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BES, difficoltà scolastiche, didattica:
livelli, ambiti, strategie di azione
P. Triani
Marzo 2013
Normativa di riferimento
•
•
•
•
Direttiva circolare 27 dicembre 2012
Circolare 6 marzo 2013
Nota ministeriale giugno 2013
Nota ministeriale novembre 2013
1.Non tutte le difficoltà, sono disagi;
ma tutti i disagi sono bes?
Difficoltà e disagi
• Un primo principio importante è quello di riconoscere la ‘normalità’ della
fatica nei processi educativi. Non tutte le difficoltà sono disagi.
• Vi sono difficoltà scolastiche fisiologiche legate:
- al fatto che il processo di apprendimento è un processo di costruzione
personale;
- al fatto che il processo di insegnamento/apprendimento avviene in un
contesto ‘obbligato’ che genera naturalmente fenomeni di resistenza;
• Il disagio invece è una difficoltà che non genera nuove risorse ma consuma
solo quelle presenti.
• Il disagio invece si ha quando una difficoltà, o un insieme di
difficoltà (dovute ad un disturbo oppure ad una particolare
situazione personale) non genera nell’alunno nuove risorse
ma consuma solo quelle presenti.
• Il disagio scolastico può essere definito come l’insieme di
difficoltà che invece di concorrere all’aumento delle risorse
personali impediscono all’alunno di vivere in modo positivo le
relazioni scolastiche, raggiungere un rendimento sufficiente e,
in alcuni casi, vivere un rapporto positivo con se stesso.
• Il disagio scolastico è un fenomeno strutturale, plurale, aperto
(Brophy 1999)
Studenti
con Studenti
problemi
di
problemi
successo
ostilità
scolastico
con Studenti
con Studenti
con
di
problemi
di
problemi
di
adattamento al
relazioni sociali
ruolo studente
Studenti scarsi e Studenti
ostili- Studenti iperattivi
lenti
aggressivi
Studenti
con Studenti
passivo- Studenti facili
sindrome
di
aggressivi
distrarsi
fallimento
Studenti
troppo Studenti ribelli
perfezionisti
provocatori
Studenti demotivati
(underachiever)
e Studenti immaturi
Studenti rifiutati dai
compagni
a Studenti timidi
introversi
e
Vademecum per il disagio (2011)
Scheda 29
Studenti con difficoltà legate alla
condizione di migranti
Scheda 30
Studenti con difficoltà nella gestione
dell’aggressività
Scheda 31
Studenti con difficoltà di attenzione
Scheda 32
Studenti con difficoltà lievi di
apprendimento
Scheda 33
Studenti con difficoltà di integrazione in
classe
Scheda 34
Studenti con difficoltà di motivazione
Scheda 35
Studenti con paura di fallire e perfezionisti
Scheda 36
Studenti con difficoltà ‘esistenziali’
Scheda 37
I casi di sospetto maltrattamento
Scheda 38
Altre situazioni critiche
Disagi e BES
•
Quando si può parlare di BES in senso stretto,
secondo la logica delle recenti normative?
a) Siamo in presenza di una situazione di BES
quando le difficoltà incidono così fortemente sul
processo di crescita e sul rendimento scolastico
dell’alunno da richiedere un intervento specifico
formalizzato
b) Per riconoscere se le difficoltà incidono
fortemente si possono considerare, secondo D.
Ianes, tre criteri: danno, ostacolo, stigma
(Cristina Devecchi 2013
Senior Lecturer (SEN and Inclusion)
Deputy Research Director, Centre for Education and
Research ,University of Northampton )
ferraboschi 2013
9
2. Perché il tema è importante?
• Perché intende rispondere in modo
strutturato ad una questione strutturale della
scuola.
• Perché intende accrescere l’attenzione verso il
successo formativo di ciascun alunno.
• Perché assegna ai consigli di classe una
funzione pedagogica e non semplicemente
applicativa
3. Perché il tema è difficile?
• Per la complessità della lettura richiesta
(soprattutto per gli alunni con svantaggio
socio-economico-culturale)
• Perché richiede una trama di condivisione e di
collaborazione
Alla ricerca di alcuni indicatori generali per delimitare il
campo dei BES socio-economico-culturali
Dal Progetto Centra La Scuola (2012/13)
alunni che evidenziano gravi e costanti difficoltà nelle
seguenti aree:
• motivazione e rendimento scolastico;
• difficoltà di attenzione
• difficoltà nella gestione dell’aggressività
• relazione con i compagni e gli adulti
• paura di fallire
• fatica di vivere.
4. Perché il tema è ‘rischioso’?
• Perché la logica di fondo è quella di collegare
strettamente il principio della
personalizzazione al principio della
attestazione formale di una difficoltà.
• Attestazione formale di una difficoltà
POSSIBILITA’ DI AZIONE SPECIFICA
Attestazione da parte di chi?
Seconda parte
Un lavoro di scuola: livelli e ambiti di
intervento della prevenzione
I diversi ambiti di intervento
•
•
•
•
Il singolo
La classe
L’istituto
Il territorio
Lo stare in classe
• Prevenzione primaria:
- potenziamento dell’orientamento assertivo
- Costruzione del gruppo classe
- Pluralità metodologica
• Prevenzione secondaria:
Gestione dell’azione e della relazione in
riferimento al tipo di difficoltà
Studenti con difficoltà nella gestione dell’aggressività
Quali sono alcuni segnali
Che cosa è bene fare
Che cosa è bene evitare








Labilità emotiva
Crisi di collera improvvisi
Uso reiterato del non
rispetto delle regole
Uso reiterato della
prepotenza, delle minacce,
anche attraverso forme poco
appariscenti (dispetti,
violenze verbali, ricatti) agli
occhi dei docenti
Negazione dei
comportamenti ostili messi
in atto
Frequenti comportamenti di
sfida nei confronti
dell’insegnante






Disposizione relazionale
verso la persona e ‘ferma’
verso il comportamento
aggressivo
Aiuto nel modo di elaborare
le informazioni sociali
Aiuto nel riconoscere e
gestire le proprie emozioni
(es.: distinguendo tra
emozione e comportamento)
Aiuto nel modo di gestire i
conflitti e nell’imparare le
abilità sociali
Presentazione di modelli di
comportamento diversi che
permettono di rompere il
comportamento stereotipato
Evitare che l’aggressività
produca benefici
Concordare, quando
possibile, con la famiglia,
alcuni obiettivi su cui

Manifestare apertamente la
propria rabbia
Contrapporre continuamente
ad un atteggiamento
oppositivo un medesimo
stile di opposizione
Studenti con difficoltà di integrazione in classe
Quali sono alcuni segnali
Che cosa è bene fare
Che cosa è bene evitare

 Lavorare con la classe:
a) Insegnare abilità sociali
b) Attivare lavori in piccoli
gruppi
c) Ruotare regolarmente e in
modo ragionato i posti nella
classe
 Lavorare con il singolo:
a) Favorire esperienze di
successo
b) Rafforzare comportamenti
positivi
c) Aiutarlo a leggere i
comportamenti che incidono
negativamente nella
costruzione della relazione
con i compagni
d) Confrontarsi con la famiglia
per concordare linee comuni





Scarsa disinvoltura nelle
relazioni sociali
Poca capacità di coinvolgere
gli altri
Poca capacità di rendersi
piacevoli
Rifiuto di lavorare con gli
altri
Messa in atto, in alcuni casi,
di comportamenti disturbanti
e ostili nei confronti dei
compagni



Etichettare di fronte ai
compagni la scarsa capacità
relazionale
Limitarsi a richiamare
l’importanza di avere una
buona relazione tra
compagni
Mantenere ,durante l’anno,
sempre la stessa
disposizione in classe
Cambiare, durante l’anno, i
posti nella classe
casualmente
Osservare e circoscrivere l’intervento
• Osservare la classe
• (tramite check list e questionari)
• Osservare il singolo
• Delimitare alcuni comportamenti problema
Il lavoro con il singolo
Osservazione
• Prendere in considerazione un quadro di
indicatori
• Descrivere la situazione di difficoltà in
rapporto ai compiti di sviluppo e
apprendimento ‘richiesti’ dalla scuola
Dal Progetto Centra La Scuola
• Area della motivazione e del rendimento scolastico
1
Fatica ad essere presente
a scuola
Fatica a prendere parte
alle attività didattiche
Fatica a svolgere il
compito assegnato
Indifferenza a qualunque
tipo di richiamo e
sollecitazione
all’impegno
Atteggiamento passivo e
ripiegamento su di sé
Limitata capacità di
memoria
Limitata capacità di
elaborare le
2
3
4
Confronto sul PDP formale
• Non basta però avere degli indicatori. La
questione cruciale sta in realtà in alcune
domande chiave:
a) Vi è bisogno di un intervento didattico
particolarmente strutturato?
b) Che vantaggio c’è nella definizione formale di
un piano didattico personalizzato? È fattibile?
Vi sono contro indicazioni?
Elaborare un PDP
• Il modello base:
Descrizione del profilo delle difficoltà;
Descrizione degli obiettivi
Definizione delle:
- strategie didattiche
- misure dispensative
- strumenti compensativi
- modalità di verifica e valutazione.
L’azione a livello di Istituto
Il Piano Annuale di Inclusione
• Il senso
• Lo scopo
Il senso
• “Il P.A.I … come uno strumento che possa
contribuire ad accrescere la consapevolezza
dell’intera comunità educante sulla centralità
e la trasversalità dei processi inclusivi in
relazione alla qualità dei ‘risultati’ educativi,
per creare un contesto educante dove
realizzare concretamente la scuola ‘per tutti e
per ciascuno’” (Nota Min. 27 giugno 2013)
Lo scopo
• E’ predisposto dal GLI e approvato dal Collegio Docenti.
• Ha lo scopo di individuare annualmente gli aspetti di
forza e di debolezza delle attività inclusive svolte dalla
scuola e predisporre quindi un piano delle risorse da
offrire e richiedere a soggetti pubblici e del privato
sociale al fine di impostare, per l’anno scolastico
successivo, una migliore accoglienza degli alunni, con una
particolare attenzione a quelli con diversi bisogni
educativi speciali” Salvatore Nocera)