Sviluppo tipico e atipico del linguaggio

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Transcript Sviluppo tipico e atipico del linguaggio

Dipartimento di Psicologia
Università degli Studi di Pavia
24 Maggio 2011
LINGUAGGIO COME SISTEMA COMUNICATIVOLINGUISTICO : COMPONENTI
• INTENZIONALITÀ COMUNICATIVA
• ATTI LINGUISTICI
• LINGUA
• LINGUAGGIO
Competenza linguistica
Consapevolezza
della
realtà
psicologica
e
individuale che i soggetti hanno di possedere una
lingua.
Competenza comunicativa
Momento di incontro/scambio determina la qualità
della relazione ruolo dell’intenzionalità comunicativa
è il presupposto allo sviluppo del linguaggio
COMPETENZA COMUNICATIVA
Interazione sociale
Comunicazione linguistica
ed extralinguistica
Giochi d’azione comunicativa in
situazione
Atti linguistici
Costituenti
linguistici
Costituenti
non linguistici
COMPETENZA COMUNICATIVA
Si riferisce alla consapevolezza che il soggetto ha di
usare il linguaggio in modo efficace ed appropriato nei
contesti sociali.
Comunicare non significa solo parlare correttamente, ma
anche usare il linguaggio come strumento per
condividere efficacemente informazioni con gli altri (De
Hylmes, 1972)
……QUINDI

Occorre considerare in che modo il bambino, a
qualsiasi cultura appartenga, diventi un soggetto
competente ed esperto sul piano della comunicazione,
al fine di stabilire efficaci reti di relazioni con gli altri

Il linguaggio è uno dei diversi sistemi comunicativi a
disposizione del bambino per comunicare con gli altri
Per giungere a parlare, il bambino deve prima imparare
a comunicare
LINGUAGGIO
È una forma di comunicazione la cui acquisizione è
legata all’emergere del desiderio di interagire, in
presenza di un apparato neurologico e buccofonatorio-respiratorio
anatomicamente
e
funzionalmente abile, e di uno sviluppo emotivo e
cognitivo adeguato
Codice
per
rappresentare
(sviluppo
cognitivo/affettivo) e comunicare le idee (sviluppo
relazionale) attraverso un sistema arbitrario di
simboli e regole utilizzato per
trasmettere un
significato
LINGUAGGIO E ACQUISIZIONE
“Il linguaggio e le altre funzioni cognitive non sono
attributi di uno spirito immateriale ma funzioni apprese
(e usate) in un determinato ambiente socioculturale
rappresentate in specifiche strutture del cervello”
(Fabbro, 2004, 9)
“L’acquisizione del linguaggio dipende da uno sviluppo
normale e da un’adeguata esposizione a stimoli
affettivi e sociali” (Fabbro, 2004, 76)
COMUNICAZIONE
Si intende una complessa rete di scambi di
informazioni e di relazioni sociali, che si realizza
all’interno di un gruppo (natura sociale); essa
costituisce la base dell’interazione e delle relazioni
interpersonali e ne prevede la condivisione di
significati, di sistemi di segnalazione e l’accordo sulle
regole sottese ad ogni scambio (natura culturale e
convenzionale)
La comunicazione è intenzionale e mette in relazione:
il piano dell’espressione (es. gesto, parola, sguardo)
ed il piano del contenuto (es. idea, emozioni,
intenzioni.)
“l’attenzione è concentrata più sulle parole che sulla
grammatica” (Bruner 1983)
Sull’intenzionalità…
• fa notare che pur essendo possibile formare enunciati
grammaticalmente corretti ma privi di significato, in realtà questo
avviene raramente nel bambino.
• Bruner è interessato al modo in cui la conoscenza del mondo nel
bambino guida il suo sviluppo linguistico, concentrandosi in modo
particolare sull’intenzionalità del linguaggio.
• Inizi degli anni ’70, attenzione agli aspetti pragmatici del linguaggio
1. Valorizzazione del contesto in cui avvengono gli scambi linguistici e
2. Sottolineatura del valore culturale
FOCUS dell’INTERESSE sulla modalità attraverso cui
“fare delle cose con le parole”
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Il linguaggio viene da allora in poi concepito in modo diverso:
da fenomeno prettamente intraindividuale diviene
eminentemente sociale e interindividuale.
Bruner dice che:
“Dire che i bambini sono anche sociali è una banalità. Essi sono attrezzati
per rispondere alla voce umana, all’azione e al gesto umano” (Bruner
1983).
Fin dal primo mese di vita la co-orientazione degli sguardi è la prima
modalità con cui l’adulto stabilisce una condivisione della realtà con il
bambino, una referenza congiunta. Spesso l’adulto, volge lo sguardo
nella stessa direzione e nomina l’oggetto dello sguardo costituendo una
vera e propria protoconversazione. A sua volta quest’attività strutturante e
di sostegno (scaffolding) promuove nel bambino la capacità di seguire gli
sguardi dell’adulto (Bruner, Scaife 1975).
L’adulto è portato a considerare attivi e intenzionali gli atti del bambino
fin dalle prime settimane di vita, anche quando ancora non lo sono, e cosi
facendo sostiene la costituzione di un sistema di segnali dove il bambino
si rende conto che i suoi atti sortiscono effetti sugli altri.
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Da un punto di vista evolutivo, quando tra l’adulto (caregiver) e il bambino si
crea un rapporto strutturato con suddivisione di compiti, alternanza di turni,
complementareità di ruoli, regole e convenzioni, siamo di fronte ad un
sistema comunicativo che costituisce l’ossatura relazionale che sarà
seguita anche dalle interazioni linguistiche successive.
Bruner chiama quest’unità di comunicazione format, che definisce come
“una struttura d’interazione standardizzata, inizialmente microcosmica fra un
adulto e un bambino, che contiene dei ruoli delimitati, che alla fine diventano
reversibili” (Bruner 1983).
Un format nasce nel momento in cui un contesto naturale viene
convenzionalizzato, ritualizzato con delle procedure ripetitive permettendo al
bambino di fare emergere dallo sfondo del flusso fenomenico dei segnali
significativi e stabili.
Le azioni di ciascuno dei due partecipanti sono contemporaneamente risposta
e stimolo successivo, in un processo di influenzamento reciproco che permette
di creare forme sempre più evolute di cooperazione.
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Essi costituiscono il principale veicolo attraverso cui è
possibile rendere chiare le proprie intenzioni
comunicative e cogliere quelle altrui.
Di conseguenza i format sono gli strumenti fondamentali
per
il
passaggio
dalla
comunicazione
alla
verbalizzazione poiché possiedono una struttura
sequenziale, una storia, implicano l’elaborazione di una
intenzione ed una attività interpretativa.
La funzione linguistica fondamentale quindi non è tanto
una struttura sintattica innata (Chomsky) ma la capacità
cooperativa, di regolazione del lavoro comune.
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PER RICORDARE:
ACQUISIZIONE LINGUAGGIO

Stadio pre-linguistico (vocalizzazioni e prime parole)

Stadio della parola-frase (12-18 mesi)

Stadio delle due parole (birematiche) (18-24 mesi)

Frasi brevi (24-36 mesi)

Sviluppo grammaticale e morfologico (36-55 mesi)

Sviluppo completo (10 anni, pragmatica)
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TAPPE NELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
NEL BAMBINO IN PRIMA INFANZIA
età di comparsa
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Vocalizzazioni non di pianto
Babbling canonico
Babbling “variegato”
prima comprensione di parole
Produzione prime parole
Sviluppo lessicale:prime 50 parole
“esplosione” del vocabolario
Prime combinazioni di parole
Prime frasi
2- 6 mesi
6- 7 mesi
9-10 mesi
8-10 mesi
11-13 mesi
12-16 mesi
17-24 mesi
20-36 mesi
24-30 mesi
Grande variabilità individuale nelle prime
tappe di acquisizione del linguaggio
QUANTITATIVA
Variabilità
Ritmo di sviluppo
QUALITATIVA
Composizione del vocabolario
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DA COSA DIPENDONO TALI DIFFERENZE?
Variabili socio-demografiche
o Livello di istruzione del caregiver primario (figli di madri
laureate raggiungono le 50 parole in media 2 mesi prima di
bambini le cui madri hanno un basso livello d’istruzione), MA
tale vantaggio si ha solo nelle prime fasi di sviluppo!
Variabili di genere
o Maggiore velocità di sviluppo
nelle femmine rispetto ai maschi
(Huttenlocher et al., 1991; Maitel et al., 2000);
Ordine di nascita
o Primogenito? Più attenzioni ed energie investite?
o C’è un fratello maggiore che parla con cui il più piccolo può
interagire?
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Differenze individuali nel ritmo di sviluppo
del linguaggio a livello quantitativo
MEDIA
MINIMO
MASSIMO
Età di comparsa
prime parole
13 MESI
8 MESI
18 MESI
Ampiezza del
vocabolario a 20
mesi
50 PAROLE
22 PAROLE
628 PAROLE
Comprensione di
parole a 8-10
mesi
30 PAROLE
NESSUNA
200
Comprensione di
parole a 17-18
mesi
215
22
398
Età di comparsa
delle prime frasi
20 MESI
14 MESI
24 MESI
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ELEVATA VARIABILITÀ INDIVIDUALE
• In comprensione sono molto evidenti già nel
bambino di 8-10 mesi e si mantengono simili nelle
fasce di età successiva,
• In produzione la variabilità è poco evidente nella
fascia 8-10 mesi a causa del ridotto repertorio
produttivo, diventa più ampia nelle fasce
successive, soprattutto tra i 14-16 mesi
Caselli, Casadio, 1990
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DIFFERENZE DI TIPO QUALITATIVO NELLA
COMPOSIZIONE DEL VOCABOLARIO
Tali differenze possono essere fatte risalire a
differenti strategie che i bambini utilizzano
nell’acquisizione del linguaggio, nello stile di
sviluppo del linguaggio!
Analizzando le prime 50 parole prodotte da 18
bambini americani, Katherine Nelson (1973) ha
trovato che la proporzione di nomi sul vocabolario
complessivo variava considerevolmente. Ha così
coniato i termini di stile REFERENZIALE ed
ESPRESSIVO.
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STILI COMUNICATIVO-LINGUISTICI
REFERENZIALE
STILE di
acquisizione del
linguaggio
ESPRESSIVO
Vocabolario composto per la
maggioranza da nomi ( > 50%)
Sviluppo lessicale più rapido
Vocabolario composto in
maggioranza da pronomi, nomi
propri e formule per regolare
l’interazione sociale
Sviluppo sintattico più rapido
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INFLUENZA VARIABILI INDIVIDUALI SULLO STILE
REFERENZIALI
Sono più interessati al mondo degli
oggetti ed all’importanza di
nominarli
ESPRESSIVI
Più orientati verso le relazioni sociali,
utilizzano il linguaggio soprattutto
per esprimere i propri sentimenti e
bisogni, oltreché per influenzare e
controllare le altre persone
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DIFFERENZE INDIVIDUALI NELLO
SVILUPPO DELLA SEMANTICA
REFERENZIALE
ESPRESSIVO
• Alta proporzione di nomi nelle
prime 50 parole;
• Utilizzo di parole singole nel
primo linguaggio;
• Maggiore varietà lessicale;
• Elevato uso di aggettivi;
• Uso decontestualizzato dei nomi;
• Rapida crescita del vocabolario
• Bassa proporzione di nomi nelle
prime 50 parole;
• Utilizzo di formule nel primo
linguaggio;
• Minore varietà lessicale;
• Utilizzo di suoni senza significato;
• Scarso uso di aggettivi;
• Uso contestualizzato dei nomi;
• Lenta crescita del vocabolario
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DIFFERENZE NELLA PRAGMATICA
REFERENZIALE
ESPRESSIVO
• Orientamento verso gli oggetti;
• Uso prevalente di intenzione
dichiarativa;
• Approccio riflessivo alla soluzione
dei problemi
• Orientato verso le persone,
• Uso prevalente di intenzione
richiestiva;
• Approccio impulsivo alla
soluzione dei problemi
DIFFERENZE NELLA FONOLOGIA
 Buona articolazione ed
intellegibilità;
 Orientato verso la parola;
 Pronuncia costante nell’uso della
stessa parola
 Scarsa articolazione ed
intellegibilità;
 Orientamento verso
l’intonazione;
 Pronuncia variabile nell’uso della
parola;
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NB
Entrambi gli stili sono presenti nel normale
apprendimento del linguaggio, ma i bambini
possono differire nel grado in cui ricorrono
all’uno o all’altro rispettivamente.
Si riscontrano variazioni nella prevalenza di
uno stile sull’altro anche a seconda della
lingua considerata
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CHE RUOLO RIVESTE IL MODO DI
PARLARE DELL’ADULTO AL BAMBINO?
I differenti STILI DI INTERAZIONE COMUNICATIVA tra
adulto-bambino influenzano i tempi e i modi in cui si
realizza il primo sviluppo comunicativo e linguistico!!
In generale
Uno STILE DIRETTIVO correla negativamente con lo
sviluppo linguistico del bambino
Uno STILE CENTRATO SUL BAMBINO, in cui il
genitore riprende e interpreta ciò che il figlio dice,
espande e arricchisce la produzione del bambino,
promuove l’acquisizione linguistica.
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• Le madri di b. ESPRESSIVI
tendono a coinvolgerli in giochi e routine sociali,
facendo più frequentemente riferimento alle persone.
Tendono maggiormente ad esprimere “comandi” che
servono a dirigere il comportamento del bambino
• Le madri di b. REFERENZIALI
tendono a fare soprattutto loro commenti sugli oggetti,
maggiore uso delle descrizioni. Centrano l’attenzione
del bambino sull’oggetto (Furrow e Nelson, 1984, Della Corte,
Benedict e Klein, 1983)
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