Depliant informativo Arcidosso (ITA)

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Transcript Depliant informativo Arcidosso (ITA)

Il Parco Faunistico del Monte Amiata
Riserva naturale di Monte Labbro
I
Stribugliano e Castel Vaiolo
È
la frazione più distante dal capoluogo
(21 km). Di antica origine, attestato in un
documento dell’ 868 col nome di Casale Stabuoloriliano, passa sotto la giurisdizione degli Aldobrandeschi, della Repubblica
di Siena e successivamente dei Granduchi di
Toscana che lo uniscono ad Arcidosso. Fu centro
amministrativo delle proprietà dei Marchesi La
Greca, dei quali rimane un elegante palazzo di
fronte alla Chiesa di San Giovanni, patrono del
paese. Al termine della frazione si eleva lo straordinario masso di Pietra Rossa. Il borgo si offre
come stupenda terrazza naturale affacciata sulla
valle dei torrenti Melacce e Trasubbie oltre che
su un paesaggio aspro ed assolato che si estende
fino all’altro insediamento, l’Abbandonato, rivolto verso la Maremma. Ad est, nei pressi della
grotta di Buca dei Paladini, sorge il sito medievale di Castel Vaiolo individuato nel 2005. Le
indagini archeologiche hanno confermato la ricchezza, l’importanza e la datazione dei resti materiali. Dallo scavo sono state recuperate le più
antiche ceramiche medievali dell’Amiata oltre a
un eccezionale nucleo di castagne tostate, il più
importante del medioevo italiano.
Da qualche anno dalla sommità dell’Aquilaia gli
appassionati di volo libero si lanciano con i loro
parapendii, sospinti dal vento fino a valle.
Testi a cura di: Adriano Crescenzi e Alessandro Bramerini - Foto di: Alessandro Bramerini
Grafica: C&P Adver > Mario Papalini, Stefano Cherubini
l Parco presenta una
nuova esperienza nel
variegato panorama dei
parchi nazionali: ispiratosi
al modello del wild park
tedesco, tende a presentare
infatti alcune specie animali in condizioni assolutamente diverse da quelle
di altre strutture simili, che assomigliano fin troppo
agli zoo. Le caratteristiche strutturali, le attività che
vi si svolgono e gli itinerari didattici che vi vengono
proposti, lo rendono un centro permanente di cultura
naturalistica.
Di grande rilievo sono le attività di conservazione di
alcune specie animali, per le quali l’introduzione,
la reintroduzione e il ripopolamento, costituiscono
operazioni utili a favorire una generale tendenza al
riequilibrio.
Monte Labbro e Torre Giurisdavidica
L
’area della riserva
naturale comprende
al suo interno anche
la vetta del Monte Labbro caratterizzata dalla
presenza di alcuni edifici di eccezionale importanza storico-culturale, in
primis, la Torre Giurisdavidica, voluta da David
Lazzaretti perché lì “...troverà salvezza da un secondo diluvio di fuoco e di sangue la famiglia eletta
da Dio”. L’inconsueta costruzione, originariamente
composta da tre celle sovrapposte a pianta circolare
murate a secco, con scala esterna a spirale, conserva
attualmente solo il primo piano a tronco di cono, di
vago sapore nuragico. Al pari della Torre di Babele,
cui forse fu ispirata, ha nel sottosuolo una profonda
grotta naturale dove è collocato un altare, meta di
preghiera ancora oggi per gli ultimi Lazzarettisti. Più
in basso sono visibili le rovine dell’eremo e della
chiesa.
Info: Comune di Arcidosso 0564 966438
Pro Loco 0564 968084
la terra
a di
Arcidosso
È
citato per la prima volta nell’860 d.C. Il
toponimo è forse riconducibile al latino
ARX ET DOSSUM, una Rocca sul Dosso. Sorge sulle pendici occidentali del Monte Amiata,
di origine vulcanica, contornata da boschi di castagno, dove la ricchezza di storia, cultura, arte e
tradizioni si fonde con la bellezza naturale.
Il territorio si estende per 93,39 kmq, confina
con altri cinque comuni e comprende numerosi
piccoli borghi, il cui etimo è spesso significativo
di insediamenti molto antichi.
Tra le frazioni di più consistente tessuto urbanistico spiccano Montelaterone, Stribugliano, Salaiola, Bagnoli, San Lorenzo, Fornaci, Macchie, Zancona.
Il capoluogo, costituito da una parte antica e una moderna, collocato sui contrafforti
montuosi della valle fra l’Amiata e Monte
Labbro, è contraddistinto dalla caratteristica forma conica con al vertice la massiccia
Rocca Aldobrandesca intorno alla quale si è
sviluppato il borgo medievale.
Quando gli Aldobrandeschi vi fecero costruire la torre maestra, intorno al 1100, la
Rocca possedeva già un bel palazzo in pietra,
di due piani. Un fatto assolutamente eccezio-
nale. Lo studio archeologico delle murature ha
stabilito che il palazzo fu fatto probabilmente
edificare dal Marchese Ugo di Toscana, tra
il 970 e il 995.
Quello di Arcidosso è il più antico palazzo
extraurbano di governo ‘statale’ in Italia e uno
dei più antichi d’Europa. Qui probabilmente
abitavano i visconti del Monte Amiata nominati da Ugo. La storia successiva ruota intorno
alle vicende della famiglia Aldobrandeschi
che trasformarono e ampliarono la fortificazione. Nel corso del Trecento i senesi cercarono più volte di espugnarlo, riuscendovi nel
1331 grazie ad un lungo assedio guidato da
Guidoriccio da Fogliano. Da allora Arcidosso e la sua Rocca, entrarono a far parte della
Repubblica di Siena che vi stabilì uno dei
suoi undici Vicariati. A questo periodo risalgono gli ultimi interventi in funzione militare
sulla fortezza. Nel Cinquecento, durante la
Guerra di Siena, fu, insieme con Montalcino,
uno degli ultimi baluardi fedeli alla Repubblica. Con l’annessione alla Stato Mediceo,
ad Arcidosso venne instaurato un Vicariato
e nel 1588 un Capitanato di Giustizia con
autorità sul settore nord-occidentale della
Montagna. La funzione amministrativa mantenuta fino ad epoca recente come capoluogo
di Mandamento ha favorito un notevole sviluppo culturale.
Da visitare numerosi edifici civili e religiosi, come le Chiese di San Leonardo,
Sant’Andrea e San Niccolò, il Santuario
della Madonna Incoronata con l’adiacente Fontana Medicea, la romanica Pieve ad
Lamulas, il Convento dei Cappuccini, la
citata Rocca Aldobrandesca e l’antistante
Teatro degli Unanimi, la fontana neogotica in ghisa realizzata nel 1833 nelle fonderie granducali di Follonica.
La vocazione turistico-culturale ha portato alla creazione di strutture ad ampia
fruizione sociale, come i punti museali sul
Parco Faunistico dell’Amiata e su David
Lazzaretti negli edifici del Castello.
Importante la presenza dell’Associazione culturale Dzog-Chen, per la salvaguardia della millenaria cultura tibetana,
ospitata nell’area del Monte Labbro, nella
Comunità di Merigar.
La ricettività è garantita da numerosi alberghi e strutture agrituristiche, il soggiorno
consente di assaporare piatti tipici della tradizione a base di castagne e la degustazione
di vino e olio di grande qualità.
Bagnoli
I
l primo insediamento sorse in prossimità della Pieve di Santa Mustiola, della
quale si hanno notizie scritte a partire dal
1205. L’importante edificio di culto, dotato di
fonte battesimale, era il luogo in cui veniva
celebrata anticamente la festa del 5 di agosto
in onore alla Madonna delle Nevi.
Bagnoli ebbe una notevole espansione a
partire dal 1600, intorno al nucleo originario
nacquero altri borghi: Grappolini, Capannelle, Le Piane, Canali. Il paesaggio è contraddistinto da boschi di castagni e dalla bellezza
naturalistica della Cascata d’Acqua d’Alto,
meta di turisti e residenti. Di sicuro interesse
architettonico, è la Cappella padronale della
Natività o della Madonna del Presepe, chiesetta settecentesca con altare di oltre tre metri
in peperino.
Santa Mustiola
Fornaci, San Lazzaro
U
n piccolo borgo, dirimpetto ad Arcidosso,
sopra un colle sovrastante il torrente Ente,
le cui acque hanno permesso fiorenti coltivazioni. L’origine del nome è senz’altro dovuta
all’attività artigianale che vi si svolgeva. I primi
insediamenti si fanno risalire alla fondazione del
vicino Ospedale di San Lazzaro del XIII secolo, struttura possente, anch’essa nelle vicinanze
dell’Ente e sulla strada che conduce alla Pieve
ad Lamulas. Importanti le enormi conche scavate nel peperino a ridosso della costruzione. La
chiesetta del borgo, al centro delle abitazioni,
del 1715, ben conservata, con altare barocco è
intitolata alla Madonna dei Fornaciai con la
stessa immagine venerata a Roma nel Rione di
Santa Maria delle Fornaci. Al crocicchio con
San Lazzaro, infine, è visibile una delle croci
che Baldassarre Audibert, predicatore solitario della prima metà dell’ottocento, soleva erigere.
San Lorenzo, Convento Cappuccini,
Montoto
I
mportante crocevia fra i castagneti i cui abitanti erano dediti all’agricoltura e in particolare alla cura del castagno. Del suo passato
antico rimane solo la Pieve romanica dedicata
a San Lorenzo. All’interno un affresco secen-
Convento dei Cappuccini tesco raffigurante La
Madonna del latte e
San Lorenzo. Oggi
centro di villeggiatura
e centro residenziale
fra i più suggestivi,
al confine con Castel
del Piano. Nelle vicinanze sorge il Convento dei Cappuccini
(1593), costruito per volere di Ferdinando I
dei Medici per acquietare gli animi locali.
All’interno sono raccolte tele di Francesco
Vanni (Incoronazione della Vergine), di Giuseppe Nicola Nasini (San Felice da Cantalice). Accanto al convento è visibile la maestosa cappella funeraria in trachite di Merope
Becchini del 1902 su disegno di Lorenzo
Porciatti, con all’interno una pregevole pala di
Galileo Chini (Assunzione della giovinetta).
Poco discosta dal Convento si trova la Palazzina, elegante villa secentesca della famiglia Giovannini edificata su progetto di Pietro Amati.
Altro motivo di suggestione nei dintorni di
San Lorenzo, sul poggio di Montoto, è la cosiddetta ara preistorica, antico forno fusorio
medievale. Sulla strada per Castel del Piano,
cattura l’attenzione, la misteriosa Grotta di
Mago Merlino, così definita nell’immaginario
collettivo da tante generazioni. Una caverna scavata nella roccia alla base della collinetta, anfratto celebrato anche dal poeta locale Giovan
Domenico Pèri, che ne rafforzò il mistero.
Montelaterone
Montelaterone,
Pieve ad Lamulas
A
ntico castello, sviluppatosi su un
costone di arenaria tra le valli dell’Ente e della Zancona, è
documentato dal 1004.
Deve la sua importanza
alla vicina Pieve di Santa Maria ad Lamulas,
con la quale era strettamente collegato. Possesso
dell’Abbazia di San Salvatore fu poi conteso fra gli Aldobrandeschi e la Repubblica di
Siena, della quale seguì le sorti. Il borgo si snoda tra vicoli stretti e ripidi, che attraversano le
due porte ancora rimaste (Porta Senese e Porta
di Mezzo) e conducono alla cima dove torreggiano i ruderi della Rocca o Cassero Senese.
Da qui il panorama spazia su vigneti, oliveti e
prati fino ad un orizzonte lontano. Alla base, prima di giungere nella Piazza centrale, si incontra la Cappella delle Schiacciaie con preziosi
affreschi quattrocenteschi e, successivamente,
la Chiesa della Misericordia con affreschi dei
Nasini. Da via Petri si giunge alla Chiesa di
San Clemente del XIII secolo, con rifacimenti
posteriori; all’interno, pregevoli opere.
Poco distante, immersa in un secolare castagneto, appare la suggestiva Pieve di Santa
Maria ad Lamulas, luogo di straordinaria spiritualità, di cui si ha testimonianza fin dall’853
come cella dell’Abbazia di San Salvatore;
con il tempo divenne il più importante centro
amministrativo e spirituale del lato occidentale
del Monte Amiata. Dal Giubileo del 2000 è
assurta alla dignità di ‘Chiesa Giubilare’.
L’interno, classico esempio di struttura romanica, a tre navate, porta i segni di una ricostruzione del 1268. Di grande interesse sono i capitelli,
con motivi zoomorfi ed antropomorfi. Nell’abside
troneggia una stupenda statua lignea della Madonna di scuola senese del primo Quattrocento.
Merigar
Macchie, Pastorelli, Zancona
A
illaggi adagiati sui fianchi
del
Monte
Labbro, circondati dal verde dei castagni, olmi, ciliegi.
Zone tranquille per
passeggiate a contatto con la natura e la cordialità della gente che li
abita. Qui il Santo Davide, come ancora viene
chiamato David Lazzaretti, trovò maggiore
seguito, tanto che a Poggio Marco, in qualche architrave è ancora impresso il simbolo
giurisdavidico. Il nome della frazione Zancona, deriva dall’omonimo torrente. Le Macchie
hanno assunto una certa notorietà per la Sagra
della patata, prodotto tipico della zona, come
ceci e fagioli.
lle falde del Monte Labbro sorge la Comunità tibetana Merigar West, fondata nel 1981 dal lama buddista Chogyal
Namkhai Norbu, maestro Dzogchen. È un’area
di circa 50h, diventata uno dei principali poli di
attrazione mondiale della tradizione tibetana.
Sul territorio di Merigar si trovano: il Gompa
o Tempio della Grande Contemplazione inaugurato nel 1990 dal XIV Dalai Lama; il Grande Stupa, un particolare monumento reliquario
che rappresenta l’illuminazione del Buddha; lo
Zhikhang, che ospita la biblioteca che raccoglie un’importante e preziosa collezione di testi
tibetani e la Sala del Mandala dove si pratica la Danza del Vajira; il Serkhang, la casa
dorata, con la segreteria. A Merigar, inoltre,
sono presenti anche due istituzioni internazionali importanti: l’Istituto Shang Shung con la
missione di preservare la cultura tibetana nella
sua purezza e integrità e l’Associazione per la
Solidarietà Internazionale in Asia (ASIA) che
ha come scopo di realizzare progetti riguardanti
lo sviluppo socio-sanitario ed educativo.
In certi periodi dell’anno vengono proposti interessanti soggiorni per pratiche di yantra yoga
e la Danza del Vajra, oltre ad incontri per gli
insegnamenti del maestro.
Gompa
Zancona
V
Salaiola
P
iccola
Sala,
di derivazione longobarda,
luogo di ritrovo importante.
Frazione
distante dal capoluogo, sulle pendici
del Monte Aquilaia. Nei pressi della frazione sorge l’antica fattoria di Roveta, uno dei
primi insediamenti abitativi (Casal Roveta)
che dettero poi origine al paese di Arcidosso.
Salaiola ospita due manifestazioni importanti:
la Festa della Poesia, nel mese di giugno, con
poeti e scrittori da tutta Italia e la Festa della
Luna a luglio, momento suggestivo in occasione
del plenilunio.
La foresta del Monte Aquilaia, di grande
interesse naturalistico, fa parte del Patrimonio
Agricolo Forestale della Regione Toscana.
Salaiola