DENOTAZIONE E CONNOTAZIONE

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DENOTAZIONE E
CONNOTAZIONE
Il corpo umano
a cura di: Prof.ssa Angileri Stefania
Denotazione e connotazione
Le parole possono servire per denotare, cioè
indicare oggettivamente, o per connotare,
ovvero esprimere, evocare, alludere.
Il senso di una parola è dato dall’insieme dei
significati denotativi e connotativi.
La denotazione è il rapporto stabilito fra la parola
e il referente.
La connotazione è l’insieme dei valori affettivi
che circondano la parola e dipende dal contesto
comunicativo.
Il significato primario o letterale di una
parola rimanda, senza possibilità di
equivoci, ad un determinato oggetto o
referente; lo definisce, lo indica, lo denota
in modo preciso e oggetivo:
la denotazione indica dunque il
significato di base di un termine.
Quando le parole, oltre a conservare il loro
significato denotativo, si caricano di un
significato ulteriore allusivo, evocativo, affettivo,
parliamo di connotazione.
Il linguaggio connotativo sfrutta la molteplicità di
significati (polisemia) dei vocaboli, fa leva sulla
sfera emotiva e morale del destinatario ed
esprime le sensazioni, i sentimenti, i giudizi di
chi parla; la connotazione aggiunge a un termine
un “sovrappiù di senso”, un “valore
supplementare” che spesso può essere
compreso solo in riferimento al contesto.
Per ottenere l’effetto della connotazione si può procedere in
diversi modi:
1.
Ricorrere alle principali figure retoriche e in
particolare alla metafora.
Nella frase “un tempo il pescatore usava la rete per
pescare” la parola rete indica in senso denotativo un
“intreccio di fili annodati tra loro”, definizione che
corrisponde al significato di base, quello di uso più
comune riportato dal dizionario; invece nella frase
“l’assassino è caduto nella rete tesa dagli investigatori”
la stessa parola ha il significato connotativo di
“intreccio di insidie, appostamenti, agguati” che si
sovrappone al significato di base.
In questo caso la connotazione della parola è data
dall’uso della metafora.
2.
Scegliere, invece di un termine neutro,
un sinonimo che esprima tenerezza,
approvazione, avversione, disprezzo…
(madre/mamma;
padre/papà;
bambino/marmocchio).
3.
Aggiungere al vocabolo di base un
aggettivo che lo determini in senso
positivo o negativo
(un essere spregevole;
un bambino affettuoso;
un evento straordinario)
5.
Utilizzare le potenzialità della grafica
(stampatello, corsivo, grassetto, sottolineatura,
variazioni cromatiche, spazi bianchi che isolino il
vocabolo dal resto del testo).
Mettere graficamente in rilievo le parole le carica
di significati ulteriori, anche diversi da quello di
base.
Nella frase “Siamo a pranzo da Maria alle venti” la
sottolineatura indica una precisa richiesta di
puntualità; in “mi hanno regalato il CELLULARE”
il maiuscolo in grassetto indica l’importanza data
ad un regalo che tanto si desiderava. Nel parlato
ad esempio è importante l’intonazione utilizzata e
l’enfasi con cui sottolineiamo l’importanza delle
parole.
5.
•
Usare in modo mirato la punteggiatura:
i punti esclamativi o interrogativi possono dare alla
frase o ad un vocabolo un senso di approvazione,
disapprovazione, entusiasmo, aspettativa; usati
insieme indicano sorpresa mista ad incredulità (ho
letto il bellissimo(?) libro che la prof. ci ha consigliato;
Fantastico!!! Ti sei messa con uno di trent’anni!?);
•
•
le virgolette alterano il significato della parola (nella
frase Oggi sono invitato a “pranzo” da Maria le
virgolette ci dicono che Maria forse non è proprio
un’abile cuoca);
i puntini di sospensione interrompono il discorso
trasmettendo un senso di incertezza o reticenza (Ti
raggiungerò……domani; guarda che se non
studierai….)
Le funzioni del corpo umano
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I termini nati per definire le varie
parti del corpo umano possono
assumere significati differenti in base
alla loro funzione denotativa o
connotativa.
Vedremo in che modo con qualche
esempio:
Cuore
Gamba
Braccio
Testa
Collo
Occhio
Mano
CUORE
Il cuore in senso denotativo è, come direbbe qualsiasi
vocabolario, “un muscolo cavo, contrattile, posto nel torace,
centro della circolazione sanguigna”.
Ma, in base al contesto comunicativo, assume connotazioni
differenti.
Nella espressione “il cuore della notte” facciamo riferimento
ad una dimensione temporale specifica e non ad una parte
del corpo.
Esistono espressioni in cui la stessa parola assume
connotazioni differenti: “aprire il proprio cuore” (lungi dal
significato letterale del termine, tale espressione indica
l’intenzione di confidare i propri sentimenti di cui il cuore ne
simboleggia la sede); “sentire un tuffo al cuore” (è
espressione di spavento ma indica anche una forte emozione
improvvisa); “avere il cuore di pietra” (indica una persona
insensibile); “persona di buon cuore” (è la persona
generosa); “cuor di leone” (indica una persona coraggiosa e
impavida), ecc…
GAMBA
Il significato denotativo del termine fa
riferimento alla “parte dell’arto
inferiore dell’uomo dal ginocchio al
piede”.
La metafora attribuisce al termine una
connotazione differente, ad esempio
con la definizione “gamba del tavolo”
non possiamo certo immaginare un
tavolo animato. Tante altre
espressioni fanno riferimento ad un
uso connotativo del termine: “uomo in
gamba”; “darsela a gambe”;
“spezzargli le gambe”.
BRACCIO
Il braccio ha un referente preciso: indica ciascuno
dei due arti superiori del corpo umano dalla spalla
alla mano.
Questo è il significato denotativo del termine.
Ancora una volta, però, la metafora ci può aiutare a
attribuire al suo significato una connotazione
differente. Pensiamo all’espressione “il braccio del
lampadario”, o al “braccio di terra” (l’istmo).
Il “braccio di ferro” indica invece la forza con cui si
cerca di piegare il braccio dell’avversario su di un
tavolo. Lo stesso termine può avere una
connotazione espressiva dello stato d’animo:
“incrociare le braccia” (indica il rifiuto di eseguire il
proprio lavoro), “sentirsi cascare le braccia” (è una
espressione che si suole utilizzare per esprimere
rassegnazione), ecc..
TESTA
Si riferisce alla “estremità del corpo contenente
l’encefalo”.
Ma pensiamo alle diverse connotazioni che può
assumere: “testa d’aglio” (insieme degli spicchi
dell’aglio), “testa del cilindro” (nei motori a scoppio,
parte che racchiude la camera di combustione); “la testa
del letto” (sponda verso la quale si poggia il capo).
Affiancare un aggettivo al termine, come abbiamo detto,
può bastare a cambiarne il significato di un termine da
denotativo a connotativo: “testa quadra” (persona
equilibrata ed ostinata); “testa dura” ( persona ottusa,
cocciuta, da cui testardo); ”testa matta” (persona
stravagante); “testa calda” (persona di carattere
impulsivo); “testa di cavolo”, “testa di rapa” (stupido,
zuccone). Pensiamo alle espressioni: “essere in testa”
(essere il primo), “uscir fuori di testa” (perdere il
controllo e la calma).
COLLO
Denotazione: il collo è una parte del
corpo che nell’uomo, e in alcuni
Vertebrati, unisce il capo al
torace.
Connotazione: “collo del piede”
(parte superiore del piede, presso
il malleolo”); “collo dell’utero”;
“essere nei guai fino al collo” (fino
al limite massimo di
sopportabilità); “collo della
bottiglia”.
OCCHIO
In qualunque vocabolario riconosceremo il
significato denotativo del termine, il primario
rapporto che esiste tra significato,
significante e referente. L’occhio è un
organo della vista contenuta nelle cavità
orbitali del cranio.
Anche l’occhio assume significati differenti in
relazione al contesto comunicativo e alla
situazione linguistica cui appartiene:
“l’occhio del Sole”; “l’occhio del ciclone” (è la
zona centrale di un ciclone tropicale);
“trovarsi nell’occhio del ciclone” (in modo
figurato significa trovarsi in una situazione
critica); “occhio di bue” ( sono le uova cotte
in tegamino); “avere occhio clinico” (essere
esperti in un determinato settore).
MANO
La mano è il segmento terminale dell’arto superiore, che fa seguito
all’avambraccio, comprendente il palmo, il dorso, le dita. Nella vita
quotidiana usiamo espressioni come:”uomo alla mano” (uomo affabile e
cortese); “aver la mano larga” (in senso figurato significa essere
generoso); “fuori mano” (località difficilmente raggiungibile); “calcare la
mano” (esagerare in qualcosa); “sporcarsi le mani” (il significato di tale
espressione dipende dal contesto comunicativo, può voler dire
commettere un misfatto); “mordersi le mani” (sfogare la propria rabbia),
“lavarsene le mani” (deresponsabilizzarsi); “avere le mani bucate”
(essere spendaccioni); “darsi una mano” (può voler dire, in senso
figurato, aiutarsi reciprocamente); “avere le mani legate” (non poter
agire liberamente); “alzare le mani” (nel senso di picchiare qualcuno ha
un valore connotativo); ecc
Bibliografia

A.Ferralasco, A. Maria Moiso, F. Testa,
Punti Fermi scrivere e comunicare oggi,

Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori,
Trento, 2008
Marcello Sensini, Le parole e il testo,
Arnoldo Mondadori, Milano, 1994.