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CNS ECOLOGIA POLITICA, NUMERO 2, ANNO 27, FEBBRAIO 2017
Misteri e commedie
di Giorgio Nebbia
Si è svolto, nei mesi scorsi un vasto dibattito interno e internazionale sulla eliminazione delle armi
nucleari, il più grande pericolo che incombe, insieme ai mutamenti climatici, sul futuro non solo degli
italiani, ma di tutti i terrestri.
Ci sono oggi, all’inizio del XXI secolo, circa 15.000 bombe nucleari negli arsenali di nove paesi: Stati Uniti
e Russia (che hanno il maggior numero di bombe), e poi Cina, Regno Unito, Francia, Israele, Pakistan,
India e Corea del Nord.
Da anni si levano le voci di coloro che chiedono l’eliminazione di tali bombe la cui potenza distruttiva è
oltre mille volte superiore a quella di tutti gli esplosivi usati durante la seconda guerra mondiale. Una
bomba termonucleare “piccola”, da una dozzina di chiloton, ha la potenza distruttiva equivalente a
quella di una dozzina di migliaia di tonnellate di tritolo.
Da anni le speranze di disarmo si scontrano con l’opposizione dei paesi, grandi e piccoli, dotati di bombe
nucleari che non vogliono rinunciare al potere di minacciare qualsiasi ipotetico avversario che avesse
l’idea di aggredirli, a sua volta, con un attacco nucleare; la chiamano deterrenza.
Eppure il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari NPT, firmato da quasi tutti i paesi nel 1975
prescrive che si deve evitare la diffusione di tali armi con l’obiettivo (articolo VI) di arrivare ad un futuro
disarmo nucleare totale.
Eppure nel 1998 la Corte internazionale di Giustizia ha riconosciuto l’illegalità delle armi nucleari, armi
di distruzione di massa come quelle chimiche e biologiche la cui esistenza è stata pure vietata.
Nonostante questo non si riesce a far nessun passo verso trattative per il disarmo nucleare.
Soltanto di recente un gruppo di paesi ha preso l’iniziativa di proporre alle Nazioni Unite una risoluzione
(A/C.1/71/L.41) che imponga l’avvio di trattative per il disarmo nucleare. Il 26 ottobre 2016 la I
Commissione dell’Assemblea Generale ha votato a larga maggioranza a favore di tale risoluzione;
l’Italia, che ospita alcune bombe termonucleari americane ad Aviano e Ghedi, ha votato contro. Se ne
è parlato in un breve intervento intitolato: “Vergogna” in Ecologia Politica, n. 11, 2016. Per inciso lo
stesso giorno il Parlamento Europeo aveva approvato a larga maggioranza una risoluzione
(2016/2936(RSP)) di sostegno all’apertura di trattative di disarmo nucleare.
La proposta di risoluzione A/C.1/u712/L.41, è stata esaminata dall’Assemblea generale delle Nazioni
Unite il 23 dicembre 2016 ed è stata approvata con 113 voti a favore, 35 contrari (Stati Uniti, Regno
Unito, Francia, Russia, Israele, eccetera) e 13 astensioni (fra cui la Cina).
In questa votazione il rappresentante dell’Italia ha votato a favore dell’avvio di trattative per il disarmo
nucleare.
CNS ECOLOGIA POLITICA, NUMERO 2, ANNO 27, FEBBRAIO 2017
A molti di noi si è allargato il cuore: finalmente un gesto di pace, magari influenzato dall’invito al
disarmo nucleare espresso con energia nel messaggio per la giornata della Pace annunciato da Papa
Francesco per il 1 gennaio 2017.
Nei giorni successivi alcuni parlamentari hanno presentato delle interrogazioni al governo esprimendo
apprezzamento per il voto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e chiedendo che, per coerenza,
venga chiesto agli Stati Uniti di ritirare le bombe nucleari depositate in Italia.
Entusiasmo di breve durata. Il sottosegretario Mario Giro ha risposto, nella seduta della commissione
esteri del 2 febbraio 2017: “Desidero chiarire che l’intenzione di voto dell’Italia durante la sessione
plenaria della 71ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla Risoluzione «Taking forward
multilateral disarmament negotiations», è stata alterata da un errore tecnico-materiale che ha
interessato anche altri Paesi. L’erronea indicazione di voto favorevole è stata successivamente
rettificata dalla nostra Rappresentanza Permanente presso le Nazioni Unite, che ha confermato il voto
negativo espresso in Prima Commissione. Secondo quanto mi segnalano, tale errore sembra essere
dipeso dalle circostanze in cui è avvenuta la votazione, a tarda ora della notte del 23 dicembre”.
La risposta continua spiegando perché il governo italiano è contrario all’avvio di colloqui per il disarmo
nucleare ed è fautore, invece, di un “approccio progressivo” al disarmo.
Comunque nelle registrazioni di voto, in questa fine di febbraio 2017, il voto dell’Italia del 23 dicembre
2016 risulta ancora “YES”, a favore dell’avvio dei negoziati per il disarmo nucleare e non sembra quindi
che il governo italiano abbia fatto correggere l’”errore” del suo funzionario.
Il voto italiano a favore di tali negoziati è stato dovuto ad una distrazione del funzionario che era in aula,
quasi a mezzanotte dell’antivigilia di Natale, o ad una obiezione di coscienza del funzionario alle
direttive del governo, o al pentimento o ripensamento del governo stesso ?
Una commedia per il comportamento del governo, e una vergogna se davvero il governo continua nella
decisione di opporsi a trattative che allontanino i pericoli di catastrofi rese possibili dall’esplosione
anche solo di una bomba nucleare per errore di un operatore o per un atto terroristico.
Mi risulta che ci siano iniziative per chiedere al governo almeno di partecipare alle riunioni della
commissione, istituita dalla risoluzione approvata dalle Nazioni Unite, che dovrebbe avviare le trattative
per il disarmo nucleare e che si svolgeranno a New York dal 27 al 31 marzo e dal 15 giugno al 7 luglio
2017.
Bisogna continuare a mobilitarci soprattutto alla luce della politica del nuovo presidente degli Stati Uniti
che dichiara di voler potenziare e ammodernare il suo arsenale di bombe nucleari, e alla luce delle
crescenti tensioni internazionali.
Bisogna continuare a mobilitarci, ricordando l’avvertimento con cui finisce il libro e il film “L’ultima
spiaggia” (1959), davanti ad un pianeta i cui abitanti sono stati sterminati dalla radioattività liberata da
una guerra nucleare cominciata “per caso”: “Fratelli, siete ancora in tempo a rinsavire”. Ma il tempo è
poco.