Guernica - Pc!? No problem!

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Guernica
La voce della libertà
ST. Arte
Pablo Picasso
Guernica
Ed. Visiva
Guernica
Fisica
L’elettricità
Matematica
La parabola
GUERNICA
La voce della
libertà
Italiano
Ermetismo
Eugenio Montale
Progettazione
La cintura
Storia
Le dittature
Sociologia
Le forme di governo
St. Arte
Pablo Picasso
1881-1973
Pablo Picasso
Biografia
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Pablo Picasso nacque a Málaga nel 1881, in Spagna, primogenito di José Ruiz y
Blasco e María Picasso y López . Il padre di Picasso, José Ruiz, era un pittore
specializzato nella rappresentazione naturalistica (soprattutto degli uccelli), in vita fu
professore presso la locale scuola di belle arti e curatore di un museo. Il giovane
Picasso manifestò sin da piccolo passione e talento per il disegno. Fu il padre ad
impartire a Picasso le basi formali dell'arte figurativa, quali il disegno e la pittura a
olio. Picasso non completò i corsi superiori all'Accademia di San Fernando di Madrid,
lasciando l'istituto entro il primo anno di studi. Nei primi anni del XX secolo, a Parigi, il
giovane Picasso iniziò una lunga relazione affettiva con Fernande Olivier. È lei che
appare ritratta in molti dei quadri del "periodo rosa". Fu lasciata per Marcelle
Humbert, che Picasso chiamava Eva, inserendo dichiarazioni d'amore per lei in molti
dei suoi quadri cubisti. Nel 1918 sposò a Parigi Olga Khokhlova, una ballerina della
troupe di Sergei Diaghilev, per cui Picasso stava curando il balletto Parade. La
Khokhlova introdusse Picasso nell'alta società parigina degli anni venti. L'insistenza
della moglie sul corretto apparire in società collideva però con lo spirito di Picasso
creando tra i due motivo di continua tensione. Il matrimonio con Olga Khokhlova si
concluse in una separazione anziché in un divorzio perché secondo le leggi francesi
un divorzio avrebbe significato dividere equamente le proprietà della coppia tra i due
coniugi, cosa che Picasso non volle fare. I due rimasero legalmente sposati fino alla
morte della Khokhlova, avvenuta nel 1955. Negli ultimi lavori Picasso si dedica alla
produzione di ceramiche da lui decorate. Pablo Picasso morì per un attacco di cuore
l'8 aprile 1973 a Mougins, in Provenza, dove aveva fatto erigere la propria residenza .
Fu sepolto nel parco del castello di Vauvenargues.
Periodo blu e rosa
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Il periodo blu
Il "periodo blu" (1901-1904) consiste di dipinti cupi realizzati nei toni del blu e del turchese, solo occasionalmente
ravvivati da altri colori. Si tratta, come dice il nome stesso, di una pittura monocromatica, giocata sui colori freddi,
dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti alla categoria degli emarginati e degli sfruttati, sembrano sospesi
in un'atmosfera malinconica. 1L'inizio del periodo è incerto tra la primavera del 1901 in Spagna o l'autunno dello
stesso anno a Parigi. Nel suo austero uso del colore e nei soggetti (prostitute e mendicanti sono soggetti
frequenti) Picasso fu influenzato da un viaggio attraverso la Spagna e dal suicidio dell'amico Carlos Casagemas.
Lo stesso umore pervade la nota acquaforte Il pasto frugale (1904) che ritrae un uomo cieco e una donna,
entrambi emaciati, seduti ad una tavola praticamente vuota. Anche la cecità è un tema ricorrente nei lavori di
Picasso di questo periodo. Altri soggetti frequenti sono gli artisti, gli acrobati e gli arlecchini. Questi ultimi, dipinti
nel tipico costume a quadri, diventano un simbolo personale dell'artista.
Il periodo rosa
Il "periodo rosa" ( anno 1905-1907) è composto da uno stile più allegro, caratterizzato dai colori rosa e arancione e
ancora contraddistinto dagli arlecchini. In questo periodo Picasso frequenta Fernande Olivier e molti di questi
lavori risentono positivamente della relazione tra i due, oltre che del contatto con la pittura francese. Nel Periodo
Rosa è presente un rinnovato interesse per lo spazio ed il volume, ma nel quale la malinconia, per quanto
temperata, è sempre presente. I soggetti privilegiati sono arlecchini, saltimbanchi, acrobati ambulanti o comunque
soggetti legati al mondo del circo quasi tutti i quadri rappresentano le persone del circo dietro le quinte, ma mai sul
palco. Oltretutto Picasso pubblica dei dipinti "spinti" ad esempio donne mestruate o scene sessuali.
Il periodo africano
Picasso ebbe un periodo in cui la sua arte risultò influenzata dall'arte africana (1907-1909); se ne considera l'inizio
il quadro Les demoiselles d'Avignon, in cui due figure sulla destra del dipinto sono ispirate da oggetti d'artigianato
africano. Le idee sviluppate in questo periodo portano quindi al successivo periodo cubista. Nell'opera di Les
Demoiselles d'Avignon Picasso, attraverso l'abolizione di qualsiasi prospettiva o profondità, abolisce lo spazio: si
simboleggia perciò una presa di coscienza riguardo una terza dimensione non visiva, ma mentale. Nella
realizzazione delle figure centrali Picasso ricorda la scultura iberica, mentre nelle due figure di destra è evidente
l'influsso delle maschere rituali dell'Africa. Soprattutto la figura in basso, con gli occhi ad altezza diversa, la
torsione esagerata del naso e del corpo, evidenzia come Picasso sia giunto alla simultaneità delle immagini, cioè
la presenza contemporanea di più punti di vista.La struttura dell’opera è data da un incastro geometricamente
architettato di piani taglienti, ribaltati sulla superficie della tela quasi a voler rovesciare gli oggetti verso lo
spettatore, coinvolto direttamente dalla fissità dello sguardo delle figure femminili e dallo scivolamento della natura
morta quasi fuori del quadro. L’immagine si compone di una serie di piani solidi che si intersecano secondo
angolazioni diverse. Ogni angolazione è il frutto di una visione parziale per cui lo spazio si satura di materia
annullando la separazione tra un corpo ed un altro.
Cubismo sintetico e analitico
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Il cubismo analitico
Il "cubismo analitico" (1909-1911) è fondato sull'idea di cogliere l'oggetto da tutti i
punti di vista simultaneamente,che dà al quadro una particolare densità, anche se
talvolta questo non sempre è perfettamente leggibile. La scomposizione della forma
ha qualcosa di lucido e selvaggio allo stesso tempo; il cubismo picassiano è
strettamente imparentato alla visione dirompente del periodo "africano".
Il cubismo sintetico
Il "cubismo sintetico" (1912-1913) rappresenta un successivo sviluppo del cubismo.
Nelle composizioni di questi anni vengono spesso inseriti frammenti di carta, carta da
parati, carta di giornale che vengono riportati sulla tela. I cubisti come Juan Gris
utilizzano tecniche come il collage e il papier collè.
Classicismo e surrealismo
Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale Picasso produsse lavori di stile
neoclassico. Questo "ritorno all'ordine" . Durante gli anni '30 il minotauro sostituisce
l'arlecchino come motivo ricorrente e compare anche in "Guernica". L'uso del
minotauro è parte da ascriversi all'influenza del surrealismo. Considerato da molti il
più famoso lavoro di Picasso, Guernica è dedicato al bombardamento tedesco della
cittadina basca di Guernica ed è rimasto esposto al Museum of Modern Art di New
York fino al 1981, anno in cui è stato restituito alla Spagna. Esposto inizialmente al
Casón del Buen Retiro, nel 1992 è stato trasferito al Reina Sofía in occasione della
sua apertura.
Guernica (Picasso)
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Interpretazione
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Dato il diverso tema originario dell'opera (la commemorazione della morte di un famoso torero dell'epoca, come
detto prima), le interpretazioni in chiave antibellica sono piuttosto discordanti,
Interpretazione antibellica
Rispettando le linee generali del secolo, l'artista spagnolo esprime in Guernica la sua opposizione ai regimi
totalitari che si diffusero in Europa nel corso del XX secolo, e lo fa mediante la rappresentazione di un terribile
evento bellico: la distruzione, durante la Guerra civile spagnola 1936-1939. Picasso leva alta la sua voce contro
l'eccidio e si schiera dalla parte degli oppressi. Nell'opera però non ci sono elementi che richiamino al luogo e al
tempo; niente ci indica che si tratti di un bombardamento, ad eccezione di quello che, a destra, può sembrare un
palazzo in fiamme. È piuttosto una protesta contro la violenza, la distruzione, la guerra in generale. Ecco allora
l'interpretazione che si può dare al toro che appare nella parte sinistra del quadro: esso rappresenta il Minotauro,
figura mitica e simbolo di bestialità, che contribuisce proprio ad universalizzare il significato del quadro. La
lampada ad olio in mano ad una donna che scende le scale e posta al centro dell'opera, indica la ragione che non
comprende il bombardamento e la distruzione (oppure la verità che compare sul luogo dell'orrore); la colomba a
sinistra, simbolo della pace, ha un moto di strazio prima di cadere a terra, mentre il cavallo agonizzante
simboleggia il popolo spagnolo degenerato. La violenza e la sofferenza traspaiono esplicitamente guardando, sulla
sinistra dell'opera, la madre che grida al cielo, disperata, con il figlio senza vita tra le braccia; da contraltare ad
essa, l'altra figura aparentemente femminile a destra che alza, disperata, le braccia al cielo. In basso nel dipinto
c'è un cadavere, egli ha una stigmate sulla mano sinistra come simbolo di innocenza verso la crudeltà nazifascista e nella mano destra stringe una spada spezzata da cui sorge un pallido fiore quasi a dare speranza per
un futuro migliore. L'alto senso drammatico nasce dalle deformazioni dei corpi, dalle linee che si tagliano
vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare a urli disperati e laceranti, dall'alternarsi di campi bianchi,
grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica. Ma esso
nasce anche dalle grandi dimensioni del quadro, che impongono i contenuti con evidenza immediata. Enormi
dimensioni che furono scelte perché questo quadro doveva anche rappresentare una sorta di manifesto che
"esponesse" al mondo la crudeltà e l'ingiustizia della guerra, qualunque essa fosse.
Interpretazione commemorativa in morte di un torero
Essendo origariamente un quadro dedicato ad un torero, ovviamente il toro ed il cavallo sono riferiti alla corrida. Il
torero morente, con la spada in mano, è l'altro evidente tratto dell'ambientazione tauromachica. Picasso aggiunse
altri piccoli particolari (la lampadina ad esempio) in seguito al cambio di destinazione e di nome. Picasso non vide
mai con i suoi occhi il bombardamento di Guernica, ma si fidó principalmente delle fonti correnti.
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EPISODIO DI GUERNICA
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Dipinta in Olio su tela, alta 354 cm e larga 782 cm, l'opera, dalla immediata forza evocativa,
divenne ben presto emblema ed è sempre stato considerato come denuncia contro la
guerra per l'immediatezza con cui raffigura persone, animali, ed edifici straziati dalla
violenza e dal caos del bombardamento a tappeto, dando efficacemente il senso della
disumanità, brutalità e disperazione della guerra, e la crudeltà del bombardamento di civili.
Essendo la cittadina sede di un fabbrica di armi, di un deposito ferroviario e di un grosso
svincolo utilizzato dai repubblicani, fu bombardata si, ma soprattutto distrutta dalle truppe
in sfollamento per lasciare terra bruciata al nemico e per farne un caso internazionale .
Situata sul fronte ovvero in zona di operazioni belliche, fu occupata dai nazionalisti due
giorni dopo il bombardamento.
Per incarico del governo repubblicano spagnolo il quadro cubista era destinato a decorare
il padiglione spagnolo durante l'Esposizione mondiale di Parigi, del 1937. Dopo
l'esposizione, quando il governo repubblicano era caduto, Picasso non permise che il suo
dipinto più famoso venisse esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe
potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo. Venne quindi ospitato per molti anni al
Museum of Modern Art di New York, e tornò in patria nel 1981, ad otto anni dalla morte di
Picasso e sei da quella di Franco. Durante gli anni '70 fu un simbolo per gli spagnoli sia
della fine del regime franchista che del nazionalismo, così come lo era stato prima, per
tutta l'Europa, della resistenza al nazi-fascismo.
L'opera inizialmente non rappresentava il bombardamento della cittadina spagnola, ma era
nata per commemorare la morte di un famoso torero dell’epoca. L'artista prese spunto in
modo particolare da un articolo in cui il giornalista descrisse la brutalità dell'evento,
evidenziando, anche attraverso una fotografia, che la città era stata completamente rasa al
suolo. Questo elemento è fatto risaltare in modo particolare tramite il cavallo: infatti in
esso non si riesce a notare quale sia il verso giusto.
Ermetismo
Eugenio montale
1896-1981
Eugenio Montale
Biografia
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Eugenio Montale nasce a Genova nella zona di Principe, il 12 ottobre 1896, in una famiglia di commercianti di
prodotti chimici (il padre, tra l'altro, era il fornitore dell'azienda di Italo Svevo). Bianca Montale.
Ultimo di sei figli, il giovane Eugenio gode di quella libertà un po' trascurata e malinconica che di solito è riservata
all'ultimo di molti fratelli.
E infatti, sebbene per lui, ai più lunghi studi classici, vengano preferiti quelli tecnici, a causa della sua salute
precaria, e nel 1915 venga iscritto all'Istituto tecnico commerciale dove si diplomerà in ragioneria, il giovane
Montale ha tutto l'agio di coltivare i propri interessi prevalentemente letterari, frequentando le biblioteche cittadine
e assistendo alle lezioni private di filosofia della sorella Marianna, iscritta a Lettere e Filosofia.
Trascorre gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza tra Genova e Monterosso, nelle Cinque Terre, dove i Montale
possiedono una villa.
La sua formazione è dunque quella tipica dell'autodidatta, che scopre interessi e vocazione attraverso un percorso
libero da condizionamenti che non siano quelli della sua stessa volontà e dei limiti personali. Letteratura (Dante in
primo luogo) e lingue straniere sono il terreno in cui getta le prime radici l'immaginario montaliano; assieme al
panorama, ancora intatto, della Riviera ligure di levante: Monterosso al Mare e le Cinque Terre, dove la famiglia
trascorre le vacanze.
Grande Guerra e primo dopoguerra
Entrato all'Accademia militare di Parma, fa richiesta di essere inviato al fronte, e dopo una breve esperienza
bellica in Vallarsa e Val Pusteria, venne congedato nel 1920.
«Scabri ed essenziali», come egli definì la sua stessa terra, gli anni della giovinezza delimitano in Montale una
visione del mondo in cui prevalgono i sentimenti privati e l'osservazione profonda e minuziosa delle poche cose
che lo circondano – la natura mediterranea e le donne della famiglia. Ma quel "piccolo mondo" è sorretto
intellettualmente da una vena linguistica nutrita di instancabili letture, le più proficue che si possano desiderare:
quelle finalizzate al solo piacere della conoscenza e della scoperta. E in quella periferia d'Europa, negli stessi anni
in cui D'Annunzio rimbomba per tutta la penisola, Montale ha la fortuna di scoprire non tanto una vocazione di
poeta, quanto l'amore per la poesia.
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Avvento del Fascismo
Montale ha scritto relativamente poco: quattro raccolte di brevi liriche, traduzioni di poesia e vari
libri di traduzioni in prosa, due volumi di critica letteraria e uno di prose di fantasia. A ciò si
aggiunga la collaborazione al Corriere della sera, ed è tutto. Il quadro è perfettamente coerente
con l'esperienza del mondo così come si costituisce nel suo animo negli anni di formazione, che
sono poi quelli in cui vedono la luce le liriche della raccolta Ossi di seppia. Era il momento
dell'affermazione del fascismo, dal quale Montale prende subito le distanze sottoscrivendo nel
1925 il Manifesto degli intellettuali antifascisti . Montale vive questo periodo nella "reclusione"
della provincia ligure.
L'emarginazione sociale a cui era condannata la classe di appartenenza, colta e liberale, della
famiglia, acuisce nel poeta la percezione del mondo, la capacità di penetrare nelle impressioni
che sorgono dalla presenza dei paesaggi naturali: la solitudine genera il colloquio con le cose,
quelle piccole e insignificanti della riviera ligure, o quella lontana e suggestiva del suo orizzonte, il
mare. Una natura "scarna, scabra, allucinante", e un "mare fermentante" dal richiamo ipnotico,
come solo quello mediterraneo abbacinato dal sole può suscitare. In una vita che appare già
sconfitta prima ancora di cominciare, la natura ispira un sentimento di dignità profonda ed
essenziale che è lo stesso che si prova leggendo le liriche del poeta.
Montale dunque entra silenziosamente, ma con l'impressionante "biglietto da visita" dell'edizione
degli Ossi del '25, nell'officina della poesia italiana. Nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto
scientifico letterario G. P. Vieusseux (ne sarà espulso nel 1938 dal fascismo);
Ultimi anni
. Nel poeta ligure confluiscono quegli spiriti della "crisi" che la reazione anti-dannunziana aveva
generato fin dai Crepuscolari: tutto ciò che era stato scritto con vena ribelle nel brulicante mondo
poetico italiano tra le due guerre, in lui diventa poesia vera ed alta, l'ultima possibile prima di
scoprire altre ragioni per essere poeti. E paradossalmente, il poeta più trasognato e "dimesso" del
novecento italiano, è anche stato il più carico di riconoscimenti ufficiali: lauree ad honorem
(Milano '61, Cambridge '67, Roma '74), nomina a senatore a vita nel '67 e premio Nobel nel '75.
Nel pieno del dibattito civile sulla necessità dell'impegno politico degli intellettuali, Montale
continuò ad essere il poeta più letto in Italia. A testimonianza forse del fatto che il compito della
poesia non è mai stato quello di dare risposte ma di rieducare a guardare il mondo.
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Ossi di Seppia
Il primo momento della poesia di Montale rappresenta la felice affermazione del motivo lirico. Montale, in Ossi di
seppia (1925) , attinge l'impossibilità di dare una risposta all'esistenza: nella lirica Non chiederci la parola
(introduzione in Ossi di Seppia), egli afferma che è possibile dire solo "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo",
sottolineando la negatività della condizione esistenziale. Lo stesso titolo dell'opera designa l'esistenza umana,
logorata dalla natura, e ormai ridotta ad un oggetto inanimato, privo di vita. In tal modo Montale capovolge
l'atteggiamento fondamentale della poesia: il poeta non può trovare e dare risposte o certezze; sul destino
dell'uomo incombe quella che il poeta, nella lirica Spesso il male di vivere ho incontrato, definisce "Divina
Indifferenza", ciò che non mostra alcuna partecipazione emotiva nei confronti dell'uomo.
La prima raccolta di Montale uscì nel giugno del 1925 e comprende poesie scritte tra il 1920 e il 1925. Il libro si
presenta diviso in quattro sezioni: "Movimenti", "Ossi di seppia", "Mediterraneo" e "Meriggi"; al tutto è preposta
una poesia, In limine (sulla soglia) che fa da chiave di lettura. Il titolo della raccolta vuole evocare i relitti che il
mare abbandona sulla spiaggia, come gli ossi di seppia che le onde portano a riva; qualcosa di simile, vuole dirci il
poeta, sono le sue poesie; in un'epoca che non permette più ai poeti di lanciare messaggi, di fornire
un'interpretazione compiuta della vita e dell'Uomo, le poesie sono frammenti di un discorso che resta sottinteso e
approdano alla riva del mare come per caso, frutto di momentanee illuminazioni. Le poesie di questa raccolta
traggono lo spunto iniziale da una situazione, da un episodio della vita del poeta, da un paesaggio, come quello
della Liguria, per esprimere temi più generali: la rottura tra individuo e mondo, la difficoltà di conciliare la vita con il
bisogno di verità, la consapevolezza della precarietà della condizione umana. Si affollano in queste poesie oggetti,
presenze spesso umili che non compaiono solitamente nel linguaggio dei poeti, alle quali Montale affida, in toni
dimessi, la sua analisi negativa del presente ma anche la non rassegnazione, l'attesa di un miracolo. L'autore
esprime spesso ambiguità nel considerare ambienti, cose e personaggi dei quali sovente si fa una cattiva
interpretazione, ad esempio l'amico lontano che viene citato in una lirica di questa raccolta viene confuso con
un'eventuale donna amata dal poeta.
Le occasioni
In Le occasioni (1939) la poesia è fatta di simbolo di analogia, di enunciazioni lontane dall'abbandono dei poeti
ottocenteschi. Il mondo poetico di Montale appare desolato, oscuro, dolente, privo di speranza; infatti, tutto ciò che
circonda il poeta è guardato con pietà e con misurata compassione. Simbolica la data di pubblicazione, 14 ottobre
1939, poco dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale; i soldati videro in Montale e nel suo atteggiamento
passivo una via da seguire.
La memoria è sollecitata da alcune "occasioni" di richiamo, in particolare si delineano figure femminili (per esempio
una fanciulla conosciuta in vacanza a Monterosso, Annetta-Arletta), nuove "Beatrici" a cui il poeta affida la propria
speranza. La figura della donna, soprattutto Clizia, viene perseguita da Montale attraverso un'idea lirica della
donna-angelo, messaggera di Dio. I tratti che servono per descriverla sono rarissimi, ed il desiderio è interamente
una visione dell'amore che si configura come platonico (che è soltanto ideale e non si traduce nella realtà).
Ne Le occasioni la frase divenne più libera e la riflessione filosofica, che è il pregio maggiore della poesia di
Montale, diviene più vigorosa. Il poeta indaga le ragioni della vita, l'idea della morte, l'impossibilità di dare una
spiegazione valida all'esistenza.
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I temi
Tematicamente, la raccolta appare come la risposta negativa e parodistica all'Alcyone dannunziano, ovvero il
diario di un'estate alla Cinque Terre (Marchese). Il rovesciamento è centrato sulla figura del mare e sul rapporto
ambiguo di attrazione/repulsione che il poeta intesse con esso. Il titolo Ossi di seppia allude infatti allo scheletro
dell'animale marino che dopo la morte galleggia sulle onde ed è trascinato a riva tra gli scarti delle profondità
acquatiche, come "inutile maceria".
La struttura ritmica
Il tempo in cui furono scritti gli Ossi di seppia fu quello "versoliberista" di futuristi e vociani: la rottura del ritmo,
della forma, della stessa struttura sintattica nei suoi componenti elementari, era allora, in Italia, la bandiera della
modernità letteraria. L'apparente distacco di Montale dagli eventi esterni - apparente in quanto egli seppe fare i
conti con essi, trasformandoli alla luce delle proprie esigenze - si traduce in questa raccolta in una consapevole e
misurata ricostruzione del verso nella sua forma "classica". Montale sembra dirci che una poetica che abbia come
oggetto la disgregazione del senso e della vita può servirsi con più utilità, per raggiungere i suoi scopi, di una
forma chiara e semplice nella sua rigorosità costruttiva. Si può notare in questa preferenza per lo stile classico del
verso un parallelo con l'atteggiamento dannunziano, che va tuttavia distinto: in D'Annunzio il recupero del passato
è funzionale ad un "messaggio" ideologico, a una "programma" poetico che intende agganciare un'idea di cultura
già presente nella memoria storica con il suo bagaglio di simboli e significati. Nel nostro, il classico è uno
strumento linguistico-formale, un contenitore trasparente (una "scatola di vetro") che permette ai contenuti di
trasparire con più evidenza. Tutto il contrario dello sperimentalismo delle avanguardie, i cui "effetti speciali" di
rottura e di provocazione superano il valore stesso dei contenuti.
La semplice classicità di Montale è arricchita da un uso straordinario, per raffinatezza e virtuosismo, della
musicalità della lingua: certamente, da questo punto di vista, egli rappresenta una vetta assoluta nella poesia
italiana del Novecento. Rime, assonanze e consonanze, nonché l'uso raffinato della sintassi poetica, fanno di ogni
componimento degli Ossi una miniera di effetti sonori.
La lingua
Caratteristiche:
l'uso di parole rare non per la loro forma, ma per il loro ricorrere una volta sola in tutta la raccolta – in tal senso
l'unicità oggettiva di ogni cosa è definitivamente marcata da un suo segno linguistico irripetibile;
la scelta di singole parole "letterarie" (soprattutto dantesche e dannunziane) private di un contesto riconoscibile,
tale che il lettore possa subito vedere in trasparenza la loro origine, trasforma anch’esse in elementi
espressionistici utili a marcare la rarità delle cose, più che delle parole;
L'uso di una terminologia precisa impedisce il crearsi di qualsiasi alone simbolico attorno alle parole: più che
evocare qualcos’altro, la parola di Montale "rimbalza" sul lettore come una domanda che non ha ricevuto risposta.
La poetica e il pensiero
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Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l'assoluto, nemmeno tramite la poesia, a cui spesso si tende ad affidare il
ruolo di fonte d'elevazione spirituale per eccellenza, Montale scrive poesia perché questa possa essere una sorta di
strumento/testimonianza d'indagine della condizione esistenziale dell'uomo novecentesco. A differenza delle allusioni ungarettiane,
Montale fa un ampio uso di idee, di emozioni e di sensazioni più indefinite. Montale cerca una soluzione simbolica in cui la realtà
dell'esperienza diventa una testimonianza di vita. È la negatività esistenziale vissuta dall'uomo novecentesco dilaniato dal divenire storico.
Il poeta, però, vede in alcune immagini una sorta di speranza contro questa situazione di "male di vivere": ad esempio, il mare (pensando
a Ossi di seppia) e in alcune figure di donne che sono state importanti nella sua vita. La poesia di Montale assume dunque il valore di
testimonianza e un preciso significato morale: Montale esalta lo stoicismo etico di chi compie in qualsiasi situazione storica e politica il
proprio dovere. Montale non credeva all'esistenza di «leggi immutabili e fisse» che regolassero l'esistenza dell'uomo e della natura; da qui
deriva la sua coerente sfiducia in qualsiasi teoria filosofica, religiosa, ideologica che avesse la pretesa di dare un inquadramento generale
e definitivo, la sua diffidenza verso coloro che proclamavano fedi sicure. Per il poeta la realtà è segnata da una insanabile frattura fra
l'individuo e il mondo, che provoca un senso di frustrazione e di estraneità, un malessere esistenziale. Questa condizione umana è,
secondo Montale, impossibile da sanare se non in momenti eccezionali, veri stati di grazia istantanei che Montale definisce miracoli, gli
eventi prodigiosi in cui si rivela la verità delle cose, il senso nascosto dell'esistenza. Montale matura negli anni della giovinezza una
visione prevalentemente negativa della vita, come egli stesso ha dichiarato. Rispetto a questa visione, la poesia si pone per Montale
come espressione profonda e personale della propria ricerca di dignità e del tentativo più alto di comunicare fra gli uomini. L'opera di
Montale è, infatti, sempre sorretta da un'intima esigenza di moralità, ma priva di qualunque intenzione moralistica: il poeta non si propone
come guida spirituale o morale per gli altri; attraverso la poesia egli tenta di esprimere la necessità dell'individuo di vivere nel mondo
accogliendo con dignità la propria fragilità, incompiutezza, debolezza.
Alcuni caratteri fondamentali del linguaggio poetico montaliano sono i simboli: nella poesia di Montale compaiono oggetti che tornano e
rimbalzano da un testo all'altro e assumono il valore di simboli della condizione umana, segnata, secondo Montale, dal malessere
esistenziale, e dall'attesa di un avvenimento, un miracolo, che riscatti questa condizione rivelando il senso e il significato della vita. In
Ossi di seppia il muro è il simbolo negativo di uno stato di chiusura e oppressione, mentre i simboli positivi che alludono alle possibilità di
evasione, di fuga e di libertà sono l'anello che non tiene, il varco, la maglia rotta nella rete. Nelle raccolte successive il panorama
culturale, sentimentale e ideologico cambia e, quindi, risulta nuova anche la simbologia. Per esempio nella seconda raccolta, Le
occasioni, diventa centrale la figura di Clizia, il nome letterario che allude a una giovane americana amata da Montale, che si trasforma in
una sorta di angelo dal quale soltanto è possibile aspettare il miracolo e dal quale dipende ogni residua possibilità di salvezza.
Benito Mussolini
Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) è
stato un politico, giornalista e dittatore italiano.
Fondatore del fascismo, fu capo del Governo del Regno d'Italia - prima come Presidente del Consiglio dei Ministri,
poi come Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato - dal 31 ottobre 1922 (con poteri dittatoriali dal
gennaio 1925) al 25 luglio 1943.Fu nominato Primo Maresciallo dell'Impero il 30 marzo 1938, e fu capo (Duce)
della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 al 27 aprile 1945.
Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista Avanti! dal 1912.
Convinto anti-interventista negli anni della guerra di Libia e in quelli precedenti la prima guerra mondiale, nel 1914
cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Trovatosi in netto contrasto con la
linea del partito, si dimise dalla direzione dell'Avanti! e fondò Il Popolo d'Italia, schierato su posizioni interventiste,
venendo quindi espulso dal PSI. Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la «Vittoria mutilata»,
fondò i Fasci Italiani di Combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921, e si presentò al
Paese con un programma politico nazionalista, autoritario e radicale, che in seguito assunse anche forti elementi
antisocialisti che gli valsero l'appoggio della piccola borghesia e dei ceti industriali e agrari.
Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, decise quindi di puntare alla
presa del potere. Forzando la mano delle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che
culminarono il 28 ottobre del 1922 con la Marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30
ottobre). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del 1924, instaurò nel gennaio del 1925 la dittatura,
risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Negli anni
successivi consolidò il regime, affermando la supremazia del potere esecutivo, trasformando il sistema
amministrativo e inquadrando le masse nelle organizzazioni di partito.
Nel 1935, Mussolini decise di occupare l'Etiopia provocando l'isolamento internazionale dell'Italia. Appoggiò i
franchisti nella Guerra civile spagnola e si avvicinò alla Germania Nazista di Hitler, con il quale stabilì un legame
che culminò con il Patto d'Acciaio nel 1939. È in questo periodo che furono approvate in Italia le leggi razziali.
Nel 1940, confidando in una veloce vittoria delle Forze dell'Asse, entrò in guerra al fianco della Germania. In
seguito alle disfatte subite dalle Forze Armate italiane e alla messa in minoranza durante il Gran Consiglio del
Fascismo, tramite l'approvazione dell'ordine del giorno Grandi, del 24 luglio del 1943, fu arrestato per ordine del
Re (25 luglio) e successivamente tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle
decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. In seguito alla completa disfatta
delle forze armate italotedesche nell'Italia settentrionale, dopo aver invano tentato di trattare la resa e sancire la
dissoluzione della RSI, abbandonò Milano per dirigersi a Como la sera del 25 aprile. Il successivo tentativo di fuga
verso la Valtellina si concluse il 27 aprile del 1945 con la cattura da parte dei partigiani a Dongo, sul Lago di
Como; fu fucilato il giorno seguente insieme alla sua amante Claretta Petacci.
Biografia
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Figlio del fabbro Alessandro e della maestra elementare Rosa Maltoni, nasce il 29 luglio 1883 a Dovia, frazione
del comune di Predappio , in provincia di Forlì Il giovane Mussolini frequenta le prime due classi elementari prima
a Dovia e poi a Predappio (1889-1891); entra quindi nel collegio salesiano di Faenza (1892-1894), ma ne viene
trasferito in seguito alla durissima punizione (comprensiva della retrocessione dalla classe quarta alla seconda)
per una rissa nella quale ferì con un coltello alla mano un suo compagno. Prosegue gli studi nel collegio Carducci
di Forlimpopoli, dove consegue nel settembre 1898 la licenza tecnica inferiore. A partire dall'ottobre di quell'anno,
per via di un secondo scontro con un altro alunno, è costretto a frequentare come esterno (solo nel 1901 è
riammesso come convittore).
A Forlimpopoli, anche per l'influsso paterno, Mussolini si avvicina al socialismo militante e nel 1900 si iscrive al
Partito Socialista Italiano. Dopo aver ottenuto la licenza, avanza domanda d'insegnamento . A quel tempo
Mussolini era contrario al servizio militare e così nel 1902 emigrò in Svizzera per evitarlo.
Fino al novembre vive in Svizzera, peregrinando di città in città e svolgendo lavori occasionali. Nel frattempo
riceve anche una condanna ad un anno di carcere per renitenza alla leva militare.
Nel 1904 inizia l'attività di giornalista, con una passione che lo accompagnerà sino alla fine dei suoi giorni.
Mussolini giornalista e agitatore politico
Nel novembre 1904, essendo la condanna come renitente alla leva caduta per effetto di un'amnistia concessa in
occasione della nascita dell'erede al trono, Umberto, Mussolini torna in Italia. Deve tuttavia presentarsi al Distretto
militare di Forlì. Adempie ai suoi doveri di leva. Può tornare a casa con una licenza per assistere la madre
morente (19 gennaio 1905). Poi riprende il servizio militare; al termine ottiene una dichiarazione di buona condotta
per il contegno disciplinato.
In novembre si trasferisce a Forlì, dove vive in una stanza affittata, assieme al padre che nel frattempo ha aperto
la trattoria Il bersagliere con la compagna Anna Lombardi (vedova Guidi, madre della futura moglie del duce).
Nel Partito Socialista
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A partire dal gennaio 1910, è segretario della Federazione socialista forlivese .Il 17 gennaio Mussolini inizia a convivere con Rachele Guidi, sua futura
moglie.
Il 23 agosto Mussolini partecipa al congresso socialista di Milano. È un esordio sfortunato quello, forse è emozionato, il suo intervento viene considerato
dai congressisti, quello di un originale. L'uomo in quel periodo assomiglia più a un bandito che non a quegli avvocati borghesi che dirigono il Partito,
sono lontani i tempi in cui indosserà la "redingote" per giurare nelle mani del Sovrano. Sarà sbeffeggiato e probabilmente giurò la vendetta che
consumerà nel congresso del 1912.
L'11 aprile 1911 la sezione socialista di Forlì guidata da Mussolini vota l'autonomia dal PSI. Il 25 settembre Mussolini partecipa, assieme all'amico
repubblicano Pietro Nenni, ad una manifestazione contro la guerra dell'Italia con l'impero ottomano per il possesso di Cirenaica e Tripolitania, che si
conclude con scontri violenti con la polizia. Mussolini aveva definito l'impresa coloniale africana del governo guidato da Giovanni Giolitti un "atto di
brigantaggio internazionale"; aveva inoltre definito il tricolore uno straccio da piantare su un mucchio di letame.
Nel 1912 grazie e alle sue qualità di brillante oratore, diviene esponente di spicco dell'ala massimalista del socialismo italiano e giunge alla direzione più
ambita per lui, quella del quotidiano organo ufficiale del partito: l'Avanti.
Allo scoppio della grande guerra interpreta con fermezza la linea non interventista dell'Internazionale socialista. Mussolini è del parere che il conflitto
non potrà giovare agli interessi dei proletari italiani bensì solo a quelli dei capitalisti.
Nello stesso periodo, all'insaputa dell'opinione pubblica, il Ministero degli Esteri avvia un'operazione di persuasione negli ambienti socialisti e cattolici
per ottenere un atteggiamento favorevole verso un possibile intervento dell'Italia in guerra. Riguardo agli ambienti socialisti, individua nel quotidiano del
partito uno strumento per portare i socialisti dalla propria parte. È Filippo Naldi, "faccendiere" con numerosi agganci tra gli ambienti finanziari e il
giornalismo (è direttore del bolognese Resto del Carlino), a prendere contatti con il direttore dell'Avanti.
Il 26 luglio pubblica un editoriale intitolato Abbasso la guerra, a favore della scelta antibellicista. Ma negli stessi giorni compaiono altri articoli, a firme di
noti esponenti del partito, che, pur mantenendo fermo l'atteggiamento di fondo contro la guerra, cominciarono a discutere sull'alleato che avrebbe
giovato meglio alla causa italiana. Già nei primi mesi del conflitto, appare tutta l'incertezza del partito socialista, che non sa risolversi tra la sua
inclinazione antibellicista e la propensione verso la guerra come mezzo per rinnovare la lotta politica e smuovere gli equilibri consolidati nel Paese.
È in questo contesto che Filippo Naldi pubblica un polemico articolo sul Resto del Carlino, in cui accusa Mussolini di doppiogiochismo, ottenendo l'irata
reazione del direttore dell'Avanti! Cogliendo l'occasione per un chiarimento, si reca nella sede del quotidiano, a Milano, e conosce personalmente
Mussolini. Sfruttando forse la sua insofferenza per la posizione ambigua del partito, ottiene dal direttore dell'Avanti! una prima "conversione", da
posizioni antibelliciste ad un neutralismo condizionato. Il 18 ottobre, mutando completamente la propria posizione di leader della "sinistra" socialista,
Mussolini pubblica sulla Terza pagina dell'Avanti! un appello ai socialisti sul pericolo che una neutralità avrebbe comportato per il partito, cioè la
condanna all'isolamento politico. Secondo Mussolini, le organizzazioni socialiste avrebbero dovuto appoggiare la guerra fra le nazioni, con la
conseguente distribuzione delle armi al popolo, per poi trasformarla in una rivoluzione armata contro il potere borghese.
La sua nuova linea non è accettata dal partito; ed è allontanato dal giornale . Mussolini è rapidamente capace di fondare, grazie all’aiuto finanziario di
alcuni gruppi industriali siderurgici e zuccherieri un suo giornale, da cui possa controbattere all'Avanti!
Il nuovo quotidiano è Il Popolo d'Italia. Dalle colonne del suo giornale Mussolini attacca senza remore i suoi vecchi compagni. Col partito è rottura: il 29
novembre Mussolini è espulso dal PSI.
In seguito, il suo interventismo si farà sempre più acceso
Mussolini e il fascismo
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Alla dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria (23 maggio 1915), Mussolini invia istanza di arruolamento
volontario, che - come nella maggioranza dei casi - viene respinta dagli uffici di leva. Viene finalmente chiamato il
31 agosto 1915. Tiene un diario di guerra, pubblicato man mano sul Popolo d'Italia, nel quale racconta della vita in
trincea e prefigura se stesso come eroe carismatico di una comunità nazionale, guerresca, socialmente gerarchica
e obbediente.
Il 1º marzo 1916 viene promosso caporale per meriti di guerra. Il 31 agosto successivo è caporal maggiore. Il 23
febbraio 1917 viene ferito gravemente dallo scoppio di un lanciabombe durante un'esercitazione sul Carso. Dopo
la prima convalescenza in ospedale militare viene inviato in licenza nelle retrovie per 18 mesi, poi viene congedato
illimitatamente nel 1919. Tornato alla direzione de Il Popolo d'Italia, ne modifica il sottotitolo da "Quotidiano
socialista" in "Quotidiano dei combattenti e dei produttori", indicando chiaramente la strada da intraprendere. In
dicembre pubblica sul suo giornale l'articolo Trincerocrazia, in cui rivendica per i reduci dalle trincee il diritto di
governare l'Italia post-bellica.
Il Fascismo e la rivoluzione fascista
La fondazione dei Fasci di combattimento avviene a Milano il 23 marzo 1919 in Piazza San Sepolcro.
Verso il potere
le camicie nere moltiplicano i numerosi episodi di violenza e aggressione fisica e verbale contro gli avversari
politici del fascismo, soprattutto contro socialisti e popolari. Dopo la scissione di Livorno, anche contro i comunisti;
il fenomeno prende il nome di squadrismo.
Il 2 luglio Mussolini invita i socialisti e i popolari, con un articolo su Il popolo d'Italia, a un patto di pacificazione per
la cessazione delle violenze squadriste, tuttavia, le violenze non cessano perché l'esecuzione dell'accordo viene
contestata e perché ne sono esclusi i comunisti. Fra costoro e gli squadristi le violenze continuano rendendo vuoto
di significato il patto.
il 7 novembre si tiene a Roma il terzo congresso dei Fasci di Combattimento, che vengono trasformati nel Partito
Nazionale Fascista.
Il 2 agosto 1922 le sinistre indicono uno sciopero contro le violenze delle camicie nere, che intervengono
determinandone il fallimento: a Milano, per esempio, gli squadristi disperdono i picchetti degli scioperanti e
conquistano i depositi dei tram, facendo circolare regolarmente i mezzi pubblici con la scritta "gratis - offerto dal
Fascio".
Si tratta del crescendo della "rivoluzione fascista", con cui Mussolini tenta un ambizioso colpo di mano per
impadronirsi del potere, sfruttando il consenso acquisito presso gli ambienti sociali più importanti del regno. Il 24
ottobre passa in rassegna a Napoli , affermando il diritto del Fascismo a governare l'Italia.
La marcia su Roma
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Tra il 27 e il 31 ottobre 1922, la "rivoluzione fascista" ha il suo culmine con la "marcia su Roma", opera di gruppi di camicie nere provenienti da diverse
zone d'Italia.
Mussolini non prende parte direttamente alla marcia. La decisione è stata attribuita al timore di un intervento repressivo dell'esercito, che ne avrebbe
determinato l'insuccesso. Rimane a Milano in attesa di sviluppi e si reca a Roma solo in seguito, quando viene a sapere del buon esito dell'azione.
Il Re, per il sostegno di cui il fascismo gode presso gli alti ufficiali e gli industriali, che vedevano in Mussolini l'uomo forte che poteva riportare ordine nel
paese "normalizzando" la situazione sociale italiana e dà a Mussolini l'incarico di formare un nuovo governo.
Mussolini presidente del consiglio
Il 19 dicembre presiede alla firma dell'accordo tra Confindustria e la Confederazione delle Corporazioni fasciste. stabilisce la creazione degli Enti
Comunali di Assistenza (ECA) con compito di «coordinamento di tutte le attività, pubbliche o private, volte al soccorso degli indigenti, provvedendo, se
necessario, alle loro cure, o promuovendo ove possibile l'educazione, l'istruzione e l'avviamento alle professioni, arti e mestieri». Essi verranno unificati
in due enti territoriali deputati all'assistenza sanitaria e materiale dei poveri e dell'infanzia abbandonata.
Il 27 gennaio 1924 si ha la firma del trattato di Roma tra Italia e Iugoslavia, col quale quest'ultima riconosce all'Italia Fiume, annessa il 16 febbraio. A
partire dal 7 febbraio il governo italiano stabilisce rapporti diplomatici con l'Urss. Un accordo con il Regno Unito permette all'Italia di acquisire
l'Oltregiuba, regione che viene annessa alla Somalia italiana. Il 24 marzo si ha il primo tentativo di radiotrasmissione di un discorso politico.
Le elezioni si concludono con una schiacciante vittoria della Lista Nazionale, tale da superare le aspettative dello stesso Mussolini. La sconfitta delle
opposizioni porta la stampa antifascista e anche quella afascista ad un serrato attacco contro le violenze e le illegalità commesse dai fascisti e dagli
organi dello Stato allineati al fascismo. Solo pochi giornali riconoscono la vittoria elettorale del blocco nazionale. Gli abusi, i brogli e le violenze
perpetrate dai fascisti vengono infine denunciate il 30 maggio dal deputato socialista unitario Giacomo Matteotti con un duro discorso alla Camera col
quale chiede di annullare il risultato delle elezioni.
Il 10 giugno 1924 Matteotti viene rapito e assassinato per mano di squadristi fascisti. L'evento provoca grande turbamento in tutta la nazione e la
«secessione dell'Aventino»,ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione, i quali si riuniscono sull'Aventino per protesta nei
confronti del rapimento. Indicato dalla stampa e dall'opposizione ma anche da alcuni suoi alleati come mandante, Mussolini non viene però imputato nel
processo, che portò alla condanna a sei anni per omicidio preterintenzionale di tre militanti fascisti che secondo la sentenza avrebbero agito di propria
iniziativa.
Dopo una durissima campagna di stampa portata avanti dalle testate dell'estremismo fascista. A Firenze, nel frattempo, si erano radunati oltre diecimila
squadristi, pronti all'azione violenta: fu incendiata la sede del Giornale nuovo ed altre sedi antifasciste, e dato l'assalto alle carceri delle Murate, dalle
quali furono tratti i fascisti detenuti. In tutta questa situazione, il re taceva e l'Esercito non si muoveva. Mussolini, a questo punto decise di approfittare
dell'atteggiamento del re per mettere fuori giuoco le opposizioni.
Forte dell'indecisione delle opposizioni il 3 gennaio 1925 Mussolini tiene alla Camera dei Deputati un discorso sul delitto Matteotti , Mussolini proclama
di volersi assumere «ogni responsabilità storica, politica e morale» del clima nel quale l'assassinio si era verificato, e dunque anche il comando delle
frange più estreme del movimento e del partito che proprio in quei giorni l'avevano brutalmente premuto verso la svolta dittatoriale.
Il giorno dopo Mussolini fa diramare una serie di telegrammi ai prefetti coi quali chiede la repressione più stringente di ogni sommossa o tumulto di ogni
fazione in particolare però sui "comunisti e sovversivi", il controllo della stampa (quella dell'opposizione tramite la censura, quella fascista tramite un
richiamo all'ordine perentorio) e poi - direttamente ai dirigenti delle federazioni fasciste un richiamo all'ordine con minaccia diretta nei confronti dei
dirigenti che avessero permesso disordini da parte dei propri gregari.
Nel gennaio iniziano le azioni poliziesche di sequestro di giornali, di chiusura di sedi e circoli dell'opposizione.
Alle dimissioni di alcuni elementi liberal moderati dal governo Mussolini, questi rispose con un rapido "giro di poltrone", portando all'interno dei ministeri
personalità fondamentali per il fascismo. Questi uomini diretti da Mussolini avrebbero nel giro di un anno costruito l'intelaiatura giuridica e funzionale
dello Stato dittatoriale fascista.
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L'11 giugno 1925 il Presidente del Consiglio annuncia l'inizio della battaglia del grano. La
campagna aveva lo scopo di far raggiungere l'autosufficienza dell'Italia dall'estero per quanto
riguardava la produzione del frumento e, più in generale, di tutti i prodotti agricoli. Il programma
(terminato nel 1931) ebbe un discreto successo, nonostante non fosse stato raggiunto l'obiettivo
della completa autosufficienza nel settore alimentare. Il progetto poté essere realizzato soprattutto
grazie alla bonifica, tra il 1928 ed il 1932, dei territori paludosi ancora presenti nella penisola
italiana. Le bonifiche permisero anche l'attuazione di un'efficace programma sanitario che
consentì di debellare la malaria, con risultati significativi anche contro la tubercolosi, il vaiolo, la
pellagra e la rabbia.
Il 3 aprile 1926 viene abolito il diritto di sciopero e si stabilisce che i contratti collettivi possano
essere stipulati solo dai sindacati legalmente riconosciuti dallo Stato; in tale contesto, l'8 luglio
1926 viene costituito il Ministero delle Corporazioni, di cui Mussolini assume la direzione.
Sempre il 3 aprile viene fondata L'Opera Nazionale Balilla ("ONB"), col compito di «riorganizzare
la gioventù dal punto di vista morale e fisico», ovvero all'educazione spirituale e culturale ed
all'istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica dei giovani italiani tra gli 8 e i 18
anni. Nel 1927 tutte le altre organizzazioni giovanili sono sciolte per legge, ad eccezione della
Gioventù Italiana Cattolica.
Il 15 gennaio 1927 Winston Churchill, allora Cancelliere dello Scacchiere, è accolto a Roma da
Mussolini. Nel frattempo Mussolini lancia la campagna a sostegno della crescita demografica: gli
scapoli sono tenuti a pagare una tassa speciale, in occasione dei matrimoni lo Stato elargisce un
premio in danaro agli sposi, e si prevedono prestiti, agevolazioni economiche (anche nel campo
dell'educazione scolastica dei figli) ed esenzioni dalle tasse per le famiglie numerose (premi di
natalità).
L'11 febbraio 1929 Mussolini pone termine alla decennale questione romana, firmando col
cardinale Pietro Gasparri i patti lateranensi, ratificati alla Camera in maggio.
In questo periodo iniziano ad allentarsi i suoi rapporti amorosi con Margherita Sarfatti, cui tuttavia
continua ad essere legato. D'altra parte, agli inizi del 1932, aveva incontrato per la prima volta
Claretta Petacci.
Il 6 settembre, a Bari, prende posizione nei confronti della politica estera nazionalsocialista e dalle
dottrina razzista hitleriana.
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L'11 giugno 1925 il Presidente del Consiglio annuncia l'inizio della battaglia del grano. La
campagna aveva lo scopo di far raggiungere l'autosufficienza dell'Italia dall'estero per quanto
riguardava la produzione del frumento e, più in generale, di tutti i prodotti agricoli. Il programma
(terminato nel 1931) ebbe un discreto successo, nonostante non fosse stato raggiunto l'obiettivo
della completa autosufficienza nel settore alimentare. Il progetto poté essere realizzato soprattutto
grazie alla bonifica, tra il 1928 ed il 1932, dei territori paludosi ancora presenti nella penisola
italiana. Le bonifiche permisero anche l'attuazione di un'efficace programma sanitario che
consentì di debellare la malaria, con risultati significativi anche contro la tubercolosi, il vaiolo, la
pellagra e la rabbia.
Il 3 aprile 1926 viene abolito il diritto di sciopero e si stabilisce che i contratti collettivi possano
essere stipulati solo dai sindacati legalmente riconosciuti dallo Stato; in tale contesto, l'8 luglio
1926 viene costituito il Ministero delle Corporazioni, di cui Mussolini assume la direzione.
Sempre il 3 aprile viene fondata L'Opera Nazionale Balilla ("ONB"), col compito di «riorganizzare
la gioventù dal punto di vista morale e fisico», ovvero all'educazione spirituale e culturale ed
all'istruzione premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica dei giovani italiani tra gli 8 e i 18
anni. Nel 1927 tutte le altre organizzazioni giovanili sono sciolte per legge, ad eccezione della
Gioventù Italiana Cattolica.
Il 15 gennaio 1927 Winston Churchill, allora Cancelliere dello Scacchiere, è accolto a Roma da
Mussolini. Nel frattempo Mussolini lancia la campagna a sostegno della crescita demografica: gli
scapoli sono tenuti a pagare una tassa speciale, in occasione dei matrimoni lo Stato elargisce un
premio in danaro agli sposi, e si prevedono prestiti, agevolazioni economiche (anche nel campo
dell'educazione scolastica dei figli) ed esenzioni dalle tasse per le famiglie numerose (premi di
natalità).
L'11 febbraio 1929 Mussolini pone termine alla decennale questione romana, firmando col
cardinale Pietro Gasparri i patti lateranensi, ratificati alla Camera in maggio.
In questo periodo iniziano ad allentarsi i suoi rapporti amorosi con Margherita Sarfatti, cui tuttavia
continua ad essere legato. D'altra parte, agli inizi del 1932, aveva incontrato per la prima volta
Claretta Petacci.
Il 6 settembre, a Bari, prende posizione nei confronti della politica estera nazionalsocialista e dalle
dottrina razzista hitleriana.
Le leggi razziali
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Mussolini inizialmente aveva espresso disapprovazione nei confronti della politica razzista espressa dal nazionalsocialismo.Tuttavia, a partire dal 1938,
in concomitanza dell'alleanza con la Germania, il regime fascista promulgò una serie di decreti il cui insieme è noto come leggi razziali, che
introducevano provvedimenti segregazionisti nei confronti degli ebrei italiani e dei sudditi di colore dell'Impero.
Il secondo conflitto mondiale
Il 22 maggio 1939 Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri italiano, firma il Patto d'Acciaio con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di
un'alleanza vincolante italo-tedesca.
Il 30 maggio Mussolini afferma che la guerra è inevitabile ma che l'Italia non sarà pronta ad intraprenderla prima di 3 anni. Nonostante le iniziali
rassicurazioni in merito, la Germania invade la Polonia il 1° settembre, determinando l'inizio del conflitto. Mussolini dichiara la «non belligeranza», grazie
alla quale lo Stato italiano si manterrà momentaneamente fuori dalla guerra.
Di fronte agli straordinari ed inaspettati successi della Germania nazista tra l'aprile e il maggio del 1940, Mussolini ritiene che gli esiti la guerra siano
oramai decisi, e, sia per poter ottenere eventuali compensi territoriali, sia per timore di un'eventuale invasione nazista dell'Italia se quest'ultima non si
fosse schierata apertamente al fianco della Germania ,il 10 giugno dichiara guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna. Sul fronte con la Francia, le
truppe italiane assunsero inizialmente un atteggiamento difensivo, sia per la mancanza di un'adeguata artiglieria e contraerea (non vi era stato il tempo
di mobilitare tutti i reparti necessari all'avanzata), sia per la riluttanza ad attaccare i cugini d'oltralpe.
Il 27 settembre 1940 Italia, Germania e Giappone si uniscono nel Patto tripartito.
L'attacco alla Grecia si conclude in un disastro: la stagione invernale e il territorio montuoso ostacolano ogni tentativo d'avanzata, anche a causa
dell'equipaggiamento del tutto inadeguato in dotazione alle truppe italiane. Gli Italiani sono costretti a ripiegare in territorio albanese, dove solo nel
dicembre 1940 riescono a bloccare la contro-offensiva degli avversari, trasformando così il conflitto in una guerra di posizione.
La guerra «tedesca»
Il 19 e il 20 gennaio 1941, a Berchtesgaden, Mussolini incontra Hitler, il quale gli promette l'invio di contingenti tedeschi in Grecia e in Africa del Nord a
sostegno delle truppe italiane lì presenti, che d'ora in poi dipenderanno sempre più dall'aiuto del potente alleato.
Il 2 giugno del 1941 Mussolini incontra nuovamente Hitler, che il 22 ordina l'attacco all'Unione Sovietica (operazione Barbarossa). In luglio viene inviato
in Russia il CSIR come sostegno dell'alleato tedesco. Il 25 agosto, nel Quartier Generale tedesco a Rastenburg, nella Prussia orientale, il Duce passa in
rassegna le truppe accanto a Hitler.
Il 7 dicembre la flotta giapponese attacca Pearl Harbour, base militare statunitense, determinando l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Il 12 dicembre
l'Italia dichiara guerra agli Stati Uniti, seguendo l'iniziativa dell'alleato tedesco che aveva assunto lo stesso provvedimento il giorno precedente.
L'inversione di tendenza nella guerra: l'inizio della fine
Intanto in Italia si diffondono pressioni sul Re affinché licenzi Mussolini e si rivolga agli anglo-americani, anche attraverso la mediazione della Santa
Sede. Tali richieste provengono soprattutto da ambienti militari, per i quali la guerra è ormai perduta. Ma sta maturando anche nelle alte sfere del regime
il convincimento che se il Re allontanasse Mussolini dal governo, al popolo italiano sarebbe risparmiata una catastrofe maggiore. Berlino viene messa a
conoscenza di questi tentativi di fronda dagli informatori dislocati sulla penisola.
La notte tra il 9 luglio e il 10 luglio gli anglo-americani sbarcano in Sicilia, avanzando nell'isola. Gli eserciti alleati sviluppano una doppia azione:
cominciano a risalire il Paese dal Sud e lo bombardano al Nord.
La caduta e l'arresto
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L'Italia è stata da poco invasa dalle truppe alleate e Mussolini decide di scrivere a Hitler per manifestare all'alleato l'impossibilità per l'Italia di continuare il conflitto. Ma il Fuhrer lo prende in
contropiede annunciandogli la sua venuta in Italia per incontrarlo di persona.
L'intenzione di Mussolini è dire a Hitler che l'Italia è «costretta a cercare una via d'uscita dall'alleanza e dalla guerra».
I due convergono sulla decisione di trarre l'Italia fuori dal conflitto, lasciando l'Asse alla sua sorte, ma il presupposto indispensabile è che il Duce lasci il potere.
Viene di fatto approvata l'esautorazione di Mussolini dai suoi incarichi di governo. La votazione, seppur significativa (in quanto votata dai massimi rappresentanti del Partito), non aveva de
iure alcun valore, poiché per legge il Capo del Governo era responsabile del proprio operato solo dinanzi al Sovrano, il quale era l'unico a poterlo destituire.
Vittorio Emanuele III comunica a Mussolini la sua sostituzione con Pietro Badoglio, garantendogli l'incolumità. Mussolini non era però al corrente delle reali intenzioni del monarca, che aveva
posto sotto scorta il Capo del Governo e aveva fatto circondare l'edificio da duecento carabinieri.
I carabinieri fanno salire Mussolini in un'autoambulanza della Croce Rossa, senza specificargli la destinazione ma rassicurandolo sulla necessità di tutelare la sua incolumità (pomeriggio del
25 luglio). In realtà, Vittorio Emanuele III aveva ordinato di arrestare Mussolini .
L'armistizio fra l'Italia e gli Alleati firmato il 3 settembre e reso noto la sera dell'8 senza delle precise istruzioni per le truppe italiane, lascia nella confusione più totale un Paese già allo sbando.
L'Italia si spacca, in quella che è stata poi definita una guerra civile, tra coloro che si schierano con gli Alleati (che controllano parte del Meridione e la Sicilia), e coloro che invece accettano di
proseguire il conflitto a fianco dei tedeschi (che hanno intanto occupato gran parte della penisola, incontrando una debole resistenza da parte delle truppe italiane dislocate alle frontiere e nei
pressi di Roma e di altre località).
Frattanto il re, con parte della famiglia, Badoglio ed i suoi principali collaboratori, fugge in Puglia, ponendosi sotto la protezione degli ex nemici: lì costituisce un governo sotto supervisione
alleata, che dichiarerà guerra alla Germania il 13 ottobre.
Mussolini subito dopo il suo arresto è dapprima trattenuto in una caserma dei carabinieri a Roma, in seguito viene trasferito nell'isola di Ponza (dal 27 luglio). Ma i tedeschi sono sulle sue
tracce. Per depistarli, viene portato sull'isola della Maddalena (7 agosto - 27 agosto 1943) ed infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso, in un luogo ritenuto inattaccabile dall'esterno. Ma il
12 settembre venne liberato da un commando di paracadutisti tedeschi.
Mussolini il 14 settembre incontra Hitler a Rastenburg. Questi lo invita a formare una repubblica protetta dai tedeschi.
Mussolini ritorna in Italia il 23 settembre e costituisce un nuovo governo.
La Repubblica Sociale Italiana
Di fatto la neonata Repubblica Sociale Italiana è uno stato controllato soprattutto dai tedeschi e a Mussolini viene concessa poca libertà di azione. Solo sull'ambito economico e
sull'organizzazione militare dei soldati italiani aderenti alla RSI, Mussolini e i suoi gerarchi hanno una certa autonomia.
L'agenzia di stampa ufficiale si installa a Salò, da cui il nome non ufficiale di "Repubblica di Salò", a causa dell'intestazione dei comunicati radiostampa.
Tra l'8 e il 10 gennaio 1944 si tiene il Processo di Verona, nel quale vengono giudicati i gerarchi "traditori" che si erano schierati contro Mussolini il 25 luglio 1943: tra questi, viene condannato
a morte il genero del duce, Galeazzo Ciano. Non è noto se Mussolini non avesse voluto salvare la vita al marito di sua figlia (nonché dei suoi ex collaboratori) oppure se non avesse
effettivamente potuto influire sui verdetti del tribunale giudicante, data la pesante ingerenza tedesca.
Il 25 aprile, Mussolini trascorre l'ultima notte da uomo libero a pochi chilometri dal confine svizzero. Il giorno dopo Mussolini, insieme a pochi fedeli e a Claretta Petacci, che lo aveva frattanto
raggiunto, ridiscende verso il lago.
La colonna è fermata una prima volta a Musso, dove Mussolini viene convinto dal tenente SS Birzer, incaricato di custodirlo dal suo comando poco prima della partenza da Gargnano, a
nascondersi su un camion della colonna tedesca indossando un cappotto da sottufficiale. Dopo pochi chilometri la colonna viene fermata nuovamente a Dongo da un piccolo gruppo di
partigiani. Durante la perquisizione Mussolini è riconosciuto e arrestato.
la morte di Mussolini
Pochi giorni prima era stato emesso un comunicato nel quale si esprimeva la necessità di una rinascita sociale e politica dell'Italia, attuabile solo attraverso l'uccisione di Mussolini e la
distruzione di ogni simbolo del partito fascista.
L'esecuzione avvenne il 28 aprile 1945; secondo la versione ufficiale Mussolini fu fucilato assieme a Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra. I tempi e i modi dell'esecuzione furono dettati
anche dalla volontà di evitare interferenze da parte degli alleati, che avrebbero preferito catturare Mussolini e processarlo davanti ad una corte internazionale.
I corpi di Mussolini e degli altri giustiziati furono poi trasportati a Milano e scaricati in piazzale Loreto, nello stesso luogo dove l'anno precedente erano stati fucilati e lasciati esposti al pubblico
per un'intera giornata quindici partigiani . La gente accorsa in piazza prese ad insultare i cadaveri, infierendo su di loro con sputi, calci ed altri oltraggi, accanendosi in particolare su Mussolini.
Il servizio d'ordine, composto di pochi partigiani e vigili del fuoco, decise quindi di appendere i corpi a testa in giù alla pensilina di un distributore di benzina. Passate alcune ore, su pressione
delle autorità militari alleate preoccupate per la tutela dell'ordine pubblico, i corpi furono trasportati all'obitorio e sottoposti ad autopsia per conto delle autorità alleate.
Adolf Hitler
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Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945) è stato un politico austriaco naturalizzato
tedesco, Cancelliere del Reich (Reichskanzler) dal 1933 e Führer della Germania dal 1934 al 1945. Fu Führer del
Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei), noto con il
nome abbreviato di Partito Nazista, e il principale ideologo del nazionalsocialismo.
È considerato da molti un assassino anche se non lo è stato in modo diretto. Infatti con la sua dittatura furono
sterminate circa 6 milioni di persone (molti dei quali erano ebrei) nei campi di concentramento nazisti.
Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta
nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la
sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo,
anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel 1923, con conseguenti otto mesi di
carcerazione) arrivò alla Cancelleria nel 1933 e instaurò la dittatura, assumendo anche la carica di capo di stato
dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg. Grazie a un possente ed efficace programma di
ristrutturazione economica e riarmo militare, Hitler perseguì una politica estera estremamente aggressiva, volta
principalmente ad espandere il Lebensraum (spazio vitale) tedesco a spese delle popolazioni dell'Europa
orientale. In un susseguirsi di atti di sfida alla comunità internazionale, giunse ad invadere la Polonia il 1º
settembre del 1939, provocando lo scoppio della seconda guerra mondiale. Sconfitto dagli eserciti alleati, con le
truppe sovietiche ormai penetrate in città, si suicidò nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945 insieme alla
compagna Eva Braun, che aveva sposato poche ore prima.
Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu fautore di una politica di discriminazione e sterminio che
colpì vari gruppi etnici, politici e sociali (Rom, popolazioni slave, omosessuali, comunisti, disabili mentali,
minoranze religiose, prigionieri di guerra e oppositori politici) e in particolar modo gli ebrei. Segregati sin dal 1933
dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei furono oggetto dal 1941 di un piano d'internamento ed
eliminazione totale noto con il nome di "Soluzione finale", al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con
il termine di Shoah o Olocausto. Il termine genocidio fu coniato proprio in riferimento alle politiche di sterminio
hitleriane.
Francisco Franco
• Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo
Franco y Bahamonde Salgado Pardo de
Andrade abbreviato in Francisco Franco
Bahamonde, conosciuto anche come il
Generalísimo Francisco Franco o il Caudillo
(Ferrol, 4 dicembre 1892 – Madrid, 20 novembre
1975) è stato un generale e politico spagnolo.
Fu l'instauratore, in Spagna, di un regime
dittatoriale a carattere autoritario noto come
franchismo. Rimase al potere dalla vittoria nella
guerra civile spagnola del 1939 fino alla sua
morte nel 1975.
Biografia
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Nonostante fosse nato in una famiglia di classe media, la sua infanzia non fu molto fortunata. I suoi genitori erano
separati ed ebbe sempre un rapporto conflittuale con il padre, Nicolás Franco Salgado-Araujo, mentre amò molto
la madre, Maria del Pilar Bahamonde, dal carattere severo, ed estremamente religiosa.
Nel 1907 entrò all'Accademia militare di Toledo, e tre anni dopo gli fu assegnato il grado di Secondo Tenente di
Fanteria. Nel 1912 si diplomò ufficiale e partì subito alla volta del Marocco, dove infuriava la guerra. Collezionò
numerosi successi e meriti divenendo ben presto una figura rilevante nell'ambito militare.
Nel 1920 entrò nei ranghi della Legione straniera spagnola e si distinse per durezza e ferrea disciplina.
Franco fu un nazionalista ad oltranza ed un anticomunista, con una concezione rigida e conservatrice della
religione e una visione chiara della storia della Spagna. Si unì quindi ad un gruppo di generali con cui preparò il
colpo di stato del 18 luglio 1936. Franco era alla guida dell'esercito di ribelli che entrò in Spagna passando dal
Marocco, sostenuto dalla Germania nazista e dall'Italia fascista. Ne seguì una sanguinosa guerra civile, vinta la
quale, nell'aprile 1939, instaurando un regime dittatoriale di stampo fascista che scatenò una fortissima
repressione.
Nel 1940 Franco si incontrò con Hitler e con Mussolini, ma nonostante le pressioni di tedeschi e italiani, scelse di
mantenere la Spagna neutrale e decise solo di inviare volontari contro l'Unione Sovietica
Dopo il 1945
Alla fine del conflitto si avvicinò ai paesi occidentali e, approfittando della Guerra Fredda, si impose come
sostenitore dell'anticomunismo e oppositore dello "spettro" anarchico. Nel settembre 1953 concluse un accordo
economico con gli Stati Uniti d'America e, nel 1957, ristrutturò il governo per risollevare il paese dalla complessa
situazione economica.
L'8 giugno 1973 lasciò la carica di Primo Ministro Francisco Franco soffriva di parkinson da anni e questa malattia
lo tormentò fino alla inevitabile morte nel 19 novembre 1975.È sepolto nella Valle de los Caídos, non lontano dal
Monastero dell'Escorial, di Madrid.