Umanesimo - pagine e post di letteratura italiana da scaricare e

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UMANESIMO E RINASCIMENTO
- La nostra eredità -
Umanesimo fine XIV- XV secolo
Rinascimento XVI secolo
I LUOGHI
FIRENZE
ROMA
VENEZIA
NAPOLI
MILANO
FERRARA
RIMINI
PERUGIA
MANTOVA
URBINO
COMO
Umanesimo e Rinascimento: due eventi solo
culturali
I due termini umanesimo e rinascimento hanno assunto nel tempo, e lo avevano anche
per gli umanisti, un significato positivo, tuttavia “ la positività del Rinascimento
intrinseca alla sua stessa denominazione, i suoi valori, i suoi significati nel corso della
civiltà moderna, vengono indicati sempre nell'ambito delle arti, delle lettere, del
pensiero, dell'educazione ossia in fatti di cultura. (...) In altri termini se di rinascita, di
risveglio, di vita nuova può parlarsi, e proprio in Italia dove il fenomeno si avviò e
sviluppò nei modi più vistosi, il discorso sembra valere solo sul piano della cultura.
(...) E di fatto il mondo che si riflette nelle grandi opere e nelle grandi figure del primo
Rinascimento italiano è un mondo più spesso tragico che lieto, più spesso duro e
crudele che pacificato, più spesso enigmatico ed inquieto che limpido e armonioso.
Leonardo da Vinci è ossessionato da visioni catastrofiche, Alberti insiste nelle sue
pagine sulla fortuna cieca che insidia e spezza la virtù. Machiavelli è il teorico di una
umanità radicalmente cattiva, impegnata in una lotta senza pietà. (...) Di fatto la vita e
la storia erano nel '400 veramente tragiche in un'Italia corsa da guerre, insanguinata
da congiure. Il Rinascimento è un fatto culturale di vastissima portata, i cui effetti
opereranno sempre più in profondità, con ripercussioni sempre più vaste, ma
gradualmente, col passare del tempo Gli ideali di vita che l'umanesimo italiano del XV
secolo afferma con tanta passione, contro un mondo che li ignora o li respinge, solo
dopo lunghissime lotte riusciranno a determinare risultati concreti nella società.
(Eugenio Garin in La cultura del Rinascimento)
Renovatio e rinascita: ovvero ritorno
al principio
Ritorno al principio: rinascita renovatio
Per noi, donne e uomini del XXI secolo, progredire significa cambiare
innovare, abbandonare il passato per muoverci verso il futuro; la
nostra idea di progresso è legata a ciò che è nuovo e quindi positivo,
migliore.
Non era così per gli uomini del passato, questa nostra idea del
progresso si è andata formando nel tempo, è un prodotto della storia
del pensiero dell'uomo.
Per gli umanisti progredire, ovvero rendersi nuovi e migliori rispetto ai
propri contemporanei, significa ritornare al principio, questo
concetto già filosofico (neoplatonismo) e religioso (cristianesimo)
viene ripreso dagli umanisti.
Ritorno al principio significa ritorno all'antico, ai classici, alle
comunità antiche (antica res publica romana), ritorno alla natura
(forza che produce e vivifica)
PROGRESSO 1 ?
PROGRESSO 2 ?
PROGRESSO secolo XXI
Progresso XV secolo
FRATTURA /CONTINUITA'/
ORIGINALITA' NELLA
CONTINUITA'
Attribuiamo a ciascun termine della
precedente diapositiva una
immagine
Le tre immagini sono: il crocifisso di Cimabue, un
dipinto raffigurante Virgilio, la cacciata dal
paradiso terreste di Masaccio.
FRATTURA
CONTINUITA'
ORIGINALITA' NELLA
CONTINUITA'
MEDIA AETAS
“mi trovo sul confine di due popoli e posso guardare
contemporaneamente innanzi e dietro”
Petrarca Rerum memorandarum libri I.19
Petrarca da Epistole familiari VI 4 al
cardinale Giovanni Colonna:
“Queste persone che un avverso
destino mi ha dato compagne di
vita, le dimentico con grande
piacere e pongo ogni attenzione per
fuggire i contemporanei e per
seguire gli antichi (...) molti certo si
stupirebbero perché io tanto mi
compiaccia di stare con i morti
piuttosto che con i vivi. Ai quali
risponderebbe la verità che vivono
coloro che morirono con gloria e
virtù; costoro che vivono tra
mollezze e falsi piaceri rammolliti
nel sonno e nella lussuria (..) anche
se sembrano vivere, sono soltanto
cadaveri putrefatti e deformi”
Marsilio Ficino Epistole “ Se dunque
c'è un'età dell'oro essa è senza
dubbio quella che produce ingegni
d'oro. e che tale sia questo nostro
secolo nessuno che vorrà prendere
in considerazione le sue mirabili
conquiste lo metterà in dubbio.
Questo secolo ha riportato alla luce
le arti liberali già quasi scomparse
la grammatica, la poesia, l'oratoria,
la pittura, la scultura, l'architettura,
la musica e perciò può dirsi aureo.
E questo è accaduto a Firenze.
CONSAPEVOLEZZA DEL DIVENIRE STORICO
Da Eugenio Garin “L'umanesimo italiano”, Economica Laterza, pp.21-22:
“Proprio l'atteggiamento assunto di fronte alla cultura del passato, definisce
chiaramente l'essenza dell'umanesimo. E la peculiarità di tale atteggiamento
non va collocata in un singolare moto di ammirazione , né in una conoscenza
più larga, ma in una ben definita coscienza storica. I “barbari”non furono tali
per avere ignorato i classici, ma per non averli compresi nella verità della loro
situazione storica. Gli umanisti scoprono i classici perché li distaccano da
sè. Perciò l'umanesimo ha veramente scoperto gli antichi, siano essi Virgilio o
Aristotele pur notissimi nel Medioevo: perché ha restituito Virgilio al suo tempo e
al suo mondo, e ha cercato di spiegare Aristotele nell'ambito dell'Atene del
quarto secolo avanti Cristo. Per cui non può né deve distinguersi
nell'umanesimo la scoperta del mondo antico e la scoperta dell'uomo,
perché furono tutt'uno; perché scoprire l'antico come tale fu commisurare
sé ad esso e staccarsene e porsi in rapporto con esso. Significò tempo e
memoria (scoperta dell'antico) e senso della creazione umana e dell'opera
terrestre e della responsabilità (scoperta dell'uomo).” Il punto in cui si
realizzò quella presa di coscienza fu la filologia umanistica, che mise a punto
un metodo di indagine critica dei testi antichi.
FILOLOGIA
Vuoi dunque sapere la mia malattia? Non so saziarmi di libri”
Petrarca Epistole
Gli umanisti sono in primo luogo dei ricercatori di testi antichi, sono dei filologi ovvero
lettori critici dei testi antichi che controllano parola per parola per scoprire e
correggere gli errori che la tradizione manoscritta vi ha accumulato.
“I filologi affrontano ogni documento, ogni carta, ogni libro,considerando che così come si
presenta, esso è un fatto umano, una traccia e una risonanza umana, e come tale
soggetta a esame e discussione critica” (Garin , op.cit., pp. 14)
Il filologo umanista di fronte al testo ha una serie di quesiti che deve porsi e risolvere: chi
ha scritto quel testo, quando lo ha scritto, dove lo ha scritto, che cosa esattamente è
scritto in quel testo.
Questo modo di porsi di fronte ai testi antichi era nuovo e rivoluzionario significava.
1) considerare il libro non più un' auctoritas , ovvero depositario di idee e verità valide in
assoluto e per sempre, ma un prodotto storico. I libri sono opere umane, di uomini di
un preciso luogo, tempo, situazione storica.
2)sviluppare un atteggiamento critico nei confronti della tradizione, la filologia umanistica
mette a punto un metodo di indagine scientifica dei testi, che permette di verificarne
l'autenticità.
I grandi filologi europei
Le loro opere
Attribuisci a ciascun filologo la principale
opera filologica, per ciascun opera trova
informazioni sul contenuto.
Novum instrumentum omne
Angelo Poliziano
Lorenzo Valla
Erasmo da Rotterdam
De falso credita et ementita Constantini
donatione
Miscellanea
STUDIA HUMANITATIS
“studi questi che si chiamano di umanità perchè perfezionano e
adornano l'uomo” Leonardo Bruni Epistole
Il termine Umanesimo deriva dall'espressione studia humanitatis con cui si
indicavano l'insieme di studi letterari e filosofici che avevano come oggetto
l'uomo, distinguendoli da quelli che avevano come oggetto la natura e il
divino.
La parola humanitas, già nell'antica Roma, viene usata per indicare l'insieme
delle qualità morali e culturali che distingue l'uomo dagli altri animali terrestri,
in particolare: la generosità, la razionalità, la sensibilità, la cultura, la
moderazione, la filantropia, la comprensione profonda per la condizione
umana.
Il termine studia humanitatis viene ripreso in Italia in particolare a Firenze
verso la fine del Trecento per denominare l'insieme degli studi letterari e
filologici dei testi classici antichi greci e latini.
Come scrive Leonardo Bruni (umanista fiorentino della fine del XIV secolo)
questi studi dovevano “formare l'uomo buono, del quale niente può
pensarsi di più utile” .
“faber fortunae suae”
L'ideale di uomo che viene elaborato nel
primo umanesimo fiorentino (umanesimo
civile) è quello di un uomo fatto di corpo
e anima.
Questo ideale non è antireligioso, anzi il
più delle volte gli umanisti hanno una
visione cristiana della vita, ma essi
rifiutano le componenti ascetiche, il
disprezzo della vita terrena, il dominio
del giudizio divino del cristianesimo
medievale.
L'uomo “artefice della propria fortuna” è un
uomo impegnato a soddisfare i suoi
bisogni materiali senza sensi di colpa, a
ricercare la felicità terrena, a conoscere
il mondo in modo razionale, libero da
pregiudizi, impegnato nella vita pubblica
del suo tempo, utile agli altri uomini.
“Ti posi nel mezzo del mondo perchè di là meglio tu scorgessi tutto ciò
che è nel mondo”
“Oratio De hominis dignitate” Pico della Mirandola
da E.Garin, cit., p.94 “Se il primo umanesimo fiorentino fu
un'esaltazione della vita civile, della libera costruzione
umana di una città terrena, la fine del '400 è
caratterizzata da un orientamento verso un'evasione dal
mondo, verso la contemplazione. Il platonismo, come
filosofia contemplativa, che indicava la via del ritorno
dell'umano al divino (la Venere di Botticelli simboleggia
l'amore che, secondo la filosofia neoplatonica di Marsilio
Ficino, trae l'uomo a Dio) , si sostituisce alla serena
esaltazione della vita che era stata dei primi umanisti
(Salutati, Bruni, Valla, Bracciolini).
A questo orientamento mutato non fu estraneo il complesso
delle vicende politiche italiane” .
Classicismo
“E' classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove
l'attualità più incompatibile fa da padrona” Italo Calvino, Perché leggere i
classici, Oscar Mondadori, p12
La riscoperta degli antichi, l'adesione al
loro mondo portava come conseguenza
il principio di imitazione, vale a dire: i
classici avevano realizzato nelle loro
opere una perfezione oltre la quale non
è possibile andare e quindi non resta
che rifarsi a quei modelli, imitarli. Ma ci
possono essere due modi di imitare: o
un'imitazione passiva che si ritiene
soddisfatta se riesce a riprodurre le
forme la perizia tecnica del modello
oppure una imitazione che con una
antica frase greca potremmo dire “
rimodella di nuovo la moneta divina”,
ovvero una imitazione che utilizza lo
studio del modello antico per dare
espressione a ciò che è personale,
contemporaneo, moderno. Come fa
Keith Haring, artista americano del XX
secolo con il David di Michelangelo.
Per la verifica sul libro di testo
studiare le seguenti pagine e le
pagine della presentazione.
Parte generale
Pag.911 Il mondo delle corti. La scoperta della laicità, pag.913 Umanesimo e
studia humanitatis. Il rapporto con i classici, pag.915 Progredire imitando,
pag.918 Le radici classiche e quelle cristiane. La nuova morale umanistica,
p.921 La testimonianza di Erasmo, p. 922 Il principio di imitazione, p.924 La
riaffermazione del volgare, p.925 La corte, p.927 L'università e la scuola,
p.945 Ammirazione e coscienza storica, La filologia umanistica, Le scoperte
di Bracciolini, pag.946 La filologia critica di Valla, p.946 Cultura, curiosità,
edonismo.
Vedi anche a pag726 su Boccaccio: La scoperta degli scrittori antichi
Testi
Pag.655 Petrarca Il desiderio continuo di libri: rr(righe) 1-16, rr.43-50
Pag.664 Petrarca A Giacomo Colonna: rr.60-100
Pag.920 Pico della Mirandola Dio e l'uomo: (tutto)
Pag.955 Bracciolini Ho trovato Quintiliano: rr.32-41 (a pag.956)