Transcript IL MODELLO DELLA COMUNICAZIONE: B
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Facoltà di Lettere e Filosofia
Lingue e culture straniere occidentali e orientali
L-11 - a.a. 2009-2010
LINGUISTICA GENERALE
(60 ORE – 12 CFU)
PROF.SSA CLARA FERRANTI
© Clara Ferranti 2009
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BÜHLER E JAKOBSON
PLURILINGUISMO
Clara Ferranti
© Clara Ferranti 2009
Slide 3
BÜHLER E JAKOBSON
UN MODELLO DELLA
COMUNICAZIONE
© Clara Ferranti 2009
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I FATTORI FONDAMENTALI
DELLA COMUNICAZIONE
Le
coordinate fondamentali di
ogni evento linguistico sono sei:
Mittente
Destinatario
Referente
© Clara Ferranti 2009
Messaggio
Codice
Canale
Slide 5
MITTENTE:
il parlante
DESTINATARIO: l’ascoltatore
REFERENTE: ciò di cui si parla
oggetti e stati di cose (Bühler)
contesto (Jakobson)
MESSAGGIO:
ciò che viene comunicato
CODICE: la lingua usata, condivisa dai
partecipanti all’evento
CANALE: 1) il mezzo attraverso cui si
svolge la comunicazione (contatto diretto,
telefono, radio, stampa) 2) il contatto
psicologico tra i partecipanti all’evento
contatto (Jakobson)
© Clara Ferranti 2009
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FATTORI DELLA COMUNICAZIONE
E FUNZIONI DEL LINGUAGGIO
In relazione a ognuno di questi
sei fattori insopprimibili della
comunicazione Jakobson (1960),
sulla scia del modello strumentale
di Bühler (1933), individua sei
funzioni della lingua
© Clara Ferranti 2009
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IL MODELLO STRUMENTALE
DI BÜHLER
Alla
base del modello bühleriano c’è
l’assunto che il segno linguistico sia un
mezzo (uno strumento) con il quale un
soggetto esprime la propria interiorità
ad un altro soggetto in relazione a
oggetti e stati di cose (referente)
Il segno linguistico si rapporta a ognuna
di queste tre coordinate:
mittente destinatario referente
© Clara Ferranti 2009
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CARATTERE TRIADICO
DEL SEGNO LINGUISTICO
Nel correlarsi a questi tre fattori, il segno
linguistico ha una natura triadica. Esso è:
un sintomo in relazione al mittente, di cui
esprime l’interiorità, l’atteggiamento, i
gusti, l’identità
un segnale in relazione al destinatario,
cui il mittente si appella, tramite il
vocativo o l’imperativo
un simbolo in relazione al suo riferimento
a oggetti e stati di cose, cioè al mondo
referenziale di cui si parla
© Clara Ferranti 2009
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FATTORI E FUNZIONI (1)
Il
segno linguistico ha dunque tre funzioni
in correlazione alle tre coordinate:
la funzione di notifica, in relazione al
mittente (segno sintomo)
la funzione di richiamo, in relazione al
destinatario (segno segnale)
la funzione rappresentativa, in
relazione ai referenti (segno simbolo)
© Clara Ferranti 2009
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IL MODELLO DI JAKOBSON
Jakobson
rivisita e amplia il
modello bühleriano aggiungendo
le altre tre coordinate
fondamentali dell’evento
linguistico:
messaggio codice canale
© Clara Ferranti 2009
Slide 11
Anche a queste tre coordinate il
segno linguistico si rapporta:
in
relazione al messaggio, il segno è
focalizzato sull’aspetto formale, sulla
costruzione, sulla struttura del messaggio
in relazione al codice, il segno verifica la
condivisione dello stesso sistema
linguistico dal punto di vista fonetico,
semantico, lessicale e morfosintattico
in relazione al canale, il segno verifica se il
canale della comunicazione è aperto
© Clara Ferranti 2009
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Il
segno linguistico si amplia
dunque di altre tre funzioni in
riferimento a queste coordinate
Le
prime tre delle sei funzioni del
modello jakobsoniano
corrispondono alle funzioni
individuate da Bühler
© Clara Ferranti 2009
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FATTORI E FUNZIONI (2)
Funzione emotiva (di notifica), correlata al
mittente
Funzione conativa (di richiamo), correlata al
destinatario
Funzione referenziale (rappresentativa)
correlata ai referenti
Funzione poetica, correlata al messaggio
Funzione metalinguistica, correlata al codice
Funzione fàtica, correlata al canale
© Clara Ferranti 2009
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Le
sei funzioni del segno linguistico
sono le funzioni svolte dalla lingua
nell’evento comunicativo
Queste sei funzioni sono compresenti
ma non in ugual misura
La focalizzazione del messaggio su
l’una o l’altra coordinata dell’evento
determinerà la funzione prevalente di
ogni scambio comunicativo
© Clara Ferranti 2009
Slide 15
In quasi tutti i messaggi la
funzione prevalente è quella
referenziale in quanto sono i
contenuti del dire a essere
focalizzati, ma talvolta l’attenzione
può essere puntata sugli altri
componenti
© Clara Ferranti 2009
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sull’espressione dell’emotività (le interiezioni
in genere, aiuto!! beeello!!): funzione emotiva
sul richiamo (bene! ciao! ehi! gli ordini in
genere: taci! forza! su!): funzione conativa
sul contatto comunicativo (pronto! sei ancora
lì? sì ci sono!): funzione fàtica
sul metalinguaggio (voglio dire questo,
questa parola vuol dire ...): funzione
metalinguistica
sulla forma espressiva (la costruzione del
messaggio in sé): funzione poetica
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LA FUNZIONE POETICA
La funzione poetica si esplica in maniera
privilegiata nella composizione di poesie, ma
è in atto anche nel linguaggio quotidiano in
genere e nell’ideazione di slogan pubblicitari
o politici
La si osserva infatti ogni qual volta, parlando
o scrivendo, prediligiamo una forma anziché
un’altra e poniamo attenzione alla
costruzione del messaggio:
“Lisa e Mariarosa” anziché “Mariarosa e Lisa”;
talvolta diciamo: “no questa frase non mi
suona bene” e cerchiamo un’altra forma
linguistica più adatta
© Clara Ferranti 2009
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Jakobson
esemplifica la funzione poetica
nel linguaggio politico con uno slogan
usato in America negli anni ’50 durante la
campagna per le elezioni presidenziali:
“I like Ike”
il quale contiene un elemento linguistico
ricorrente che forma nel testo una rima
interna e un’alternanza regolare di fonemi
vocalici e consonantici
© Clara Ferranti 2009
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PERCHÉ LA FUNZIONE POETICA?
Lo scopo primario della ricerca della
raffinatezza formale e dell’attenzione alla
struttura del messaggio è quello dell’efficacia:
il messaggio comunicato vuole cioè essere
efficace, potente, vuole convincere, vuole
indurre a fare qualcosa, vuole persuadere, o
vuole semplicemente “suonare bene”
L’efficacia nella comunicazione, ad esempio
pubblicitaria o politica (il cui scopo primario è
quello di persuadere), la si raggiunge infatti
con un’adeguata scelta lessicale, una
retorica, ma anche con una strutturazione
particolare del messaggio
© Clara Ferranti 2009
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PER RIASSUMERE
I
sei fattori della comunicazione sono
presenti in ogni evento linguistico e
vengono considerati da Jakobson, sulla
scia di Bühler, in relazione alle funzioni
della lingua
Il perno centrale delle sei funzioni è il
segno linguistico
Nell’evento linguistico il segno esercita
queste sei funzioni delle quali, di volta in
volta, una prevarrà sulle altre
© Clara Ferranti 2009
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Riferimenti bibliografici
Jakobson
R., Linguistica e poetica, in L.
Heilman, L. Grassi (a c. di), Saggi di
linguistica generale, Milano 1966, pp.
181-218.
Bühler K., L’assiomatica delle scienze del
linguaggio (trad. it. S. Cattaruzza
Derossi, Armando), Roma 1979.
© Clara Ferranti 2009
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PLURILINGUISMO
DIGLOSSIA
BILINGUISMO
INTERFERENZA
© Clara Ferranti 2009
Slide 23
FENOMENI DEL PLURILINGUISMO
CONTATTO
LINGUISTICO
DIMENSIONE MACRO-SL
DIMENSIONE MICRO-SL
TIPOLOGIE DI REPERTORIO
AZIONE TRA LINGUE
BILINGUISMO-DIGLOSSIA
INTERFERENZA
© Clara Ferranti 2009
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DIGLOSSIA E BILINGUISMO
Nella
DIGLOSSIA i codici sono
socio-funzionalmente differenziati
Nel
BILINGUISMO i codici sono
socio-funzionalmente indifferenziati
© Clara Ferranti 2009
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DIGLOSSIA
Padronanza
e uso di due o più codici
linguistici con specializzazione funzionale
in distribuzione complementare
Uno di essi è:
più prestigioso
più complesso strutturalmente
altamente codificato
denominatore comune
nell’alternanza con altri codici
© Clara Ferranti 2009
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Confronto bilinguismo-diglossia
COMUNITÀ PLURILINGUISTICHE
FATTORI DI DISTINZIONE
TIPOLOGIE DI REPERTORIO
BILINGUISMO
DIGLOSSIA
1.
Codici A e B sono lingue autonome
e paritariamente prestigiose
SI
NO
2.
Diversità strutturale tra A e B
SI
SI
3.
Diversità funzionale tra A e B
NO
SI
4.
Alto prestigio codice A
SI
5.
Promozione codice B a codice A
SI
6.
Uso di A e B nella conversazione
SI
NO
7.
Uso di A e B nella socializzazione
SI
NO
8.
Sovrapposizione di domini
SI
NO
9.
Commutazione di codice/varietà
SI
NO
10. Impiego letterario codice B
© Clara Ferranti 2009
NO
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INTERFERENZA
Azione di una lingua sull’altra che
scaturisce dalla pratica multilingue
2 Trasferimento di forme e strutture
linguistiche da una lingua all’altra
3 Le forme e strutture linguistiche allotrie
oggetto di transfer
1
© Clara Ferranti 2009
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Un caposaldo della
linguistica del contatto
Uriel Weinreich, Languages in contact,
New York 1953
interferenza nel discorso
interferenza nella lingua
© Clara Ferranti 2009
Slide 29
LA METAFORA DELLA SABBIA
“Nel discorso l’interferenza è come la
sabbia trasportata da un torrente; nella
lingua essa è come un sedimento
sabbioso depositato sul fondo di un lago. Le
due fasi di interferenza vanno tenute distinte.
[…] Questa distinzione teorica è necessaria se
vogliamo capire che cosa significhi il contatto
linguistico per l’individuo che ne fa esperienza,
poiché quello che il linguista storico vede
essere effetto dell’interferenza da un’altra
lingua […] potrebbe non essere tale per
l’utente della lingua”
(Weinreich 1974, pp. 18-19)
© Clara Ferranti 2009
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sabbia trasportata da un torrente
... nel discorso
prestito
estemporaneo una tantum
dell’elemento allotrio
deviazione dalla norma linguistica
osservabile in sincronia
© Clara Ferranti 2009
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sabbia depositata sul fondo di un lago
... nella lingua
elemento
straniero consolidato e
integrato nella struttura
norma linguistica
valutabile in diacronia
© Clara Ferranti 2009
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Metalinguaggio dell’interferenza
azione, interferenza
dinamica interlinguistica
azione tra sistemi
prestito, elemento straniero, esito
prodotto linguistico
residualità passata
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TIPOLOGIE DI INTERFERENZA
L’interferenza nel discorso
regola sincronica che scaturisce dalla pratica
multilingue e che comporta la trasposizione
estemporanea di elementi alloglotti
L’interferenza nella lingua
risultato storico di un’interferenza passata
non più percepita dall’utente come tale, o
come deviazione dalla norma, ma come parte
integrante del sistema il cui uso non dipende
più dal bilinguismo
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azione osservata in
DINAMICA
INTERLINGUISTICA
sincronia
INTERFERENZA
prestito
NEL
estemporaneo
DISCORSO
deviazione dalla
norma
azione valutata in
diacronia
INTERFERENZA
residualità presente
NELLA
in sincronia
LINGUA
norma linguistica
integrata
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PRODOTTO
LINGUISTICO
VALUTAZIONE
DINAMICA
INTERLINGUISTICA
PRODOTTO
LINGUISTICO
VALUTAZIONE
Slide 35
Riferimenti bibliografici
Berruto
G., Fondamenti di sociolinguistica,
Roma-Bari 2003.
Ferguson C., Diglossia, “Word” (16), 1959,
pp. 325-340.
Weinreich U., Languages in contact, New
York 1953 (trad. it. Lingue in contatto,
Boringhieri, Torino 1974).
© Clara Ferranti 2009
Facoltà di Lettere e Filosofia
Lingue e culture straniere occidentali e orientali
L-11 - a.a. 2009-2010
LINGUISTICA GENERALE
(60 ORE – 12 CFU)
PROF.SSA CLARA FERRANTI
© Clara Ferranti 2009
Slide 2
BÜHLER E JAKOBSON
PLURILINGUISMO
Clara Ferranti
© Clara Ferranti 2009
Slide 3
BÜHLER E JAKOBSON
UN MODELLO DELLA
COMUNICAZIONE
© Clara Ferranti 2009
Slide 4
I FATTORI FONDAMENTALI
DELLA COMUNICAZIONE
Le
coordinate fondamentali di
ogni evento linguistico sono sei:
Mittente
Destinatario
Referente
© Clara Ferranti 2009
Messaggio
Codice
Canale
Slide 5
MITTENTE:
il parlante
DESTINATARIO: l’ascoltatore
REFERENTE: ciò di cui si parla
oggetti e stati di cose (Bühler)
contesto (Jakobson)
MESSAGGIO:
ciò che viene comunicato
CODICE: la lingua usata, condivisa dai
partecipanti all’evento
CANALE: 1) il mezzo attraverso cui si
svolge la comunicazione (contatto diretto,
telefono, radio, stampa) 2) il contatto
psicologico tra i partecipanti all’evento
contatto (Jakobson)
© Clara Ferranti 2009
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FATTORI DELLA COMUNICAZIONE
E FUNZIONI DEL LINGUAGGIO
In relazione a ognuno di questi
sei fattori insopprimibili della
comunicazione Jakobson (1960),
sulla scia del modello strumentale
di Bühler (1933), individua sei
funzioni della lingua
© Clara Ferranti 2009
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IL MODELLO STRUMENTALE
DI BÜHLER
Alla
base del modello bühleriano c’è
l’assunto che il segno linguistico sia un
mezzo (uno strumento) con il quale un
soggetto esprime la propria interiorità
ad un altro soggetto in relazione a
oggetti e stati di cose (referente)
Il segno linguistico si rapporta a ognuna
di queste tre coordinate:
mittente destinatario referente
© Clara Ferranti 2009
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CARATTERE TRIADICO
DEL SEGNO LINGUISTICO
Nel correlarsi a questi tre fattori, il segno
linguistico ha una natura triadica. Esso è:
un sintomo in relazione al mittente, di cui
esprime l’interiorità, l’atteggiamento, i
gusti, l’identità
un segnale in relazione al destinatario,
cui il mittente si appella, tramite il
vocativo o l’imperativo
un simbolo in relazione al suo riferimento
a oggetti e stati di cose, cioè al mondo
referenziale di cui si parla
© Clara Ferranti 2009
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FATTORI E FUNZIONI (1)
Il
segno linguistico ha dunque tre funzioni
in correlazione alle tre coordinate:
la funzione di notifica, in relazione al
mittente (segno sintomo)
la funzione di richiamo, in relazione al
destinatario (segno segnale)
la funzione rappresentativa, in
relazione ai referenti (segno simbolo)
© Clara Ferranti 2009
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IL MODELLO DI JAKOBSON
Jakobson
rivisita e amplia il
modello bühleriano aggiungendo
le altre tre coordinate
fondamentali dell’evento
linguistico:
messaggio codice canale
© Clara Ferranti 2009
Slide 11
Anche a queste tre coordinate il
segno linguistico si rapporta:
in
relazione al messaggio, il segno è
focalizzato sull’aspetto formale, sulla
costruzione, sulla struttura del messaggio
in relazione al codice, il segno verifica la
condivisione dello stesso sistema
linguistico dal punto di vista fonetico,
semantico, lessicale e morfosintattico
in relazione al canale, il segno verifica se il
canale della comunicazione è aperto
© Clara Ferranti 2009
Slide 12
Il
segno linguistico si amplia
dunque di altre tre funzioni in
riferimento a queste coordinate
Le
prime tre delle sei funzioni del
modello jakobsoniano
corrispondono alle funzioni
individuate da Bühler
© Clara Ferranti 2009
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FATTORI E FUNZIONI (2)
Funzione emotiva (di notifica), correlata al
mittente
Funzione conativa (di richiamo), correlata al
destinatario
Funzione referenziale (rappresentativa)
correlata ai referenti
Funzione poetica, correlata al messaggio
Funzione metalinguistica, correlata al codice
Funzione fàtica, correlata al canale
© Clara Ferranti 2009
Slide 14
Le
sei funzioni del segno linguistico
sono le funzioni svolte dalla lingua
nell’evento comunicativo
Queste sei funzioni sono compresenti
ma non in ugual misura
La focalizzazione del messaggio su
l’una o l’altra coordinata dell’evento
determinerà la funzione prevalente di
ogni scambio comunicativo
© Clara Ferranti 2009
Slide 15
In quasi tutti i messaggi la
funzione prevalente è quella
referenziale in quanto sono i
contenuti del dire a essere
focalizzati, ma talvolta l’attenzione
può essere puntata sugli altri
componenti
© Clara Ferranti 2009
Slide 16
sull’espressione dell’emotività (le interiezioni
in genere, aiuto!! beeello!!): funzione emotiva
sul richiamo (bene! ciao! ehi! gli ordini in
genere: taci! forza! su!): funzione conativa
sul contatto comunicativo (pronto! sei ancora
lì? sì ci sono!): funzione fàtica
sul metalinguaggio (voglio dire questo,
questa parola vuol dire ...): funzione
metalinguistica
sulla forma espressiva (la costruzione del
messaggio in sé): funzione poetica
© Clara Ferranti 2009
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LA FUNZIONE POETICA
La funzione poetica si esplica in maniera
privilegiata nella composizione di poesie, ma
è in atto anche nel linguaggio quotidiano in
genere e nell’ideazione di slogan pubblicitari
o politici
La si osserva infatti ogni qual volta, parlando
o scrivendo, prediligiamo una forma anziché
un’altra e poniamo attenzione alla
costruzione del messaggio:
“Lisa e Mariarosa” anziché “Mariarosa e Lisa”;
talvolta diciamo: “no questa frase non mi
suona bene” e cerchiamo un’altra forma
linguistica più adatta
© Clara Ferranti 2009
Slide 18
Jakobson
esemplifica la funzione poetica
nel linguaggio politico con uno slogan
usato in America negli anni ’50 durante la
campagna per le elezioni presidenziali:
“I like Ike”
il quale contiene un elemento linguistico
ricorrente che forma nel testo una rima
interna e un’alternanza regolare di fonemi
vocalici e consonantici
© Clara Ferranti 2009
Slide 19
PERCHÉ LA FUNZIONE POETICA?
Lo scopo primario della ricerca della
raffinatezza formale e dell’attenzione alla
struttura del messaggio è quello dell’efficacia:
il messaggio comunicato vuole cioè essere
efficace, potente, vuole convincere, vuole
indurre a fare qualcosa, vuole persuadere, o
vuole semplicemente “suonare bene”
L’efficacia nella comunicazione, ad esempio
pubblicitaria o politica (il cui scopo primario è
quello di persuadere), la si raggiunge infatti
con un’adeguata scelta lessicale, una
retorica, ma anche con una strutturazione
particolare del messaggio
© Clara Ferranti 2009
Slide 20
PER RIASSUMERE
I
sei fattori della comunicazione sono
presenti in ogni evento linguistico e
vengono considerati da Jakobson, sulla
scia di Bühler, in relazione alle funzioni
della lingua
Il perno centrale delle sei funzioni è il
segno linguistico
Nell’evento linguistico il segno esercita
queste sei funzioni delle quali, di volta in
volta, una prevarrà sulle altre
© Clara Ferranti 2009
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Riferimenti bibliografici
Jakobson
R., Linguistica e poetica, in L.
Heilman, L. Grassi (a c. di), Saggi di
linguistica generale, Milano 1966, pp.
181-218.
Bühler K., L’assiomatica delle scienze del
linguaggio (trad. it. S. Cattaruzza
Derossi, Armando), Roma 1979.
© Clara Ferranti 2009
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PLURILINGUISMO
DIGLOSSIA
BILINGUISMO
INTERFERENZA
© Clara Ferranti 2009
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FENOMENI DEL PLURILINGUISMO
CONTATTO
LINGUISTICO
DIMENSIONE MACRO-SL
DIMENSIONE MICRO-SL
TIPOLOGIE DI REPERTORIO
AZIONE TRA LINGUE
BILINGUISMO-DIGLOSSIA
INTERFERENZA
© Clara Ferranti 2009
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DIGLOSSIA E BILINGUISMO
Nella
DIGLOSSIA i codici sono
socio-funzionalmente differenziati
Nel
BILINGUISMO i codici sono
socio-funzionalmente indifferenziati
© Clara Ferranti 2009
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DIGLOSSIA
Padronanza
e uso di due o più codici
linguistici con specializzazione funzionale
in distribuzione complementare
Uno di essi è:
più prestigioso
più complesso strutturalmente
altamente codificato
denominatore comune
nell’alternanza con altri codici
© Clara Ferranti 2009
Slide 26
Confronto bilinguismo-diglossia
COMUNITÀ PLURILINGUISTICHE
FATTORI DI DISTINZIONE
TIPOLOGIE DI REPERTORIO
BILINGUISMO
DIGLOSSIA
1.
Codici A e B sono lingue autonome
e paritariamente prestigiose
SI
NO
2.
Diversità strutturale tra A e B
SI
SI
3.
Diversità funzionale tra A e B
NO
SI
4.
Alto prestigio codice A
SI
5.
Promozione codice B a codice A
SI
6.
Uso di A e B nella conversazione
SI
NO
7.
Uso di A e B nella socializzazione
SI
NO
8.
Sovrapposizione di domini
SI
NO
9.
Commutazione di codice/varietà
SI
NO
10. Impiego letterario codice B
© Clara Ferranti 2009
NO
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INTERFERENZA
Azione di una lingua sull’altra che
scaturisce dalla pratica multilingue
2 Trasferimento di forme e strutture
linguistiche da una lingua all’altra
3 Le forme e strutture linguistiche allotrie
oggetto di transfer
1
© Clara Ferranti 2009
Slide 28
Un caposaldo della
linguistica del contatto
Uriel Weinreich, Languages in contact,
New York 1953
interferenza nel discorso
interferenza nella lingua
© Clara Ferranti 2009
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LA METAFORA DELLA SABBIA
“Nel discorso l’interferenza è come la
sabbia trasportata da un torrente; nella
lingua essa è come un sedimento
sabbioso depositato sul fondo di un lago. Le
due fasi di interferenza vanno tenute distinte.
[…] Questa distinzione teorica è necessaria se
vogliamo capire che cosa significhi il contatto
linguistico per l’individuo che ne fa esperienza,
poiché quello che il linguista storico vede
essere effetto dell’interferenza da un’altra
lingua […] potrebbe non essere tale per
l’utente della lingua”
(Weinreich 1974, pp. 18-19)
© Clara Ferranti 2009
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sabbia trasportata da un torrente
... nel discorso
prestito
estemporaneo una tantum
dell’elemento allotrio
deviazione dalla norma linguistica
osservabile in sincronia
© Clara Ferranti 2009
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sabbia depositata sul fondo di un lago
... nella lingua
elemento
straniero consolidato e
integrato nella struttura
norma linguistica
valutabile in diacronia
© Clara Ferranti 2009
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Metalinguaggio dell’interferenza
azione, interferenza
dinamica interlinguistica
azione tra sistemi
prestito, elemento straniero, esito
prodotto linguistico
residualità passata
© Clara Ferranti 2009
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TIPOLOGIE DI INTERFERENZA
L’interferenza nel discorso
regola sincronica che scaturisce dalla pratica
multilingue e che comporta la trasposizione
estemporanea di elementi alloglotti
L’interferenza nella lingua
risultato storico di un’interferenza passata
non più percepita dall’utente come tale, o
come deviazione dalla norma, ma come parte
integrante del sistema il cui uso non dipende
più dal bilinguismo
© Clara Ferranti 2009
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azione osservata in
DINAMICA
INTERLINGUISTICA
sincronia
INTERFERENZA
prestito
NEL
estemporaneo
DISCORSO
deviazione dalla
norma
azione valutata in
diacronia
INTERFERENZA
residualità presente
NELLA
in sincronia
LINGUA
norma linguistica
integrata
© Clara Ferranti 2009
PRODOTTO
LINGUISTICO
VALUTAZIONE
DINAMICA
INTERLINGUISTICA
PRODOTTO
LINGUISTICO
VALUTAZIONE
Slide 35
Riferimenti bibliografici
Berruto
G., Fondamenti di sociolinguistica,
Roma-Bari 2003.
Ferguson C., Diglossia, “Word” (16), 1959,
pp. 325-340.
Weinreich U., Languages in contact, New
York 1953 (trad. it. Lingue in contatto,
Boringhieri, Torino 1974).
© Clara Ferranti 2009