Il Satyricon - Patini Liberatore

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Il Satyricon
“I loved you, Giton, and I still do. I can’t share you with others,
because you’re a part of me. You are me, you’re my soul. My soul
belongs to you.” Fellini Satyricon
La questione del genere
letterario
Il Satyricon viene abitualmente definito un romanzo, sebbene in epoche
romane non esistesse un genere letterario corrispondente al romanzo
moderno. Esso presenta alcune delle caratteristiche proprie del romanzo
moderno, quali la complessità delle vicende narrate e la loro disposizione
lungo l'asse narrativo di un viaggio, ma si discosta da esso nella forma. In
quest'ultima caratteristica, il Satyricon è infatti più simile alla satira menippea:
è costituito dall'alternanza di versi e prosa e la lingua e lo stile sono aperti a
tutti i registri. Dalla satira menippea, eredita inoltre la tendenza alla parodia,
sia letteraria che sociale: esso contrappone infatti alla figura romanzesca dei
due innamorati un rapporto omosessuale tra più amanti. L'autore preferisce
dunque trattare degli strati più bassi della società, in modo da ottenere
particolari effetti comici. In questa caratteristica l'opera può essere
accostata al genere letterario del mimo. In ultimo, un'altra importante
influenza letteraria è riscontrabile nelle brevi novelle raccontate da alcuni
personaggi all'interno dell'opera, che riprendono il genere della novella
milesia. In conclusione, tenendo conto dei destinatari dell'opera, ovvero la
corte neroniana, appare evidente che l'opera non ha un fine moralistico,
ma mira al semplice intrattenimento e divertimento del pubblico.
Quali sono gli elementi che fanno del
Satyricon un’opera “unica” nel panorama
della letteratura latina?
Con Petronio il genere del
romanzo viene introdotto anche nella letteratura latina ma il merito dell’autore
va al di là di quest’innovazione, essendo egli riuscito a fondere in un’unica
opera elementi propri di generi letterari diversi, in un testo che risulta
difficilmente classificabile ma che si trova alla confluenza di modelli letterari
assai vari. La presenza della satira menippea è ravvisabile, oltre che nel titolo,
nella commistione di prosa e poesia e nell’elemento parodico; al romanzo
greco si deve l’organizzazione della vicenda d’amore tra due giovani lungo
l’asse narrativo del viaggio; dal mimo è ripresa la presenza dei temi della
quotidianità degli strati più bassi della società; spunti narrativi derivano anche
dalla novella milesia, da cui si riprende la caratterizzazione erotica e
licenziosa dei racconti che sono inseriti nel romanzo. Sebbene la varietà di
suggestioni letterarie, Petronio è riuscito a rendere questo pastiche letterario
un’opera assai raffinata, destinata al divertimento del pubblico colto.
Il Satyricon oggi.
Fellini Satyricon: è un film del 1969, coscritto e diretto da Federico Fellini, liberamente tratto
dall'omonima opera dello scrittore latino Petronio Arbitro.
Caratterisctiche:
Il film non ha un'unità narrativa ben definita e lineare: la
scena della cena di Trimalcione, liberto arricchito ma
ignorante e volgare, è l'unica parte completa ripresa
dall'opera di Petronio. Eumolpo, ubriacatosi insieme agli
altri commensali, offende Trimalcione, che si era vantato
poeta e filosofo: per questo motivo viene catturato e
torturato. La scena si sposta con Encolpio che osserva
ciò che accade senza aiutare il compagno d'avventura. In
seguito i commensali e i servi di Trimalcione inscenano la
morte di quest'ultimo e il suo funerale, con il liberto
arricchito che dirige dalla bara tutto il rito kitsch in
un'atmosfera surreale e decadente.
Differenze con l’opera letteraria:
Il film girato da Fellini non è una trasposizione letterale del romanzo originale
di Petronio. Esistono infatti numerose differenze tra le due opere. Tra le
principali modifiche apportate dal regista al testo originario, ci sono l'aggiunta
dell'episodio dell'oracolo ermafrodita, che non è presente in Petronio.
Nell'adattamento di Fellini, il fatto che Ascilto rapisca l'ermafrodito, il quale
muore successivamente per disidratazione in una landa desolata durante il
cammino, ha la funzione di presagio di sventure future, e porta alla morte di
Ascilto verso la fine del film (anch'essa assente nel testo originale). Altre
aggiunte di Fellini sono l'episodio del minotauro nel labirinto (che prima cerca
di uccidere Encolpio, per poi riconciliarsi con lui e cercare di baciarlo), e
l'apparizione della donna malata di ninfomania il cui marito ingaggia Ascilto
affinché entri nel suo carro a soddisfare la moglie.
Arianna D’Addezio