdotte alcune novità di rilievo, sia per quanto riguarda i
contenuti che la struttura.
Per quanto riguarda, i contenuti oltre allo stato di attuazione delle riforme previste
nell’ambito dei 5 settori indicati come prioritari, sono illustrate anche le politiche
energetiche, le politiche per migliorare il contesto competitivo e per ridurre gli oneri
amministrative per le imprese.
Per quanto riguarda la struttura, il Rapporto pur mantenendo la distinzione tra parte
macroeconomica, microeconomica e politiche per il lavoro, si propone di dare
maggior evidenza al posizionamento dell’Italia e ai progressi compiuti rispetto alle
raccomandazioni ed indicazioni europee.
Una novità di rilievo riguarda la decisione di allegare al rapporto una Nota Aggiuntiva in
tema di occupazione femminile: “Donne, Innovazione e Crescita”.
11
La Strategia di Lisbona e EU 2020
Nel 2010, con il completamento del ciclo decennale della strategia di
Lisbona, le Istituzioni europee e gli Stati membri hanno avviato il
dibattito per la definizione di una strategia post-2010, attraverso una
verifica dei risultati e l’individuazione dei limiti registrati.
La nuova strategia “EU 2020” deve rafforzare la dimensione sociale,
coniugare in maniera efficace e coerente la strategia di ripresa
economica, la strategia per la crescita e l’occupazione, lo
sviluppo sostenibile e l’attenzione per i cambiamenti climatici.
12
La strategia EU 2020
13
Eu 2020
Europa 2020 è la strategia decennale per la crescita dall'Unione europea. Europa 2020
rappresenta la prosecuzione del ciclo della strategia di Lisbona che si è conclusa nel
2010.
Due obiettivi: 1) uscire dalla crisi iniziata nel 2008; b) rafforzare il modello europeo di
crescita, creando le condizioni per un diverso tipo di sviluppo economico, più
intelligente, sostenibile e solidale.
Per dare maggiore concretezza a questo discorso, l'Ue si è data cinque obiettivi da
realizzare entro la fine del decennio. Riguardano l'occupazione, l'istruzione, la
ricerca e l'innovazione, l'integrazione sociale e la riduzione della povertà, il clima e
l'energia (vedi tabella successiva).
La strategia comporta anche sette iniziative prioritarie che tracciano un quadro entro il
quale l'Ue e i governi nazionali sostengono reciprocamente i loro sforzi per realizzare
le priorità di Europa 2020, quali l'innovazione, l'economia digitale, l'occupazione, i
giovani, la politica industriale, la povertà e l'uso efficiente delle risorse.
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Eu 2020
Europa 2020 è una strategia comune alle istituzioni europee, agli Stati membri e alle
parti sociali. A livello UE, ogni istituzione è tenuta a garantire, nell'ambito delle sue
competenze, che l'Unione si stia muovendo nella giusta direzione per raggiungere gli
obiettivi di Europa 2020. A livello dei paesi membri, è essenziale che i capi di Stato e
di governo e le amministrazioni regionali e locali si identifichino pienamente con la
strategia. Anche la società civile, comprese le parti sociali e altri portatori di
interesse, ha un ruolo importante da svolgere, sia nello sviluppo dei programmi
nazionali che nel monitoraggio delle azioni sul campo.
La strategia Europa 2020 mira a una crescita che sia: intelligente, grazie a investimenti
più efficaci nell'istruzione, la ricerca e l'innovazione; sostenibile, grazie alla decisa
scelta a favore di un'economia a basse emissioni di CO2 e della competitività
dell'industria; e solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la
riduzione della povertà. La strategia s'impernia su cinque ambiziosi obiettivi
riguardanti l'occupazione, la ricerca, l'istruzione, la riduzione della povertà e i
cambiamenti climatici/l'energia.
Perché la strategia Europa 2020 dia i frutti sperati, è stato istituito un forte ed efficace
sistema di governo dell'economia per coordinare le azioni a livello UE e a livello
nazionale.
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Eu 2020
Il successo di Europa 2020 dipende da un'azione determinata e mirata a livello sia
europeo, sia nazionale. A livello Ue si stanno prendendo decisioni fondamentali per
completare il mercato unico nei settori dei servizi, dell'energia e dei prodotti digitali e
per investire in collegamenti transfrontalieri essenziali.
A livello nazionale occorre rimuovere molti ostacoli alla concorrenza e alla creazione di
posti di lavoro. Ma solo se gli sforzi saranno combinati e coordinati si avrà l'impatto
voluto sulla crescita e l'occupazione.
Ecco perché la realizzazione di Europa 2020 dipende in misura determinante dalle
strutture e dai processi di governance che l'Ue ha cominciato a introdurre dal 2010.
Lo strumento più importante è il semestre europeo, un ciclo annuale di
coordinamento economico che comporta indirizzi politici impartiti a livello Ue dalla
Commissione Ue e dal Consiglio, impegni a realizzare riforme degli Stati membri e
raccomandazioni specifiche per paese, elaborate dalla Commissione e sancite al più
alto livello dai leader nazionali riuniti in sede di Consiglio europeo. I paesi membri
sono tenuti a tener conto di queste raccomandazioni nelle loro politiche e nei loro
bilanci.
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Eu 2020: gli obiettivi dell’Unione
Per misurare i progressi compiuti nel conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020,
sono stati convenuti 5 obiettivi quantitativi per l'intera Unione europea.
Questi sono poi tradotti in obiettivi nazionali per riflettere la situazione e le circostanze
specifiche di ogni paese.
I 5 obiettivi che l'Ue è chiamata a raggiungere entro il 2020
1. Occupazione
innalzamento al 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64
anni)
2. R&S
aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% del PIL dell'UE
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Eu 2020: gli obiettivi dell’Unione
3. Cambiamenti climatici e sostenibilità energetica
riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo
permettono) rispetto al 1990, 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti
rinnovabili, aumento del 20% dell'efficienza energetica
4. Istruzione
Riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10%, aumento al 40%
dei 30-34enni con un'istruzione universitaria
5. Lotta alla povertà e all'emarginazione
almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in
meno
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Eu 2020: gli obiettivi
Gli obiettivi numerici danno un'idea generale di quali debbano essere i parametri chiave
dell'UE nel 2020, in modo da consentire a ciascuno Stato membro di verificare i
propri progressi. Non comportano una ripartizione dei compiti perché si tratta di
obiettivi comuni da conseguire insieme a livello sia nazionale, sia europeo. Sono
interconnessi e di reciproca utilità.
Ad esempio:
 progressi nel campo dell'istruzione contribuiscono a migliorare le prospettive
professionali e a ridurre la povertà;
 più R&S/innovazione ed un uso più efficiente delle risorse rendono la Ue e gli stati
più competitivi e creano nuovi posti di lavoro
 investire nelle tecnologie pulite serve a combattere i cambiamenti climatici e
contemporaneamente a creare nuove opportunità commerciali e di lavoro.
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Eu 2020: obiettivi dell’Unione e nazionali nelle 5 aree
Obiettivi
Stati
membri
Obiettivo
principale
dell’UE
DE
ES
FI
FR
IT
Tasso di
occupazione
(in %)
75%
3%
77%
3%
74%
3%
78%
-20% (rispetto ai
livelli del 1990)
-14%
-10%
-16%
Energie
rinnovabili
20%
20% di aumento
dell’efficienza energetica
pari a 368 Mtep
Abbandono
Scolastico in %
10%
Istruzione
terziaria in %
40%
18%
38,30
<10%
42%
20%
25,20
15%
44%
38%
4,21
8%
42%
(stretta definizione
nazionale)
3%
-14%
23%
34,00
9,5%
50%
67-69%
1,53%
-13%
17%
27,90
15-16%
26-27%
80%
PT
75%
UK
4%
Obiettivi di
riduzione del
tasso di CO2
75%
NL
SE
R&S in % del
PIL
Efficienza –
Riduzione del
Consumo di energia in
Mtep
Ben oltre l’80%
Nessun obiettivo
nel PNR
2,5%
2,7 – 3,3%
4%
Nessun obiettivo
nel PNR
-16%
14%
n.d.
<8%
1%
31%
6,00
10%
-17%
49%
12,80
<10%
-16%
15%
n.d.
20
Nessun obiettivo nel
PNR
>40%
45%
Previsto nel 2020
40%
40 – 45%
Nessun obiettivo nel
PNR
Riduzione della
popolazione a rischio di
povertà o esclusione
sociale in numero di
persone
20 000 000
330 000 (disoccupati di
lungo periodo)
1 400 0001 500 000
150 000
Riduzione del tasso di rischio di
povertà di un terzo per il periodo
2007-2012 ovvero di 1 600 000
persone
2 200 000
100 000
200 000
Riduzione della % di donne e
uomini che non fanno parte della
popolazione attiva (eccetto gli
studenti a tempo pieno),
disoccupati di lungo periodo o
persone in congedo di malattia di
lunga durata ben al di sotto del
14% entro il 2020
Obiettivi numerici esistenti della
legge sulla povertà infantile del
2010
Eu 2020: le 7 iniziative prioritarie
Per stimolare la crescita e l'occupazione l'Europa ha individuato 7 iniziative prioritarie.
Nell'ambito di ciascuna iniziativa, le amministrazioni europee e nazionali sono chiamate a
coordinare gli sforzi affinché risultino più efficaci. La maggior parte delle iniziative
sono state presentate dalla Commissione nel corso del 2010.
Crescita intelligente
Agenda digitale europea
Unione dell'innovazione
Youth on the move (learning, studying, working, training all’estero)
Crescita sostenibile
Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse
Una politica industriale per l'era della globalizzazione
Crescita solidale
Agenda per nuove competenze e nuovi lavori
Piattaforma europea contro la povertà
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La riforma della governance europea e il semestre
europeo
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La riforma della governance europea e il semestre europeo
La crisi economica dei paesi europei evidenzia i limiti del Patto di
Stabilità e Crescita (PSC) (fondato sulla sorveglianza ex post delle
politiche di bilancio)
 Il PSC non impedisce che gli squilibri macroeconomici e finanziari di
alcuni paesi si riflettono sulla stabilità finanziaria ed economica
dell’Unione europea
 Nel PSC incentivi insufficienti per la riduzione del debito pubblico
 La Commissione europea elabora proposte di riforma della
governance europea
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La riforma della governance europea e il semestre europeo
Obiettivo della riforma della governance europea: rafforzare
 il coordinamento delle politiche economiche nazionali (anche
attraverso la loro preventiva condivisione)
 l’efficacia delle regole del Patto di Stabilità e Crescita
 il processo di sorveglianza macroeconomica sulle politiche di bilancio
degli Stati membri
 Inoltre: politiche di bilancio e le politiche strutturali nazionali
devono essere valutate contemporaneamente, in un quadro di
coerenza e sostenibilità
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La riforma della governance europea e il semestre europeo
Azioni intraprese:
 Introduzione del «semestre europeo» (ECOFIN settembre 2010)
 Approvazione del general approach delle proposte di riforma della
governance (ECOFIN febbraio 2011)
 “Patto Euro Plus” (Consiglio europeo marzo 2011)
Obiettivi prioritari di ciascuno Stato firmatario del Patto: stimolare la
competitività e l’occupazione, rafforzare la stabilità finanziaria e
assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. In particolare, gli
Stati firmatari si impegnano a recepire nella legislazione nazionale le
regole di bilancio dell'UE fissate nel PSC in modo vincolante e
sufficientemente forte (ad esempio in costituzione o con normativa
quadro). La forma delle regole può essere diversa (freno
all’indebitamento, regola di spesa, regola sul saldo primario). Il
Governo italiano nel DEF 2011 si impegna a costituzionalizzare il
vincolo della disciplina di bilancio.
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La riforma della governance europea e il semestre europeo
La riforma della governance attraverso 5 Regolamenti e una Direttiva
(Six-Pack), approvati a fine 2011:
 rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita, nelle parti preventiva e
correttiva
 nuova regola sulla spesa (expenditure benchmark)
 istituzione della maggioranza qualificata inversa (RQMV) per le decisioni
su EDP: una raccomandazione della Commissione è adottata a meno che si
formi una maggioranza qualificata contraria di stati membri nel Consiglio
dell’Unione.
 introduzione di una procedura di sorveglianza sugli squilibri
macroeconomici (Macroeconomic Imbalances Procedure, MIP), preventiva e
correttiva, fondata su un insieme specifico di indicatori (scoreboard)
 definizione dei requisiti minimi del sistema di regole e procedure di
bilancio di ciascun paese (sistema contabile, metodologie e prassi in materia di
previsioni, norme e procedure di bilancio, MtBF, sistemi di coordinamento tra
livelli di governo)
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La riforma della governance europea e il semestre europeo
Procedura per squilibri macroeconomici (MIP):
E’ un meccanismo di sorveglianza che mira a identificare in anticipo rischi potenziali,
prevenire dannosi squilibri macro e correggere gli squilibri in essere. Si fonda su un
meccanismo di early warning (Alert Mechanism Report, annuale), che, sulla base di
11 indicatori macroeconomici, identifica paesi e questioni che richiedono una analisi
più dettagliata. Il risultato di queste successive analisi dettagliate forma la base per i
successivi step della procedura, che prevede un approccio graduale che riflette la
gravità degli squilibri.
Presenta un braccio preventivo e uno correttivo. Nell’ambito del braccio preventivo, la
Commissione e il Consiglio emettono raccomandazioni specifiche, contenute nel
pacchetto definito a maggio nell’ambito del semestre europeo. Il braccio correttivo si
applica nei casi più gravi. Una procedura per squilibri eccessivi (EIP) può
essere avviata nei confronti di uno stato che registra squilibri eccessivi ai sensi della
MIP. In questo caso, lo stato deve presentare un piano di correzione con una
roadmap e deadline per le azioni correttive. La Commissione vigila sulla base di
regolari rapporti presentati dallo stato. Sono previste sanzioni graduali. Prevista una
maggioranza qualificata inversa per le decisioni del Consiglio su proposta della
Commissione.
27
La riforma della governance europea e il semestre europeo
Il Semestre europeo
Obiettivo:
realizzare il coordinamento ex-ante delle politiche
economiche e di bilancio nazionali
Cosa è: una procedura nell’ambito della quale gli obiettivi
programmatici di finanza pubblica e le politiche economiche di ciascun
paese vengono trasmessi per la relativa valutazione alla Commissione
europea in una fase antecedente alla loro attuazione a livello di
singolo Stato
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La riforma della governance europea e il semestre europeo
Come funziona il semestre europeo (I):
Gennaio: elaborazione prospettive macroeconomiche e proposte
strategiche per l’economia europea (Commissione europea)
Marzo: definizione principali obiettivi di politica economica per l’Unione
europea e l’Area euro e possibili strategie di riforma per conseguire tali
obiettivi (Commissione europea e Consiglio dell’Unione)
Aprile: definizione obiettivi di medio termine e principali azioni di
riforma (Stati membri)
Aggiornamento del Programma di stabilita’ (PS) e Programma
Nazionale di Riforme (PNR)
29
La riforma della governance europea e il semestre europeo
Come funziona il semestre europeo (II):
Giugno e luglio: indicazioni specifiche per ciascun paese (ECOFIN e
Consiglio dell’Unione, sulla base della valutazione dei Programmi di
Stabilità)
Il Consiglio dell’Unione può invitare lo Stato membro a
rivedere il programma presentato!
Mesi successivi: predisposizione del bilancio e definizione misure di
politica economica (Stati membri, tenuto conto delle raccomandazioni e
delle decisioni del Consiglio e della Commissione)
15 ottobre: invio alla Commissione del DBP, ex Reg. 473/2013,
parte del Two-Pack (solo per paesi euro zona)
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L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
Adeguamento del quadro italiano al semestre europeo:
realizzato con la L. 39/2011 che modifica parti della L. 196/2009
 Nuovo ciclo di programmazione (inizio anticipato ad aprile)
 Nuovo documento di programmazione, Documento di Economia
e Finanza (DEF) con nuovi contenuti. Composto da tre sezioni,
presentato alle Camere dal Governo su proposta del Ministro
dell’economia e delle finanze, sentito, per quanto concerne la terza
sezione, il Ministro per le politiche europee.
 Modifica delle procedure per:
 maggiore coinvolgimento del Parlamento e dei livelli di governo territoriali
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L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
Il Documento di Economia e Finanza
 prima sezione contenente aggiornamento del Programma di
Stabilità con indicazione degli obiettivi programmatici macroeconomici
e di finanza pubblica. Previsto dall'art. 4 del Regolamento del
Consiglio dell'Unione Europea 466/97. È richiesto ai fini della
sorveglianza multilaterale esercitata dal Consiglio e dalla Commissione
sui disavanzi pubblici eccessivi e della promozione del coordinamento
delle politiche economiche degli Stati Membri.
 seconda sezione contenente dati consuntivi e tendenziali di finanza
pubblica (Analisi e tendenze della finanza pubblica)
 terza sezione contenente il PNR
32
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
La sezione I del DEF contiene gli elementi e le informazioni richieste
dai regolamenti UE vigenti in materia e dal Codice di condotta
sull’attuazione del Patto di Stabilità e Crescita.
In particolare contiene:
Evoluzione dello scenario macroeconomico internazionale
Quadro macroeconomico tendenziale aggiornato (eventuali
scostamenti rispetto al precedente Programma)
Quadro macroeconomico programmatico
Quadro di finanza pubblica tendenziale (principali aggregati del conto
economico delle AP)
Quadro di finanza pubblica programmatico, con indicazione degli
obiettivi per almeno un triennio per i sottosettori della PA (Amm.
Centrali, Amm. Locali, Enti previdenziali).
33
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
La sezione I del DEF contiene: (continua)
In particolare obiettivi per l’indebitamento netto, per il saldo di cassa,
al netto e al lordo degli interessi e delle eventuali misure una tantum
ininfluenti sul saldo strutturale del conto economico delle
amministrazioni pubbliche, e per il debito delle amministrazioni
pubbliche, articolati per i sottosettori.
articolazione della manovra necessaria per il conseguimento degli
obiettivi, almeno per un triennio, per i sottosettori, con indicazione di
massima delle misure da adottare
il prodotto potenziale e gli indicatori strutturali programmatici del
conto economico delle pubbliche amministrazioni per ciascun anno del
periodo di riferimento;
le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che si
intende adottare per garantirne la sostenibilità;
analisi di sensitività dell’indebitamento netto e del debito rispetto a
scenari di previsione alternativi del tasso di crescita del PIL, della
struttura dei tassi di interesse e del saldo primario.
34
Il PNR italiano secondo la Legge 39/2011
La sezione III del DEF incorpora il PNR
Contiene gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti
dell’Unione europea e dalle specifiche linee guida per il Programma
nazionale di riforma. In particolare, la terza sezione indica:
lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione
dell’eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti;
gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura
macroeconomica che incidono sulla competitività;
le priorità del Paese e le principali riforme da attuare, i tempi previsti
per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici
indicati nella prima sezione del DEF;
i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita
dell’economia, di rafforzamento della competitività del sistema
economico e di aumento dell’occupazione.
Predisposto dal DT, d’intesa con il Dip. Politiche europee della PdC.
35
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
Il ciclo di programmazione (I):
 Entro il 10 aprile di ogni anno il DEF è presentato alle Camere per
le deliberazioni parlamentari e (per un parere) alla
Commissione Permanente per il coordinamento della finanza
pubblica prevista dalla Legge 42/2009 (federalismo)
 La Commissione Permanente esprime il proprio parere in tempo
utile per le deliberazioni parlamentari
 Entro il 30 aprile il DEF, approvato dalle Camere con apposite
risoluzioni delle Camere, è inviato alla Commissione europea
36
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
Il ciclo di programmazione (II):
 Entro il 20 settembre alle Camere Nota di Aggiornamento del
DEF (obbligatoria) con le previsioni macroeconomiche e di finanza
pubblica aggiornate e gli obiettivi programmatici; la Nota recepisce
eventuali osservazioni del Consiglio dell’Unione. Oggetto di
deliberazione parlamentare
 La Nota di Aggiornamento può ridefinire l’articolazione degli obiettivi
programmatici tra i sotto-settori delle Amministrazioni pubbliche. In
questo caso, entro il 10 settembre, il Governo trasmette alle Camere
e alla Conferenza permanente le Linee guida per la ripartizione
degli obiettivi programmatici. La Conferenza si esprime entro il
15 settembre
37
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
Il ciclo di programmazione (III):
 La Nota di Aggiornamento definisce i contenuti del Patto di
Stabilità Interno (regole fiscali per il controllo dell’indeb. degli enti territoriali),
con le relative sanzioni, e del Patto di Convergenza (previsto dalla L.
42/2009, sono norme di coordinamento dinamico della finanza pubblica per la
convergenza dei costi e fabbisogni standard tra i vari livelli di governi)
 Entro il 15 ottobre il Governo presenta alle Camere il Disegno di
Legge di Stabilità (ex Finanziaria) e il Disegno di Legge di Bilancio
 Entro il 15 ottobre il Governo invia alla Commissione
europea il DPB (ex Reg 473/2013)
 Entro il mese di gennaio sono presentati alle Camere i Disegni di
Legge Collegati (contengono norme per lo sviluppo)
38
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
In sintesi, il ciclo di bilancio e i documenti di programmazione oggi:
 DEF (presentato alle Camere 10 aprile)
 Aggiornamento del programma di stabilità e PNR (sezioni I e III del DEF)
(trasmesso a Ue 30 aprile)
Legge per l’assestamento del bilancio annuale (30 giugno)
Legge di rendiconto generale (30 giugno)
Linee guida articolazione obiettivi DEF (eventuale, 10 settembre)
Nota di aggiornamento del DEF (obbligatoria, 20 settembre)
Legge di approvazione del bilancio annuale e del bilancio pluriennale (15
ottobre)
 Dal 2013 una novità non prevista dalla Legge 39/2011: Documento
programmatico di bilancio (DPB) (15 ottobre) (inviato alla Comm. Ue)
 Legge di stabilità (15 ottobre)
 Leggi collegate alla manovra finanziaria (entro il mese di gennaio)





NB: REF (ex RUEF) e RPP sono soppresse.
39
L’adeguamento della normativa italiana al semestre
europeo: Legge 39/2011
Novità della Legge 39/2011: maggiore coinvolgimento del
Parlamento
 PS e PNR sono oggetto di deliberazione parlamentare prima di
essere inviati alla Commissione europea (in precedenza non era così)
 Il Governo ha l’obbligo di trasmettere al Parlamento i documenti
delle Istituzioni europee nell’ambito del semestre europeo
(Parlamento informato delle valutazioni espresse dagli organismi
europei sul documento di programmazione nazionale)
40
Il PNR 2013
41
Il PNR 2013
1.
2.
3.
4.
5.
Introduzione: un anno di riforme
Scenario macroeconomico e impatto delle riforme
Il paese nel quadro del semestre europeo: sintesi delle azioni
Analisi degli squilibri macroeconomici
Le Regioni in campo
Appendici
I. Sintesi dell’impatto macroeconomico delle riforme
II. Griglia delle misure nazionali - aggiornamento delle misure 2011 e
2012
III. Griglia delle misure nazionali - 2013
IV. Griglia delle misure regionali
42
Il PNR 2013
Le griglie nazionali hanno lo scopo di descrivere le riforme, monitorarne lo
stato d’implementazione, quantificarne l’impatto sul bilancio pubblico e
rendere evidente la loro funzionalità rispetto agli obiettivi comunitari.
Nelle due griglie nazionali, sono riportate tutte le misure, indicando le aree di
policy cui le singole misure afferiscono; i riferimenti normativi primari, la
descrizione delle misure, l’impatto sui principali saldi di finanza pubblica, i
provvedimenti attuativi se necessari, informazioni sullo stato
d’implementazione dei provvedimenti primari e secondari, una valutazione
del rischio di non implementazione, la classificazione ai sensi delle CSR
dell’anno precedente, la classificazione in base agli obiettivi definiti a livello
europeo in base alla Strategia Europa 2020, la classificazione secondo la
priorità della Annual Growth Survey dell’anno corrente.
La griglia regionale riporta tutte le misure a livello locale, classificate in
coerenza con quelle nazionali.
43
Il PNR 2013
1
2
Contenimento e
efficientamento della
spesa pubblica
Contenimento e
efficientamento della
spesa pubblica
MISURA
RIFERIMENTI
NORMATIVI
DESCRIZIONE
DELLA MISURA
IMPATTO
SUL BILANCIO
PUBBLICO
Spending
review e
superamento della
spesa storica delle
Amministrazioni dello
Stato
Artt. 39 e 41
L. 196/2009;
Art. 9 D.L.
98/2011
(L. 111/2011);
Art. 1 D.L.
138/2011
(L.148/2011);
D.L.gs.
123/2011, in
particolare art. 4
e Titolo V
Revisione della spesa e definizione dei costi standard dei programmi di spesa delle Amministrazioni centrali dello Stato da
parte dei Nuclei di Analisi e Valutazione della spesa. Attività disciplinata e potenziata dal D.Lgs. 123/2011.
Presentazione al Parlamento di un programma per la riorganizzazione della spesa pubblica, contenente, in particolare, le lineeguida per l'integrazione operativa delle agenzie fiscali, l'accorpamento degli enti della previdenza pubblica, la razionalizzazione
della PA.
Rapporto triennale sulla spesa delle Amministrazioni dello Stato.
Senza effetti
Soppressione, incorporazione e
riordino di
enti e organismi pubblici
1. Artt. 6, c. 1518, 7
D.L 78/2010
(L. 122/2010);
art. 14 D.L.
98/2011 (L.
111/2011);
art. 21 e 22
D.L. 201/2011
(L. 214/2011);
art. 46, c. 1
D.L. 5/2012
(L. 35/2012)
1 e 2. Soppressione e incorporazione di enti e organismi pubblici
(tra cui, Ipsema, Ispesl, Ipost, Istituto Luce- Cinecittà; Inpdap ed
Enpals; Inran; Ispesl, Ias, Isae, Eim, Insean, Isvap; Agenzia per la
sicurezza nucleare, etc.); istituzione Autorità nazionale anticorruzione; riduzione di contributi a favore di enti; riduzione di spese di
funzionamento e riordino delle Agenzie e Scuole pubbliche di
formazione; meccanismi di potenziamento del monitoraggio della
spesa pubblica. Istituzione dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS). Incorporazione dell'Amministrazione autonoma
dei Monopoli di Stato e dell'Agenzia del territorio. Nomine e variazioni dei componenti negli organi collegiali di vari organismi.
Trasferimento di funzioni all'AIFA; riorganizzazione dei Comitati
etici locali; razionalizzazione di alcuni Enti sanitari, trasferimento
al SSN delle funzioni di assistenza al personale navigante (SASN).
Soppressione dell’Autorità marittima dello Stretto di Messina e
contestuale conferimento delle funzioni alla Capitaneria di porto
di Messina.
1. Da art. 6, D.L. 78/2010 previsti maggiori introiti per lo Stato di 350 mln nel
2010. Quanto all'art. 7 c. 1-19 del D.L.
78/2010 non sono stati scontati effetti in
termini di saldo netto da finanziare (SNF).
Mentre sono stati quantificati risparmi di
spesa - in termini di indebitamento netto per 2,3 mln nel triennio 2011-2013. Effetti sia sul SNF sia sull'indebitamento netto
provengono dal comma 24, da cui derivano minori spese per 26,2 mln dal 2011 al
2013 e dal comma 31 da cui derivano
maggiori oneri per 2 mln per il 2011.
Per quanto riguarda l'art. 21 del D.L.
201/2011, si tenga conto che il trasferimento delle posizioni dal collegio dei
sindaci INPDAP alla dirigenza di prima
fascia dei Ministeri controllanti è un'operazione neutra in termini di indebitamento
netto, tenuto conto che avviene a compensazione tra sottosettori diversi. Dal
punto di vista del saldo netto da finanziare, si determina un onere a carico del
bilancio dello Stato derivante dal trattamento economico da corrispondere in
relazione ai nuovi posti di dirigente di
prima fascia, in precedenza erogato dagli
enti di previdenza, pari a circa 1,5 mln
annui lordi dal 2012. Dalla soppressione
di enti e agenzie, prevista dall'art. 21,
deriveranno benefici in termini di minori
spese, sia per il bilancio dello Stato (1,9
mln per l'anno 2012 e 0,7 mln nel 2013 e
2014) sia per la PA (1,6 mln nel 2012 e
0,4 mln nel 2013 e 2014).
2. Artt. 11-13;
23 quater
D.L. 95/2012
(L. 135/2012);
Art. 12, c. 9-1011,
Art. 14 e 15
D.L. 158/2012
(L.189/2012);
Art. 1, c. 159162
L. 228/2012
PROVVEDIMENTI
ATTUATIVI
Attuazione dell'art. 1, c.2, L. 148/2011:
STATO DEI
PROVVEDIMENTI
RISCHIO
DI NON
ATTUAZIONE
RACCOMANDAZIONI
2013
TARGET
UE 2020
ANNUAL
GROWTH
SURVEY
2013
Pubblicati in GU
Basso
Racc. n. 2 Efficienza e
qualità della
spesa pubblica e fondi
strutturali
AGS n. 1 Consolidamento
fiscale
1 e 2. Provvedimenti primari e
attuativi adottati
in via definitiva
pubblicati in GU
Nullo
Racc. n. 1 Riduzione del
debito
AGS n. 1 Consolidamento
fiscale
a) DECRETO LEGISLATIVO n. 155/2012;
b) DECRETO LEGISLATIVO n. 156/2012.
Tali decreti sono funzionali ad una riorganizzazione dei Tribunali ordinari e uffici del pubblico ministero.
Cfr. anche misura 27
2. Senza effetti
1. Attuazione dell'art. 21, c. 19: cfr misura 33. Si segnalano inoltre:
DM Lavoro 27 luglio 2012: trasferimento delle risorse strumentali,
umane e finanziarie del soppresso Ipsema all'Inail
DM Lavoro 27 luglio 2012: trasferimento delle risorse strumentali,
umane e finanziarie del soppresso IPOST all'INPS
DM Lavoro 19 ottobre 2012 (ai sensi dell'art. 7, c. 4, del DL n.
78/2010): trasferimento delle risorse strumentali, umane e finanziarie del soppresso Istituto superiore per la prevenzione e la
sicurezza del lavoro all'INAIL
DM Lavoro 2 aprile 2012 (in attuazione del c. 6, art. 21 DL
201/2011): criteri per l'integrazione della composizione del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'INPS;
Provvedimenti attuativi per ICE che la rendono operativa dal
1°gennaio 2013 (cfr. PNR 2013).
DM MIPAF 15 novembre 2012: modalità di trasferimento al Ministero politiche agricole delle quote sociali della società Unirelab srl.
DPR 12 dicembre 2012: approvazione dello statuto dell'IVASS
DM Interno-MEF 23 maggio 2012 (in attuazione art. 7, c. 31 ter e
ss. DL 78/2010): trasferimento delle funzioni e delle risorse umane dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'Albo dei Segretari
comunali e provinciali al Ministero dell'interno
DI MIBAC- MEF -PA (art.7, comma 20 del dl 78/10): tabella di
corrispondenza del personale dell'ETI nel MIBAC
DI MIBAC MEF (in attuazione art. 14, c. 8 e 13 DL 98/11): trasferimento di funzioni e del personale dalla Società Luce spa al
MIBAC
Schema DPR (in attuazione art. 46 DL5/2012).
2. Si segnalano:
DM MEF 8 novembre 2012: trasferimento delle risorse umane,
strumentali e finanziarie dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato incorporata nell'Agenzia delle Dogane
DM MEF 8 novembre 2012: trasferimento delle risorse umane,
strumentali e finanziarie dell'Agenzia del territorio incorporata
nell'Agenzia delle Entrate.
DI MISE-MEF PA (in attuazione art. 12 c. 54 DL95/2012): tabella
di corrispondenza per il trasferimento del personale dell'Associazione Luttazzi al MISE.
DPCM MATTM 20 luglio 2012: individuazione delle funzioni
dell'AEEG attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici.
DPR (in attuazione art. 11 DL95/2012): regolamento di riordino
del sistema di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici e
delle scuole pubbliche di formazione.
DPR: regolamento recante riordino degli enti vigilati dal Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Predisposti Schema DPR per: riordino degli enti vigilati dal Ministero della Salute; riordino delle scuole militari e degli istituti militari di
formazione; riordino degli organi collegiali di indirizzo, amministrazione, vigilanza e controllo delle Agenzie incluse quelle fiscali e
degli enti e degli organismi strumentali
Schema di DM Salute-MEF-PA recante funzionamento e organizzazione INMP
Altri provvedimenti attuativi del DL 95:
in attuazione dell'art. 12 c. 3-9 e 10: in fase di attuazione
44
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 1 – Tasso di occupazione
TAVOLA III.1: LIVELLO DEL TARGET ‘TASSO DI OCCUPAZIONE 20-64’
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE
OBIETTIVO AL 2020
MEDIO TERMINE
61,2% (2011)
Tasso di occupazione
totale
61,0% (2012)
67-69%
63%
Gli squilibri territoriali e di genere sono stati molto accentuati.
Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione dei 20-64enni si attesta al 47,6
per cento, circa 22 punti percentuali al di sotto del valore espresso dalle
Regioni settentrionali. In quest’area del Paese, particolarmente
critica appare la situazione della componente femminile, con un tasso
di occupazione del 34,3 per cento. Per converso, nel Nord l’incidenza
dell’occupazione maschile sulla corrispettiva popolazione dei 20-64enni
ha superato il 75 per cento. (Fonte: PNR 2013)
45
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 2 – Ricerca e Sviluppo
TAVOLA III.2: LIVELLO DEL TARGET ‘SPESA IN RICERCA E SVILUPPO’
INDICATORE
Spesa in R&S rispetto al PIL
LIVELLO CORRENTE
1,26% (2010)
OBIETTIVO AL 2020
MEDIO TERMINE
1,53%
1,40%
1,25% (2011)*
* Stima ISTAT su dati di previsione forniti da imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni private non profit.
Un confronto a livello europeo sui dati ancora provvisori del 2011
evidenzia che l’Italia si colloca al diciottesimo posto per spesa in R&D,
con un gap di 0,8 punti percentuali rispetto alla media UE27 (che ha
registrato un valore del 2,05 per cento). La posizione è invariata
rispetto al 2010, ma si è registrato un lieve ampliamento del gap.
A livello di ripartizioni territoriali, la spesa resta concentrata in quattro
Regioni (Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna), che
rappresentano il 59 per cento della spesa totale. (Fonte: PNR 2013)
46
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 3 – Emissioni di gas serra
TAVOLA III.4: LIVELLO DEL TARGET ‘EMISSIONI DI GAS AD EFFETTO SERRA’ 8
INDICATORE
Emissioni totali di gas a
LIVELLO CORRENTE
OBIETTIVO AL 2020
516,9 (1990)
Riduzione nel periodo
484,8 (2012)
2008-2012 del 6,5 per
(Preliminare)
cento rispetto al livello del
1990 (483,3 MtCO2/anno)
effetto serra nazionali
348,7 (2005)
Emissioni di gas a effetto
293,9 (2013)
Riduzione al 2020 del 13
per cento rispetto al livello
serra per i settori non ETS
(preliminare)
del 2005 (296,3 MtCO2eq)
(Fonte: PNR 2013)
47
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 4 – Fonti rinnovabili
TAVOLA III.5: LIVELLO DEL TARGET ‘FONTI RINNOVABILI ’
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE
OBIETTIVO AL 2020
10,11% (2010)
Fonti rinnovabili
11,5% (2011)
17%
Nell’ultimo triennio si è assistito a una rapida crescita del settore della
produzione da fonti rinnovabili, anche a seguito delle politiche
d’incentivo intraprese. Gli obiettivi in materia di fonti rinnovabili sono
stati ripartiti tra le Regioni e le Province Autonome con lo stesso
approccio impiegato a livello europeo, assegnando, quindi, a ciascuna
Regione e Provincia Autonoma un obiettivo espresso in termini di
percentuale dei consumi da coprire mediante fonti rinnovabili. Tale
approccio lascia a ciascuna Regione e Provincia Autonoma la possibilità
di operare, in relazione al proprio contesto territoriale, ‘spingendo’
opportunamente sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili.
(Fonte: PNR 2013)
48
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 5 – Efficienza energetica
TAVOLA III.6: LIVELLO DEL TARGET ‘EFFICIENZA ENERGETI CA’
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE(*
OBIETTIVO AL 2020(**)
OBIETTIVO AL 2016
5,12 Mtep/anno (2011)
20 Mtep/anno
11,6 Mtep/anno
Efficienza energetica
(Risparmio annuale sugli
usi finali)
(*) L’obiettivo di efficienza energetica è rilevato in risparmi su gli usi finali così come previsto dalla vigente
direttiva sull’efficienza (32/2006/CE).
(**) Target di efficienza fissato dalla Strategia Energetica Nazionale.
Nel 2011 il consumo di energia (usi finali) in Italia è stato pari a 1.568
TWh con una riduzione di circa il 2,6 per cento rispetto al 2010. La
contrazione dei consumi è stata determinata dal perdurare della crisi
economica e dagli effetti delle politiche per la promozione dell’efficienza
energetica. In particolare, il risparmio di energia conseguito dalle
misure di efficienza energetica è stato stimato in circa 5,12
Mtep/anno, in aumento rispetto al 2010. La Strategia Energetica
Nazionale (SEN), approvata nel mese di marzo 2013, ha fissato come
obiettivo per l’efficienza energetica al 2020 una riduzione dei consumi
di energia di 231,7 TWh. (Fonte: PNR 2013)
49
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 5 – Efficienza energetica
TAVOLA III.6: LIVELLO DEL TARGET ‘EFFICIENZA ENERGETI CA’
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE(*
OBIETTIVO AL 2020(**)
OBIETTIVO AL 2016
5,12 Mtep/anno (2011)
20 Mtep/anno
11,6 Mtep/anno
Efficienza energetica
(Risparmio annuale sugli
usi finali)
(*) L’obiettivo di efficienza energetica è rilevato in risparmi su gli usi finali così come previsto dalla vigente
direttiva sull’efficienza (32/2006/CE).
(**) Target di efficienza fissato dalla Strategia Energetica Nazionale.
Nel 2011 il consumo di energia (usi finali) in Italia è stato pari a 1.568
TWh con una riduzione di circa il 2,6 per cento rispetto al 2010. La
contrazione dei consumi è stata determinata dal perdurare della crisi
economica e dagli effetti delle politiche per la promozione dell’efficienza
energetica. In particolare, il risparmio di energia conseguito dalle
misure di efficienza energetica è stato stimato in circa 5,12
Mtep/anno, in aumento rispetto al 2010. La Strategia Energetica
Nazionale (SEN), approvata nel mese di marzo 2013, ha fissato come
obiettivo per l’efficienza energetica al 2020 una riduzione dei consumi
di energia di 231,7 TWh. (Fonte: PNR 2013)
50
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 6 – Abbandoni scolastici
TAVOLAIII.7: LIVELLO DEL TARGET «ABBANDONI SCOLATICI»
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE (2012)
OBIETTIVO AL 2020
17,6% (Italia)
Abbandoni scolastici
MEDIO TERMINE
17,9% al 2013
16%
21,7% (Area Convergenza)
17,3% al 2015
Il fenomeno dell’abbandono scolastico continua a interessare in misura
più sostenuta il Mezzogiorno, con punte del 25,5 per cento in Sardegna,
del 24,8 per cento in Sicilia e del 21,8 per cento in Campania. Il Molise
è l’unica Regione ad aver conseguito il target europeo. (Fonte: PNR
2013)
51
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 7 – Istruzione universitaria
TAVOLA
III.8: LIVELLO
DEL
TARGET
‘ISTRUZIONE
UNIVERSIT
ARIA’
TAVOLAIII.7:
LIVELLO
DEL
TRGET
«ABBANDONI
SCOLATICI»
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE
OBIETTIVO AL 2020
21,7%
Istruzione terziaria
MEDIO TERMINE
22,3% al 2013
26-27%
(Istat, anno 2012)
23,6% al 2015
La dinamica su base annua dell’indicatore segnala un rilevante
incremento (+1,4 punti percentuali) che riguarda sia la componente
maschile, sia quella femminile. Tuttavia nonostante l’incremento
registrato nel periodo 2004-2012, la quota è ancora molto contenuta
rispetto all’obiettivo del 40,0 per cento fissato dalla Strategia Europa
2020. (Fonte: PNR 2013)
52
Gli obiettivi italiani nelle 5 aree
Obiettivo n. 8 – Contrasto alla povertà
TAVOLA III.9: LIVELLO DEL TARGET ‘CONTRASTO ALLA POVER TÀ’
INDICATORE
LIVELLO CORRENTE
OBIETTIVO AL 2020
Diminuzione di 2.200.000
Numero di poveri, deprivati
materialmente o appartenenti a
famiglie a bassa intensità di
lavoro
14.757.000 (2010)
17.126.000 (2011)
poveri, deprivati
materialmente o appartenenti
a famiglie a bassa intensità di
lavoro.
L’indicatore sintetico del rischio di povertà o esclusione sociale rileva la quota di persone (sul totale della
popolazione) che sperimentano almeno una condizione tra le seguenti: grave deprivazione materiale; rischio di
TAVOLAIII.7: LIVELLO DEL TARGET «ABBANDONI SCOLATICI»
povertà dopo i trasferimenti sociali; appartenenza a famiglie a intensità lavorativa molto bassa.
Tale indicatore è cresciuto per l’Italia dal 26,3 per cento del 2010 al 28,2 per cento del 2011, una percentuale
superiore sia alla media dell’area euro (22,6 per cento), sia della media UE27 (24,2 per cento).
Rispetto al 2010, l’indicatore sintetico cresce di 3,7 punti percentuali, a causa dall’aumento della quota di persone
a rischio di povertà e di quelle che soffrono di grave deprivazione. Dopo l’aumento osservato tra il 2009 e il 2010,
sostanzialmente stabile (10,4 per cento) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il
Mezzogiorno è la zona del Paese con i più elevati tassi di povertà o esclusione; in Sicilia si osservano i valori
massimi per tutti e tre gli indicatori. Si rilevano valori elevati anche in Campania e Basilicata. All’estremo opposto,
il Nord, in particolare il Nord-Est, è l’area meno esposta al rischio di povertà; le situazioni migliori si osservano in
Alto Adige, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna, dove la quota della popolazione a rischio di povertà o esclusione non
raggiunge il 15 per cento. (Fonte: PNR 2013)
53
Il PNR e lo scoreboard degli squilibri ai sensi della MIP
Nel PNR viene presentato il quadro degli squilibri nazionali sulla base
dello scoreboard della MIP.
Il meccanismo preventivo della MIP si fonda sulla redazione di un quadro di
valutazione (scoreboard) basato su serie di 11 indicatori macroeconomici (sia di
flusso che di stock, sia privati che pubblici) relativi a:
Squilibri esterni
Posizione sull’estero
1. Partite correnti % del PIL nella media di 3 anni (soglia: +6%, -4%)
2. Posizione netta sull’estero % del PIL (soglia: -35%)
Competitività
3. Clup (variazione % nella media di 3 anni) (soglia: +9%)
4. Quote dei mercati mondiali detenute da export (variazione % nella media di 5 anni, soglia:
-6%)
5. Tasso di cambio reale effettivo (variazione % nella media di 3 anni) (soglia: +-/+ 5%)
54
Il PNR e lo scoreboard degli squilibri ai sensi della MIP
Squilibri interni
Edilizia residenziale
6. Prezzi abitazioni (variazione % nell’ultimo anno, rispetto al deflatore dei consumi) (soglia:
+ 6%)
Indebitamento
7. Debito pubblico % PIL (soglia: 60%)
8. Debito privato % PIL (soglia: 160%)
Lavoro
9. Tasso di disoccupazione (media di 3 anni) (soglia: 10%)
Sistema finanziario
10. Credito erogato al settore privato (flusso) % del PIL (soglia 15%)
11. Variazione annua passività totali del settore finanziario (soglia 16,5%)
55
Lo scoreboard degli squilibri macro: IT e EA nel 2011
TAVOLA IV.1: UE15 - INDICATORI DELLO ‘SCOREBOARD’ SUGLI SQUILIBRI MACROECONOMICI
Squilibri esterni
Saldo
corrente
Posizione
netta degli
investimenti
Var.
3 anni
per cento
PIL
BE
DE
IE
EL
ES
FR
IT
LU
NL
AT
PT
FI
DK
SE
UK
Tasso
reale di
cambio
su IPCA
Squilibri interni
Quota delle
Quotazioni Credito al
CLUP
esportazio ni
immobiliari settore
nominale
mondiali
privato
(flussi)
Var.
5 anni
Var.
3 anni
Debito del
settore
privato
Debito
pubblico
Var.
anno/
anno
per cento
PIL
+/-5 (EA);
+9 (EA);
-4/+6 per
+/-11 per
-6 per
+12 per
6
-35 per cento
cento
cento (Non
cento
cento
per cento
EA)
(Non EA)
-0,3
65,7
-0,5
-10,2
6,2
-0,1
5,9
32,6
-3,9
-8,4
5,9
1,4
0,0
-96,0
-12,2
-12,8
-15,2
TAVOLAIII.7:
LIVELLO DEL -9,1
TARGET «ABBANDONI
SCOLATICI»
-10,4
-86,1
3,1
-18,7
4,1
-5,1
-4,3
-91,7
-1,3
-7,6
-2,1
-10,0
-1,6
-15,9
-3,2
-11,2
6,0
3,8
-2,9
-20,6
-2,1
-18,4
4,4
-2,0
7,5
107,8
0,8
-10,1
12,5
1,5
7,5
35,5
-1,6
-8,2
5,8
-4,0
2,2
-2,3
-1,0
-12,7
5,9
-8,0
-9,1
-105,0
-1,9
-9,5
0,9
-3,6
0,6
13,1
-1,3
-22,9
9,1
-0,3
5,0
24,5
-1,7
-16,9
4,7
-4,9
6,6
-8,3
3,9
-11,6
1,2
1,0
-2,2
-17,3
-7,1
-24,2
8,1
-5,4
per cento PIL
Fonte: PNR 2013
56
Tasso di
disoccupazione
Livello
3 anni
per cento
PIL
per cento
PIL
per cento
PIL
15
per cento
160
per cento
60
per cento
236,0
128,0
310,0
125,0
218,0
160,0
129,0
326,0
225,0
161,0
249,0
179,0
238,0
232,0
205,0
98,0
81,0
106,0
171,0
69,0
86,0
121,0
18,0
66,0
72,0
108,0
49,0
47,0
38,0
85,0
11,6
4,8
4,0
-5,5
-4,1
4,0
2,6
2,5
0,7
4,1
-3,2
4,6
-2,2
6,3
1,0
10
per cento
7,8
6,9
13,3
13,2
19,9
9,6
8,2
4,8
4,2
4,4
11,9
8,1
7,0
8,1
7,8
Passività
totali del
settore
finanziario
Var.
anno/
anno
16,5 %
4,7
2,1
-0,6
-3,4
3,7
7,3
3,8
11,3
7,2
-0,3
-0,7
30,8
4,7
3,6
8,5
Lo scoreboard degli squilibri macro per l’Italia 2001-2011
TAVOLA IV.2: ITALIA - INDICATORI DELLO ‘SCOREBOARD’ PER GLI SQUILIBRI MACROECONOMICI
Saldo del
conto
corrente
Posizione netta degli
investimenti
internazionali
Tasso di cambio
effettivo reale
-5,8
-5,7
Quota di mercato
delle esportazioni
Credito
al settore
privato
(flusso)
Debito del
settore
privato
CLUP
Indice delle
quotazioni reali
immobiliari
-18,5
4,8
5,4
8,4
87,0
108,0
10,0
-3,0
3,9
Debito
pubblico
Tasso di
disoccupazione
Passività totali del
settore finanziario
2001
0,4
2002
-0,1
-12,4
-2,0
-14,2
7,0
6,5
6,4
90,0
105,0
9,2
2003
-0,3
-13,6
8,8
-13,4
10,7
7,4
7,0
93,0
104,0
8,6
2004
-0,5
-15,8
9,9
-7,4
9,8
7,1
8,3
98,0
103,0
8,3
2005
-0,7
-16,8
6,9
-5,2
8,7
5,2
9,4
104,0
106,0
8,1
12,1
2006
-0,9
-22,2
1,1
6,5
3,2
10,9
110,0
106,0
7,5
10,5
2007
-1,2
-24,5
0,7
6,1
2,6
13,1
118,0
103,0
6,9
0,5
-12,5
-9,3
11,6
7,2
TAVOLAIII.7: LIVELLO DEL TARGET «ABBANDONI SCOLATICI»
2008
-1,9
-24,1
3,2
-16,3
8,3
-0,4
6,7
122,0
106,0
6,5
-2,7
2009
-2,0
-25,3
3,9
-17,9
10,5
-0,3
1,3
128,0
116,0
6,9
5,7
2010
-2,8
-24,0
-0,9
-19,2
8,1
-1,5
3,8
129,0
119,0
7,6
1,7
2011
-2,9
-20,6
-2,1
-18,4
4,4
-2,0
2,6
129,0
121,0
8,2
3,8
Soglia
+6 per cento;
-4 per cento
-35
per cento
+/-5 % euro area;
+/-11 % non
euro area
6
per cento
+/-9
%
euro
area;
+/-12 %
non
euro area
6
per cento
57
15 per
cento
160 per
cento
60 per cento
10
per cento
16,5 per cento
Le raccomandazioni della Commissione nel 2012
Nel PNR 2013 sono riportate le raccomandazioni della Commissione
formulate nell’anno precedente e le azioni intraprese dal Governo come
risposta nel periodo tra la definizione delle Raccomandazioni (giugno 2012)
e aprile 2013.
Raccomandazione 1 (riduzione del debito)
Attuare la strategia di bilancio come previsto e garantire che la situazione di
disavanzo eccessivo sia corretta nel 2012; garantire il programmato
obiettivo di avanzi primari strutturali per riportare il rapporto debito/PIL su
una traiettoria in discesa entro il 2013; garantire progressi adeguati verso
l'MTO, nel rispetto del parametro di riferimento per la spesa e realizzare
sufficienti progresso verso il rispetto del parametro sulla riduzione del
debito.
Azioni intraprese:
La valorizzazione e dismissione del patrimonio dello Stato.
Cessione partecipazioni.
La riconversione del patrimonio pubblico.
58
Le raccomandazioni della Commissione nel 2012
Raccomandazione 2. (efficienza e qualità della spesa pubblica e uso dei
fondi strutturali)
Garantire che il chiarimento nelle disposizioni attuative delle caratteristiche chiave del
pareggio di bilancio inserito nella Costituzione, ivi compreso un adeguato
coordinamento tra i diversi livelli amministrativi, sia coerente con il quadro dell'UE;
perseguire un miglioramento duraturo dell'efficienza e della qualità della spesa
pubblica mediante la prevista spending review e l’attuazione del Piano di Azione
Coesione del 2011 per migliorare l'assorbimento e la gestione dei fondi dell'UE, in
particolare nell'Italia meridionale.
Azioni intraprese:
L’inserimento del principio del pareggio di bilancio in Costituzione e della legge di
attuazione.
Il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica
Il contenimento della spesa per il pubblico impiego
La razionalizzazione degli enti e organismi pubblici
Il contenimento della spesa per le pensioni
La riforma del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
59
Le raccomandazioni della Commissione nel 2012
Raccomandazione 3. (disoccupazione giovanile, percorsi formativi e
abbandoni scolastici)
Adottare ulteriori misure per combattere la disoccupazione giovanile, migliorando
anche la pertinenza del percorso formativo rispetto al mercato del lavoro facilitando
il passaggio al mondo del lavoro, anche attraverso incentivi per l’avvio di nuove
imprese e per le assunzioni di dipendenti; attuare il riconoscimento delle
competenze e delle qualifiche a livello nazionale per promuovere la mobilità del
lavoro; adottare misure per ridurre i tassi di abbandono dell’università e combattere
l'abbandono scolastico.
Azioni intraprese:
Il rafforzamento dell’apprendistato e del tirocinio
Le politiche attive del lavoro
Misure per i giovani lavoratori
La riforma del sistema nazionale di valutazione in materia d’istruzione e
formazione
60
Le raccomandazioni della Commissione nel 2012
Raccomandazione 4. (mercato del lavoro e produttività)
Adottare in via prioritaria la riforma del mercato del lavoro per affrontare la
segmentazione del mercato del lavoro e istituire un sistema integrato per le indennità
di disoccupazione; adottare ulteriori provvedimenti per incentivare la partecipazione
delle donne al mercato del lavoro, in particolare fornendo servizi per l'assistenza
all'infanzia e l'assistenza agli anziani; monitorare e se necessario potenziare
l'attuazione del nuovo quadro regolamentare per la determinazione dei salari al
fine di contribuire all'allineamento della crescita salariale e della produttività a
livello settoriale e imprenditoriale.
Azioni intraprese:
Riforma del mercato del lavoro (Legge 92/2012)
61
Le raccomandazioni della Commissione nel 2012
Raccomandazione 5. (lotta all’evasione e riforma fiscale)
Proseguire la lotta contro l'evasione fiscale; perseguire l’economia sommersa e il
lavoro non dichiarato, ad esempio intensificando verifiche e controlli; adottare misure
per ridurre la portata delle esenzioni fiscali, le indennità e le aliquote IVA ridotte e
semplificare il codice tributario; intraprendere ulteriori azioni per spostare il carico
fiscale dal lavoro e dal capitale verso i consumi e i patrimoni nonché l'ambiente.
Azioni intraprese:
La mediazione tributaria.
L’attività di controllo fiscale.
La riforma della tassazione sugli immobili
L’imposta di bollo sugli strumenti finanziari.
L’imposta sul patrimonio immobiliare situato all’estero.
L’imposta sulle attività finanziarie detenute all’estero.
La tassa sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax).
62
Le raccomandazioni della Commissione nel 2012
Raccomandazione
imprenditoriale)
6
(concorrenza,
infrastrutture
e
ambiente
Attuare le misure già adottate di liberalizzazione e semplificazione nel settore dei
servizi; proseguire gli sforzi al fine di migliorare l’accesso al mercato nelle industrie di
rete, nonché la capacità e le interconnessioni infrastrutturali; semplificare
ulteriormente il quadro normativo per le imprese e rafforzare la capacità
amministrativa; migliorare l'accesso agli strumenti finanziari, in particolare al
capitale, per finanziare le imprese in crescita e l'innovazione; attuare la prevista
riorganizzazione del sistema della giustizia civile e promuovere il ricorso a meccanismi
alternativi di risoluzione delle controversie.
Azioni intraprese:
La riforma degli ordinamenti professionali.
La liberalizzazione del mercato del gas.
Le agevolazioni fiscali per le grandi infrastrutture strategiche
Le nuove risorse per l’Aiuto alla Crescita Economica (ACE).
L’Agenzia per l’Italia digitale.
La riforma del diritto fallimentare
63
IL PNR e la stima dell’impatto delle riforme
Il Governo nel PNR 2013 stima l’impatto delle riforme strutturali
intraprese nel 2012.
TAVOLA II.7: EFFETTI MACROECONOMICI DELLE RIFORME 2012
(PIL - scostamenti percentuali medi rispetto alla simulazione base)
2015
2020
Lungo periodo
Liberalizzazioni e
semplificazioni
Decreto Crescita 1 e 2
0,9
2,4
4,8
0,3
0,5
0,7
Riforma del lavoro
0,4
1,0
1,4
Totale
1,6
3,9
6,9
Un quadro di sintesi dell’impatto macroeconomico del complesso delle riforme
strutturali varate dal Governo nel 2012 per promuovere la crescita è illustrato
nella Tavola II.7 del PNR. Nel 2015 il PIL risulterebbe maggiore, rispetto allo
scenario di base, di 1,6 punti percentuali. Nel 2020 tale scostamento
sarebbe pari a 3,9 punti percentuali per portarsi, nel lungo periodo, a 6,9 punti
percentuali.
64
Verso il PNR 2014: le Raccomandazioni della
Commissione 2013, L’Annual Growth Review
2014, l’Alert Mechanism e l’IDR
65
Le raccomandazioni 2013 della Comm. Ue all'Italia (I)
La Commissione ha formulato nel 2013 sei raccomandazioni specifiche per aiutare l'Italia
a migliorare le sue prestazioni economiche. Riguardano i seguenti settori:
Sostenibilità delle finanze pubbliche
L'Italia si è fortemente adoperata per portare il disavanzo pubblico in linea con la soglia
del 3% del PIL entro la fine del 2012, consentendo la chiusura della procedura per i
disavanzi eccessivi. È indispensabile che l'Italia mantenga questo sforzo di
risanamento per rispettare tutti gli impegni di bilancio presi a livello europeo e, in
particolare, per ridurre gradualmente l'elevato debito pubblico. Gli sforzi di
risanamento delle finanze pubbliche dovrebbero essere accompagnati da un costante
intervento per migliorare l'efficienza e la qualità della spesa pubblica a tutti i livelli di
governo.
Attuazione delle riforme e contesto amministrativo e imprenditoriale
L'Italia ha adottato provvedimenti ambiziosi e di vasta portata per migliorare la sua
posizione finanziaria e le potenzialità di crescita economica. Tuttavia, per garantire
che le riforme portino i loro frutti, l'Italia deve garantirne l'attuazione a tutti i livelli di
governo e da parte di tutti i soggetti interessati. Inoltre, il paese dovrebbe migliorare
la sua capacità amministrativa, tra cui il sistema giudiziario e la gestione dei fondi
europei, nonché semplificare il contesto imprenditoriale. La corruzione resta una
grande sfida che richiede interventi per rafforzare il quadro giuridico esistente per la
sua repressione.
66
Le raccomandazioni 2013 della Comm. Ue all'Italia (II)
Settore bancario
La prolungata recessione ha compromesso la resilienza delle banche italiane e la loro
capacità di sostenere l'attività economica, un aspetto critico se si considera il ruolo
centrale svolto dalle banche nel finanziamento delle imprese. L'Italia dovrebbe
migliorare la redditività e l'efficienza del settore bancario e, in particolare, affrontare il
problema dei prestiti in sofferenza. Andrebbe inoltre migliorato l'accesso al credito e a
strumenti alternativi a quelli bancari per promuovere l'innovazione e la crescita delle
imprese.
Mercato del lavoro, determinazione dei salari e politiche sociali
I tassi di occupazione, specie fra i giovani e le donne, restano ben al di sotto della
media Ue. Inoltre il livello di istruzione in Italia è basso. Azioni mirate per migliorare la
situazione attuale sono una priorità. La riforma del mercato del lavoro e le modifiche
al quadro per la determinazione dei salari concordate dalla parti sociali a partire dal
2011 hanno la possibilità di migliorare l'andamento del mercato del lavoro e di
incentivare la produttività; andrebbero pertanto attuate con decisione. Tenendo conto
delle sfide sociali in gioco, il programma di riforme andrebbe improntato ai principi
dell'equità sociale, mentre il sistema previdenziale andrebbe migliorato, in particolare
orientando maggiormente le prestazioni verso le fasce più vulnerabili.
67
Le raccomandazioni 2013 della Comm. Ue all'Italia (III)
Fiscalità, economia sommersa e lavoro nero
Il sistema fiscale italiano resta complesso e soffre di elevati livelli di evasione.
Spostare l'onere fiscale sul consumo, i beni e l'ambiente, in modo da ridurre la
pressione fiscale sul lavoro e i capitali, senza incidere sul gettito, è essenziale per
promuovere la crescita economica e la competitività. Aumentare l'adempimento
fiscale e affrontare il problema dell'economia sommersa e del lavoro nero
migliorerebbe l'efficienza complessiva del sistema rendendolo più equo.
Apertura dei mercati nel settore dei servizi e industrie di rete
Sono state adottate misure importanti per aprire i mercati dei servizi e le industrie di
rete che contribuiranno a stimolare la competitività dell'economia italiana. Tuttavia,
servono ulteriori interventi. L'Italia dovrebbe incoraggiare maggiormente la
concorrenza, specie per quanto riguarda i servizi professionali e i servizi pubblici
locali. Inoltre, l'Italia ha bisogno di migliorare l'accesso ai mercati delle industrie di
rete e le infrastrutture in tutto il paese.
Queste raccomandazioni dovranno trovare rispondenza nelle azioni intraprese dal
Governo nei 2013-2014. Il PNR 2014 illustrerà il quadro delle azioni intraprese.
68
Le priorità stabilite nell’Annual Growth Report 2014
Per il IV ciclo del Semestre europeo, la Commissione ha elaborato le priorità
del 2014 (Annual Growth Report).
“The Commission maintains its balanced strategy for growth and jobs, and
its focus on five main priorities over the coming year:
1.
2.
3.
4.
5.
Pursuing differentiated, growth-friendly fiscal consolidation
Restoring lending to the economy
Promoting growth and competitiveness for today and tomorrow
Tackling unemployment and the social consequences of the crisis
Modernizing public administration.”
Sulla base di queste indicazioni, gli stati membri dovranno
impostare la strategia del 2014.
69
Alert Mechanism e MIP
Meccanismo di allerta 2014 (novembre 2013): decisa una in-depth review (IDR) per
molti paesi, tra cui l’Italia.
A marzo 2014, la Commissione ha presentato i risultati:
 Italia, Croazia e Slovenia presentano squilibri eccessivi;
 Belgium, Bulgaria, Germany, Ireland, Spain, France, Hungary, Netherlands,
Finland, Sweden e United Kingdom presentano squilibri;
 La Spagna, che in passato aveva squilibri eccessivi, grazie alle azioni intraprese,
presenta squilibri non più eccessivi.
 The Commission expects that the Member States take the findings of the IDRs
and the fiscal forecasts into account in their National Reform Programmes
(NRPs) and Stability Programmes (SPs). Member States in excessive
imbalances should, in particular, set out a comprehensive and detailed policy
response in their forthcoming NRPs and SPs.
70
Lo scoreboard 2012
Current Account Balance
as % of GDP
p.m.:
level
year
External Imbalances and Competitiveness
Real Effective Exchange
Rate (42 IC - HICP
Export Market Shares
deflators)
Net International Investment Position
as % of GDP
% change (3
years)
p.m.: %
y-o-y
change
Year 2012
3 year average
Thresholds
-4/+6%
-
-35%
±5% & ±11%
-
BE
BG
CZ
DK
DE
EE
IE
EL
ES
FR
HR
IT
CY
LV
LT
LU
HU
MT
NL
AT
PL
PT
RO
SI
SK
FI
SE
UK
-0.4
-0.9
-3.0
5.9
-2.0
-1.3
-2.4
6.0
7.0
-1.8
4.4
-2.4
-1.1
-2.2
0.0
-0.4
-6.9
-2.5
-0.2
6.6
1.0
1.6
9.4
1.6
-3.7
-2.0
-4.4
3.3
2.2
-1.7
6.0
-3.8
48
-80
-50
38
42
-4.3
-4.0
0.4
-7.7
-54
-112
-109
-3.4
-12.2
-4.5
-93
-21
-5.2
-7.8
-89
-25
-82
-67
-53
169
-8.3
-6.2
-5.8
-8.5
-6.7
-2.3
-1.2
-2.3
-2.0
-2.8
-2.8
-3.2
-0.6
-4.3
-3.9
-2.3
-3.2
-2.6
-1.8
-1.9
-1.4
-2.0
-1.4
-2.3
-2.1
-1.8
-1.7
-2.3
-1.5
-6.0
-1.2
0.0
-2.7
-0.8
4.3
6.5
0.9
2.3
-7.5
-3.1
-1.8
-0.5
-2.3
-6.7
-0.6
-1.3
7.0
0.6
-1.6
8.8
2.2
-4.6
-6.5
-4.4
1.2
-1.7
-0.5
6.2
-2.8
-103
25
47
0
-67
-115
-68
-45
-64
18
-10
-9
-8.9
-7.7
-6.0
-4.7
1.3
-4.0
-1.9
-4.5
-3.2
-8.3
10.1
5.8
Internal Imbalances
Nominal ULC
Unemployment Rate
Private Sector Private Sector
General
Credit Flow as Debt as % of Government
% of GDP,
GDP,
Sector Debt as
consolidated consolidated
% of GDP 3 year average
% change
(3 years)
-6%
-
+9% & +12%
-
+6%
14%
133%
60%
10%
-
16.5%
-14.9
4.8
-4.2
-5.2
-5.5
-4.6
-4.8
-4.6
-4.1
-3.3
-7.3
-4.9
-6.8
-7.4
-5.0
-9.4
5.4
5.7
-4.0
-7.4
-1.9
-3.3
-6.3
-2.7
-5.3
-7.1
-6.9
1.5
-7.1
-6.0
-1.7
6.6
7.4
3.9
1.0
3.0
-2.8
-10.4
-8.1
-5.6
4.1
0.8
3.1
0.8
-5.8
-4.6
4.1
-0.5
3.8
1.6
3.1
4.2
0.0
-6.2
-3.0
2.1
1.2
2.3
-2.7
3.4
1.9
4.7
2.7
3.7
2.8
3.0
2.0
-3.1
6.5
0.8
1.0
4.4
2.9
3.0
-0.2
-5.3 (p)
-3.9
-5.1
1.8
3.5
-11.7
-12.4 (1)
-16.9
-2.3
-2.4
-5.4 (p)
-2.2
-0.6
-3.2
2.5
-9.2
0.3
-8.7
-1.5
2.5
0.6
6.1
1.5
4.7
-1.6
-6.8
-10.5
3.5
-2.1
-1.0
10.0
-1 (p)
-0.3
-5.0
-6.1
-1.6
0.2
2.7
3.4
-5.4
0.9
-2.9
3.2
9.0
1.8
2.6
146
132
72
100
19
46
45
7.7
11.3
7.6
12.3
7.0
7.5
5.5
10.2
14.7
24.3
25.0
10.2
15.9
10.7
11.9
15.0
13.4
5.1
10.9
6.4
5.3
4.3
10.1
15.9
7.0
8.9
14.0
7.7
8.0
7.9
-3.9
10.1
5.4
5.0
4.4
12.9
-0.7
-3.4
3.3
-0.1
0.9
7.1
-1.9
4.1 (p)
-0.3
11.3
-8.3
4.1
4.9
-0.9
9.6
-3.6
5.3
-0.8
2.6
-0.2
4.4
-4.3
-18.6
-13.1
6.5
-16.3
-26.7
-14.6
-14.0
-24.7
-23.8
-26.6
12.3
29.3
-18.3
-17.8
4.5
-12.0
-21.2
1.3
-16.0
5.9
-19.9
4.2
-30.8
-18.8
-19.0
9.8
4.4
4.9
3.3
4.1
4.4
-5.3
4.8
0.4
0.9
4.8
0.7
6.1
na (2)
-5.9 (e)
-8.6 (p)
-9.2
-8.4
-5.9
-0.5 (p)
-0.2
-0.9
Fonte: Statistical Annex fo Alert Mechanism Report 2014
71
81
7.0
7.5
6.2
306
10
117
13.2
14.4
129
157
18.2
194
86
22.3
141
132
126
299
91.7 (p)
63
317
90
56
127
87
41
41
22
9.9
13.8
9.2
8.7
16.9
15.6
4.8
131
155
219
147
80
71
71
74 (3)
11.0
6.6
4.7
4.3
9.8
239
107
129
75
56
224
73
114
73
158
212
124
38
54
52
54
38
179
89
13.6
7.2
8.1
14.0
8.0
8.1
7.9
p.m.:
level
year
% y-o-y
change in
Total Financial
Sector
Liabilities
p.m.: %
y-o-y
change
% change
(5 years)
p.m.: %
y-o-y
change
% y-o-y
change in
Deflated
House Prices
I risultati della IDR 2014 per l’Italia
Italy is experiencing excessive macroeconomic imbalances,
which require specific monitoring and strong policy action. In
particular, the implications of the very high level of public debt and
weak external competitiveness, both ultimately rooted in the
protracted sluggish productivity growth, deserve urgent policy
attention. The need for decisive action so as to reduce the risk of
adverse effects on the functioning of the Italian economy and of the
euro area, is particularly important given the size of the Italian
economy. The Commission intends to put in motion a specific
monitoring of the policies recommended by the Council to Italy in the
context of the European Semester, and will regularly report to the
Council and the Euro Group.
72
I risultati della IDR 2014 per l’Italia
More specifically, high public debt puts a heavy burden on the
economy, in particular in the context of chronically weak growth and
subdued inflation. Reaching and sustaining very high primary
surpluses – above historical averages – and robust GDP growth for
an extended period, both necessary to put the debt-to-GDP ratio on
a firmly declining path, will be a major challenge. In 2013, Italy has
made progress toward its medium-term fiscal objective. However,
there is a risk that the adjustment of the structural balance in 2014
is insufficient given the need to reduce the very large public debt
ratio at an adequate pace. The crisis has eroded the initial resilience
of the Italian banking sector and weakens its role to support the
recovery of the economy
73
I risultati della IDR 2014 per l’Italia
The losses of competitiveness are rooted in a continued misalignment
between wages and productivity, a high labor tax wedge, an
unfavorable export product structure and a high share of small firms
which find it difficult to compete internationally. Rigidities in wage
setting hinder sufficient wage differentiation in line with productivity
developments and local labor market conditions. Long-standing
inefficiencies in the public administration and judicial system, weak
corporate governance, and high levels of corruption and tax evasion
reduce the allocative efficiency in the economy and hamper the
materialization of the benefits of the adopted reforms. Large human
capital gaps – reflecting low returns to education for younger
generations, the country's specialization in low-to-medium
technology sectors and structural weaknesses in the education
system – adds to the productivity challenge.
74
I risultati della IDR 2014 per l’Italia
In particolare, per quanto riguarda la finanza pubblica (I):
The medium-term objective (MTO) of a balanced budgetary position in
structural terms has not been achieved yet. Rapidly rising sovereign bond
yields forced the Italian authorities to undertake a fast fiscal
consolidation, which enabled Italy to reduce its headline public deficit
from 5.5% of GDP in 2009 to 3% in 2012 and exit the excessive deficit
procedure (EDP) in June 2013. In the same period, the structural primary
balance improved even more, i.e. by more than 3.5 pps. of GDP. The
fiscal adjustment affected both the expenditure and the revenue sides.
On the expenditure side, public wages have been frozen since 2011 and
new recruitment has been significantly reduced, while indexation of
higher pensions to inflation has been frozen and the retirement age has
been raised. On the revenue side, the standard VAT rate was raised in
two steps from 20% to 22%.
75
I risultati della IDR 2014 per l’Italia
In particolare, per quanto riguarda la finanza pubblica (II):
In addition, taxation of households' financial wealth and especially
immovable property has been increased. After stabilizing at 3% of GDP in
2013, the Commission Forecast projects the government deficit
to fall to 2.6% in 2014 and 2.2% in 2015, in the absence of policy
changes. The structural balance is estimated to have further
improved in 2013 (to -0.8% of GDP from -1.4% in 2012). A
marginal improvement (to -0.6% of GDP) is also expected in
2014, while the structural balance is set to worsen in 2015 under a nopolicy-change assumption. The structural primary surplus is expected to
remain stable at around 4.5% of GDP over 2013-15.
76
I risultati della IDR 2014 per l’Italia
In particolare, per quanto riguarda la finanza pubblica (III):
Italy's general government debt-to-GDP ratio has increased. In spite of fiscal
consolidation, Italy's public debt-to-GDP ratio rose from 103.3% in 2007
to just below 133% in 2013, driven by a combination of negative real
growth and continued fiscal deficits, as well as financial support to euroarea programme countries and the settlement of government trade debt
arrears (for an amount of around 3.6% and 1.4% of GDP respectively).
After incorporating the effects of the further settlement of trade debt
arrears (1.6% of GDP) and privatization proceeds (0.5% of GDP), the
general government debt ratio is set to peak in 2014 (at 133.7% of GDP)
and then decline slightly in 2015 thanks to the projected higher primary
surplus and nominal GDP growth.
77
I confronti settoriali tra i paesi Ue sulle base dei PNR
nazionali
78
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
Per agevolare il confronto tra gli Stati membri e per collocare le sfide
economiche che hanno di fronte in un contesto più ampio, La
Commissione ha elaborato, sulla base dei PNR nazionali, delle analisi
comparative che riguardano i principali temi politici della strategia
Europa 2020.
Per ogni tema è stata selezionata una serie di indicatori fondamentali
per poter mettere a confronto le diverse posizioni degli Stati
membri. I confronti contengono anche linee guida generali sulle
politiche da seguire per sopperire alle carenze rilevate e accelerare il
conseguimento degli obiettivi fissati nei rispettivi PNR.
Le macro-aree strutturali riguardano:





Politica di bilancio, sostenibilità a lungo termine e fiscalità
Settore finanziario
Promuovere la crescita e la competitività
Mercato del lavoro, istruzione e politiche sociali
Modernizzazione della pubblica amministrazione
79
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
A sua volta, ogni macro-area ha dei sotto-temi: ad esempio, «Politica
di bilancio, sostenibilità a lungo termine e fiscalità si
scompone» in:







Finanze pubbliche e spesa orientata alla crescita
Fiscalità
Sostenibilità delle finanze pubbliche
Pensioni
Salute e sistemi sanitari
Quadri di bilancio
Economia sommersa
Esaminiamo adesso una macro-area strutturale, Politica di bilancio,
sostenibilità a lungo termine e fiscalità, sotto-tema «Finanze
pubbliche e spesa orientata alla crescita»
80
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
Iniziamo con lo stato della finanza pubblica nei paesi Ue.
Chart 1: general government deficit (% of GDP) in the EU in 2012 and 2013 (European Economic
Forecast - Spring 2013); net lending (-), net borrowing (+)
1
-1
-3
Fonte: PUBLIC FINANCES AND GROWTH-FRIENDLY EXPENDITURE, Commissione Ue. 2013 rosso,
2012 blu
81
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
La spesa orientate alla crescita
Le
componenti growth-friendly della spesa pubblica sono: gli
investimenti pubblici, le spese per istruzione e le spese in
R&D. Più alta la spesa in queste tre componenti, maggiore è il
contributo che la spesa pubblica fornisce alle prospettive di crescita
dell’economia, ceteris paribus. Nota bene: rimane una certa
arbitrarietà nel definire cosa sia effettivamente growth-friendly.
Tuttavia, in termini generali, vi è sufficiente consenso sull’importanza
di queste tre componenti.
Spesa per investimenti pubblici
Con riferimento alla prima componente, l’Italia è agli ultimi posti.
Nel 2012, la spesa per investimenti pubblici ammontava all’1,9% del PIL,
tra il 2006 e il 2012 la spesa si è ridotta di 0,5 pp. Per effetto della
crisi, l’Italia ha ridotto la spesa in conto capitale.
82
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
Investimenti pubblici: l’Italia è tra gli ultimi paesi
Gross capital formation in %GDP 2012
6
5
4
3
2
0
AT
DE
ES
BE
EL
PT
IT
SK
IE
EA-17
UK
EU-27
DK
FI
CY
SI
HU
MT
CZ
FR
BG
NL
SE
LT
LU
LV
RO
PL
EE
1
Fonte: PUBLIC FINANCES AND GROWTH-FRIENDLY EXPENDITURE, Commissione Ue.
As for capital expenditure, the average figure for the EU is 2.3% of GDP and 4.7% of total spending, with
several Eastern Member states at the top end of the ranking, e.g. EE, PL and RO which have figures in
excess of 4% of GDP, whereas AT, DE, ES, BE, EL, PT, IT and SK close the list with figures below 2%.
Overall, these patterns seem to be partly affected by catching-up dynamics, and partly by the austerity
measures in the MS most strongly affected by the crisis.
83
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
Spesa per istruzione
La spesa pubblica in Italia per istruzione si è ridotta, sia in percentuale
al PIL, sia in termini assoluti tra il 2010 e il 2011 (ma anche tra il
2008 e il 2010 in termini assoluti). Per effetto della crisi, quindi
l’Italia ha speso meno in istruzione. La riduzione ha riguardato le
spese in istruzione primaria e secondaria, con effetti minori sulla
spesa universitaria. In Germania, in Francia, Finlandia, Svezia,
Austria, Olanda, invece, la spesa è aumentata in termini assoluti.
La Commissione ha più volte sollecitato gli stati membri a considerare
prioritarie le spese in istruzione, pur nell’ambito dei processi di
consolidamento delle finanze pubbliche e ha espresso invece
preoccupazione per il trend di bassi o decrescenti livelli di spesa in
alcuni paesi, tra cui l’Italia.
84
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
European Union
-0.2
0.4
Belgium
0.1
5.1
Bulgaria
-0.2
2.1
2.1
Czech Republic
0.1
5.6
2.7
Denmark
-0.2
-1.0
-0.9
Germany
-0.1
3.1
Estonia
-0.3
5.7
Ireland
-0.4
-3.6
Greece
0.1
-4.4
Spain
-0.1
-2.3
France
-0.1
2.1
Croatia
:
:
Italy
-0.3
-3.2
Cyprus
-0.3
-0.5
Latvia
-0.4
5.5
5.1
Lithuania
-0.3
6.3
6.3
Luxembourg
-0.1
5.1
Hungary
-0.4
-4.7
Malta
0.1
5.1
Netherlands
0.0
1.2
Austria
-0.1
2.4
Poland
-0.1
2.6
Portugal
-0.8
-11.3
Romania
0.8
30.5
Slovenia
0.1
2.4
Slovakia
-0.5
-5.2
Finland
-0.2
3.0
Sweden
-0.1
9.1
3.3
United Kingdom
-0.4
-3.6
-2.5
:
-3.3
Variazione della
spese per
istruzione, tra il
2010 e il 2011
Prima colonna: spesa per
istruzione, in % del PIL
Seconda colonna: spesa in
termini assoluti.
Terza colonna: spesa in termini
assoluti in valuta nazionale
5.8
31.3
Fonte: PUBLIC FINANCES AND GROWTH-FRIENDLY EXPENDITURE, Commissione Ue.
85
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
Spesa per R&D
La spesa pubblica in Italia per R&D, già inferiore alla media europea,
durante la crisi si è ancora più ridotta.
86
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
0,59
0,29
0,53
0,71
0,77
0,40
0,45
0,61
0,28
0,55
0,72
0,76
0,50
0,44
0,60
0,26
0,56
0,79
0,77
0,48
0,48
0,68
0,31
0,53
0,85
0,80
0,64
0,53
0,67
0,34
0,61
0,98
0,91
0,70
0,56
0,67
0,28
0,60
0,97
0,92
0,72
0,54
0,65
0,25
0,67
1,02
0,91
0,79
0,50
na
na
0,69
1,01
0,91
0,84
0,49
0,33
0,55
0,33
0,68
0,30
0,76
0,40
0,77
0,32
0,83
0,27
0,79
0,27
0,68
0,30
na
0,97
na
0,67
0,32
0,20
0,35
0,31
0,41
0,19
0,81
na
0,61
0,32
0,27
0,32
0,33
0,37
0,16
0,75
na
0,64
0,42
0,30
0,33
0,37
0,39
0,14
0,88
0,66
0,63
0,42
0,29
0,47
0,47
0,43
0,15
0,93
0,70
0,64
0,50
0,21
0,52
0,54
0,47
0,16
0,84
0,73
0,62
0,46
0,16
0,43
0,58
0,36
0,23
0,84
0,75
0,56
0,45
0,15
0,44
0,58
0,30
0,22
na
na
0,54
na
na
na
0,62
na
0,20
0,79
0,66
0,80
0,66
0,78
0,65
0,79
0,70
0,86
0,78
0,87
0,79
0,79
0,78
0,77
0,80
0,29
0,70
0,32
0,69
0,32
0,75
0,30
0,91
0,34
1,04
na
1,02
na
1,03
na
0,94
Romania (3)
Slovenia
Slovakia
Finland
Sweden
United Kingdom
0,22
0,58
0,28
1,03
0,86
0,33
0,56
0,27
1,02
0,84
0,37
0,52
0,21
0,97
0,79
0,40
0,51
0,28
0,98
0,80
0,30
0,69
0,36
1,12
0,91
0,28
0,61
0,38
1,16
0,88
0,27
0,55
0,47
1,09
0,83
0,22
0,57
0,25
1,03
na
0,66
0,65
0,64
0,64
0,69
0,63
0,59
na
EU
0,71
0,69
0,68
0,72
0,78
0,75
0,72
na
Belgium
Bulgaria
Czech Republic
Denmark
Germany
Estonia
Ireland
Greece
Spain
(1)
France (2)
Croatia
Italy
Cyprus
Latvia
Lithuania
Luxembourg
Hungary
Malta
Netherlands
Austria
Poland
(2)
Portugal
Fonte: PUBLIC FINANCES AND GROWTH-FRIENDLY EXPENDITURE, Commissione Ue.
87
Spesa pubblica
in R&D in % del
PIL
Eu 2020: paesi a confronto in settori chiave
Esaminiamo adesso un’altra macro-area: “modernizzazione della
pubblica amministrazione”, utilizzando i confronti elaborati dalla
Commissione Ue.
88
Eu 2020: paesi a confronto
Qualità della PA percepita dai cittadini.
89
Eu 2020: paesi a confronto
E-Government utilizzato dai cittadini in età 25-54 (negli ultimi dodici mesi)
90
Eu 2020: paesi a confronto
Tempo necessario per definire una lite giudiziaria in campo civile, in giorni
(2010)
Fonte: Quality of public administration, Commissione Ue
91
Eu 2020: paesi a confronto
Tempi e costi per apertura di una impresa (2012). Informazioni fornite dai paesi
92
Eu 2020: paesi a confronto
Tempi medi per ottenere una autorizzazione dalla PA (2010) per attività economiche
Tipologie di licenze e autorizzazioni considerate:
alberghi, negozi all’ingrosso, negozi al dettaglio,
attività nel campo IT, attività nella lavorazione dei
metalli, idraulico.
93
Appendice 1: le aree valutarie ottimali
94
Le aree valutarie
Perché una unione monetaria?
Benefici della moneta unica sono riconducibili a:
Efficienza microeconomica:
Scomparsa del rischio di cambio e dei costi di transazione
connessi all’esistenza di monete diverse (=maggior utilità della moneta).
Maggiore trasparenza e comparabilità tra prezzi favorisce concorrenza e
migliore allocazione delle risorse.
Stabilità macroeconomica e crescita:
Stabilità dei prezzi e disciplina fiscale favoriscono, unitamente a
miglior allocazione delle risorse, condizioni compatibili con crescita di lungo
periodo.
Effetti relativi a relazioni con Rest of the World:
Riduzione stock riserve ufficiali, possibilità di sfruttare signoraggio
internazionale.
95
Le aree valutarie
E quali sono i costi di una unione monetaria?
Perdita di sovranità monetaria (perdita di uno strumento di stabilizzazione)
Ad esempio, l’opzione inflazionistica per diluire il debito pubblico è
preclusa…
Minore autonomia della politica di bilancio (problema in caso di shock
asimmetrici). Nell’Unione monetaria europea vincoli alla politica di bilancio
derivanti dal Trattato di Maastricht e dal PSC. La politica di bilancio da
strumento di policy diventa obiettivo (target sull’indebitamento netto e
debito pubblico).
E per l’Unione monetaria europea, in particolare, la mancanza di un risk
sharing mechanism sovranazionale in caso di shock asimmetrici.
96
Le aree valutarie
Perché l'UEM potesse essere avviata era necessario che almeno due paesi
fossero ritenuti in grado di soddisfare i cosiddetti criteri di convergenza di
Maastricht:
stabilità valutaria: permanenza della propria valuta all'interno dello SME per
almeno due anni senza aver subito svalutazioni.
stabilità dei prezzi: il tasso di inflazione del 1997 non doveva superare
dell'1.5% il tasso di inflazione medio dei tre paesi aventi l'inflazione più bassa
stabilità dei tassi di interesse: il tasso di interesse a lungo termine nel 1997
non doveva superare di oltre 2 punti percentuali il tasso di interesse medio
dei tre paesi con l'inflazione più bassa.
assenza di squilibri rilevanti di finanza pubblica: nell’anno 1997
a) il rapporto deficit pubblico/ PIL non doveva superare il 3%;
b) il rapporto debito pubblico/PIL non doveva essere superiore al 60%.
Qualora il rapporto debito/PIL di un paese avesse ecceduto tale limite era
sufficiente che il rapporto fosse in diminuzione con una adeguata velocità.
97
Giustificazioni degli indicatori di convergenza
Stabilità valutaria:
Assenza di particolari fluttuazioni/volatilità del tassi di cambio prova il
raggiungimento dell’equilibrio esterno, inteso come assenza di tensioni sul
fronte dei conti con l’estero.
Convergenza dei prezzi:
Livello di inflazione basso e simile trova ragione nella necessità di realizzare
Unione Monetaria con modalità che assecondino i desideri del leader
(=Germania) e di limitare variazioni dei tassi di cambio reali dovute a
differenziali inflazionistici, in presenza di cambi fissi.
Convergenza dei tassi di interesse:
Livello di tassi di interesse a lungo termine basso e simile trova ragione nel
fatto che in un’area monetariamente e finanziariamente integrata, in cui i
cambi sono credibilmente fissi, l’unica fonte di divergenza tra i tassi può
essere il default risk
98
Giustificazioni degli indicatori di convergenza
Assenza di squilibri di finanza pubblica:
Rapporto debito/PIL non superiore al 60%
Livello del rapporto debito/PIL non superiore al 60% non trova
alcuna giustificazione teorica. Il valore di tale rapporto è infatti la
semplice media ponderata dei rapporti debito/PIL esistente nei
vari paesi europei nell’anno 1991.
Rapporto deficit/PIL non superiore al 3%.
Livello del rapporto deficit/PIL non superiore al 3% trova ragione
nella condizione di stabilizzazione del rapporto debito/PIL al 60%
una volta ipotizzata un tasso di crescita del PIL nominale del 5%
negli anni successivi, dovuto a inflazione al 2% e crescita reale
pari al 3%.
99
Giustificazioni degli indicatori di convergenza
Gli indicatori di convergenza (nominali) di Maastricht, se
soddisfatti, garantiscono sia bassi tassi di interesse a lungo
termine, sia bassa inflazione, sia corrente, sia attesa per il
futuro. In tali condizioni risulta incentivato il processo di
investimento, anche grazie alla maggior grado di concorrenza
facilitato dalla trasparenza dei prezzi e quindi, in ultima
analisi, la crescita economica. (Senza dimenticare però il
principio della domanda effettiva…)
Ma
la crescita economica sostenuta non garantisce
necessariamente la sopravvivenza nel tempo di un’unione
monetaria che possono attraversare fasi cicliche diverse o
possono soffrire di asimmetrie strutturali.
È necessaria non solo convergenza nominale, ma anche ciclica e
strutturale!
100
La convergenza in una unione monetaria
La convergenza ciclica è importante perché difficilmente due
economie che stanno attraversando fasi contrapposte del ciclo
riescono a sostenere un cambio fisso o la moneta unica. Ad
esempio un'economia in forte espansione ha bisogno di un
apprezzamento del cambio reale per tenerne sotto controllo
domanda aggregata e inflazione, mentre un'economia in
recessione ha bisogno di un deprezzamento del cambio reale.
Per misurare la convergenza ciclica è necessario passare dagli
indicatori nominali a quelli reali, quali tasso di disoccupazione,
tasso di interesse reale, tasso di disoccupazione, tasso di
crescita del PIL reale.
101
La convergenza in una unione monetaria
Si ha convergenza strutturale quando i paesi membri di
un’unione monetaria condividono le stesse caratteristiche
strutturali definite in termini di occupazione e produzione,
grado di regolazione/flessibilità dei mercati, funzionamento
dei mercati finanziari, efficienza del sistema fiscale etc.
In presenza di divergenza strutturale diventa possibile che uno
shock originariamente simmetrico determini conseguenze
asimmetriche che producono divergenza ciclica.
Per ridurre il rischio di shock asimmetrici che producano
divergenze nel ciclo economico è necessario perseguire –
almeno nel lungo periodo – un processo di convergenza
strutturale.
102
La convergenza in una unione monetaria
Tuttavia anche nelle unioni monetarie di successo – come gli USA – la
convergenza strutturale è al più solo parziale e richiede tempo per
essere realizzata.
La sopravvivenza nel tempo di una unione monetaria dipende quindi da
elementi quali:
 flessibilità di prezzi e di salari
 mobilità del lavoro e del capitale
 integrazione fiscale per fronteggiare sia shock asimmetrici, sia
squilibri strutturali (regioni «povere» e regioni «ricche», vedi
Canada e USA)
 integrazione dei mercati finanziari
 integrazione commerciale
 diversificazione produttiva (Kenen)
Una Optimal Currency Area (OCA) dipende da questi fattori, che
fungono da sostituti della flessibilità del tasso di cambio e della
indipendenza della politica monetaria, che vengono persi aderendo
ad una unione monetaria.
103
Bibliografia
Commissione Ue, (2012) , The Code of Conduct of SGP.
De Ioanna, P., L. Landi (2012), Politica, tecnica e democrazia: un rapporto cruciale,
Econpubblica, Short Notes, Università Bocconi.
http://www.econpubblica.unibocconi.it/folder.php?id_folder=3616&tbn=albero
Lossani, M. (2013), Crisi in Europa, SSEF
La Legge di contabilità e finanza pubblica, Nota della RGS, 2010
Legge 196/2009, Legge 39/2011, Legge costituzionale 1/2012, Legge 243/2012
La modifica della L.196/2009 alla luce del nuovo «Semestre europeo», Nota della RGS,
2011
104
Bibliografia
Sito web di RGS, www.rgs.it
Sito web del DT, http://www.dt.tesoro.it
Six-Pack, Fiscal Compact, Two-Pack, sito web Commissione Ue:
http://ec.europa.eu/economy_finance/articles/governance/2012-0314_six_pack_en.htm
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