Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?

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Transcript Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?

http://www.istitutobelotti.gov.it/terzosettore/37.
htm
http://www.igiornielenotti.it/?tag
=costituzione-italiana
Cittadinanza di genere
Maria Piscitelli
Potenza 1 dicembre 2014
http://storiadopostoria.blog.kataweb.it/il_mio_weblog/c
ategory/costituzione-italiana/
Art.30
Art.37
Educare all’altro
Realizzare l’uguaglianza tra
donne e uomini
Le but général de la Stratégie est
d’assurer la promotion et la
participation des femmes et de
réaliser l’égalité de fait entre les
sexes dans les Etats membres du
Conseil de l’Europe grâce à des
activités axées sur cinq objectifs
stratégiques:
1 . lutter contre les stéréotypes de genre et le
sexisme
meccanismi di categorizzazione ai quali gli individui ricorrono
per elaborare, interpretare e decodificare la rappresentazione
di ciò che è femminile o maschile
2. prévenir et combattre la violence faite aux
femmes
La sopraffazione maschile. [..La conta degli stupri, dei
maltrattamenti, degli omicidi di cui sono vittime le donne lascia
sempre sgomenti..] [..Tutta questa violenza brutale ha una chiara
matrice razzista. Soprattutto se interpretiamo il razzismo, come ci
invitava a fare Lacan, come odio irriducibile nei confronti della
libertà dell’Altro..]
(Uomini che odiano il mistero delle donne, Massimo Recalcati,
Repubblica, 25 novembre 2014)
[.. La donna infatti è una delle incarnazioni più forti,
anarchiche, erratiche, impossibile da misurare e da governare,
di questa libertà.
Il suo stesso sesso non è visibile, sfugge alla rappresentazione, è
nascosto, si sottrae alla presa dell’evidenza.
La loro identità, difficile da decifrare, non corrisponde mai a
quella della divisa fallica degli uomini. Proprio per questo le
donne possono essere l’oggetto di una violenza inaudita..]
……………………………………………………………………….
..[Amare la libertà dell’altro, amare la sua differenza
inassimilabile di cui la donna è simbolo..]
( Uomini che odiano il mistero delle donne, Massimo Recalcati, Repubblica, 25 novembre 2014)
3. garantir aux femmes l’égalité d’accès à la justice
Le disuguaglianze persistenti tra donne e uomini,
i pregiudizi sessisti e gli stereotipi si traducono
parimenti in disuguaglianze di accesso alla
giustizia.
4. assurer une participation équilibrée des femmes et des
hommes à la prise de décision politique et publique
5. intégrer les questions d’égalité dans toutes les
politiques et mesures
Promouvoir une participation équilibrée des femmes et des hommes
aux postes de décision des médias.
Queste azioni dovranno vertere e toccare più
aspetti e settori:
le amministrazioni locali, i media, la cultura,
l’educazione, i minori, l’immigrazione, i Rom, i
diritti dei bambini, la bioetica, la coesione
sociale, i giovani, lo sport, la lotta contro la
corruzione, la tratta degli esseri umani, l’abuso
degli stupefacenti.
Lottare contro gli stereotipi di
genere e il sessismo
Genere e lingua
Con genere e lingua ci si riferisce all’ampia problematica
di studi, tipicamente interdisciplinari (in ingl. gender
studies), sui risvolti sociali e culturali delle differenze
sessuali e biologiche che si riflettono in determinati usi
della lingua.
Genere e lingua http://www.treccani.it/enciclopedia/genere-e-lingua_(Enciclopedia_dell'Italiano)/ Enciclopedia dell'Italiano (2010)
di Carla Bazzanella
Essi rimandano, in modi più o meno evidenti (in alcuni casi
oggi in modi più sfacciati che nel passato, in particolare nei
mezzi di comunicazione di massa e nella pubblicità), a una
generale priorità maschile, a una considerazione della
donna soprattutto nei suoi ruoli famigliari (di moglie e
madre), e spesso alla sua riduzione a oggetto sessuale,
anche nei paesi (come l’Italia) in cui si parla, a livello
istituzionale, di pari opportunità.
Genere e lingua http://www.treccani.it/enciclopedia/genere-e-lingua_(Enciclopedia_dell'Italiano)/ Enciclopedia dell'Italiano (2010)
di Carla Bazzanella
Questa asimmetria tra uomo e donna, che, a livello sociale,
trova espressione anche in forme estreme di sopraffazione
e violenza (oltre che nella sperequazione di stipendi e ruoli
dirigenziali, nella maggiore disoccupazione femminile, nelle
rappresentazioni dei ruoli sociali e nei modelli proposti in
pubblicità, nei mezzi di comunicazione, nei proverbi, ecc.;
si manifesta anche nella lingua.
cfr. per l’Italia, Marcato 1995; Bazzanella, Fornara & Manera 2006; per altre nazioni, Hellinger & Bussmann 2001-2003; Thüne, Leonardi & Bazzanella 2006),
Genere e lingua http://www.treccani.it/enciclopedia/genere-e-lingua_(Enciclopedia_dell'Italiano)/ Enciclopedia dell'Italiano (2010)
di Carla Bazzanella
Ruolo del linguaggio
Gli stereotipi di genere Maria Giulia Catemario
Diritti dell’uomo
In Italia numerosi i studi, a partire dal lavoro Il
sessismo nella lingua italiana di Alma Sabatini,
pubblicato nel 1987 dalla Presidenza del Consiglio
dei Ministri, hanno messo in evidenza che la figura
femminile viene spesso svilita dall’uso di un
linguaggio stereotipato che ne dà un’immagine
negativa, o quanto meno subalterna rispetto
all’uomo.
1986 Raccomandazioni per un uso
non sessista della lingua italiana,
Roma, Presidenza del consiglio dei
ministri.
È il linguaggio a trasmettere in modo capillare e
sistematico i valori e i pregiudizi impliciti in una
cultura e, proprio perché vi hanno larga parte i
fattori inconsci, i mutamenti di linguaggio possono
essere più gravosi degli stessi mutamenti di idee
Gli stereotipi di genere Maria Giulia Catemario
Dietro al sessismo linguistico si nasconde
sempre un modello di società.
Lo stereotipo
Lo stereotipo
Modello convenzionale di
atteggiamento, di
discorso: ragionare per stereotipi.
Gli stereotipi non sono solo prodotti della mente
ma culturali. La trasmissione e la conservazione
della cultura avviene tramite il linguaggio.
In linguistica, locuzione o
espressione fissatasi in una
determinata forma e ripetuta
quindi meccanicamente e
banalizzata; luogo comune, frase
fatta: parlare per
stereotipi, abusare di stereotipi; in
partic., sinon. di sintagma
cristallizzato (v. sintagma).
http://www.treccani.it/vocabolario/stereotipo/
Il genere
Il dibattito sul genere ha costituito il centro della riflessione del
movimento femminista a partire dal secolo scorso (già, per es.,
in De Beauvoir 1949), ma si è sempre più esteso, sia ampliando il
suo orizzonte interdisciplinare (sociologia, antropologia, storia,
diritto, psicologia e scienze biomediche), sia nell’attenzione, se
non nella consapevolezza, generale.
http://www.treccani.it/vocabolario/stereotipo/
«‘Genere’ negli ultimi decenni […] viene usato
in luogo della parola ‘sesso’ per denotare la
costruzione di un’identità, maschile o
femminile, certamente legata al sesso naturale,
ma determinata da variabili sociali».
Luraghi & Olita (2006: 13)
A scuola si cura il genere grammaticale che regola
fatti puramente meccanici di concordanza.
Ma il genere è soprattutto una categoria
semantica che manifesta entro la lingua un
profondo simbolismo» (Violi 1986: 41).
Questo simbolismo, che costituisce il nucleo della questione
‘genere e lingua’, spesso non viene considerato, mentre è
importante vedere da una parte le ripercussioni del
simbolismo sulla lingua, dall’altra l’azione di rinforzo della
lingua sul simbolismo stesso.
Proprio lo stretto intreccio, se non la circolarità,
della concettualizzazione del genere e delle
espressioni linguistiche e non-linguistiche (come le
immagini pubblicitarie) che la veicolano è un
nodo centrale delle difficoltà per il cambiamento.
Violi, Patrizia (1986), L’infinito singolare. Considerazioni sulla differenza sessuale nel linguaggio, Verona, Essedue.
Per una analisi del genere possiamo
riferirci alle seguenti categorizzazioni:
(a) grammatical gender-marking (marcatura grammaticale di genere), che
si presenta nelle lingue che marcano il genere con mezzi morfologici, forme
pronominali, classificatori (➔ genere);
(b) lexical gender (genere lessicale), per casi in cui il sesso del referente
comporta una distinzione lessicale (cfr. in ingl. niece - nephew, in ital. genero
- nuora), o la parola, anche se marcata morfologicamente, risulta
neutra rispetto al sesso (come persona in italiano);
(c) social gender (genere sociale), basato su stereotipi sociali e culturali e
sulle attese tipiche rispetto ai ruoli femminili e maschili in una data società.
Si ripercuote nelle aspettative comuni per cui, ad es., ci si stupisce
ancora che un padre prenda un congedo per paternità, oppure ci si aspetta
un uomo a capo di un’azienda prestigiosa (anche se ciò non sempre
avviene)
(Hellinger & Bussmann 2001-2003; Thüne, Leonardi & Bazzanella 2006)
Genere
Sistema
grammaticale
lingua
Per un lavoro a scuola è possibile iniziare dal
genere grammaticale
Genere
Sistema
grammaticale
lingua
Quattromila persone hanno sottoscritto una petizione ripresa da
“Le Monde” chiedendo nuove regole.
Nei plurali il femminile risulta penalizzato, l’Académie Française però si
oppone a ogni riforma.
“La grammatica francese è
maschilista”.
Le donne francesi vogliono cambiarla
“La cosa grave è che arrivi nelle scuole l’idea di un
genere superiore a un altro”
Anais Ginori,“ La Repubblica”, 24 11 2012
‘Androcentrismo’, maschile generico per cui i termini
maschili (ad es., politici italiani in 1) si riferiscono sia a
uomini che a donne, includendo i due sessi
Alcuni politici italiani si sono dimessi
Nella stessa direzione, la cosiddetta ‘servitù
grammaticale’ per il fenomeno linguistico dell’accordo,
secondo cui tra parole maschili e femminili l’accordo è
al maschile
Bambini e bambine erano tutti stretti ai loro genitori
Thüne, Eva-Maria, Leonardi, Simona & Bazzanella, Carla (2006), Gender,language and new literacy. A multilingual analysis,
London, Continuum.
In italiano e in tutte le lingue che distinguono
morfologicamente il genere grammaticale maschile e
quello femminile (francese, spagnolo, tedesco, ecc.), la
donna risulta spesso nascosta “dentro” il genere
grammaticale maschile, che viene usato in riferimento
a donne e uomini (gli spettatori, i cittadini, ecc.).
In determinati usi della lingua si registrano
meccanismi di oscuramento e di invisibilità
della donna.
A livello pragmatico si notano
disparità significative ad esempio:
1. nel rivolgersi a una persona
(convenevoli, saluti, formule
di):
Se ci si rivolge a un uomo si usa il titolo corrispondente al suo
ruolo, mentre alla donna ci si rivolge spesso
con Signora oSignorina.
Si notano qui due aspetti discriminatori:
(a) l’annullamento, o cancellazione, del titolo della donna
(mentre le linee guida emanate su questi temi insistono
sempre sull’uso del termine professionale preciso anche nei
confronti delle donne);
(b) la correlazione dell’appellativo allo stato civile (sposata /
non sposata) nel caso della donna ma non nel caso dell’uomo,
che è sempre Signore e non Signorino; questo uso in Italia è
stato modificato solo in parte, mentre in altri paesi il ricorso a
un uso ‘neutro’ è più diffuso, anche se non sempre stabilizzato
Bazzanella C. et al. (2000), Categorizzazioni del femminile e del maschile nelle nuove tecnologie: prime ricerche nel Thesaurus italiano,
spagnolo, francese, inglese di Word, «Cuadernos de filología italiana» 7.
2. nel rapporto tra i generi e nel mancato
adeguamento del parlare comune a mutati
rapporti di prestigio.
Il ministro Fornero, la ministra Fornero o magari la ministro
Fornero? E ancora: Fornero o la Fornero?
http://ilgarantista.it/2014/07/02/fornero-ho-rinunciato-alla-pensione/
Non mi piace quando dite "la
Fornero", oppure "la
Littizzetto". Dite "Fornero" e
basta, così come dite "Monti"»
Corriere della Sera 15 gennaio 2012
Per i cognomi di donne, anche per quelli di donne
contemporanee, fino a qualche tempo fa si usava quasi
sempre l'articolo. Se Conti, Salvi e Bianchi erano degli
uomini, niente il; se invece erano delle donne, tutti pronti
a intonare il la: la Conti, la Salvi, la Bianchi.
Giuseppe Patota Valeria Della Valle, Viva la grammatica! (Sperling & Kupfer, 2011),
Ma perché mantenere questa discriminazione
fra uomo e donna?
Perché le opportunità siano pari anche sul piano linguistico, se
dobbiamo nominare una coppia affiatata come quella formata da
Rosy e Silvio, è giusto scrivere Bindi e Berlusconi, piuttosto che la Bindi
e Berlusconi» (pp. 49-50)
Giuseppe Patota
http://www.romaitalialab.it/Fornero_o_La_Fornero_Meglio_Fornero
Per l’uso dell’articolo, non ci sono controindicazioni
all’omissione, e quindi alla piena parificazione con i
cognomi maschili: «Fornero ha dichiarato», «Monti ha
visto Cancellieri».
L’articolo può restare, come per gli uomini, in riferimento
al passato: la Deledda come il Verga. Fin qui la lingua.
L’uso, tendenzialmente conservatore, vede ancora
prevalere il generico maschile professionale anche in
riferimento a una donna che svolga quella funzione, ma
con interessanti segni di inversione di tendenza.
Luca Serianni, La ministra Fornero non vuole l’articolo. Ecco perché ha ragione, Corriere della sera 27 aprile 2012, http://lettura.corriere.it/la-ministra-
fornero-non-vuole-larticolo-ecco-perche-ha-ragione/
Ancora più particolare è l’uso di termini, professionali e no, al
maschile, quando il referente, noto e specifico, è donna, come
in (3), frammento di parlato quotidiano, in cui solo nella
auto-riformulazione (anzi era una donna) appare il
riferimento corretto.
Il tassista di Bergamo, anzi era una donna, ha trovato subito il negozio
Luca Serianni, cit.
Nella nostra lingua mancano i femminili relativi alle
professioni e alle cariche che le donne hanno via via
assunto nel corso di questo secolo.
I femminili sono invece ben presenti e radicati per ruoli e
mestieri tradizionalmente svolti dalle donne quali:
casalinga, massaia, governante, lavandaia, infermiera,
merlettaia, segretaria, nutrice, levatrice, etc.
Per molti di questi, manca significativamente il maschile,
oppure esso assume un significato totalmente diverso.
Luca Serianni, cit.
Grammaticalmente, la soluzione preferibile sarebbe il
regolare femminile, non solo nel caso dei nomi in -o (il
ministro – la ministra, come amico – amica), ma anche per
quelli in -iere (ingegnera come infermiera);
Quanto ai nomi che hanno un’unica forma per maschile e
femminile si distingue già tra il preside e la preside.
Un suffisso tipico e antico, -essa, gode invece di scarsa
fortuna perché è spesso associato a connotazioni sfavorevoli,
a parte casi come dottoressa e studentessa. È una nomea
che viene da lontano.
Luca Serianni, cit.
Un uomo è libero quando non ha padroni (si spera per
sempre), una donna è libera quando non è
accoppiata (si spera provvisoriamente)
Una governante/un governante...La maestra è
l’insegnante dei bambini mentre un maestro è una
guida spirituale, un grande uomo cui molti si ispirano…
Che fare per colmare queste lacune? Le linguiste
suggeriscono di puntare direttamente alla creazione del
femminile che manca, anche se questo inizialmente “suona
male”.
Più è rara la presenza femminile in questi ruoli più è difficile
accettarne il femminile.
Guarda caso, i femminili che risultano più strani e più
forzati sono proprio quelli relativi ai ruoli di potere più
elevati e alle professioni.
Nessuno si stupisce più di mestieri di livello medio-basso
declinate al femminile come cameriera, impiegata, cassiera,
commessa, parrucchiere, ragioniera.
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere
Nello specifico scolastico
Come si può intervenire?
Quali strategie, azioni, piste di lavoro possiamo
mettere in atto?
Sulla lingua
intrinseco alla lingua
“cosa il sistema linguistico mette a
disposizione per riferirsi alle donne”
nell’uso della lingua “come si
parla delle donne”
nell’immagine delle donne che emerge dalla
pratica linguistica e il contrasto sempre più
evidente tra l’ascesa sociale delle donne e la
rigidità di una lingua costruita da e per i
maschi
Irene Biemmi, “Donne, politica, istituzioni” Firenze, 23 ottobre 200, Il sessismo linguistico. La lingua italiana è maschilista?
Sulla lingua
Categorizzazioni di genere, meccanismi di
oscuramento e di invisibilità della donna,
discriminazioni grammaticali, lessicali e semantiche
ecc. di cui abbiamo parlato
Uso di termini professionali e no
eccetera
eccetera
RaiTre ha un nuovo direttore: Bianca Berlinguer
Il marito dell’assessore sarà presidente
Il sindaco di Cosenza ha partorito una
bambina
Il ministro indossava un tailleur rosa
Il segretario di Stato (Hillary Clinton) ha
accolto la notizia con animo virile.
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere
.pdf
Rappresentazioni della donna
Rappresentazioni
Fumetti
invitano a essere belle
Riviste
propongono test sentimentali e consigli su come truccarsi
Libri scolastici
le mamme continuano ad accudire la casa per padri e
fratelli
Pubblicità
mostra piccole cuoche
Moda
propone modello di bellezza ferreo
Giocattoli
bambole sono sexy e rispecchiano (o inducono) i sogni
classici: diventare ballerine, modelle, estetiste, madri.
TV, mezzi di informazione
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere
.pdf
Rappresentazioni
Alcuni tipi di donna:
Domestica
Seduttrice
Determinata
(Vengono presentati dei soggetti femminili intraprendenti, alla ricerca di
spazi una volta negati. Automobili, abbigliamento sportivo, ecc. )
Manager
(Una donna più evoluta, che entra anche nel campo finanziario in veste
vincente, pronta a cogliere le occasioni con fiuto da investitrice).
Vendicativa
(Rappresenta la donna che si è stancata di essere sottomessa all’uomo e
si riscatta con comportamenti clamorosi. Alcolici, profumi, gioielli, ecc.).
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf
Rappresentazioni
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf
Rappresentazioni
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf
TV
a) Immagine e parola delle donne
b) Speaker del tg e conduttrici
c) Opinioniste ed esperte o donne “ospiti in studio”
(invitate a fornire un’opinione su avvenimenti, o a
illustrare un punto di vista, una decisione di rilievo
pubblico)
d) Pensiero femminile sul mondo
Bazzanella, Carla et al. (2000), Categorizzazioni del femminile e del maschile nelle nuove
tecnologie: prime ricerche nel Thesaurus italiano, spagnolo, francese, inglese di Word,
«Cuadernos de filología italiana» 7, pp. 193-245.
Bazzanella, Carla, Fornara, Orsola & Manera, Manuela (2006), Indicatori linguistici e stereotipi
al femminile, in Luraghi & Olita 2006, pp. 155-169.
Berretta, Monica (1983), Per una retorica popolare del linguaggio femminile,ovvero: la lingua
delle donne come costruzione sociale, in Comunicare nella vita quotidiana, a cura di F.
Orletti, Bologna, il Mulino, pp. 215-240.
Luraghi, Silvia & Olita, Anna (a cura di) (2006), Linguaggio e genere. Grammatica e usi, Roma,
Carocci.
Sabatini, Alma (1987), Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana,
Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, Presidenza del
Consiglio dei Ministri:
http://www.innovazionepa.it/dipartimento/documentazione/documentazione_pari_opportu
nita.htm.
Thüne, Eva-Maria, Leonardi, Simona & Bazzanella, Carla (2006), Gender,language and new
literacy. A multilingual analysis, London, Continuum.
Violi, Patrizia (1986), L’infinito singolare. Considerazioni sulla differenza sessuale nel linguaggio,
Verona, Essedue.
Considerazioni
I cambiamenti linguistici non possono essere
programmati né tantomeno imposti: essi sono una
naturale conseguenza di cambiamenti socio-culturali.
“Una volta che una donna può essere dottore, ministro, Presidente
della Repubblica, o papa, è del tutto indifferente che sia chiamata
‘medica’/ ‘ministra’/ ‘Presidentessa’/ ‘papessa’, o ‘medico’/ ‘ministro’/
‘Presidente’/ ‘papa’[...].”(Lepschy, 1988: 13).
LEPSCHY Giulio (1988), Lingua e sessismo, in “L’Italia dialettale”, n.7, pp. 7-37., in Irene Biemmi, cit.
“In una concezione della lingua come depositaria di
cultura, come prodotto della società che la parla,
appare vano tentare di modificare la lingua e
pretendere che sia un tale cambiamento ad
influenzare la società, se questa è stata ed è ancora
una società sessista. Ma se è invece vero che la
realtà sociale italiana è in via di modificazione, la
discussione di quegli aspetti della lingua e del
discorso che non riflettono ancora tale realtà e che
anzi perpetuano stereotipi già spesso superati nella
realtà viene ad essere necessaria.”
CARDINALETTI Anna; GIUSTI Giuliana (1991), Il sessismo nella lingua italiana. Riflessioni sui lavori di Alma Sabati, in “Rassegna Italiana di Linguistica Applicata”, n.2, pp. 169189 in Irene Biemmi, cit.
I cambiamenti, e della lingua in particolar modo, non si
possono definire “spontanei” ma sono il frutto di una
precisa volontà e azione socio-politica. Molto può
l’educazione scolastica in parallelo ad una linea di
intervento istituzionale.
Commissione per le Pari Opportunità Comune di Sassari (25 maggio 2009) Brevi cenni sul linguaggio non sessista
«Se si vuole avere e dare un’immagine delle donne come
persone a tutto tondo si dovrà scegliere e saggiare parole
e immagini, ascoltarne le risonanze e coglierne le
associazioni e, soprattutto (1954) - riprendendo il consiglio
di Orwell - scegliere “le parole per il significato e non il
significato per le parole” senza mai “arrendersi”
alle parole stesse».
Alma Sabatini cit.
Siamo consapevoli che il lessico è più sensibile
ai cambiamenti nella percezione della realtà,
le strutture morfosintattiche si possono
modificare solo in un arco temporale più lungo
e con maggiore difficoltà.
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere
.pdf
Le Raccomandazioni
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Roma, 1987, 97: estratto visibile all’indirizzo http://www.innovazionepa.gov.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf; anche Alma
Le Raccomandazioni
Evitare le parole: fraternità, fratellanza, paternità quando si
riferiscono a donne e uomini (es. invece de “la fratellanza tra
le nazioni” usare “la solidarietà tra le nazioni”);
Evitare di accordare il participio passato al maschile, quando
i nomi sono in prevalenza femminili.
Si suggerisce in tal caso di accordare con il genere
largamente maggioritario oppure, qualora ci fossero
difficoltà nello stabilire il genere maggioritario, con il genere
dell’ultimo sostantivo della serie. (es. “Carla, Maria,
Francesca, Giacomo e Sandra sono arrivati stamattina”
andrà sostituito con “Carla, Maria, Francesca, Giacomo e
Sandra sono arrivate stamattina”).
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Roma, 1987, 97: estratto visibile all’indirizzo http://www.innovazionepa.gov.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf; anche Alma
Le Raccomandazioni
Evitare l’uso delle parole “uomo” e “uomini” in senso
universale. Esse potranno essere sostituite da: persona/e;
essere/i umano/i; popolo; popolazione ecc. (es. anziché “i
diritti dell’uomo” i “diritti umani”);
Evitare di dare sempre la precedenza al maschile nelle
coppie oppositive uomo/donna (es. non dire sempre
“fratelli e sorelle, bambini e bambine, uomini e donne” ma
alternare “sorelle e fratelli con fratelli e sorelle, bambine e
bambini con bambini e bambine” ecc.);
Le Raccomandazioni
Evitare di riferirsi alla donna con il primo nome e all’uomo
con il solo cognome o con nome e cognome;
Abolire l’uso del titolo “signorina”, dissimmetrico rispetto al
“signorino” per uomo, ormai scomparso e che non è mai
stato usato con lo stesso valore (indicare lo stato civile);
Evitare il titolo “signora” quando può essere sostituito dal
titolo professionale (soprattutto quando i nomi maschili
copresenti sono accompagnati dal titolo).
Ad es. “…ai lavori coordinati dalla Signora Roubet
partecipa anche il Professor Ceccaldi…” sarà sostituito con
“…ai lavori coordinati dalla Professoressa Roubet partecipa
anche il Professor Ceccaldi…”.
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Roma, 1987, 97: estratto visibile all’indirizzo http://www.innovazionepa.gov.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf; anche Alma
Le Raccomandazioni
• I termini in -tore mutano in -trice (es. ambasciatrice,
amministratrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice,
accompagnatrice).
Nei seguenti casi non si ha adeguamento morfofonetico al
femminile, ma solo l’anteposizione dell’articolo femminile:
Termini in -e o in -a (es. caporale, generale, maggiore,
parlamentare, preside, ufficiale, vigile, custode, interprete,
sacerdote, presidente);
Forme italianizzate di participi presenti latini (es. agente,
inserviente, cantante, comandante, tenente);
Composti con capo- (es. capofamiglia, caposervizio, capo
ufficio stampa)
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Roma, 1987, 97: estratto visibile all’indirizzo http://www.innovazionepa.gov.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf; anche Alma
Le Raccomandazioni
I termini -o, -aio/-ario, -iere mutano in -a, -aia/-aria, -iera
(es. appuntata, architetta, avvocata, capitana, chirurga,
colonnella, critica, marescialla, ministra, prefetta, primaria,
rabbina, notaia, segretaria, infermiera, pioniera, portiera);
• I termini in -sore mutano in -sora (es. assessora, difensora,
evasora, oppressora, ecc.). I femminili in -essa corrispondenti
a maschili in -sore devono essere sostituiti da nuove forme in
-sora (es. dottora, professora, ecc.)
Alma SABATINI, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Presidenza del
Consiglio dei Ministri, Roma, 1987, 97: estratto visibile all’indirizzo http://www.innovazionepa.gov.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf; anche Alma
Emancipazione
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf
Leggi di emancipazione
1970
È approvata la legge n. 898 sullo scioglimento del
matrimonio.
1971
Legge 1044 per l'assistenza all'infanzia che prevede
l'istituzione di asili nido pubblici. E' approvata anche la
legge 1204 di riforma della legge sulle lavoratrici madri.
1972
Come effetto della introduzione della Scuola Media
Unica si registrano ormai significativi aumenti nella
scolarità femminile superiore (dove le donne passano dal
37,4% del 1948-49 al 42,4% del 1972-73) e in quella
universitaria (dal 25% al 37,5%).
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf
Leggi di emancipazione
1975
È approvata la legge n.151 di
riforma del diritto di famiglia
che sanziona la parità dei
coniugi. È approvata la legge
n. 405 che istituisce i consultori
familiari.
1977
È approvata le legge n. 903 sulla parità di
trattamento fra uomini e donne in materia
di lavoro.
1978
È approvata la legge sulla tutela sociale
della maternità e sull'interruzione volontaria
di gravidanza (legge n.194).
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf
La donna in politica
Italia
• Le donne alla camera (2008) sono 133, ossia il 21,1 % del totale.
Al Senato, invece, le donne elette sono 55, il 17,4 % del totale.
• L’Italia è al 67° posto nel mondo per rappresentatività delle
donne nel parlamento.
Europa.
Le donne godono di pieni diritti civili, giuridici e politici,
tuttavia rimangono ancora degli ostacoli da rimuovere.
Le donne europee oggi si trovano unite, nelle istituzioni
comunitarie, per superare le barriere che si frappongono
all'uguaglianza di genere e per promuovere una cultura
della differenza positiva in Europa e nel mondo.
http://www.unict.it/sites/default/files/StereotipiGenere.pdf