La coppa del mondo e tutte le altre I trionfi sportivi nascono a Paderno

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ATTUALITÀ
Mercoledì 26 febbraio 2014
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“
[Ansa]
E ancora chi si occupa della sua manutenzione. Cioè la decina di operai che lavora
proprio alla Bertoni. Il trofeo, infatti, torna
a Paderno Dugnano prima dell’inizio dei
Mondiali: solitamente c’è la base di malachite da consolidare, oppure la doratura
da lucidare. Manutenzione, per l’appunto. Quindi torna nella sede della Fifa a Ginevra, da dove si sposta nell’imminenza
dell’inizio della competizione, tra cerimonie e tour. Al momento della premiazione
viene sollevata dai campioni del mondo,
ma poi fa ritorno in Svizzera: ai vincitori
viene invece consegnata una copia in metallo dorato, anche questa prodotta dalla
Bertoni.
 È la Coppa «dalle
grandi orecchie» per
via dei manici. È alta
62 cm e pesa 7,5 kg
CHAMPIONS LEAGUE
La coppa del mondo in oro, 18 carati, pesa sei chili [web]
[LaPresse]
Una storia cominciata negli anni ’70
 D’argento, senza
manici, questo trofeo
pesa 15 kg e poggia
su una base di
marmo giallo
[web]
UEFA EUROPA LEAGUE
 Ha la forma di
un vaso allungato.
Alla base una sorta
di treccia. Alta 58
cm, pesa 12,2 kg
. SUPERCOPPA UEFA
VIETATO RIPRODURLE
L’azienda è diretta dalla poco più che
trentenne Valentina Losa, che ha ereditato
il fiore all’occhiello della famiglia. Restando sul calcio la Bertoni, come detto, realizza anche i trofei delle più importanti competizioni calcistiche europee (la Coppa
Uefa e la Supercoppa sono anch’esse creazioni
di Gazzaniga, mentre la
Champions è opera di
un orafo svizzero). La
collaborazione con la
Uefa è nata nella metà
degli anni Settanta, cioè
subito dopo la vittoria
dell’appalto per la produzione della Coppa del
Mondo. E poi però ci sono pure i trofei “minori”,
come la Coppa d’Africa,
quella d’Austria e un’infinità di altre coppe in
palio in tornei e campionati del mondo arabo
(dove vanno forte pure i distintivi militari),
le cui richieste rappresentano addirittura
metà dell’intero fatturato dell’azienda. E
sempre alla Berloni nascono pure le coppe
del mondo di lotta, baseball, pallavolo.
«Seguiamo tutto noi, dal disegno alla spedizione» racconta Losa. «I nostri prodotti
vengono lavorati tutti a mano ed escono
senza il minimo difetto: questa è la nostra
forza».
Non provate però a telefonare e chiedere una riproduzione della coppa del mondo: non è possibile. «Alcuni calciatori ce
l’hanno chiesta, ma la Fifa ultimamente
non dà più il permesso». È infatti necessaria la sua autorizzazione per realizzare una
copia della trofeo. Questo perché la Bertoni non è proprietaria dei diritti di sfruttamento della coppa, ma ne è solo un licenziatario: è la Fifa a detenerne tutti i diritti,
che possono poi essere eventualmente rivenduti agli sponsor. Insomma, per possedere quel trofeo bisogna vincerlo sul
campo. E se in Brasile non sarà la nostra
Nazionale ad aggiudicarselo, pazienza:
pensate che ad essere portato in trionfo è
comunque un pezzo d’Italia.
La coppa del mondo e tutte le altre
I trionfi sportivi nascono a Paderno
La Gde Bertoni produce nel Milanese i trofei delle maggiori competizioni calcistiche (e non
solo). Quello che sarà in palio in Brasile deve passare dall’officina per la manutenzione
::: FRANCESCO PAOLO GIORDANO
PADERNO DUGNANO (MILANO)
:::
 Hinterland di Milano. Al confine tra
Paderno Dugnano e Cusano Milanino c’è
un caseggiato rosso, cancellate anonime
in basso e finestroni dozzinali in alto. Nessuno sospetterebbe che qui è nata la Coppa del Mondo: sì, proprio quella sollevata
da Zoff nel 1982 e da Cannavaro nel 2006. È
questa la sede della Gde Bertoni, una piccola officina alle porte della metropoli
lombarda che, oltre al trofeo dei Mondiali,
realizza pure quello che si assegna alla
squadra vincitrice della Champions League, e poi l’Europa League, e la Supercoppa Europea. E molti altri trofei agognati da
campioni e tifosi di tutto il mondo.
IL CREATORE GAZZANIGA
Era il 1970 quando la Coppa Rimet, la
vecchia Coppa dei Mondiali, andò in pensione, perché il Brasile, dopo averla vinta
per tre volte, si arrogò il diritto di tenerla
con sé per sempre. Due anni dopo, la Fifa
decise di bandire un concorso per la creazione di una nuova coppa. E, tra i 53 pro-
::: CLAUDIA OSMETTI
 Più di un giovane su due vive
con la paghetta di mamma e papà. Lo
dice la Coldiretti che, in una recente indagine effettuata in collaborazione con
Ixè (“Crisi: i giovani italiani e il lavoro
nel 2014”), parla chiaro: oggi il 51% dei
trentenni italiani vive grazie agli aiuti
economici dei genitori. Poi subentrano
le mance dei nonni e degli altri parenti,
che per un altro 3% rappresentano
l’unico modo per sbarcare il lunario.
Tutti bamboccioni? No, non è così.
Quelli di mammà non sono - in molti
casi - soldi comodi, sono semplicemente soldi necessari. Perché rimboccarsi le maniche lontani dal divano di
casa (come direbbe John Elkann) non
sembra spaventare troppo i nostri ragazzi. Il problema è che non sempre ne
hanno occasione. Così il 23% degli in-
LA SCHEDA
L’OFFICINA
La Coppa del Mondo, la stessa sollevata
da Zoff nel 1982 e da Cannavaro nel 2006,
viene realizzata in una piccola officina
(Gde Bertoni) alle porte della metropoli
lombarda, al confine tra Paderno Dugnano e Cusano Milanino
IL CONCORSO
Nel 1970 la Coppa Rimet
andò in pensione; due anni
dopo la Fifa bandì un concorso. Tra i 53 progetti arrivati da tutto il mondo, fu
scelto il disegno del milanese Silvio Gazzaniga (nella
foto Ansa), allora direttore artisticodellaBertoniche colsuostaff,realizzò una coppa in oro a 18 carati e del peso di
6 chili
CHI LA PUÒ TOCCARE
Quella coppa è una sorta di reliquia, in pochi la possono toccare: chi la vince, i dirigenti Fifa e chi si occupa della sua manutenzione, ovvero gli operai della Bertoni. Il
trofeo torna infatti a Paderno Dugnano
prima dell’inizio dei Mondiali
getti arrivati da tutto il mondo, fu scelto il
disegno del milanese Silvio Gazzaniga, allora direttore artistico della Bertoni. Insieme al suo staff, realizzò una coppa in oro a
18 carati e del peso di circa 6 chili. «Le linee
sorgono dalla base, si elevano avvolgendosi a spirale e si chiudono per contenere il
mondo. Dalla tensione dinamica del
corpo compatto della scultura si
delineano le figure di due
atleti raffigurati nell’esaltazione della vittoria»: questa
è la descrizione che lo stesso Gazzaniga fece della
sua creazione. Al contrario
della Rimet, nessuno la può
possedere per sempre. Ma
nel 2038 non ci sarà più spazio
per incidere i nomi delle squadre
vincitori: che cosa succederà? Per il momento nessuno ci ha ancora pensato.
DORATURA E LUCIDATURA
Quella coppa è dunque una sorta di reliquia: in pochi la possono toccare e prenderla tra le mani. Chi può? Chi la vince, innanzitutto. E poi i dirigenti e i delegati Fifa.
Statistiche e diritto di famiglia
È la legge che obbliga a mantenere i «bamboccioni»
tervistati si dice disposto anche a fare
lo spazzino pur di arrivare a fine mese.
Mentre il 27% lavorerebbe in un call
center e il 36% non avrebbe grossi problemi a fare il pony express: tutte occupazioni un tempo ritenute poco appetibili, ma che nell’ottica del “meglio di
niente” riacquistano interesse. Insomma, se un giovane su tre è disposto ad
accettare un orario di lavoro più pesante e a parità di stipendio, oppure
uno stipendio inferiore ai 500 euro ma
a parità di orario, bollare gli under 40 di
oggi come “scansafatiche” e “fannulloni” forse non è del tutto corretto. Con
buona pace del rampollo di casa
Agnelli.
In questo senso c’è chi si è accorto
della situazione e, lungi dall’accusare
questi giovani di credere poco nella
propria autonomia, ha cercato di regolarizzarla. Il legislatore, ad esempio.
Già, perché la recente riforma del diritto di famiglia che è entrata in vigore
soltanto qualche settimana fa l’argomento l’ha toccato. Eccome. Ora i genitori - entrambi, viene specificato, sono obbligati dal codice civile al mantenimento dei figli anche oltre la maggiore età, fino cioè al raggiungimento
dell’«indipendenza economica».
Certo, la ratio - come dicono i giuristi - di queste disposizioni risiede tutta
nei numeri della crisi economica che
ha costretto molti giovani a ridimensionare le proprie aspettative. Non è
un mistero che oggi il maggiorenne
che riesce a campare con le sue sole
forze sia merce rara. Complici una ripresa che tarda ad arrivare e un sistema lavoro poco incline a nuove assunzioni. Tutte obiezioni sacrosante, intendiamoci.
E infatti l’ultimo rapporto sulla coesione sociale dell’Istat conferma queste difficoltà. Il 61,2% degli under 35 vive ancora a casa con i genitori: sono 6
milioni 964 mila i giovani tra i 18 e 34
che non riescono a garantirsi una vita
fuori dal nucleo famigliare. I più restii a
prendere la porta di casa sono i ragazzi
del Sud e i maschi battono le femmine.
Quasi 7 ragazzi su 10 vivono ancora
con i genitori, cioè il 68,3% del totale
(mentre le loro coetanee che decidono
di restare da mamma e papà sono quasi un milione in meno). Altro che «vado
a vivere da solo», per dirla con Jerry Calà.
Uno sguardo complessivo che lascia
abbastanza disorientati. Da un lato la
fotografia del Paese è impietosa: sempre meno giovani indipendenti e sempre più dita puntate (più o meno pregiudizievolmente) contro questa mancanza di autonomia - colpa-loro-chenon-si-danno-da-fare, dicono in tanti.
Dall’altra una legislazione che prende
atto della situazione e la “legalizza”,
senza tentare di fare molto di più per
migliorarla. Come se bastasse ricordare ai genitori i loro obblighi verso i figli
per superare una crisi occupazionale
che dilaga.
Bamboccioni, dunque. Anche per
legge.