8. La missione anglosassone in europa

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Transcript 8. La missione anglosassone in europa

La missione anglosassone nel
continente europeo
I monaci anglosassoni ereditarono da quelli irlandesi
anche l’ardente desiderio della peregrinatio pro Christo,
ossia l’impeto missionario.
La prima aspirazione era quella di evangelizzare i
Sassoni, e i Frisoni, popoli fratelli di quelli sbarcati
nelle isole britanniche poco più di due secoli prima.
Diversità del metodo missionario dei missionari
anglosassoni rispetto a quelli iro-scozzesi.
Missionari anglosassoni:
1. capacità di adattamento alla cultura locale
2. la protezione dei re Franchi
3. rapporto privilegiato con i capi delle tribù
4. rapporto con il vescovo di Roma (unione e
dipendenza con il centro della Chiesa Universale)
5. talento organizzativo
I vari missionari
anglo-sassoni
Vilfrido vescovo di
York, protagonista al
sinodo di Whitby.
Ottenne dal papa
Agatone (678-682)
l’autorizzazione a
predicare la missione
presso i Frisoni
(attuale Olanda e
Gemania
settentrionale) (678679).
L’orgoglioso senso
d’indipendenza e
autonomia dei
Frisoni rese assai
difficile l’opera dei
missionari;
resistevano infatti ad
aderire alla fede dei
loro più acerrimi
nemici, i vicini
Franchi, che
miravano a
dominarli.
Qualche risultato
solo nella zona
meridionale della
regione.
Villibrordo: discepolo di
Vinfrido, giunge nel continente
nel 689 con 11 compagni.
Va a Roma (690) e ottiene
l’autorizzazione dal papa Sergio I
(687-701) per la missione presso
i Frisoni.
Ottiene da Pipino il Medio (688714) (maggiordomo Franco) la
protezione della sua missione sul
fiume Schelda (attuale Belgio).
Viene consacrato arcivescovo (in
un secondo viaggio a Roma nel
695) e inviato in una nuova
missione.
Fonda e stabilisce ad Utrecht la
sua sede vescovile (legata a
Roma).
Monastero di Echternach (698):
centro spirituale della missione,
vivaio di vocazioni missionarie.
Villibrordo muore nel 739 ad
Echternach e qui verrà sepolto.
Vinfrido-Bonifacio
Il più grande missionario anglosassone fu indubbiamente VinfridoBonifacio.
Nacque nel 673 nel Wessex.
Nella sua giovinezza ebbe un’accurata educazione nelle abbazie
benedettine di Exeter, di Nursling e di Nhutscelle.
Fu insegnante in queste abbazie, partecipando a vari sinodi come
consigliere.
Inizio della missione di
Vinfrido-Bonifacio
Anch’egli preso dal
desiderio di evangelizzare
la propria stirpe, i
Sassoni, rimasti nel
continente e pagani.
Primo viaggio nel 716.
Tra i Frisoni sotto la
guida di Villibrordo.
Senza successo. Costretto
a tornare in patria
Torna nel continente nel
718, ma per andare
direttamente a Roma per
incontrare il papa e
ricevere da lui il
mandato missionario.
Papa Gregorio II (715731) lo munisce di
istruzioni e facoltà per il
lavoro missionario tra i
pagani della Germania
ad est del fiume Reno
(719). In quell’occasione
ricevette il nome del
martire romano
Bonifacio.
Alla morte del re dei
Frisoni (Radbod +719) e la
situazione diviene più
favorevole per la missione.
Bonifacio si sposta tra i
Frisoni per lavorare a
fianco del vescovo
Villibrordo. Starà con lui
negli anni 719-721,
perfezionando la propria
vocazione missionaria
vicino al maestro e vescovo
missionario.
Poi si sposta, secondo le
indicazioni ricevute a suo
tempo da Roma, in Assia
(Hessen) e Turingia
(Thueringen) (721-722).
Fonda il monastero di
Amoeneburg centro di
irradiazione missionaria.
Secondo viaggio a
Roma (722)
Inizio dell’opera missionaria molto
promettente: dopo breve tempo riuscì a
battezzare migliaia di pagani nell’Assia e
a riportare alla fede cristiana gente già
battezzata, ma ricaduta nel paganesimo,
compresi i capi locali.
Invia a Roma una relazione sull’opera
che stava compiendo: successi
missionari e difficoltà legate alla
presenza di missionari iro-scozzesi e
franchi. Necessaria una maggior autorità
per imporsi ai suoi confratelli.
Richiamato a Roma dal papa Gregorio
II.
Consacrato a Roma quale “vescovo
missionario della Germania ad oriente del
Reno”, senza destinargli una residenza
fissa (30 novembre 722).
In questa circostanza fu legato al papa in una forma molto particolare: venne
assimilato ai 7 vescovi suburbicari di Roma (unione particolare con Roma e
ai suoi ordinamenti ecclesiastici).
Prestò dunque
giuramento di
obbedienza
quale
suburbicario
vescovile,
come i vescovi
delle diocesi
suburbicarie.
Convinto come tutti i suoi connazionali anglosassoni, che una
unione stretta con Roma fosse garanzia più sicura per la prosperità
di una missione e di una chiesa.
Consegnò le lettere commendatizie del papa a Carlo Martello.
Ora (723) Bonifacio poteva continuare la sua missione in Assia con
un successo ancor maggiore.
Il nuovo papa, Gregorio III (731-741) inviò il pallio (dignità
arcivescovile-metropolita) con l’autorità, dunque, di consacrare
vescovi missionari in Germania (732).
Egli si teneva costantemente in contatto epistolare anche con la
sua patria anglosassone. Questa lo aiutava con la preghiera, con
l’invio di libri, di oggetti sacri per le chiese che fondava e con
uomini e donne provenienti dai monasteri dell’Inghilterra, gente
di grande cultura e di grande fede.
Fondò numerosi monasteri, ma non riuscì a fondare vescovadi.
Si recò perciò a Roma una terza
volta (737-738).
Bonifacio fatto Legato della sede
apostolica in Germania, con
l’incarico di riorganizzare in
modo più stabile e preciso
dal punto di vista
ecclesiastico le regioni
della Baviera, dell’Assia,
della Turingia e
dell’Alemannia.
Con questa autorità di
rappresentante del papa in
Germania, fonda le diocesi
di Bueraburg (Assia) (741),
Erfurt (Turingia sett.) (741),
Wuerzburg (Turingia
merid.) (747), Eichstaett
(741/745) (Baviera sett.).
Continuò l’opera di
fondazione di numerosi
monasteri, femminili
(Tauberbischofsheim,
Kitzingen e Ochsenfurt), il
doppio convento di
Heidenheim (fondato dai due
fratelli Vunibaldo e
Valdburga) (751-752) e
soprattutto la fondazione
prediletta da Bonifacio, Fulda
(744). Con l’abate Sturmio,
Fulda diventava un modello
di abbazia tedesca
sull’esempio di Montecassino.
Nel 751, su richiesta di
Bonifacio, il papa Zaccaria
rendeva l’abazia di Fulda
esente dal potere del vescovo
locale, sottomettendola
direttamente alla Sede
Apostolica.
Bonifacio e la riforma della Chiesa Franca
Bonifacio si preoccupò anche della Chiesa nel regno dei
Franchi. Qui la situazione richiedeva con urgenza una
riforma radicale.
Qui la situazione sia del basso che dell’alto clero era molto
compromessa, dal punto di vista spirituale, morale e del
legame con la Sede Romana.
Il maggiordomo Carlo Martello non si interessava di un
miglioramento della situazione del clero. Anzi, nominando
vescovi ed abati senza curarsi della loro qualità cristiana, ma
solo per calcoli politici contribuiva alla decadenza della
Chiesa.
Nel 741 gli
succedettero i
due figli,
Carlomanno e
Pipino (educati
nell’abazia di
S.Denis) il
primo
maggiordomo
della Neustria e
il secondo
dell’Austrasia.
Essi si
dimostrarono
più attenti
verso i compiti
della Chiesa.
Sinodi nazionali franchi (742 e il 747)
Si ebbe una serie di sinodi cui partecipavano sia notabili
ecclesiastici che laici (concilia mixta): sinodi dal 742 al 747.
Due sinodi generali franchi a Soissons (745 e 747) presieduti da
Bonifacio: provvedimenti salutari per tutta la Chiesa franca
promulgati come legge dello Stato (i Capitularia).
Riforma della Chiesa Franca contenuta nei Capitularia
(decisioni dei sinodi franchi svoltisi tra il 742 e il 747)
Proibizione per il clero di portare le armi, di andare a caccia, del
vestito laicale, del concubinato.
Il clero veniva affidato alla vigilanza dei vescovi.
Ai monaci era prescritta la regola di S.Benedetto.
Si stabiliva l’elezione canonica dei vescovi (esclusione dei laici).
Si stabiliva la celebrazione annuale dei sinodi.
Si riformava l’organizzazione ecclesiastica metropolitana
(consacrati diversi vescovi da Bonifacio, nominati da Pipino; lo
stesso Bonifacio arcivescovo a Magonza).
Al popolo si proibivano le usanze pagane, la superstizione, la
diffusione di dottrine eretiche.
Una testimonianza importante
I vescovi franchi riuniti nel sinodo generale del 747 mandavano
a papa Zaccaria (741-752) una professione collettiva di fede
cattolica, di adesione all’unità della Chiesa e di sottomissione a
Roma per tutta la loro vita (evidenti i segni dell’opera di
Bonifacio).
Pipino diviene re dei Franchi
Nel 751/752 quando Pipino si fece eleggere re dei Franchi
(dieta reale di Soissons), ponendo così fine alla dinastia
merovingica ed dando inizio a quella dei carolingi, ricevette
l’unzione regale da Bonifacio, segno della volontà di una
sanzione e di un riconoscimento religioso per dare maggior
efficacia e portata ad una decisione civile-politica.
La missione di Bonifacio
presso i Sassoni
1
Bonifacio aveva progettato
fin dall’inizio la missione
presso i Sassoni, ma le
difficoltà persistenti
impedivano di fare qualcosa
di significativo in tale
direzione.
2
Verso la fine della vita,
ormai ottantenne, si dedica
alla sua antica aspirazione:
annunicare Cristo ai
Sassoni.
3
Tale missione era rimasta
incompleta con la morte di
Villibrordo (739).
4
5
Dopo aver assicurato il suo successore
nella cattedra di Magonza, nell’estate
del 753 inizia il suo lavoro al confine
con il territorio sassone con grande
successo. Passò l’inverno a Utrecht.
L’impresa però fu interrotta il 5
giugno 754: dei pagani assalirono
l’accampamento dei missionari ed
uccisero Bonifacio ed altri 52 suoi
compagni.
5.
Morì nel 754 ucciso assieme ad
altri 52 compagni, in
un’imboscata operata da un
gruppo di pagani ed avvenuta
nelle vicinanze di Dokkum.
6.
Sepolto secondo il suo
desiderio a Fulda.
Conclusioni su Vilfrido-Bonifacio
Bonifacio fu il più grande apostolo anglosassone.
Ha lavorato senza risparmiare le energie per organizzare la chiesa
nei territori ad est del Reno con una continuità e un successo
maggiore di tutti gli altri missionari.
Ha inoltre riformato e organizzato la chiesa territoriale franca,
legandola sempre più strettamente alla Sede Apostolica,
inserendola in una concezione ecclesiale più ampia e universale.
Pose così le premesse per l’unione delle varie stirpi tedesche in
un unico regno e popolo sotto Carlo Magno e per il loro
inserimento nella comunità culturale cristiana dell’Occidente.
Senza l’opera di Bonifacio non sarebbe concepibile quel che si
sarebbe messo in moto da lì a poco, cioè la realizzazione di un
impero universale occidentale nel Medioevo.