Arduini - Bioetica e..

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Transcript Arduini - Bioetica e..

Le sfide della bioetica
Bioetica: scienza relativamente giovane
che, nel misurarsi con le nuove
scoperte della medicina e
dell’ingegneria genetica, tiene a
custodia le due grandi azioni umane del
nascere e del morire, domandandosi
che cosa è bene e che cosa è male per
il compiersi del destino dell’uomo
Alcune esperienze
paradigmatiche per il nascere
• Tiziano e Giuliana i quali, in attesa del loro
quarto bambino si sentono dire “Coraggio,
coraggio!” quasi fosse una disgrazia
• Una giovane mamma la quale, incrociando
l’ostetrica lungo i corridoi dell’ospedale, le affida
per un momento il bimbo dicendo “Tenga,
questo è anche suo figlio, è il bambino che ha
fatto nascere!”
• Mamma e papà che conducono il loro bambino
portatore di handicap, sotto i portici in piazza
delle Erbe a Padova: “Finché ci saranno una
mamma e un papà così, sono salvo!”
Alcune esperienze per il morire
• Beppino Englaro e Amato De Monte, per l’eutanasia di
Eluana, si sono appellati non alla sproporzione dei mezzi
ma al diritto di autodeterminazione assoluta della figlia
• Maria, prossima al coma a causa di un tumore al
cervello, non si vergogna di dipendere da altri: “Grazie
per tutto quello che avete fatto per me; vi domando
scusa se in qualcosa vi ho rattristato; ora sono pronta
secondo la volontà del Signore!”
• Mario Melazzini, oncologo di Pavia, malato di SLA:
“Avrei sicuramente mollato se non avessi avuto vicino
mia moglie, i miei figli, il mio padre spirituale, i miei
amici!”
Nascere e possibilità terapeutiche
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Sostegno al parto naturale o cesareo
Contraccezione (pillola estroprogestinica)
La pillola del giorno dopo
La RU 486
Inseminazione artificiale
Fecondazione medicalmente assistita
Aborto terapeutico
La straordinaria sincronia della vita
tra ecografia e amniocentesi
• Una volta che la cellula uovo e lo spermatozoo si sono
incontrati e hanno fuso il loro patrimonio genetico, nasce
un nuovo individuo che reca in sé tutte le informazioni
necessarie per diventare zigote,blastocisti, morula,
embrione e feto(sviluppo orientato, coordinato, continuo)
• Avvenuto il concepimento, l’utero si arricchisce di vasi
sanguigni modificando l’endometrio in modo tale che,
verso il settimo giorno, l’embrioncino si possa annidare
• Ha inizio così un continuo interscambio biopsichico con
la madre che gli permetterà di diventare un bambino che
preme per venire alla luce: è singolare come l’organismo
della madre lo tenga in sé senza rigetto anche se si
tratta di un corpo estraneo
La pillola estroprogestinica
• È un preparato chimico di ormoni, estrogeni e
progestinici: per il fatto che gli estrogeni
vengono assorbiti dall’intestino ed immessi nel
sangue, la ghiandola ipofisi, che comanda il
processo ovulatorio, non sente più il bisogno di
stimolare i follicoli delle ovaie e, di conseguenza,
nessun ovulo maturerà
• La si ingerisce molte volte a scopo terapeutico
(es. curare cisti ovariche)
• La si prende molte volte per evitare
un’ovulazione e quindi una possibile gravidanza
La pillola del giorno dopo (norlevo)
• È un preparato chimico con elevato dosaggio di
ormoni (estrogeni e progestinici) che viene
assunta dalla donna entro 72 ore da un rapporto
sessuale potenzialmente fecondante
• Tali ormoni impediscono l’invio del corpo luteo e
la preparazione dell’endometrio affinchè l’utero
diventi un ambiente ospitale in cui il piccolo
embrione possa annidarsi e trovare casa
La RU 486 (Roussel Uclaf)
• È un portato chimico, un ormone, il mifepristone, che
può essere ingerito fino a due mesi dopo il
concepimento e che entra in lotta con il progesterone
(pro-gestare) che presiede a preparare la culla presso
la quale il piccolo embrione può annidarsi
• Alleandosi con le prostaglandine (acidi ciclopentanoici)
e il Cytotec (farmaco usato per l’ulcera e che provoca
forti contrazioni) vi è l’eliminazione della mucosa
uterina e la conseguente espulsione dell’embrione con
un aborto indotto
• Dal 10 dicembre 2009 è commercializzato anche in
Italia
Inseminazione artificiale omologa
ed eterologa
• Talvolta la coppia è infertile a motivo di
sottoproduzione di spermatozoi, di
varicocele, di occlusioni tubariche, di
endometriosi, di stress lavorativi e altro
• La medicina propone cure rafforzative o
piccoli interventi chirurgici
• prelievo dello sperma e trasferimento dello
stesso nel canale cervicale della donna
Fecondazione medicalmente
assistita omologa ed eterologa
• Vi è una sovrastimolazione ovarica nella donna con aumentato
rischio di tromboembolismo e ictus
• L’estrazione di uno o più ovuli mediante laparoscopia
• Raccolta e pulizia degli spermatozoi dall’uomo mediante
masturbazione o stimolazione indotta
• Collocazione dei gameti in una provetta e avvicinamento in modo
che gli spermatozoi siano nella condizione di penetrare gli ovuli
• La tecnica oggi più sofisticata è l’ICSI (intra cytoplasmic sperm
injection): iniezione nel citoplasma di un singolo spermatozoo
precedentemente selezionato con un successo che si aggira tra il 22
e il 25 per cento
• In Italia la fecondazione medicalmente assistita è regolata dalla
legge 40 del 2005 che ammette al massimo la formazione di tre
embrioni da impiantare tutti e concede solo la omologa
• Vi è inoltre il divieto di sperimentazione sugli embrioni in attesa di
essere impiantati
Interruzione volontaria della
gravidanza (aborto terapeutico)
• Rischio per la salute fisica e psicologica della
madre (es. un tumore all’utero o alle ovaie,
un’ansia di natura psichica, non si sente pronta
ad accogliere il bimbo)
• Dialogo con il medico di fiducia, un ginecologo,
uno specialista del consultorio
• Rilascio del certificato: dopo 7 giorni ella ha il
diritto all’intervento chirurgico in una struttura
pubblica o convenzionata (legge194/78)
Chi è il figlio?
• È frutto dell’amarsi in totalità dei due
(esisto perché papà e mamma si sono
voluti bene)
• Non è il prodotto di un desiderio
esasperato dei due o di un singolo
(esisto perché papà e mamma mi hanno
voluto a tutti i costi)
Il figlio è qualcuno
• Qualcuno, non qualcosa. Qualcuno che è accolto
come un dono, un regalo. Qualcuno che ha una
vocazione d’eternità. Qualcuno che è accolto nel
destino della famiglia: nella comunione di persone
che forma la famiglia, ma che a sua volta ha un
proprio personale destino, sconosciuto ai suoi
genitori e che nel tempo si andrà loro svelando.
Qualcuno che è una persona, un essere libero,
capace di agire da sé e per sé, dirigendo se stesso
verso il proprio destino e configurando da sé la
propria vita. Qualcuno che, essendo generato, è
anche destinato ad essere padre di se stesso,
poiché è lui che un domani potrà generare se stesso
dando un volto concreto e personale alla sua
esistenza
Figlio: grazia e scelta insieme
• Esiste un diritto a cercare le condizioni
ragionevoli affinché possa accadere il figlio ed
essere accolto nella comunità familiare
• Non esiste un diritto ad avere un figlio ad ogni
costo: dono e scelta stanno sempre insieme
• Bene medico e bene sponsale insieme: una
cosa è donarsi l’uno all’altra e curare la malattia,
altra cosa è bypassarla contravvenendo alle
esperienze originarie
• Amare significa donarmi e accoglierti totalmente
anche nei nostri limiti fisici
Le possibilità terapeutiche
• Il loro utilizzo è buono quando favoriscono
e aiutano la procreazione mediante l’atto
coniugale, espressione del dono amoroso
reciproco degli sposi (Donum vitae)
• Il loro utilizzo fa problema quando
sostituiscono l’atto coniugale-procreativo:
qui il figlio diventa il prodotto di un terzo
soggetto, il terapeuta che opera in
laboratorio (Dignitas personae)
Nodi problematici aperti
• Parlare del figlio come ostacolo al compimento
di sé (dal figlio come malattia al figlio come
dono; gravidanza a rischio o a rischio di
gravidanza?)
• Relegare tutto all’indiscussa autodeterminazione
della donna equivale spesso relegarla ad una
indiscussa solitudine
• Affidare tutto alle possibilità terapeutiche per cui
lo stesso ginecologo potrebbe oggi raschiare un
bimbo e domani salvarne uno prematuro
• Ci accorgiamo che manca qualcosa, ma
precisamente cosa?
Siamo fatti per la vita
•
Ricordate (libro della Sapienza)
•
Non abbandonate mai la strada che
porta alla Vita.
Non rincorrete la strada, la strada che
porta alla morte.
Non distruggete voi stessi la luce
immortale che è dentro di voi.
Ricordate sempre
Dio non ha creato la morte
E ha posto in tutte le cose
Un seme di vita e di Luce
E non vuole la morte degli uomini,
degli uomini mai!
Dio ha creato ogni cosa perché tutto
esista
E non muoia mai.
Ogni forza presente nel mondo è per
la
Vita e per la Vita sarà.
La vita non è un’onda che passa, ma è
un
Dono che non finirà
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Interrogativi angoscianti
• Il problema sorge quando ci misuriamo con situazioni di
grande disagio dolorifico e di marcata limitazione fisica:
- Sla (progressiva paralisi dei muscoli fino ad approdare a
tracheotomia e respiratore artificiale)
- Stato vegetativo permanente (immobilità e totale
dipendenza da altri per alimentazione e idratazione in
seguito alla morte della corteccia cerebrale ma non del
tronco dell’encefalo)
- Morbo di Alzheimer (perdita progressiva di memoria e
orientamento con problemi di nutrizione, continenza e
gestione)
- Bimbi portatori di handicap tra i quali i malati di spina
bifida (mancata coagulazione del liquido spinale,
deambulazione limitata, idrocefalia, incontinenza)
Sofferenza insopportabile e senza
speranza (protocollo di Groningen)
• E’ vita questa? Non è meglio morire? Non è
meglio togliere il disturbo? Perché i medici non
possono favorire questa prassi?
• Basta somministrare qualche analgesico potente
senza curare l’idrocefalia; chiudere il tubo della
ventilazione; chiudere il dotto dell’alimentazione
parenterale o nasogastrica; applicare una
semplice iniezione di cloruro di potassio
La soluzione eutanasica
• Eutanasia: buona morte
“ un’azione o un’omissione che di natura sua, o
nelle intenzioni, procura la morte di una
persona, allo scopo di eliminare ogni dolore”
(Eutanasia 1980)
“confermo che l’eutanasia è una grave violazione
della Legge di Dio, in quanto uccisione
deliberata moralmente inaccettabile di una
persona umana” (Evangelium Vitae, 65)
DAT (dichiarazioni anticipate di
trattamento)
• Possibilità che uno possa pronunciarsi dinanzi al
proprio medico in merito ai trattamenti
terapeutici che preferisce (valore consultivo)
• Nomina di un fiduciario quando è persa la
facoltà di intendere e volere
• Deposito dell’atto presso un notaio a titolo
gratuito
• Non si decide sui trattamenti vitali: nutrizione
(sondino o PEG), idratazione, pulizia delle
secrezioni (differenza tra terapia e cura)
La Costituzione italiana
• Art. 32
• La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse
della collettivita', e garantisce cure gratuite agli
indigenti.
• Nessuno puo' essere obbligato a un determinato
trattamento sanitario se non per disposizione di
legge. La legge non puo' in nessun caso violare i
limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Domande aperte
• È vero che prima viene la libertà e poi la
custodia della vita?
• La scelta individuale è un assoluto? Ci siamo
fatti da soli e da soli siamo autorizzati a darci la
buona morte?
• Non siamo forse frutto di un Amore originario
che ci anticipa?
• Il significato di una vita coincide solo con la
comprensione che io ho di quel significato?
• Il significato di un’esistenza non appartiene in
ultima istanza all’Amore che mi ha originato?
Uno sguardo per il futuro
• La morte: da mia esclusiva proprietà a
ragionevole affidamento alle persone care e
all’Amore che mi ha originato
• Per quanto metta per iscritto come voglio il mio
morire, non è mai possibile anticiparlo dettaglio
per dettaglio
• Un dialogo ragionevole tra medico, paziente e
familiari potrà considerare realisticamente le
condizioni, i mezzi proporzionati e quindi il da
farsi
E dinanzi al bimbo
portatore di handicap?
• Abbiamo paura della sofferenza sua o
di quella nostra?
• Se rinuncio a custodire la vita di un debole
a che cosa sono disposto non rinunciare?
• La vita è scelta ma non è anche dono che
mi anticipa?
• La malattia e la cura dell’altro non mi aiuta
ad appropriarmi della mia esistenza come
esperienza grata e mai scontata?
Manca decisamente qualcosa
Sia quando si è disposti a fare di tutto per
un bimbo nato precoce come anche a
sopprimerlo quando disturbi la propria
autodeterminazione
Sia quando ci si spinge con accanimento a
tenere in vita una persona che ormai sta
concludendo la sua esistenza terrena sia
quando si vorrebbe darle l’eutanasia
perché lei ha scelto così
Manca in terapeuta, paziente, familiari,
comunità qualcosa, ma che cosa?
Una sapienza per la vita e per la morte!
Una sapienza che riconosce
immediatamente, stabilmente e
gioiosamente come
La vita è un dono di cui essere grati e non una proprietà
dispotica
► La libertà del paziente, medico e familiari non è arbitrio
assoluto ma libertà creaturale, ragionevole, relazionale
► Prendersi cura l’un dell’altro è prendersi cura di se stessi
e compiersi come sposo/a, padre, madre, figlio/a,
medico (bene sponsale e bene medico)
► Ogni trattamento terapeutico deve tener conto
dell’esistenza come attesa, trepidazione, fiducia,
abbraccio, comunione, cura, congedo e affidamento al
Padre, Amore originario
►
EMMANUEL MOUNIER, SUA
MOGLIE E LA FIGLIA FRANCOISE
“Che senso avrebbe tutto ciò se la nostra bimba non fosse
che un batuffolo di carne sprofondata non si sa dove, un
frammento di esistenza senza senso e non già questa
bianca, piccola ostia che tutti ci supera, un’immensità di
mistero e d’amore che ci abbaglierebbe se si mostrasse
ai nostri occhi; se ogni colpo più duro non fosse una
nuova elevazione che, ogni volta, quando il nostro cuore
comincia ad abituarsi, ad adattarsi al colpo precedente,
rappresenta una nuova domanda d’amore? Dal mattino
alla sera non pensiamo a questa sofferenza come a
qualcosa che ci viene tolto, ma come a qualcosa che
doniamo, per non essere da meno di questo piccolo
Cristo che è fra noi, per non lasciarlo solo, lui che deve
attrarci, per non lasciarlo solo a soffrire con Cristo”
PIERGIORGIO WELBY,
SUO PADRE E LA DISTROFIA
Una mattina di metà novembre un canalone spazzato dalla tramontana. Il terreno
ghiacciato chiolava a ogni passo, il vento gelido faceva lacrimare gli occhi e le mani
erano rattrappite sul fucile, e stavo pensando a quei paesaggi fiamminghi di
Rubens…quando un fischio di mio padre mi riportò alla realtà. Diana era in ferma. Ci
spostammo cautamente, cercando la posizione migliore…poi un frullo e due coppie di
starne volarono sotto il muso del cane. Mio padre abbattè in rapida successione la
coppia che aveva piegato dalla sua parte. Io colpii la prima ma non riuscii a sparare
alla seconda. “Perché non hai sparato?” “Non ho potuto muovere il dito”. “Sarà il
freddo…”. “No papà, è la distrofia”. Mi prese la mano tra le sue e la frizionò con forza.
“Papà, sparami! Voglio morire in piedi e con il sole negli occhi…non paralizzato in un
letto”. “Piero, questo non puoi chiedemerlo…tutto ma non questo”. “Se non posso
chiederlo a te a chi dovrei chiederlo?”. MI abbracciò e disse: “Ti prometto che non
morirai paralizzato in un letto”. Provai una sensazione indefinibile, una pace, una
tranquilla serenità. Non avevo più paura del futuro! Mio padre prese il pacchetto color
ocra delle Aurora e mi passò la sigaretta accesa. Ci guardammo negli occhi. “Hai visto
la rimessa?”. “Sì papà. S’è posata tra le ginestre giù nella piana”. Perché chiesi a mio
padre di uccidermi? Forse lo ritenevo responsabile del mio dramma e volevo punirlo
o, forse, quello che cercavo era un gesto d’amore assoluto che andasse oltre
l’immaginabile”.
Piergiorgio Welby 5 dicembre 2002