GLOBALIZZAZIONE tra lavoro infantile e piccoli schiavi Globalizzazione: tra lavoro infantile e piccoli schiavi Per cercare di conoscere meglio alcune cause del lavoro infantile prendiamo.
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Transcript GLOBALIZZAZIONE tra lavoro infantile e piccoli schiavi Globalizzazione: tra lavoro infantile e piccoli schiavi Per cercare di conoscere meglio alcune cause del lavoro infantile prendiamo.
GLOBALIZZAZIONE
tra lavoro infantile
e piccoli schiavi
Globalizzazione: tra lavoro infantile e piccoli schiavi
Per cercare di conoscere meglio
alcune cause del lavoro infantile
prendiamo a pretesto un paese
del sud del mondo come l’Africa,
dove si coltiva una pianta,
coltivata anche in Centroamerica,
il cacao
Poi incominceremo a farci alcune
domande .
BENIN
IL SAPORE
AMARO DEL
CACAO
NIGERIA
CAMERUN
GUINEA EQ.
BELIZE
GUATEMALA
HONDURAS
L’ESTREMA POVERTÀ E IL CROLLO DEI
PREZZI
DELLE
MATERIE
PRIME
(SOPRATTUTTO IL CACAO) ALLA BASE
DELLA RIPRESA DEL TRAFFICO DI
EL SALVADOR
NICARAGUA
PICCOLI SCHIAVI
COSTARICA
PANAMA
GABON
CONGO
ZAIRE
di fronte a questi dati, quello che più
stupisce
nella
tragedia
dello
sfruttamento dei piccoli schiavi è
………. la sorpresa dell’occidente!
BENIN
Due esempi dal sud del mondo:
NIGERIA
CAMERUN
GUINEA EQ.
GABON
HONDURAS popolazione 5.600.000
BENIN
Analfabetismo: 27,3%
POPOLAZIONE
5.937.000
con meno di 5 anni
1.033.000
con meno di 18 anni
3.175.000
REDDITO ANNUO PROCAPITE
380 dollari
MORTALITÀ INFANTILE
Mortalità infantile: 43 per 1000
Reddito annuo procapite: 1890 dollari
BELIZE
99 per 1000
ANALFABETISMO
GUATEMALA
57 % popolazione maschile
HONDURAS
81 % popolazione femminile
EL SALVADOR
NICARAGUA
COSTARICA
PANAMA
CONGO
ZAIRE
Quali responsabilità?
La liberalizzazione del mercato delle
materie prime e la speculazione sulle
borse hanno drasticamente ridotto i
prezzi del cacao segnando la rovina
dei paesi produttori
Ma noi cosa centriamo?
L’Unione Europea non è
estranea a questi processi,
anzi con le sue decisioni ha
contribuito ad aggravare la
situazione.
Contribuito come?
Ricordate la vicenda della cioccolata?
Nel 2000 il parlamento europeo ha varato
la direttiva che permette l’uso di materie
grasse al posto del burro di cacao, non
ascoltando quanti avvisavano delle
conseguenze che una simile decisione
avrebbe avuto sulle piccole economie di
quanti vivono della produzione del cacao.
(solo in Africa sono circa 11.000.000)
…...e allora?
Allora dal 1998 al 2000 il prezzo del cacao
era già sceso da 3.500.000 lire la tonnellata
a circa 1.750.000 lire.
Ora a seguito di quella direttiva il prezzo
continua a scendere e le pressioni
economiche richiedono più competitività.
A proposito anche gli Europarlamentari
Italiani hanno votato la delibera. Poi,
magari fanno un viaggio in Africa, si
turbano e scrivono un libro.
Più competitività……come?
Tragicamente nel modo più semplice: per
essere competitivi anche con i prezzi
bassi i produttori cercano di impegnare
manodopera gratuita: nell’era della
massima celebrazione del valore del
mercato globale, la crescita della povertà
ha segnato una ripresa del traffico di
piccoli schiavi
Ma è un “fenomeno” nuovo?
Se il “fenomeno” della schiavizzazione in
Africa prima era prevalente nelle zone di
conflitto - bambini soldato - ora risponde
soprattutto a esigenze prettamente
economiche.
Purtroppo il traffico di bambini schiavi,
conosciuto soprattutto per il loro
sfruttamento in Asia per la fabbricazione
dei tappeti, oggi incomincia ad essere
diffuso anche nelle piantagioni di cacao.
Un “fenomeno” in espansione
Secondo l’ILO (l’organizzazione
internazionale del lavoro) sono
32.000.000 i bambini vittime di
sfruttamento minorile in Africa.
Sono obbligati a lavorare nelle miniere,
nelle piantagioni tra i pesticidi, nel
commercio dove molte bambine sono
sfruttate soprattutto nei lavori domestici.
32 milioni solo
in Africa!!!
Ma allora nel
mondo, quanti?
Lavoro infantile: i numeri.
INDIA: 55-60 milioni
CINA: decine di milioni
PAKISTAN: 8 milioni
BANGLADESH: 15 milioni
THAILANDIA: 5 milioni BRASILE: 7 milioni
FILIPPINE: 5,7 milioni
nei soli settori industriali e commerciali
ITALIA: CENTINAIA DI MIGLIAIA
STIMA DI SINDACATI E ASSOCIAZIONI (LE STIME GOVERNATIVE SONO INFERIORI )
secondo dati UNICEF sarebbero almeno 100.000.000 i piccoli schiavi nel mondo.
FONTE MANI TESE- DOSSIER SUL LAVORO INFANTILE
Lavoro infantile: gli impegni
La conferenza di Amsterdam
sullo sfruttamento minorile
chiese che entro il 2000 si
arrivasse alla sua messa al
bando.
In che anno siamo oggi?
Lavoro infantile: quali le conseguenze?
1) Analfabetismo a vita: se gli
rimane tempo e non è troppo stanco,
mentre lavora il bambino potrà
frequentare qualche scuola informale, ma
non avrà nemmeno un diploma
elementare. Analfabeta, non potrà
difendere i propri diritti anche di
lavoratore adulto.
Lavoro infantile: quali le conseguenze?
2) Salute minata: prima di tutto dalla
stanchezza, poi l’esposizione continua a
polveri di prodotti chimici o altro senza
la prevenzione sull’ambiente di lavoro
causano gravi danni agli organi
respiratori,agli occhi, al fegato, ai reni.
Portare pesi eccessivi pregiudica lo
sviluppo osseo e la crescita.
Lavoro infantile: quali le conseguenze?
3) Danni psicologici: l’assenza di
gioco o riposo, l’eventuale lontananza
dalla famiglia non possono che avere
ripercussioni negative sulla psiche
infantile. Devastanti e senza ritorno sono
poi gli effetti fisico-psicologici della
prostituzione infantile.
Lavoro infantile: quali i pericoli?
1) Minaccia per gli adulti: il ricorso
a bambini lavoratori sottopagati va di pari
passo con la disoccupazione degli adulti
e con la distribuzione ineguale delle
ricchezze. Eliminata questa piaga sociale
i lavoratori adulti avrebbero un maggiore
potere di rivendicazione salariale e
sociale.
Lavoro infantile: quali i pericoli?
2) Società impoverite per
sempre: l’equazione “bambini=braccia
da lavoro” abbinata all’alto tasso di
mortalità infantile incentiva le nascite
numerose e rinnova la spirale di povertà.
Le nazioni erediteranno un’altra
generazione di lavoratori a basso reddito,
senza professionalità specifiche,
analfabeti, magari debilitati o addirittura
invalidi.
Lavoro infantile: quali i pericoli?
3) Il debito estero: grande colpevole
che causa a tutti i popoli sudditi di
governi indebitati i cosiddetti “piani di
aggiustamento” del FMI (fondo monetario
internazionale) e della BM (banca
mondiale). Questi programmi chiedono di
lavorare molto, vendere molto e
consumare poco: cioè sfruttamento e
tagli alle spese sociali (scuola, sanità,
etc) fondamentali per la sopravvivenza di
una famiglia pur con un reddito limitato.
Lavoro infantile: quali le cause?
1) L’intreccio tra povertà della famiglia
e lavoro dei bambini è evidente.
Ma la coalizione SUDASIATICA contro
la schiavitù infantile sostiene che il
lavoro dei bambini - manodopera a
basso costo, remissiva e vulnerabile è anche CAUSA, e non solo
CONSEGUENZA, di povertà sociale e
individuale.
Lavoro infantile: quali le cause?
2) Un bambino produce ricchezza
quasi quanto un adulto, ma viene
pagato un terzo.
Far lavorare adulti con paghe corrette
aumenterebbe il reddito famigliare e
darebbe possibilità ad uno sviluppo
endogeno.
Una possibile e immediata soluzione
PER EVITARE AL TEMPO STESSO LA
FAME E IL LAVORO DEI BAMBINI
BISOGNA SEMPLICEMENTE
AUMENTARE LE PAGHE DEI
GENITORI.
Già, ma forse si potrebbero avere
problemi con le “leggi del mercato”!!!
Lavoro infantile: tante parole!
Come passa il tempo: nel 1990 l’allora segretario dell’ONU
Boutrus Ghali ricevette George Bush (padre) e altri 34
presidenti, 27 primi ministri, un Re , un Duca e un Cardinale:
si dava inizio al VERTICE MONDIALE SULL’INFANZIA. Grandi
discorsi, impegni non solo morali ma anche finanziari per
soccorrere:
200.000.000 di bambini costretti a lavorare.
150.000.000 di bambini denutriti.
30.000.000 di bambini che vivono per le strade delle
metropoli.
7.000.000 di bambini profughi vittime delle guerre.
PROPOSITI FORTI
PAROLE ELEVATE
MA DAL 1990 AD OGGI CHE COSA È SUCCESSO ?
Già cosa è successo?
NON È SUCCESSO NULLA
I BAMBINI DEL SUD DEL MONDO NON
COMPRANO NÉ AEREI DA GUERRA, NÉ
CARRI ARMATI, NÉ CANNONI NÉ ARMI.
I BAMBINI NON VOTANO
NON HANNO INCIDENZA NÉ
ECONOMICA NÉ POLITICA
Ma chi ci guadagna?
La molla del profitto ad ogni costo fa sì
che le imprese preferiscano i bambini o
prodotti fabbricati dai bambini perché
essi non hanno voce in capitolo e si
possono sfruttare meglio.
I governi degli stati che utilizzano il
lavoro minorile sono spesso complici
diretti o indiretti.
Chi è complice ?
Anche noi consumatori del nord del
mondo: quotidianamente siamo di
fronte a miriade di merci diverse che
possiamo liberamente scegliere di
acquistare o meno.
I nostri soldi, inconsapevolmente,
possono finanziare o sostenere delle
industrie che promuovono
atteggiamenti da noi coscientemente
ritenuti negativi, quali l’utilizzo del
lavoro infantile.
Cosa possiamo fare?
La decisione di acquisto oggi NON DEVE
essere presa solo in base a termini di
convenienza economica, di piacere
personale o di banale abitudine.
In un mondo sempre più interdipendente
dobbiamo saper guardare alle
conseguenze GLOBALI dell’acquisto di
un certo prodotto.
Coscientizzazione?
Si, dobbiamo imparare a
conoscere e scegliere bene
l’impatto sociale ed ambientale
dei nostri acquisti.
Certo è “difficile” modificare le nostre
abitudini, potremmo dire anche che è
“impegnativo, faticoso, scomodo,...” ma se
pensassimo solo un attimo a quanto ciò è
importante ! Almeno proviamoci!
Un piccolo racconto (1/2)
Birenter è un bambino nepalese: i suoi genitori
avevano un debito di 1.000 rupie, circa 60.000
lire con un usuraio. Contadini poverissimi
accettano la proposta di un “uomo d’affari”
indiano:affittare il loro bambino che con il suo
lavoro avrebbe pagato il debito. Ora Birenter
lavora in una cava di granito ad Aravalli, stato
indiano dell’Haryana. Birinter non ha mai messo
piedi in una scuola, non sa neppure quanti anni
ha.
Il
suo
caposquadra
dice
forse
tredici:guadagna 22 rupie-1.000 lire- per 8 ore al
giorno, se riesce a tenere 12 ore la sua paga è di
31 rupie.
Un piccolo racconto
(2/2)
Per il cibo ne deve versare 9 e inoltre, come tutti,
deve dare il contributo per l’acquisto della dinamite
che non viene fornita dal proprietario della cava: e
senza dinamite, niente lavoro. Su quello che
guadagna Birinter deve dare una percentuale all’
“uomo di affari” che lo ha fatto assumere, mentre
l’altra fetta di salario serve per pagare gli interessi
all’usuraio. A fine mese al ragazzo non rimarranno
più di 2000 lire. Il debito dei suoi genitori non verrà
mai pagato. Birinder rimarrà per anni nella cava fino
a morire di silicosi. Ad Aravalli, dove la temperatura
in certi giorni supera i 50°, lavorano 5 mila persone:
circa 1.000 hanno meno di 15 anni
AMICO POVERO
RASSEGNATI
È LA NEW-ECONOMY …..
AL TEMPO DEL COLERA!
1.300.000.000 di persone
vivono con meno di 1$ al
giorno: nel 1996 erano
100.000.000
DOCUMENTAZIONE UTILIZZATA
• MANI TESE
• BOYCOTT!
• I PICCOLI DANNATI DELLA TERRA -
di Bruno
Crimi
• UNICEF
• Il sapore amaro del cacao - di Giuliana Sgregna
• AMANECER
dell’uomo”
-
fondazione “Guido Piccini per i diritti
IL LINGUAGGIO GLOBALE