RER Sinodè - Sociale - Regione Emilia

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WELFARE CHE CAMBIA LE LINEE GUIDA PER IL RIORDINO DEL SERVIZIO SOCIALE TERRITORIALE

Francesca Ragazzini Regione Emilia Romagna Maristella Zantedeschi Sinodè Srl

WELFARE CHE CAMBIA

Verso quale direzione?

Per quale popolazione? sociali politiche e interventi del lavoro sanitari fiscali abitativi … Quale integrazione?

Per quale popolazione?

I fattori esogeni di cambiamento

I cambiamenti demografici, sociali ed economici

Gli scenari demografici

Maggiore carico di cura per la popolazione adulta, soprattutto femminile

Allungamento speranza di vita Calo della natalità Componente migratoria Indice di vecchiaia

la vita sociale Numero medio separazioni ogni 1000 matrimoni

1995

Maggiore fragilità delle reti primarie aumentano le tipologie di famiglie

2011

la dimensione economica

Indice povertà assoluta per tipologia familiare (valori %)

Tassi di disoccupazione in continuo aumento Riduzione della capacità di spesa delle famiglie

Cambia il mondo attorno a noi..

Disuguaglianze sociali disoccupazione Esclusione sociale Nuove povertà Fragilità reti Vulnerabilità diffusa Carichi assistenziali Conciliazione

Cambia il mondo attorno a noi..

dal concetto di ciclo di vita..

..a corsi/ricorsi di vita, fratture esistenziali dal concetto di povertà materiale.. ..all’esclusione sociale dal concetto di problematicità..

..a vulnerabilità, fragilità, rischio da condizioni di dipendenza definite.. ..a gradi di fragilità diversi e diffusi da reti primarie prossime e solide.. ..a reti labili, fragili e con maggiore carico di cura

Quale integrazione?

I fattori endogeni di cambiamento

L’inadeguatezza degli attuali sistemi di welfare

A quale popolazione rispondono?

Rispondono a target definiti (classificati) poiché sono progettati per sostenere le fasi di vita/condizioni più problematiche: prima infanzia, gravi marginalità (povertà assoluta, maltrattamento, abuso di sostanze,..), disabilità, invecchiamento

Lasciano scoperte ampie fasce della popolazione (es: giovani, adulti, famiglie con figli,..) in particolare la fascia di popolazione in età attiva Producono squilibri nelle risposte e diverso grado di protezione tra la popolazione

A quale popolazione rispondono?

Sono pensati per rispondere prevalentemente al “singolo”, alla “persona” e solo in pochi casi al “nucleo” o “famiglia”

Raramente si occupano delle reti sociali, delle risorse che tali reti possono rappresentare per il singolo o la famiglia vulnerabili Non hanno come target la comunità ed il contesto sociale in cui le persone vivono

Quale approccio all’intervento?

Sono centrati prevalentemente sulla protezione (cura) e non sulla prevenzione/promozione del benessere

Sono basati prevalentemente sulla logica “domanda prestazione” Sviluppano e sostengono soprattutto interventi di tipo “riparativo” finalizzati a rispondere ad un bisogno già consolidato ed espresso

Quale livello di integrazione?

• • Scarsa integrazione tra le politiche e gli interventi governati dal sistema pubblico Scarsa integrazione tra i diversi attori del welfare  è scarsamente valorizzato il ruolo dei diversi attori (le famiglie ed i care givers, le aziende, le assicurazioni, ..)

Scarsa possibilità di incidenza nelle scelte da parte del cittadino quando entra nel sistema dei servizi Poca enfasi sull’elevata quota di “cura” di cui si fanno carico le famiglie/reti primarie e sulla criticità che ne deriva dalle prospettive di indebolimento di tali reti

VERSO QUALI RIFORME?

PROSPETTIVE DI CAMBIAMENTO

Alcune parole chiave..

INTEGRAZIONE

– tra attori pubblici e tra pubblico e privato obiettivi comuni –  concorrere verso tra politiche e interventi (e .. organizzazioni e professioni) •

PROMOZIONE/PREVENZIONE

– Lavorare sulle competenze e le risorse delle persone, delle famiglie, della comunità – Ridurre l’incidenza e ritardare l’insorgenza della fragilità, favorire l’autonomia possibile •

SPINTA ALL’INNOVAZIONE

– Sperimentare nuovi interventi e nuovi approcci – Favorire l’uso delle nuove tecnologie – Innovare i processi di governance

Alcuni scenari di cambiamento dei sistemi di welfare

Welfare integrato… integrazione tra tutti gli attori che partecipano al sostegno del benessere delle persone e della comunità • • • • L’integrazione di politiche intersettoriali (sociali, sanitarie, abitative, lavorative, urbane, edilizie,..) Il welfare aziendale e contrattuale Il welfare assicurativo La committenza aggregata (mettere insieme le risorse pubbliche e private) Comporta: nuovi processi di governance, una nuova distribuzione delle responsabilità (più attori, più livelli di governo, più processi di concertazione, ..)

Alcuni scenari di cambiamento dei sistemi di welfare

Welfare di iniziativa… finalizzato alla prevenzione e promozione della salute e del benessere e non solo alla cura • • • • La comunità locale quale luogo di intervento per agire in logica preventiva Le reti sociali, amicali, parentali quali risorse chiave del territorio, anche nei processi di supporto alle persone con fragilità L’empowerment e la coesione sociale come obiettivi del lavoro sociale L’azione promozionale e preventiva come obiettivo, non residuale Comporta: nuove competenze, professionalità, attività..

Alcuni scenari di cambiamento dei sistemi di welfare

Welfare innovativo… che sperimenta nuovi approcci e forme di intervento, che investe nelle nuove tecnologie..

• • • Investimento sugli ambienti di vita Sperimentazione di nuove forme di risposta Inclusione delle nuove tecnologie nello sviluppo del welfare (Sistemi di Information Tecnology, telecura e autocura basate su strumentazione tecnologica, ..) Comporta: investimenti, “mente aperta”, voglia di sperimentare e innovare, rottura di schemi predefiniti, ..

QUALI RICADUTE?

PROSPETTIVE DI CAMBIAMENTO ..IN EMILIA ROMAGNA

Attualizzazione del PSSR 2008-2010 con DAL 117/2013: Indicazioni attuative del Piano sociale e sanitario per gli anni 2013-2014

• • Individuazione di:

nuove emergenze

e di

risorse possibili ambiti di azione e miglioramento

welfare tra cui: – – – – “ Prima le donne e i bambini ” : investire sull ’ infanzia e l ’ adolescenza e contrastare la violenza Governance e sistema dei servizi del sistema regionale di Promuovere il riordino e il consolidamento del servizio sociale territoriale Verso l ’ assistenza territoriale in sanità

Esperienza Community Lab 2012-2014

La spinta all’aggregazione territoriale: sviluppo di nuove forme per il governo del territorio

l.r. 21/2012 “ Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”

Aggregazione territoriale e conferimento funzioni

l.r. 12/2013

“Disposizioni ordinamentali e di riordino delle forme pubbliche di gestione nel sistema dei servizi sociali e socio-sanitari. Misure di sviluppo e norme di interpretazione autentica in materia di aziende pubbliche di servizi alla persona”

Unitarietà della gestione pubblica dei servizi sociali

Piacenza, Modena, Bologna

E il Servizio sociale territoriale?

• Rapporto di ricerca “

La qualità del servizio sociale territoriale in Emilia-Romagna

” 2010-2012 - Agenzia Sanitaria e Sociale regionale • Rapporto “

Linee comuni per lo sviluppo del servizio sociale territoriale

gruppo di lavoro ANCI, con partecipazione RER “ 2013 – • Percorso di

formazione agli operatori di sportello sociale

: colloquio breve di sportello ” 2013-2014 “ L ’ arte di comunicare nel •

Officine del Welfare

2013 “Il Servizio sociale territoriale nella contemporaneità” Aprile • Richiesta di

approfondimento su alcuni territori colpiti dal sisma 2012

(condotta in parallelo alla elaborazione delle linee guida sugli ambiti distrettuali Mirandola e Ferrara Ovest) 2013-2014

Un servizio in sofferenza…

• schiacciato tra

emergenze, burocratizzazione

• piegato su un

approccio riparativo

• sempre

meno risorse

, elevati

turn over

• forte

frammentazione interna

tra area accoglienza e presa in carico •

difficile collocazione

: a metà tra programmazione e gestione • quale

ambito territoriale

di riferimento?

• quali

interlocutori nella rete

?

… Le linee guida

• • • • • • • • • PROVARE A RIDEFINIRNE LA MISSIONE, LE FUNZIONI, L’ARTICOLAZIONE TERRITORIALE, ORGANIZZATIVA E PROFESSIONALE , IL SUO RUOLO E IL SUO SPAZIO NELLA RETE, GLI STRUMENTI UTILI A SVOLGERE MEGLIO IL LAVORO… Indice

Il contesto di riferimento La missione del Servizio Sociale Territoriale Le funzioni e le attività del Servizio Sociale Territoriale I modelli organizzativi Il Servizio Sociale Territoriale nella rete del territorio I sistemi informativi Gli standard di riferimento Gli obiettivi di sviluppo del SST Glossario

PRENDERSI CURA

DI CHI SI PRENDE CURA”

Lavoro di un gruppo che rappresentava le diverse situazioni di partenza in cui operano i SST del territorio regionale Successivamente sono stati sentiti: Università Bologna e Parma – referenti corsi di laurea di servizio sociale Ordine degli Assistenti Sociali dell ’ Emilia Romagna

Accompagnare e sostenere il cambiamento

Un

approccio di governance

basato sulla concertazione multilivello e sulla definizione di obiettivi comuni L ’ adozione di un

approccio incrementale

, che consenta a tutti di considerare il loro punto di partenza e costruire un percorso di cambiamento La previsione di costruire azioni di accompagnamento, linguaggi comuni, condividere finalizzate a esperienze e innovazioni, rafforzare competenze e strumenti di lavoro, creare ponti inter-organizzativi e inter-settoriali

I punti cardine delle linee guida

La

missione

del SST

Modelli organizzativi

Il SST nella

rete locale

Gli

standard di riferimento accompagnamento

e le

azioni di

La missione del SST

Promuovere il benessere della comunità

attraverso azioni di prevenzione e di promozione sociale e di

accompagnare le persone nei momenti di fragilità

per favorire l’autonomia e l’integrazione sociale.

Centralità della comunità quale referente privilegiato del Servizio sociale

, comunità intesa come singoli cittadini, famiglie, pluralità di organizzazioni formali e informali che abitano un dato territorio e che, considerati nell’intreccio delle relazioni che sviluppano gli uni con gli altri, rappresentano i referenti privilegiati del Servizio sociale territoriale sia per quanto riguarda l’accompagnamento delle situazioni personali e familiari fragili, sia per la progettazione di interventi di prevenzione, promozione sociale , empowerment della comunità.

Il lavoro sociale è la presa a cuore della società da parte di sè stessa: il soggetto che lavora è la società stessa che ha il problema e che si propone di risolverlo, in vista del suo stesso welfare (o well being) ..è una professionalità di aiuto, un saper aiutare, con metodo e sapienza. E’ aiutare adottando un taglio preciso che deve rimanere sempre vivo, quello sociale. E’ la societa che aiuta e il professionista aiuta la società ad aiutare sé stessa : non solo i propri membri deboli o le famiglie/comunità più disagiate, ma tutti coloro che aspirano a un maggior benessere. Il professionista stesso è un membro della società cosicchè quando egli aiuta, è in ultimo la società che lo fa tramite lui. Tuttavia, in quanto operatore “sociale” egli indirizza la sua azione non già a a risolvere problemi in prima persona, raccogliendo in toto la delega di cui sopra, bensì ad aiutare la società stessa a risolvere le problematiche (Folgheraiter, 2007)

Se la missione si rinnova, l’esercizio delle funzioni…

Sviluppare un

approccio organizzativo e procedure operative che favoriscano un funzionamento più dinamico, integrato con il territorio e meno ancorato a procedure amministrative e pratiche professionali rigide. Occorre orientare l

azione di servizio sociale al risultato

organizzativa. , adottando criteri d ’ intervento appropriati rispetto alla natura e alla gravità dei problemi da affrontare anche in una logica di maggiore flessibilità

Integrare tra di loro interventi di tipo sociale con interventi di tipo sanitario, educativo, culturale, urbanistico, abitativo, economico, occupazionale, ecc.

Per contrastare il disagio devono essere realizzate azioni sinergiche e cooperative delle diverse istituzioni (Comuni, AUSL, scuola, in particolare), dei diversi servizi (servizi sociali, servizi sociosanitari e servizi di medicina primaria delle AUSL, servizi per la casa, servizi per il lavoro, ecc) e dei diversi attori sociali.

Reggio Emilia: equipe integrate per l’accoglienza (assistente sociale, operatore di sportello sociale, operatore di progettazione territoriale). Il sociale si riappropria della

sua competenza relazionale, che è specialistica, non c’è depauperamento della professionalità. Regola dell’imbuto

nell’accoglienza (C. Edelstein)

SST: l’organizzazione

Dimensione territoriale

 Gestione associata di ambito distrettuale (coerenza con L.R. 21/2012 e L.R. 12/2013)

Quali figure professionali

 Almeno assistenti sociali, educatori, operatori socio-sanitari, amministrativi, operatori di sportello.

Ridefinizione dei ruoli di responsabilità

 Responsabile del Servizio sociale territoriale (fa parte dell’Ufficio di Piano)

Ridefinizione delle aree funzionali e rapporti tra queste

 Sportelli sociali, servizio sociale professionale, aree educativa e socio sanitaria, area amministrativa

Raccordi con professionalità esterne al SST

 Area sanitaria, sociale , giuridica, ecc.

SST e la rete territoriale

il SST rappresenta un nodo strategico del territorio per quanto attiene alle politiche sociali e socio-sanitarie, educative e del lavoro deve pertanto essere ripensato come punto qualificato della rete di servizi che, orientato a rispondere alla propria missione, si pone in relazione con gli altri attori del territorio per:   

Per quanto attiene al supporto alle funzioni di programmazione, governo e verifica ed al raccordo strategico con gli altri Enti del territorio

: Ufficio di piano, distretto sanitario e altri dipartimenti AUSL, Uffici Provinciali e comunali, Uffici scolastici territoriali, Uffici giudiziari, rappresentanze Enti Terzo settore

Per quanto attiene alle funzioni di produzione e gestione degli interventi

: ASP, Case della Salute, MMG/PLS, Servizi impiego , Scuole, Servizi educativi prima infanzia, Forze dell’Ordine, Organizzazioni Terzo settore, OdV, APS, Centri antiviolenza, Uffici giudiziari

Integrazione e confronto con

: CpF, altri sportelli, luoghi di culto e di aggregazione, OOSS, imprese, associazioni di categoria, ecc.

Elementi favorenti • Contiguità fisica con altri nodi strategici della rete •Promozione e cura delle relazioni nel tempo

SST: Standard di riferimento

indispensabili per esercitare le funzioni previste nelle linee guida e per garantire un minimo di offerta omogenea in tutto il territorio regionale

Nell’arco di tre anni

Adeguatezza del personale

a garantire una capacità di risposta in contesti differenziati per caratteristiche territoriali, demografiche, socio-economiche (vincolo minimo: arrivare nel triennio almeno a 1:5000 assistenti sociali) 

Formazione

del personale 

Apertura degli sportelli sociali

Sistema informativo Non standard ottimali, ma livelli minimi

Obiettivi di sviluppo del SST e azioni di accompagnamento regionali

Sono individuati alcuni obiettivi/azioni cui tendere nel cambiamento del SST (nella lettura e accompagnamento fragilità, lavoro di comunità, integrazione con altri Enti del territorio, visibilità SST e processi di comunicazione esterna) La Regione intende monitorare tali processi, anche con azioni di supporto (di scambio, formazione, ricerca, sperimentazioni, ecc.) Strumento di questo supporto sarà il “coordinamento regionale dei SST” composto dai referenti della DG Sanità e Politiche sociali e dai Responsabili dei SST Confronto e raccordo con le Università regionali per garantire coerenza della preparazione universitaria degli operatori con i contenuti delle linee guida