NEWSLETTER 11-2015

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Transcript NEWSLETTER 11-2015

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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
DOPO IL TTIP? UN’EUROPA CHE CAMBIERÀ
FACCIA PER SEMPRE
Proseguono, nell’ombra e in segreto, le trattative per il Transatlantic Trade and
Investment Partnership (TTIP), l’accordo bilaterale del “libero commercio” tra gli
Usa, l’Europa e le più potenti lobby industriali. Cosa ne uscirà? Se non verranno
fermati, l’Europa cambierà volto per sempre.
Pochi cittadini italiani hanno dimestichezza con il
TTIP, la questione non è approdata (né approderà
mai)
sugli
schermi
televisivi
o
come
approfondimento
sui
telegiornali
dei
media
generalisti.
Ma, se le trattative andranno in porto, il nostro
paese, così come il resto dell’Europa, cambierà
volto per sempre e i cittadini vedranno calpestati i
loro diritti elementari in nome del business.
I pochi giornali che ne parlano, menzionano il TTIP come qualcosa che creerà lavoro e
rafforzerà l’economia, ma dopo anni di crisi se non altro abbiamo imparato una cosa: tutti i
possibili guadagni finiranno sempre nelle mani di quell’1, mentre tutti gli altri diventeranno
sempre più poveri. Il TTIP in realtà significa la violazione della privacy dei cittadini, la
colonizzazione delle multinazionali che non fanno mai ciò che dicono, il diritto al fracking,
l’accesso condizionato ai servizi pubblici, la svendita completa dell’agricoltura alle
multinazionali dell’agritech in tutto il nostro continente (come hanno già fatto in Ucraina).
Monsanto potrà distruggere le riserve alimentari di una nazione, e la gente non ci potrà
fare nulla. Verranno distrutti i sistemi sanitari nazionali, verranno stracciate le nostre
libertà e verrà assicurato alle multinazionali americane il totale controllo sul parlamento
europeo. E sapete cos’è successo?
Oltre un milione di cittadini europei aveva firmato la petizione per una legge di iniziativa
europea, ma la Commissione Europea si è rifiutata di iscriverla nell’apposito registro
accampando scuse. Evidentemente fa molta paura la fortissima e ampia mobilitazione
contro il trattato che cancellerà i diritti di popoli e Stati.
Ma ora la raccolta firme contro il TTIP è ripresa alla grande e si può firmare anche
un testo in italiano che trovate cliccando QUI.
QUI potete vedere un breve documentario animato che esemplifica le
conseguenze del TTIP, e QUI l’intervento di una rappresentante della Gaia
Foundation.
Anche in Italia si è attivata la campagna STOP TTIP che TROVATE QUI.
Inoltre il 14 e 15 marzo a Firenze si terrà la seconda assemblea nazionale
di Stop TTIP Italia.
Per informazioni: [email protected]
(da Il Cambiamento – febbraio 2015)
E’ SEMPRE L’ORA DI….CONSUMARE BIOLOGICO E LOCALE!!
Ma guarda cosa sono riusciti a fare in Italia e
nelle nostre regioni con i fondi europei sui piani
di sviluppo rurale per l’agroambiente!?!
AD AUMENTARE L’USO DI PESTICIDI !!!! (Oops!
Mi scuso….. si chiamano “AGROFARMACI”, sennò
la Coldiretti si alza e se va). DICIAMO CHE
RAGIONEVOLMENTE CI SI ASPETTEREBBE IL
CONTRARIO.
E, ricordiamolo per buona memoria, i fondi per
l’agricoltura sono la più alta voce di spesa
della Comunità Europea, cifre enormi che provengono tutte dalle tasche dei
contribuenti, cioè di quelli che devono convivere, si fa per dire, con livelli di inquinamento
di acqua, aria e terra sempre più gravi, in particolare in Italia.
E ricordiamo pure che il più alto contributo al degrado ambientale in questo Paese è
comunque fornito dall’agricoltura convenzionale.
Infatti in questi ultimi tempi ci arrivano dati e considerazioni che abbiamo voluto
condividere coi nostri lettori:
• dai dati sull’inquinamento delle acque superficiali e profonde, dell’ISPRA
(approfondimenti a questo link);
• alla vera natura del PAN Italiano – Piano di Azione Nazionale sull’utilizzo sostenibile
dei pesticidi (leggi il comunicato stampa del Tavolo delle Associazioni
Ambientaliste);
• allo scempio di uliveti nel Salento, in cui si vuole obbligare le aziende biologiche
all’utilizzo obbligatorio della chimica, per combattere il rinsecchimento degli ulivi,
provocato dalla stessa chimica!! (vai all’approfondimento!);
• fino all’appello dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente, nel quale si riporta
la preoccupazione per la frequente concessione di deroghe all’utilizzo di
sostanze vietate in agricoltura (vai al link).
Insomma è sempre ora di rifiutarsi di bere un Prosecco che non sia biologico (vedi
dati sanitari, infantili in particolare, nell’Alta Marca); di mangiare una mela della
Val di Non che non sia biologica (vedi come sopra); di cominciare a denunciare
l’inettitudine, quando non la complicità, del decisore politico su queste
questioni……….E di mettersi in gioco personalmente e quotidianamente,
consumando biologico e locale!
(Editoriale da El Tamiso – marzo 2015)
SE MIA NONNA FOSSE PREMIER
Mia nonna è alla soglia degli 85 anni. Quando mi racconta cosa ha fatto nella sua vita in
giovane età, mi sforzo di immaginare delle realtà che non ho conosciuto. Visualizzo
frammenti di un mondo nel quale non sono stato convocato. L’impegno più arduo è
afferrare per un attimo il senso reale di frasi come “abbiamo patito la fame”, “quando c’era
freddo per davvero” o “si facevano le cose con quello che c’era”.
Ovviamente lei mi parla nella sua lingua madre, cioè il dialetto veneto centrosettentrionale. Mi accorgo che, senza nemmeno saperlo, conserva dentro di sé una
saggezza unica. Mescola un distillato di osservazione, sacrificio, lavoro, fedeltà, devozione,
amore, per condividerli con me. Mentre ascolto le sue parole, provo a seguire la traiettoria
dei suoi sorrisi e ad accogliere la leggerezza dei suoi silenzi. Parliamo anche del mio futuro
e di quello dell’Italia, di scelte, cambiamenti, orizzonti. Discutiamo persino su cosa siano
l’integrità morale e la legalità.
Un giorno, mentre penso a lei, ho una delle mie visioni: me la immagino a capo del
governo italiano. È surreale, ma anche estremamente intrigante. Procedo con la
visione. Se mia nonna domattina venisse eletta alla Presidenza del Consiglio, farebbe un
discorso (*) che suona all’incirca così:
Care persone di questo Paese,
grazie per avermi dato tale immensa fiducia.
Ve lo dico in piena sincerità: non sarò capace di risolvere tutti i vostri problemi e nemmeno
di trovare soluzioni che mettano d’accordo ognuno di voi. Per natura, infatti, ignoro
moltissime cose e nella mia vita ho commesso diversi errori.
Mi impegnerò al massimo per eliminare tutte quelle leggi che non servono alle nostre vite
e per migliorare quelle già esistono. Farò in modo che le norme non vengano solo scritte
ma anche realmente applicate e che voi, leggendole, capiate facilmente cosa c’è
scritto. Metterò al vostro servizio la mia esperienza e la mia onestà intellettuale. Non
mentirò e non farò promesse per un patetico ritorno di immagine.
Alzerò la voce per fare luce sulle mostruose illegalità e sul devastante malcostume che
attanagliano questo Paese. Fenomeni che avvengono vicino a voi e non in un posto lontano
dal nome sconosciuto. Crimini che vengono compiuti da facce pulite in giacca e cravatta, a
cui avete stretto la mano o a cui avete dato il vostro voto in una cabina elettorale.
I reati saranno chiamati “reati” e non ipocritamente “errori”. La presunzione d’innocenza
rimarrà un principio intoccabile, ma coloro i quali saranno giudicati colpevoli da un giudice
imparziale dovranno pagare le conseguenze morali delle loro azioni.
I lavori socialmente utili saranno il loro cammino di redenzione. I miei colleghi politici
dovranno sentirsi dei privilegiati alle vostre dipendenze. Sia ben chiaro che questo avverrà
per un tempo determinato e che il privilegio non acquisirà mai connotati
economici. Continueranno a essere chiamati “onorevoli” perché per loro sarà un onore
essere stati scelti per prestare questo servizio. Gli uomini buoni saranno più importanti
delle istituzioni (citando, in questo caso, l’amico Zagrebelsky). Le procedure della
burocrazia saranno ridotte all’essenziale. La sanità, l’educazione, l’ambiente, la cultura, la
giustizia sociale saranno le priorità assolute dell’azione politica di questo Paese.
Le persone malate, abbandonate, svantaggiate, sottomesse, maltrattate, poco istruite,
saranno verranno costantemente aiutate. L’equità sarà la bussola indissolubile dei nostri
principi. La produzione locale di cibo genuino sarà incentivata e sostenuta. Verranno messi
a disposizione spazi per coltivare e scambiare. Verranno chiusi quelli in cui si sperpera il
denaro e muore l’anima. Democrazia non sarà semplicemente una parola con cui riempirsi
la bocca, ma un qualcosa di sostanziale e tangibile. Passerà tra le vostre mani! Si dovrà
parlare guardando al futuro, senza mai dimenticare la storia.
Vi chiedo umilmente di non interpretare queste parole come utopia, ma come una realtà
possibile. Di credere in voi stessi e nella buona fede dei milioni di italiani che vivono
attorno a voi (sono la maggioranza, ricordatevelo).
Di non vergognarvi a priori del nostro Paese. Di indignarvi per la barbarie sociale e
culturale a cui assistiamo e che accettiamo omertosamente. Di leggere e di nutrire il vostro
spirito. Di pensare con la vostra testa. Di fare la vostra parte e, in alcuni casi, anche
qualcosa in più.
Grazie,
Un grande abbraccio di amore,
La nonna di Enrico
(*): Il discorso sarebbe in italiano. Nessun pericolo dunque di lost in translation dal dialetto veneto
centro-settentrionale.
(da Low Living High Thinking – marzo 2015)
APPELLO
PER
LA CHIUSURA
DEGLI INCENERITORI
a: - Sindaci, Assessori e Consiglieri dei Comuni di Padova e Schio
- Presidente, Assessori, Consiglieri della Regione Veneto
- Parlamentari della Regione Veneto
- Ministro dell'Ambiente
- Organi di informazione
Gli inceneritori, i cementifici e gli altri impianti che bruciano rifiuti emettono diossine in
quantità tali, da poter superare lungo la catena alimentare i limiti di rischio fissati
dall'Organizzazione Mondiale della Sanità ( vedi i rapporti sull'argomento sia di Gianni
Tamino, docente di Biologia all'Università di Padova, sia dell'Associazione Internazionale
Medici per l'Ambiente - ISDE).
Perchè si bruciano i rifiuti anzichè riutilizzarli, come fanno quasi tutte le aziende che si
occupano dei rifiuti? eppure basterebbe una rapida indagine epidemiologica, basata sulle
richieste di esenzione ticket dei malati di tumori (i cosidetti codici 48, già in possesso delle
ASL), per mettere in evidenza non solo l'aumento dei nuovi ammalati di tumore e dei
decessi nel corso degli anni, ma anche la loro localizzazione rispetto agli inceneritori.
Analogo risultato è stato messo in luce da indagini epidemiologiche svolte in Francia.
Questo è un motivo più che sufficiente per la chiusura degli inceneritori, sia per i sindaci
che per i presidenti di regione, i quali hanno la responsabilità legale della salute della
popolazione. In Italia funzionano circa 50 inceneritori, e nel Veneto sono rimasti solo
quelli di Padova e Schio.
Oncologi, ematologi, biologi ed altri scienziati li ritengono responsabili di centinaia di morti
per tumore ogni anno: una strage che si consuma da oltre trent'anni, nel silenzio complice
di quasi tutti i partiti. Evidentemente ci sono di mezzo forti interessi: infatti la leggetruffa che regala milioni di euro di incentivi pubblici all'incenerimento dei rifiuti non viene
ancora cancellata dal Parlamento, nonostante le multe dell'Unione Europea.
Intanto i sindaci che hanno adottato questi impianti hanno fatto cassa per anni con gli utili
degli inceneritori ( a Padova dai 10 ai 20 milioni l'anno!), senza preoccuparsi troppo della
salute della popolazione. Ma adesso che c'è una maggiore coscienza della gente del
pericolo tumore, i sindaci delle due città inquinate da migliaia di metri cubi di fumi
cancerogeni vogliono davvero continuare su questa strada?
Alcune associazioni hanno protestato per l'aria e l'acqua inquinate dal PM10 da traffico
veicolare: però queste polveri sottili sono poca cosa, soltanto la punta dell'iceberg
dell'inquinamento di fronte ai miliardi di nano-particelle emesse giornalmente dagli
inceneritori (PM 0.1), le quali possono trasportare lontano diossina ed altri metalli pesanti,
che nessun filtro esistente riuscirà a fermare.
Ecco il perchè di questo appello, a nome di tutti i cittadini, affinchè quanti hanno
responsabilità e potere decisionale prendano a cuore la chiusura di tutti gli impianti nocivi
alla salute.
***LEGGI QUI IL TESTO DELLA PETIZIONE INVIATA**
(da Coordinamento Veneto Comitati – marzo 2015)
DAL 21 MARZO PARTE LA CAMPAGNA...
A PRIMAVERA MANGIAMO SENZA OGM:
Boicottiamo i prodotti derivati da OGM e blocchiamo il TTIP!
In Italia, mangiamo OGM senza nemmeno saperlo e ne subiamo
tutti gli effetti negativi sulla salute, l'ambiente, la biodiversità e la
sovranità alimentare. L'importazione degli OGM non è vietata e
l'80% dei mangimi contiene Ogm! Vuol dire che praticamente tutte
le carni, uova, latticini, ecc. che non abbiano la garanzia di essere
free-ogm o biologici, sono probabilmente derivati da animali
alimentati con OGM.
Tra i principali attori di questo mercato c'è il Gruppo Veronesi che nel 2009 ha dichiarato
di importare 40 mila tonnellate di soia OGM al mese. Anche la società Progeo è coinvolta
nella produzione e vendita di mangimi contenenti OGM e alcuni di questi sono ammessi dal
Consorzio Parmigiano Reggiano.
Chiediamo a chi vende mangimi o prodotti derivati da animali di:
• Convertire le filiere all' OGM free
• Garantire la tracciabilità sui prodotti con una etichetta che indichi con che tipo di
mangimi sono stati alimentati gli animali da cui derivano.
SE VUOI MANGIARE CIBO SENZA OGM, ECCO ALCUNI PRODOTTI DA EVITARE...
AIA - Gran parte del mangime prodotto da Veronesi contiene soia e mais OGM.
Per questo riteniamo molto probabile che uova, carni di pollo, tacchino, suino,
coniglio, siano derivati da animali alimentati con OGM. Tra questi anche i würstel
di pollo Wudy, preparati con carne separata meccanicamente.
Negroni - Il gruppo Veronesi è proprietario del marchio Negroni, quindi prodotti
come il Culatello di Zibello D.O.P., Prosciutto crudo di Parma, San Daniele D.O.P.,
salame Negronetto o gli affettati detti « di altissima qualità » sono a rischio di
contaminazione con OGM.
Aequilibrium - Per lo stesso motivo anche le salsiccie pronte Dakota, le carni bianche
Aequilibrium, gli arrosto di carni bianche BonRoll, piatti pronti Buongust'Aia, ecc. sono
molto probabilmente derivati da animali alimentati con OGM.
Parmigiano Reggiano e Grana Padano (non bio né OGM-free) - Infine, ci
teniamo a sottolineare che si trovano in circolazione mangimi contenenti OGM che
vantano nelle etichette convenzioni con il consorzio Parmigiano Reggiano o
ammessi dal disciplinare del Grana Padano.
Anche importanti prodotti del «Made in Italy» partecipano alla
diffusione degli OGM!!!
PARTECIPA ALLA CAMPAGNA:
Diffondi il volantino e consegna la lettera in allegato alla direzione
del tuo supermercato
La campagna Zero Ogm è un modo concreto di opporsi al TTIP!:
Il TTIP è un trattato di libero commercio che gli USA e l’Unione Europea stanno cercando di
concludere da circa un anno. I contenuti rappresentano un tentativo di ulteriore erosione
delle garanzie conquistate in anni di lotte sociali dal punto di vista degli OGM e della tutela
dell'ambiente, della salute, dei prodotti alimentari, del diritto al lavoro. Il TTIP rinforza il
potere delle multinazionali e gli permette di citare in giudizio uno Stato se impedisse i loro
interessi.
Firma l'iniziativa per bloccare il TTIP su: http://stop-ttip-italia.net
•
•
•
•
Fermiamo la coltivazione e la vendita di OGM
Molte ricerche mostrano che hanno un effetto negativo sulla salute umana e
animale;
Ci fanno mangiare più pesticidi;
Minacciano la biodiversità e le specificità di ogni Regione;
Mettono a rischio la sovranità alimentare attraverso la privatizzazione dei semi.
BASTA MANGIARE CIBO OGM, VOGLIAMO CIBO SANO!
Coordinamento Zero OGM: Web: http://zeroogm.wordpress.com/
Mail: [email protected] - Cell: 339 1610100
(da Coordinamento Zero OGM – marzo 2015)
RASSEGNA ‘LA TAVOLA DEL TEMPO’: C'ERA UNA VOLTA IL CEREALE
OSTERIA DI FUORI PORTA in Via Tiziano Aspetti a Padova – 19 marzo 2015
Giovedì 19 marzo, terzo appuntamento della rassegna
in collaborazione con El Tamiso, dedicato questa volta
al mondo dei cereali: farro, mais, miglio, lo stesso
grano che mangiamo tutti i giorni, ci riservano grandi
sorprese.
Cosa si coltiva oggi? Cosa è cambiato rispetto a
sessant'anni fa? Ne parliamo durante la cena con
Giovanna Furlan, titolare dell'omonima azienda agricola
socia de El Tamiso, e con Paolo Zampieri, agronomo.
Ecco il menu della serata:
• antipasto: insalatina di radicchietto mantovano
con pera, caprino e semi di canapa;
• bis di primi: tortino di miglio e verdure con salsa
di yogurt e farro monococco alle verdure saltate;
• secondo: polenta gialla "ros di Aquileia" con
lenticchie in umido e polenta Biancoperla con
formaggio Monteveronese, con contorno di
bietoline saltate;
• dolce: zaletti morbidi e pan brioche di farro.
Il costo delle serate è di 25 € (acqua e vino della casa inclusi), e la cena è
prevista per le ore 20:00.
Informazioni/prenotazioni: fono 049-616899 - mail [email protected]
(da Osteria di Fuori Porta – marzo 2015)
“Fa' la Cosa giusta” 2015
Dal 13 al 15 marzo 2015 Milano ospiterà “Fa'
la cosa giusta!”, la fiera nazionale del consumo
critico e degli stili di vita sostenibili, che
giunge alla sua dodicesima edizione e si terrà,
come di consueto, negli storici padiglioni di
Fieramilanocity.
La scorsa edizione, chiusasi con 70 mila visitatori, oltre 700 espositori, 3800 studenti, 600
giornalisti, 29 mila metri quadrati di padiglioni espositivi, si è confermata uno dei principali
punti di riferimento per il settore dell'economia solidale e sostenibile.
"Fa' la cosa giusta!" 2015 sarà luogo di incontro, scambio e condivisione, una piccola città
nella città, con i “quartieri”, le “vie” e le “piazze”, che ospiteranno stand, botteghe
artigiane, laboratori, spazi verdi, ristoranti, spettacoli e incontri; una planimetria espositiva
che disegnerà una vera "città smart delle alternative possibili”.
Innovazione e artigianalità saranno i due poli di gravitazione da cui guardare al futuro.
Il pubblico di Fa' la cosa giusta! ritroverà prodotti ed iniziative legati ai temi che da sempre
caratterizzano la fiera: alimentazione biologica, a km zero o cruelty free, moda etica,
mobilità a basso impatto, abitare green, giochi e proposte sostenibili per l'infanzia, prodotti
del commercio equo e i progetti delle associazioni e cooperative non profit.
A questi saranno affiancati molti nuovi approfondimenti trasversali, dedicati, ad esempio,
alla sharing economy, all'autoproduzione, al welfare comunitario e alla pace.
** scarica QUI tutte le informazioni sulla manifestazione **
(da Altreconomia e Terre di Mezzo – marzo 2015)
OGGI, 16 ANNI FA - 8 MARZO 2015
di Ugo Biggeri - Presidente di Banca Popolare Etica
E' tradizione, in Banca Etica, ricordarci del giorno in cui la nostra organizzazione ha iniziato
ad operare come banca a tutti gli effetti, era l'8 marzo 1999. Quel giorno ha trasformato in
realtà il sogno di migliaia di persone e organizzazioni che si erano attivate in modo
volontario per costituire una banca che mettesse al centro valori come la trasparenza, la
mutualità e il cooperativismo, la partecipazione e la responsabilità.
Ricordare le nostre radici non è un esercizio “celebrativo”, è un esercizio costituente,
perché nelle nostre radici è inscritto il nostro impegno: quello di utilizzare il denaro come
strumento per la trasformazione
economica e sociale.
Dopo 16 anni siamo cresciuti molto e
abbiamo vinto la sfida di diventare un
istituto solido e di dimostrare che
insieme possiamo fare banca senza
avere come obiettivo principale quello
di massimizzare i profitti.
Abbiamo superato i 50 milioni di capitale sociale grazie a 37.000 soci, siamo un Gruppo
Bancario che, con Etica SGR, intermedia quasi 2 miliardi di euro di risparmi, siamo un
agente di animazione territoriale e di educazione finanziaria grazie all'impegno di 90 gruppi
di soci tra Italia e Spagna (solo nel 2015 sono stati capaci di realizzare 835 iniziative di
promozione della finanza etica!). Ogni giorno, da 16 anni, lavoriamo per far crescere il
nostro progetto, ma senza perdere le nostre specificità. E' un aspetto delicato, perché
dobbiamo coniugare le aspirazioni dei pionieri con il diritto delle nuove generazioni ad
entrare in Banca Etica e a sentirla anche la “loro” banca, anche se non c'erano nel 1999.
E' un esercizio difficile, ma alcuni indicatori ci dicono che stiamo lavorando per perseguire
questo obiettivo: attualmente i soci stanno lavorando, attraverso un un percorso
partecipativo, alla revisione della Governance di Banca Etica, un'esigenza dettata dai
cambiamenti normativi, ma anche dal desiderio di trovare forme di partecipazione al
governo societario sempre più efficaci ed inclusive; aumenta il coinvolgimento dei nostri
soci nel processo del credito, grazie a loro possiamo valutare la dimensione socio
ambientale delle organizzazioni che ci chiedono un finanziamento; ci impegnamo per
cogliere le sfide di un mondo che cambia, attraverso percorsi sul crowdfunding o l'utilizzo
degli strumenti online per facilitare la mutualità e la partecipazione; parliamo tante lingue:
italiano, castigliano, basco, gallego, catalano, perché con la finanza etica si possono unire
diverse realtà locali che lavorano per l'economia civile.
Attraverso il credito sosteniamo migliaia di imprese, associazioni, organizzazioni che ogni
giorno creano ricchezza economica, sociale e ambientale, lavorando in terreni innovativi e
a volte difficili: dall'agricoltura biologica alle energie rinnovabili, dall'inclusione sociale
all'inserimento lavorativo, dalla promozione culturale alla legalità.
L'“interesse più alto è quello di tutti” si concretizza tutte le volte che, con i nostri
finanziamenti, aiutiamo a far crescere i posti di lavoro in una cooperativa che lavora sui
terreni confiscati alla mafia o a costruire una nuova sede per un'organizzazione che facilita
l'inserimento lavorativo di persone che vengono da situazioni di disagio.
E' questo l'interesse che cercano le persone che attivano un conto corrente o un prodotto
di risparmio in Banca Etica (e sono sempre di più). L'8 marzo è la “Festa delle donna”, e
questo richiama la nostra attenzione a continuare a lavorare per la parità di genere:
abbiamo un Consiglio di Amministrazione e un Comitato Etico per la maggior parte
composti da donne, e ci siamo dotati di strumenti di conciliazione vita – lavoro che
pongono le basi per un'effettiva parità. Sta a noi impegnarci ogni giorno per diventare
pionieri in questo ambito.
Dopo 16 anni abbiamo fatto tanto, ma siamo consapevoli che la finanza che non guarda in
faccia alle persone o all'ambiente pur di ottenere utili vertiginosi non si è indebolita,
affatto. La crisi finanziaria del 2008 ci ha impoveriti tutti, ma non ha impoverito i grandi
poteri finanziari. Però tutte e tutti noi sappiamo di avere una grande opportunità di agire
per cambiare le cose.
Il nome “Banca Etica” contiene l'imperativo ad una continua tensione al miglioramento, per
avvicinare sempre più il nostro pensiero con la nostra azione quotidiana. Oggi abbiamo gli
strumenti per fare di più, e invitiamo tutte le donne e gli uomini a far parte del nostro
progetto per cambiare insieme le cose.
Buon compleanno Banca Etica!
(da BancaNote News di Banca Etica – marzo 2015)
OGNI ORA 11 ETTARI IN MENO PER L'AGRICOLTURA ITALIANA
L’Italia è sempre più in debito di suolo. Mentre la cementificazione avanza senza sosta,
l’agricoltura continua a perdere terreno. In meno di vent’anni la superficie edificata ha
mangiato oltre due milioni di ettari coltivati, cancellando il 16% delle campagne, e lo
scippo procede tuttora a ritmi frenetici: più di 11 ettari l’ora, quasi 2.000 a settimana,
circa 8.000 in un mese. Ma non mettere un freno al consumo di suolo e difenderlo dalle
aggressioni indiscriminate significa continuare a sottovalutare quella che è una risorsa
strategica del Paese. E non solo per fattori ambientali e paesaggistici, ma soprattutto per
motivi economici e alimentari.
E’ quanto emerso lunedì 9 marzo al
convegno 'Suolo, paesaggio, cambiamenti
climatici e agricoltura', organizzato a
Firenze, a Palazzo Vecchio, dalla CIAConfederazione italiana agricoltori, alla
presenza dei ministri dell’Agricoltura e
dell’Ambiente Maurizio Martina e Gian Luca
Galletti, e inserito nel ciclo di iniziative pre
Expo 'Il territorio come destino'.
L’estensione della superficie agricola - ha
evidenziato la CIA - è legata direttamente
alla sicurezza alimentare. Ed è per questo che il consumo di suolo coltivato rischia di
riflettersi sulle cifre dell’approvvigionamento alimentare in Italia, dove a oggi si arriva a
coprire il fabbisogno di cibo di tre cittadini su quattro, dovendo ricorrere alle importazioni
per coprire questo deficit produttivo.
D’altra parte, però, gli italiani credono nell’agricoltura e l’88 per cento di loro si dichiara
preoccupato per l’abbandono delle campagne e per la crisi del settore, che paga non solo
gli effetti del maltempo e dell’embargo russo ma anche le scelte della politica, a partire
dall’IMU.
'Se da una parte cresce la domanda di cibo, dall’altra diminuiscono le terre coltivate. Una
contraddizione che va fermata e affrontata - ha spiegato il presidente nazionale della CIA
Dino Scanavino -. Altrimenti si rischia di aumentare la nostra dipendenza dall’estero nel
capitolo agroalimentare, in un contesto globale in cui le stime di Fao e Ocse parlano per i
prossimi anni di un rallentamento della crescita produttiva mondiale, a cui si affianca però
la costante crescita demografica che ci porterà nel 2050 a superare la soglia dei 9 miliardi
di abitanti nel Pianeta'.
Non solo. Perdere terreno agricolo vuol dire anche mettere a rischio un patrimonio
paesaggistico che, tra turismo rurale e indotto legato all’enogastronomia tipica, vale per
l'Italia più di 10 miliardi di euro l’anno.
(dal Bollettino Bio di Greenplanet – marzo 2015)
BIOLOGICO, PESTICIDI E REATO DI CONTAMINAZIONE
Da diversi anni, ormai, osserviamo l’incremento esponenziale del consumo di
prodotti biologici in Italia, in Europa ed in tutto il mondo.
Conseguenza del fenomeno è l’aumento costante dei terreni che vengono
convertiti al metodo biologico.
Fino all’anno appena conclusosi, però, l’opinione giuridica non seguiva di pari passo il
fenomeno e gli agricoltori biologici non erano tutelati a livello legale. Nel 2010, infatti,
Steve Walsh, agricoltore biologico australiano, ha iniziato una azione legale contro il suo
vicino di campo, agricoltore convenzionale che faceva un largo utilizzo di OGM, esposti agli
elementi naturali per lungo tempo anche dopo il raccolto, contaminando, in questo modo il
campo di Walsh con materiale vegetale OGM e fitofarmaci. Come conseguenza, il 70%
della produzione di Walsh del 2010 perse la certificazione, riacquistata soltanto nel 2013.
La corte ha dichiarato che, senza
ombra di dubbio, il materiale
contaminante derivava dal vicino
di Walsh e che le sue pratiche
agricole avevano l’effetto di
incrementare la contaminazione.
In meno di un mese, ciononostante, il vicino contaminatore è stato assolto in pieno sulla
base del significato delle parole “contaminazione” e “incursione” (Martin, K. (2014).
Judgement: MARSH -v- BAXTER [2014] – WASC 187BC201302729; CIV1561/2012. Perth:
Supreme Court of Western Australia.).
In Toscana, invece, clamorosa è stata la recente sentenza del Tribunale di Pistoia che ha
decretato la piena colpevolezza di un viticoltore convenzionale, il quale ha contaminato con
fungicidi chimici i terreni e l’abitazione del vicino, coltivatore biologico. Per la prima volta,
infatti, la “contaminazione” di un campo altrui con fitofarmaci di origine chimica è risultata
essere un reato perseguibile tanto che è stato introdotto il “diritto all’assenza di
contaminazione”. Il viticoltore reo, oltre al pagamento di una multa salata, è stato
obbligato ad intraprendere il trattamento delle aree di confine, in modo da prevenire futuri
eventi di contaminazione, aspetto, questo, che storicamente è sempre stato a carico
dell’agricoltore biologico.
L’aspetto interessante della faccenda, è che essa può e deve rappresentare un
incoraggiante precedente da poter brandire come arma in tutti i casi in cui una superfice
biologica subisce un danno da contaminazione imputabile al vicino.
(da CCPB Newsletter 02/2015 – marzo 2015)
SINISTRATI. MINORANZA PD
Obbedite sempre e comunque al capo di turno
Persone senza dignità, senza intelligenza politica, senza senso di responsabilità
repubblicana: questa è la minoranza del PD (della maggioranza non merita neppure
discorrere). Senza dignità, perché dignità impone coerenza fra pensiero e azione, e
dunque se avete dichiarato, come avete dichiarato, (vero Bersani?) che la riforma renziana
della Costituzione, accompagnata dalla nuova legge elettorale rompe l’equilibrio
democratico e poi votate l’una e l’altra siete persone indegne.
Non sono affatto sorpreso del loro comportamento. Bersani e gli altri vengono dal PCI, che
tutto era fuorché una scuola di schiene dritte (nobili eccezioni a parte). Li hanno abituati
ad obbedire al segretario perché il segretario è il segretario. Sono ancora così. Non avrei
mai immaginato di dover giungere ad una conclusione siffatta, ma devo riconoscere che se
in Italia avessero vinto i comunisti avremmo avuto un regime autoritario, per la semplice
ragione che i “bersani” sono servi della peggior specie, quelli che obbediscono al capo di
turno perché è il capo.
Senza intelligenza politica: perché non capiscono che oggi già non contano nulla, e
domani, a riforma approvata, conteranno ancora meno. Renzi non riconoscerà loro
alcunché. Vuole servi docili, non servi che si permettono qualche mugugno. Si sente
onnipotente perché sa che vincerebbe le elezioni, e dunque ritiene che gli sia dovuta
obbedienza assoluta. Diventato padrone delle liste elettorali, li butterà fuori e nessuno dirà
una parola in loro difesa perché non lo meritano.
A onor del vero un riconoscimento lo meritano. I Bersani, i D’Alema, i Veltroni, i Fassino e i
loro corrispettivi locali una grande opera politica l’hanno realizzata, quella di distruggere la
tradizione del socialismo in Italia. Non c’era riuscito il fascismo, non c’era riuscita la CIA,
non c’era riuscita la DC, ce l’hanno fatta loro con le loro fredde intelligenze, capaci di
minuziosi calcoli senza mai l’ombra di un principio, di un’idea nobile, di una visione
politica. Congratulazioni vivissime.
Senza responsabilità repubblicana: capisco che il concetto di responsabilità repubblicana
risulti ostico per chi è passato dalle Frattocchie ai talk show, ma provo a spiegarlo.
Responsabilità repubblicana vuol dire che voi avete soltanto un dovere, quello di servire la
nazione,cioè la forma repubblicana descritta dalla Costituzione. Ogni altra considerazione è
del tutto irrilevante. Se dunque con il vostro voto devastate, per vostra stessa
ammissione, la forma repubblicana, venite meno al vostro primo dovere. Le vostre parole
sulla lealtà di partito, o addirittura alla “ditta” fanno soltanto pena e ribrezzo.
(scritto da Maurizio Viroli su Il Fatto Quotidiano – marzo 2015)
L' IDIOZIA DEL BRUCIARE I RESIDUI VEGETALI
Una delle pratiche più diffuse e più “idiote” di
questo periodo di inizio primavera..è senz'altro
quella di bruciare ramaglie, foglie, residui
vegetali e sterpaglie….falò nei quali finisce
spesso qualche pezzo di telo di plastica, rete di
sostegno di fagioli o altri scarti non vegetali.
Un’aggiunta che rende ancora più impattante e
inquinante questa pratica dura da debellare.
Infatti bruciare significa inquinare….bruciare
residui vegetali sprigiona sostanza decisamente
inquinanti in primis il benz(a)pirene (dal sito
dell ARPAV):
...”Tra questi il benzo(a)pirene (BaP) è il componente più studiato per la sua ampia
diffusione nell’ambiente a concentrazioni efficienti e per l’elevata tossicità. E’ oggetto di
attento studio anche il possibile effetto mutageno e cancerogeno di miscele di IPA.
Va sottolineato che gli IPA possono interagire con altre sostanze cancerogene presenti
nell’ambiente, potenziandone l’effetto. Nell’animale da esperimento sono stati evidenziati
anche numerosi effetti tossici, diversi dal cancro, a carico della cute, dell’apparato
respiratorio, del sistema immunitario e del sistema riproduttivo….
Da non dimenticare che dai vari falò vengono sprigionate diossine, benzene, monossido di
carbonio, polveri sottili, in quantità molto preoccupanti..per non parlare dei vari residui da
potature di alberi, viti, coltivazioni super trattate con prodotti chimici di sintesi….Ma oltre
alla seria minaccia alla salubrità dell'ambiente e alla salute di tutti noi, è decisamente
sciocco bruciare del materiale che debitamente compostato puo' fornirci dell'ottima
sostanza organica, di cui i nostri campi e orti hanno spesso estremo bisogno.
Varie le pratiche che possiamo mettere in atto per utilizzare e/o compostare i vari
materiali vegetali, dal classico cumulo da realizzarsi in una zona marginale del campo o
dell'orto, alla realizzazione di lasagne e cumoli di coltivazione..fino alla pacciamatura
(soprattutto con foglie, cippati, ramaglia sminuzzata, paglia o fieno)
Una metodologia che ci piace utilizzare nei nostri campi e orti è proprio quella del cumulo
di coltivazione o lasagna. Se non abbiamo a disposizione erba appassita o materiale
vegetale verde possiamo comunque iniziare sin da ora a costruire la base del nostro
cumulo. .....continua QUI la lettura dell’articolo….
(da Coltivare Condividendo – marzo 2015)
…Buon fine settimana a tutti!!!!!
con:
Il coraggio della condivisione: la comunità "Don Milani" di Acri
e
Le cinque azioni che fanno lavorare meglio il cervello
e
Ma veramente chi rifiuta gli OGM condanna l’Africa alla fame?
da Il Cambiamento – marzo 2015
Le aziende bio al femminile più giovani, istruite e con maggiori
attività
da Bio@gricultura Notizie di AIAB – marzo 2015
Fino a 6 miliardi per l'Italia tassando trading finanziario e derivati
e
Sblocca-Italia: 95 Comuni lucani a rischio trivelle
da Altreconomia – marzo 2015
Papa Francesco: pedofilia, corruzione, divorziati: due anni di sfide
tra resistenze e nuovi nemici
da Il Fatto Quotidiano.it – marzo 2015
I Preparatori d’uva Simonit e Sirch: “ecco come si produce il vino di
qualità” da Italia che Cambia – marzo 2015
Come si sceglie dove fare il nuovo ospedale?
da Ecopolis Newsletter di Legambiente Padova – marzo 2015
Il cibo del nostro cibo. Il fatturato del settore mangimistico nel
nostro Paese è di 7,3 miliardi di euro
da Altragricoltura Nord Est – marzo 2015
Quanto ci costano gli interferenti endocrini
da Internazionale – marzo 2015