Bambini prodigio Un filone dalle radici lunghe Maura Bottini sett 2007 Qualcuno si ricorda ancora di Shirley Temple? Dal 1932 al 1940 fu una bambina.

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Transcript Bambini prodigio Un filone dalle radici lunghe Maura Bottini sett 2007 Qualcuno si ricorda ancora di Shirley Temple? Dal 1932 al 1940 fu una bambina.

Bambini prodigio
Un filone dalle
radici lunghe
Maura Bottini sett 2007
Qualcuno si ricorda ancora di Shirley Temple?
Dal 1932 al 1940 fu una bambina prodigio che incantò le platee
americane e salvò la 20° Century Fox - così si dice - dalla
bancarotta in seguito alla Grande Depressione.
Già a tre anni prende lezioni di ballo e
nel 1932 debutta nel film “Our Gang”.
Continuerà a essere impiegata in
diversi film di cassetta, e diventerà
famosa con “Riccioli d’oro” e “La
reginetta dei monelli”, fino a
interpretare “Shirley aviatrice”, che le
ha fatto guadagnare un mini Oscar nel
1934.
Si sposò con un
uomo d’affari che le
avrebbe confessato
candidamente di
non aver mai visto
un suo film.
Forse Shirley non
ha avuto molti
rimpianti, non si sa.
Con il passare degli anni, anche per lei
il ruolo di bambina incomincia a stare
stretto. Diraderà le sue apparizioni
sullo schermo, e la sua carriera
terminerà nel 1940.
Si è buttata in
politica, militando
per il Partito
Repubblicano,
diventando
ambasciatrice per
gli USA nel Ghana e
in Cecoslovacchia.
Certo, diventò un sogno per
molti: le “reginette” dall’aria
felice, sentenziose ed
esibizioniste, piacevano allora,
e forse oggi anche di più.
Shirley era bellina, simpatica,
disinvolta, saggia, felice, brava
a ballare e a gesticolare, senza
angosce: chi non la vorrebbe?
Ma… sarà stato tutto vero?
Il tema dell’”enfant prodige” come “stella del cinema” ispirò qualche
autore anche in Europa. Un film di grande valore, “Bellissima”, con la
magistrale interpretazione di Anna Magnani e la regia di Luchino Visconti,
ha illustrato in modo penetrante le illusioni di una madre di avere una figlia
“diva”, secondo il cliché banale che la intende come una bamboletta
disinvolta e saltellante.
Ma nella fallimentare e tragica esibizione, un
inferno per la bambina, il regista di quella
vicenda aveva ravvisato in lei altre doti non
comuni, e per quelle era tornato in un
secondo tempo a cercarla. La madre, ferita e
umiliata dal primo provino in cui la figlia era
stata derisa, non ne volle più sapere.
Così, della bambina che si voleva far
diventare un “prodigio”, non è stato
possibile riconoscere le vere doti.
Tina Apicella e Anna Magnani in “Bellissima”, di Luchino Visconti,
1951. Soggetto di Cesare Zavattini.
Questa storia esprime la tragedia di quando si è costretti a sembrare
quel che non si è, e non si viene riconosciuti per quel che si è.
Il tema della “bambina diva” è stato proposto in un altro film, americano
stavolta, anch’esso un capolavoro nella storia del cinema, grazie alla
possibilità del regista Robert Aldrich di far lavorare due attrici
gigantesche come Bette Davis e Joan Crowford: “Che fine ha fatto Baby
Jane?”.
È la storia del macabro rapporto,
agghiacciante, fra due sorelle ex dive.
La storia incomincia quando la
bambina bionda, Jane, diventa una
diva acclamata dello spettacolo,
adorata dal padre, sempre accanto a
lei sotto le luci dei riflettori, e invidiata
dalla sorella Blanche che osserva,
nell’ombra, il trionfo della piccola dai
boccoli biondi.
Joan Crowford e Bette Davis in
“Che fine ha fatto Baby Jane?” ,
dall’omonimo romanzo di Henry
Farrel
Regia: Robert Aldrich, 1962
Qui si parte dall’esaltazione della
bambina prodigio (Jane), in una
famiglia in cui il padre stravede per
lei, e la madre cerca di sostenere
l’altra figlia, che cova in silenzio il
rancore per Jane, idolatrata da tutti.
La famiglia sembra essere composta
da“separati in casa”;
il mondo dello spettacolo appare nel
suo aspetto più deteriore,
superficiale, insulso, fatto di
bamboleggiamenti incoraggiati dalla
stupidità degli adulti, complici di un
mercato che fa guadagnare soldi e
facili consensi.
L’impietoso occhio della macchina
da presa, nelle sequenze del passato
di questa vicenda, indica già, almeno
in parte, il destino.
Gli anni passano. Baby Jane
deve rassegnarsi: da donna
cresciuta, non vale più
niente come attrice.
Succede invece che
Blanche, la sorella vissuta
nell’ombra, avrà successo
da adulta, come brava
attrice di talento.
I ruoli si invertono. I rancori
rimangono, accompagnano
la tragedia di un incidente di
macchina che rende
paralizzata Blanche, mentre
Jane, che si sente
responsabile della disgrazia,
si occuperà di lei.
Con odio.
Le due donne vivono dimenticate dal mondo che un tempo, a turno,
le aveva adorate. Baby Jane, nella sua follia, mette in atto un piano
per eliminare la sorella. Tutto è anche reso possibile da quel
mondo cieco e sordo, dove soltanto la governante ha un guizzo di
intelligenza che le permette di sospettare qualcosa.
La tragedia, nel suo galoppante
susseguirsi, non fa dimenticare
neanche per un istante
quell’origine lontana di illusioni
di gloria, dove si sono fomentati
la competizione, l’odio, grazie
alla caricatura della vecchia
Jane, con i suoi boccoli d’oro e
il volto pesantemente truccato.
Che fine ha fatto Baby Jane?
Questa.
Il film, sulla vicenda delle
due sorelle, non manca di
sorprendere fino all’ultimo
minuto. Lo si può rivedere
diverse volte, e provare le
stesse sconvolgenti
emozioni.
Baby Jane.
All’apice del successo, si
fabbricavano le bambole da
regalare ai bambini d’America.
Jane, nella sua follia, non ha mai
smesso di sentirsi “Baby Jane”.
Bette Davis
Blanche, a sua volta, ha fatto
pagare alla sorella le umiliazioni
subite, fino alla fine.
Sul filo dell’ “enfant prodige”, qui vediamo, in forma amplificata,
una delle possibili conseguenze della coltivazione dei sogni di
gloria sulla testa dei bambini.
I bambini, con la loro immagine di innocenza, di fresca ingenuità, si
prestano a idealizzazioni di vario tipo, tra gli adulti, e nella collettività.
Sono la speranza nel domani, sono il riscatto per gli adulti frustrati, e
possono diventare un ottimo affare. Lo si sapeva anche cento anni fa.
Il filo storico appena descritto lo fa capire.
Oggi non lo si è dimenticato. Ai bambini si dedicano molti giocattoli,
molta tecnologia, molta televisione. Si danno talmente tante cose che
un ragazzino non le sa raccontare, perché sono troppe.
Se non sappiamo raccontare i giorni della nostra vita, perdiamo un
modo importante per essere meno infelici.
Beato colui che può raccontare le sue gioie e le sue disgrazie,
scriveva Musil, perché da questo può trarre un grande sollievo.
Ai bambini il mondo degli
adulti regala (e impone)
anche i suoi sogni di gloria: il
piccolo erede deve essere in
florida salute, bello, bravo,
intelligente. Deve avere tutti
gli accessori che oggi si
reputano necessari per essere
tale. Non farà fatica in nulla,
con queste virtù. Può fare
tutto e avere tutto senza
sforzo.
Pare che le sfilate di moda e altre manifestazioni per creare “bambini
divi”, sia in Europa, sia in America, attragga molto anche oggi.
Nella vita di tutti i giorni, che cosa entra nelle nostre case, capace
di alimentare bisogni narcisistici sul mondo dell’infanzia?
Un esempio di come veniamo sedotti su un “modello”
di infanzia, esigente, indipendente, che impone le sue
scelte.
Milano, 4 ottobre 2006 - ore 15.00 - Con
una sfilata in piena regola debutta oggi
la prima collezione Sisley Young: una
novità per il marchio e una novità per il
settore.
Sisley Young nasce come collezione
sofisticata, ricca di dettagli e ispirata ai
capi più alla moda del mondo adulto ma
con particolari fashion e di vestibilità
studiati per i più giovani. Si arricchisce
così l’offerta bambino del gruppo
Benetton conservando intatto il valore
del giusto mix tra qualità e prezzo.
Disponibile dai 3 ai 12 anni, ma con un
focus sulla fascia 8-12, si rivolge ai
piccoli che hanno la moda nel sangue:
esigenti under-twelve che non si fanno
vestire, ma che vogliono e sanno
scegliere capi che trasmettono
personalità e voglia di indipendenza.
Non solo le riviste di moda, bensì anche quelle distribuite con giornali
come “Repubblica”, e il “Corriere della Sera”, abbondano, di questi
tempi, di pagine pubblicitarie di importanti “griffe”che ammiccano ai
piccoli.
Quali bambini ci fanno vedere?
Eccone una bella serie, da
“Io donna”
IL FEMMINILE DEL
CORRIERE DELLA SERA
25 AGOSTO 2007
IL TOP!
SOFFUSIONI IN
DOLCE ROSA,
AMBIGUA
INNOCENZA
LUSSO DI
TRADIZIONE
INGLESE, LA
SFIDA DELLA
STABILITÀ DAL
1856
SFRONTATI I
RAGAZZINI: EHI,
BELLI, CI STA
UNA
FUMATINA?
NO-LITA..
LO-LITA..
UNA DONNA
VISSUTA GIÀ
ALLE
ELEMENTARI?
UNA GRIFFE
PER
MISS DELLE
ELEMENTARI
PETTEGOLEZZI
ANGELICI IN
TRASPARENZE
ROSA
TRASPARENZE
ROSA E MOON
BOOT
D’ARGENTO:
CHIC PER ANGELI
NATURALMENTE”DISINIBITO”: SI
VEDE DAI PIEDI. CHISSÀ DOVE LI
METTERÀ UNA VOLTA SCESO
DALLA GIOSTRA?
Pagine e pagine di pubblicità che corteggia bambini di
lusso, meritevoli di tutto e di più: non si trovano in riviste
che si possono snobbare come “frivole”. Sono infatti
associate a giornali come la Repubblica e il Corriere
della Sera.
Pieno di nuove Baby Jane!
OOOHH! È TORNATA
BABY JANE?
OOH!!
È TORNATA
BABY JANE! VERSIONE
SPORTIVA, CALZE CHOC.
INDIVIDUALISMO ANCHE
NELLE GAMBE.
Ieri come oggi: la sofferenza
delle apparenze.
Angeli firmati
Shirley Temple
Bellissima
IL TEMA PUÒ
CONTINUARE.
……………………………….
…………………………………
…………………………………
………………………..
INFATTI, CONTINUA
……………………………….
SU SEGNALAZIONE
DELL’ATTENTO AMICO
GIANNI: FARE “CLIC!”
Macaulay Culkin
Nome: Macaulay Carson Culkin
Data e luogo di nascita: 26 Agosto 1980, New York, Stati Uniti
Ex enfant-prodige idolatrato ed osannato da ogni parte
dell'emisfero, Macaulay Culkin, è il tipico esempio di come
un'illusoria Fabbrica dei Sogni glorifica fanciulli promettenti, per
poi, una volta cresciuti, gettarli nel dimenticatoio.
Questo biondino dal musetto furbetto e sbarazzino, nasce nella
Grande Mela 26 anni fa da Christopher e Patricia. Il padre, un tempo
anche lui bimbo-prodigio, è un luminare di storia medioevale. Nello
scegliere il nome per il suo figlioletto, trae ispirazione da due illustri
personaggi del passato: lo storico Thomas Babington Macaulay e la
leggenda del west Kit Carson. Il ragazzo ha sei fratelli: Christian,
Quinn, Shane, Dakota, Rory e Kieran, questi ultimi due, attori di
discreto successo.
Macaulay, muove i primi passi nel mondo dello spettacolo sin dalla
più tenera età: dopo essere apparso in numerosi spot pubblicitari,
compare in un cameo nell'horror La Notte di Halloween, per la regia
di Jack Bender. Nel frattempo studia recitazione.
Frequenta la Balanchine's School of the American
Ballet. Nel 1989 è al fianco di John Candy nel
divertente Io e lo Zio Buck.
Il successo arriva un anno più tardi con l'acclamata
family-comedy “Mamma Ho perso l’Aereo” : grazie
all'interpretazione del “piccolo terremoto” Kevin
McCallister, il giovane diviene una delle star più
amate ed ambite di Hollywood. Il pubblico di mezzo
mondo va in visibilio per Culkin, mentre i tabloid
più prestigiosi fanno a gara per contendersi quel
visetto birichino in prima pagina.
Anche l'icona del pop Michael Jackson si
invaghisce di lui, tanto da renderlo stella assoluta
di uno dei suoi videoclip più stupefacenti: Black or
White. Strapagato dalle major, il bambino più ricco
e famoso del globo, è di nuovo sotto la preziosa
direzione di Chris Columbus, in “Mamma Ho perso
l’ Aereo”– Mi Sono Smarrito a New York, del 1992.
L'anno che segue, il principino
indiscusso della commedia anni '90,
dà prova del suo innegabile talento
nell'agghiacciante thriller
“L’innocenza del Diavolo”. Nella
sublime pellicola di Joseph Ruben, il
divo ormai tredicenne, indossa i
panni di Henry, un adolescente
mentalmente disturbato. Sul set del
film, l'eccezionale performance di
Culkin, non riesce tuttavia, a mettere
in ombra quella altrettanto
formidabile del suo co-potagonista e
collega in ascesa,
Elijah Wood.
Il 1994 segnerà ahimè il declino artistico
di un Macaulay appena teen-ager. In
quell'anno infatti, girerà i due clamorosi
flop, Pagemaster-L’avventura
Meravigliosa e Richie Rich – Il Più Ricco
del Mondo. E se la fama dell'attore
comincia ad inabissarsi nell'oblio, non
lo è da meno la vita privata. In quegli
anni, suo padre Christopher, sperpera il
cospicuo patrimonio da lui guadagnato;
ha inizio cosi una lunga e dolorosa
battaglia legale tra moglie e marito, per
la custodia del quindicenne. Passato
sotto la tutela della madre, colui che un
tempo era il ragazzino più invidiato del
pianeta, si ritrova con una famiglia
sfasciata alle spalle ed una carriera che
si è volatilizzata nel nulla. Iniziano cosi
folli festini a base di alcohol e droga
che mandano a poco a poco in
disfacimento la vita di Macaulay .