I 4 sensi delle scritture applicati al Salmo In exitu Israel de

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Transcript I 4 sensi delle scritture applicati al Salmo In exitu Israel de

I 4 sensi delle scritture
applicati al Salmo In exitu Israel de Aegypto
• letterale = la fuga del popolo ebreo dall’Egitto ai tempi di
Mosè (fatto storico, rielaborato letterariamente)
• morale = passaggio (Pasqua) dell’anima dal peccato alla
grazia
• allegorico = redenzione dell’uomo per opera di Cristo (del
quale Mosè •è figura, come già Adamo etc. Mosè come
salvatore, Adamo come primo uomo)
• anagogico [dal greco anagogé = ana + ago = conduco su;
l’interpretazione anagogica spiega i fatti come simboli della
realtà sopra-naturale cui l’uomo si deve innalzare] = l’anima
purificata si libera dalla schiavitù della condizione terrena e
raggiunge la libertà della vita eterna (Israele = terra
promessa = la vita eterna promessa da dio all’uomo).
Ri-uso del repertorio mitologico-ovidiano nella Commedia
1. i miti possono fungere da referente culturale, specialmente nelle similitudini
(cfr. l’incipit di Inf. XXX).
2. i miti possono essere impiegati come materiale narrativo (cfr. i custodi
infernali)
3. la metamorfosi di molte delle anime/corpo che il personaggio-Dante incontra
lungo il suo cammino. Nella fattispecie:
• le figure infernali sono stravolte, deformate, spesso irriconoscibili (uomopianta, uomo-serpente, uomo-fiamma).
• le figure del Purgatorio sono in pieno possesso della loro umanità, ma
ancora oppresse e sofferenti (cfr. le palpebre cucite degli invidiosi, o la
magrezza dei golosi)
• le anime del paradiso sono pura luce e pura musica.
4. nell’Inferno Dante entra più volte in gara con Ovidio (XXIV, 85-90 e XXV, 94102), proclamandosi vincitore sull’autore pagano autore
5. l’autore Dante racconta, oltre a tante altre, la progressiva metamorfosi del se
stesso personaggio, che assume uno spessore mitologico.
Un non-corpo per il viaggio in Paradiso (III 3, 64-75)
Beatrice tutta ne l’etterne rote
fissa con li occhi stava; e io in lei
le luci fissi, di là sù rimote.
Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
qual si fé Glauco nel gustar de l’erba
che ’l fé consorto in mar de li altri dèi.
Trasumanar significar per verba
non si porìa; però l'essemplo basti
a cui esperïenza grazia serba.
S’i’ era sol di me quel che creasti
novellamente, amor che ’l ciel governi,
tu ’l sai, che col tuo lume mi levasti.
Riti nella Commedia: livello NARRATIVO
1. Dante agens/personaggio si purifica attraverso un cammino che
prevede delle fasi cruciali, per superare le quali è necessario
compiere alcune azioni che hanno un significato simbolico oltre a
quello materiale (sono ri-dirette a scopo dimostrativo).
2. Altri personaggi che agiscono nel racconto affiancano/guidano
Dante agens in questi momenti ‘rituali’. Potremmo dire che
funzionano come ‘officianti’. Il più attivo è naturalmente Virgilio,
ma una parte molto importante ha anche Beatrice (prima ancora
che nel Paradiso, nell’Eden).
3. Azioni rituali vengono compiute da altre figure, e Dante auctor le
rappresenta: ma hanno un significato ‘secondo’ molto diverso e
dipendente a) dalla natura di chi le compie; b) dal contesto e
dal momento in cui vengono compiute; c) dalla natura
‘individuale’ o ‘collettiva’ dell’azione.
Riti nella Commedia: livello LINGUISTICO-ESPRESSIVO
Spesso – non sempre – le azioni rituali compiute da Dante o
da altri personaggi sono accompagnate da un ‘discorso’, che
viene organizzato in termini formulari. Ma il locutore/locutori
non coincidono necessariamente col protagonista del viaggio.
Possiamo distinguere:
• ‘parole di passo’
(Virgilio)
• richiesta di informazioni
(Virgilio+Dante)
• exempla di virtù e/o vizio
(voci)
• preghiere
(anime del Purgatorio)
• confessione
(Dante)
• dichiarazione del volere
(Dante)
• prove di ‘maturità
dottrinale’
(Dante)
L’ansia prima della catabasi (INF II 10-36)
Io cominciai: “Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s'ell'è possente,
prima ch'a l'alto passo tu mi fidi.
Tu dici che di Silvïo il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
secolo andò, e fu sensibilmente.
Però, se l'avversario d'ogne male
cortese i fu, pensando l'alto effetto
ch'uscir dovea di lui, e 'l chi e 'l quale
non pare indegno ad omo d'intelletto;
ch'e' fu de l'alma Roma e di suo impero
ne l'empireo ciel per padre eletto:
la quale e 'l quale, a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo loco santo
u' siede il successor del maggior Piero.
Per quest'andata onde li dai tu vanto,
intese cose che furon cagione
di sua vittoria e del papale ammanto.
Andovvi poi lo Vas d'elezïone,
per recarne conforto a quella fede
ch'è principio a la via di salvazione.
Ma io, perché venirvi? o chi 'l concede?
Io non Enëa, io non Paulo sono;
me degno a ciò né io né altri 'l crede.
Per che, se del venire io m'abbandono,
temo che la venuta non sia folle.
Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono”.
I due ‘predecessori’ di Dante nell’esperienza del
viaggio nell’Aldilà
Enea: secondo il racconto dell’Eneide (VI libro, vv.
295 ss.), scende nell’Ade con l’aiuto della Sibilla
Cumana. Trova negli Elisi l’anima di Anchise, che
gli profetizza la grandezza di Roma e dell’impero.
San Paolo: nella II Lettera ai Corinti (12, 2-4)
racconta di essere stato rapito fino al terzo cielo:
che nel sistema tolemaico e dantesco è quello di
Venere (spiriti amanti), ma nell’antica tradizione
rabbinica era (dopo il cielo aereo e quello stellato)
l’empireo, cioè la sede divina.
Passaggi infernali
OSTACOLO
DIAB.
Acheronte
Minosse (II cerchio) [V 16-24]
NATUR.
ARTIFIC. AIUTANTE / MEZZO
x
Caronte [III 82-99]
x
[Virgilio]
Cerbero (III cerchio) [VI 22-33] x
[Virgilio]
Pluto (IV cerchio) [VII 1-15]
[Virgilio]
x
palude Stigia
x
mura di Dite e diavoli [VIII],
Furie, Medusa [IX]
Flegetonte dal I al II girone del
VII cerchio
salto fra iVII e l’VIII cerchio
x
i Malebranche + i ponti franati
sopra la VI bolgia
salto fra VIII e IX cerchio
x
oltre il centro della Terra
Flegias [VIII 12-24]
x
x
x
x
x
x
Messo celeste
[IX 34 ss.]
Nesso
[XII: 67-69 e 98-99]
La corda -> Gerione [XVI 106fine e XVII 1-27]
Virgilio prende in braccio
Dante [XXIII 31 ss.]
Anteo [XXXI 112-129]
il corpo di Lucifero [XXXIV 7099] e la ‘natural burella’
Le ‘formule magiche’ nell’Inferno
Tipologia
Luogo
Rivolta a:
Parola ‘ di passo ’
III 95-96: vuolsi così...
Caronte
V 22-24: vuolsi così...
Minosse
Formula più distesa
VII 8-12: Taci, maledetto lupo
…
Pluto
Discorso che placa
VIII 12-24
a Flegias
XXXI 112-129
ad Anteo
Forme di ritualità nel Paradiso (molto schematicamente)
Passaggi rituali nella ‘cornice viatoria’
• lo sguardo di Beatrice e l’intensificarsi della luminosità
• la formularità dello schema dubbio -> domanda -> spiegazione = cfr. almeno i
canti I, IV (all’inizio e alla fine), VII, XI, XVII, XVIII, XIX.
La festa delle anime
• le corone degli spiriti sapienti (X-XIV: soprattutto XIV)
• arte totale nel cielo di Giove (XVIII-XX: soprattutto XVIII)
• il fiume di luce e la rosa dei beati (XXX e XXXI)
•
Momenti liturgici
• canti: tutti i beati cantano canti («da mia memoria labili e caduci»: XX 12); ma il
Gloria al padre etc. apre direttamente il canto XXVII (ed è seguito
immediatamente dall’invettiva di S. Pietro contro i papi corrotti!)
• preghiere: di Gabriele e la beata corte (Ave Maria: XXII); di S. Bernardo ancora
alla Vergine (XXXIII)
• trionfi: di Cristo e di Maria (XXIII); della Vergine (XXXI)
• l’esame dottrinale: sulla fede (S. Pietro, XXIV), la speranza (S: Giacomo, XXV) e
la carità (S. Giovanni, XXVI)
Riti catartici nel Purgatorio
• I: purificazione del volto; cintura di giunco
• IX: dialogo con l’angelo portiere -> le 7 P: la
progressiva cancellazione renderà sempre più
agevole la salita
• XXVII: attraversamento della siepe di fuoco
• XXXI: accusa di Beatrice e confessione di
Dante. Immersione nel Lete
• XXXIII: Dante beve dalle acque dell’Eunoè.
LITURGIA
(definizione generica: cfr. Enciclopedia Treccani)
Complesso dei riti e delle cerimonie propri di un
culto religioso. La formazione della liturgia è
determinata da due motivi: la necessità di fissare
in forme adatte la vita e la professione della
religione, che per sé non hanno forma né regola
per poter essere tramandate; e il desiderio di
rappresentare il contenuto religioso in maniera
visibile. Complessivamente si può dire che la
liturgia fornisce quelle forme fisse di espressione
di cui ha bisogno la religiosità collettiva e quindi
essa ha anche una funzione sociale, in quanto
unifica la comunità nella pratica religiosa.
Momenti/gesti liturgici cui Dante assiste come spettatore
[Antipurgatorio e cornici 1-3: ‘amore diretto al male del prossimo’]
preghiere
esempi di virtù/vizio
beatitudini
VIII
[Salve Regina] -> Te lucis ante
IX
1° sogno + rito penitenziale e ingresso di Dante nel Purgatorio
Te Deum
X
XI
umiltà
Padre nostro
XII
superbia punita
XIII
carità
XIV
invidia punita
XV
mansuetudine
XVI
XVII
Beati pauperes spiritu
Beati misericordes
Marco Lombardo: discorso sul libero arbitrio [parte I]
ira punita
Beati pacifici
Momenti/gesti liturgici cui Dante assiste come spettatore
[cornice 4 = l’accidia come ‘amore poco vigoroso del bene’]
preghiere
esempi di virtù/vizio
XVIII
discorso su amore e libero arbitrio [parte II]
XIX
2° sogno (la ‘femmina balba’)
Adhesit pavimento
anima mea [canto
degli avari]: v. 73
beatitudini
Beati qui lugent
[monito per gli
accidiosi]: v. 50
Momenti/gesti liturgici cui Dante assiste come spettatore
[cornici 5-7 = ‘amore smodato dei beni terreni’]
preghiere
XX
XXI
esempi di virtù/vizio
canto: Gloria
1. invettiva contro la
cupidigia
2. povertà e liberalità
l’apparizione di Stazio: guida aggiuntiva
XXII
XXIII
XXIV
beatitudini
[Beati qui] sitiunt
[iustitiam]
canto: Labia mea Domine
gola punita
XXV
inno: Summae deus clementiae
XXVI
prende la parola Arnaut, il miglior fabbro
XXVII
[Beati qui] esuriunt
[iustitiam]
Beati mundo corde
il muro di fuoco, l’ultimo tramonto e il 3° sogno
Canti/porzioni di canti da preparare
attraverso una lettura capillare, che porti a
poter sostenere con successo anche un
esercizio di parafrasi
I, II, VII (vv. 1-63), IX, X, XIX,
XXVII, XXIX, XXXI, XXXII,
XXXIII (vv. 103-fine)
Purgatorio I - sequenze
Protasi e invocazione alle Muse (marcatori
del genere epico): 1-12)
Il primo albore nel cielo dell’emisfero
antartico: 13-27
L’apparizione di Catone (iconografia
mosaica): 28-111
Rito catartico e richiamo all’umiltà e
all’accoglienza del volere divino (112-136)
Purgatorio II - sequenze
L’apparizione del ‘vasello’ e dell’angelo
nocchiero (il doppio rovesciato del naufragio
di Ulisse): 1-51
Le anime penitenti (che al verso 46 hanno
intonato In exitu Israel de Aegypto): 52-75
Il musico Casella, che intona Amor che ne
la mente mi ragiona (Convivio, III): 76-117
Il rimprovero di Catone e la fuga delle
anime: 118-133
Catone come Mosè nel Purgatorio
Iconograficamente, la figura di Catone ricorda quella del
patriarca Mosè: per il particolare della lunga barba bifida
(n.b. per un errore di traduzione di Gerolamo Mosè ha
anche le ‘corna’ di luce, invece del viso splendente come
nell’originale ebraico Esodo 34.29). Inoltre Catone nel II del
PURG si comporta come Mosè quando torna tra gli Ebrei e
apostrofa irato Aronne, perché li trova ad adorare il vitello
d’oro e a cantare (Esodo 32.18).
Inoltre, come Mosè guida gli Ebrei nella fuga dall’Egitto
verso la terra promessa, attraverso il deserto, così Catone
attraverso il deserto africano guida l’esercito repubblicano.
Entrambi moriranno, senza riuscire ad arrivare vivi alla loro
meta, ma avranno messo in salvo coloro che erano sotto la
loro responsabilità.
José de Ribera
Mosè (1638)
Napoli, Museo di
San Martino
Catone nell’VIII dell’Eneide (666-670)
descrizione dello scudo di Enea
hinc procul addit
Tartareas etiam sedes, alta ostia Ditis,
et scelerum poenas, et te, Catilina, minaci
pendentem scopulo Furiarumque ora trementem,
secretosque pios, his dantem iura Catonem.
E piú lunge nel fondo era la bocca
de la tartarea tomba, e del gran Dite
la reggia aperta: ov’anco eran le pene
e i castighi degli empi. E quivi appresso
stavi tu, scellerato Catilina,
sopra d'un ruinoso acuto scoglio
agli spaventi de le Furie esposto.
E scevri eran da questi i fortunati
luoghi de' buoni, a cui 'l buon Cato è duce.
Cicerone, De officiis, I 112-113
Ora, questa diversità di nature ha in sé tanta forza che talvolta un uomo
deve darsi la morte, mentre un altro, nelle stesse condizioni, non deve.
Forse che Marco Catone si trovò in condizione diversa da quella di coloro
che in Africa si arresero a Cesare? Eppure, mentre a costoro si sarebbe
fatta una colpa se si fossero uccisi, perché meno austera era stata la loro
vita e meno rigidi i loro costumi, a Catone, invece, che aveva avuto in
dono da natura una straordinaria austerità, da lui rafforzata con una
incessante fermezza, a Catone, ch'era sempre rimasto incrollabilmente
fermo nel suo proposito, il dovere impose di morire piuttosto che vedere
la faccia del tiranno.
Quante disavventure sopportò Ulisse, in quel suo lungo e periglioso
errare, riducendosi perfino a schiavo di donne, se donne si possono
chiamare Circe e Calipso, e cercando di mostrarsi in ogni discorso affabile
e cortese con tutti! Nella sua casa, poi, sopportò perfino gli oltraggi dei
servi e delle ancelle, pur di raggiungere finalmente il suo intento. Laddove
Aiace, con quel carattere che la tradizione gli attribuisce, mille volte
avrebbe voluto incontrar la morte piuttosto che sopportare quegli
umilianti oltraggi. Per queste ragioni e per questi esempi, conviene che
ciascuno esamini attentamente la propria natura e la indirizzi a buon fine,
senza voler sperimentare quanto gli si addica l'altrui: a ciascuno tanto più
conviene il suo carattere quanto più è suo.
Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto.
Quivi mi cinse sì com'altrui piacque:
oh maraviglia! ché qual elli scelse
l'umile pianta, cotal si rinacque
subitamente là onde l'avelse.
primo avulso non deficit alter
aureus, et simili frondescit virga metallo.
ergo alte vestiga oculis et rite repertum
carpe manu; namque ipse volens
facilisque sequetur,
si te fata vocant;
Eneide IV, 143-147.
“Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d'un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né 'l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l'ardore
ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto. […]”
Il giusto ritmo dell’ascesa
PURG. II 106-133
Catone rimprovera Dante, il
musico Casella e gli altri
“spiriti lenti” perché – per
fermarsi a ritrovare pace nel
canto – ritardano l’ascesa
verso la sommità del
Purgatorio.
PURG IV 106-135
Il liutaio Belacqua, cui Dante
scherzosamente rimprovera di
aver conservato la propria
terrena pigrizia, spiega all’amico
che sarebbe inutile, per lui,
affrettarsi prima del tempo
stabilito. La giustizia celeste
condanna infatti gli spiriti che
furono tardi a pentirsi a
trascorrere nell’Antipurgatorio un
tempo pari a quello della loro
vita in terra.
Purgatorio VII - sequenze
Dialogo di Virgilio e Sordello: 1-48
La spiegazione di Sordello a Dante,
circa l’impossibilità di salire con
l’oscurità: 49-63
La valletta dei principi negligenti: 6490
Rassegna dei principi: 91-136
La ‘sacra rappresentazione’ del canto VIII
1. Un’anima intona l’inno Te lucis ante … (v. 13).
N.B. nel canto VII (v. 112) si è già detto che le anime
hanno cantato il Salve Regina (la ‘preghiera dell’esule’)
1. Discesa degli angeli guardiani, che si sistemano a
guardia della valletta. Sono vestiti di verde, con ali
ugualmente verdi, spade infuocate ma senza punta.
Dante vede le loro teste bionde ma non riesce a
guardarli in viso (vv. 25-36)
2. Gli angeli guardiani (li astor celestiali), con un battito
d’ali fulmineo, mettono in fuga un serpente che cerca
di entrare nella valletta, strisciando tra l’erba ed i fiori
(vv. 94-108).
Genesi III 24
Scacciò l'uomo e pose ad
oriente del giardino di
Eden i cherubini e la
fiamma della spada
folgorante, per custodire
la via all'albero della vita.
Masaccio nella Cappella
Brancacci (S. Maria del
Carmine, Firenze)
Purgatorio IX - sequenze
Dante sogna che un’aquila con le ali d’oro lo
sollevi fino alla sfera del fuoco: la sensazione
del calore ardente risveglia il pellegrino:1-33
Virgilio spiega a Dante che S. Lucia lo ha
portato in braccio nei pressi della porta del
Purgatorio, dove i pellegrini si avviano: 34-69
La soglia del Purgatorio e l’angelo portiere:
35-93
Il rito penitenziale: 94-145
La simbologia dei tre gradini e della soglia
1° MARMO
CANDIDO
PULITO E TERSO: CONTRITIO
FA DA SPECCHIO CORDIS
2° PIETRA NERA
SCABRA E
CREPATA
3° PORFIDO
ROSSO
BRILLANTE COME SATISFACTIO
IL SANGUE VIVO OPERIS
LA SOGLIA È
ADAMANTINA
DURA E LIMPIDA FERMEZZA DEL
CONFESSORE
CONFESSIO ORIS
caratteristiche dell’angelo portinaio
La veste ha il colore marrone/grigiastro della terra ->
segno di umiltà, che corrisponde all’umiltà con cui il
penitente gli si rivolge.
Le chiavi rappresentano rispettivamente:
quella d’oro
l’autorità di amministrare la
confessione
quella d’argento la sapienza nel giudicare
Perché la porta del Purgatorio
geme come la rocca Tarpea?
“Come Cesare è dovuto entrare nella rocca Tarpea per
portare a compimento la sua missione politica, la
fondazione cioè dell'Impero romano (cfr. Par. VI.55-57),
così Dante deve entrare nel regno purgatoriale per
completare la sua missione poetica, la composizione
del poema sacro. Il tesoro insomma che si presenta
davanti al poeta pellegrino è l'esperienza del mondo
della purgazione, è la materia purgatoriale, per
rappresentare la quale egli deve ricorrere a tutta la sua
arte” (M. Picone, Le metamorfosi dell'amore: una
lettura tipologica di Purgatorio IX, in “Italianistica”,
2000, p. 19).
Purgatorio X - sequenze
Salita alla prima balza: 1-27
Esempi di umiltà, sotto forma di
bassorilievi marmorei scolpiti nella parete
della balza (Maria di fronte all’arcangelo
Gabriele, il trasferimento dell’Arca Santa, la
risposta di Traiano alla povera vedova): 2896
La schiera dei superbi e la loro punizione:
97-139
Dall’umiltà alla giustizia
Davide, re-sacerdote biblico
In PURG. X è chiamato in causa come
esempio di umiltà, per la danza sacra
che compie accompagnando il
trasferimento a Gerusalemme dell’Arca
Santa (trasferimento che andava a sua
volta compiuto secondo un rituale).
Traiano, imperatore romano
In PURG. X è ricordato per aver fermare il
suo esercito per far giustizia a una povera
vedova, che la chiedeva per il figlio ucciso.
In PAR. XX è la pupilla nell’occhio
dell’Aquila:
In PAR. XX s’immagina che Traiano sia
beato per la volontà insondabile di dio,
dopo essere stato resuscitato per
intercessione di papa Gregorio Magno,
perché potesse convertirsi a salire in cielo:
Colui che luce in mezzo per pupilla,
fu il cantor dello Spirito Santo
che l’arca traslatò di villa in villa:
ora conosce il merto del suo canto
in quanto effetto fu del suo consiglio,
per lo remunerar ch'è altrettanto.
Dei cinque che mi fan cerchio per ciglio,
colui che più al becco mi s'accosta,
la vedovella consolò del figlio:
ora conosce quanto caro costa
non seguir Cristo, per l'esperïenza
di questa dolce vita e de l'opposta.
Purgatorio XIX - sequenze
Secondo sogno di Dante: la ‘femmina
balba’: 1-33;
L’angelo della sollecitudine: 34-51;
Virgilio spiega il significato del sogno:
52-69;
La cornice degli avari: 70-87;
L’incontro con papa Adriano V: 88-145.
Verso l’Eden
• 1: la prova del fuoco e la paura di
Dante (XXVII 7-63)
• 2: il terzo ed ultimo sogno: Lia (XXVII
94-108)
• 3: il congedo di Virgilio e l’investitura
del ‘catecumeno’: la missione
prefigurata da Catone è compiuta
(XXVII 127-142)
Da non sottovalutare nel canto XXVIII
• La descrizione dell’Eden, archetipo biblicocristiano del locus amoenus = verde, fiori,
sole ed ombra, acqua, canto melodioso di
uccelli.
• La problematica figura di Matelda, versione
cristiana di Proserpina e ‘madrina’ del
catecumeno Dante, officiante dei riti al
quale egli dovrà sottoporsi.
La processione allegorica del canto XXIX
Preceduta da una luce nel folto della foresta e da una dolce
melodia, si presenta a Dante (che invoca nuovamente le
Muse per poter raccontare questo spettacolo: 37-42), una
divina processione, composta di figure che hanno tutte un
valore allegorico (43-fine):
•
7 candelabri
•
24 seniores
•
4 figure, di cui 3 animali: leone, vitello, uomo, aquila
•
un carro trionfale tirato da un grifone
•
7 donne (4+3)
•
7 vecchi
7 candelabri
7 doni dello spirito santo = sapienza, Apocalisse di
intelletto, consiglio, fortezza,
Giovanni
scienza, pietà e timor di dio
24 vecchi vestiti di I libri del Vecchio Testamento:
bianco e coronati cantano le lodi di Maria Vergine
di fiordalisi
La formula di
benedizione mescola
varie fonti testam.
4 animali alati,
coronati di verde
I 4 Evangelisti: Leone (Marco),
Uomo/Angelo (Matteo), Bue (Luca) e
Aquila (Giovanni) -> slide seg.
Visione di Ezechiele,
+ Apocalisse
Carro trionfale e
Grifone
La Chiesa condotta da Cristo, la cui
duplice natura di dio e uomo è
simboleggiata dal grifone =
leone+aquila
Isidoro di Siviglia
7 figure femminili
danzanti
Virtù teologali (Fede, Speranza e
Carità) e Virtù Cardinali (Prudenza,
Fortezza, Temperanza, Giustizia)
Cicerone e tradizione
stoica -> tradizione
cristiana
altri 7 vecchi (2 +
4 + 1)
Atti degli Apostoli, Epistole di San Paolo, le (4) minori
epistole apostoliche, l’Apocalisse
L’epifania di Beatrice nel canto XXX
Beatrice appare a Dante in una nuvola di fiori, sul lato
sinistro del carro (cioè tra il carro medesimo e il Lete, ben
visibile a Dante), preceduta da canti biblici (Veni, sponsa
de Libano), dall’invocazione riservata nel Vangelo
all’ingresso di Cristo in Gerusalemme (Benedictus qui
venis) e da una citazione Virgiliana (Manibus / oh date
lilia plenis, cfr. Enide VI 803: lo dice Anchise di fronte
all’ombra che sarà Marcello, nipote di Ottaviano, morto
giovane). Beatrice ha sulla testa un velo candido che la
nasconde, fissato da una corona di olivo; porta un
mantello verde su una veste rossa (sono anche i colori
delle virtù teologali).
confessione -> catarsi -> svelamento nel canto XXXI
Beatrice si rivolge direttamente a Dante, e gli chiede di
ammettere e poi di confessare apertamente il motivo del
suo errore -> aver seguito il falso piacer delle presenti
cose, cedendo alle sirene: 1-63
Dante osa finalmente alzare lo sguardo verso Beatrice, e
viene pervaso dal pentimento e dalla gratitudine insieme,
tanto da perdere coscienza: 64-90
Quando rinviene si trova immerso nel Lete, dove
Matelda accompagna il suo bagno purificatore. Poi lo
consegna alla danza delle virtù cardinali, che lo portano al
cospetto di Beatrice: 91-127
Beatrice si s-vela finalmente a Dante: 127-145.
Sacra drammatizzazione della storia umana [I]:
la funzione di Cristo (XXXII/1)
La processione riprende il cammino nel senso
opposto, e si dirige verso un albero spoglio, mentre
tutti mormorano il nome di Adamo. Siamo nel ‘centro
storico’ dell’Eden . Il Grifone lega allora il timone del
carro alla pianta, che si ricopre di fronde purpuree,
simbolo del sangue versato da Cristo (1-60). Dante
cade allora in una specie di sonno, come gli Apostoli
sul monte Tabor (61-84). Quando si riscuote vede
Beatrice seduta sulle radici dell’albero : la circondano
le 7 virtù portando i candelabri, mentre il resto del
corteo torna in Paradiso. Beatrice ordina allora a
Dante di osservare e riferire quel che vedrà (85-108).
Sacra drammatizzazione della storia umana [II]:
il tempo del Cristianesimo (XXXIII/2)
Il carro-allegoria della Chiesa subisce attacchi
micidiali da parte di un’aquila (l’impero romano
persecutore dei primi cristiani), una volpe (l’eresia),
un drago (forse lo scisma provocato da Maometto). Il
carro è trasformato poi in un mostro apocalittico, sul
quale va a sedersi una meretrice (la Curia papale),
che amoreggia con un gigante (il re di Francia). In un
accesso di violenta gelosia, il gigante scioglie il
mostro dall’albero e lo porta con la meretrice nella
selva, lontano dalla vista (la ‘cattività’ avignonese).