La Dea Atena - Liceo Classico D`Annunzio

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Transcript La Dea Atena - Liceo Classico D`Annunzio

ATENA NELL’ODISSEA…
ATENA NELL’ODISSEA
MARIA VITTORIA BOFFI
GIULIA CAMPLI
CARMELITA CIERI
GIULIA DI NICOLA
AMALIA PERFETTI
Colonna sonora: yanni ,
“LIvE AT ThE AcrOpOLIS”
LA DEA ATHENA
 CARATTERISTICHE: Figlia di Zeus e Meti, dea
della sapienza e della guerra combattuta per giusti
ideali, simboleggia la prudenza unita alla forza. Dà il
nome alla città di Atene. Insegna agli uomini a
navigare,a cavalcare,a utilizzare il fuoco e ad
aggiogare i buoi all’aratro. Fa nascere l’ulivo in
Grecia e ne diffonde la coltivazione. Protettrice delle
arti, inventa il flauto, il tornio, la squadra e il carro.
 OGGETTI UTILIZZATI: elmo,egida e lancia
 PIANTE ED ANIMALI SACRI: ulivo; civetta,
gallo e serpente
 SOPRANNOMI: Partenia (vergine), Pallade
(lanciatrice di dadi), Glaucopide (dagli occhi azzurri
o di civetta), Nikefora ( che dona la vittoria).
LA NASCITA DI ATENA
La versione più comune riguardo la sua nascita afferma che Zeus si coricò
con Metide, dea della prudenza e della saggezza, ma subito dopo ebbe paura
delle conseguenze che ne sarebbero derivate: una profezia diceva che i figli
di Metide sarebbero stati più potenti del padre, fosse stato anche lo stesso
Zeus.
Per impedire che questo si verificasse, subito dopo essersi giaciuto con lei,
Zeus indusse Metide a trasformarsi in una mosca e la inghiottì, ma era ormai
troppo tardi: la dea aveva infatti già concepito un bambino.
Metide cominciò immediatamente a realizzare un elmo ed una veste per la
figlia che portava in grembo, e i colpi di martello sferrati mentre costruiva
l'elmo provocarono a Zeus un dolore terribile. Così Prometeo (oppure, a
seconda delle versioni, Efesto, Ermes o Palemone) aprì la testa di Zeus con
un'ascia bipenne ed Atena ne balzò fuori già adulta ed armata e Zeus in
questo modo uscì, malconcio ma vivo, dalla brutta disavventura.
Aracne viveva a Colofone, nella Lidia. La fanciulla, figlia del tintore Idmone e
sorella di Falance, era abilissima nel tessere, tanto girava voce che avesse
imparato l'arte direttamente da Atena, mentre lei affermava che fosse la dea ad
aver imparato da lei. Ne era cotanto sicura, che sfidò la dea a duello.
Di lì a poco un'anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di
ritirare la sfida per non causare l'ira della dea. Quando lei replicò con sgarbo, la
vecchia uscì dalle proprie spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara
iniziò.
Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei; il suo lavoro
era così perfetto ed ironico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i
propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola.
Aracne, disperata, si impiccò, ma la dea la trasformò in un ragno
costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per
l'arroganza dimostrata, ha mostrato ὕβρις nell'aver osato sfidare la dea.
rIcOrDANDO L’ILIADE
Nel poema omerico dell'Iliade, la dea Atena si mostra
favorevole agli Achei. Ciò avviene per due motivi:
•Prova grande ammirazione nei confronti di Odisseo per
la sua grande mètis
•A causa del pomo della discordia, infatti, Paride
(principe troiano) assegnandolo ad Afrodite e
riconoscendola come la più bella delle dee, si è per
sempre inimicato Atena ed Era.
-
atena - odissea- INDICE
Libro I : Atena intercede per Odisseo nel consiglio degli dei poi
va ad Itaca per aiutare Telemaco e lo sostiene durante la ricerca
del padre.
Libro II : Atena ispira astuzie a Penelope.
Libro VI : Atena incontra Nausicaa.
Libro XIII : Atena con l’aspetto di una giovane esorta Ulisse a
cacciare i Proci e lo trasforma in un mendicante; spinge
Telemaco a tornare ad Itaca e si ricongiunge con lui.
Libro XXI: Atena spinge Penelope a proporre la prova dell’arco.
Libro XXII: Atena rende vani i colpi dei Proci e avvolge nella
nube Ulisse, Telemaco e i servi.
Libro XXIV: Atena ordina ad Odisseo di porre fine alla guerra e
stringere la pace
LIBRO PRIMO VERSI 80-95
E gli rispose la dea Atena occhio azzurro:
“ O nostro padre Cronide, sovrano tra i potenti,
Se questo è caro ai numi beati,
Che alla sua casa torni l’accorto Odisseo,
Allora, Ermete messaggero, argheifonte
Mandiamo all’sola Ogigia,che subito
Alla dea trecce belle dica decreto immutabile,
Il ritorno del forte Odisseo, perché possa tornare.
Io intanto andrò in Itaca,il figlio
A spronare, a infondergli forza in cuore,
Sicchè, chiamati gli Achei dai lunghi capelli al consiglio,
Imponga d’andarsene ai pretendenti, che sempre
Pecore grasse gli sgozzano e buoi zampe storte, corna lunate.
E a Sparta lo manderò e nel Pilo arenoso
Che chieda il ritorno del padre, se mai n’ha notizia,
E nobile gloria lo coroni fra gli uomini”.

LIBRO PRIMO VERSI 80-95- figure retoriche
 occhio azzurro-> epiteto , sta a significare che la dea è
glaucopide
 O nostro padre -> apostrofe , una invocazione
 Cronide (….)-> patronimico, riferito a Zeus, vuol dire
” figlio di Crono”
 Messaggero argheifonte -> epiteto riferito ad Ermes
 Trecce belle -> epiteto
 Dai lunghi capelli-> epiteto
 Zampe storte e corna lunate-> epiteto
 E a Sparta lo manderò (…)e nobile sorte lo coroni…..->
climax ascendente
 frequenti anastrofi( sconvolgimenti della sintassi che
comprende due elementi) ed iperbati ( sconvolgimento di
più elementi).
L’ira di Atena sa essere enorme e con la sua lancia di bronzo molto
appuntita, riesce a fare strage di uomini...ma ancora più forte è la sua
saggezza applicata alla volontà.
Atena vuole proteggere l’incolumità di Ulisse perché egli è intelligenza,
astuzia e conoscenza delle quali la dea è simbolo massimo, vuole premiarlo
con la sua protezione.
A tal fine usa con Zeus anche una certa umiltà, insolita per un’ essere
divino come lei, una sfumatura di pacata e paziente “captatio
benevolentiae”.
Il caos e la confusione creati da Poseidone sono riequilibrati dalla
FERMA DOLCEZZA della dea che vuole a tutti i costi accendere una luce sul
cammino dell’eroe per riportarlo a ciò che è giusto: patria, trono, famiglia,
amore vero e immortale.
—
Libro primo versi 96-112
Detto così sotto i piedi legò sandali belli,
Ambrosii, d’oro,che la portavan sul mare
E sulla terra infinita, insieme col soffio del vento.
E prese l’asta gagliarda puntuta d’acuto bronzo,
Robusta,grande,pesante,con cui ella atterra le schiere
Dei forti,se con essi s’adira, la figlia del padre possente.
E venne giù dalle cime d’Olimpo d’un balzo,
Fu tra il popolo di Itaca, d’Odisseo avanti al portico,
Sulla soglia dell’atrio;in mano aveva l’asta di bronzo,
era simile a un ospite, Mente, il capo dei Tafi […]
Lo vide per primo Telemaco simile a un dio;
Sedeva tra i pretendenti, crucciato nell’anima,
Sognando il nobile padre nel cuore, se a un tratto venisse
E liberasse da tutti i pretendenti la casa,
e riavesse il suo onore e sopra i suoi beni regnasse.
Libro primo versi 96-112
Questo, seduto tra i pretendenti, sognava; e vide Atena.
Le mosse contro pel portico, e provò ira in cuore
Che l’ospite avesse atteso alla porta: davanti a lei stette,
Le prese la destra, ne ricevette l’asta di bronzo,
E a lei rivolto, parole fugaci parlava:
“Salute, ospite! Sarai bene accolto fra noi.Poi tu, quando
il cibo t’avrà ristorato, dirai che cosa t’occorre”.
Dicendo così procedeva, Pallade Atena seguiva.
figure retoriche
Libro primo versi 96-112
Ambrosii-> metafora
Asta gagliarda->personificazione
Simile a un ospite, simile a un dio->similitudine
Pallade -> epiteto
Crucciato nell’anima-> metafora
Se a un tratto venisse(…)e sopra i suoi beni regnasse
->climax ascendente
Parole fugaci parlava-> espressione formulare
Ospite,->apostrofe
“L’asta gagliarda” di bronzo della dea è
simbolo di potenza.
Essa “ atterra le schiere dei forti” ,
solamente se la dea s’adira : ma la consegna
tranquillamente a Telemaco, figlio del suo
protetto, Ulisse.
I bei sandali dorati e “ambrosii”
rappresentano la rapidità ( poiché vanno con
il vento che spira) e la leggerezza( sul mare e
sulla terra ): e lei, divina e senza peso, vola a
Itaca.
Libro primo versi 96-112
 In questi versi è rilevante la tematica dell’ospitalità presso gli
antichi greci: essa, valore divino, deve essere rispettata, offrendo
prontamente agli stranieri un giaciglio, pasti abbondanti e cure
del corpo (bagno, unzione), non deve mai essere tradita.
 Possiamo subito notare, quindi, la correttezza di Telemaco,
nell’accogliere convenientemente Atena, si era infatti adirato nel
vedere che l’ospite ( Atena- Mente) era stato lasciato solo,
volgarmente, in modo irriverente, presso la porta, senza i dovuti
onori, dalla gentaglia che si era stabilita nella sua reggia…
E proprio per questo, lo invita caldamente ad entrare per offrirgli
cibo e bevande in abbondanza, molto premurosamente.
Il desiderio di Telemaco, giovane di bellezza quasi divina, di ritrovare
il padre è molto forte: “ sogna il nobile padre nel cuore”.Infatti,
afflitto dalla volgarità dei proci , vorrebbe che Odisseo ritornasse
per ristabilire di nuovo il vecchio equilibrio. E per questo nobile
fine, la dea, umilmente mimetizzata, segue il giovane,
pazientemente anche durante il suo viaggio a Pilo e Sparta.
Libro II : vv. 139 -140
.. a lei Atena
mise coraggio nell’animo e tolse dagli arti il
terrore ..
Qui troviamo un enjambement,
ovvero uno spezzamento di frase
in due versi.
Sorrise a questo la glaucopide,
E con man careggiollo; e uguale a donna
Bella, di gran sembiante, e di famosi
Lavori esperta, in un momento apparve,
E a così fatti accenti il volo sciolse:
[dopo essersi mostrata ad Odisseo nelle sembianze di un
giovane e avergli comunicato di esser giunto ad Itaca, la dea
Atena gli si rivela e lo esorta a scacciare i Proci, per non farlo
riconoscere lo trasforma in mendicante]
Da Omero in poi, l'epiteto di Atena più comunemente usato in
poesia è ”glaukopis” (γλαυκώπις), che viene solitamente tradotto
come con lo sguardo scintillante o dagli occhi lampeggianti. Il
termine è una combinazione di glaukos (γλαύκος, che significa
"lucente", "argenteo" e, in epoche più tarde "blu-verdognolo" e
"grigio") e ops (ώψ, "occhio" o talvolta "viso"). È interessante
notare che glaux (γλαύξ, civetta) deriva dalla medesima radice,
probabilmente per i particolari occhi di cui è dotato l'animale. La
figura di quest'uccello capace di vedere di notte è strettamente
legata alla dea della saggezza: a partire fin dalle prime
raffigurazioni è dipinta con la civetta appollaiata sulla testa.
“il volo sciolse” è un’efficace metafora mirata a comunicare che
la dea sta prendendo la parola
Scese dal cielo e somigliante in vista
A bella e grande e de’ più bei lavori
Femmina esperta, si fermò alla porta
Del padiglion di contra, e a Ulisse apparve.
Telemaco non vìdela: ché a tutti
Non si mostran gl’Iddii. Videla il padre,
E i mastini la videro, che a lei
Non abbaiar, ma del cortil nel fondo
Trepidi si celâro e guaiolanti.
Ella accennò co’ sopraccigli, e il padre
La intese, ed uscì fuori, e innanzi stette
Nella corte alla dea, che sì gli disse:
"O Laerzìade generoso e accorto,
Tempo è che al tuo figliuol tu ti palesi,
Onde, sterminio meditando ai proci,
Moviate uniti alla città. Vicina
Ed accinta a pugnar, tosto m’avrete".
Tacque Minerva, e della verga d’oro
Toccollo. Ed ecco circondargli a un tratto
Belle vesti le membra, e il corpo farsi
Più grande e più robusto ecco le guance
Stendersi, e già ricolorarsi in bruno,
E all’azzurro tirar su per lo mento
I peli, che parean d’argento in prima.
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• “Laerziade
generoso e accorto” costituisce
un’apostrofe, ovvero un complemento di vocazione,
in cui è inserito un ricorrente patronimico che sta ad
indicare che Odisseo è figlio di Laerte;
•Dal vv 198 troviamo una lunga climax nel quale viene
descritta il ritorno di Odisseo al suo reale aspetto;
•Sono inserite in tutto il brano numerosi anastrofi e
iperbati che provocano una sconvolgimento della
sintassi
Dal brano risultano 2 tematiche principali:
•Dea Atena= nonostante appaia in sembianze
di donna, i cani si accorgono della sua natura
divina e scappano uggiolando;
•Il ricongiungimento= L’affetto tra padre e
figlio è talmente forte che Ulisse è costretto a
riprendere le sue reali sembianze per
ricongiungersi con Telemaco.
[Atena suggerisce a Penelope la prova dell'arco]
Libro XXI
Ed ecco in cuore ispirò la dea Atena occhio azzurro
alla figlia d'Icario, la sapiente Penelope
d'offrire ai pretendenti l'arco e il fero canuto
gara nella sala d'Odisseo, e principio della strage.
[Atena rende vani i colpi dei Proci]
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Libro XXI
Così parlava: e tutti tirarono come ordinar
bramosi: ma tutti i colpi rese inutili Atena.
Uno il pilastro della sala massiccia
colpì, l'altro la porta saldamente commessa,
il faggio greve di bronzo d'un terzo pombò contro il muro.
[Atena avvolge Odisseo, Telemaco e i servi in una nube per favorirli
nella lotta contro i Proci] Libro XXIII
Quelli non disobbedirono, ma di bronzo s'armarono,
le porte aprirono e uscirono; avanti andava Odisseo.
E già c'era luce sulla terra, ma Atena
di notte coprendoli, rapidamente fuori la città li guidava.
•“occhio
azzurro” = frequente epiteto riferito
ad Atena
•“così parlava”= espressione formulare che
spesso viene ripetuta all’interno del poema
•“il faggio greve di bronzo” – “di bronzo” =
sono entrambi delle metonimie, infatti il
materiale di cui sono costituite le armi indica
le armi stesse
•La sapiente Penelope= epiteto
 "E già c'era luce sulla terra, ma Atena di
notte coprendoli, rapidamente fuori la città
li guidava.“
 E' in questi versi che compare l'importante tematica della nube,
che all'apparenza potrebbe essere trascurata, ma che invece si
rivela notevolmente importante ai fini della storia. E' da notare
infatti come questa situazione compaia più volte all'interno dei
poemi omerici per evidenziare l'intervento degli dei a favore o a
sfavore di determinati personaggi.
 Dunque, così come Atena interviene nell'Odissea avvolgendo in
una nube Ulisse, il figlio Telemaco e i servi durante il
combattimento contro i Proci, in egual modo il dio Apollo
interviene nell'Iliade nascondendo se stesso in una nuvola di
nebbia per poter attaccare Patroclo senza essere visto.
 "Ed ecco che in cuore ispirò la dea Atena
Occhio azzurro alla figlia d'Icario, la
sapiente Penelope..“
 Sono diversi gli epiteti che vengono attribuiti nel poema, tanto ad
Atena quanto a Penelope, la giovane sposa di Odisseo. In questi
versi compare l'epiteto "sapiente" che ha la funzione di sottolineare
la brillante astuzia della ragazza che, nell'attesa del ritorno di
Ulisse, riesce a portare avanti la reggia seppur con quache difficoltà
legata alla presenza dei Proci a palazzo.
 E' proprio in passi come questi che la misoginia, tipica di molti
poemi dell'epoca, viene meno per consentire allo scrittore di
mettere in luce le migliori qualità di donne come Penelope che,
nonostante siano sottoposte ad una lunga attesa, riescono a
pazientare per far quindi trionfare il sentimento di eterna fedeltà che
c'è alla base dei legami coniugali. Infatti questi, come tali, devono
riuscire a sopportare anche gli ostacoli più difficili da scavalcare
come la lontananza.
Consigli di Zeus……libro XXIV
Pallade, il tutto visto, al Saturnide
Si converse in tal guisa: "O nostro padre,
Di Saturno figliuol, re de’ regnanti,
Mostrami ciò che nel tuo cor s’asconde.
Prolungar vuoi la guerra e i fieri sdegni?
O accordo tra le parti, e amistà porre?"
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Tornato fora degli Achei, se Palla,
Dell’Egìoco la figlia, un grido messo,
Non mutava i lor cuori: "Cittadini
D’Itaca, fine all’aspra guerra. Il campo
Lasciate tosto, e non più sangue". Disse;
Ed un verde pallor tinse ogni fronte.
L’armi scappavan dalle man tremanti,
D’aste coverto il suolo era e di brandi,
Levata che Minerva ebbe la voce;
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……………………………………………………...
E tutti avari della cara vita
Alla città si rivolgeano. Ulisse
Con un urlo, che andò sino alle stelle,
Inseguìa ratto i fuggitivi, a guisa
D’aquila tra le nubi altovolante.
Se non che Giove il fulmine contorse;
E alla Sguardo azzurrina innanzi ai piedi
Cascò l’eterea fiamma: "O generoso",
Così la diva, di Laerte figlio,
Contienti e frena il desiderio ardente
Della guerra, che a tutti è sempre grave,
Non contro a te di troppa ira s’accenda
L’ampia veggente di Saturno prole".
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In questi versi Atena, rinominata "Pallade”, si rivolge a Zeus
con l'apostrofe "o nostro padre" poichè egli è padre non solo
degli dei ma anche degli umani, nonchè dio del cielo e dei
tuoni. Sempre riferito a lui è il patronimico "Saturnide" che
significa che è figlio di Saturno; Atena lo invita ad informare
il popolo di Itaca sulle sue intenzioni: vuole continuare la
guerra o porre fine alle inimicizie?
In questa scena Atena in nome di Zeus, rivolta ai cittadini di
Itaca, chiede di mettere fine alla guerra che con una
sinestesia, ovvero accostamento di due parole appartenenti
a sfere sensoriali diverse, definisce aspra. Inoltre li invita a
stringere una pace con Odisseo.
Sempre nel discorso diretto troviamo un'anastrofe: "il campo
lasciate tosto". Non rivolge però queste parole con un tono
tranquillo bensì con un urlo che spaventa i cittadini.
 Infatti con un epiteto, "verde pallor" esprime innanzitutto la paura
che sovrasta gli abitanti di Itaca quando Atena lancia l'urlo; il verde
è il colore della speranza, quella che hanno gli abitanti di avere una
vendetta, ma anche un colore si speranza e paura.
 Un'altra figura retorica della stessa forma è "le man tremanti" che
descrivono sempre lo stato d'animo delle persone, che le induce
ad avere questo comportamento.

 Dopo il discorso entra in scena Ulisse che insegue i cittadini
desideroso di guerra; e allora la dea “sguardoazzurrina” lo prega di
frenare il suo ardente desiderio di guerra.
 L'eroe obbedisce ponendo finalmente un accordo tra le parti.
ATENA NELL’ODISSEA!