A volte, percorrendo le strade ed i sentieri che ci portano

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A volte, percorrendo le strade ed i sentieri che ci portano sulle nostre (ed altrui) montagne, ci
chiediamo il perché un dato sentiero si chiama così oppure perché quella casupola, così vetusta e
abbarbicata in posizione tutt'altro che agevole, è stata costruita in quella posizione piuttosto che in
un altra. La storia si presenta ai nostri occhi mostrandoci ciò che il tempo, l'incuria e la poca
razionalità nello sfruttamento del territorio da parte dell'uomo ha lasciato. Percorrendo le lande del
Pasubio ci imbattiamo anche non volendo nelle testimonianze della Grande Guerra ed ognuno può
immaginare, con l'ausilio di pannelli con foto e descrizioni, le condizioni di vita (e soprattutto di
morte) della meglio gioventù dell'epoca e le funzioni di questo o quello reperto bellico. Ma se ci
mettessimo a seminar cartelli in ogni luogo che può avere una qualche minima valenza storica, non
potremo esimerci da un estenuante slalom in ogni passo della nostra giornata. A volte, quando la
storia (specie quella remota) non si sofferma ad annotare minuziosamente con vestigia ed impronte
umane il suo scorrere nel tempo, la fantasia e l'inventiva umana ci mettono la loro per dare vitalità
ed importanza a luoghi che, seppur belli ed accoglienti, non troverebbero posto nel novero delle
mete turistiche. Il Sentiero del Dürer è uno di queste “strade inventate”, seppure su basi storiche di
tutto rispetto. La storia è ben nota. Nel 1494, a 23 anni e quindi ancor non troppo esperto, seppur
già bastantemente padrone dell'arte incisoria e pittorica per sue precedenti esperienze in patria ed in
Svizzera, Albrecht Dürer compì quel viaggio in Italia che qualunque artista che si rispetti (scrittore,
musicista, pittore, scultore) sentiva di dover percorrere in quegli anni per venire a contatto con la
terra italica, da dove giungevano le nuove tendenze. Sulla via verso Roma (ma anche verso Venezia,
allora uno dei pochi se non unico stato italiano che poteva rivaleggiare politicamente e militarmente
con le maggiori potenze europee, grazie al fiorente commercio con l'Oriente) abbondanti erano le
vestigia di imperiale grandezza romana e le profonde tracce lasciate dalla cultura ad esse legata. Le
fonti non concordano sul fatto che, fermato da un'alluvione nei pressi di Egna (fatto a quei tempi
abbastanza usuale in certi periodi dell'anno)