La partecipazione politica - Dipartimento di Scienze sociali e politiche
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Transcript La partecipazione politica - Dipartimento di Scienze sociali e politiche
Modulo 2
(testo di riferimento: F. Raniolo 2007)
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Partecipazione come principio di
legittimazione
Principio di giustificazione e di accettazione del
potere politico fondato sulla volontà popolare, sul
consenso
2 tipi distinti di legittimità:
Legittimità specifica
▪ Del contenuto specifico delle decisioni autoritative
Legittimità diffusa
▪ Del sistema politico
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Partecipazione strumentale (o efficiente)
1.
Individui razionali portatori di interessi e di preferenze
aggregabili
Finalità di influenza delle decisioni politiche, di selezione
e controllo della classe politica
Partecipazione espressiva (o simbolica)
2.
Partecipazione orientata al riconoscimento di
un’appartenenza collettiva
Funzione identificante e di integrazione verso l’interno,
espressiva verso l’esterno
In ogni atto partecipativo, combinazione in
proporzioni variabili di elementi strumentali ed
espressivi
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Cosa NON è partecipazione politica
Fenomeni antitetici al partecipare?
Esclusione politica
L’estensione (non illimitata) della cittadinanza attiva
(o del chi partecipa)
Apatia
Non-partecipazione come indice di disaffezione
politica o alienazione sociale
Mobilitazione
Un intervento su un pubblico privato di autonomia?
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Si ha partecipazione politica quando:
nell’ambito di un dato sistema politico od
organizzazione
attraverso un insieme di atteggiamenti e
comportamenti concreti si prende parte
cioè si cerca di influenzarne (in maniera più o
meno diretta e più o meno legale) le decisioni dei
detentori del potere politico, e la loro stessa
selezione
nella prospettiva di conservare o modificare la
struttura , e quindi i valori, del sistema di
interessi dominanti
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
La struttura delle opportunità di partecipazione
1.
Le condizioni storico-istituzionali che vincolano o
facilitano la partecipazione dei cittadini
Il tipo di influenza
2.
Partecipazione polity- vs. policy-related
La portata dei risultati
3.
Da utilità specifiche di policy a lotta per l’inclusione di
domande non rappresentate nel sistema politico
L’impegno dei partecipanti
4.
La partecipazione è legata a: a) risorse socioeconomiche individuali; b) grado di coinvolgimento
psicologico; c) inserimento in reti associative e networks
di reclutamento
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Partecipare è parteggiare
“La partecipazione politica inevitabilmente
solleva questioni relative alla nascita e alla
risoluzione dei conflitti in una società” (Nie e
Verba)
La politica è intrinsecamente fatta di divisioni
▪ [un’ampia partecipazione] dipende anche dalla capacità
di definire un problema in termini che (ri)attiveranno
linee di divisione rilevanti e stimolanti per il pubblico (E.
Schattschneider)
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Strutturalismo “olistico”
Macro-processi e forze sociali impersonali
▪ Modernizzazione, urbanizzazione, tecnologia, classe, ecc.
Individualismo / teorie dell’azione
Attori individuali razionali e strategici
▪ Massimizzazione delle preferenze
▪ Ma: paradosso della partecipazione
La dimensione espressiva come “terza via”?
Solidarietà con i membri del gruppo di
riconoscimento e identificazione con una collettività
politica (A. Pizzorno)
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Fasi e punti critici dello sviluppo politico
La sfida della “crisi di partecipazione”
Quando l’ingresso di nuovi partecipanti crea forti
tensioni per le istituzioni
Instabilità politica come prodotto di una “asicronia”
tra mobilitazione sociale, partecipazione politica e
innovazione istituzionale (S. Huntington)
Effetti storicamente perversi della negazione
dell’accesso dei gruppi sociali emergenti al sistema
politico (SM Lipset)
Il rischio simmetrico della “sclerosi istituzionale”
(M. Kesselman)
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Due dimensioni del processo di
democratizzazione (R. Dahl):
1. Liberalizzazione
2. Partecipazione
Antecedenti storici delle democrazie di massa
(poliarchie)
Egemonie chiuse
Egemonie inclusive
Oligarchie competitive
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Le “soglie” istituzionali che definiscono storicamente
l’accesso delle masse al sistema politico in Europa
occidentale (S. Rokkan)
1. Soglia di legittimazione
Liberalizzazione del sistema e cittadinanza civile
Soglia di incorporazione
2.
Diritti di partecipazione e cittadinanza politica
Soglia di rappresentanza
3.
Sistemi proporzionali e abbassamento barriere
istituzionali per la rappresentanza partitica
Soglia dell’esecutivo
4.
Maggioranze parlamentari e responsabilità di governo
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1.
Tre fasi storiche del governo rappresentativo (B.
Manin)
Parlamentarismo
Rapporto diretto tra elettori e candidati (notabili
“fiduciari” locali)
Democrazia dei partiti
2.
Partiti di massa come canali della partecipazione
politica
Democrazia del pubblico
3.
Personalizzazione della politica, sondaggi d’opinione
e “sanzione” elettorale
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Tensioni storiche tra modelli di democrazia
diretta e indiretta, governo “del popolo” o “per il
popolo”
1. L’approccio partecipazionista
Partecipazione piena e diretta dei cittadini
L’approccio liberal-rappresentativo
2.
I limiti normativi (assemblearismo), sociologici
(omogeneità) e istituzionali (numero) della
partecipazione diretta
L’approccio deliberativo
3.
Democrazia deliberativa come integrazione
dell’impianto democratico rappresentativo
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Il rapporto tra cittadini e autorità pubbliche è anche
mediato ed organizzato
Partecipazione politica attraverso forme organizzate di
azione collettiva
“Sono ormai le organizzazioni gli effettivi cittadini delle
democrazie odierne”? (P. Schmitter)
L’organizzazione permette di superare i dislivelli di potere
relativi alla stratificazione sociale degli individui
Ma la partecipazione organizzata o associativa produce
altri effetti non intenzionali
▪ Burocratizzazione, professionalizzazione, distorsioni oligarchiche,
trasformazione dei mezzi in fini…
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Organizzazioni di carattere permanente specializzate
nell’individuazione, promozione e difesa degli
interessi, influenzando e contestando le autorità e le
politiche pubbliche
Funzione di “articolazione” degli interessi
a) Gruppi di interesse economici
▪
Finalità distributive e tutela di posizione nel sistema
economico
b) Gruppi fruitori di politiche pubbliche
▪
Dipendenti dalle decisioni statali per sussistenza stessa
c) Gruppi rivendicativi e promozionali
▪
Fra gruppi “di interesse” e movimenti sociali
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La ‘pressione’ come modalità specifica tradizionale di
influenza delle decisioni pubbliche tramite ricorso a
sanzioni negative o positive
Gruppi “di pressione”, lobbies
Ma oggi: allargamento del repertorio di azione dei
gruppi di interesse
Forme di protesta e partecipazione non convenzionale
E estensione della loro sfera d’azione
Non solo espressione interessi e trasmissione domande
Anche definizione interessi per gli aderenti e
compartecipazione, insieme a partiti e istituzioni, alla
realizzazione delle politiche pubbliche nella arene di
governance multilivello
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Ruolo dei promotori (o “imprenditori
organizzativi” ) dei gruppi nel processo di
acquisizione delle risorse strategiche:
Risorse finanziarie, numeriche, di influenza,
conoscitive, organizzative, simboliche
Fra le principali macro-risorse organizzative:
L”’autorità”
Il grado di legittimazione sociale e il campo d’azione
riconosciuto a un gruppo
Il “denaro”
Risorse finanziarie come quote membership o
contributi pubblici
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a)
Visione pluralista
Funzione di rappresentanza e intermediazione degli interessi da
parte di una pluralità di gruppi
b)
Visione neocorporativa
Sistema di relazioni e policy-making fondato su concertazione tra tre
attori principali
▪ Partiti di governo, sindacati, associazioni imprenditoriali
c)
Modello dei policy networks
Una visione “intermedia”: un processo di produzione delle politiche in
certe aree di policy che coinvolge regolarmente una pluralità di attori
formali e informali
▪ Rappresentanti di gruppi di interesse, burocrati, personale politico, esperti
Più o meno istituzionalizzate (da policy communities a policy
networks)
Più opportunità per partecipazione organizzata dei cittadini, ma
deficit di legittimazione democratica e accountability
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Canali “eterodossi” di partecipazione dei cittadini, i
movimenti sociali possono essere definiti come:
Reti di relazioni prevalentemente informali
Reticoli di piccoli gruppi e relazioni sociali
Basate su credenze condivise e solidarietà
Costruzione dell’identità come precondizione e, allo stesso
tempo, prodotto dell’azione collettiva
Che danno luogo a un’azione collettiva di tipo conflittuale
Azione di sfida, relazione di antagonismo, promuovere o ostacolare il
mutamento sociale
Attraverso un ricorso a varie forme di protesta
Condizionata alla ‘struttura delle opportunità politiche’
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Nella società post-industriale, nuova
centralità di temi non legati alla tradizione di
lotte del lavoro e del capitalismo industriale
Movimenti giovanili, femministi, ecologisti,
pacifisti …
Collegamento con le istanze e i valori “postmaterialisti” (R. Inglehart)
‘Spia’ dell’inadeguatezza delle forme
tradizionali di rappresentanza politica (A.
Melucci)
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L’istituzionalizzazione dei movimenti sociali
Quando il movimento cessa di essere un mezzo di
mobilitazione per trasformarsi in un gruppo di
pressione o magari in un partito
Superamento dello ‘statu nascenti’
Spostamento di enfasi dall’azione non
convenzionale a quella convenzionale
Altre ‘traiettorie’ possibili:
Commercializzazione, “involuzione” conviviale,
radicalizzazione
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Un modello di “ibrido organizzativo” per i
movimenti sociali nella società globale:
Identità localistiche e universalistiche
Strategie pragmatiche/negoziali e
radicali/antagoniste
Strutture organizzative reticolari/flessibili e
permanenti/professionalizzate
Mediatizzazione della protesta e rigetto della delega
istituzionale
Crescenti somiglianze transnazionali nella
mobilitazione delle protesta
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Con passaggio da politica oligarchica a politica di
massa, trasformazione partiti (M. Duverger):
da tipo “societario” (Gesellschaft)
▪ Natura volontaria e contrattuale del legame sociale
A tipo “comunitario” (Gemeinschaft)
▪ Raggruppamento fondato su prossimità e spontaneità
Da politica minima a “politica assoluta” (A. Pizzorno)
▪ Il partito-ordine (Bund) e l’impegno totale dell’aderente
Ma col successivo declino dei partiti di massa:
Un “ritorno” da comunità a società?
Da “sistemi di solidarietà” a “sistemi di interessi”
▪ Declino militanza attiva e rapporto col territorio
▪ Focalizzazione su semplici iscritti, simpatizzanti e elettori
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Questione del vincolo associativo nei partiti,
come in ogni organizzazione
Quale “microfondazione” del legame elettore-partito?
Il ruolo degli incentivi organizzativi
a) Incentivi individuali (o “selettivi”)
▪ Ricompense e benefici materiali o di status
b) Incentivi collettivi (o “di identità”)
▪ Appartenenza, condivisione, identificazione
c) Incentivi orientati al fine
▪ Né l’interesse individuale, né la partecipazione in sé, ma il
perseguimento degli scopi ufficiali dell’organizzazione
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Quando una qualunque organizzazione o
istituzione incorre in una crisi di funzionalità
e/o di legittimità, tre azioni possibili degli
aderenti (A. Hirschman):
a) Exit (uscita, defezione)
b) Voice (protesta)
c) Loyalty (fedeltà)
Relazione tra tipi di incentivi (selettivi, di
identità, ecc.) nei partiti e probabili
condotte fra la membership
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Trasformazioni organizzative dei partiti:
Interne
▪
▪
▪
▪
▪
Alta intensità di capitale
Declino proporzione iscritti su elettorato
Rilevanza comunicazione mediale
Centralizzazione potere organizzativo
Prevalenza staff professionisti
Esterne
▪ Ricorso a finanziamento pubblico
▪ Statalizzazione dei partiti e costruzione reti collusive
(“cartellizzazione”) per estrazione risorse e mantenimento
benefici
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Cedimento dell’equilibrio tra costi e benefici
dell’iscrizione a un partito
Aumento dei “costi opportunità” della membership e
della militanza
Politica come “buona amministrazione” e caduta
della partecipazione “identificante”
Ripiego sul volontariato sociale
Esigenze di auto-realizzazione individuale nella
“seconda modernità”
ricerca legami non formalizzati in vincoli organizzativi
rigidi
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La sfera degli atteggiamenti (cfr. mod. 1)
come la faccia latente della partecipazione
politica
Partecipazione “invisibile” (vs. manifesta)
Dimensione soggettiva e psicologica
Senso di coinvolgimento dei cittadini
nell’universo della politica
▪ Interessarsi, informarsi, valutare, magari gioire e
soffrire per le questioni della vita politica (G. Sani)
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
a)
Orientamenti conoscitivi
Grado di conoscenza e informazione in merito a
oggetti politici
b)
Orientamenti affettivi
Sentimenti di attaccamento o distacco verso gli
elementi del sistema politica, simpatia o antipatia
verso ideologie, partiti, gruppi, ecc.
c)
Orientamenti valutativi
Giudizi e opinioni su oggetti politici più specifici
(proposte, policies, prese di posizione, dichiarazioni di
leader e altri attori politici…)
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Per “efficacia politica” si intende la “sensazione che
l’azione politica individuale abbia o possa avere un impatto
sul processo politico, ossia che valga la pena di compiere il
proprio dovere di cittadino” (Campbell et al.)
a)
Efficacia interna
Percezione di sé come di un cittadino che ha (o non ha) le
risorse per far sentire la propria voce
▪ Aspettative “di competenza” nella propria relazione con la politica
▪ Aspettative “di risultato “ rispetto alle probabilità di influenzare il
processo politico
b)
Efficacia esterna
Percezione di una politica che risponde (o non risponde) ai
cittadini
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Accezione psico-sociale della cultura politica
“L’insieme degli orientamenti soggettivi nei confronti
della politica, presenti entro la popolazione nazionale
o un suo sottogruppo (sub-cultura)” (G. Almond)
Diverse configurazioni di elementi cognitivi, affettivi,
valutativi danno luogo a tre tipi di “culture politiche”
(Almond e Verba 1963)
▪ Cultura parrocchiale, sottomessa, partecipativa
▪ “Cultura civica” come mix di partecipazione attiva e adesione
passiva
▪ Tradizionale “incivismo” della cultura politica in Italia
▪ Il “familismo amorale” (E. Banfield)
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L’insieme di “fiducia, norme che regolano la convivenza,
reti di associazionismo civico, elementi che migliorano
l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo
iniziative prese con il comune accordo” (R. Putnam)
Insieme delle reti sociali di un individu0/una collettività e norme
di reciprocità e di fiducia (interpersonale/istituzionale) che le
sostengono
Tradizione civica territoriale e grado di associazione
partecipativa
Cfr. Making democracy work e il rendimento istituzionale delle
regioni in Italia
Erosione del capitale sociale e prevalenza di attori isolati e
auto-interessati
Cfr. Bowling alone e il “collasso” della comunità negli Stati Uniti
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Le trasformazioni sociali, economiche e politiche
della tarda modernità hanno favorito la crescita,
a partire dagli anni’70 e fra le generazioni più
giovani, di una cultura politica improntata ai
valori post-materialisti (R. Inglehart)
Minore enfasi sui temi della sicurezza materiale e
della stabilità economica
Nuova attenzione per i temi legati alla qualità della
vita (ambiente, stili di vita, libertà individuali) e alla
qualità della democrazia (partecipazione, pluralismo,
diritti delle minoranze, ecc.)
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La partecipazione convenzionale, o istituzionalizzata , è
quella che prevedere un coinvolgimento dei cittadini nei
processi interni al sistema politico
Partecipazione elettorale (voto, campagna)
Partecipazione mediata dai partiti (iscrizione, attivismo)
Processi di modernizzazione socio-economica e culturale
hanno favorito l’affermarsi di forme di partecipazione non
convenzionale (o non istituzionalizzata), con conseguenti:
Allargamento del repertorio delle forme di partecipazione
accessibile ai cittadini
Ciclo ricorrente di mobilitazione e smobilitazione della protesta e
“pendolarismo” intra-generazionale tra fasi di partecipazione
convenzionale e non convenzionale (S. Tarrow)
Carattere continuativo dell’influenza/pressione sulle autorità
pubbliche
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Le varie forme di partecipazione non convenzionale hanno
in comune il fatto di essere azioni di protesta
Azioni collettive che comportano un’influenza diretta, non
delegata, al di fuori dei meccanismi di mediazione istituzionale
▪ Risorsa politica per i gruppi senza risorse di potere
Mirano a perturbare
▪ Anche se non specificamente alla violenza
Esprimono richieste che vengono mediate dai mezzi di
comunicazione di massa
▪ Diventano eventi mediatici che possono coinvolgere altri gruppi
Hanno un carattere strategico
▪ Emergono da un’interazione di incentivi, rischi e costi percepiti
E una valenza non solo strumentale, ma anche espressiva
▪ Attivazione di una cerchia sociale di riconoscimento, sistema di solidarietà
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Come incide la mediatizzazione della politica
sulla partecipazione dei cittadini?
Tensione classica tra partecipazione
passiva/manipolata e attiva/critica
▪ Gli “apocalittici” e gli “integrati” di U. Eco
“Disfunzione narcotizzante” Vs. espansione delle
opportunità di partecipazione
Consumo mediale come surrogato della
partecipazione Vs. spazio mediale come nuova agorà
elettronica (o piazza virtuale)
Circolo virtuoso Vs. media malaise (cfr. Castells p. 367)
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Gli studi classici di Lazarsfeld et al.
Natura sociale della scelta di voto
▪ “Una persona pensa politicamente come è socialmente”
Effetti delle campagne? Soprattutto attivazione e
rafforzamento delle predisposizioni politiche
▪ I meccanismi cognitivi di “selettività”
▪ L’influenza personale della leadership d’opinione
Gli orientamenti recenti
L’attenzione per gli effetti indiretti
▪ Agenda-setting, priming, framing
Indecisione di voto e ritorno importanza dei fattori di
breve periodo
▪ Squilibri comunicativi nella campagna, giudizi sui leader, eventi
contingenti, messaggi e slogan elettorali
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11
Un interrogativo attuale su comunicazione
politica e partecipazione elettorale:
Le campagne “negative” aumentano o diminuiscono
l’affluenza degli elettori alle urne?
▪ Tesi contrapposte della “mobilitazione drammatizzante” e
dell’effetto-rigetto da parte degli elettori indecisi
▪ Ma anche: strategie di mobilitazione/smobilitazione selettiva
▪ Mobilitare i propri e smobilitare gli avversari, col rischio di “contromobilitarli”
Un’ipotesi interpretativa: la comunicazione negativa
mobilita nel breve periodo (campagna elettorale) ma
produce defezioni nel lungo periodo (effetti di
delegittimazione politica)
▪ Vedi tabelle su astensionismo in cap. 9
Analisi dell’opinione pubblica 2010/11