n. 2 - Università degli studi di Cassino

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Neuroscienze, brain imagining e processo
penale
• L’impatto delle neuroscienze sul diritto penale: sulle
categorie concettuali, sulle metodologie punitive e
preventive.
• L’impatto delle neuroscienze nel processo: nella fase
investigativa e probatoria.
• Le neuroscienze cosa sono e che cosa permettono?
• Distinzione tra neuroscienze giuridiche: forensi, criminali
e normative.
• La genetica comportamentale.
• Nuove prove e art. 188 c.p.p., norma di sbarramento
sanzionata a pena di inutilizzabilità?
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Quali i punti di impatto delle neuroscienze
sul diritto?
Le neuroscienze mettono in discussione fondamentali
capisaldi della teoria del reato.
Esse incidono su:
a) il concetto di responsabilità – libero arbitrio,
b) sulla categoria della imputabilità - cause di esclusione
della responsabilità –,
c) sulla determinazione della pena,
d) sul trattamento punitivo dei responsabili di condottereato per e quali le neuroscienze danno un apporto
conoscitivo e sui trattamento di prevenzione, attraverso
l’adozione di politiche sociali nei confronti di soggetti non
autori di reati, ma portatori di caratteristiche cerebrali
che indicano una predisposizione.
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L’impatto delle Neuroscienze sul diritto
penale
Impatto nella fase:
• Investigativa.
• Probatoria.
• Punitiva.
Quanto ai risvolti applicativi, sono svariate le annoverate potenzialità
delle neuroscienze di influenzare decisioni di tipo giuridico, come, ad
esempio, le seguenti:
a) l’utilizzo investigativo e probatorio delle neuroimmagini, per
assumere testimonianze e/o condurre interrogatori di polizia;
b) la possibilità di rivelare inconsci pregiudizi, stereotipi o reazioni
emozionali che influenzano le decisioni giudiziali in cui si annidano
errori cognitivi;
c) in generale, la spiegazione del comportamento umano e la
conseguente predizione della pericolosità dei soggetti analizzati.
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Le neuroscienze forensi: che cosa sono?
• Negli ultimi decenni si è assistito ad un grande sviluppo
delle neuroscienze in ambito giuridico. Esse indagano e
approfondiscono ed approfondendo il legame che esiste
tra cervello e comportamento umano.
• Il grande passo in avanti in questo settore della ricerca è
stato rappresentato dallo sviluppo delle moderne tecniche
di esplorazione metabolico-funzionale del cervello conosciute nel loro insieme anche come brain imaging.
• Queste metodiche, per la prima volta, hanno permesso di
misurare parametri di attività cerebrale nel soggetto
vivente in maniera incruenta, non invasiva, in diverse
condizioni sperimentali.
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Le neuroscienze
• Il termine neuroscienze indica un gruppo di discipline
scientifiche tra loro assai eterogenee, ma che
condividono un fondamentale programma comune: quello
di comprendere come il cervello renda possibili i
fenomeni mentali ed i comportamenti umani, anche quelli
più complessi e tradizionalmente considerati inaccessibili
all’indagine scientifica. Non più – come si diceva sino a
pochi anni fa – la comprensione dei rapporti tra cervello e
mente, ma lo studio di come la mente emerga dal suo
substrato biologico, il cervello appunto.
• Attraverso la neuroanatomia è possibile misurare la
struttura del cervello e la sua funzionalità, potendo
notare le alterazioni cerebrali e i problemi strutturali nelle
aree temporale e libica, come l’ippocampo, l’amigdala e il
lobo frontale.
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Le neuroscienze: l'attività cerebrale può
essere visualizzata pressoché in tempo
reale
Le moderne metodologie di esplorazione funzionale del
cervello, quali la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET)
e, ancor più recentemente, la Risonanza Magnetica
Funzionale (SMIU), consentono oggi di misurare in maniera
non invasiva l’ attività neuronale-sinaptica - il consumo di
glucosio e il flusso ematico - nelle diverse strutture cerebrali
corticali e sottocorticali con risoluzione temporale e spaziale
molto soddisfacenti e in diverse condizioni sperimentali.
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Le neuroscienze giuridiche
All'interno della più vasta categoria delle neuroscienze
giuridiche, che ricomprendono tutte le «ricerche
neuroscientifiche aventi un'applicazione giuridica diretta o
indiretta» particolare interesse hanno assunto le
neuroscienze
forensi,
che
rappresentano
i
dati
neuroscientifici rilevanti ai fini della valutazione giudiziaria
dell'idoneità delle teorie e delle metodologie della
neuroscienza a costituire valida prova scientifica
all'interno del processo.
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Le neuroscienze giuridiche: forensi,
criminali e normative
Nell’ambito delle neuroscienze giuridiche, la migliore dottrina
individua tre categorie fondamentali le quali, sempre in una
prospettiva de iure condendo, apportano chiarezza
sistematica.
Le predette categorie sono:
a) Neuroscienze forensi: ossia la prova neuro-scientifica
nel processo.
b) Neuroscienze criminali: per quel che concerne lo
studio neuroscientifico del soggetto criminale.
c) Neuroscienze normative e della cognizione
morale: in riferimento allo studio neuroscientifico del
cosiddetto “senso di giustizia” e del ragionamento
morale.
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Le neuroscienze forensi
• Si approfondirà quella relativa alle c.d. Neuroscienze
forensi, relative appunto alla valutazione probatoria
all’interno del processo.
• Nel processo penale, nel dettaglio, le neuroscienze si
sono rivelate utili ai fini della valutazione dell'imputabilità,
nonché ai fini della determinazione in concreto della
pena, specialmente da quando le Sezioni unite, nel 2005,
hanno allargato le maglie della "non imputabilità"
includendo nel concetto di infermità anche i disturbi della
personalità.
• Esse possono essere utilizzate anche nella testimonianza
e nell’esame dell’imputato.
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Le neuroscienze forensi
• Le neuroscienze si occupano dello studio di esplorazione
funzionale del cervello, ossia uno studio metabolicofunzionale del cervello per la comprensione della
relazione che esiste tra cervello e comportamento tra
cervello e controllo di impulsi aggressivi ed antisociali.
• L'ausilio dei nuovi strumenti scientifici, consente a
differenza del passato, di visualizzare l'attività
cerebrale in diretta: attraverso tecniche non invasive si
può vedere cosa accade nel cervello di una persona
quando costei prende decisioni e quando si comporta in
modo violento.
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I primi studi
• Il primo studio risale proprio ad un fisiologo italiano,
Angelo Mosso, il quale nel 1881, osservando un paziente
che aveva una lesione della teca cranica, notò come al di
sotto delle membrane che rivestono il cervello - le
meningi – si potessero scorgere delle pulsazioni dovute
allo scorrere del sangue nei vasi cerebrali.
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I primi studi
• Mosso riuscì persino a misurare queste pulsazioni
utilizzando un apparecchio costituito da una membrana
che, appoggiata sulle meningi, amplificava le pulsazioni
consentendo di riportare in un grafico il tracciato delle
stesse.
• In questo modo, il fisiologo italiano dimostrò che le
pulsazioni
ematiche
nel
cervello
variavano
sistematicamente a seconda di ciò che il paziente stesse
facendo. Si vide dunque che l'attività mentale era legata
a fenomeni fisici che hanno luogo nel cervello e che si
possono persino misurare. Possiamo considerare questo il
primo esperimento di esplorazione funzionale del cervello
nell'uomo.
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Il meccanismo bio-chimico cerebrale
• Dai tempi di Mosso, numerosi studi hanno permesso di
comprendere sempre meglio la relazione che esiste tra
funzioni mentali, flusso ematico cerebrale e attività delle
cellule cerebrali.
• Oggi sappiamo che le variazioni di flusso ematico
all’interno del cervello sono legate all'attività sinaptica dei
diversi gruppi di neuroni che lo costituiscono. Le cellule
nervose dialogano tra di loro scambiandosi informazioni
sotto forma di potenziali di azione. Questo scambio di
informazioni richiede energia, che nel cervello può essere
prodotta solo attraverso il metabolismo ossidativo del
glucosio, cioè bruciando glucosio (uno zucchero) con
ossigeno.
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Il meccanismo bio-chimico cerebrale
• Quindi, se un gruppo di neuroni è più attivo, maggiore
sarà la richiesta energetica necessaria a sostenere
l'attività di scambio sinaptico, maggiore sarà il consumo
di glucosio e di ossigeno necessario a produrre l'energia
richiesta, maggiore sarà il flusso di sangue in quella
determinata regione per garantire un adeguato apporto
di ossigeno e glucosio.
• Questo è il meccanismo biochimico- fisiologico alla base
dell'osservazione di Mosso che il flusso ematico varia
nelle regioni cerebrali in relazione alle diverse attività
mentali dell'individuo.
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L’attività cerebrale in diretta
• Le citate tecniche di neuroimaging sembrerebbero
consentire lo studio diretto dell’attività cerebrale nel corso
dell’esposizione ad una stimolazione emotiva o durante la
risposta comportamentale in condizioni fisiologiche.
• In particolare, l’amigdala «viene considerata una
sentinella, un computer emotivo del cervello»,
rispondendo in modo diverso alle differenti situazioni
cognitive, emotive e comportamentali.
• Ma ancora più interessanti per il giurista potrebbero
essere certe indicazioni che gli studiosi delle neuroscienze
affermano di poter fornire esaminando il lobo frontale,
misurando il flusso ematico cerebrale che attesta la
capacità critica, di giudizio, di controllo del proprio
comportamento.
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L’errore di Cartesio
• Queste scoperte scientifiche dissolvono un pregiudizio
culturale assai radicato nella cultura occidentale: il
dualismo cartesiano che postula la separazione tra mente
e cervello, tra res extensa e res cogitans.
• Nelle formulazioni più moderne, a questo dualismo
prende il posto un dualismo “di proprietà” alla Karl
Popper, secondo cui corpo e mente hanno la stessa
materia, ma diverse proprietà.
• Naturalmente tutti gli studiosi e i pensatori additano i
possibili rischi di una concezione troppo riduzionista,
biologica-materialista, infallibilmente determinista.
• Ne è scaturito un dibattito acceso su cosa debba
intendersi per “libertà” e per “responsabilità”.
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L’attività cerebrale in diretta: le radici
biologiche delle decisioni umane
• Le tecniche di neuroimaging sarebbero in grado di individuare
le componenti neurobiologiche del comportamento
decisionale e comportamentale di tipo automatico e
involontario, ma anche di riscontrare una base neuronale
persino nel giudizio morale.
• In altri termini, nel cervello del soggetto sano e in quello del
soggetto disturbato queste funzioni opererebbero in modo
diverso, per cui il secondo non riuscirebbe a bloccare le
risposte automatiche.
• Accade, pertanto, che soggetti con un lobo frontale mal
funzionante possano più facilmente commettere illeciti, anche
se non esposti ad ambienti particolarmente sfavorevoli, ovvero
che, in presenza di una certa componente genetica, eventi
traumatici possano generare reazioni aggressive altrimenti non
verificabili.
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Gli strumenti di visualizzazione cerebrale:
EEG, TAC, fMRI, PRt, MEG
• Gli strumenti di visualizzazione cerebrale (neuroimaging)
sono l’analisi computerizzata del tracciato EEG, che
realizza un mappaggio selettivo dell’attività elettrica di
specifiche aree cerebrali, la tomografia assiale
computerizzata (TAC), la risonanza magnetica funzionale
(fMRI), la tomografia ad emissione di positroni (PET), la
magnetoencefalografia
(MEG),
la
tomografia
computerizzata ed emissionale di fotoni singoli (SPECT)
nonché le acquisizioni sull’attività neurotrasmettitoriale e
neuromodulatoria, fino allo studio della neurobiologia
molecolare, ecc..
• Le tecniche di brain imaging e il brain reading
consentirebbero la previsione di uno stato mentale futuro
a partire da una attività cerebrale antecedente allo stato
mentale e al relativo comportamento.
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La genetica comportamentale
Oltre alle neuroscienze, anche la biologia molecolare e la
genetica stanno sempre più invadendo il campo del diritto:
• da un lato, fornendo l’impronta genetica dell’individuo,
danno accesso nel processo penale ad una prova
altamente attendibile per l’individuazione dell’autore del
reato,
• dall’altro studiano il rapporto tra patrimonio genetico e
sviluppo della personalità, mostrando degli indicatori o
indici di predisposizione, in termini statistici e relativi, al
comportamento violento.
Recenti studi hanno individuato dei c.d. geni di suscettibilità
(c.d. MAOA), al cui presenza in certi individui attesta una
maggiore probabilità di mettere in atto comportamenti
impulsivi violenti nel caso in cui abbia una storia di violenze
o abbia subito violenze.
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Le neuroscienze: nuove prove?
• L’ingresso delle neuroscienze forensi e della genetica
comportamentale nel processo avviene ai fini della prova
della imputabilità attraverso la consulenza tecnica o la
perizia, dal momento che richiedono specifiche
competenze tecniche.
• Tuttavia dette discipline, in quanto recentissime e in
continua evoluzione, sembrano rientrare nella categoria
della prova scientifica nuova, ovvero tali discipline
applicate al processo sono assai innovative anche se
acquisite con strumenti probatori tipici.
• Ci si chiede quindi se sia applicabile l’art. 189 c.p.p. con
la conseguenza che il giudice deve disporre in ordine alla
loro ammissione.
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Nuove prove?
• Si applica l’art. 188 c.p.p., norma di sbarramento
sanzionata a pena di inutilizzabilità?
• Art. 188 c.p.p.: Non possono essere utilizzare neppure
con il consenso della persona interessata, metodi o
tecniche
idonee
a
influire
sulla
libertà
di
autodeterminazione o ad alterare la capacità di ricordare
e di valutare i fatti.
• Critica: le neuroscienze sono invasive e lesive della
libertà morale. Sono inoltre inattendibili.
• Risposta: si obietta che queste tecniche non influiscono
sulla capacità di ricordare o di valutare i fatti; si tratta di
tecniche che fotografano il cervello in attività, che vedono
il pensiero mentre si forma, senza influire su di esso.
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Nel caso di esame dell’imputato
• Le tecniche neuroscientifiche possono essere applicate ai
testi, per accertare la loro capacità a testimoniare, e alle
parti (la parte offesa, l’imputato).
• Si pongono seri problemi nel caso di indagato o imputato,
cui è riconosciuto il diritto al silenzio e il diritto alla
menzogna. L’imputato o l’indagato hanno il diritto a non
cooperare per il raggiungimento della verità, a differenza
del teste che giura di dire il vero.
• Pertanto se ne suggerisce solo un uso in bonam partem
ovvero per escludere la responsabilità, in sede di
accertamento della capacità di intendere e di volere.
• Tuttavia resta il problema del superamento dell’art. 188
c.p.p. che non distingue tra tecniche invasive in bonam
partem e tecniche invasive in malam partem.
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L’esperienza negli USA
• A partire dal 2007 fino al 2011 la prova genetica
comportamentale nei processi penali viene impiegata
esclusivamente come circostanza attenuante in caso di
condanna a morte, cioè in senso favorevole.
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L’apporto delle neuroscienze nel processo
penale
• Le applicazioni delle neuroscienze in ambito forense
hanno riguardato fino ad oggi alcuni recentissimi casi di
accertamento dell’imputabilità.
• Ma le implicazioni che le neuroscienze potrebbero avere
nel processo penale sono prospettabili anche al di là del
settore dell’imputabilità. Fra gli ambiti privilegiati per una
loro applicazione si pone la valutazione delle
testimonianze o delle dichiarazioni di innocenza (si pensi
che attraverso la risonanza magnetica funzionale si arriva
ad accertare la menzogna ben nel 90 % dei casi).
• Ma altri settori in cui le neuroscienze potrebbero avere
implicazioni sono la valutazione della capacità di stare in
giudizio e la formazione della prova in genere; e va citato
anche un loro possibile rilievo nella determinazione della
validità del consenso.
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Conclusioni: cautele nell’ammissione di
nuove prove
• Si è ben consapevoli della necessità che l’apporto delle
neuroscienze venga valutato dal giudice con estrema
prudenza e senso critico. Né bisogna trascurare la
presenza di importanti voci minoritarie volte a
ridimensionarne la valenza scientifica. Tali posizioni
attribuiscono alle neuroscienze solo natura descrittiva e
non esplicativa.
• Ad ogni modo, va pure considerato che nella valutazione
del possibile utilizzo delle neuroscienze nel Diritto,
bisogna tenere sempre presente la trasformazione subita
dalla nozione di scienza. Superata l’irrangiungibile
aspettativa positivistica di conoscenze certe e immutabili,
la nuova prospettiva è quella di una scienza fonte di
verità valide nel momento in cui sono formulate, ma
fallibili, e dunque superabili, nel futuro.
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