Mondi Migranti n. 2 2013

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Fabio Perocco (2012). Trasformazioni globali e nuove diseguaglianze. Il caso italiano. Milano: FrancoAngeli, pp. 176, € 22,00.
Trasformazioni globali e nuove disuguaglianze. Il caso italiano (2012) è un libro importante in cui Fabio Perocco ricostruisce l’itinerario del processo di nascita
e formazione di una nuova disuguaglianza sociale in Italia, quella di tipo razziale.
Si tratta di un’analisi ad ampio raggio, che affronta con un accurato ragionamento i
nodi centrali ed i meccanismi generativi del fenomeno. Questo studio, infatti, non
si limita “alla quantificazione descrittiva e alla produzione di dati statistici di tipo
macro-economico”, mettendo poi tra parentesi, come spesso accade, l’indagine sulle cause; punta più in alto, a spiegare le ragioni e le modalità di formazione delle
nuove disuguaglianze in Italia nonché i nessi tra queste e le storiche disuguaglianze, ovvero le disuguaglianze di classe, di genere, di generazione e territoriali.
Il terreno migliore su cui svolgere questa riflessione, secondo l’Autore, è quello
dell’immigrazione. Riprendendo su questo punto anche la riflessione sviluppata da
Giovanna Procacci (1999: 17-28)1, Perocco afferma che l’immigrazione è «un ambito in cui le disuguaglianze si accumulano (2012: 77)», invece che elidersi a vicenda. La discriminazione selettiva attraverso il mercato del lavoro ed il diritto
speciale, la precarizzazione lavorativa ed esistenziale, il razzismo ‘ordinario’ e
quello istituzionale, la criminalizzazione e la stigmatizzazione pubblica caratterizzano da anni la realtà quotidiana in cui vivono gli immigrati in Italia. E tutto questo, ovvero “la convergenza tra una condizione lavorativa subalterna e segmentata,
uno status giuridico diseguale e stratificato, una rappresentazione pubblica negativa”, ha creato in Italia una «disuguaglianza razziale che si è aggiunta a quelle di
classe, genere, generazione, territorio, modificando la struttura della stratificazione
sociale (2012: 105)». Fabio Perocco esamina questo nuovo strato della piramide
sociale in tutte le sue dimensioni: sociali, lavorative, giuridiche e culturali.
Questo percorso analitico è nello stesso tempo un’indagine storica sulla nascita
e la formazione della disuguaglianza razziale in Italia dagli anni Settanta ad oggi,
nella consapevolezza che soltanto un approccio di tipo storico consente di evitare il
rischio di astrattismi concettuali e di individuare le dinamiche reali che hanno determinato il sorgere della nuova disuguaglianza. Il libro ci offre dunque un quadro
completo, in cui emerge, come in un bassorilievo, il carattere multidimensionale
della disuguaglianza razziale, in quanto processo che avvolge tutti gli aspetti della
vita sociale degli immigrati, dal lavoro alla sfera giuridica, dall’abitazione alla salute, dalle rappresentazioni mediatiche alla scuola. L’analisi dettagliata che Perocco fa di ciascuno di questi aspetti ci restituisce, come nel montaggio di un film a
1. Procacci G. (1999). Studiare la disuguaglianza oggi. In: Cella, a cura di. Disuguaglianze
e differenze. Costruzione sociale e culture in un passaggio d’epoca. Milano: Guerini.
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ritmo serrato, le immagini della cruda realtà quotidiana degli immigrati in Italia.
L’Autore si premura inoltre di dimostrare come questa nuova disuguaglianza in
Italia, indissolubilmente intrecciata al crescente razzismo (istituzionale, ‘ordinario’
e massmediatico), sia essenzialmente funzionale alla svalorizzazione e al disciplinamento della forza-lavoro immigrata, sempre più necessaria per il funzionamento
di molti settori produttivi.
Nel quadro complessivo fornito dal testo, i processi migratori non sono disegnati, quindi, come fenomeni separati, avulsi dal resto della vita della società, ma
come parte integrante dei processi che attraversano la società tutta, e non solo quella italiana: le trasformazioni del lavoro, delle classi sociali, dello stato sociale, della
cittadinanza e, quindi, della democrazia. L’immigrazione, sottolinea Perocco, «non
costituisce un fenomeno a sé stante, non rappresenta ‘un mondo a parte’, è parte
integrante del funzionamento del sistema sociale e pertanto la disuguaglianza razziale formatasi in Italia va analizzata come un elemento del sistema delle disuguaglianze esistente a livello nazionale e globale (2012: 7)».
Contrariamente a quanto siamo stati abituati a riscontrare negli ultimi anni,
l’Autore non adotta il “nazionalismo metodologico”, giustamente criticato da Ulrich Beck (2011)2, che finisce per rendere incomprensibili i fenomeni sociali, specie quelli di maggiore portata, ma, al contrario, fa proprio il suggerimento del sociologo tedesco guardando alle disuguaglianze, vecchie e nuove, da una prospettiva
mondiale, o “cosmopolita”, per dirla con Beck.
Il libro ha, infatti, il grande merito di investigare le disuguaglianze razziali come un elemento strutturale del sistema delle disuguaglianze sociali a livello globale, preesistente ad idee e politiche neoliberiste, ma da queste rinforzato e spinto
all’estremo. Esso si apre, non a caso, con un capitolo in cui sono passati in rassegna i più importanti studi empirici e le più rilevanti riflessioni teoriche sul tema
della disuguaglianza, sia a livello internazionale che nazionale, e si conclude con la
dimostrazione del nesso tra disuguaglianze globali e movimenti migratori, prendendo in considerazione l’enorme migrazione interna della Cina contemporanea.
Un altro grande merito del libro è quello di voler riscattare la centralità del tema della disuguaglianza, facendolo riemergere vivo da sotto tonnellate di testi
scritti negli ultimi decenni, tesi a cancellarlo non solo dal registro ma anche
dall’immaginario scientifico. Molti studi sociologici degli ultimi anni, infatti, hanno maggiormente privilegiato lo studio di temi come la “differenza” o la “lotta
all’esclusione3”, che però, alla prova dei fatti – e specialmente ora che siamo attraversati da una gigantesca crisi economica – si sono rivelati ridondanti. È così che,
nel nome della “differenza” e della “lotta all’esclusione”, hanno finito per essere
occultate a lungo le cause delle disuguaglianze sociali, e – paradossalmente – proprio in un arco di decenni che ha visto realizzarsi, sia nei paesi storicamente più
sviluppati che nei paesi di giovane capitalismo, una sempre più acuta crescita delle
2. Beck U. (2011). Disuguaglianza senza confini. Roma-Bari: Laterza.
3. L’Autore si confronta, in particolare, su questo punto, con la critica di Procacci (1999:
19) sugli effetti prodotti, nell’ambito del dibattito sulla cittadinanza, dalla ‘sostituzione’
del tema della disuguaglianza con temi come la “differenza” o la “lotta all’esclusione”.
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disuguaglianze.
Mettendo a frutto le lezioni di Gallino, di Basso, della Sassen, di Thernborn e di
altri studiosi, Perocco sembra dirci che a profittare delle cosiddette “differenze” è
soprattutto l’attuale sistema di produzione, il quale, nel mentre sfrutta sul mercato
mondiale – da Ovest ad Est e da Nord a Sud – i differenziali di produttività, di salario e di intensità di lavoro, impone nel contempo una sincronia (di tempi e di comportamenti) attraverso il riferimento al valore, riuscendo così ad occultare i processi di sfruttamento e di disuguaglianze che costruisce.
Nell’ultimo capitolo del libro, come sempre accade nell’ambito di un cammino
giunto alla meta, i fili dei discorsi avviati nei primi capitoli si congiungono e si intrecciano, fino a diventare un tutt’uno con le evidenze ed i dati empirici. Anche
qui, forte degli strumenti della critica razionale e di dati incontestabili, Perocco
spiega come la società globale sia attraversata oggi da ‘nuove’ polarizzazioni, che
hanno modificato profondamente il panorama delle tradizionali disuguaglianze. Il
vecchio divario Nord-Sud appare ormai insufficiente a rappresentare e spiegare le
disuguaglianze globali, a causa della recente e prodigiosa crescita economica dei
paesi del Sud (Brasile, Cina, India). Perocco ci suggerisce di volgere lo sguardo più
in basso se davvero vogliamo comprendere il fenomeno in tutta la sua complessità;
ci suggerisce di osservare le condizioni lavorative ed esistenziali delle genti che
vivono di lavoro all’interno di ciascun paese, del Sud come del Nord. Le società
interne a ciascun paese del mondo sono ormai caratterizzate da una forte polarizzazione sociale, che vede i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri.
Questa radicale polarizzazione interna, secondo l’Autore, «da un lato si aggiunge e
si combina con la polarizzazione ‘storica’ Nord-Sud, e dall’altro lato comporta la
formazione di due classi sociali globali corrispondenti a borghesia e proletariato in
formato mondiale (2012: 155)».
Ma c’è ancora un elemento che distingue il libro di Fabio Perocco da altri testi
che affrontano il tema degli immigrati e del loro ruolo nella società. Questi ultimi,
assai spesso, restano schiacciati da analisi che li vedono (quasi) sempre come vittime, trascurando il loro vitale dinamismo sociale e politico, i loro sforzi di resistenza, le loro lotte per l’uguaglianza. In nessun paragrafo scritto da Perocco tutto
ciò è trascurato. La sua analisi, infatti, è ricca di riferimenti e dati che vedono gli
immigrati, nonostante l’aggressione feroce nei loro confronti, protagonisti di avanzate lotte per l’emancipazione sociale e politica di tutti.
In conclusione, il libro di Fabio Perocco non è un insieme di messaggi nella
bottiglia lanciati nell’oceano del sapere sociologico, ma uno studio organico, profondo e razionale, che finisce per picchiare forte contro certe sbarre ideologiche
che la stessa disciplina ha saputo creare negli ultimi decenni.
Iside Gjergji
Università di Coimbra
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