In mate come vai? Apprendimento

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Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶24 novembre 2014¶N. 48
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Società e Territorio
In mate come vai?
Apprendimento Il professor Pietro De Martino spiega
perché la matematica suscita emozioni negative e paura di sbagliare
Letti e coperte per
chi è nel bisogno
Festeggiare insieme L’iniziativa di Migros
a favore del Soccorso svizzero d’inverno
Eliana Bernasconi
L’incontro avviene alle elementari, e
lascia un ricordo indelebile sia in chi
prosegue gli studi sia in chi non lo fa.
«L’importanza di questa materia è
sentita perché è la base per lavorare su
tutte le altre materie», ci spiega una docente di Scuola media del Ticino dove
l’orario prevede ben 5 ore settimanali.
Stiamo parlando della matematica,
una materia «fondamentale perché
entrano in gioco qualità necessarie per
la vita come la precisione, la puntualità, per questo si pretende molto, ma
gli obiettivi minimi da raggiungere
non sono insormontabili». «Si tiene
conto sempre delle difficoltà che un
ragazzo può incontrare, se non ce la fa
– continua la docente – in terza media
sono previsti un corso base e/o un
corso attitudinale, sono corsi diversificati, che non escludono nessuno. Noi
insegnanti facciamo la nostra parte
con la metodologia, ma altrettanto
importante è che la famiglia sia vicina,
collabori permettendo all’allievo di
metterci tutto il suo impegno». La
matematica è una scienza esatta, che
purtroppo molti associano a qualcosa
di arido e astratto, nel migliore dei casi
noioso, un cattivo rapporto con essa,
una visione negativa crea frustrazione
e inevitabile ostacolo all’apprendimento. In questi ultimi decenni gli studiosi
di psicologia, neurologia e neuroscienze hanno dimostrato quanto sia fuorviante considerare logica e razionalità
lontane dalle emozioni, quanto sia
invece stretta la relazione tra emozione
e cognizione e quanto i fattori affettivi
influiscano sul processo di apprendimento della materia. Proprio su questo
rapporto tra emozioni e apprendimento il professor Pietro De Martino,
del Dipartimento di Matematica
dell’Università di Pisa, ricercatore e
studioso del rapporto fra emozioni e
apprendimento ha tenuto a Locarno,
per i futuri maestri del Dipartimento
Formazione e Apprendimento della
SUPSI, due conferenze su emozioni
e paura di sbagliare in matematica e
sul problem solving, cioè l’analisi e la
conoscenza dei processi che ognuno di
noi mette in atto per risolvere un problema. In un’ampia ricerca De Martino
ha interrogato 1800 allievi delle scuole
primarie e secondarie. Mediante dei
temi veniva chiesto ai ragazzi di parlare del loro rapporto con la matematica.
Ne sono risultati racconti commoventi, intensi e divertenti, ma è emersa
una prevalenza di emozioni negative e
l’importanza della formazione dell’insegnante, coinvolto anch’egli necessariamente in prima persona, che con la
sua pratica didattica, il suo atteggiamento e le sue scelte manda messaggi
impliciti, crea le condizioni di successo
o insuccesso. Le ricerche mostrano
come le emozioni negative che si
manifestano nei primi anni scolastici
possano influire sul piano cognitivo, in
casi estremi portare a un rifiuto: «Ho
sempre paura di fare errori, di rispondere male, anche se le cose le so» scrive
una ragazza di seconda media. E Carlo,
Compito di matematica: per alcuni allievi una vera sofferenza. (Keystone)
prima superiore: «Il rapporto che ho
avuto con questa materia è stato molto
odioso, ho fatto molte figuracce quando la maestra mi chiamava alla lavagna
e mi dettava esercizi che quasi sempre
non riuscivo a fare, iniziavo a guardarmi intorno per vedere se mi arrivavano
suggerimenti». Scrive invece Lisa, terza
media: «ho provato a studiare con tutte
le mie forze, ma non c’era niente da
fare, la mia insegnante trovava sempre
qualcosa che non andava».
Professor De Martino, come mai
le emozioni giocano un ruolo così
determinante nell’apprendimento
della matematica, mentre non sembra essere lo stesso per italiano,
storia o lingue straniere?
Mi occupo solo della didattica e delle
reazioni emozionali nei confronti
della matematica dal punto di vista
dell’apprendimento e ne conosco le
peculiarità. A livello di scuola primaria uno degli aspetti più ricorrenti è la
paura di sbagliare, in qualche modo
l’errore in matematica, e soprattutto in
questo ordine di scuola viene vissuto
in modo quasi drammatico, mentre
probabilmente l’idea di errore nell’insegnamento di altre discipline è un po’
diverso, ma ciò andrebbe studiato.
Non potrebbe dipendere dal fatto
che la matematica impone esattezza, esige rigore, provoca tensione,
resistenza…
Ma proprio questa è solo un’idea, in
realtà non dovrebbe essere così, si
presenta la matematica in maniera
abbastanza rigida, con poco spazio per
fare delle esperienze personali, tutto
rimane piuttosto inquadrato, come una
specie di algoritmo che io devo seguire
pedissequamente senza possibilità di
metterci del mio. Più che una caratteristica intrinseca della matematica
quindi è il modo di insegnarla che è
legato a binari ben fissati.
La difficoltà risiederebbe quindi in
chi insegna, non nell’allievo?
Non nell’insegnante, ma nel modo di
insegnare. Da parte della società c’è
questa visione di una materia piuttosto chiusa e rigida, come testimonia
anche la sua presa di posizione, mentre
chiunque la pratica sa che ci sono degli
aspetti ovviamente rigidi, come in altre
materie, ma ci sono poi degli aspetti di
fantasia, inventiva, originalità.
Quando gli allievi iniziano ad avere
qualche difficoltà?
Penso che proprio a livello di scuola elementare ci sia un problema grosso da
questo punto di vista, perché i bambini
potrebbero avere molta più libertà di
risposta, mentre invece la concentrazione massima è sull’insegnamento
delle tecniche che ovviamente sono
rigide, mentre altre tipologie di attività
che sono molto più aperte, come la soluzione di problemi e le argomentazioni
sono forse escluse dalla matematica.
Cosa fare di fronte alle difficoltà?
Molte derivano probabilmente da un
cattivo rapporto che si instaura, difficile dare una risposta generale, sono
convinto che un altro tipo di insegnamento, una visione diversa degli errori
e degli sbagli tranquillizzerebbe molto.
Soprattutto dal punto di vista delle
scuole primarie il lato emotivo dell’imbarazzo, della vergogna è forte e a volte
si preferisce, come testimoniano le mie
ricerche, erigere un muro piuttosto che
confrontarsi.
Fondato nel 1936, il Soccorso svizzero
d’inverno si è distinto in Svizzera per le
sue iniziative concrete e mirate sui bisogni delle fasce di popolazione meno fortunate. Il suo contributo è stato sempre
concreto e pratico, dall’alimentazione
alle necessità di vestiario. Grazie al suo
sostegno moltissime persone hanno potuto superare un periodo critico e ritrovare quell’equilibrio necessario a riprendere con speranza una nuova fase della
loro esistenza.
Una delle sue iniziative storiche
era stata messa in opera nel periodo in
cui la Svizzera viveva le difficoltà economiche legate all’ultimo periodo della
Seconda guerra mondiale. Nel 1945,
possedere un vero letto, un buon materasso, piumini e lenzuola, non era per
molte persone una condizione scontata,
soprattutto nelle regioni discoste. L’impegno del Soccorso svizzero d’inverno
fu quindi quello di raccogliere fondi da
destinare a chi non poteva permettersi
un giaciglio soddisfacente e adatto a un
riposo normale.
Con il passare degli anni la campagna «per un letto confortevole» è stata
mantenuta. È una tra le diverse misure
di aiuto pensate per persone che, a causa di situazioni momentanee di disagio
economico e sociale, vivono in condizioni economiche precarie. In particolare ogni anno vengono esaminate dal
Soccorso svizzero d’inverno richieste
di working-poor, cioè salariati con un
reddito insufficiente, oppure di famiglie
monoparentali che devono sopportare
spese scolastiche oltre le proprie possibilità. Gli aiuti vanno a coprire il costo di
premi assicurativi eccessivamente onerosi, oltre naturalmente al quotidiano
confronto con le spese per l’acquisto di
prodotti alimentari e per la cura della salute. E magari, non da ultimo, i problemi
legati all’affitto mensile.
Tra le categorie di persone che inoltrano la loro richiesta al Soccorso d’inverno si trovano poi gli anziani che, nonostante le coperture offerte dai sistemi
previdenziali e dai vari sussidi, spesso
non riescono a fare quadrare i conti, in
particolare in presenza di spese impreviste.
Una nuova e più preoccupante categoria di nuovi beneficiari delle prestazioni del Soccorso d’inverno è quella
dei giovani. Nel loro caso, le difficoltà
economiche si evidenziano nel momen-
to in cui non trovano uno sbocco professionale nel mercato del lavoro e non
riescono di conseguenza a raggiungere
una propria indipendenza economica.
Una situazione che incide anche sul loro
umore e sul senso di accettazione a livello sociale. E che può portare a momenti
di depressione e scoraggiamento e quindi che rischia di influire in modo sempre
più marcato sulla loro possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
L’intento del Soccorso svizzero
d’inverno è quello di intervenire prima
che per tutte queste categorie di persone
in difficoltà venga a crearsi un «effetto
domino», in cui ad un intoppo economico se ne aggiungano un altro, e poi un
altro ancora, fino a provocare una rovinosa valanga di debiti e conti in sospeso
che finiscono per paralizzare ogni possibilità di recupero.
Come si fa
una donazione
Chi scarica la canzone natalizia della
Migros intitolata Ensemble sostiene alcuni progetti mirati di Caritas,
Aiuto delle Chiese Evangeliche Svizzere (ACES), Pro Juventute e Soccorso d’inverno. Il download costa 1.20
fr. da ExLibris, 1.10 fr. su iTunes e 99
centesimi su Google Play. L’importo viene versato completamente ai
progetti assistenziali. I consumatori,
inoltre, possono comprare già dal
22 novembre alle casse della Migros
dei «buoni donazione» del valore di
5, 10 o 15 franchi. Infine, si possono
versare contributi per la colletta anche sul conto 30-620742-6 oppure
inviando un SMS con il testo «MIGROS ( offerta )» al numero 455. Dal
12 dicembre su natale.migros.ch si
terrà un’asta online: ognuna delle 23
celebrità che hanno partecipato all’iniziativa di Natale della Migros, metterà all’asta un oggetto personale. Naturalmente, la somma incassata sarà
devoluta ai progetti d’aiuto. L’importo
totale raccolto con tutte queste attività
sarà raddoppiato dalla Migros, fino a
un massimo di un milione di franchi.
La cifra raccolta verrà divisa in parti
uguali tra Caritas, ACES, Pro Juventute e Soccorso d’inverno.
Non si potrebbe insegnare la matematica come fosse un gioco?
Certamente, nelle nuove indicazioni
italiane viene contemplato questo
aspetto sia nella scuola dell’infanzia che
primaria, ma d’altra parte anche questo
può essere pericoloso e va programmato, perché può diventare un gioco che
però non ha finalità legate all’apprendimento matematico. Se lo scopo è solo
far divertire allora vi do un pallone,
vi faccio giocare e tutti sono contenti,
e a volte capita così, gli insegnanti mi
dicono «si sono divertiti tantissimo».
Ma cos’hanno ricevuto, mi chiedo, c’è
un feedback in questo divertimento o
no? La cosa difficile in realtà è coniugare
un’attività coinvolgente con gli obiettivi
di apprendimento.
23 personalità svizzere partecipano all’iniziativa di solidarietà promossa da Migros.
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