La grammatica latina

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Transcript La grammatica latina

“Satura quidem tota nostra est”
(Certamente tutta nostra è la satira)
Questa affermazione si trova all’interno dell’Institutio oratoria di
Quintiliano. Rispetto ad altri generi importati, la satira
(letteralmente 'miscuglio') è totalmente romana. L’aggettivo
latino satur ("pieno, sazio"), condivide con
l’avverbio satis ("abbastanza") la radice implicante il concetto
di varietà, abbondanza, mescolanza. Il termine satira deriva
dall'espressione "lanx satura", un piatto di primizie
caratterizzato da vari tipi di frutta.
La Satira è una forma libera e assoluta del teatro,
un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata
dall'attenzione critica alla politica e alla società,
mostrandone le contraddizioni e promuovendo il
cambiamento. La satira, storicamente e culturalmente,
risponde ad un'esigenza dello spirito umano: l'oscillazione
fra sacro e profano. La satira si occupa da sempre di temi
rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e
la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e
attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina
dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in
discussione le convinzioni.
Inventore della satira letteraria è
unanimemente considerato Lucilio (in
quanto di Ennio non ci sono pervenute
opere), un poeta vissuto nella seconda
metà del II secolo A. C durante il
periodo di massimo splendore della
Roma repubblicana che si apprestava a
consolidare il suo dominio sul
Mediterraneo sconfiggendo
Cartagine. Con Lucilio la satira
assume per la prima volta una fisionomia
più precisa: suoi tratti specifici
divengono, sul piano formale, l’uso
dell’esametro, su quello dei contenuti e
del tono, l’attacco personale e l’uso del
ridicolo come arma di un aggressivo
moralismo.
Dal punto di vista contenutistico caratteristica della sua letteratura è il
rifiuto del fantastico e dell’inverosimile e quindi l’adesione al vero. In questa
ottica si inseriscono perfettamente la trattazione d'eventi colti dalla vita
quotidiana, facendo riferimento con puntigliosa esattezza e competenza ad
oggetti d'uso comune, a pratiche e abitudini correnti, a particolari dei mestieri
e delle tecniche più varie; l’interesse per fatti di cronaca che avevano destato
scalpore quali ad esempio un processo o anche un evento sportivo. E’
importante porre l’accento sul carattere soggettivo della sua satira: il poeta,
che spesso si atteggia a spettatore e narratore dei casi trattati, sceglie talora
di raccontare in prima persona e crea un personaggio in cui trasfonde alcuni
tratti del suo carattere. Tuttavia non manca né l’invettiva personale, né
l’obiettivo di divertire il lettore. Lo spirito è infatti un elemento primario della
sua poesia, che del resto era così conscio della sua importanza da definire le
sue composizioni come un ludus (gioco, scherzo). Esso è largamente diffuso,
e a seconda delle circostanze si presenta come beffa o scherno; diversi sono
anche i mezzi e le tecniche con cui viene perseguito, come il ricorso a
situazioni paradossali, l’uso della parodia, il riferimento a fatti e personaggi
famosi e proverbiali, la battuta, il doppio senso, il gioco di parole.
Nel periodo di Cesare,
non vi sono scrittori di
satire perché, essendo
questo un genere
utilizzato per ironizzare
sui costumi e quindi sui
vizi umani, in un'età
dove questi sono in
grande degrado, anche i
costumi più corrotti sono
considerati normali e
quindi non danno adito
all’ironia.
Nel periodo d'Augusto Orazio fa rinascere la
satira perché è un periodo di restaurazione in
cui i costumi degradati vengono notati e
messi in discussione; perciò un’opera di questo
genere viene piacevolmente letta da tutte le
persone che aderiscono al programma.
Le sue opere risentono fortemente della "pax
romana" e del nuovo rapporto instaurato tra
intellettuali e potere ancora lontano dalla
forte censura che caratterizzerà gli anni a
venire: infatti, molti intellettuali, ansiosi più
cha mai di un periodo di pace, divengono
collaboratori della politica riformatrice. Per
questo i toni delle sue opere si smorzano,
sostituisce all'invettiva il sermo, ovvero quella
formula d'amabile colloquio fra pari destinato
ad una ricerca morale che coinvolge l'autore
in prima persona.
Anche se identifica il fondatore della satira in Lucilio, attribuendogli il
merito della scelta dell’esametro come forma metrica e il suo utilizzo
come strumento d'aggressione personale e di critica, gli rimprovera la
ridondanza dello stile e l’insofferenza al "labor limae", cui è riservata
molta importanza dallo scrittore augusteo. Al piacere gratuito
dell’aggressione sostituisce la ricerca dell’ "autarkeia" e della
"metriotes"; l’esigenza di analizzare i vizi mediante l’osservazione
critica e la rappresentazione comica della realtà, con lo scopo di
individuare una strada per pochi attraverso le storture di una società in
crisi e vengono a mancare nel momento in cui Orazio si serve della
forma del dialogo, in cui egli ha uno spazio alquanto limitato, mentre
la funzione protagonistica è svolta dagli interlocutori. In generale
l’obiettivo non è attaccare con la satira personaggi politici, ma prende
in considerazione i vizi e i difetti delle persone comuni perché vuole
fare del moralismo sui comportamenti umani in generale e non di un
personaggio in particolare.
Dopo il principato d'Augusto, la
situazione a Roma precipita:
durante l’età Giulio-Claudia si
instaura una vera e propri
tirannide caratterizzata da
corruzione e vizio, eliminata la
"libertas" e trasformata la "pax
romana" in un imperialismo
avido e ingiustificato. Il rapporto
tra intellettuali e princeps si
incrina, la letteratura viene
definita "argentea" perché non
produsse i grandi capolavori del
periodo augusteo.
In questa situazione si inserisce la
satira di Persio Flacco severamente
moralistica, con violenti attacchi
diretti contro il malcostume dilagante
della società sempre più corrotta e in
contrasto con l’ideale stoico della
"virtus", ponendo scrittore come
maestro di virtù e spietato censore dei
vizi sociali. Il giovane poeta utilizza
un impasto linguistico assolutamente
inedito, che non ha precedenti né
imitatori nella letteratura latina.
L’effetto complessivo è ermetico,
l’espressione è contorta ed oscura fino
al limite dell’indecifrabilità.
Nello stesso periodo storico vi troviamo Giovenale, per il quale la
satira è la sola forma letteraria adatta ad esprimere lo sdegno
dell’autore, che vede lo sfacelo morale dei suoi tempi laddove i suoi
coetanei vedono l'approssimarsi di una nuova "età dell'oro". E'
evidente che egli non crede alla possibilità di un riscatto da quella
situazione, si limita a denunciare senza neppure tentare di
proporre correttivi; in questo si contrappone ad Orazio: rinnega
cioè il pensiero moralistico romano tradizionale che propone, di
fronte alla corruzione e al vizio, risposte di carattere filosofico, di
morale sociale. L'astio sociale di Giovenale, che gli deriva dalla sua
condizione di "cliens", sfocia nell'invettiva dell'emarginato: estraneo
al panorama sociale e politico, egli osserva la società romana alla
luce degli ideali nazionali e repubblicani; ne esce un quadro di
grande corruzione e confusione sociale, in cui la nobiltà non è più
 Per quanto riguarda lo stile di Lucilio, vi è il rifiuto della magniloquenza dei
generi alti per attestarsi su un livello medio, non senza assumere tuttavia,
qualora l’argomento lo richieda, un tono più sostenuto. Il linguaggio
adottato, ricco di grecismi di termini tecnici, atti a definire esattamente gli
oggetti e i particolari della realtà quotidiana, è dunque quello del sermo,
del parlare comune, del resto il poeta stesso in parecchi frammenti
definisce i suoi comportamenti appunto "sermones".
 Lo stile di Orazio è caratterizzato da un livello linguistico e stilistico
apparentemente non elevato in quanto contiene termini della vita
familiare ed espressioni colloquiali; elimina i grecismi e i termini greci che
si usavano nella lingua parlata e tutti quei termini che rientravano nella
conversazione della plebe. Altra caratteristica è l’apparente semplicità,
ottenuta col principio della "brevitas", eliminando cioè tutto ciò che è
superfluo, artificioso e troppo abbondante; utilizza la "callida iunctura"
tecnica che consiste nel disporre le parole nella frase o nel verso tramite
un’associazione originale dei termini per cui, anche quelli più comuni,
assumono un significato nuovo.
 Lo stile di Persio Flacco è aspro, con espressioni oscure; tuttavia il risultato
è raggiunto facendo uso di un linguaggio quotidiano, persino piuttosto
volgare. Non è dunque la lingua di cui si serve, ma il modo in cui la
rielabora a risultare del tutto originale: utilizzo dell’"acris iunctura",
contrariamente ad Orazio, che consiste nell'accostamento di parole d'uso
comune, poste però in un rapporto logico del tutto inusuale; della
frustrazione dell'attesa, che consiste nel creare un'aspettativa nel lettore
per poi deluderla di proposito; dell’alternanza di registri linguistici. Lo
scopo di queste scelte stilistiche è quello di "detrahere pellem teneris
auribus" ovvero "strappare la pelle alle tenere orecchie"; vuole cioè
strappare il velo del perbenismo ipocrita, del rispetto delle convenzioni
sociali che copre il vero volto della realtà.
 Giovenale, invece, dal punto di vista stilistico non utilizza più il "sermo
cotidianus" proprio della satira luciliana ed oraziana ma un tono
altisonante e magniloquente; si perde il gusto del "ridiculum" in favore del
sublime, con un intenzionale riferimento alla tragedia.
Nel significato popolare
contemporaneo, si tende ad
identificare la satira con una delle
forme possibili dell'umorismo e, in
qualche caso, della comicità;
talvolta, poi, si intende per satira
anche, indiscriminatamente,
qualsiasi attacco letterario o
artistico a personaggi detentori
del potere politico, sociale o
culturale, o più genericamente vi
si include qualsiasi critica al
potere svolta in forma almeno
salace. Da un punto di vista
strettamente letterario è
pertanto assai difficile mantenere
oggi una definizione stabile del
genere letterario, se non in senso
storico, poiché il pur sperabile
dinamismo delle forme letterarie,
risente attualmente di una certa
Progetto realizzato da
Alexa Mannella