La Gazzetta Giuliana

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Anno II
N. 11
22 settembre 2014
agenda I più importanti avvenimenti della Venezia Giulia
a pag. 15
La Gazzetta Giuliana
I misteri dell’Isola
del Sole
FOCUS: Grado
FATTI E APPROF ONDIMENTI DELLA VENEZIA GIULIA
a pag. 2
Una fiera
a Trieste?
No se pol!
Trieste
a pag. 4
La Ferriera
Trieste
e le prese in giro a pag. 5
Ecco le osservazioni
del Comune
di Monfalcone
al progetto
di Smart Gas
Il Grande Sogno friulano
a pag. 6
Scenari
a pag. 10
I misteri dell’Isola del Sole
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
Quanti amano e apprezzano Grado, il suo ambiente naturale,
il fascino e l’incanto del suo centro storico, definito la piccola
Venezia, hanno dovuto assistere, anno dopo anno, a continui
scempi ambientali, a cementificazioni concesse alla più sfrenata speculazione, alla devastazione, in breve, di ampi spazi
del territorio comunale. Un’amplissima zona in riva alla laguna, nei primi anni del novecento, venne trasformata, con
lungimirante e lodevole intervento, dalla amministrazione
austriaca in una splendida pineta; negli anni sessanta e settanta di questo secolo devastata da una tale incontrollata cementificazione con la edificazione di condomini da destinare
alla vendita di seconde case.
Oggi la zona è solo un desolato quartiere animato per pochi
mesi all’anno. Analoga sorte è toccata alla zona pomposamente denominata “Città Giardino”, dove di giardini non
v’è neppure l’ombra. Più recentemente si è provveduto a
innalzare edifici sino a nove piani, sicchè sulla linea d’orizzonte sovrastano il campanile della splendida storica cattedrale posta nella parte vecchia della città. Da ultimo, anche
perché non resta null’altro da aggredire, degli appetiti sono
stati stimolati da quella che viene definita “Sacca dei Moreri”,
un ampia porzione di territorio incontaminato, posto tra la
citata Grado Pineta e la Città Giardino, vasto all’incirca
260.000 mq. L’iniziativa, dopo alcune approvazioni, poi superate, ha assunto una precisa fisionomia con l’ultima variante, la cui progettazione è stata affidata allo studio milanese
dell’architetto Thun. Il soggetto proponente è il “Consorzio
Lido Moreri” sito a Grado in via Marina 32. Il progetto in
questione prevede la costruzione di alberghi, edifici residenziali, centri wellness, il tutto allietato da canali, laghetti,
boschetti, giardini e quant’altro possa offrire ristoro e letizia
FOCUS: GRADO
ai sicuri, innumerevoli ospiti. L’attuazione del complesso,
dettaglio non secondario, occuperebbe, prevedono i proponenti, almeno 700 addetti e altrettanti nella gestione operativa.
Purtroppo, nonostante la fascinosa rappresentazione del progetto, tutte, ma proprio tutte, le associazioni ambientaliste
(WWF, Legambiente, Libera, Italiana Nostra ed altre), hanno
condannato l’iniziativa qualificandola come l’ultima e definitiva devastazione del territorio gradese. Pur tuttavia, la
deplorevole iniziativa, dopo aver compiuto tutto
le dovute tappe amministrative, ha conseguito la
definitiva approvazione, tant’è che la stampa regionale, tra il giubilo dei sindacati (tutte le confederazioni, non se ne salva una), colloca l’inizio
dei lavori entro il prossimo mese di ottobre. Per
completezza di informazione va segnalato il dovuto parere negativo della Soprintendenza Beni
Architettonici e Paesaggistici di Trieste, superato,
sempre a detta dei vari periodici regionali - ai
quali talvolta fa difetto la corretta informazione dalla Conferenza dei Servizi del 3 giugno 2014,
con la partecipazione di tutte le amministrazioni coinvolte
nella questione, compresa ovviamente la Regione Friuli Venezia Giulia. Tralasciando pertanto le deplorazioni ambientaliste, di cui, è dimostrato, le autorità non sanno che farsene,
è opportuno, in casi come questo in esame, volgere un attento
sguardo allo svolgimento dell’iter concessorio, dimensione
in cui i soggetti coinvolti possono essere vulnerabili. Ecco
la sequenza (ovviamente riferita all’ultima e definitiva variante):
Con decreto n.176, il 30 novembre 2010, del Commissario
Straordinario del Comune di Grado viene adottato il Piano
Regolatore Particolareggiato di iniziativa Privata “Variante
al PRPC Comparto B Sacca dei Moreri”. Nel testo del decreto si evidenzia che la adozione viene concessa su richiesta
del geom. Mario Burba, nella sua qualità di Presidente del
“Consorzio Lido Moreri”. Nel testo del decreto medesimo
al primo capoverso di pag.6 si legge: “Preso atto che il
“Consorzio Lido Moreri” ha titolo a presentare proposte di
PRPC nell’ambito B della Sacca dei Moreri;
Con delibera n.1 del 20 gennaio 2012 il Consiglio del Comune di Grado approva il Piano Regolatore Particolareggiato
di iniziativa privata denominato “Variante al PRPC Comparto
B Sacca dei Moreri” con progetto a firma dell’ arch. Matteo
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La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
FOCUS: GRADO
Thun con studio in Milano;
Pubblicazione dell’avviso di approvazione del PRPC da
parte delle Regione sul B.U.R. n.8 del 22 febbraio 2012.
Tralasciando tutte le approvazioni in ordine alle Valutazioni
Ambientali, ed ad altri aspetti della questione, di scarso interesse in questa sede, ci si chiede per quale arcano motivo
non si rende mai evidente che il richiedente Consorzio Lido
Moreri non risulta proprietario delle aree interessate di cui
si richiede l’urbanizzazione. Infatti il Consorzio, cui aderisce
una pluralità di soci, di cui soltanto uno, ovvero l’Immobiliare
Limbara S.r.l. possiede le aree in questione, non è intestatario
di immobili. Si chiede sommessamente: come può il Comune
di Grado accogliere un’istanza del genere quando la l.r. n.12
del 21 ottobre 2008 all’art. 4 recita:”I proprietari di aree o
edifici contermini o inclusi entro un ambito da attuarsi mediante PRPC … e che rappresentano, in base all’imponibile
catastale, almeno i due terzi del valore delle aree e degli
edifici inclusi nell’ambito predetto, possono predisporre e
presentare al Comune proposte di piano. Ci si chiede: come
ha potuto il Comune di Grado non soltanto accogliere ma
portare in adozione e quindi approvare un piano per iniziativa
di un soggetto, il Consorzio Lido Moreri, che non possiede
nulla? Né vale la ipotizzabile risposta: uno dei soci era proprietario dell’area, perché i due soggetti sono totalmente distinti, e per amministrazione e per finalità sociali. Va inoltre
rilevato che nell’intervallo tra l’adozione del piano e la sua
approvazione al Consorzio stesso - per effetto di continui
abbandoni - aderisce un unico socio, la “Immobiliare Limbara S.r.l”. Alla data della delibera comunale del 20 gennaio
2012 ci troviamo quindi di fronte a un Consorzio divenuto
unipersonale sin dall’ottobre 2011, ovvero un’entità che si
sarebbe dovuta sciogliere. Infatti il Consorzio si scioglie, in
base ai principi generali, per il venir meno della pluralità
dei consorziati. Quindi alla data del 20 gennaio 2012 il Comune di Grado ha approvato un piano particolareggiato ad
un non-consorzio, per di più privo, in violazione di legge,
dei beni immobili oggetto del piano. Si dirà: è come se
l’avesse concesso di fatto alla Immobiliare Limbara. Già.
Ma se ammettiamo tale tesi, come si giustifica la precedente
adozione, ovvero quando il Consorzio era costituito da una
pluralità di soci?
A rendere ancor meno comprensibile la gestione di tutta la
vicenda è l’esistenza di un documento inquietante. Trattasi
della perizia di asseverazione per la determinazione della
superficie dei terreni, da parte dell’ing. Remo Livoni della
Archest S.r.l.. Nel documento numero 3455/10 del 3 novembre 2010 il professionista afferma, sotto giuramento
presso il Tribunale di Udine, che i terreni sono “di proprietà
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del Consorzio Lido Moreri” con sede in Grado, via Marina
32. Si tralascia ogni commento.
A rendere ancora più complessa la vicenda deve aggiungersi
il parere negativo vincolante della Soprintendenza ai Beni
Architettonici di Trieste che boccia il progetto per motivi
paesaggistici.
Il Consorzio Lido Moreri, che, come sopra accennato,
avrebbe dovuto sciogliersi, essendo unipersonale, ricorre
presso il T.A.R. di Trieste, con esito rovinoso per il ricorrente.
La sentenza n. 214 del 10 luglio 2013, depositata il giorno
30 successivo, stronca di netto il progetto. Non ne esce bene
neppure la Regione, che a suo tempo dette parere favorevole
al progetto. Il T.A.R. cita in merito la Corte Costituzionale
che con sentenza del 17 marzo 2010 n.101 (chi vuole vada
a leggersela integralmente) dichiara: “in materia di tutela
dell’ambiente del paesaggio la disciplina statale costituisce
un limite minimo di tutela non derogabile dalle Regioni ordinarie o a statuto speciale” e inoltre “la disposizione regionale impugnata non può essere ricondotta alla potestà legislativa “integrativo attuativa” in materia di tutela del
paesaggio di cui all’art. 6 dello Statuto speciale di autonomia,
in quanto determina una inammissibile modifica, per di più
in senso riduttivo, della tutela del paesaggio, imposta dalla
legislazione statale”. Un documento del genere dovrebbe
chiudere la vicenda con esito negativo. Ebbene il mondo fatato della città di Grado e dei suoi estimatori non accoglie le
negatività. La stampa regionale prosegue a fantasticare sulle
folle di turisti attratti da soggiorni da sogno, una volta concretato il progetto. Ma il consorzio, sempre più unipersonale,
non si perde d’animo e quindi inoltra al Comune, sempre ricettivo, alcune varianti al progetto in modo da dotarlo di
nuova vita. Le amministrazioni coinvolte, compresa ovviamente la Regione, anziché riflettere su tutto l’accaduto, convocano una Conferenza dei Servizi, che in data 3 giugno
2014 danno il via, a loro parere definitivo, all’attuazione
del progetto, tra il giubilo generale. Degna di nota, non di
ammirazione, la pertinacia della Regione nel rilasciare nuovamente la concessione paesistica al progetto. La sentenza
negativa? Ignorata. Le concessioni a un’entità, il Consorzio,
senza terreni e con un patrimonio di circa 160.000 euro a
fronte di una spesa di 327 milioni? Si provvederà in qualche
modo. Perché, non dimentichiamolo, si dice in giro che i
quattrini li metteranno gli arabi di Dubai. Qualcuno sa come
si chiamano? Qualcuno li ha visti visitare la Sacca dei Moreri? Non perdiamoci in chiacchiere inutili. Qualcuno provvederà. Invece l’unica cosa probabile è che questo periodico,
in carenza di risposte e chiarimenti, si ostinerà ad occuparsi
della vicenda e dei suoi risvolti inediti.
G.d.C.
Una Fiera a Trieste? No se pol
TRIESTE
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
di LUIGI PUTIGNANO
afferma che le Fiere campionarie sono sparite da decenni,
ma non solo, con le vendite on line e il mondo virtuale
di oggi sono entrate in crisi anche quelle specialistiche
di nicchia. Assessore Kraus, ma secondo lei la Fiera del
Levante, la campionaria per antonomasia, si svolge su
Marte o a Bari, in Puglia? In secondo luogo, lei afferma
che le fiere specialistiche business-to-business sono in
crisi: allora ci può spiegare che senso ha tenere in piedi
Udine-Gorizia e Pordenone.
Occorrerebbe, invece che perseguire il più classico dei
“no se pol” nostrani, pensare ad un centro espositivocongressuale multifunzionale, in cui ospitare eventi B2B
e congressi correlati. E l’area del porto in questione, tenuto conto della vicinanza alle banchine e di un’ipotetica
e quanto mai necessaria riattivazione di linee di naviga-
TriestEspresso Expo, la più prestigiosa manifestazione
tra quelle organizzate da Aries, l’azienda speciale della
Camera di Commercio di Trieste, è alle porte ma, nonostante ciò, a Trieste c’è chi ancora mette il bastone tra le
ruote con affermazioni quanto mai inutili data la prossimità dell’evento; non solo inutili, tra l’altro, ma anche
fortemente dannose per l’immagine, data l’eco che tali
dichiarazioni producono. Ma andiamo con grado. Arriva
al dunque la questione della nuova “Fiera” di Trieste. La
Camera di commercio sta per ottenere la concessione
per 15 anni dei Magazzini 27 e 28 del Porto Vecchio e
delle aree adiacenti. Antonio Paoletti parla di “Centro
espositivo multifunzionale” (Cem) dato che trattasi di
uno spazio espositivo per rassegne
di nicchia. Insomma una fiera in
miniatura, tenuto conto delle esigenze. La Regione, nel frattempo,
ha subito detto niet all’iniziativa
per voce dell’assessore alle attività
produttive Sergio Bolzonello: «No
a nuove Fiere mascherate da centri
polifunzionali - ha affermato, sulle
pagine de Il Piccolo, l’ assessore l’economia del Friuli Venezia Giulia ha bisogno di ben altro». Il problema principale, non
da poco tenuto conto che la kermesse è davvero tra poche
settimane è che non ci sono gli allacciamenti elettrici,
idrici e fognari. La Camera di commercio ha stimato in
1,4 milioni la cifra necessaria solo per ristrutturazione e
allacciamenti.
Intanto tutti gli attori pubblici stanno stroncando l’iniziativa; il solito Bolzonello (“Non c’è possibilità di sopravvivenza in regione per alcuna altra fiera, nemmeno
se mascherata, come in questo caso”), la presidente della
Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat, che ribadisce le
proprie perplessità date dalla genericità del progetto,
dalla mancanza di risposte e dall’assenza di un piano gestionale e di reperimento delle risorse, e rilancia l’utilizzo
del Magazzino 26, opportunamente adattato alla bisogna,
l’assessore allo sviluppo economico Edi Kraus, il quale
zione passaggeri con i principali porti dell’Adriatico, potrebbe svolgere al meglio questo ruolo. E questo potrebbe
diventare realtà con lo spostamento di alcune tra le più
grandi navi bianche da Venezia a Trieste. Quindi occorrerebbe semplicemente proporre al proponente.
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Comunque già il fatto che TriestEspresso Expo si farà è
di per sè una buona notizia. Si rischiava di perdere una
manifestazione di respiro internazionale, di vederla emigrare verso altri lidi. Si è parlato di una fiera “accampamento”, con bagni chimici, gruppi elettrogeni, per non
parlare dell’accesso agli hangar che avverrà da Largo
Santos, lungo un percorso segnato dal degrado a dall’abbandono. Bene, se così sarà significa che Trieste e il
Friuli Venezia Giulia tutto faranno una figuraccia a livello
internazionale. La cosa “positiva” è che anche Udine e
Pordenone terminano con la stessa vocale di Trieste...
La Ferriera e le prese in giro
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
TRIESTE
La Ferriera, una storia infinita. Fatta anche, e soprattutto,
di questioni nebulose, come i miasmi che continua ad
eruttare. In nome della pagnotta. Il M5S contesta il piano
industriale presentato da Siderurgica Triestina. E ne ha
ben donde per i motivi che gli esponenti pentastellati cittadini, Patuanelli e Menis, e il deputato Prodani, spiegano
uno per uno. E si evidenziano confiltti d’interesse (l’ad
di Siderurgica Triestina, Rosato, rinviato a giudizio), superficialità da parte di alcune sigle sindacali e decutazioni
dei posti di lavoro.
rinviato a giudizio proprio per aver prodotto, anni fa, quei
cumuli di materiale pericoloso. Insomma questa vicenda
sta andando avanti a “tarallucci e vino”.
“O manca qualcosa oppure si tratta di un piano industriale
per modo di dire – rincara la dose il consigliere comunale
M5S Paolo Menis. Su 172 milioni di euro, Arvedi mette
sul tavolo appena 10 milioni. Il resto arriva da altre partite.
Compresi quei 22 milioni di euro che la Ferriera vanta
dalla precedente gestione. Milioni sulla cui esigibilità è
giusto porsi più di qualche dubbio”.
“Il Piano industriale presentato da Siderurgica Triestina,
la società al 100% di Finarvedi che sta portando a compimento l’acquisto della Ferriera, è più corto e molto più
impreciso di un tema di un alunno delle elementari. Dopo
aver letto queste sei paginette non possiamo che essere
preoccupati: Arvedi mette sul tavolo solo 10 milioni di
euro, le bonifiche non esistono e 88 persone perderanno
il lavoro. Di fronte a uno scenario di questo tipo è assurdo
parlare di vittoria per Trieste”. Il MoVimento 5 Stelle
prende, quindi, una posizione netta sul caso Ferriera alla
vigilia del passaggio di mano dello stabilimento.
“L’impressione è che si voglia solo preparare il terreno
per qualcuno chiamato a gestire lo stabilimento di Servola
appena fra due anni - attacca il consigliere comunale M5S
Stefano Patuanelli -. Questo piano industriale si occupa,
infatti, solo del prossimo biennio. E i 30 anni di concessione demaniale che vanno chiesti all’Autorità portuale?
Su quali basi potrà essere concessa? – chiede il portavoce
del MoVimento 5 Stelle. Sulle bonifiche stride inoltre il
confronto con l’accordo di programma sottoscritto a gennaio quando si prevedevano 15 milioni di euro per la
messa in sicurezza dell’impianto. Chi manifestava interesse di acquisto avrebbe dovuto, infatti, presentare un
progetto per le bonifiche. Ovviamente di questo progetto
non c’è traccia mentre adesso si parla solo di messa in sicurezza dei suoli e di rimuovere i rifiuti pericolosi che
sono altra cosa rispetto alle bonifiche. E come se non bastasse l’importo è sceso a 10 milioni di euro”.
“Sui rifiuti pericolosi siamo poi al paradosso – ricorda
Patuanelli. A risolvere la situazione è chiamato l’amministratore delegato di Siderurgica Triestina Rosato che è
“Siamo seriamente preoccupati per la piega che sta prendendo questa vicenda. Anche perché – sostiene Menis –
ancora una volta con il pretesto della tutela dei posti di
lavoro viene messa in secondo piano l’emergenza ambientale provocata in tutti questi anni dallo stabilimento
siderurgico”.
Per il deputato del MoVimento 5 Stelle Aris Prodani “i
commenti postivi, se non in qualche caso addirittura entusiastici, da parte dei rappresentanti di alcune sigle sindacali, pongono il serio quesito se il piano industriale sia
stato almeno letto. Accontentarsi di questo documento e
accoglierlo passivamente senza ottenere precise e puntuali
garanzie su tempistiche degli interventi, chiarezza nella
strategia e puntuale programma degli investimenti – conclude il segretario della Commissione Attività produttive
della Camera - è un’azione irresponsabile”.
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Non ci resta che monitorare la situazione e dare spazio a
tutte le posizioni critiche, nel bene e nel male, riguardanti
il caso Arvedi-Ferriera.
L.P.
MONFALCONE
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
Ecco le osservazioni del Comune
al progetto definitivo di Smart Gas
Sono state pubblicate sul sito le osservazioni del Comune di
Monfalcone sulla procedura di Via statale relativa al progetto
definitivo per la realizzazione del terminale GNL nel porto
di Monfalcone. Ecco una sintesi.
sazione per le eventuali limitazioni di utilizzo del territorio
intorno all’area di intervento (come vincoli di inedificabilità
o eventuali fasce di rispetto) che potrebbero venire imposte
al termine delle valutazioni.
ANALISI COSTI BENEFICI
L’analisi costi-benefici, prevista dalla norma e preposta alla
valutazione degli impatti economici e sociali sul territorio
dove viene proposto l’insediamento industriale, risulta assente e pertanto non è possibile dare un giudizio sulla stessa.
Si evidenzia che tutti gli aspetti logistici, di viabilità, di
rischio e di impatto sul tessuto economico e sociale del territorio debbano essere specificati in un’analisi costi benefici
accurata che tenga conto dei diversi fattori presenti.
Si ritiene pertanto imprescindibile che il proponente, assieme
alle società coinvolte e la regione Friuli Venezia Giulia, forniscano la documentazione necessaria a un oggettivo approfondimento delle ricadute per il territorio.
ASPETTI PROCEDURALI
Il progetto presentato risulta ''subordinato'' alla realizzazione
dell’escavo del porto, si richiedono pertanto dei chiarimenti
su come questo nuovo procedimento di Via si iscriva entro
un altro diverso e separato procedimento già attivato dall’Azienda Speciale per il Porto.
IMPATTO SULLA COMPONENTE ATMOSFERA
Per quanto riguarda la fase di cantiere, si richiede:
- di evidenziare le emissioni complessive
(orarie/giornaliere/annue) riferite alla somma di tutti i mezzi
in funzione;
- visto che nel progetto viene specificato che potranno verificarsi dei picchi di emissioni di breve durata legati a particolari lavorazioni, che venga chiarita l’entità di tali picchi;
SOLUZIONI ALTERNATIVE DI LOCALIZZAZIONE
Si ritiene che non siano adeguatamente argomentate le motivazioni per le quali la localizzazione dell’impianto debba
essere ricercata solo in un’area intorno al Comune di Monfalcone invece di considerare anche soluzioni relative ad
un’area più vasta.
Per quanto riguarda la fase di esercizio, si richiede:
- per una migliore comprensione, di evidenziare il confronto
con i limiti normativi del traffico terrestre previsto;
- di esplicitare quali siano gli impatti derivanti dal traffico
marittimo sommato al traffico terrestre nel caso in cui si
presentino contemporaneamente;
COERENZA CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
Si osserva che l’impianto e il gasdotto sono compatibili con
lo strumento urbanistico generale comunale. Le altre elencate
(banchina, cassa colmata, diga, mitigazione) non sono ritenute compatibili né con lo strumento urbanistico comunale
generale né con il Piano del Porto vigente.
SICUREZZA
Si ritiene utile un approfondimento volto a chiarire i possibili
effetti dei venti dominanti sulle navi gasiere in accosto e di
eventuali provvedimenti utili ad evitare ostacoli alle procedure di emergenza in caso di avarie o incidenti ad altre unità
navali in porto ed in transito.
RISCHIO INDUSTRIALE
Si chiede che il proponente preveda una forma di compen-
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IMPATTO SULL’AMBIENTE IDRICO, FLUVIALE E
MARINO
Si chiede di argomentare in modo più approfondito la motivazione per la quale viene garantito il non utilizzo di cloro,
e di argomentare in modo più approfondito le conseguenze
ambientali che causerebbe la differenza di temperatura delle
acque di scarico nel caso che, per qualsivoglia motivo, non
fosse possibile utilizzare a regime le acque di scarico calde
derivanti della cartiera della Burgo.
Si chiede inoltre di definire quali siano gli accorgimenti che
saranno messi in atto al fine di prevenire l’inquinamento
della falda.
Il progetto poi evidenzia che gli interventi previsti provocano
una modifica alle correnti litoranee a scala locale, ma non
approfondisce l’argomento.
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
MONFALCONE
denziate eventuali criticità connesse al traffico giornaliero
di treni ferrocisterne.
IMPATTO SUOLO E SOTTOSUOLO
Si chiede che vengano previste ed esplicitate delle forme di
compensazione funzionali alla conservazione delle attività
diportistiche. Non è poi certo il completo riutilizzo in sito
del materiale scavato.
L’impatto relativo alla produzione dei rifiuti è stato stimato
''basso'' sulla base di dati relativi ad impianti simili che però
non vengono riportati, e si chiede di farlo.
TRASPORTO DEL GNL SU GOMMA
Si sottolinea che il traffico indotto, durante le fasi di cantiere
e di esercizio, non dovrà attraversare il centro cittadino, né
dovrà gravare sulla viabilità ordinaria. Per fenomeni di congestione, situazioni di emergenza, lavori ecc., eventuali percorsi alternativi dovranno essere preventivamente concordati
con l’amministrazione comunale.
IMPATTO ACUSTICO
Si ritiene che il clima acustico dello stato attuale dell'area
debba essere considerato il clima acustico di riferimento per
il confronto con la situazione post operam. Si evidenzia che,
in quest’ottica, i limiti acustici di immissione non vengono
rispettati, pertanto in queste condizioni il progetto non è
coerente con il Piano Comunale di Classificazione Acustica.
L’impatto acustico derivato dal traffico terrestre indotto non
viene poi adeguatamente stimato.
TRASPORTO DEL GNL VIA MARE
In relazione al traffico navale complessivo per la distribuzione del GNL stoccato non vengono adeguatamente approfondite le disponibilità e caratteristiche delle navi metaniere di piccola taglia.
DISMISSIONE DELL’IMPIANTO
Dalla lettura del capitolo relativo alla dismissione dell’impianto non sono rappresentati i costi delle opere previste al
ripristino. Si evidenzia che le operazioni di dismissione dell’impianto comporterebbero ingenti costi a carico della collettività, pertanto si chiede di prevedere la stipula di una fidejussione.
VIBRAZIONI
Si chiede di specificare, nel caso in cui venissero riscontrate
fessurazioni negli edifici in un congruo intorno alle aree di
cantiere, se è prevista qualche forma di risarcimento.
Si osserva che non viene trattato il possibile impatto, in particolare sugli ecosistemi, generato dalla realizzazione delle
fondazioni profonde dei serbatoi di GNL.
PIANO DI MONITORAGGIO
Si osserva che il piano di monitoraggio presentato non viene
adeguatamente approfondito, pertanto non è possibile fornire
una valutazione in merito.
IMPATTO PAESAGGISTICO
Si rileva l’assenza di fotoinserimenti significativi relativi all’impatto visivo dell’opera a progetto con vista dal mare. Si
rileva che non sono state considerate delle possibili soluzioni
di mitigazione degli impatti.
ULTERIORI CHIARIMENTI
Si chiede di chiarire se è già stata prevista un’ipotesi per la
realizzazione del futuro gasdotto in termini di tempi di realizzazione, percorsi delle tubazioni, utenze servite, etc., e,
in caso affermativo, esplicitare tali aspetti, e quali siano i
presupposti necessari affinché tale rete venga realizzata e se
gli eventuali costi siano a carico del proponente.
(red.)
VEGETAZIONE, FLORA FAUNA ED ECOSISTEMI
Si osserva che la rimozione, nel caso dei dragaggi, e l’occupazione di fondale marino, nel caso delle opere a mare,
comporterà la perdita dell’habitat di fanerogame marine
(Zostera e Cymodocea), e si osserva che le misure di mitigazione proposte per flora e fauna risultano poco approfondite.
Giovedì 25 settembre dalle ore 18.00 alle ore 20.00
MISURE DI COMPENSAZIONE AMBIENTALE
Si ritiene necessario che Smartgas S.p.A. espliciti forme di
compensazione ambientale della cui realizzazione si faccia
carico, in luogo della sola proposta di interventi.
TRASPORTO DEL GNL SU FERRO
Si osserva che nel progetto non sono adeguatamente evi-
Palazzetto Veneto, via S. Ambrogio a Monfalcone
Legambiente FVG presenta alla città le osservazioni che
ha inoltrato al Ministero per l'Ambiente a proposito del
progetto di insediamento di un Rigassificatore e le opere
connesse, al Lisert di Monfalcone. Parteciperà ilVice
Presidente di Legambiente nazionale Stefano Ciafani
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MONFALCONE
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
Via libera della Regione al dragaggio
risparmio e il corretto uso dell'ambiente.
Martedì 30 settembre, alle 20.30 nella sala conferenze
della biblioteca comunale in via Ceriani si parlerà di
''Cambiamenti climatici e crisi ambientale: quali scenari
per il nostro futuro?''. Mercoledì 1 ottobre, alle 10.30 in
teatro Comunale, si parlerà di ''Clima, energia, ambiente:
prepararsi al futuro con la conoscenza e l'impegno civile''.
Luca Mercalli, climatologo, si occupa di ricerca su variazioni del clima, efficienza energetica ed energie rinnovabili, sostenibilità ambientale.
del canale di accesso al porto
Il progetto di approfondimento del canale di acceso al porto
di Monfalcone è “compatibile con l'ambiente”.
Questo il parere dell'Amministrazione regionale nell'ambito
della procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale)
nazionale di competenza del ministero dell'Ambiente. Il parere è contenuto in una delibera approvata oggi dalla Giunta,
su proposta dell'assessore all'Ambiente, Sara Vito.
Il progetto, messo a punto dall'Azienda speciale per il Porto
di Monfalcone, prevede di dragare a una quota di meno
12,5 metri sia il canale di accesso sia il bacino di evoluzione.
I sedimenti scavati saranno versati nella cassa di colmata
già presente nella vicina zona Lisert, che sarà adeguata e
ampliata per garantire la possibilità di contenere tutti i fanghi.
Per arrivare al parere richiesto dal ministero dell'Ambiente,
la Regione ha coinvolto e richiesto osservazioni a tutti i
soggetti interessati: i Comuni di Monfalcone e di Duino Aurisina, la Provincia di Gorizia, le Aziende sanitarie "Triestina"
e "Isontina", il Consorzio per lo Sviluppo industriale, la Capitaneria di porto, le Opere marittime, l'Arpa (Agenzia regionale per la Protezione dell'ambiente). Sono arrivate osservazioni anche da parte del WWF e del Consorzio giuliano
Maricolture.
Nel formulare parere favorevole alla compatibilità ambientale, la Regione ha indicato una serie puntuale di prescrizioni
a cui ci si dovrà attenere sia nella progettazione che nella
realizzazione dei lavori di dragaggio. Queste prescrizioni
sono state formulate tenendo conto anche delle diverse osservazioni trasmesse all'Amministrazione regionale.
'L'arma dei Carabinieri per il Burlo
Garofolo'': I Memorial Vanessa Guido
Un momento di solidarietà, sport e cultura per ricordare
Vanessa Guido, la ragazza staranzanese scomparsa nel dicembre 2013 dopo una lunga malattia: tutto questo vuole
essere il memorial Vanessa Guido, in programma a Monfalcone il 27 e 28 settembre, che si unirà alla manifestazione
a favore dei bambini in cura all'ospedale Burlo Garofalo di
Trieste e alle giornate di sensibilizzazione sulla prevenzione
delle malattie al seno.
La manifestazione si aprirà il 27 settembre, con una marcia
riservata alle scuole medie inferiori del mandamento di
Monfalcone, Ronchi dei Legionari e Staranzano che vedrà
la partecipazione d in un centinaio di ragazzi. Nel pomeriggio, alle 17.00, conferenza sul tema delle malattie oncologiche aperta al pubblico, con la presenza di personale del
Burlo Garofalo di Trieste (dott.ssa Padovan) e dell’Asl 2
Isontina (il dottor Michele Luise), il direttore del reparto di
Medicina del lavoro Luigi Finotto, nonché il dottor Luciano
Antalo.
Alle 19.45 partenza della staffetta 3x1500 valida per il trofeo
Burlo Garofolo, a cui potranno iscriversi tutti i tesserati
Fidal 2014 o in possesso del certificato medico agonistico
con sottoscrizione del tesserino giornaliero.
Il 28 settembre, al teatro Comunale di Monfalcone, alle
20.30, si terrà il Gala benefico ''Heart & Soul - Music for
Children - Arma dei Carabinieri per il Burlo'', terza edizione della manifestazione ''Aiutiamo i bambini del Burlo''
per i piccoli pazienti dell’Ospedale infantile Burlo Garofalo di Trieste afflitti da patologie oncologiche, e a sostegno della Lilt, associazione per la la cura e prevenzione
delle malattie oncologiche.
Conferenze dedicata
all’ecosostenibilità
E' in partenza la seconda serie di ''Presa di coscienza:
penso energetico'', la serie di conferenze dedicata all'ecosostenibilità programmate dall'assessorato alla Cultura d
Estpiù-Isogas, sponsor della biblioteca comunale di Monfalcone.
Il 30 settembre e l'1 ottobre si terranno a Monfalcone due
forum, aperti a pubblico, condotti dal meteorologo e climatologo Luca Mercalli, che tratteranno di ''clima, energia,
ambiente: prepararsi al futuro'', sui temi dell'energia, il
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Concessa a Teseco l’area
Ro-Ro all’ex Aquila
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
PORTO INTERNAZIONALE
Rigassificatore, Prodani (M5S)
L’Autorità Portuale di Trieste ha sottoscritto, martedì 23
settembre, con Teseco l’Atto formale per la concessione
delle aree demaniali site nel comprensorio della ex raffineria Aquila, che consentirà di realizzare un terminal infrastrutturato, dotato di servizi agli utenti, con tre accosti
Ro-Ro e uno multipurpose, della superfice complessiva
di 254.000 mq., di cui 194.000 mq. su aree di proprietà
TESECO S.p.a e 60.000 mq. su aree demaniali marittime.
Sarà dunque possibile poter ormeggiare contemporaneamente quattro navi grazie alla nuova infrastruttura e ciò
costituisce un ulteriore volano di sviluppo per lo scalo
giuliano, con un investimento complessivo da parte del
privato di 90 milioni di Euro.
Il progetto, comunque conforme al P.R.P vigente, costituisce l’anticipazione di una delle opere del nuovo P.R.P
che contempla l’espansione delle aree portuali in direzione
sud-orientale.
Il nuovo terminal dovrebbe contribuire a superare le difficoltà date dalle infrastrutture insufficienti a supporto
dei traffici portuali in costante aumento, collocandosi in
prossimità agli accessi della Grande Viabilità, con diretto
collegamento alla stessa dei flussi veicolari pesanti. È
prevista anche la realizzazione del bypass ferroviario interno di Aquilinia per permettere il disimpegno del traffico
commerciale da quello privato, potenziando la rete viaria
attuale.
L’integrazione delle modalità di trasporto (nave, treno e
camion) assicurata dal nuovo terminale dovrebbe consentire il recupero funzionale della vicina stazione ferroviaria di Aquilinia (distante 1,5 km dal terminal medesimo), in considerazione dello sviluppo dei servizi Ro-La
(camion su treno) che rappresentano sicuramente
un’enorme potenzialità strategica per il porto e per gli
utilizzatori che scelgono il percorso ferroviario per l’istradamento delle merci.
Il Presidente APT Marina Monassi e il Presidente di Teseco Gualtiero Masini hanno espresso soddisfazione per
il risultato raggiunto dopo otto anni dai primi interessamenti del concessionario.
“Subito il decreto di revoca della Via ”
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“Il governo, nel rispetto delle disposizioni normative vigenti,
deve emanare immediatamente il decreto di revoca della
Valutazione di impatto ambientale (Via) relativa al progetto
presentato dalla Gas Natural per un impianto di rigassificazione del metano liquido (Gnl) a Zaule, nel porto di Trieste”.
La richiesta è contenuta in una interrogazione depositata
alla Camera dal deputato del MoVimento 5 Stelle Aris Prodani.
“Il 18 ottobre 2013 - spiega il portavoce M5S - è scaduta infatti la sospensione di sei mesi della Via per Zaule, senza
che si sia verificata nessuna delle due condizioni indicate
dal decreto per un esito positivo della Valutazione: la multinazionale spagnola Gas Natural non ha presentato proposte
di localizzazioni alternative e l'Autorità portuale di Trieste
non ha rivisto al ribasso le stime di traffico marittimo che,
già a fine 2012, hanno portato a sostenere l'incompatibilità
dell’infrastruttura con le prospettive di sviluppo dello scalo”.
“Sempre il 18 ottobre del 2013 il Ministero dell’ambiente e
della tutela del territorio e del mare avrebbe inviato anche
una missiva alla società Gas Natural concedendo 10 giorni
di tempo per presentare le proprie osservazioni al fine di
evitare la revoca della Via – ricorda il segretario della Commissione Attività produttive della Camera -. Bene, è passato
quasi un anno ma ad oggi il Ministero competente non ha
ancora emanato il decreto di revoca della Via, confermando
un silenzio assordate sul destino di questa infrastruttura la
cui realizzazione ufficialmente non è stata ancora cancellata”.
“Se è vero che oggi il rigassificatore di Zaule non figura più
nella lista dei potenziali Progetti di interesse comunitario, è
altrettanto vero che si continua a fare riferimento a una infrastruttura non meglio localizzata nell’Alto Adriatico. Per
questo – conclude Prodani – l’esecutivo nazionale deve
chiarire quale località del Nord Adriatico, così come riportata
nei documenti comunitari, sarà interessata dal progetto di
realizzazione di un rigassificatore”.
Il Grande Sogno friulano
SCENARI
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
di MARIO COTTA
Questa volta l'offensiva parte da due fronti distinti: da
un lato tre consiglieri regionali leghisti che chiedono di
cambiare denominazione alla Regione e propongono il
nome “Friuli e Trieste”; dall'altro un movimento separatista, novità assoluta per chi scrive, denominato “Res
Publica Furlane”, che avanza una proposta d'indipendenza del Friuli con relativo referendum digitale: in sostanza un nuovo piccolo stato col suo bravo “Parlament
Furlan”.
Intendimento comune, la cancellazione di nome e di
fatto della Venezia Giulia.
Per capire questi fermenti e queste iniziative bisogna
tornare indietro nei secoli, anzi, nei millenni.
Quando i Romani giunsero nelle nostre terre e fondarono
Aquileia, correva l'anno 181 a.C. ed il confine tra i
Carni, che erano Celti e che i Friulani considerano loro
progenitori, era segnato, all'incirca, dal Timavo. Nel
corso dei secoli queste terre conobbero varie signorie e
dominazioni e furono divise tra vari stati, ma i Friulani
della tradizione vollero e vogliono considerare come
loro territori quelli facenti parte del Patriarcato di Aquileia nel momento del suo
maggior splendore e della sua maggior
estensione, nei primi anni del 1200. Il Patriarcato non era uno stato, era un feudo,
ma il Patriarca esercitava la sua autorità
morale, religiosa ed anche amministrativa
su un'ampia regione, che i friulanisti
odierni definiscono Friuli Storico e sognano di ricostituire in una loro regione
autonoma o, addirittura, alcuni, in uno staterello autonomo.
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Il Friuli Storico, ancora oggi, per i suoi
sostenitori, racchiude i territori compresi
tra i fiumi Livenza e Timavo e annovera
le province di Pordenone, Udine e Gorizia,
il comune di Sappada ed il mandamento
di Portogruaro, in provincia di Venezia.
Va detto che nel corso dei secoli le condizioni storico-politico-geografiche sono
profondamente mutate, tanto che un illustre studioso, il glottologo friulano di Gorizia Graziadio Isaia Ascoli, dopo aver studiato con amore scientifico non solo la
parlata, ma anche usi, costumi e cultura di
quello che oggi è il Nord-est italiano, pubblicò in una rivista milanese, nel 1863, un
articolo in cui definiva queste terre, i cui
abitanti avevano molte caratteristiche in
comune, le tre Venezie: Venezia Euganea,
Venezia Giulia, e Venezia Tridentina.
Ascoli aveva capito, accettato e scritto,
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
SCENARI
lui, friulano di Gorizia, che la sua città, dopo oltre trecento cinquant'anni di appartenenza all'Impero asburgico
(eravamo nel 1863), non era più una città friulana e faceva parte della Venezia Giulia. Fu accusato di tradimento dai Friulani, i quali ancor oggi sostengono che
Ascoli s'inventò le tre Venezie al solo scopo di rivendicarne l'appartenenza all'Italia.
A parte il fatto che non c'era bisogno di nessun artificio
per rivendicare all'Italia terre abitate da Italiani, è veramente inqualificabile accusare uno studioso serio e rigoroso e di fama mondiale come Ascoli di aver creato e
diffuso una falsità storica per finalità estranee alla ricerca
scientifica.
Ora varchiamo il confine del Timavo e parliamo di Trieste e dell'Istria. Nel Medio Evo ed anche nei due secoli
successivi a Trieste e nell'Istria si parlava lo stesso
idioma volgare ancora oggi in uso, con i necessari aggiornamenti, nel Friuli. Quel volgare che non piaceva
per niente al padre Dante, che accomunando Aquileiesi
ed Istriani nella sua riprovazione, nel primo capitolo del
“De Vulgari Eloquentia” definisce non parlato, ma eruttato con sgradevolissimo accento il “ce fastu?” di quelle
genti. E' un giudizio che ancor oggi addolora i Friulani,
i quali comprensibilmente amano l'idioma che hanno
conservato nei secoli e che recentemente hanno elevato
al rango di lingua.
Come si diceva, i confini cambiano e l'Istria ora è divisa
tra due stati della Slavia del Sud e Trieste, fortunatamente, è al di là del Timavo. La stessa esistenza di una
città italiana al confine orientale disturba i Friulani, figuriamoci una convivenza nella medesima regione!
E' comprensibile che i Friulani vogliano quella che chiamano con affetto la “piccola patria” tutta per loro. Quello
che non si può accettare è l'ostinazione nel non voler tenere conto che nel corso dei secoli le cose sono mutate,
sono mutati e mutano i confini degli stati e sono cambiati
anche i confini del Friuli. Come pensano di convincere
Goriziani, Monfalconesi e Gradesi che sono friulani? O
che comunque le loro città appartengono al Friuli? Si
sono chiesti se Pordenone e Gorizia, che annovera nella
su provincia comuni giuliani e friulani, gradiscono variazioni all'attuale assetto regionale? Si dovrà pur verificare se sono d'accordo e se sono disposti ad accettare
la ruvida supremazia di Udine!
I politici che contano, quelli che governano la Regione,
non vogliono sentir parlare di separazione. Un mutamento marcatamente friulanista provocherebbe lacerazioni dolorose e danni difficilmente preventivabili. L'ipotizzata Trieste avulsa dalla Regione come Città
metropolitana, oltre a non essere gradita ai comuni carsici, non piacerebbe neanche ai Triestini, ove il reddito
da essa prodotto e la facoltà legislativa restassero nella
discrezionalità della Regione Friuli.
I Friulani vantano giustamente le loro industrie, ma tengono nella nella dovuta considerazione quanto frutto
portano alla Regione il porto, ancorché in un momento
difficile, e i due colossi finanziari che hanno sede a Trieste, le Generali e l'Allianz?
Non è un caso che sia stato sempre mantenuto rigorosamente segreto l'apporto finanziario che ciascuna provincia fornisce alle casse regionali. Potrebbero esserci
delle sorprese inaspettate.
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La Gazzetta Giuliana
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Maramaldo Renzi e l’assalto
al cenotafio
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
POLITICA E SOCIETÀ
La destra neoliberista al governo
minaccia e preme per l’approvazione
dello Statuto degli schiavi
di NORBERTO FRAGIACOMO
“Maramaldo, tu uccidi un uomo morto!” – gridò, secondo la tradizione, il povero Francesco Ferrucci al suo
assassino.
Oggi i panni di Maramaldo calzano a pennello a Matteo
Renzi, mercenario facondo e senza scrupoli al soldo
della Finanza internazionale (e pure del padronato nostrano, che mira ad ereditare da zio Silvio). Cinque secoli
dopo, però, le cose si fanno in technicolor: le vittime,
cioè i lavoratori, sono milioni, e ad esse si negherà persino il pallido conforto di un cenotafio. Non mausoleo:
cenotafio – perché l’articolo 18 che fa smaniare padroni
e ministri è stato profanato già due anni orsono.
Un tempo – quando il sottoscritto frequentava l’università – il meccanismo normativo garantiva una tutela efficace ai lavoratori che, ove licenziati senza giusta causa
ovvero senza giustificato motivo (oggettivo o soggettivo), potevano ottenere dal giudice un ristoro economico
e/o il reintegro. Nota bene: la scelta spettava al lavoratore, non al magistrato – e il datore era tenuto ad adeguarsi. La norma non era affatto perfetta, perché riguardava solo determinate realtà produttive (e le P.A.), non
risolveva la delicata questione dell’eventuale esecuzione
forzata del provvedimento di reintegrazione ecc., però
sanciva un principio: quello della pari dignità di padrone
e lavoratore. Quest’ultimo poteva optare per il risarcimento, ma – in astratto – la decisione toccava a lui, ed
era insindacabile. Ripeto: pari dignità – è questa la parola
chiave, e in questo senso l’articolo 18 poteva considerarsi
un monumento (alla civiltà giuslavoristica del dopoguerra).
La controriforma Fornero ha apportato al quadro notevoli
cambiamenti, depotenziando la disciplina e declassandola, appunto, a cenotafio. Attualmente le ipotesi di reintegro sono limitate a inverosimili casi di “manifesta infondatezza del fatto” – nell’evenienza di recesso per
motivi concernenti l’organizzazione aziendale, quali la
soppressione di un ufficio o un processo di “razionalizzazione” interna – e all’eventualità di accertate insussistenza o mancata commissione del fatto, ovvero di sanzione sproporzionata rispetto ad un comportamento
tipizzato dal contratto collettivo (giustificato motivo
soggettivo, cioè inadempienza contrattuale – per un approfondimento rimando a http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2012/04/prime-note-suquel-che-restadellart-18.html ). Se il licenziamento, pur ingiusto, non
rientra nella casistica testé elencata, l’imprenditore se
la caverà scucendo dei soldi all’ex dipendente (meno
che in passato, comunque).
Dal momento che lo stesso Mario Monti, all’epoca, minimizzò la portata applicativa del reintegro “per manifesta infondatezza del fatto” (introdotto in extremis per
dare un contentino ai bersaniani, che avevano l’esigenza
tutta “politica” di salvarsi la faccia), la diatriba sull’articolo 18 dovrebbe ritenersi chiusa da un pezzo – con la
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La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
POLITICA E SOCIETÀ
schiacciante vittoria del padronato locale ed internazionale. Se, in deroga all’adagio “de mortuis nisi bene”, il
dibattito si è all’improvviso riaperto le ragioni non vanno
dunque ricercate nel campo della scienza economica –
tanto più che la stessa Elsa Fornero invita alla calma,
sostenendo che gli effetti della sua riforma non sono
stati ancora pienamente valutati. Il problema è che, al
netto di grafici e formulette, la teoria neoliberista si riduce in sostanza a spirito di rapina più ideologia. Tralasciando il dato che le cortine fumogene servono ad occultare le manovre delle truppe renziane, l’abbattimento
del cenotafio è oggidì, per il Capitale gonfio di hybris,
un imperativo ideologico.
Cancellare questa norma monca è funzionale non al rilancio dell’economia (né, a maggior ragione, della domanda interna), bensì a sancire per legge l’assoluta subordinazione del Lavoro, la costituzionalizzazione della
schiavitù salariata. Gli pseudo economisti americani
hanno sempre rimproverato agli Stati europei un eccesso
di generosità distributiva: ricordo un pezzo d’inizio secolo in cui si sosteneva che i principali intralci alla crescita economica continentale fossero restrictions on firing (=restrizioni sui licenziamenti), jobless benefits
(benefici per i senza lavoro1, come da noi la cassa integrazione) e pensioni pubbliche.
Quella Bibbia diabolica sta oggi sulla scrivania di Matteo
Renzi, il premier più liberista che questo infelice Paese
abbia mai conosciuto – anche il più spudorato, se si
tiene a mente il suo brillante percorso lavorativo nell’impresa familiare. Per il momento, il Jobs act renziano
è un aborto clandestino. Sin dagli esordi il prestigiatore
toscano ci ha abituati al gioco legislativo delle tre carte:
testi ufficiosi, semiufficiali, bozze mutile che appassiscono in un pomeriggio – all’ultimo arriva, sotto forma
di diktat, la zampata. Nulla stupisce l’osservatore nella
condotta del fiorentino: non l’odiosa arroganza da bulletto figlio di papà, non la retorica da bar sport 2.0, non
la riduzione della realtà a caricatura né la pochezza culturale nascosta dietro quel faccione, ennesima maschera
del subdolo neoliberismo fintamente di sinistra. Anche
i comprimari recitano secondo abitudine: le venderigole
forziste perpetuano l’inganno ai danni dei miopi elettori
piddini, facendoli abboccare all’amo del nome improprio
“sinistra”, mentre in tivù i Sansonetti gigioneggiano e
divagano, incapaci di riconoscere l’intima natura di
Renzi e del suo esecutivo da vetrina. Perso qualsiasi
freno inibitorio, Giorgio II coglie ogni occasione per reclamizzare neoliberismo ed istituzioni europee: persino
all’inaugurazione dell’anno scolastico l’ex migliorista
ha fatto outing per il Jobs act, tuonando che “L’Italia
non può restare prigioniera di corporativismi e conservatorismi” e che non ci si “deve chiudere nei vecchi recinti nazionali e sbraitare (sic!) contro l’Europa”. Insomma, l’Italia ha un arbitro che, avvezzo a inventarsi i
rigori, li tira pure, ma neanche questa è una primizia: il
Presidente super partes è buono per i manuali e le pellicole in costume.
Nulla stupisce – dicevo – se non (al limite) l’assenza di
reazioni che vadano al di là di qualche ora di sciopero,
preannunciata e da confermare.
In verità, l’abolizione dell’articolo 18 è solo la ciliegina
su una torta di cui – anche senza averla vista – già sentiamo l’odore nauseabondo: il nuovo “contratto a tutele
crescenti” dovrebbe definirsi “a tutele evanescenti”, perché si risolve di fatto in una stabilizzazione del precariato, in un susseguirsi di periodi di prova triennali. Un
minuto prima dello scoccare del triennio (e dunque del
dispiegarsi della “piena tutela” in tutta la sua magnificenza) il coscienzioso padrone caccia il lavorante, che
così potrà provare l’ebbrezza di ricominciare da capo…
due, tre, quattro volte, finché morte non lo separi dalla
quotidiana fatica, visto che la pensione sarà come Itaca
per l’equipaggio di Ulisse: una chimera. Ma questa “tutela piena”, poi, in cosa consisterà? Escluso il reintegro,
potrebbe concretarsi in una sommetta di denaro, di cui
beneficerebbero – l’abbiamo già visto – i più fortunati e
“insostituibili” fra i lavoratori; agli altri toccherebbe,
forse, “una bella festa e una sigaretta… a testa!”, come
dice una canzone destinata a tornare di moda.
Sembra che tra gli ingredienti della controriforma ci saranno anche il demansionamento e un controllo a distanza del lavoratore con strumenti elettronici: in breve,
si torna indietro di 44 anni, e la stima è per difetto.
Per il nuovo “Statuto dei lavoratori” caldeggiato da
Renzi, Napolitano e dai loro amici finanzieri (oltre che
da Squinzi: dove mangiano gli squali ci sono briciole
anche per i pesci pilota) propongo allora un nome consono: Statuto degli schiavi. In fondo, i “suggerimenti”
di quel datato articolo in inglese sono stati compiutamente recepiti: il licenziamento sarà libero, assistenza e
previdenza memorie di un passato troppo “socialista”
per piacere a banche, multinazionali e fondi pensione.
Che dire, compagni? Che questa genia va fermata, prima
che ci espropri del rimasuglio di diritti e di quel bene,
invisibile e prezioso, che si chiama dignità umana!
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CULTURA
La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
Al Rossetti dal 3 al 5 ottobre
Le dodici candeline di Le nuove rotte del Jazz
La dodicesima edizione de Le nuove rotte del Jazz, organizzata dal Circolo Controtempo, quest'anno dedicherà particolare attenzione sia alle nuove proposte che ai nomi di
spicco della scena jazz internazionale. Caratterizzata da
scelte alternative al circuito mainstream si rivolge ad un
pubblico che sente la necessità di scoprire nuovi percorsi
musicali che si spingono oltre alla frontiera del jazz.
Per la prima volta un'edizione delle NRJ sarà ospitata nell’intima Sala Bartoli del Teatro Politeama Rossetti consentendo una maggior empatia e scambio tra pubblico e musicisti. Lo spettatore potrà godere di un’acustica e di una
visibilità ottimale e apprezzare più intensamente i concerti.
Quattro concerti che si distribuiranno in tre giornate, intitolate: Solar, Next Generation e Legend.
Dal jazz iberico di José Luis Gutiérrez, uno dei più importanti musicisti della nuova scena spagnola, proseguendo
verso una promettente nuova generazione di musicisti tutta
da scoprire nella serata Next Generation durante la quale
potremo assistere a due concerti. Nel primo la cantante norvegese Mari Kvien Brunvoll, proporrà una fresca sintesi
creativa fra voce e elettronica, nel secondo ascolteremo una
delle nuove realtà del panorama jazz francese, l’EYM Trio.
Chiuderà la rassegna la serata Legend, con il concerto del
chitarrista jazz belga Philip Catherine referente indiscusso
della storia del jazz europeo in duo con il giovane pianista
italiano Nicola Andrioli partner creativo di Catherine sia in
studio che in tournée.
Il pubblico sarà inoltre invitato a partecipare all’evento speciale proposto da NRJ: la presentazione del nuovo libro "Il
suono del nord" di Luca Vitali giornalista che da anni segue
con grande dedizione l’effervescente scena jazz norvegese.
Il faro delle Nuove Rotte del Jazz, tra contaminazioni, avanguardie e tradizioni ci guida ancora una volta lungo nuove
rotte musicali, eterogenee ma che si possono incrociare guidando i “naviganti” alla scoperta del variegato universo
jazz.
PROGRAMMA
SOLAR
Venerdì 3 ottobre, ore 20.30
JOSE LUIS GUTIÉRREZ Iberjazz Quartet (Spagna)
José Luis Gutiérrez: sax e dream percussion – Pedro Medina:
chitarra flamenco – Marco Niemietz: contrabbasso - Lar
Legido: batteria e percussioni
NEXT GENERATION
Sabato 4 ottobre, ore 20.00
MARI KVIEN BRUNVOLL(Norvegia)
Mari Kvien Brunvoll: voce, live sampling, electronics, percussioni, zither, kalimba
Sabato 4 ottobre, ore 22.00
EYM Trio (Francia)
Elie Dufour: pianoforte - Yann Phayphet: contrabbasso Marc Michel: batteria
JAZZ GUITAR LEGEND
Domenica 5 ottobre, ore 20.30
PHILIP CATHERINE & NICOLA ANDRIOLI Duo (Belgio – Italia)
Philip Catherine: chitarra – Nicola Andrioli: pianoforte -
“altripercorsi” e rush finale
per confermare gli abbonamenti al Rossetti
“Ultimo incontro di presentazione della stagione del Teatro
Stabile del Friuli Venezia Giulia, venerdì 26 settembre alle
ore 18 al CaféRossetti: si parlerà del cartellone “altripercorsi”. Verranno proposti contributi video e saranno presenti
diversi artisti ospiti: Nada R.Bric, Paola Bonesi, Lino Marrazzo, Alessandro Mizzi. Venerdì 26 è anche l’ultimo giorno
in cui confermare gli abbonamenti a turno fisso: da martedì
30 settembre i posti non riconfermati saranno messi a disposizione di tutti gli interessati”.
Venerdì 26 settembre si terrà l’ultimo dei tre incontri di
presentazione dei cartelloni del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: alle ore 18 al Café Rossetti si parlerà di altripercorsi.
Un programma notevole, quello di altripercorsi che quest’anno raduna ben 27 titoli e armonizza –concentrandosi
sulla proposta d’autore contemporaneo – opere di artisti
italiani e internazionali a creazioni di talenti del territorio,
alcuni dei quali saranno coinvolti nella presentazione.
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La Gazzetta Giuliana
lunedì 22 settembre
dal 3 al 5 ottobre 2014
Sala Bartoli
LE NUOVE ROTTE DEL JAZZ 2014NRJ edizione XII
dal 22 al 26 ottobre 2014
Sala Assicurazioni Generali
FINIS TERRAE
Di: Gianni Clementi
da un’idea di Antonio Calenda
Regia: Antonio Calenda
Interpreti: Nicola Pistoia, Paolo Triestino e con Francesco Benedetto e Ismaila Mbaye, Ashai Lombardo
Arop, Moustapha Dembélé, Moustapha Mbengue,
Djibril Gningue, Ousmane Coulibaly, Inoussa Dembele, Elhadji Djibril Mbaye, Moussa Mbaye
lunedì 27 ottobre 2014
Sala Assicurazioni Generali
ANTONIO ALBANESE "Personaggi"
Di: Michele Serra e Antonio Albanese
Regia: Giampiero Solari
Con: Antonio Albanese
dal 28 al 29 ottobre 2014
Sala Assicurazioni Generali
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Di: Mattia Torre
Regia: Mattia Torre
dal 28 ottobre al 2 novembre e
dall'11 al 16 novembre 2014
Sala Bartoli
IL MAGO DI OZ
Di: tratto da “Il Mago di Oz” di L. Frank Baum
Adattamento teatrale di Adriano Braidotti
Regia: Luciano Pasini
Con: gli allievi del Laboratorio StarTs Lab
Giovedì 30 ottobre 2014
Sala Assicurazioni Generali
NOA in concerto - "Love Medicine"
Con: Noa
AGENDA
Dal 24 al 31 ottobre
2 novembre
IL RE PASTORE
DI: Wolfgang Amadeus Mozart
ambientato nella cornice neoclassica della copia
scenografica del Teatro Olimpico di Vicenza di Palladio.
Tra gli interpreti principali Eva Mei e Tony Bardon
diretti dal M° Francesco Lanzillotta.
dom 28 settembre 2014
Teatro Miela
Trieste Next
SANTORIO SANTORIO E LA RICERCA
DELL’ENERGIA PERDUTA
Spettacolo a cura dell'Università di Trieste.
organizzazione: Comune di Trieste / Università degli
Studi di Trieste / veneziepost
dall' 8 al 10 ottobre 2014
Teatro Miela
LA COSCIENZA DI ZENO SPIEGATA AL POPOLO GOULASH BLUES EXPLOSION
Di: Stefano Dongetti, Alessandro Mizzi, Paolo Rossi
con la collaborazione di Riccardo Cepach
Regia: Paolo Rossi
Con: Laura Bussani, Stefano Dongetti, Alessandro
Mizzi
lun 20 ottobre 2014
Teatro Miela
MARCO CAPPELLI ACOUSTIC TRIO
special guest OSCAR NORIEGA
dal 29 ottobre al 3 novembre 2014
Teatro Miela
TRIESTE SCIENCE+FICTION
Festival Internazionale della Fantascienza
XIV edizione
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