15. Riforma Gregoriana

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Transcript 15. Riforma Gregoriana

Tensioni tra Germania e Roma
Dopo il sinodo del 1059, papa Nicolò II e Ildebrando,
temendo il disappunto da parte tedesca al decreto sulla
elezione papale cercavano alleanze con i Normanni fino
ad allora nemici della sede apostolica.
Decreto e rapporti con i Normanni causò tanta
indignazione e sollevazione in Germania che si giunse ad
una rottura dei rapporti con Roma.
Alla morte del papa Nicolò II (1061) portò addirittura ad
uno scisma con una doppia elezione: i cardinali elessero
Alessandro II (1061-1073) (Anselmo di Lucca), il giovane re
tedesco Enrico IV scelse Onorio II (1061-1071). Lo scisma
rientrò del tutto solo con la morte di quest’ultimo.
S.Gregorio VII (1073-1085)
Alla morte di Alessandro II (1073) fu eletto papa, a furor di
popolo, l’arcidiacono Ildebrando (nato a Soana nella Tuscia
romana). Aveva circa 50 anni e da lungo tempo era al servizio della
Chiesa.
Prese il nome di Gregorio VII (1073-1085).
Tempra di dominatore, eccezionalmente volitivo, perspicace,
carattere impetuoso, al tempo stesso era però animato da un
autentico spirito religioso.
Lo scopo principale della sua azione fu quello di stabilire il “retto
ordine”, cioè condurre alla realizzazione del “Regno di Dio sulla
terra” sotto la guida del successore di Pietro e vicario di Cristo, a
cui le potenze secolari dovevano subordinarsi in tutto ciò che
riguardava la salvezza del mondo cristiano. Il dominio universale
del papa si fondava su una chiara base religiosa.
Gregorio VII espose il suo
programma politicoecclesiastico in 27 brevi
proposizioni che
costituiscono il cosiddetto
Dictatus Papae. Uno scritto
che risale a poco prima del
sinodo quaresimale del
1075.
Le proposizioni principali
riguardano il rapporto fra
“sacerdotium” e “regnum” ed
esprimono la superiorità del
potere spirituale su quello
temporale.
Il Dictatus papae di Gregorio VII (Archivio Segreto vaticano,
Reg.Vat.2, fol.80v.
Lo scritto e lo spirito del papa
sollevò ovunque una fiera
opposizione, soprattutto nel
regno germanico-italiano.
Il Dictatus papae di Gregorio VII (Archivio Segreto
vaticano, Reg.Vat.2, fol.81r).
In primo luogo egli continuò l’opera di riforma
ecclesiastica dei suoi predecessori.
Sinodi quaresimali lateranensi del 1074 e 1075: si
rinnovarono i decreti di Leone IX e Niccolò II contro la
simonia e il matrimonio degli ecclesiastici.
Gregorio inviò legati per tutta Europa che curassero
l’esecuzione di queste disposizioni.
Nel sinodo quaresimale del 1075 Gregorio compì anche
un altro passo di grande importanza: proibì anche ogni
conferimento di uffici ecclesiastici fatto per mano dei
laici, in modo particolare l’investitura dei vescovi per
mano del re di Germania. .
Questa decisione, nata per difendere l’elezione
canonica dei vescovadi e delle abbazie, colpiva al cuore
gli interessi dello stato.
Infatti, l’investitura ad opera dei signori laici, in modo
particolare del re tedesco, si fondava su una secolare e
ormai salda consuetudine, in passato riconosciuta
anche da Roma: i prelati, venivano “investiti” oltre che
di un incarico spirituale, anche di un ruolo
amministrativo civile; essi rivestivano un ruolo
nevralgico nell’impero contribuendo al suo
mantenimento amministrativamente, ma anche
militarmente, e finanziariamente grazie alle rendite
prodotte dai possedimenti ecclesiastici.
Perciò, la decisione del sinodo romano suscitò tra i
principi tedeschi una fiera opposizione, in quanto il
divieto delle investiture da parte dei laici sembrava
minacciare le fondamenta stesse della struttura
imperiale.
Le pretese papali parvero sovvertitrici del diritto e
avviarono un conflitto di portata storica fra lo stato e
la Chiesa.
I fatti:
Enrico IV provvide ugualmente a nominare i titolari di
parecchi vescovadi italiani, tra cui quello importantissimo
di Milano (che oltretutto non era nemmeno vacante).
Il papa minacciò il re di scomunica se avesse continuato
nella disobbedienza.
Nel sinodo di Worms del 1076, il re agì d’anticipo facendo
dichiarare deposto il papa da 26 vescovi compiacenti. In
nome del suo essere “patrizio romano” ordinava a Gregorio
(“non papa e falso monaco”) di scendere dalla cattedra
apostolica “usurpata”. Un sinodo di vescovi lombardi
radunati a Piacenza approvò la sentenza.
•
Gregorio reagì immediatamente colpendo Enrico IV con la
scomunica (22 febbraio 1076) sciogliendo i sudditi dal
giuramento di fedeltà e proibì l’obbedienza verso di lui. I
vescovi ostili furono in parte sospesi, in parte scomunicati e
costretti così alla sottomissione.
•
Una simile punizione di un sovrano da parte della Chiesa,
fino ad allora inaudita, suscitò scalpore nel mondo cristiano.
•
La scomunica ebbe la sua efficacia perché il partito
imperiale si disgregò rapidamente.
•
Rimasto da solo, l’imperatore promise al papa obbedienza.
Per ottenere l’assoluzione
della scomunica egli passò le
Alpi nel cuore dell’inverno
con un piccolo seguito.
Il papa si stava già recando
verso settentrione e riparò a
Canossa, nel castello della
contessa Matilde.
Qui Enrico si sottomise alla
penitenza prescritta e venne
assolto dalla scomunica (28
gennaio 1077).
Enrico IV si
raccomanda a
Ugo, abate di
Cluny, e alla
contessa
Matilde.
Miniatura
della Vita
Mathildis di
Donizone,,
contenuta nel
cod.Vat.
lat.4922,
fol.49r (11141115)
Bibl.Apost.Vat
icana.
Ruderi del
castello di
Canossa
(Reggio
Emilia),
sec.X-XIII
Questo atto reintegrava l’imperatore nella sua autorità,
ma rivelava con evidenza chi era oramai la guida
dell’Occidente (ben diversa la situazione da soli
trent’anni prima nel sinodo di Sutri del 1046): ora era
indiscutibilmente il papa.
Nel frattempo il collegio dei
principi di Germania,
scontento per la assoluzione
dalla scomunica di Enrico IV,
rigettava ugualmente il re (a
Forchheim, marzo 1077)
eleggendo al suo posto il suo
ambizioso cognato Rodolfo di
Rheinfelden, duca di Svevia.
Scoppiò apertamente la
guerra civile.
I due contendenti cercavano
il riconoscimento da parte del
papa.
Il papa cercava di mantenersi
il più possibile neutrale e si
offrì come arbitro.
La contessa Matilde in trono fra il monaco Donizione, che gli offre il carme
de Vita Mathildis e un guerriero. Miniatura, che orna la Vita di Matilde
contenuta nel cod.Vat.lat.4922, fol.7v, esemplare preparato da Donizione
per la contessa (1114-1115). Bibl.Apost.Vaticana.
Le sorti della guerra
favorivano Enrico IV.
Questi, con la minaccia
di eleggere un antipapa
chiese a Gregorio VII il
riconoscimento per sé e la
scomunica per Rodolfo
(1079).
Nel seguente sinodo
quaresimale del 1080 il
papa rinnovò la
scomunica e la
deposizione di Enrico e
confermò re Rodolfo.
La risposta di Enrico: in un
sinodo svoltosi a Bressanone,
assieme ad un gruppo di vescovi
compiacenti, deponeva
Gregorio ed eleggeva un
antipapa (Clemente III).
In battaglia moriva Rodolfo (ottobre 1080).
Enrico poteva così spostare la guerra in Italia, nel
tentativo di conquistare Roma e intronizzare il suo
antipapa.
Estate 1083-primavera 1084: conquista la città leonina, e
quindi Roma (tranne Castel S.Angelo in cui è
asserragliato Gregorio VII), intronizza il suo papa e da
questo è incoronato imperatore.
Papa Gregorio riesce a far giungere il proprio grido di
aiuto al duca dei Normanni, Roberto il Guiscardo,
vassallo della S.Sede, che dal sud Italia risponde con il
suo esercito, libera Roma, costringendo i Tedeschi alla
ritirata.
La devastazione e il
saccheggio operati dai
Normanni nella città di
Roma fu tale da
inasprire gli animi dei
Romani anche contro
Gregorio, tanto da
costringerlo a fuggire
dalla città.
Il papa, protetto dai
Normanni, dovette
ritirarsi a Salerno, dove
il 25 maggio 1085,
esaurito dal lavoro e
dalle fatiche, si spense.
Conclusione su Gregorio VII
• Il frutto del suo pontificato: forte
consolidamento dell’autorità morale e della
posizione politica e giuridica del papato.
• I suoi successori avrebbero raccolto il
testimone da lui lasciato e avrebbero portato
a compimento l’opera di riforma.
Dopo Gregorio VII
Serie dei papi: Vittore III (1086-87), Urbano II (10881099), Pasquale II (1099-1118), Gelasio II (1118-19),
Callisto II (1119-24).
La lotta per le investiture e lo scisma papale (l’antipapa
Clemente II era sempre presente a Roma ed aveva un
nutrito seguito sia in città, che nell’ambiente imperiale,
come pure in Inghilterra, Serbia e Ungheria) proseguiva
anche dopo la morte di Gregorio VII.
Dopo undici mesi dalla morte di Gregorio si riuscì ad
eleggere Vittore III (1086-87) abate Desiderio di Monte
Cassino, amico di Gregorio. Mite e conciliante morì,
però, solo pochi mesi dopo.
Dopo altri sei mesi risultò eletto il vescovo cardinale di
Ostia Odo, già priore a Cluny, papa Urbano II (108899).
Nella politica ecclesiastica seguì in tutto e per tutto
l’indirizzo di Gregorio VII, ma rispetto a questi si
mostrò più prudente e adattabile.
Urbano II consacra l’altare della basilica di Cluny (25 ottobre
1095) iniziata il 30 settembre 1088 dall’abate Ugo presente
con i suoi monaci (Parigi, Biblioteca nazionale, ms.lat.
17716, fol.91, della fine del sec.XII)
Nei sinodi di Melfi (Puglia) (1089) e di Clermont (Alvernia)
(1095) il papa rinnovò i decreti contro la simonia, il
concubinato degli ecclesiastici, l’investitura da parte dei laici.
A Clermont, inoltre, si decisero altre due cose: divieto del
giuramento feudale da parte di ecclesiastici ai laici e fu
annunciata la prima crociata.
L’indizione della prima crociata mostra il papato al posto
incontrastato di guida del mondo culturale dell’Occidente.
La lotta per le investiture
La lotta tra Enrico IV e i gregoriani continuava in
Germania e in Italia.
I toni erano assai aspri con scritti e manifesti politicoreligiosi.
L’antipapa Clemente III moriva nel 1100, mentre Enrico
IV, ancora scomunicato moriva a Liegi nel 1106.
Nel 1110 il nuovo re, Enrico V, figlio del re precedente,
compì il suo primo viaggio a Roma per restaurare in Italia
l’autorità germanica e ottenere la corona imperiale. In
quell’epoca era papa Pasquale II (1099-1118).
Trattato di S.Maria in Turri
(chiesa presso S.Pietro) e
Sutri (febbraio 1111): si
trattava di un compromesso
(privilegium=pravilegium):
Enrico rinunciava alle
investiture (laiche) e
permetteva le elezioni
canoniche degli ecclesiastici
(elezione dei vescovi da parte
dei metropoliti).
Chiedeva in cambio che il
papa ordinasse ai prelati
tedeschi la restituzione di
tutti i beni e diritti che
avevano ricevuto dall’Impero.
• La Chiesa di Germania doveva accontentarsi delle
decime e delle donazioni private (irrealizzabile per lo
stretto intreccio delle due realtà. La attuazione avrebbe
scosso alle radici l’intera compagine imperiale).
• Sollevazione e opposizione dei prelati (vescovi e abati)
tedeschi.
• Enrico allora cercò di imporre la sua volontà con la
violenza: imprigionò per due mesi il papa insieme a
tredici cardinali, in S.Pietro.
Enrico costrinse il papa ad un nuovo trattato (11 aprile
1111) a concedergli il diritto di investitura con l’anello e il
pastorale (concessione dei beni spirituali), riconoscendo
però la libera elezione dei prelati (pravilegium).
Dopo due giorni si procedette all’incoronazione imperiale
(13 aprile 1111).
Le concessioni estorte con la violenza non potevano avere
lunga durata.
Nel sinodo lateranense del 1116 il papa lo revocò
esplicitamente.
Era necessario reincontrarsi. Ciò non avvenne nemmeno
sotto i papi successivi.
Grazie al pensiero teologico del vescovo Ivo di Chartres si
imparò a distinguere fra ufficio e possesso, fra l’aspetto
spirituale e quello temporale dell’investitura, fra il
conferimento di una chiesa con i simboli dell’anello e del
pastorale (che spettava all’autorità ecclesiastica) e
l’assegnazione dei beni temporali connessi all’ufficio
tramite le regalìe (la cosiddetta investitura feudale), che
veniva riconosciuta all’imperatore.
Dopo lunghe e difficili
consultazioni si giungeva al
concordato di Worms del 23
settembre 1122.
Enrico V rinunciava alla
investitura dei prelati con
l’anello e il pastorale e
riconosceva le elezioni
canoniche e l’investitura
dell’eletto da parte del
metropolita.
Il papa riconosceva
all’imperatore e ai suoi
successori il diritto di assistere
alle elezioni dei prelati in
Germania purché fosse esclusa
la simonia e l’impiego della
forza.
Testo imperiale del Concordato di Worms, 23 settembre 1122
(Archivio Segreto vaticano, AA. Arm.I-XVIII, 62)
L’investitura temporale doveva
venir conferita dall’imperatore con
lo scettro (simbolo dell’autorità
temporale) fatta prima della
consacrazione (così da dare la
possibilità di escludere,
eventualmente, un candidato non
gradito).
Così la lotta per le investiture durata quasi
cinquant’anni giungeva al suo epilogo.
Per l’approvazione e la proclamazione solenne del
concordato di Worms il papa Callisto II nel 1123
celebrava un importante Concilio in Laterano
(ecumenico) il primo celebrato in Occidente. La
convocazione e la direzione dello stesso, a differenza dei
concili dell’antichità cristiana, ora era solo del papa.