35 Petroniana - Polisportiva porta saragozza

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Transcript 35 Petroniana - Polisportiva porta saragozza

35
a
BOLOGNA - 9 NOVEMBRE 2014
Manifestazione ludico motoria
Un indimenticabile
piccolo grande uomo
Dal mitico Tor al mini
trail Fuoriporta
Riflessioni del
“classificatore”
Ho sfidato i giganti,
e mi sono perso
nell’immensità
PPS: dal faceto al serio
La corsa e la vita
Triathlon
La Petroniana
La Petroniana è una rivista
annuale della Polisportiva
Porta Saragozza. Distribuita
gratuitamente, tiratura duemila
copie.
Direttore responsabile:
Ugo Cennamo
Autorizzazione del Tribunale
di Bologna n. 5691 del 14
febbraio 1989.
Stampata in settembre 2014
Grafica e impaginazione:
Andrea Pirondini
Stampa: Tipolito Pieffepi
Realizzazione sito web:
Massimo Amato
Come contattarci
La nostra è una camminata a carattere ricreativo ludico-motoria a cui
tutti possono partecipare versando
la quota di euro 2,00.
INDICE
Un indimenticabile piccolo grande uomo........................................... 6
Riflessioni del “classificatore”............................................................... 8
PPS: dal faceto al serio.........................................................................10
Dal mitico Tor al mini trail Fuoriporta..............................................12
Ho sfidato i giganti, e mi sono perso nell’immensità......................14
La corsa e la vita....................................................................................17
Triathlon.................................................................................................18
La Polisportiva Porta Saragozza ringrazia
Tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della “35ª Petroniana”:
il Preside della Facoltà di Ingegneria,
il presidente del Comitato Podistico Bolognese Angelo Pareschi,
la Conserve Italia,
la Banca Popolare di Milano,
la Fondazione dei Dottori Commercialisti di Bologna,
la M.G. Elettromeccanica,
l’Ingros Carni,
la Trattoria Boni,
le edicole che collaborano alla distribuzione della rivista,
ed inoltre tutti i Signori Inserzionisti.
Per ulteriori informazioni, per iscriversi alla camminata o alla polisportiva vi invitiamo a:
Comunicato importante
per chi vuole praticare il triathlon
• visitare il nostro sito web
www.polisportivaportasaragozza.it
La Polisportiva Porta Saragozza dal 2008 ha anche la sezione triathlon.
• inviare e-mail all’indirizzo
[email protected]
• inviare fax al numero 051
6446424
• telefonare al martedì sera dalle
20,00 alle 22,00 al numero
0516446424
• venire in sede in via s.caterina 3/a
al martedì sera dalle 20,00 alle
22,00. Vi aspettiamo
chi è interessato a praticare questa affascinante disciplina può farlo iscrivendosi alla nostra società. Abbiamo una sessantina di triathleti che praticano le
diverse specialità dallo sprint, alla portata di tutti, al più impegnativo olimpico, al 70.3 per finire con il “mitico” ironman.
Abbiamo anche specialisti dell’X-terra (un triathlon affascinante che prevede percorsi sterrati con impegnativi dislivelli da affrontare con la mountainbike e poi di corsa).
Il primo mercoledì di ogni mese in sede alle ore 21, i più esperti sono a
disposizione di chi volesse informazioni sulla disciplina.
Per chi volesse cimentarsi con la bicicletta, anche senza fare gare di triathlon, si organizzano uscite collegiali il sabato mattina APERTE A TUTTI.
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POLISPORTIVA
PORTA SARAGOZZA
Bologna - Via S. Caterina n. 3/A
Tel e fax 051-6446424
E-mail: [email protected]
www.polisportivaportasaragozza.it
CAMMINATA
REGOLAMENTO
CAMMINATA ALTERNATIVA
2 Il ritrovo è fissato per le ore 7,30 di domenica 9 novembre 2014 all’interno della Facoltà di Ingegneria
in fondo a Via Risorgimento dove potranno parcheggiare evitando di causare danni alle piante e
alle cose soltanto gli automezzi dei capigruppo
(da Via Saragozza prima a sinistra Via Albergati,
poi a sinistra si arriva all’ingresso della Facoltà).
La “camminata” ludico motoria è di km 15,300 con
partenza alle ore 9,00 e con il seguente percorso:
Facoltà di ingegneria (partenza), Vallescura, Cino
da Pistoia, Petrarca, S. Mamolo, Roncrio, Goffreda,
Colli, Pozzetti, di Gaibola, del Genio, Felice Battaglia,
Saragozza, Albergati e arrivo facoltà di Ingegneria.
È prevista anche una “alternativa” di km 7 con partenza alle ore 9,00 e con il seguente percorso: Facoltà
di ingegneria (partenza), Vallescura, Cino da Pistoia,
Petrarca, Osservanza, Genio, Felice Battaglia, Saragozza, Albergati e arrivo facoltà di Ingegneria.
TRAIL
Per chi vuole provare un’esperienza di un percorso
trail abbiamo inserito un tracciato misto asfalto-sterrato di circa 10 km con partenza alle ore 9,00 dalla
Facoltà di ingegneria, Vallescura, Cino da Pistoia,
Petrarca, Osservanza fino al cancello del percorso
CAI 904; si seguirà il sentiero che porterà a Villa Chigi, poi all’eremo di Ronzano e sempre su sterrato si
arriverà a Via di Gaibola. Poi su asfalto si arriverà al
Genio, Felice Battaglia, Saragozza, Albergati e arrivo
facoltà di Ingegneria. I nostri esperti di trail vi accompagneranno lungo tutto il percorso.
PREMI
A tutti gli iscritti verrà consegnato un pack di 3 brik da
200 ml di nettare di pesca Yoga.
SERVIZIO DI RISTORO
I posti di ristoro saranno tre: uno lungo il percorso della “camminata” dopo circa 6 km e mezzo, uno a inizio
via del Genio per tutti i percorsi e l’ultimo all’arrivo.
1 Le iscrizioni per i Gruppi si riceveranno a partire da
Martedì 4 novembre a venerdì 7 novembre 2014,
dalle ore 20 alle ore 22 telefonando o a mezzo fax
allo 051-6446424 o via mail: polportasaragozza@
fastwebnet.it Le iscrizioni dei singoli si riceveranno
fino a mezz’ora prima della partenza.
3 Con l’iscrizione tutti i partecipanti, direttamente in
proprio o tramite i capigruppo, dichiarano di accettare il regolamento della “Petroniana”, sollevando
la Polisportiva Porta Saragozza e coloro che hanno contribuito all’organizzazione della “Petroniana”
da ogni responsabilità per quanto possa accadere
ai partecipanti, ai terzi, alle cose prima, durante e
dopo la manifestazione.
4Saranno premiati i gruppi con un minimo di 15
iscritti cumulativamente nelle tre prove.
5 La manifestazione avrà luogo con qualsiasi condizione di tempo.
6 È garantito un “servizio scopa”.
7La Polisportiva Porta Saragozza si riserva di apportare eventuali modifiche al regolamento se necessarie alla migliore riuscita della manifestazione,
dandone tempestivo preavviso ai partecipanti prima della partenza.
UN INDIMENTICABILE
PICCOLO GRANDE UOMO
Alessandro
Marongiu detto
“Sandrein”
Parlare di Sandro al passato è per me incredibilmente impossibile. Lui è qui vicino a me
col suo sguardo a volte burbero, ma spessissimo
aperto a schietti sorrisi, ma soprattutto è presente nel mio cuore. Dialoghiamo serenamente
come se nulla fosse accaduto, io appoggiato ad
una colonna del portico in Via Saragozza, lui
seduto sul sellino del suo “Ciao”.
Sandro, ogni tanto penso: quale
fu la scintilla dalla quale nacque la
nostra amicizia?
La ricordo io, fu una battutaccia nei
miei riguardi da parte di quell’incosciente e poco geniale Lucio S. e tu
prendesti la mia difesa ammonendolo
severamente. È stata una cosa grande
per me.
Poi, Sandro, è sorta la Polisportiva
Porta Saragozza e si formò il trio
“Teio”: io, te e Francesco Mistroni.
Le gare a cui partecipavamo con la
tua presenza, seppur faticose diventavano gioiose; ricordi: la “BolognaSavigno-Zocca”, “Monteforte d’Alpone” lungo i vigneti del Soave, la
“Maratona di Roma”, la “Caldarrosta” di Monte Pastore, la “Ciaspolada” al passo Palade, la “CasagliaS.Luca” in notturna e tante altre...
fino alla famosa “100 km del Passatore” e qui entri nel mito caro Sandro...!
Alt! Antonio qui ti fermo; non sono
un mito. Sono stato un matto a cimentarmi in quelle imprese anche se colme
di simpatici ricordi come quello che
accadde a Marradi durante una “sosta
massaggi” che date le provocanti fat-
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tezze della massaggiatrice, si risvegliò
in me un notevole pensiero erotico,
risoltosi con un sbrigativo, da parte di
lei, “vai a scaricare i tuoi bollori sulla
strada per Faenza”!!! L’arrivo in quella
bella piazza di Faenza è stato stupendo;
gli abbracci, i complimenti di tante persone valevano proprio la mattata.
E quella volta che con tanti soci
della Polisportiva siamo andati a
Palù di Giovo da Francesco Moser
e tu in auto con Francesco e suo
fratello Gaetano, cinoreporter, vi
siete smarriti fra i monti della val
di Cembra e solo dopo le tue sagaci
interpretazioni a quanti chiedevi
informazioni stradali, vi siete riuniti
al gruppo che già vi aveva dato per
dispersi?
Ah! Sì, è vero; Francesco e Gaetano
due grandi scurnacchiati!!!
E non possiamo non ricordare la
favolosa festa in costume organizzata dalla Polisportiva al Vallereno
nella quale tu partecipasti come
novello Tarzan con un’oca vera al
guinzaglio e la giuria ti scelse come
soggetto e meglio originalità proclamando in un delirio di pubblico:
“primo classificato Sandro e la sua
oca”...
Sì, sì... bella e divertente serata a parte
l’oca un po’ frastornata e arrabbiata che
mi beccava i piedi nudi.
Le felici scorribande a Castelvetro
fra amicizie vere e grandi pescate ai
laghetti di S. Vito e poi...
E poi niente caro Antonio; ricordando Castelvetro non posso non
ricordare il cenone di Capodanno in
quella rustica trattoria nella quale tu,
Francesco e chi altri mi avete compromesso mettendomi in un’imbarazzante
situazione risoltasi con previo pagamento del salatissimo conto da parte
mia. La cosa si è risolta poi bene debbo
dire, anche economicamente, ma il mio
tormentoso imbarazzo è stato grande.
Ricordo invece con tanta simpatia la
partita fra amici disputata a Castel d’Aiano nella quale mi improvvisai portiere
e dovetti subire le comiche interpretazioni delle regole del calcio da parte
dello scurnacchiato e amico arbitro
Franco Montevecchi.
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Alè caro Sandro, sai che ora abbiamo fatto
venire stando qui a ricordare? È quasi mezzanotte, andiamo a dormire... Già dormi...
dormi amico caro. Ma un piccolo pensiero mio
te lo dedico ancora. Sono stato oltre che amico
anche tuo datore di lavoro e posso testimoniare
che la tua onestà, la tua laboriosità, la bontà
d’animo, la disponibilità ad aiutare il prossimo, l’amicizia vera che hai donato a quanti
ti hanno dato stima e rispetto, sono tutte doti,
queste, che ti onorano. Ciao, Sandro carissimo.
E a quella luminosissima stella lassù auguro
una BUONA NOTTE.
Antonio
200 iscritti FIDAL, di cui 164 (26
girls) hanno concluso per 627 volte la
mezza e 83 (9 girls) hanno tagliato il
traguardo per 184 volte in maratona...
più tutto il resto.
Non male i numeri del 2013,
diremmo irripetibili, se non fosse che
ci stiamo abituando a migliorarci anno
dopo anno.
Le nostre canotte hanno corso a
Manhattan come a Calderara, a Berlino come a Carpi, ma sempre con lo
stesso spirito e con la stessa voglia di
fare gruppo, che è poi la vera ragione
che ci fa stare insieme.
Dando uno sguardo anche all’aspetto
tecnico, ci piace sottolineare i progressi
di tanti iscritti che in pochi anni sono
passati dalla massima aspirazione di terminare “vivi” una maratona, al risultato
RIFLESSIONI DEL
“CLASSIFICATORE”
I numeri del
2013, le “girls”
e il successo
della corsa
di correrla in tempi più che buoni, strabilianti in alcuni casi, e le tante persone
che si sono avvicinate alla corsa quasi
per caso raggiungendo mete insperate,
dimostrazione vivente che con dedizione e qualche sacrificio i 42.195 sono
alla portata di tutti.
È la presenza costante e numerosa
delle nostre ragazze che ingentilisce un
ambiente altrimenti esteticamente rivedibile.
Maratona di Carpi
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Il problema poi è che alcune di queste
“caccia la paga” alla maggior parte di
noi maschietti, ma questo lo prendiamo
come stimolo per andare più forte.
Quando il Presidente mi chiese se
volevo occuparmi della tenuta delle
classifiche non avrei mai pensato di
assistere ad una tale esplosione di partecipazioni a gare sparse per il mondo,
con punte di vero sadismo, perché tutti
sappiamo dov’è New York, ma per
Kampala ho dovuto chiedere aiuto a
Google.
L’auspicio è quello di continuare a
fare ordine, ogni lunedì mattina, tra le
tante segnalazioni che mi pervengono e
magari aggiungere all’elenco dei nostri
top runners qualche altro under 3 ore.
Vittorio Bonetti
In senso orario, da sinistra:
Cortina-Dobbiaco, Maratonina
di San Bartolomeo, Maratona di
Milano e la Roma-Ostia
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PPS:
DAL FACETO
AL SERIO
Spesso ci si ricorda di amici e conoscenti quando ti tornano alla mente
parole e frasi che gli stessi hanno l’abitudine di ripetere continuamente.
Vale per tutte le collettività e dunque
vale anche per il nostro bel gruppo:
chi sono dunque “sta’ a sentire”, “ti
son sincero”, “tiobono”, “questa te
l’ho già raccontata...” ? Un bel misto di
polisportivi, fra cui spiccano due dottcomm: chi indovina è bravo!
Abbiamo anche un medico con noi
(anche se sulla veridicità della sua laurea ci sono state discussioni che hanno
tenuto fior di saggi svegli fino all’alba...
un po’ come per la laurea di Di Pietro).
Lo riconoscerete facilmente, perché
mette sempre in pratica quello che gli
hanno insegnato all’Università, e cioè
che “correre è salutare”: ogni volta che
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incontra un podista ripete ossessivamente “ciao, ciao!”.
E abbiamo pure un formidabile
coach, il mitico Michele, che ha insegnato a generazioni e generazioni di
novelli podisti. E che ama ripetere ai
suoi allievi, rigorosamente in inglese,
che “il solo luogo dove il successo viene
prima del lavoro (“work”, ammesso che
esista qualcuno che non lo sa) è il dizionario”. Ha condiviso il suo credo con
Vince Lombardi, storico allenatore di
football americano degli anni sessanta.
Ci sono poi i nostri top runner, fiore
all’occhiello della Polisportiva. Una
dedica per loro: “dire a un top della
Saragozza «scegli tu il ritmo» è un po’
come decidere di fare boungee jumping
senza elastico”.
Quest’anno, per il secondo anno consecutivo, la nostra Polisportiva è stata
scelta per svolgere il servizio di “pacer”
alla Run Tune Up dello scorso settembre, fornendo podisti esperti con il
compito di accompagnare chi voleva
accodarsi al traguardo in un tempo predeterminato (dall’1:30’ alle due ore, con
gruppi di pacer ogni 5 minuti). E anche
quest’anno il successo riscosso è stato
grande: lo sanno i pacer che, arrivati a
pochi metri dal traguardo, hanno fatto
sfilare tutti quelli che si erano affidati a
loro per realizzare il tempo stabilito (ed
indicato sui palloncini bianchi che ogni
guida portava attaccati alla canotta),
venendo ricoperti da un mare di grazie
e da complimenti di ogni tipo. Chi l’ha
provato sa che è stato veramente emozionante.
La Petroniana del 2014 presenta una
grossa novità: al di là dello spostamento
della data è stato affiancato al percorso
tradizionale (quest’anno leggermente
modificato) un nuovo percorso, una
sorta di mini trail di circa 10 Km che
salirà l’Osservanza fino alla Chiesa di
S. Paolo in Monte e quindi, costeggiando a destra l’omonimo convento, si
inserirà attraverso un apposito cancello
nel sentiero CAI 904, arrivando quindi
al parcheggio di Villa Chigi, entrando
nel parco e deviando poco dopo verso
l’Eremo di Ronzano, con una bellissima
vista su Bologna. Il ritorno dall’Eremo
avverrà sempre su sterrato e sempre
sul sentiero 904 fino agli “Olmi”, da
dove si imboccherà via di Gaibola, poi
via del Genio, per giungere a via Saragozza ed arrivare al traguardo/partenza
dell’Ingegneria. La Polisportiva Porta
Saragozza inaugura così una nuova stagione, quella degli “Hilly Trail”!
Da ultimo, e visto che chi scrive è un
Dottore Commercialista, vorrei riportare una piccola parte di un bell’articolo, intitolato “Preferisco correre”,
scritto da un collega, Antonio Gigliotti,
su una rivista di categoria. L’articolo
parla della nostra beneamata corsa:
condivido tutto quello che c’è scritto
ed immagino che chi lo leggerà potrà
trovare tanto di quello che pensa. Dunque: “Mi sono avvicinato alla corsa con
fervida passione da qualche anno e da
subito ha superato il livello dell’empatia entusiasta, divenendo una sorta di
dipendenza. Non riesco più a farne
a meno, è divenuta la mia valvola di
sfogo in virtù della quale mi libero
di tutte le tossine che ingoio quotidianamente, purtroppo anche a causa
di questo dannato e amato lavoro.
Inoltre posso assicurarvi, cari colleghi
e amici, che correre mi ha dato forza
e coraggio anche nei casi in cui sono
stato costretto ad affrontare delle difficoltà personali, oltreché professionali. La corsa è un toccasana, una sorta
di compagna di vita. Solo correndo
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capisco che l’arrivo alla meta è qualcosa di guadagnato, è un obiettivo
che deve essere raggiunto con sforzo
e sacrificio, perché nessuno ti prende
sulle spalle e ti porta alla fine del tragitto! Sei tu da solo ad affrontare la
strada, che può essere lunga e tortuosa,
ma che in ogni caso dovrai superare.
Ecco perché prediligo la corsa alla
politica e alla professione. Nello sport,
quello sano, guadagni ciò che meriti
e finisci col meritare il traguardo per
il quale hai lavorato. Non sempre è
una vittoria plateale, in quanto il vero
podio è il superamento dei propri
limiti… a prescindere poi dai risultati ottenuti nel confronto agonistico!
Correndo non si pensa più all’abito
che si indossa, alla mano che può spingerti più su, alla promessa non mantenuta… nella corsa conta solo quanto
sei disposto a sacrificarti, quanto ti
sei allenato, quali soddisfazioni vuoi e
meriti. Questa è la corsa, è lo sport...
una lunga lezione di vita”.
E allora buona corsa a tutti!
Un DottCommPod
DAL MITICO
TOR
AL MINI TRAIL
Immaginate di essere in spiaggia ed
avere di fronte l’Everest. Decidete di
salire in vetta per scattare alcune foto.
Fatte le foto e scendete, ma vi accorgete di aver scordato un guanto e risalite. Scendete di nuovo, guardate le foto
e, siccome sono riuscite bene, pensate
di farne alcune anche in cima al Monte
FUORIPORTA
Bianco che è lì anche lui (tanto è una
realtà immaginaria). Tornate in spiaggia e per sgranchirvi un po’ le gambe
andate su e giù per San Luca 6-7 volte.
Questi sono 24.000 metri di dislivello:
2 Everest, un Monte Bianco e 6-7 San
Luca, partendo sempre dal livello del
mare.
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Questo è il Tor Des Geants, la grande
corsa per le alte vie ed i sentieri della
Valle d’Aosta ai piedi o sui crinali di
tutti i principali 4.000, per un totale di
330 km. Per farlo hai 150 ore, da una
domenica mattina di metà settembre
al pomeriggio del sabato seguente.
Non ci sono tappe, c’è il percorso ben
Michele Tasselli,
finisher in 133 ore e
53 minuti.
segnalato con alcuni punti di controllo
ed una decina di basi vita nelle quali
ci si può fermare per riposare qualche ora su brandine militari. Il primo
arriva mercoledì mattina. Tutti gli altri
alla spicciolata con distacchi di anche
di ore. Qualcuno giunge al traguardo
di Courmayeur oltre il tempo limite
e viene classificato purchè abbiano
rispettato l’ultimo cancello.
Il mitico TOR. L’acronimo ricorda
il nome del dio del tuono. Vengono da
tutto il mondo per farlo, alcuni si iscrivono, pagando la non piccola somma
di 400 euro, solo per avere l’emozione della partenza e poter sfoggiare
la maglietta (con il logo che riprende
il susseguirsi di cime) nei trail dedicati
agli umani.
Il TOR non è una corsa, è oltre il
trail ed anche all’ultratrail. Il TOR è un
momento di contatto con l’infinito.
Quest’anno al TOR partecipavano
due bolognesi. Uno di questi, l’unico
giunto al traguardo, è iscritto alla Polisportva Porta Saragozza: si tratta di
Michele Tasselli. È arrivato al traguardo
di Courmayeur in 133 ore e 53 minuti,
279° su 444 classificati (degli oltre 700
partiti). Speriamo che Michele voglia
raccontarci la sua esperienza come già
ha fatto con la Transcanaria. Per ora
su queste pagine vogliamo solo dirgli
bravo, immensamente bravo.
Scendendo a livello più umano, ci
piace segnalare l’aumento del numero
di soci che ha provato a correre con noi
su è giù per sentieri. All’ultima Cortina
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Trail eravamo in quattro e tutti siamo
arrivati al traguardo. Il prossimo anno
vogliamo essere molti di più.
Visto l’interesse abbiamo deciso di
far provare a tanti l’emozione. Nell’ambito della Petroniana abbiamo voluto
inserire il Mini Trail Fuoriporta, una
gara che prevede alcuni tratti su sterrato fino a raggiungere l’Eremo di Ronzano. Nulla a che vedere con il mitico
TOR, ma possiamo assicurarvi che il
percorso presenta alcuni passaggi veramente spettacolari; il tutto ad un paio
di chilometri, in linea d’aria, dal centro
di Bologna. È un assaggio ed un modo
di conoscerci e correre assieme guardando Bologna dall’alto.
Gaetano Sabattini
HO SFIDATO
I GIGANTI,
A volte la notte mi sveglio all’improvviso, con la spinta ad alzarmi ed
iniziare a correre, e non è passato un
solo giorno senza che i miei pensieri
ritornassero a quei giorni, a quelle ore.
Il Tor mi ha segnato, mi si è infilato
sotto la pelle, mi ha lasciato dentro una
impronta indelebile.
Ho il Mal di Tor.
E MI SONO PERSO
NELL’IMMENSITÀ
calendario gare del 2014, decisi nella
più totale incoscienza che dovevo fare
il Tor.
Affrontare un’esperienza di questo
genere non è semplice, bisogna por-
Il Tor des Geants è il trail più duro al
mondo, è talmente estremo che quando
fu lanciata la prima edizione nel 2009,
per classificarlo dovettero coniare una
nuova categoria, Endurance Trail, e da
allora è rimasto l’unico.
Si svolge in Valle d’Aosta, 150 ore
per percorrere 330 km, 24.000 metri
di dislivello positivo, 24 vette di cui la
maggior parte tra i 2500 ed i 3000 metri.
Non è una corsa, è più una esperienza
con se stessi, perché affrontare tutto
questo ti espone a una serie di imprevedibili reazioni del corpo e soprattutto
della mente: come si affronta una cosa
del genere?
Me lo chiesi nel 2009, quando per la
prima volta vidi il percorso e lo considerai immenso, folle, infinito, e me lo
chiesi ancora a tutte le edizioni successive finché, lo scorso anno, una mattina di ottobre mentre pensavo al mio
14
tare la preparazione fisica e soprattutto
mentale a livelli mai raggiunti prima, e
questo a prescindere dal risultato che si
vuole raggiungere: davanti ad una sfida
di questo tipo, è importante capire che
ci sono tre traguardi, il primo è arrivare sulla linea di partenza, il secondo
affrontare i Giganti, il terzo è arrivare
alla fine.
Qualcuno dirà che una disciplina
ferrea nell’allenamento è la base su cui
costruire la preparazione, ed in effetti
ho vissuto un anno in funzione del Tor,
dedicando fine settimana e vacanze,
accumulando centinaia di chilometri
ogni settimana, e consumando non so
quante paia di scarpe (a 150 km a settimana si consumano in fretta...), ma
il segreto per tentare di sfidare il Tor
è nascosto nella mente, perché dopo
170 km su e giù per le montagne, dormendo qualche mezz’ora qua e là, il
fisico comincia a mollare, le ginocchia
urlano, le caviglie si gonfiano e se non
hai la giusta concentrazione e soprattutto la serenità, non ce la fai.
Io ho un segreto che si chiama
Simona, la mia ragazza: se non avessi
avuto accanto lei durante la preparazione, non ci sarei riuscito. Grazie Simo.
È stato un anno lungo, faticoso, e
segnato da infortuni da sovrallenamento, ma alla fine il 7 settembre alle
10 del mattino, ero a Courmayeur sulla
linea di partenza, teso come la corda
di un violino e con mille emozioni
che mi attraversavano il corpo: avevo
raggiunto il primo dei tre risultati, ora
avevo davanti i Giganti da sfidare, ed
un traguardo lontanissimo da raggiungere.
Come si affrontano 330 km? Con
calma, e suddividendoli in parti, in
modo che ogni porzione sia una piccola
vittoria.
In questo aiutano le 6 basi vita, poste
ogni 50 km lungo il percorso.
La base vita è “Casa”, è il luogo dove
hai assistenza medica, cibo, docce,
brande, e soprattutto il borsone che
l’organizzazione trasporta da una base
all’altra con dentro le tue cose.
Se la base vita è casa, i volontari sono
il battito del cuore del Tor: si prendono
cura di te amorevolmente, sempre col
sorriso e sempre pronti a scambiare
una parola, a portarti un piatto di minestra, ad incitarti quando devi uscire alle
tre di notte ad affrontare l’ennesima
infinita salita.
Oltre alle basi vita ci sono poi rifugi
e bivacchi, e laddove sono i tratti più
isolati e difficili, vengono organizzati
ristori di fortuna.
Io avevo anche un angelo custode,
il mio grande amico Fiore, che aveva
il compito di farmi assistenza supple-
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mentare ad alcuni ristori, perché da un
certo punto di gara in poi, quando inizi
a perdere lucidità, è importante avere
vicino un volto amico: condividere con
lui la mia esperienza è stato importantissimo per rimanere concentrato, e collegato alla realtà.
Già, la realtà...
È difficile descrivere quello che
succede mentre scorre il tempo, tra il
giorno e la notte, attraversando valli,
creste rocciose, e vette a 3000 metri
con la Luna che illumina a giorno, e che
sembra di poter toccare ad ogni passo.
È difficile perché si sperimentano sensazioni mai provate prima.
Come si può spiegare che le emozioni sono così forti da farti tremare le
gambe, mentre sei seduto in mezzo ad
una valle alle quattro del mattino, e la
Luna intaglia nel blu profondo le punte
innevate delle montagne, mentre la Via
Lattea graffia il cielo sopra di te?
Non è semplice.
Kant scrisse che: “Sublime è ciò che
produce al tempo stesso, senso di meraviglia per la grandezza della Natura e
spavento per la propria finitezza”, ecco
io sento di aver toccato il sublime, di
essermi perso nell’infinito percependo
la mia finitezza.
Per arrivare a provare questo, è stato
però necessario un periodo di acclimatamento, per entrare in sintonia con
quel mondo a cui non appartenevo.
I primi giorni sono stati i più difficili,
perché mi sono trovato a gestire cose
mai provate prima.
Il sonno è stato il mio grande nemico,
perché durante la gara è impensabile
dormire per più di 2 ore, e poche volte
capita di farlo in un letto.
Ho dovuto imparare a combattere
i colpi di sonno durante il giorno,
facendo microsonni di 20 minuti sdraiato a bordo sentiero, mentre di notte
ho dovuto gestire le allucinazioni,
rischiando di cadere in un dirupo per
saltare una cuccia di cani materializzata dalla mia mente, parlando con mia
madre bambina, o vedendo figurine
animate sul sentiero, ma nulla in confronto a chi ha giurato di vedere delfini a 2000 metri, boschi di impiccati, o
nuvole di farfalle iridescenti nel cuore
della notte...
Il corpo umano è una macchina
meravigliosa, capace di cose sorprendenti, ed io mi accorgevo che più
andavo avanti, percependo il mio corpo
e dilatando i miei sensi, e più scompariva il rumore di fondo della vita di tutti
i giorni, regredendo al rapporto uomonatura perso nel tempo.
È un’esperienza incredibile di cui ho
parlato con altri trailers, e tutti eravamo
concordi: il nostro corpo e la nostra
mente stavano cambiando sottoposti
allo sforzo di adattarsi ad una condizione estrema, in cui ciò che conta sono
solo le funzioni elementari.
È successo così che ogni giorno
miglioravo la performance, quasi non
percependo la fatica, e potendomi così
godere lo spettacolo inimmaginabile
che mi circondava.
Se così non fosse stato, se non fossi
riuscito a divertirmi rimanendo rapito
dallo spettacolo della Natura, non so se
avrei potuto percorrere i cornicioni di
roccia strettissimi e ghiacciati, le pareti
rocciose verticali, le ferrate in notturna
e le quasi 24 ore sotto una pioggia senza
pietà, che ha reso i sentieri trappole scivolose senza nessun appiglio.
È stata dura, ma quello che mi è rimasto dentro è molto di più di quello che
ho dato sul percorso, e nell’anno di preparazione.
Ero partito con l’intenzione di sfidare
i Giganti, e loro mi hanno mostrato la
finitezza dell’uomo davanti alla meravigliosa immensità della Natura, ed è così
che mi sono anch’io sentito un gigante.
Avevo raggiunto due dei tre traguardi,
ed ora mi rimaneva il terzo, l’ultimo,
quello definitivo.
Penso alle ultime ore di gara, a cosa
stavo provando sapendo che tutto
sarebbe finito non appena avessi passato il rifugio Bertone, e Courmayeur
fosse apparsa dall’alto con le sue mille
luci e l’inesorabile arrivo.
Penso a quelle ultime sette ore da
St. Remy En Bosses, mentre scalavo di
corsa la vetta del Col Malatrà, poi giù
al rifugio Bonatti, e poi quei lunghissimi 90 minuti sul traversone che dalla
Val Ferret porta finalmente all’ultima
discesa. Piangevo, e ridevo, perché
stavo arrivando ed invece avrei voluto
continuare all’infinito. Follia, emozioni.
Ho corso sopra il dolore delle vesciche e delle ginocchia, ho corso con
tutto il fiato che avevo, superando tanti
miei compagni di viaggio, e quando
sono arrivato davanti a Courmayeur
ho lasciato andare le lacrime sciolte nel
sudore e nella fatica.
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L’asfalto, poi il pavé del centro paese,
poi l’esplosione di urla della gente, poi
gli applausi, poi i campanacci, poi i flash
dei fotografi, poi il tappeto rosso, la
musica, le luci, il gonfiabile, e la pedana:
il metro più difficile di tutto il percorso.
Imprese come questa rimangono
nel cuore per sempre, e chi mi è stato
accanto e l’ha vissuta con me, ancora
oggi, guardandomi negli occhi vede lo
stesso sguardo che avevo all’arrivo.
Pettorale 667, partito domenica 7 settembre alle 10:00, arrivato venerdì 12
alle 23:53, 133 ore e 53 minuti.
Michele Tasselli
LA CORSA
E LA VITA
Riflessioni al
femminile
“Siamo così, dolcemente complicate, sempre
più emozionate, delicate, ma potrai trovarci
ancora qui…” diceva una canzone dedicata alle donne... ma qui dove? Ma a
correre ovviamente!
“Unica fra tutte le discipline sportive, la
corsa è una filosofia di vita, e insieme metafora stessa del vivere”, recita il Libro “La
Filosofia di Correre” dell’autrice Gaia
de Pascale.
Vero... verissimo.
La corsa ci insegna molto, ci fa conoscere meglio noi stessi in quello che
sono le nostre risorse ma ancora di più
in quello che sono i nostri limiti, è proprio questo il suo punto di forza.
Raggiungere la consapevolezza dei
propri limiti fa si che ci possiamo
migliorare, ma anche accettarli e accettando di conviverci possiamo capire
anche quale strada per noi è meglio
seguire per raggiungere i nostri obiettivi, realizzare i nostri desideri, i nostri
sogni.
E così la corsa e la vita sono l’una la
“linea guida” dell’altra.
Imparare a utilizzare al massimo
le proprie energie e le proprie forze
conservandole nel migliore dei modi
per poi sfruttarle al momento giusto,
quando serve dare il massimo, è quello
che necessariamente occorre fare
durante una competizione, qualsiasi sia
l’obiettivo, sia questo il raggiungimento
di una particolare prestazione o anche
solo il portarla a termine. Allora bisogna “guardare avanti”, accantonare le
forze per averne di riserva successivamente.
Nella vita spesso noi donne dobbiamo avere 100 occhi, essere presenti
a 360 gradi con la mente, spaziando tra
famiglia, lavoro, spesa, casa... e noi...
sì, noi che amiamo curarci anima e
corpo... possiamo trovare nella corsa la
nostra cura numero uno.
A volte, preoccupandoci per mille
cose, capita che “sperperiamo” energia inutilmente, ci affanniamo quando
potremmo avere maggiore calma, ci
angosciamo troppo quando potremmo
avere maggiore serenità, ci arrabbiamo
per cose a volte poco importanti e ci
risentiamo per torti a volte poi non così
gravi... impariamo allora da quello che
ci insegna la corsa, risparmiamoci e
rispettiamoci di più, avremo più forze,
più positività nei momenti veramente
importanti e cruciali della nostra vita.
Quello che spesso questo gesto atletico ci “regala” va oltre la fatica fisica
che ci richiede: è la libertà, quella del
proprio corpo che si muove ma ancor
di più quella della mente, l’evasione da
quello che a volte sono le “difficoltà”
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del quotidiano. I pensieri emergono,
ma volano e magari tornano con un
altro aspetto... magari con quella soluzione che cercavamo, per un figlio, per
il lavoro, per il marito, per un compagno
che ancora non c’è... ma noi ci siamo
e siamo padrone delle nostre gambe,
del nostro respiro, delle nostre forze,
soddisfatte sempre quando arriviamo
a casa e più cariche di prima, questa è
una certezza.
E allora mettiamo un passo dopo l’altro e andiamo avanti ognuna col proprio ritmo, e continuiamo a Correre per
poi andare fiere dei nostri inseparabili,
vertiginosi, insostituibili tacchi 12!!!
Elena Zanelli
TRIATHLON
Uno stile di vita
da provare!
Cari amici, per gentile richiesta del
Presidente, mi ritrovo a scrivere queste poche righe da neofita della triplice
disciplina, il Triathlon.
So che chi già lo pratica penserà che
dico delle cose ovvie, ma per i tanti che
come me hanno voluto e vorranno provare questa nuova esperienza devono
sapere alcune cose di questo splendido
sport.
Il triathlon infatti non è solo uno
sport, ma è ben di più, è uno stile di
vita; tutto va programmato e studiato,
ma ti da anche la possibilità di cambiare
e variare gli scenari di allenamento, il
mare, un lago, una piscina, una veloce
strada asfaltata o un sentiero sterrato,
un panoramico percorso montano in
bici o la splendida campagna della pianura.
Se oggi piove e avevi programmato
una corsa a piedi si va in piscina, se è
una giornata splendida allora fuori in
bici, così anche le ginocchia e le caviglie
ringraziano...
Ti da anche la possibilità di allenare
in maniera più omogenea tutto il corpo,
rendendolo più efficiente ed armonioso; poi ti rendi conto nella corsa
cosa vuol dire avere un “core” più
forte grazie al nuoto, o delle gambe più
potenti grazie alla bici.
Ma il triathlon è anche una droga,
una miracolosa droga, una dipendenza
da endorfine, che ti spinge a scoprire
nuove e più alte soglie di forza interiore, di volontà, di resistenza e di passione, quelle che poi ti servono anche
nella vita.
Il triathlon è competizione e agonismo, ma la prima sfida è con se stessi;
quando ti ritrovi alla partenza sulla
spiaggia di fronte al mare mosso, non
pensi alle centinaia di atleti che hai di
fianco come “competitor”, ma solo
come compagni con i quali condividere
l’avventura; in pochi istanti la tensione
diventa coraggio e la paura si trasforma
in forza, e allora pensi “mi tuffo e la
finisco...”.
Fin dalle prime gare, senti un clima
attorno a te indescrivibile, che ti fa crescere forza e determinazione.
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Ma il bello del triathlon è soprattutto
che niente è scontato, in gara ad ogni
frazione si rimescola tutto, non ti annoi
mai, i tuoi compagni di gara cambiano
ad ogni frazione perchè ciascuno di noi
ha un proprio punto forte ma anche
un punto debole. Quindi anche se esci
ultimo dall’acqua troverai sempre qualcuno che va più piano di te in bici o di
corsa, nulla è scontato.
Con il triathlon impari ad allenare il
coraggio: se guardi negli occhi i tuoi
compagni alla partenza vedrai che non
hanno paura se piove o se il mare è
mosso, se c’è vento o un caldo torrido;
siamo triathleti, dove ci dicono di nuotare noi nuotiamo, dove ci dicono di
pedalare noi pedaliamo, dove ci dicono
di correre noi corriamo; e come dice il
buon Aldo Rock “non esistono condizioni sfavorevoli, esistono solo concorrenti arrendevoli”.
Provate amici ed amiche, e vedrete
che non ve ne pentirete.
Alberto Lodi
Le pagine che precedono sono state dedicate a coloro che
già corrono, a coloro che adesso cominciano a correre ed
anche a coloro che potrebbero correre ed un bel giorno,
magari, decideranno di farlo.
La Polisportiva Porta Saragozza dedica, invece, questa
pagina a chi, oggi, non può scegliere di correre e ringrazia fin
da ora quanti vorranno sostenere con una propria donazione
la Fondazione Probone Italia, ente privato senza finalità
di lucro, fondata dal Dott. Alessandro Gasbarrini e dalla
Signora Gabriella Dallaiti in memoria della benefattrice Rita
Masotti, malata di tumore vertebrale.
La fondazione ha come scopo l’assistenza e la cura delle
persone affette da patologie vertebrali e del sistema muscoloscheletrico, oncologiche e non, sia attraverso l’erogazione
delle prestazioni medico-sanitarie necessarie, sia attraverso il
supporto e l’assistenza prestata al paziente ed ai suoi familiari.
Per comprendere in concreto come opera la Fondazione,
invitiamo a consultare il sito internet www.probone.org o la
relativa pagina Facebook.
POLISPORTIVA
PORTA SARAGOZZA
Bologna - Via S. Caterina n. 3/A
Tel e fax 051-6446424
E-mail: [email protected]
www.polisportivaportasaragozza.it
“Non per forza si devono versare soldi, non per forza si deve dedicare
tempo, non per forza si deve apprezzare il lavoro svolto... Non per forza,
ma per amore.”
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