27 Escatologia per ISSR vers.2003 - appunti e i file audio delle lezioni

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Escatologia - Lezione 27^
Capitolo XI
L’escatologia
Signore, la morte è un mistero che sgomenta e
non può non essere buono per il fatto che non
lo capiamo.
Per non lasciarci travolgere bisogna andare di là
con chi va, invece di fissare il vuoto che è
rimasto di qua e che cerca d'inghiottirci.
In fondo, è pietà per noi, più che per i nostri, che
sono nella pace eterna. Ancoriamo il cuore alla
preghiera. Non cerchiamo di capire, amiamo... I
morti vogliono questo da noi.
Primo Mazzolari
Il corpo di Benjamin Franklin, tipografo
(come la copertina di un vecchio libro, usato
nel suo contenuto e spogliato delle sue
lettere e dei suoi ori) giace in questo luogo;
nutrimento per i vermi! L'opera non andrà
tuttavia perduta, poiché, come lui credeva,
essa apparirà nuovamente in una nuova e
più bella edizione, riveduta e corretta dal
suo Autore!
Introduzione
Il passaggio dal
De Novissimi
all’Escatologia
Il termine Novissimis indica ciò che è ultimo,
oltre il quale non c’è nulla.
Il termine escatologia è introdotto nel XVII sec.
dal teologo luterano Abraham Calov
Definizione di questa parte della teologia:
L’escatologia è la traduzione dell’annuncio della
fede circa il futuro definitivo dell’uomo, della
sua storia e del suo mondo (in un sapere
critico “provvisorio”); docta ignorantia futuri
(K. Rahner)
Il manuale “De Novissimi” era strutturato su due parti:
 Il De Novissima hominis dove si considera il
destino individuale della persona:
a) la morte
b) il giudizio particolare
c) la retribuzione: Inferno, Paradiso
(Purgatorio?)
La retribuzione era la condizione intermedia per
passare poi alla seconda parte:
 Il Novissima mundi dove si considera
a) la parusia
b) la risurrezione della carne
c) il giudizio universale
b) la palingenesi (trasformazione)
dell’universo
Sullo sfondo sta una concezione e un procedere
di tipo cronologico:
→ morte persona→giudizio personale →
destinazione
destinazione definitiva ← giudizio ←
compiuta
del mondo
• Il trattato dava molte informazioni su tutti gli
stati della morte e del post – morte: si poteva
conoscere quasi tutto dell’aldilà.
Nel 1949 Congar scrive che “mancando di
senso escatologico si era visto un insieme di
cose poste dietro il velo della morte”.
 si affermò sempre più una vera e propria
specie di “fisica” delle ultime cose.
• Baus, ad esempio, nel XIX secolo tentò
addirittura di calcolare il calore del fuoco
dell’inferno. In questa prospettiva un ruolo
grande era giocato dalla curiosità verso
questi temi. Curiosità peraltro legittima, come
facevano ad es. le anime a scottarsi?
•
Nel 1957 il testo di A. Piolanti testimonia
questo modo di procedere (cfr. esempi vari)
dove vi è una geografia dell’aldilà (ricca di
immaginario popolare) e dove questo trattato
era una appendice della teologia
Interessante! La difficoltà sta in che tipo di
razionalità (scientifica) riconoscere a queste
asserzioni escatologiche?
Esempi tratti dal manuale del Piolanti
1) Il giudizio particolare:
“Il giudice è Cristo, non è necessario che Cristo
si sposti in loco della morte del defunto. Il
giudizio viene dato mentalmente”
2) Le doti dei corpi gloriosi
si pensava che i corpi gloriosi fossero dotati di
note particolari quali: l’impassibilità, la
chiarezza, l’agilità, la sottigliezza.
La più particolare è l’agilità. È la dote per cui i
corpi avrebbero potuto muoversi con celerità e
rapidità senza essere ostacolati. Per
giustificare questa dote si faceva riferimento a
Is 40,31:“Ma quanti sperano nel Signore
riacquistano forza, mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi, camminano senza
stancarsi” e a 1 Cor 15,42-44
3) Sul giudizio universale distingueva:
• Il modo: il comando di Dio e l’ultimo squillo di
tromba, con un suono sensibile che sveglierà
tutti i morti. La sentenza conclusiva: “Venite a
me benedetti dal Padre mio – e – allontanatevi
da me” (Mt 25,34.41) avverrà in modo sensibile,
a voce, come nei tribunali.
• Il luogo del giudizio non è indicato e quindi
ignoto, ma è fisico: tutti i morti correranno
senza fatica.
Per Suarez è una pia opinione che tutti
saranno radunati nella valle di Giosafat, che
significa “Dio che giudicherà”.
• Queste sono idee tratte da un manuale del
1950, ricavate dalla Scrittura e dalla tradizione,
senza però tener conto dei generi letterari, già
riconosciuti dall’enciclica Spiritus Paraclitus
()
• La Scrittura era una miniera dalla quale
togliere materiale per la dogmatica.
• Facevano scuola l’immaginario guidato dalla
paura e dalla fantasia
• Anche nella liturgia e nella predicazione
l’escatologia era presente ma solo in funzione
morale:
- sollecitare la “comunione dei santi”, vivendo
per i defunti alcune pratiche che li liberassero
dalle pene del Purgatorio
- incutere “la paura” dell’Inferno.
Verso una nuova impostazione
Nel 1957 Von Balthasar scrisse un articolo dal
titolo Escatologia: “Attorno all’escatologia si
muove tutta la riflessione teologica: è il segno
dei tempi della teologia contemporanea”.
egli distingue l’ambito cattolico dall’ambito
protestante: nella teologia protestante “l’ufficio
escatologico fa le ore straordinarie”, nella
teologia cattolica invece “l’ufficio è in via di
ristrutturazione”, con una trattazione simile a
quella scolastica, con una vasta letteratura, ma
senza casi degni di interesse.
Da dove si muove il rinnovamento?
 All’inizio del XX secolo nell’ambito
protestante s’introduce la nuova tematica
escatologica del Regno di Dio
trascendenza
Regno di Dio
immanenza
Weiss e Sweitzer: Gesù si aspettava
l’irruzione del regno di Dio già al suo tempo, ma
poi ha visto che si è sbagliato e l’ha posta dopo
la sua venuta = l’escatologia di Gesù è una
escatologia conseguente
Dodd = ritiene che Gesù annunciava una realtà
trascendente, realtà che però si è resa già
presente con la sua presenza e attività = si ha a
che fare con un’escatologia realizzata
Jeremias mostra che nell’annuncio di Gesù c’è
un’escatologia realizzantesi, c’è qui, è
presente, ma anche si realizzerà in pienezza
nel futuro. È il concetto del già e non ancora!
 nella linea del Regno di Dio gli sviluppi di
Barth, Bultmann, Culmann:
Il Regno di Dio è l’eschaton presenzializzato
1) l’escatologia è l’irruzione nella storia di una
realtà trascendente
2) con Cristo è entrato nel tempo l’attimo eterno
purché diventiamo credenti
3) l’eternità non è collocata alla fine del tempo,
ma combacia ogni attimo
l’eschaton
“è la trascendenza che è contemporanea ad
ogni attimo e che può qualificare ogni attimo se
da lei ci facciamo provocare ogni istante”
(K. Barth)
 le categorie escatologiche (futuro, eschaton,
parusia, giudizio, risurrezione dai morti)
 sono eventi che accadono anche oggi: non è
al termine la realizzazione, ma qui ed ora
IL RAPPORTO TEMPO-ETERNITÀ
ETERNITÀ
CRISTO “DIETRO”

TEMPO
24-4-2010
schema profano
L’escaton → è realtà trascendente che fa
irruzione nella storia
che si accoglie con la fede
 viene smentita la teologia per cui la storia trova
un senso a partire dal compimento che è fuorisopra la storia, invece il senso della storia è
nel presente puntuale
Rinnovamento nell’ambito cattolico: tre nomi
 Y. Congar in un articolo dedicato al
Purgatorio nel 1949 critica le concezioni
manualistiche che fondavano la dottrina in
particolare sul passo di
Mt 5, 26: “in verità ti dico, non uscirai di là
[prigione] finché tu non abbia pagato fino
all’ultimo spicciolo!”
Nell’esegesi di questo brano si trova
→ un “cosismo” escatologico: qualcosa su
come sarà l’al di là
• Per Congar invece per capire il Mistero del
Purgatorio (e tutte le asserzioni escatologiche)
è necessario riflettere sul mistero pasquale e
parusiaco = ricentramento cristologico
• Escatologia vista nella cornice del passaggio
di Cristo al Padre che giunge a compimento
come “capo” di tutto il corpo (Ef: pleroma)
 c’è una dimensione collettiva del
compimento e si capovolge lo schema del
manuale che partiva dalla sorte individuale
 in primo piano sta quindi una
→ escatologia collettiva
 H.U. von Balthasar (1957)
Egli mostra la necessità di de-cosmologizzare la
escatologia:
 La fedeltà alla rivelazione e alla fede porta a
liberare le asserzioni escatologiche da tutto ciò
che portavano con sé di fisico, che è
prettamente del mondo
l’escatologia va pensata cristologicamente
(recependo l’istanza di Barth)
gli escata (paradiso, inferno…) non sono più
eventi tragici che devono accadere e non
sono pensati in modo figurativo
 tutta la teologia è connotata dalla dimensione
escatologica (non basta aggiungere un
capitoletto finale…)
 J. Danielou riprende la dimensione storica•
•
•
•
cronologica:
il cristianesimo non è solo incarnazione (cioè
immerso nella storia) ma è in primis escatologia
(cioè oltre la storia)
il cristianesimo non è solo rivelazione dell’incarnazione, ma rivelazione del tempo escatologico: l’ultima fase del processo storico
ci troviamo già nel tempo escatologico (cfr
Culmann)
l’escatologia è la novità che si introduce nella
storia: con l’evento Cristo la storia ha già preso
il suo orientamento definitivo
• il cristianesimo in questa prospettiva appare
come la conclusione della storia: in rapporto a
esso tutto è superato, poiché Cristo è già il
definitivo
• Il cristianesimo è la verità definitiva: viene
reintrodotto l’eschaton nella storia e quindi si
restituisce all’evento Gesù Cristo la sua valenza
“insuperabile” : Cristo è l’eschatos = l’ultimo, il
definitivo (non si attende un altro)
• L’escatologia è la trascendenza già entrata
nella storia: di qui la dimensione escatologica
del presente, ma anche la continuità tra ciò che
stiamo vivendo e il destino oltre la morte.
Gli elementi sintetici che si colgono
nell’escatologia cattolica sono:
 un ritorno al centro del mistero: Cristo
 Egli è la persona ultima e gli eschata sono
riferiti a lui.
 Siccome il mistero di Cristo si compie nella
Pasqua è da qui che si ripensa il mistero
dell’uomo:
Cristo in quanto risorto, cosa introduce nella
storia degli uomini?
 Che rapporto c’è tra la storia umana di Gesù
Cristo e la sua parusia (1^ e 2^ venuta)?
 Cosa determina la parusia di Cristo per la
storia e per l’umanità?
 viene rivalorizzata la dimensione
comunitaria (escatologia collettiva)
 riprendendo la patristica e la teologia altomedievale
 la linea della escatologia individuale ha
dominato il II millennio perché nella
costituzione Benedictus Deus (29 gennaio
1336) di Benedetto XII si determinava il
destino dell’anima subito dopo la morte
 riconsiderazione della prospettiva
antropologica
L’uomo è “misurato” in rapporto a Gesù Cristo
• L’eschaton è la condizione dell’uomo nella
Parusia di Cristo
• salvezza e condanna (a livello escatologico)
non sono sullo stesso piano
l’escatologia dice riferimento soprattutto alla
dimensione di salvezza
 l’escatologia è in altre parole il compimento
della salvezza in Cristo
• La sintesi di questi tre elementi è raffigurabile in
tre caratteristiche della trattazione escatologica:
1) Superamento del duplice ordine (naturale
/sopranaturale): nell’uomo c’è un unico fine che
è quello soprannaturale-cristologico (cf GS 22)
2) L’uomo si compie nella totalità del corpo di
Cristo = la retribuzione del singolo dunque può
essere compresa alla luce della retribuzione
collettiva
3) L’uomo nella sua totalità è il soggetto del
compimento: non sì dà un’escatologia solo del
corpo o solo dell’anima ma ogni affermazione
relativa ad un aspetto dell’uomo riguarda tutto
l’uomo.
L’escatologia del Concilio Vaticano II
Tesi centrale:
Le asserzioni escatologiche del Vaticano II hanno
come elemento fondamentale la cristologia
che getta la sua luce sull’ecclesiologia e sulla
antropologia
ecclesiologia
cristologia
antropologia
La figura globale dell’escatologia del Vaticano II
è data dall’ecclesiologia, dalla cristologia e
dall’antropologia nella fase del compimento.
Individuiamo 4 nuclei:
1) Cristo è l’inizio dei tempi nuovi
 una svolta per/nella storia = l’eschaton è qui
• questa prospettiva si trova in LG 48
Già dunque è arrivata a noi l’ultima fase dei tempi
(cfr. 1 Cor 10,11). La rinnovazione del mondo è
irrevocabilmente acquisita e in certo modo reale
è anticipata in questo mondo: difatti la Chiesa già
sulla terra è adornata di vera santità,
anche se imperfetta.
 Si pensa la storia in una successione dei tempi
salvifici sulla quale si innesta la Chiesa.
 La Chiesa appare come “unità nuova” del
genere umano nei “tempi nuovi” (ultimi)
 segnati dalla presenza del Regno di Dio del
quale la Chiesa è il germe
2) Cristo è il paradigma dell’uomo compiuto
GS 22
 e lo è sia nella sua dimensione terrena
solamente nel mistero del Verbo incarnato trova
vera luce il mistero dell'uomo
che nella risurrezione
diventando conforme al Cristo nella morte, così
anche andrà incontro alla risurrezione
fortificato dalla speranza
3) In Cristo trova soluzione l’enigma
della morte
• La morte è l’interruzione più radicale, ma
guardando a Cristo, si coglie una via d’uscita
• La morte è da intendere come conclusione
dell’unico itinerario terreno:
«Siccome poi non conosciamo né il giorno né l’ora,
bisogna come ci avvisa il Signore, che vegliamo
assiduamente, affinché finito l’unico corso della
nostra vita terrena (Eb 9,27), meritiamo con Lui di
entrare al banchetto nuziale» (GS 18)
• La morte che trova il suo senso, grazie e Cristo,
non interrompe le relazioni con coloro che sono in
cammino (la “comunione dei santi”)
4) Grazie a Cristo e in Cristo, giunge a
compimento ciò che l’uomo opera in questo
mondo
Cfr. GS 39
Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e
l’umanità e non sappiamo in che modo sarà
trasformato l’universo. Sappiamo però dalla
Rivelazione che Dio prepara una nuova
abitazione e una terra nuova.
L’attesa di una terra nuova non deve indebolire,
bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel
lavoro relativo alla terra presente, dove
cresce quel corpo della umanità nuova che già
riesce ad offrire una certa prefigurazione, che
adombra il mondo nuovo.
Per una corretta metodologia
in escatologia
Linee per un’ermeneutica
delle asserzioni escatologiche
La convinzione religiosa della Vita eterna (e i
concetti vicini di: giudizio, destino eterno…)
 non è garantita da osservazioni dimostrabili
empiricamente (reportage dell’al di là che
assomiglia troppo all’al di qua!)
Come si può fondare
la conoscenza escatologica?
Premessa: fonti delle affermazioni circa la
conoscenza escatologica:
• non sono delle prognosi (“futurologia” che
rimane infratemporale)
• non sono delle predizioni (rivelazioni segrete
particolari: Nostradamus, Swedenborg)
• né proiezioni dei desideri dell’uomo, alla
ricerca di immagini escatologiche (ricerca di un
futuro contrastante con l’esperienza
insopportabile della miseria presente, al fine di
poterla sopportare)
• né i racconti dei clinicamente morti
si è fatta strada una “scienza” empirica “della
morte”, la cosiddetta “tanatologia” (dal greco
“thànatos”, morte), che si occupa degli aspetti
psichici e sociali del morire
ci ha messo a contatto con esperienze di
reviviscenza dalla morte; secondo tale
“scienza”, in quella fase di passaggio tra l’aldilà
e il di qua, qualcuno può aver visto qualcosa
che è da raccontare
 una conoscenza di questo tipo non è
esperienza di eschaton, perché da lì non si
torna.
• né le visioni apocalittiche delle sette
marginali
i movimenti neoapocalittici (cfr Testimoni di
Geova) pensano di utilizzare i testi apocalittici
della Bibbia come reportage di ciò che
accadrà. Anche la fonte apocalittica non è la
fonte della nostra ricerca.
 Rimane il linguaggio della speranza: la fonte
della nostra conoscenza dell’aldilà sta nelle
promesse bibliche che asseriscono che Dio
condurrà al compimento finale la storia
universale e la storia particolare del singolo
Asserzioni escatologiche:
1) La prospettiva bultmaniana che riduce
l’asserzione escatologica a qualcosa di già
avvenuto nell’esistenza del singolo, non
corrisponde alle asserzioni escatologiche
bibliche che intendono una realtà non
ancora sopravvenuta.
 Le asserzioni escatologiche sono anche, ma
non solo, asserzioni esistenziali
2) Le asserzioni escatologiche riguardano
situazioni definitive
 Questo spiega perché il purgatorio non
entrava nei quattro novissimi
 perché è una posizione di passaggio
(congiunto alla dottrina della purificazione)
 Inoltre, la proposizione prende posizione
contro l’idea millenaristica, che è sempre
stata una grande tentazione.
3) Le asserzioni escatologiche hanno per oggetto Dio,
e cioè sono teologiche
Dio è ‘l’ultima realtà’ (escathon) della creatura. Egli è
il cielo per quanti lo raggiungono, l’inferno per quanti
lo perdono, il giudizio per quanti sono esaminati, il
purgatorio per quanti sono purificati. Egli è colui per
cui il finito muore e mediante il quale risorge per Lui
e in Lui. E lo è nel modo in cui si rivolge al mondo,
cioè nel suo Figlio Gesù Cristo, che è la ‘manifestazione definitiva’ (eschatos) di Dio e quindi il
compendio delle ‘ultime realtà’ (eschata).
(H.U. von Balthasar)
 Gli eschata non riguardano cose, luoghi, tempi ma
dicono l’agire di Dio nei confronti dell’umanità e del
cosmo (= la relazione definitiva Dio-uomo).
4) Le asserzioni escatologiche sono
antropologiche perché relative all’uomo e
alla sua condizione di totalità
 non c’è dunque una escatologia dell’anima
che non sia escatologia del corpo
 e non c’è una escatologia dell’uomo che non
sia anche un’escatologia del mondo.
5) Le asserzioni escatologiche suppongono la
concezione di Dio come:
 Principio
Dio ha dato principio a tutto
 l’uomo ritorna là da dove è venuto
 Misura
il compimento dell’uomo non trova in lui il suo
paradigma
 è Cristo che dice qual è la pienezza
 Compimento dell’uomo
l’uomo non ritorna così come è venuto, ma dopo la
sua storia terrena (il pellegrinaggio) che lo ha
modellato (percorso da immagine a somiglianza)
Dio può ri-dare principio = colui che è Creatore è
anche Risuscitatore
6) Le asserzioni escatologiche mettono in conto la
struttura di libertà dell’uomo, (la quale non può
essere esclusa), che è come dire che nella
determinazione del suo eschaton concreto,
l’uomo è in gioco, non è un partner passivo
 se tale libertà non venisse inclusa, le asserzioni
escatologiche non avrebbero a che fare con
quelle antropologiche (nell’oggi è deciso il futuro)
 non possiamo tralasciare l’influsso della
libertà dell’uomo; proprio a motivo di ciò, le
asserzioni escatologiche hanno una valenza
anche attuale (il futuro decide dell’oggi)
 l’annuncio tradizionale manteneva vivo il collegamento etico: “come vivi, così muori”
7) Sono asserzioni escatologiche positive, di
compimento, riguardano la salvezza e la speranza per tutti e non sono da porre sullo
stesso piano quelle relative alla perdizione
 ma siccome è in gioco la libertà dell’uomo,
bisogna tener conto di un possibile esito di fallimento (= dannazione come autoesclusione)
La Chiesa ha il compito di annunciare la
salvezza universale in Cristo, ma questo non
la autorizza ad affermare che tutti si salvano
(anche coloro che non lo vorrebbero).
 NB: la Chiesa non ha mai fatto dichiarazioni
ufficiali circa un soggetto particolare che
sarebbe dannato, mentre canonizza i santi.
8) Le asserzioni escatologiche delineano il compimento assumendo i parametri del
presente nella forma della continuità
 cioè riguardano il compimento della salvezza
che già viviamo (es. concetto di “comunione” non solo nella fede, ma nella visione)
 e della contrapposizione riguardo alle esperienze della salvezza che ora non percepiamo
(es. nell’Ap: “non vi sarà più né dolore, né
lutto, né pianto”)
Noi vediamo solo il presente e questo si presenta a noi nella forma del positivo e del
negativo.
 Nell’eschaton non ci sarà più il negativo.
Lo conferma la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede,
Alcune questioni di escatologia, 17 maggio 1979
Né le sacre Scritture né la teologia ci offrono lumi
sufficienti per una rappresentazione dell’aldilà. Il
cristiano deve tenere fermi saldamente due punti
essenziali: egli deve credere, da una parte, alla
continuità fondamentale che esiste, per virtù dello
Spirito Santo, tra la vita presente nel Cristo e la vita
futura (in effetti, la carità è la legge del regno di Dio,
ed è precisamente la nostra carità quaggiù che sarà la
misura della nostra partecipazione alla gloria del
cielo); ma, d’altra parte, il cristiano deve discernere la
rottura radicale tra il presente e il futuro in base al
fatto che, al regime della fede, si sostituisce quello
della piena luce: noi saremo col Cristo e «vedremo
Dio» (cfr. 1Gv 3,2), promessa e mistero inauditi in cui
consiste essenzialmente la nostra speranza. Se la
nostra immaginazione non vi può arrivare, il nostro
cuore vi giunge d’istinto e in profondità.
9) Il luogo privilegiato nel quale sorgono le asserzioni escatologiche è l’esperienza del male.
Di fronte ad essa nasce la reazione: non deve
essere così! La persona percepisce di essere
“protesa oltre”. Essa non può realizzarsi se
non parzialmente nella fase storica, che è in
contraddizione con i desideri più forti e con il
criterio della giustizia (= la storia non è come
dovrebbe essere)
L’esperienza storica non può essere la parola
“ultima”. Questa nostalgia, che è ravvivata
dalla speranza, è correlata alle asserzioni
escatologiche
10) Le asserzioni escatologiche sono strutturate
in forza di un triplice riferimento:
 verso il passato (l’azione compiuta da Dio):
passione – morte – risurrezione di Cristo: il
male non è stato la parola definitiva
 verso l’alto: la persona/storia umana ha a che
fare col mistero di Dio (non finisce tutto dentro la
storia terrena: cfr. le “formule di contrasto” di Atti: Voi
lo avete ucciso…ma Dio lo ha risuscitato)
 verso il futuro: prospettiva del desiderio di
vincere la morte
Le asserzioni escatologiche cristiane hanno
come riferimento la Risurrezione di Gesù.
Questo elemento del passato viene dall’alto e
sarà il nostro futuro!
11) Le asserzioni escatologiche fanno uso
necessariamente di immagini perché sono
relative a situazioni non ancora date e quindi
solo immaginate. Sono di due tipi:
• Si tratta di immagini omogenee che stabiliscono una continuità con la nostra esperienza
quotidiana (es. il “banchetto” come rappresentanza del Regno di Dio)
• Sono immagini originali che non trovano riscontro nella vita quotidiana e sono “pure costruzioni” (il drago, l’angelo che mette un
piede sulla terra e uno sul mare). Hanno lo
scopo di far vedere la discontinuità con la
realtà e dicono la cifra dell’alterità.
Infatti:
Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune
questioni di escatologia 1979
In ciò che concerne le condizioni dell’uomo dopo
la morte, c’è da temere particolarmente il
pericolo di rappresentazioni fantasiose e
arbitrarie, perché i loro eccessi entrano, in gran
parte, nelle difficoltà che spesso incontra la
fede cristiana. Tuttavia, le immagini usate
nella sacra Scrittura meritano rispetto. E’
necessario coglierne il senso profondo,
evitando il rischio di attenuarle eccessivamente,
il che equivale spesso a svuotare del loro
contenuto le realtà che esse designano.
12) Le asserzioni escatologiche sono asserzioni
teologiche e antropologiche che nel contesto
cristiano trovano il loro punto di incontro nelle
asserzioni cristologiche proiettate sull’orizzonte del futuro.
• La cristologia ci serve per comprendere tutte
le asserzioni escatologiche: es. per Paolo la
formula “saremo con Cristo” (Fil 1,26) usata
sia in termini individuali che collettivi
• Il criterio di verità delle asserzioni escatologiche lo si coglie nel rapporto con le asserzioni
teologiche, cristologiche e antropologiche. Vedi
la citazione di Bulgakov:
“Il cammino del mondo verso la pienezza del proprio
essere è segnato da tre compimenti: la creazione
del mondo dal Padre mediante il Figlio nello Spirito
Santo; la sua unione con Dio tramite l’Incarnazione
del Figlio inviato dal Padre e compiuta dallo Spirito
Santo, che unisce nel Cristo le due nature, quella
divina e quella umana, e, in quest’ultima, quella di
tutto il mondo «riassunto o concentrato» nell’uomo; e,
infine, la trasfigurazione del mondo, cioè la sua
definitiva divinizzazione, con la piena trasparenza nei
confronti della Sapienza divina mediante lo Spirito
Santo, mandato dal Figlio da presso il Padre”
(S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello, tr. it. cit., 616-7).