Transcript Fascismo

Fascismo
http://youtu.be/eUhoXW7Kx7A?t=52m13s
(fine della guerra e avvento del fascismo)
Contenuti: del video
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Conferenza di Parigi, diplomazie, dibattiti interni, questioni territoriali: Fiume, Dalmazia, Istria, Colonie extedesche
Vittoria mutilata, dimissioni Orlando
Nascita PPI
Governo Nitti, smobilitazione, tentativo di risanamento economico, tentativo di riprendere il liberalismo
moderato giolittiano prebellico
Crisi economica, classi medie le più colpite, inflazione, importazioni più costose (anche grano), aumento
deficit pubblico, calo potere salari, disagio dei redditi fissi, arricchimento speculatori di guerra, aggravi per
la piccola e media borghesia (che aveva comprato titoli di stato, il cui valore è falcidiato dall’inflazione)
Proteste per disoccupazione e carovita, ex-combattenti e mutilati di guerra
Mondo contadino: arricchiti affittuari, impoveriti braccianti; occupazione terre (guidati non solo da
sindacati rossi, ma anche cattolici)
Sviluppo industria, masse operai nel nord, sindacati, scioperi, aumenti salariali, attese di rivoluzione, classe
vs patria
Riforma elettorale in senso proporzionale (1919), richiesta da PSI e PPI
D’Annunzio e la «marcia» su Fiume (12 settembre 1919); condanna di Nitti
La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
LA VITTORIA MUTILATA
Le richieste italiane
• L’Italia tra i vincitori della Grande Guerra
• Al Congresso di Parigi l’Italia si vide
riconoscere Il Trentino con il Sud Tirolo fino
alla linea del Brennero e Trieste, ma richiese
anche la Dalmazia (in nome del Patto di
Londra) e Fiume e l’Istria (in nome del
principio di nazionalità)
Le promesse del Patto di Londra
La contraddittorietà della linea
diplomatica italiana
• Da notare la contraddittorietà della linea diplomatica di Orlando e
Sonnino:
• da un lato l’Italia chiedeva l’applicazione integrale del Patto di Londra, senza
considerare il principio di nazionalità (confine con l’Austria al Brennero,
includendo il Sud Tirolo – Alto Adige, abitato in prevalenza da popolazioni di
lingua tedesca; parte della costa dalmata; l’Istria, a maggioranza italiana nelle
città costiere, ma slava nell’interno);
• dall’altro, in base al principio di nazionalità rivendicava la città di Fiume (che
era prevalentemente italiana ma non era prevista dal patto)
• Queste rivendicazioni si scontravano
• con la risoluta opposizione del presidente americano Wilson (gli USA non
erano legati al Patto di Londra)
• e con le pretese del nuovo stato sorto nella penisola balcanica, la Jugoslavia
(1º dicembre 1918 fu fondato il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, che
successivamente prese il nome di Juogoslavia), che rivendicava la propria
sovranità sull’Istria e sulla Dalmazia (alzando la posta sino a chiedere anche
Gorizia e Trieste)
La proposta di Wilson e l’abbandono
della conferenza
• Nell’aprile 1919 Wilson avanzò una proposta che lasciava
fuori dai confini italiani non solo la Dalmazia, ma anche
parte dell’Istria e faceva di Fiume una città autonoma.
Wilson volle illustrare la sua proposta direttamente al
popolo italiano con una lettera.
• Mentre l’indignazione montava nel paese, il 24 aprile 1919,
per protesta, la delegazione italiana abbandonò la
conferenza di pace, che però continuò, tanto che i
negoziatori dovettero tornare a Parigi pochi giorni dopo,
senza più alcuno spazio politico e diplomatico per
avanzare ulteriori richieste. Questo gesto non portò alcun
vantaggio all’Italia, che fu esclusa dalla spartizione delle
colonie tedesche in Africa e dalle zone di influenza in
Medio Oriente
Manifestanti nazionalisti a Roma, in attesa dell’arrivo del
primo ministro Orlando e della delegazione italiana dalla
Conferenza di Parigi. Sono significativi i cartelli esibiti:
«L’Italia farà da sé», «Fiume e Dalmazia o morte»
La vittoria mutilata
• Cominciò a circolare, per opera di Gabriele
D’Annunzio, la retorica della vittoria mutilata
Manifestazione di protesta organizzata dall'"Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra".
L’occupazione di Fiume
• settembre 1919: D’Annunzio alla guida di alcuni
reparti dell’esercito (soprattutto ex-arditi, nerbo
del futuro movimento fascista), si impadronì
militarmente di Fiume e ne proclamò
l'annessione al Regno d'Italia il 12 settembre.
• Il governo italiano, presieduto da Nitti, non seppe
opporsi all’atto di forza, che minava il prestigio
internazionale del paese e accendeva un
campanello d’allarme sulla solidità delle
istituzioni liberali
Il trattato di Rapallo
• La questione fiumana sarà infine risolta da Giolitti (di
nuovo al governo nel giugno 1920), il quale firmerà con
la Jugoslavia, il 12 novembre 1920, il trattato di
Rapallo, che assegnava all’Italia l’Istria e alla
Jugoslavia la Dalmazia (eccetto Zara) e faceva di Fiume
uno stato libero indipendente sotto tutela della
Società delle Nazioni
• Avendo D’Annunzio e i suoi uomini respinto questo
accordo, Giolitti liberò Fiume con la forza
• Nel 1924, un ulteriore accordo dividerà lo stato libero
di Fiume fra Jugoslavia e Italia, che ottenne la città
Quello che l’Italia ottenne
Dallo smembramento
dell’Impero austroungarico l’Italia ottenne
limitati vantaggi
territoriali rispetto alle
attese: l’espansione in
Dalmazia fu impedita
dalla creazione del nuovo
stato di Jugoslavia, che
limitò la presenza italiana
alle basi di Zara e
dell’Isola Lagosta
D'Annunzio (al centro con il bastone) con alcuni legionari a Fiume nel 1919
L’ingresso dei legionari di D’Annunzio nella città di Fiume
Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre
attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta". E non deve addontarsene né
accorarsene. Perché uno spirito sia veramente eroico, bisogna che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza
dubbio voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta che - avendo spedito a Milano una
compagnia di miei legionari bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica - io vi pregai di prelevare dalla
somma delle generosissime offerte il soldo fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate
vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via diritta e la meta prefissa.
Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920 Gabriele D'Annunzio
La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
LA QUESTIONE ECONOMICA E
SOCIALE
…Tornando alla situazione economica
e sociale
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Nell’immediato dopoguerra (1918-20):
Le spese erano alle stelle e il debito pubblico era salito
Svalutazione della lira + rincaro di tutti i generi
d’importazione (carbone, petrolio, perfino grano, visto
che la mobilitazione generale aveva portato al fronte
molti contadini)
Inflazione  colpì soprattutto i ceti medi (progressiva
riduzione del divario con i semplici lavoratori)
Tra gli operai serpeggiava l’idea: «fare come in Russia»
+ i contadini iniziarono ad occupare le terre in varie
regioni (Val Padana e Puglia)
La crisi economica nel primo dopoguerra
miliardi
Debito pubblico
• Debito pubblico: indica l’insieme dei prestiti che
lo stato ottiene dai cittadini, attraverso
l’emissione di titoli (come gli odierni BOT: Buoni
Ordinari del Tesoro). Grazie a questo denaro, lo
Stato può far fronte ai bisogni immediati del
paese, che in tempo di guerra erano
enormemente cresciuti. Prima o poi lo Stato deve
rendere tale denaro con gli interessi ai suoi
creditori
• Una parte considerevole del debito pubblico era
in mano ai ceti medi
La crisi economica nel primo dopoguerra
Lire x 1
dollaro
Le lotte contadine
avvennero nelle
campagne con il
maggior numero di
braccianti e mezzadri:
la Bassa Padana, la
pianura veneta e le
regioni collinari del
Centro Italia. Anche
nel Meridione
l’occupazione di terre,
pur non generalizzata,
fu assai significativa.
Si può notare che i
disordini nelle città
per protestare contro
il forte rincaro dei
generi alimentari
furono distribuiti su
tutto il territorio
nazionale
Biennio rosso
Il Biennio rosso è la locuzione con cui alcuni storici
indicano il periodo della storia italiana immediatamente
successivo alla prima guerra mondiale e protrattosi fino
agli inizi del 1921, in cui si verificarono, soprattutto
nell'Italia centro-settentrionale, mobilitazioni contadine
(sotto la guida della Federterra), tumulti annonari,
manifestazioni operaie (sotto la guida della CGL, che nel
1920 arrivò a quasi 2 milioni di iscritti e della CIL, il
sindacato di ispirazione cattolica fondato nel 1918),
occupazioni di terreni e fabbriche con, in alcuni casi,
tentativi di autogestione. Le agitazioni si estesero anche
alle zone rurali e furono spesso accompagnate da
scioperi, picchetti e scontri.
L’occupazione delle fabbriche
• All’interno del PSI spaccatura tra operai «che volevano
fare come in Russia» e la dirigenza più cauta
(prometteva la rivoluzione ma non faceva nulla per
organizzarla)
• Settembre 1920 i metalmeccanici occuparono le
fabbriche (a cominciare dalle officine Alfa Romeo di
Milano). Tra la borghesia si sparse il panico, ma il PSI
dichiarò che questi episodi non dovevano essere visti
come l’inizio della rivoluzione
• Il movimento operaio ne uscì sconfitto: il proletariato
ne uscì deluso e la borghesia pronta a opporsi con ogni
mezzo ai sovversivi
Biennio rosso settembre 1920 Milano operai armati occupano le fabbriche
Le vittorie operaie
• Il governo (prima Orlando, poi Nitti) tenne un
atteggiamento abbastanza tollerante. I lavoratori ottennero
così significativi risultati:
• Nelle fabbriche, aumenti salariali e lo storico accordo del
20 febbraio 1919 per la riduzione della giornata lavorativa
a 8 ore
• Nelle campagne padane e pugliesi, i braccianti
conquistarono aumenti di paga e l’imponibile di
manodopera (una quantità minima di assunzioni in
proporzione alle dimensioni dell’azienda)
• Al sud, con il «decreto Visocchi» del settembre 1919, il
governo operò una parziale redistribuzione delle terre
incolte che erano state occupate
Disagio dei ceti medi
• Il proletariato agricolo e industriale non era
l’unico ceto che soffrisse le conseguenze della
guerra. Un forte disagio attraversava anche i
ceti medi: impiegati colpiti dall’inflazione; ex
ufficiali che faticavano a reinserirsi nella vita
civile e lamentavano di non ottenere un
riconoscimento sociale adeguato
La situazione dopo la fine della prima guerra mondiale
LA QUESTIONE POLITICA
Il Partito Popolare Italiano
Gennaio 1919 nasce il Partito Popolare Italiano (PPI):
• Rientro a pieno titolo dei cattolici sulla scena politica
• Ciò accade in concomitanza con la richiesta di sostituire il sistema
uninominale (per ogni collegio viene eletto il candidato che ha ottenuto la
maggioranza relativa dei voti) con un sistema proporzionale (i deputati di
ogni forza politica sono designati in maniera corrispondente alla
percentuale di suffragi ricevuti su scala nazionale). Il proporzionale
rischiava di far ottenere ai socialisti una valanga di voti  i cattolici furono
finalmente autorizzati dal Vaticano a costituire un loro partito politico, il
PPI appunto, il cui era leader era don Luigi Sturzo.
• Il PPI si proponeva come forza aconfessionale (benché ispirata ai principi e
agli ideali cristiani) e interclassista (mirava cioè ad una pacifica
composizione degli interessi delle varie classi sociali, in particolare del
proletariato e della borghesia), preoccupata delle esigenze dei ceti deboli
Elezioni 1919:
il successo di socialisti e cattolici
• Queste elezioni segnarono una svolta, esse furono le prime
a tenersi col sistema proporzionale
• I risultati furono: una netta sconfitta per i liberali e un
grande successo per i partiti di massa (il PPI al 20,6% con
100 seggi; il PSI al 32,4% con 156 seggi)
• Per la prima volta le masse popolari godevano di una
effettiva rappresentanza sociale e politica. Tuttavia, le
divisioni interne minavano la forza di queste organizzazioni
popolari:
– nei cattolici, quella fra i democratici cristiani, favorevoli a uno
sviluppo della solidarietà sociale, e i clericali conservatori;
– nei socialisti, quella fra riformisti e rivoluzionari
Le divisioni nel PSI
• Divisione tra i massimalisti (espropriazione
delle ricchezze dei capitalisti, rivoluzione
sociale sull’esempio dei bolscevichi russi,
rifiuto di ogni collaborazione con il governo
borghese) e i riformisti di Turati e Treves
(ottenere riforme sociali importanti per i
lavoratori con il lavoro parlamentare e la
collaborazione con altri partiti)
L’ultimo governo Giolitti
Durata mandato 15 giugno 1920 –
4 luglio 1921
Capo di Stato Vittorio Emanuele III
Predecessore Francesco Saverio Nitti
Successore Ivanoe Bonomi
• Rabbia borghesia aumenta per non
intervento di Giolitti (tornato alla
guida del governo nel 1920)
durante gli scioperi, che in effetti
sbollirono da sé
• Giolitti invece fece intervenire
l’esercito per far sì che D’Annunzio
e i suoi abbandonassero Fiume, la
quale fu dichiarata città libera
(l’Italia intanto poteva annettersi
l’Istria, in seguito ad un accordo
con la Jugoslavia)
L’ultimo governo Giolitti
le tre più importanti decisioni prese da Giolitti…
• neutralità dello stato di fronte all’occupazione
delle fabbriche;
• liquidazione della questione di Fiume;
• interventi finalizzati al risanamento della finanza
pubblica (abolizione prezzo politico del pane;
nominatività dei titoli azionari per un maggior
controllo fiscale; tassa di successione)
… gli costarono l’ostilità della borghesia e dei ceti
medi
L’ultimo governo Giolitti
• Anche i socialisti negarono il loro appoggio a Giolitti, quindi alle
elezioni del maggio 1921 Giolitti formò il Blocco nazionale (liberali,
nazionalisti e anche esponenti fascisti): da un lato egli pensava di
poter controllare il neonato movimento e sfruttarne i crescenti
consensi; dall’altro voleva coagulare le forze conservatrici in
funzione antisocialista e antipopolare
• Il PSI perse voti ma si confermò partito di maggioranza relativa; il
PPI aumentò i propri seggi
• Giolitti dopo questo fallimento diede le dimissioni: non solo non
aveva indebolito i partiti di massa, ma aveva ormai dato anche
legittimità al fascismo (che entrarono in parlamento con 35
deputati)
• Il governo passò prima a Bonomi, poi a Facta
• http://www.raistoria.rai.it/articoli/fascismo-lanascita/7154/default.aspx (Fascismo: la nascita; 5 minuti)
L’Italia dopo la prima guerra mondiale
Economia
Società
Politica
interna
Politica
estera
Deficit di bilancio
Occupazione
delle terre
Nascita del
Partito Popolare
Problema di
Fiume
Crescita del
debito pubblico
Occupazione
delle fabbriche
Immobilismo dei
socialisti
Mancata
assegnazione di
colonie tedesche
Svalutazione
della lira e
inflazione
Disagio dei ceti
medi
Governo Giolitti
Delusione per la
vittoria mutilata
Fascismo
Mussolini; la nascita dei fasci di
combattimento e la trasformazione
in Partito Nazionale Fascista
La marcia su Roma
• http://youtu.be/t59zAIW1UB0?t=7m9s
• (circa mezz’ora, fino al 40° minuto)
Mussolini
• Mussolini fu esponente di spicco dell’ala radicale
del Partito Socialista Italiano, e direttore del
quotidiano socialista “Avanti!” dal 1912.
• Nel 1914, scoppiata la guerra, il PSI si schierò per
il non-intervento dell’Italia; Mussolini, invece, fu
un convinto interventista e abbandonato l’
“Avanti!”, fondò “Il Popolo d’Italia” (dal 1° agosto
1918 cambiò il sottotitolo da “quotidiano
socialista” a “quotidiano dei combattenti e dei
produttori”), in seguito a ciò fu espulso dal PSI.
Mussolini nella veste di
direttore dell'Avanti!
(1912-1914), quotidiano
del Partito Socialista
Italiano
Mussolini mentre viene
arrestato a Roma l'11 aprile
1915 dopo un comizio a
favore dell'interventismo
dell'Italia nella guerra
24 ottobre
1922,
Congresso di
Napoli,
Mussolini e i
Quadrumviri
Con l'uniforme dei
Bersaglieri (1915) combatte
nella prima guerra
mondiale.
Mussolini e D'Annunzio
« Il capo dei fascisti ha due volti in uno: il volto di
sopra, dal naso in su; quello di sotto, bocca, mento e
mascelle. Gli occhi tondi e vicini; la fronte nuda ed
aperta, il naso breve e fremente, formano il suo
volto mobile e romantico; l'altro, labbra dritte,
mandibole prominenti, mento quadrato, è il suo
volto fisso, volontario, diciamo classico. Spesso egli
gestisce solo con la destra, tenendo la mano sinistra
in tasca o il braccio sinistro al fianco. Talvolta si pone
in tasca tutte e due le mani: è il momento del
riassunto, il finale (Ugo Ojetti ) »
Mussolini fotografato nel 1923.
Mussolini in tenuta da aviatore; nell'iconografia ufficiale, il
Duce era spesso ritratto alla guida di veicoli o in pose da
"conduttore"
Mussolini durante un discorso
Benito Mussolini in
un'immagine tipica della
propaganda fascista
Benito Mussolini alle porte di Tripoli (Libia), il 20 marzo
1937, innalza la "spada dell'Islam", la cui elsa è in oro
massiccio, e si proclama "protettore dell'Islam", prima di
entrare in città alla testa di 2600 cavalieri.
Mussolini durante la battaglia del grano
Monaco, 28 settembre 1938:
Mussolini in parata seduto in
automobile al fianco di Hitler,
durante il tempo della
conferenza di Monaco.
Gran Sasso: Mussolini
appena liberato, al centro
della fotografia, con
cappotto e cappello nero
Croce che marca il luogo,
presso Giulino di Mezzegra,
dove Mussolini venne
fucilato
I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e di
Claretta Petacci (riconoscibile dalla gonna)
esposti a Piazzale Loreto. Il primo corpo a
sinistra è di Bombacci. Gli ultimi a destra sono
Pavolini e Starace.
Cinegiornale americano sulla morte di Mussolini nel 1945:
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Execution_of_Mussolini_(1945).ogg
Il programma dei Fasci di
combattimento
• 23 marzo 1919 Mussolini fondò (nel salone del Circolo dell’Alleanza
industriale e commerciale, in piazza San Sepolcro a Milano) i Fasci italiani
di combattimento
• come simbolo il fascio littorio (emblema del potere nella Antica Roma)
• Si proponeva come antipartito, con un programma (pubblicato il 6 giugno
1919 su “Il Popolo d’Italia”) decisamente spostato a sinistra, repubblicano
e anticlericale, che fondeva insieme i concetti di nazione e socialismo
rivoluzionario:
– audaci rivendicazioni sociali, come il diritto di voto per le donne, l’abolizione
del Senato di nomina regia, la richiesta di una imposta a carattere progressivo
sul capitale;
– politica estera aggressiva per valorizzare l’Italia nel mondo.
• Sostenuto dal mito della forza e della violenza rigeneratrice (eredità
dell’interventismo): la prima azione pubblica dei Fasci fu l’incendio della
sede milanese dell’ «Avanti!» nell’aprile 1919
Fascio littorio
• Nell’antica Roma il fascio littorio, di
origine etrusca, era l’insegna del potere
dei magistrati. Era formato da verghe di
betulla e olmo legate intono a una scure,
simbolo della potestà di punire. Veniva
portato sulla spalla sinistra dai littori, che
precedevano il magistrato.
• Divenne poi l’insegna del PNF (1921) e
insieme all’espressione «duce»,
rappresentò il richiamo al mito della
grandezza di Roma antica
Jacques-Louis David, Il giuramento degli Orazi, 1784 (Parigi, Museo del Louvre).
Il soggetto è tratto da una leggenda romana, secondo cui, durante il regno di Tullio Ostilio, per decidere l'esito della guerra tra Roma e Alba
Longa, tre fratelli romani (gli Orazi) si dovettero scontrare contro tre fratelli di Alba (i Curiazi). Dei Curiazi non sopravvisse nessuno mentre
dei tre Orazi uno riuscì a ritornare sancendo la vittoria di Roma, perché questo, dopo che i suoi due fratelli vennero uccisi dai nemici,
incominciò a correre, inseguito dai Curiazi: correndo, riuscì a fare sì che i tre si distanziassero, così che lui, aspettatone uno, lo uccideva e
riprendeva a correre inseguito da un altro, lo aspettava e lo uccideva e così via fino ad ucciderli tutti e tre.
La donna che piange seduta è una delle sorelle degli Orazi (Camilla), che, destinata sposa a uno dei Curiazi, si rende conto che perderà
qualcuno di caro in entrambi i casi.
Il programma di San Sepolcro
• Programma dei Fasci italiani di combattimento, pubblicato il 6 giugno 1919
su «Il Popolo d’Italia»
• Per il problema politico:
Noi vogliamo:
a) Suffragio universale a scrutinio di lista regionale, con rappresentanza
proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
b) Il minimo di età per gli elettori abbassato ai I8 anni; quello per i
deputati abbassato ai 25 anni.
c) L'abolizione del Senato.
d) La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il
cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello
Stato.
e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei
trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle
collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e diritto di
eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.
Il programma di San Sepolcro
• Per il problema sociale:
Noi vogliamo:
a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca
per tutti i lavori la giornata legale di otto ore di lavoro.
b) I minimi di paga.
c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al
funzionamento tecnico dell'industria.
d) L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano
degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o
servizi pubblici.
e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le
industrie dei trasporti.
f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di
assicurazione sulla invalidità e sulla vecchiaia abbassando il limite
di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.
Il programma di San Sepolcro
• Per il problema militare:
Noi vogliamo:
a) L'istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e
compito esclusivamente difensivo.
b) La nazionalizzazione di tutte le fabbriche di armi e di esplosivi.
c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare, nelle competizioni
pacifiche della civiltà, la Nazione italiana nel mondo.
Per il problema finanziario:
Noi vogliamo:
a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo,
che abbia la forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
b) II sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l'abolizione di
tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la
Nazione e un privilegio di pochi.
c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro
dell'85% dei profitti di guerra.
Le elezioni del 1919 e la svolta a destra
• Alle elezioni del novembre 1919 i fascisti
ottennero 4000 voti e nessun seggio (alla fine
del 1919 vi erano in tutta Italia solo 31 Fasci
con 870 iscritti). Due elementi favorirono il
decollo:
– L’abbandono, con il congresso del maggio 1920,
del «sinistrismo» iniziale, «con una conversione a
destra, come organizzazione politica della
borghesia produttiva dei ceti medi» (E. Gentile)
– L’impiego della violenza su larga scala
Lo squadrismo agrario
• A partire dal 1920, il fascismo aveva già abbandonato
definitivamente ogni rivendicazione socialista e si era
alleato con la borghesia, soprattutto in quei territori
(Valle Padana e Puglie), maggiormente interessati dal
cosiddetto biennio rosso 1919-1920
• Finanziato, armato e rifornito di mezzi dai grandi
agrari, il fascismo nel primo semestre del 1921
cominciò ad organizzarsi in squadre d’azione e a
smantellare tutta l’organizzazione politica e sindacale
di matrice socialista, bruciando Case del popolo,
distruggendo tipografie dei giornali e, perfino,
uccidendo dirigenti e obbligando giunte municipali
rosse alle dimissioni
Violenze delle squadre fasciste
• Le squadre fasciste erano composte da giovani: ex
combattenti, ufficiali congedati, arditi, studenti,
disoccupati
• Si muovevano rapidamente su camion, di notte
• distruggevano case del popolo, circoli, cooperative,
tipografie, sedi di leghe
• Prelevavano dalle loro case i militanti sindacali e politici,
uccidendoli o bastonandoli, terrorizzandone i familiari
• Prima ancora che a eliminare fisicamente l’avversario
politico, miravano a intimidirlo e a svergognarlo
(denudazioni, olio di ricino…). Era una violenza finalizzata a
spaventare i militanti socialisti e cattolici, che doveva
servire da esempio (vedi immagine pag. 121)
Lo squadrismo impunito
• Le violenze squadriste crebbero nel 1921-22,
arrivando sino all’occupazione in armi di intere
città, come Bologna. L’atteggiamento delle forze
dell’ordine e della magistratura fu esitante
• Il movimento non fu represso con l’energia
possibile e necessaria: «Se le garanzie
costituzionali fossero state rispettate – scrive
Sabbatucci – la violenza squadrista sarebbe stata
stroncata sul nascere», essa invece trovò la
tolleranza, e spesso la complicità, di molte
autorità (vedi documento pag. 120)
Devastazione di una sede sindacale della CGL a Roma, con falò sulla strada delle
carte e suppellettili ivi rinvenute
Camicie nere
Roberto Farinacci, capo dello squadrismo intransigente.
Fotografia raffigurante l'incendio dell'
Avanti!, il 24 marzo 1921
Sede della Lega dei Braccianti devastata da
una azione squadrista a Bologna nel 1921
Crisi dei liberali
• Dalla fine della guerra al primo governo
Mussolini (dal novembre 1918 all’ottobre
1922) si susseguirono sei diversi governi
(Orlando, Nitti, Giolitti, 2x Bonomi, Facta) 
instabilità politica, grave crisi della vecchia
classe dirigente liberale che non riusciva più a
esprimere una maggioranza
I liberali guardano a destra
• Alle elezioni politiche del 1919 vi è una svolta: il
PSI e PPI insieme hanno la maggioranza alla
camera, ma sono ideologicamente distanti. Un
accordo non è possibile nemmeno tra liberali e
socialisti, nei quali prevale l’impostazione
massimalista (nel PSI scissioni del 1921 e 22)
• Guadagna terreno l’ipotesi di un’alleanza
elettorale con i nazionalisti e anche i fascisti, che
verrà realizzata da Giolitti
Le elezioni del 1921
• Il 15 maggio 1921 i fascisti furono chiamati a presentarsi
all’interno delle liste del blocco nazionale con i liberali e
altri gruppi di centro
• Il PSI perse voti ma si confermò partito di maggioranza
relativa; il PPI aumentò i propri seggi
• Giolitti dopo questo fallimento diede le dimissioni: non
solo non aveva indebolito i partiti di massa, ma aveva
ormai dato anche legittimità al fascismo (che entrarono in
parlamento con 35 deputati)
• Mussolini aveva ormai un consenso forte, che gli veniva
dagli agrari, ma anche da sempre più ampi strati del ceto
medio e imprenditoriale (vedi documento pag. 122)
La nascita del Partito nazionale fascista
(violenza e legalità)
•
Mussolini volle a questo punto trasformare il movimento fascista in
una forza politica,
– sia per accreditarsi come interlocutore politico,
– sia per tenere sotto controllo il fascismo intransigente dei ras (capi
squadristi) locali, come Italo Balbo (Ferrara), Dino Grandi (Bologna), Roberto
Farinacci (Cremona), contrari all’evoluzione legalitaria e alla moderazione della
violenza
•
Stemma del PNF
•
Al congresso dei Fasci del novembre 1921 Mussolini diede vita al
PNF. Mentre Mussolini utilizzava il partito per operare sul piano della
legalità, le azioni degli squadristi continuavano
Il Programma del PNF era molto lontano da quello del 1919. Aveva
un’impronta conservatrice e nazionalista:
– Prevedeva uno stato forte e la limitazione dei poteri del parlamento
– Esaltava la nazione e la competizione fra le nazioni
– Proponeva la restituzione all’industria privata di servizi essenziali gestiti dallo
stato, come le ferrovie e i telefoni
– Invocava il divieto di sciopero nei servizi pubblici
Le scissioni socialiste: la scissione di
Livorno e la nascita del PCd’I
• Mentre Mussolini consolidava la sua posizione, il PSI si
indeboliva a causa delle divisioni
• Al congresso di Livorno del 1921 del PSI un gruppo di
dirigenti dell’ala sinistra del partito (tra cui Amadeo
Bordiga) e il gruppo torinese della rivista Ordine Nuovo di
Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti e Umberto Terracini si
staccarono e fondarono il Partito comunista d’Italia. Le
ragioni furono:
– La linea del PSI veniva giudicata inadeguata a costruire in Italia
una prospettiva rivoluzionaria
– La maggioranza del PSI rifiutava di accettare le condizioni
dettate da Lenin per l’adesione alla Terza internazionale, ovvero
l’espulsione della componente riformista e l’assunzione della
denominazione di «partito comunista»
Le scissioni socialiste:
la nascita del PSU
• Una seconda scissione ci fu nell’ottobre del 1922.
Di fronte ad un salto di qualità della violenza
squadrista (occupazione di importanti centri
urbani, come Bologna e Ferrara), i riformisti
decisero di appoggiare il debole governo Facta
(al potere dal febbraio 1922). In contrasto con la
corrente maggioritaria massimalista che
continuava ad opporsi al governo, I riformisti si
separarono e diedero vita al Partito socialista
unitario, guidato da Giacomo Matteotti
La marcia su Roma
• 1922: fiducia di un numero sempre crescente di alti esponenti
dello stato, dell’esercito e del mondo economico, che videro nel
fascismo una sorta di cura per riportare all’ordine le classi lavoratrici
• 24 ottobre 1922: prova generale: adunata di camice nere a Napoli.
Mussolini dichiara: "O ci daranno il governo o lo prenderemo
calando a Roma"
• 27 ottobre: a Cremona, Pisa e Firenze le camice nere si mettono in
azione e prendono possesso di alcuni edifici pubblici
• La notte tra il 27 e il 28 il Presidente del consiglio fu svegliato per
essere informato che le colonne fasciste erano partite verso Roma,
sui treni che avevano requisiti, mentre il Re si consultava con i
maggiori esponenti dell'Esercito.
La marcia su Roma
• 28 ottobre 1922: marcia su Roma  14000 squadristi si
accamparono in alcune località vicino alla capitale, mentre nella
maggior parte delle città italiane venivano occupati pacificamente
le prefetture e gli altri centri di potere
• Alle 6 del mattino del giorno 28, si riunì al Viminale (allora sede
della presidenza del consiglio) il consiglio dei ministri che decise di
proclamare lo stato di assedio e lo diede immediatamente alle
stampe, e inviandolo a tutte le prefetture
• Verso le 8:30, Facta si recò al Quirinale per la ratifica del proclama
da parte del re, ma con sorpresa del primo ministro, il re si rifiutò
(forse dubbioso della fedeltà dell’esercito). Facta si dimise.
• Vi fu un tentativo fallito di affidare il governo a Salandra (in ticket
con Mussolini)
• Mussolini intanto restava a Milano, dove veniva costantemente
informato sulla situazione romana
La marcia su Roma
• Alla fine Mussolini venne informato che il Re era pronto a conferirgli
l’incarico di formare il nuovo governo, prima di recarsi a Roma, pretese un
telegramma, che giunse poche ore dopo: «SUA MAESTÀ IL RE MI
INCARICA DI PREGARLA DI RECARSI A ROMA DESIDERANDO CONFERIRE
CON LEI. OSSEQUI GENERALE CITTADINI»
• Alle 8 di sera Mussolini partì alla volta di Roma, dove sarebbe giunto alle
11.30 del 30 ottobre
• Alle 18 presentò il governo, comprendente soltanto tre fascisti di
orientamento moderato
• Le "Camicie Nere della rivoluzione" erano accampate intorno alla capitale
e non attendevano che di entrarvi. Furono autorizzati ad entrarvi solo il
giorno 30 e la raggiunsero alla meglio, su mezzi di fortuna
• Il 31 ottobre 1922 le camicie nere sfilarono per più di 6 ore dinanzi al Re,
poi Mussolini ordinò che si iniziassero le operazioni di smobilitazione.
Mussolini con, da sinistra, Emilio De Bono, Italo Balbo e Cesare Maria De Vecchi
Un momento della marcia su Roma: le milizie armate in
avvicinamento verso la Capitale
Il Re Vittorio Emanuele III incontra
ufficialmente Benito Mussolini il 4 novembre
1922.
La marcia su Roma/questioni
• Se lo stato avesse risposto con le armi, il
fascismo sarebbe stato definitivamente
spazzato via; Mussolini però sapeva che il re
Vittorio Emanuele III stava ricevendo pressioni
da più parti affinché fosse formato un governo
in cui i fascisti fossero presenti in modo
consistente
La marcia su Roma/questioni
• Il fascismo non conquistò il potere con un
colpo di stato paragonabile all’assalto al
Palazzo d’inverno condotto dai bolscevichi.
Esso, certo, utilizzò la violenza per farsi strada,
ma tale violenza non fu in alcun modo
esercitata contro lo stato e le sue autorità.
Furono esse, all’opposto, che dapprima
tollerarono le brutalità fasciste, poi
concessero il potere a Mussolini
Primi due anni
• Primi due anni Mussolini procedette con cautela: Il primo esecutivo
fu un governo di coalizione (5 fascisti, e altri liberali, nazionalisti,
indipendenti; vi erano anche due ministri del PPI, contro il volere di
Don Sturzo; alla Guerra c’era il generale Diaz)
• 16 novembre 1922 Mussolini presenta alla Camera il suo governo;
tiene il tristemente famoso «discorso del bivacco». Al voto ottiene
306 voti favorevoli, 116 contrari (socialisti, comunisti, repubblicani e
pochi altri).
• Con i primi decreti Mussolini si affrettò ad abolire i due
provvedimenti più antiborghesi presi da Giolitti:
– l’innalzamento della tassa di successione
– la nominatività dei titoli azionari;
• restituì, poi, ai privati la rete telefonica e abolì il monopolio delle
assicurazioni sulla vita, nazionalizzate da Giolitti
nel frattempo…
• Verso la dittatura: violenze fasciste e
apparenza di normalità
http://www.youtube.com/watch?v=sEtIWiyrlh
I (14 minuti)
• Le violenze fasciste aumentarono e furono
anche sciolte numerose amministrazioni
guidate da socialisti e popolari. Venne anche
abolita la festa del primo maggio.
Gran consiglio del fascismo e MVSS
• In questo periodo furono costituite nuove istituzioni
fasciste:
– Dicembre 1922 venne istituito il Gran consiglio del fascismo,
ufficialmente “organo supremo, che coordina e integra tutte le
attività del regime sorto dalla rivoluzione dell'ottobre 1922».
Comprendeva i massimi esponenti del partito e i membri fascisti
del governo e esercitava forte influenza sul governo stesso.
– Gennaio 1923 creata la Milizia volontaria per la sicurezza
nazionale (MVSN),
con la quale Mussolini cercò
di inquadrare
e “normalizzare” gli squadristi.
Di fatto costituiva una sorta di
«esercito parallelo» agli ordini
di Mussolini
Una stabilità minacciata…
ma non troppo…
• In teoria, popolari e liberaldemocratici avevano la
maggioranza in parlamento. Ma i popolari erano
spaccati fra la componente sturziana, che
giudicava il fascismo incompatibile con il
cattolicesimo, e quella clerico-moderata
(maggioritaria) che sosteneva Mussolini, il quale
nel frattempo aveva smorzato i toni anticlericali e
aveva guadagnato il consenso della fascia più
conservatrice del mondo cattolico e del Vaticano,
anche grazie a provvedimenti come la riforma
scolastica del 1923 di Gentile
La Riforma Gentile 1923
•
•
•
•
Definita da Mussolini «la più fascista delle riforme»
Netta separazione fra cultura umanistica (supremazia) e tecnico-scientifica
Carattere fortemente selettivo del sistema scolastico (esami dopo la scuola media
e dopo il primo biennio di quella superiore)
Riordino degli indirizzi:
– Liceo classico unico indirizzo che dà accesso a tutte le facoltà universitarie  ruolo privilegiato
nella formazione della classe dirigente
– Liceo scientifico (accesso solo alle facoltà scientifiche); Istituto magistrale (per la preparazione
dei maestri); Istituti tecnici per ragionieri e geometri (accesso a economia e commercio);
Istituti professionali
•
•
Provvedimenti graditi ai cattolici: insegnamento obbligatorio della religione nella
scuola elementare; esame di stato finale effettuato da commissari esterni (perché
parificava scuola pubblica e privata)
N.B.: l’impianto gentiliano è stato modificato solo nel 1962 con l’istituzione della
scuola media unica (prima c’era il doppio canale: scuola media e avviamento
professionale). A livello di scuola superiore è rimasto sostanzialmente operante
sino alla riforma dei cicli del 2003
Riforma dei cicli
scolastici ( 2003)
Legge Acerbo e delitto Matteotti
•
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•
1923: legge Acerbo sulla revisione della legge elettorale in senso maggioritario: alla lista che
avesse ottenuto il 25% dei voti complessivi sarebbero stati assegnati i due terzi dei seggi,
mentre il restante terzo sarebbe stato distribuito tra le altre liste, su base proporzionale
Elezioni svoltesi il 6 aprile 1924 le squadre fasciste ricorsero a brogli e violenze, che vennero
coraggiosamente denunciate in Parlamento dal deputato socialista Giacomo Matteotti
Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso
L’opposizione abbandonò la Camera per protesta (secessione dell’Aventino: dal nome del colle
Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto
conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis). La speranza era che il re avrebbe obbligato Mussolini
a dare le dimissioni, ma ciò non avvenne
Il capo del fascismo, in un discorso alla Camera il 3 gennaio 1925, poté assumersi “la
responsabilità politica, morale, storica di quanto è avvenuto”, cioè del delitto Matteotti e di
tutti gli altri crimini compiuti fino ad allora dal fascismo: “Se il fascismo è stato un’associazione a
delinquere – disse Mussolini - se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima
storico, politico, morale, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico,
morale io l’ho creato con una propaganda che va dall’intervento fino ad oggi”.
http://www.youtube.com/watch?v=SqvpcgYkQMY (ricostruzione del Discorso di denuncia di
Matteotti; 8 minuti)
http://www.youtube.com/watch?v=e5oDJ6GMRV8 (ricostruzione del discorso di Mussolini; 2
minuti)
Leggi fascistissime (1925-26)
• A partire dal 1925 tutti gli elementi caratteristici dello stato liberale
vennero eliminati (fascistizzazione dello stato e della società civile).
Leggi «fascistissime» 1925-26, ispirate dal giurista Alfredo Rocco:
 Soppressione libertà di stampa e Chiusura giornali antifascisti, gli
altri posti sotto controllo del regime
 Praticamente abolita la divisione dei poteri, con l’approvazione
della legge sulle prerogative del Capo del Governo: nessun
argomento poteva essere discusso da una delle due Camere senza
la previa autorizzazione del Capo del Governo.
– Il Capo del Governo non era più responsabile davanti alle Camere e
solo il re avrebbe potuto revocargli l’incarico.
– Mussolini quindi non poté mai prescindere completamente dalla
presenza del sovrano (ciò sarà decisivo per la caduta del fascismo nel
1943).
Leggi fascistissime
 Vietato promuovere e costituire associazioni dirette a sovvertire gli
ordinamenti dello stato e “distruggere o deprimere il sentimento
nazionale”: tutti i partiti ad eccezione del PNF vennero soppressi
 tutti i 123 deputati di opposizioni che parteciparono all’Aventino
furono dichiarati decaduti
 venne reintrodotta la pena di morte e fu istituito il confino di
polizia
 i sindaci e i consigli comunali, da organi elettivi, diventarono
podestà e consulta di nomina governativa
 il sindacato fascista rimase l’unico rappresentante dei lavoratori, lo
sciopero fu proibito
 istituito un Tribunale speciale, incaricato di processare tutti gli
antifascisti (decine di condanne a morte, oltre 28000 anni di carcere
contro gli oppositori del regime; 15000 italiani inviati al confino)
La nuova legge elettorale plebiscitaria
• Legge elettorale 1928 (Mussolini disse in
questa occasione: «seppelliamo
solennemente la menzogna del suffragio
universale»): l’elettore poteva solamente dire
«sì» o «no» a una lista di 400 candidati
designata dagli organi supremi del fascismo.
• Si tennero 2 elezioni con questo sistema:
– Nel 1929 i contrari furono l’1,5%
– Nel 1934 lo 0.15%
OVRA
• Sigla soggetta a varie interpretazioni: «Opera Volontaria per la
Repressione dell'Antifascismo», «Organizzazione di Vigilanza e
Repressione dell'Antifascismo», «Organo di Vigilanza dei Reati
Antistatali».
• L'OVRA è stata la polizia segreta dell'Italia fascista dal 1930 al 1943
e nella Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al 1945. Il termine
OVRA viene però comunemente utilizzato per riferirsi, più
genericamente, alla polizia politica fascista attiva anche in
precedenza, in particolare da dopo il 1926 (leggi fascistissime).
• Compito dell'OVRA era la vigilanza e la repressione di
organizzazioni sovversive, giornali contro lo Stato e gruppi di
stranieri.
• http://www.youtube.com/watch?v=asa9LoT2WCs (finale del film «Il
sospetto», 8 minuti)
Il Gran consiglio del fascismo
• Il Gran consiglio del fascismo dal 1928 acquisì
compiti di rilevanza costituzionale, come la
nomina dei candidati al parlamento e il suo
parere era obbligatorio in importanti questioni,
come la designazione del capo del governo e la
successione al trono.
• Il Gran consiglio rimase di fatto l’unico organo
entro il quale fosse possibile una qualche
dialettica politica: infatti sarà proprio il Gran
consiglio a decidere, il 25 luglio 1943, la
destituzione di Mussolini
Dai sindacati alle corporazioni
• 1925, patto di palazzo Vidoni: accordo tra la
Confederazione nazionale dei sindacati fascisti
(Edmondo Rossoni) e la Confindustria (che prese
il nome di Confederazione nazionale fascista
dell’industria)
– Erano ammessi i soli contratti di lavoro stipulati dai
sindacati fascisti (eliminazione di fatto di tutti gli altri
sindacati);
– i conflitti di lavoro dovevano essere decisi da un
organo dello stato, la magistratura del lavoro;
– lo sciopero fu proibito per legge (come anche la
serrata)
Dai sindacati alle corporazioni
• Ordinamento corporativo, enunciato nella Carta del
lavoro del 1927: tutti i settori della produzione, del
lavoro e delle professioni dovevano essere organizzati
in corporazioni, cioè organismi che rappresentavano i
diversi interessi ma che erano al tempo stesso
inquadrati dallo stato  ogni conflitto doveva essere
regolato dallo stato.
• L’ordinamento corporativo di fatto non venne mai
realizzato e si risolse in un assoluto predominio degli
imprenditori e di un intreccio tra industria e stato
I Patti lateranensi
• Mussolini cerò di guadagnare al fascismo l’appoggio
della Chiesa cattolica
• l’11 febbraio 1929 il Regno d’Italia stipulò con la Santa
Sede i cosiddetti Patti del Laterano, che sancirono la
nascita dello stato della Città del Vaticano e
proclamarono il cattolicesimo religione ufficiale dello
stato italiano; la Chiesa riconosceva la sovranità dello
stato italiano, con capitale Roma (chiusa definitivamente questione
aperta nel 1870 – breccia di Porta Pia – 1871 – trasferimento della capitale da Firenze a
Roma)
Presero il nome del palazzo di San
Giovanni in Laterano in cui avvenne la
firma degli accordi, che furono negoziati
tra il cardinale Segretario di Stato Pietro
Gasparri per conto della Santa Sede e
Benito Mussolini, capo del Fascismo,
come primo ministro italiano.
I Patti lateranensi
Erano composti da tre documenti:
1. Un trattato, con cui la Santa sede riconosceva la sovranità
dello stato italiano, con Roma capitale, e lo stato
riconosceva la sovranità pontificia sulla Città del Vaticano
2. La convenzione finanziaria, con cui lo stato versava al
Vaticano una somma a titolo di indennità
3. Il Concordato, che regolava i rapporti stato-Chiesa:
conferiva effetti civili al matrimonio religioso e proclamava
la dottrina cattolica «fondamento e coronamento
dell’istruzione pubblica», estendendone l’insegnamento
anche nelle scuole secondarie. Inoltre, il Concordato
garantiva autonomia all’Azione cattolica
Le tappe verso la dittatura
Date
Eventi
29 ottobre 1922
Mussolini diventa Presidente del Consiglio
6 aprile 1924
Elezioni truccate dai fascisti
30 maggio 1924
Discorso di Matteotti alla Camera
10 giugno 1924
Rapimento e uccisione di Matteotti. Il re
non interviene
3 gennaio 1925
Mussolini si assume la responsabilità di
tutti i delitti compiuti dal fascismo
24 dicembre 1925
Legge sulle prerogative del Capo del
Governo
25 novembre 1926
Legge per la difesa dello Stato: istituzione
del Tribunale speciale
La nazione e lo stato
• Nell’articolo “Fascismo” redatto nel 1932 per l’Enciclopedia Italiana,
Mussolini, che lo aveva redatto, spiegava come il suo movimento si
distingueva sia dal liberalismo, sia dal socialismo marxista
• Alla base vi erano i concetti di Nazione e di Stato: La nazione non è
una semplice situazione di fatto, bensì un risultato, coscientemente
generato dall’azione dello stato
• Lo stato può esercitare la propria azione di creatore e di promotore
della grandezza della nazione solo nella misura in cui tutti i singoli
componenti accettano di subordinare il proprio interesse
personale a quello collettivo e le varie classi sociali cooperano tra
loro invece di combattersi
• Rifiuto del concetto di democrazia: gli stati e le nazioni possono
trionfare solo se guidati da un élite
Mobilitazione delle masse
e stato totalitario
• Renzo De Felice: “Al contrario [dei regimi
conservatori classici], il fascismo ha sempre teso a
creare nelle masse la sensazione di essere sempre
mobilitate, di avere un rapporto diretto con il capo
(tale perché capace di farsi interprete e traduttore in
atto delle loro aspirazioni) e di partecipare e
contribuire non ad una mera restaurazione di un
ordine sociale… bensì ad una rivoluzione dalla quale
sarebbe gradualmente nato un nuovo ordine sociale
migliore e più giusto di quello preesistente”
• La meta ultima del fascismo (che pure reprimeva ogni forma di
opposizione) era in realtà il consenso, o meglio la piena adesione al
regime da parte del cittadino
• ogni ambito della vita del singolo cittadino italiano fu pervasa da
elementi fascisti: scuola, spettacoli, cultura, sport si trasformarono
tutti in canali di diffusione dell’ideologia fascista
• Si diede massimo sviluppo alle organizzazioni educative fasciste e si
predisposero imponenti raduni di massa, facendo leva più
sull’immaginazione e sull’emozione, che sulla ragione (cfr Gustav
Le Bon)
• Mussolini e lo sport: http://www.youtube.com/watch?v=6tqBnMq8HQ + http://www.youtube.com/watch?v=O1T1y1LP6BA
Opera Nazionale Balilla
•
•
•
L'Opera Nazionale Balilla (ONB) fu un organo del Partito Nazionale Fascista (PNF) a
carattere parascolastico e paramilitare. Fondata nel 1926 come ente autonomo,
l'ONB confluì, insieme ai Fasci giovanili di combattimento e ai Gruppi universitari
fascisti (GUF), nella GIL (Gioventù Italiana del Littorio) a partire dal 1937.
La denominazione fu ispirata alla figura di Giovan Battista Perasso detto "Balilla", il
giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro
gli occupanti austriaci nel 1746: un'immagine di modello rivoluzionario cara al
regime fascista.
http://www.youtube.com/watch?v=xf0UhIwuFFk
l Moschetto Balilla,
Controllo dell’informazione
• Ottenuto non solo con la soppressione della
stampa antifascista, ma anche con la
creazione di enti appositi come quello
radiofonico (EIAR) e quello cinematografico
(Istituto Luce), quest’ultimo, alle dirette
dipendenze di Mussolini, produceva i famosi
cinegiornali che venivano per legge proiettati
in tutte le sale prima dei film
MinCulPop
• Attraverso il ministero della Cultura popolare (MinCulPop) si posero
sotto controllo tutti gli aspetti della vita culturale.
• Il ministero aveva l'incarico di controllare ogni pubblicazione,
sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al
regime e diffondendo i cosiddetti "ordini di stampa" (o "veline")
con i quali s'impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli
articoli, l'importanza dei titoli e la loro grandezza.
• Più in generale, questo ufficio, si occupava della propaganda, anche
promuovendo opere cinematografiche.
• Inizialmente capo del dicastero fu Galeazzo Ciano, che poi fu
trasferito al Ministero degli Esteri e poi arrivò Alessandro Pavolini.
• N.B. Nella Germania nazista, il suo ministero corrispondente verrà
più semplicemente chiamato "Ministero della Propaganda", attivo
fin dal 1933 e di cui Joseph Goebbels fu il responsabile.
I cittadini e lo stato: tre modelli a confronto
Regime zarista
Democrazia
Regime fascista
Concentrazione di tutto il Separazione dei poteri
potere nella figura dello
(legislativo, esecutivo,
zar
giudiziario)
Concentrazione di tutto il
potere nella figura del
Duce
Passività delle masse e
loro esclusione dalla
gestione della vita dello
stato
Mobilitazione continua
delle masse, ma loro
esclusione da una reale
gestione della vita dello
stato
Partecipazione dei
cittadini (tramite il voto)
alla gestione della vita
dello stato
L’uomo nuovo fascista e le leggi razziali
• Il mito a cui consapevolmente il fascismo si rifà è
quello di Roma: l’Italia sarebbe dovuta tornare
alla potenza e alla egemonia che aveva posseduto
in antichità
• Ciò sembrò realizzarsi quando nel 1935-1936
venne conquistata l’Etiopia e Vittorio Emanuele
III fu proclamato imperatore. Il consenso verso il
regime toccò in quel momento il suo vertice
• Mussolini decise allora di accelerare l’operazione
di creazione dell’uomo nuovo fascista
Galeazzo Ciano e Benito Mussolini passano in
rassegna un reparto militare al rientro in
Italia di Ciano dall'Africa Orientale Italiana Brindisi, 17 maggio 1936
Impero coloniale italiano
Guerra d’Etiopia
• Con il termine guerra d'Etiopia o seconda guerra
italo-etiopica (talvolta nota anche come guerra
d'Abissinia o campagna d'Etiopia) ci si riferisce
alla guerra condotta dal Regno d'Italia contro lo
Stato sovrano dell'Impero d'Etiopia, a partire dal
3 ottobre 1935. La guerra si concluse, dopo sette
mesi di combattimenti caratterizzati anche
dall'impiego di armi chimiche da parte italiana,
con l'invasione totale del territorio etiope e con
l'assunzione della corona imperiale da parte di
Vittorio Emanuele III (cosiddetta "Proclamazione
dell'Impero"), il 9 maggio 1936.
• Con l'inizio della seconda guerra mondiale
l'esercito britannico nel 1941, in pochi mesi e con
la collaborazione della resistenza etiope, liberò il
territorio, determinando il crollo del dominio
italiano in Etiopia.
Guerra d’Etiopia – le sanzioni
•
Roma, manifestazione contro le sanzioni. Nello specifico si tratta di rappresentanze francesi ospiti a Roma.
•
Attaccando l'Abissinia, che era membro della Società delle Nazioni, l'Italia aveva violato l'articolo XVI
dell'organizzazione medesima. Per questo motivo, la Società delle Nazioni condannò l'attacco italiano il 7
ottobre e il 18 novembre l'Italia venne colpita dalle sanzioni economiche imposte dalla Società delle
Nazioni. Le sanzioni, peraltro, risultarono inefficaci perché numerosi paesi, pur avendole votate
ufficialmente, mantennero buoni rapporti con l'Italia, rifornendola di materie prime. Tra questi la
Germania. Inoltre, le sanzioni non riguardarono materie di vitale importanza, come ad esempio il
petrolio. Gli Stati Uniti, pur condannando l'attacco italiano, ritenevano inappropriato che le sanzioni
fossero state votate da nazioni con imperi coloniali come Francia e Gran Bretagna
L’uomo nuovo fascista e le leggi razziali
• https://www.youtube.com/watch?v=gfMv9Vwk5fw (1 ora)
• Nel 1938 furono introdotte anche in Italia le leggi razziali, con l’obiettivo di
affermare l’idea di una superiorità razziale degli italiani.
• Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e
amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia
fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal
regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, rivolti
prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica.
Furono lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito
Mussolini dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città.
• L’antisemitismo fu un elemento tardivo del fascismo e non ebbe mai il
ruolo centrale che rivesti nel nazionalsocialismo tedesco
Testata del
Corriere della Sera
dell'11 novembre
1938
Frontespizio del
primo numero
della rivista La
difesa della razza
dell'8 agosto
1938
L’uomo nuovo fascista e le leggi razziali
• a partire dal settembre 1938, le leggi antiebraiche
fasciste furono ugualmente molto pesanti e umilianti
• Gli studenti e insegnanti ebrei furono espulsi dalla
scuola pubblica, a tutti gli ebrei venne vietato di
prestare servizio militare, di ricoprire cariche
pubbliche e di essere iscritti al PNF. Inoltre, come
recitava un decreto del 17 novembre 1938, il
matrimonio “dei cittadini italiani di razza ariana [=
europei bianchi] con persone appartenenti ad altra
razza” era vietato.
• https://www.youtube.com/watch?v=gfMv9Vwk5fw
La negazione della lotta di classe
• Carta del lavoro del 1927: unico sindacato legittimato a
rappresentare il proletariato quello fascista, che rinunciava allo
sciopero come strumento di lotta
• 1934 : legislazione sull’ordinamento corporativo: quale i datori di
lavoro e i prestatori d’opera impegnati in un determinato settore
economico venivano riuniti in un’unica organizzazione, la
corporazione, il cui scopo era quello di comporre pacificamente le
vertenze fra le parti sociali
• ciò significava la cancellazione di ogni potere contrattuale effettivo
dei lavoratori
• Il corporativismo divenne un aspetto caratterizzante del fascismo,
tanto che nel 1939 la Camera dei deputati (eletta per l’ultima volta
nel 1929) fu sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni.
La lira a quota 90
• Dal punto di vista economico la preoccupazione
principale de regime era quella di ridare stabilità e
forza alla moneta
• L’obiettivo: cambio alla cosiddetta quota 90 (90 lire per
una sterlina). Tale decisione provocò una forte
limitazione del credito bancario, penalizzò gravemente
le esportazioni e si coniugò con una pesante
diminuzione dei salari; d’altro canto, la rivalutazione
della lira garantì invece il valore dei risparmi dei ceti
medi. Inoltre, la quota 90 permise l’importazione a
minor costo delle materie prime essenziali all’industria.
La battaglia del grano
•
•
•
•
lanciata da Mussolini nel 1926
Nonostante a livello mondiale negli anni Venti i prezzi agricoli fossero in netto
ribasso, il fascismo preferì puntare decisamente nella direzione del protezionismo
e del raggiungimento dell’autosufficienza nel campo della produzione granaria
(autarchia).
la produzione nazionale di grano salì a 60 milioni di quintali nel 1930 e toccò gli 80
nel 1939.
I risvolti negativi furono però numerosi: l’incremento della produzione di grano fu
ottenuto mettendo a coltura cerealicola anche numerosi terreni in precedenza
destinati a pascolo per l’allevamento o alla coltivazione di prodotti pregiati (come
frutta e olive). Il prezzo del grano in Italia resto costantemente elevato (il 50% più
alto che negli USA), obbligando la popolazione a una drastica riduzione dei
consumi di grano pro-capite.
Lo stato industriale e banchiere
• La grande crisi economica del 1929 colpì anche l’Italia
• La strada scelta dal regime per far fronte alla disoccupazione:
massiccio intervento dello stato nel campo dell’economia
• una politica di grandi spese per lavori di pubblica utilità, come la
bonifica dell’Agro Pontino e le prime autostrade nel Nord
• Istituiti , l’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) e l’IRI (Istituto per la
Ricostruzione Industriale). Nel primo caso, si trattò di una grande
banca pubblica, incaricata di intervenire a sostegno delle industrie
e delle banche coinvolte dalla crisi; a partire dal 1933, poi, tramite
l’IRI, lo stato rilevò direttamente le aziende in difficoltà e ne
assunse la gestione. Alla fine degli anni Trenta l’IRI possedeva il
44,5% del capitale azionario italiano. l’IRI è stato liquidato nel 2000.
l’IMI nel 1991 si trasformo in Spa e nel 1998 su fuse con la banca
Sanpaolo di Torino, dando vita a Sanpaolo IMI
Economia di mercato
Socialismo
Economia mista
Stato di riferimento
Stati Uniti (prima del 1929)
Unione Sovietica
Italia (dopo il 1929)
Caratteristica
fondamentale
Le imprese private sono gli
unici soggetti economici
Lo stato è l’unico soggetto
economico
Coesistenza di imprese
private e stato come
soggetti economici
Vantaggi economici
Il regime di concorrenza
stimola la produttività e
l’innovazione
Lo stato pianifica la
produzione e lo sviluppo
economico
Lo stato sostiene le
imprese che sono in
difficoltà, in tempo di crisi
Rischi economici
Le imprese sono
abbandonate a se stesse in
tempo di crisi
In assenza di concorrenza,
la produttività e
l’innovazione tendono a
calare
Lo stato si assume oneri di
gestione sempre maggiori,
che pesano sul bilancio
pubblico