GREEN WALLS IN THE DESERT Reattori DWP nel

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MICROALGAE AT WORK
Algae food and freshwater in arid lands
Reattori GWP (Green Wall Panel) integrati per la coltura di
microalghe edibili nel deserto
Le microalghe
Reattori Green Wall Panel (F&M S.r.l.)
Premessa
L’agricoltura tradizionale non sembra in grado di
poter aumentare nei prossimi anni la produzione
di derrate alimentari, ed in particolare di proteine,
al punto da poter soddisfare le esigenze crescenti
della popolazione mondiale. Non è solo questione
di quantità. La produzione di alimenti sarebbe già
oggi sufficiente a coprire le necessità dell’intera
popolazione mondiale, ma gli alimenti non sono
equamente distribuiti e 3 miliardi di persone non
ricevono un apporto energetico e proteico adeguato.
Le cause di fame e malnutrizione sono complesse, ma
certamente ha un ruolo non secondario la povertà
di alcune regioni del sud del mondo che si traduce
nell’impossibilità di avere accesso al cibo anche se
le famiglie spendono per il cibo fino al 90% del loro
reddito. L’aumento di produzione di alimenti nei paesi
del nord ricco non si traduce in una reale maggiore
disponibilità per tutti. Tra le possibili soluzioni vi è quella
di creare le condizioni perché le popolazioni povere
del mondo possano produrre localmente il proprio
cibo. Purtroppo molte di queste regioni non sono
vocate all’agricoltura tradizionale mancando delle
necessarie risorse finanziarie e naturali. La produzione
di cibo in molti paesi del sud del mondo, e specie in
Africa, è, e lo sarà sempre di più, fortemente limitata
dalla scarsa disponibilità di acqua dolce e suoli fertili
e dai cambiamenti climatici già in atto.
Le microalghe hanno composizione biochimica
bilanciata, un alto tenore proteico (50% e oltre) e
vitaminico ed interessanti contenuti di nutrienti e
sostanze bioattive. Perché non farne alimenti? Le
colture algali possono produrre 20-30 tonnellate
di proteine per ettaro (più di 20 volte rispetto
alle migliori colture agrarie) anche in climi aridi.
Potrebbero quindi integrare gli alimenti tradizionali
nella dieta di molte popolazioni, specie dell’Africa
sub-sahariana e di altre regioni aride o semiaride dove non esistono le condizioni climatiche
e pedologiche per un’agricoltura efficiente.
L’elemento forte alla base di una “rivoluzione
algale” è la sostenibilità di questo tipo di coltura,
data non solo dalla maggiore produttività e dal più
efficiente uso del suolo. A differenza delle colture
agrarie tradizionali, le colture di microalghe si
possono realizzare su terreni desertici o marginali
utilizzando acqua di mare o salmastra, senza
ricorrere all’uso di pesticidi e con un efficienza
d’uso dei fertilizzanti vicina al 100%. Seppure
idonee ad essere utilizzate come alimento in toto,
le biomasse algali possono venire estratte per
ottenere proteine e componenti nutrizionali di
alto valore biologico, ed i residui dell’estrazione
possono essere fermentati per ottenere biogas
o bioetanolo, o utilizzati per produrre olio
combustibile. I limiti principali della tecnologia
delle microalghe come fonte di alimenti sono oggi
il costo elevato del processo produttivo (dovuto
soprattutto all’elevato costo della manodopera)
ed un bilancio energetico non sufficientemente
positivo, il che fa si che ad oggi le colture algali
siano usate solo per ottenere prodotti di alto valore
aggiunto (nutraceutici). Tuttavia, tali valutazioni
sono state elaborate per impianti industriali nei
paesi sviluppati, e non considerano la produzione
di alghe nei villaggi poveri delle zone desertiche
del mondo. Queste aree (ad esempio l’Africa subsahariana) sono naturalmente vocate per le colture
algali, sia per disponibilità di radiazione solare che
di vaste estensioni di terre non fertili. Stabilire colture
algali come fonte di cibo e reddito in queste zone
richiederà un impegno sostanziale di risorse ed
una chiara volontà politica, partendo ovviamente
dalla disponibilità di adeguate soluzioni tecniche.
Competenze del gruppo proponente
Grazie alle innovative tecnologie messe a punto che
trovano oggi applicazione in numerosi progetti di ricerca
e impianti commerciali anche all’estero, e forte di una
tradizione di oltre 50 anni, il gruppo di algologi fiorentini
è tra i primi a livello internazionale per la ricerca sui
biocombustibili e gli alimenti funzionali da microalghe.
Gli algologi del DISPAA ed i ricercatori di Fotosintetica
& Microbiologica Srl (F&M Srl), spin-off dell’Università di
Firenze, partecipano a tre progetti europei (BIOFAT, GIAVAP,
Fuel4me) finalizzati a valutare il potenziale delle microalghe
come fonte di biocombustibili, alimenti e molecole di
alto valore aggiunto e sono partner di importanti gruppi
internazionali sulle applicazione energetiche ed alimentari
delle microalghe.
raccolta di A. platensis in Ciad
Innovazione proposta:
Reattori GWP (Green Wall Panel) integrati per la
coltura di microalghe edibili nel deserto.
I reattori GWP (Green Wall Panel) della Fotosintetica
& Microbiologica Srl (www.femonline.it) sono stati di
recente modificati ed integrati in modo da renderli
idonei alla coltivazione di specie algali termotolleranti
su acqua di mare. Al fine di conseguire un bilancio
energetico ed ambientale favorevole, i sistemi GWP
di ultima generazione (GWP III) sono stati integrati con
celle fotovoltaiche in grado di coprire interamente le
esigenze energetiche della coltivazione senza ridurre
la produttività della coltura, e modificati al fine di
consentire il riciclo del flusso gassoso esausto ancora
ricco in CO2, il recupero dell’ossigeno fotosintetico e la
produzione di acqua dolce da acqua di mare, oltre a
quella della biomassa algale. Il GWP III-500 è un’unita di
500 m2 in grado di produrre, mediante coltura di ceppi
algali edibili, 3 kg di proteine al giorno, oltre a vitamine,
acidi grassi ed altri fattori nutrizionali essenziali a partire
dalle risorse disponibili nelle zone aride e desertiche
(luce solare, acqua salmastra, fertilizzanti).
Tradizione
Alghe come cibo non sono una novità in Africa.
Le popolazioni Kanembu delle rive orientali del
lago Ciad da secoli usano nella loro dieta come
integratore vitaminico e fonte proteica una microalga
procariotica (Arthrospira platensis) che cresce
spontaneamente in laghetti alcalini permanenti o
temporanei delle regione del Kanem (Abdulqader,
Barsanti, Tredici, 2000).
Ricerche future
Oltre ai pannelli GWP sviluppati negli ultimi anni, sono
allo studio reattori tubolari ed “a bolla” galleggianti
che presentano il vantaggio di un ridotto dispendio
energetico per il rimescolamento della coltura ed
assenza della necessità di termoregolazione con
notevoli riduzione dei consumi energetici. I numerosi
laghi delle zone desertiche dell’Africa, dove spesso
sono reperibili grossi quantitativi di CO2 fossile, sono
la naturale collocazione di questi innovativi sistemi di
coltura.
celle fotovoltaiche
aria + CO2
acqua di mare
Modulo di un GWP III - 500
raccolta coltura