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Blanchard, Macroeconomia, Il Mulino 2009
Capitolo IX. Inflazione, produzione e crescita della moneta
ASPETTATIVE: APPROCCIO MONETARISTA,
TEORIA DEL REDDITO PERMANENTE,
NUOVA MACROECONOMIA «CLASSICA»
Corso di Economia Politica
Prof. Andrea Fumagalli
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Blanchard, Macroeconomia, Il Mulino 2009
Capitolo IX. Inflazione, produzione e crescita della moneta
1 Le premesse fondamentali della teoria monetarista
 La teoria monetarista di Friedman parte da due premesse
parte da due premesse:
 1. il sistema economico si trova normalmente in un
equilibrio stabile, al quale tende anche quando ne è
allontanato per effetto di shock esogeni da domanda o per
effetto di rigidità interne (dei salari monetari o del saggio
di interesse);
 2. gli individui agiscono sulla base di aspettative.
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Capitolo IX. Inflazione, produzione e crescita della moneta
2. La teoria monetarista delle aspettative e il concetto di
prezzo/reddito atteso
Consideriamo subito la teoria monetarista delle aspettative. Per
comprendere le tesi monetariste, consideriamo le aspettative che
l’individuo formula circa il suo reddito. Riferiamoci ad un individuo
che, alla fine di un periodo t (anno, mese), valuta il suo
reddito/prezzo per il successivo periodo t +1.
Indichiamo con
tale reddito previsto per il prossimo periodo.
L’individuo, poiché agisce all’interno di un sistema stabile, formula la
sua previsione sulla base della previsione che aveva formulato nel
periodo precedente per il periodo appena trascorso. Si limita a
correggere tale previsione in base all’errore che ha potuto
riscontrare tra reddito previsto e reddito effettivamente percepito.
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Possiamo interpretare il risultato come segue:
♦ l’individuo formula le sue aspettative sul futuro in base alle
esperienze che ha avuto nel passato;
♦ attribuisce maggior peso alle esperienze più prossime nel tempo
rispetto a quelle più lontane;
♦ “calcola” il suo reddito per il prossimo periodo mediante una
media dei redditi ottenuti in passato, moltiplicando ogni termine
per un fattore di ponderazione tanto più basso quanto più lontano
nel tempo è il reddito cui si riferisce;
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♦ il simbolo n indica la “memoria” dell’individuo, ossia il numero di
periodi considerati;
♦ il simbolo ϑ è un indice di stabilità: un ϑ molto basso o tendente allo
zero rappresenta il caso in cui l’individuo deve ricorrere a molte esperienze
passate per formulare la sua aspettativa. Deve comportarsi così perché
constata che nel tempo il reddito che percepisce varia di anno in anno,
anche se con una regolarità intrinseca (per esempio ciclica). Viceversa, un
ϑ elevato o molto prossimo all’unità indica che poche esperienze sono
sufficienti per la previsione, poiché il reddito percepito è sostanzialmente
uniforme nel tempo o ha un andamento regolarmente crescente o
decrescente;
♦ si noti che se ϑ =1 o se i = 0 il reddito è costante.
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3. I concetti di reddito permanente e di ricchezza secondo i
monetaristi
Dal concetto di reddito atteso per il prossimo periodo, si passa al
concetto di reddito permanente Y P , o reddito atteso per i periodi
futuri in condizioni di stabilità. In base a questo reddito, Friedman
definisce un nuovo concetto di ricchezza, inteso come il valore attuale
del reddito permanente:
Su queste basi Friedman determina in modo nuovo i consumi.
L’individuo decide il consumo al tempo t non in base al reddito
percepito al tempo t , bensì in base alla ricchezza, ovvero
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Per definire i consumi al tempo t non vale la relazione propria
dell’economia keynesiana
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In base a questa formula, il consumo risulta appunto sostanzialmente stabile nel tempo e indipendente da variazioni occasionali
del reddito corrente.
A questo si aggiunge che il consumo al tempo t (e in particolare il
consumo di beni durevoli) dipende anche dal saggio di interesse. A
parità di YP , il consumo cresce quando il saggio di interesse
diminuisce.
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2. NUOVA MACROECONOMIA CLASSICA
1. Le premesse fondamentali
Questa scuola, che si impone a partire dagli anni ’80, è diretta
filiazione del monetarismo.
La prima caratteristica della nuova corrente è l’accettazione del
principio neoclassico di razionalità massimizzante e la sua
applicazione nello studio delle variabili aggregate. In sostanza,
questa corrente cerca di dare alla macroeconomia un fondamento
microeconomico (neoclassico) più robusto di quanto non avessero
fatto i monetaristi. In questo senso va letto l’appellativo “macroeconomia classica”, dove “classico” sta per “neoclassico”.
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Fondamentalmente si afferma che:
♦ gli individui massimizzano qualsiasi funzione obbiettivo;
♦ i mercati sono bene organizzati: non esistono impedimenti al
raggiungimento dell’equilibrio su tutti i mercati;
♦ i prezzi forniscono quindi segnali in modo efficace: prezzi
flessibili, che mutano continuamente;
♦ l’equilibrio è ottenuto su tutti i mercati istantaneamente;
♦ non esistono per nessun motivo equilibri diversi da Y* o Yn
(reddito di piena occupazione o di disoccupazione naturale).
Sul piano degli strumenti di analisi le due novità di rilievo sono le
seguenti:
1. una teoria delle aspettative diversa da quella monetarista;
2. la considerazione di un contesto stocastico–probabilistico,
anziché deterministico.
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2. Struttura informativa e decisioni di scelta
Secondo i nuovi macroeconomisti, gli individui effettuano le loro
scelte di produzione e di spesa sulla base di:
♦ segnali di prezzo: se non vi sono shock esogeni di natura reale o
monetaria, non vi sono neppure “disturbi” (noises) nei prezzi, che
trasmettono dunque segnali efficaci per il mantenimento
dell’equilibrio;
♦ informazioni che posseggono: tali informazioni sono incomplete
ed asimmetriche. Ogni individuo possiede solo parte delle
informazioni disponibili e ogni singolo individuo possiede
informazioni diverse per quantità e contenuto da quelle possedute
dagli altri. Si parla di “paradigma delle isole di Phelps”, con riferimento a uno dei massimi esponenti della corrente in questione.
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Ad esempio, nella sfera della produzione accade che ogni
individuo (indipendentemente dalla sua specifica funzione di
lavoratore, imprenditore, ecc) conosca il prezzo dei mercati nei
quali è venditore di qualche bene o servizio, ma non i prezzi dei
mercati nei quali è compratore. Perciò ogni individuo deve
formulare aspettative di prezzo relativamente a questi ultimi.
In sintesi, data una struttura delle aspettative:
♦ tutti i mercati sono in equilibrio perché i prezzi sono
perfettamente flessibili;
♦ se non ci sono shock esogeni la posizione di equilibrio è
sempre n Y ;
♦ se si verificano degli shock il sistema esce dall’equilibrio, ma
solo temporaneamente, poiché grazie alle aspettative vi ritorna
subito.
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3. Teoria delle aspettative razionali (Lucas)
Entra dunque in gioco la teoria delle aspettative, dette “razionali” –
che si basano cioè sulla razionalità massimizzante di tipo neoclassico
– detta anche teoria delle aspettative alla Lucas, dal nome del
massimo rappresentante di questa corrente di pensiero. Le
aspettative sono formulate da individui:
♦ che seguono il principio di razionalità neoclassica massimizzante;
♦ in un contesto stocastico.
Ogni individuo per formulare tali aspettative di prezzo per i mercati
nei quali è compratore, massimizza il risultato che può ottenere
dalle informazioni disponibili.
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Nel caso l’individuo debba formulare aspettative di prezzo, sarà:
ossia, la previsione soggettiva di P equivale alla speranza matematica
o valore atteso di P , condizionale alle informazioni disponibili nel
momento in cui l’individuo formula la previsione.
Dunque la previsione non è esatta, ma è in media esatta, ossia gli
errori di previsione hanno queste caratteristiche:
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4. Aspettative e credibilità: la critica di Lucas
Ogni individuo “razionale” (in senso neoclassico) utilizza tutte le
informazioni che sono a sua disposizione e perciò non può che
compiere solamente errori casuali: sono impossibili errori sistematici,
perché compierli significherebbe non utilizzare le informazioni
disponibili ed essere quindi “irrazionali”, ossia comportarsi in modo
tale da essere costretti ad uscire dai mercati.
La teoria delle aspettative razionali è, insieme, un perfezionamento e
un superamento critico della teoria monetarista delle aspettative
adattive. Infatti, per i monetaristi, nessuna informazione circa i prezzi
futuri viene presa in considerazione dagli individui che formulano
aspettative adattive. Ciò significa che l’individuo dei monetaristi è
indotto a compiere errori sistematici di previsione. Si accorge di
sbagliare, ma non fa nulla per migliorare la propria previsione, ovvero
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non si informa.
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La teoria delle aspettative razionali presuppone che l’individuo formuli
le sue aspettative sulla base di un modello completo del
funzionamento del sistema economico. Solo a questa condizione le
sue aspettative risulteranno in media esatte. Questo significa che:
♦ esiste un modello – definito “vero” – di funzionamento del sistema
economico, ossia del sistema delle relazioni individuali. Esso è
individuato dalla teoria economica;
♦ tutti gli individui lo conoscono o imparano a conoscerlo e lo
utilizzano per formulare le aspettative.
In questo modo le loro aspettative sono “razionali” e, come ultima
conseguenza, il sistema è stabile nella posizione Yn .
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