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Giovedì 9 Marzo 2017
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Due, formati dall’Istituto Curie, hanno identificato il 100% delle donne con cancro al seno
Cani per scoprire i tumori
Il loro addestramento è stato tutto basato sul gioco
DI
ANGELICA RATTI
D
ue cani addestrati per
il programma Kdog
dell’Istituto Curie, a
Parigi, hanno identificato il 100% delle donne che
hanno avuto un tumore al seno.
Una prima prova è stata fatta e
adesso seguirà una più grande
che coinvolgerà mille donne.
Certo non si può dire che i
cani siano il futuro della mammografia: gli animali non potranno mai rimpiazzare gli
esami diagnostici, ma potranno
essere utili in alcune situazioni dove le mammografie sono
difficili da realizzare e nei paesi a basso reddito come certi
luoghi dell’America del Sud e
dell’Africa dove non si riesce
a fare gli screening. Sempre
meglio che niente, secondo la
promotrice dell’esperimento,
Isabelle Fromantin, infermiera al Curie e diventata dottore
in scienze.
Tutto è nato dall’infermiera, Isabelle Fromantin, incuriosita dall’odore che
emanano le ferite causate dal
cancro al seno. E da un addestratore di cani specializzato
nel rilevamento di esplosivi.
Insieme hanno formato la
squadra originale messa insieme dall’istituto oncologico
parigino con l’aiuto di una
campagna di crowdfunding
per valutare l’azione di due
cani in grado di fiutare il
cancro.
Nel 2011 due ricercatori
italiani avevano pubblicato
uno studio sulla capacità dei
cani di fiutare il cancro cutaneo, alla prostata, al seno,
alle ovaie, al polmone, attraverso l’odore della pelle, delle
urine, del sudore, e dell’alito e
del sangue dei pazienti. Il problema, secondo i due ricercatori, è la grande eterogeneità
delle performace che possono
dipendere da cause genetiche e
dai diversi metodi di addestramento degli animali.
Thor e Nykios, i due cani
dell’esperimento del Curie
non sono angeli. «Tutto il loro
addestramento è stato basato
sul gioco», ha spiegato Isabelle Fromantin, promotrice del
ambulatoriale dell’ospedale
parigino dell’Istituto e riportati da Le Figaro.
Isabelle Fromantin
progetto Kdog. Sei mesi dopo
il lancio della sperimentazione, i cani hanno dimostrato un
talento sorprendente: fra 130
salviettine imbibite di sudore i
due animali sono stati in grado
di identificare il 100% del 79
appartenenti a donne cui era
stato diagnosticato il cancro al
seno, e che non avevano ancora iniziato il trattamento. Dati
che Fromantin ha presentato
ai membri dell’Accademia di
medicina con Séverine Alran,
capo dell’unità di chirurgia
Tutto è partito dallo
studio dell’infermiera
sulla relazione fra i batteri
delle ferite tumorali e i composti organici volatili che
emanano. «L’odore più simile è quello dei cadaveri», ha
affermato l’infermiera, che
ha ricordato come la polizia
usi i cani quando deve cercare i corpi. Successivamente,
è arrivato il conforto della
letteratura alla sua tesi. La
prima conferma risale al
1989, quando Hywel Williams,
docente di dermatologia all’università di Nottingham, aveva
descritto nella rivista Lancet il
caso di una paziente che aveva un neo sulla gamba al quale
non aveva dato particolare importanza fino a quando il suo
cane non ha iniziato a sniffare
freneticamente. Il neo era un
melanoma.
Poi Isabelle Fromantin ha
incontrato Jacky Experton,
addestratore di cani. «Ho avuto
questo progetto in mente per
diversi anni», ha raccontato,
«E’ stato necessario adattare
l’addestramento. La difficoltà
con il cancro è che non si sapeva quale odore dovevamo
insegnare al cane. In un primo momento ignoravamo se
tutti i tumori al seno avessero
un odore comune. Apparentemente sembrava così, ed era
già un grande risultato! Utilizzare questa capacità dei cani
a scoprire il cancro allora non
era che un’ipotesi evocata nella
mia tesi, ha specificato Isabelle
Fromantin.
Per i pazienti i fastidi
sono lievi: è sufficiente indossare per una notte sulla pelle
una salvietta che sarà poi presentata al cane. «Il naso elettronico è probabilmente il futuro,
ha concluso la ricercatrice, ma
intanto, ci sono i cani.»
Adesso il team spera di lanciare uno studio clinico con
quattro cani e un migliaio di
donne. «Dobbiamo lavorare sui
criteri di selezione dei cani», ha
concluso la Fromantin. E serviranno almeno 100 mila euro.
© Riproduzione riservata
IL PARLAMENTO STA LEGIFERANDO CONTRO GLI SCANDALOSI ECCESSI
È UN BREVETTO NESTLÉ E DANONE
India, una parte dei soldi degli sposi
più ricchi va per le nozze dei poveri
Acqua minerale
in bottiglia di legno
I
matrimoni da Mille e una notte non stati recapitati in uno scrigno placcato oro
fanno più sognare l’India.
all’interno del quale su uno schermo Lcd era
Disgustata dall’opulenza delle ceri- possibile visionare un video della famiglia.
monie in un paese dove il quinto della Il giorno del matrimonio i 17 eliporti di Banpopolazione vive sotto la soglia di povertà, la galore sono stati riservati per accogliere gli
deputata indiana del Partito del congresso invitati. E per gli addobbi floreali non si è
Ranjeet Ranjan punta a limitare il numero conteggiato il numero degli steli ma il tondegli invitati e delle portate. La proposta di nellaggio. In confronto a questa cerimonia,
legge che ha presentato in parlamento pre- costata la bellezza di 74 milioni di euro, il
vede anche che una parte del denaro speso matrimonio, nel 2012, alla reggia di Versaildai più abbienti
les, della figlia di
venga destinaLakshmi Mitto a finanziare
tal, numero uno
i matrimoni dei
di Arcelor-Mitpiù poveri.
tal, con i suoi 12
In effetti le
Boeing affittati
spese per le nozper trasportare
ze non conoscono
gli invitati e i
limiti nel Subsuoi 45 cuochi,
continente: basti
p a r e d av v e r o
pensare che in
poca cosa.
India l’1% della
In India più
popolazione deche l’amore è il
tiene il 58% della
rango sociale a
ricchezza. Così
essere celebraLe nozze della figlia del magnate Janardhana Reddy
accade spesto durante un
sono costate 74 mln di euro
so che lo sposo
matrimonio.
vada a prendere
Alcuni genitori
la sua futura moglie non in sella a un caval- alla nascita delle proprie figlie aprono un
lo bianco ma in elicottero. Grandi chef ven- conto corrente per essere in grado in futuro
gono ingaggiati all’estero, mentre durante di pagare le spese delle nozze. Mentre per
le cerimonie, che arrivano a durare fino a aiutare i più poveri, alcuni governi regiocinque giorni, gli invitati sono talmente nu- nali organizzano matrimoni di massa negli
merosi che spesso è impossibile per loro non stadi per offrire alle coppie l’illusione della
soltanto salutare gli sposi, ma addirittura grandeur.
vederli, se non su un megaschermo!
Ma i tempi stanno cambiando. Lo scorLo scorso novembre le nozze della figlia so dicembre un promotore immobiliare ha
di Janardhana Reddy, magnate delle preferito offrire 90 alloggi ad altrettante faminiere e uomo politico (che aveva appena miglie povere piuttosto che un matrimonio
finito di scontare tre anni di reclusione), sontuoso alla propria figlia.
hanno battuto tutti i record. Gli inviti sono
© Riproduzione riservata
DI
ETTORE BIANCHI
A
cqua in una bottiglia di legno senza sentire il gusto dell’albero? Per Danone e Nestlé Waters. il
legno, e il suo derivato, il cartone, sono dei seri
sostituti alla plastica. In Francia un milione di
tonnellate di imballaggi in plastica vengono utilizzati ogni
anno e soltanto il 25% viene riciclato, secondo i dati di EcoEmballages del 2010, riportati da Le Figaro.
I due colossi alimentari hanno deciso di allearsi
con la startup californiana Origin Materials per mettere a punto una bottiglia che sia al 100% vegetale. Oggi
non si supera il 30%. Danone aveva lanciato nel
2011 una bottiglia parzialmente vegetale per
il proprio marchio Volvic
e qualche mese dopo la
seguì Nestlé Waters per
Vittel. Coca-Cola per prima aveva utilizzato già
nel 2009 del bio-Pet e
presentato nel 2015 una
bottiglia vegetale con la
startup americana Virent.
Il vantaggio della nuova bottiglia di Nestlé e Danone è che è ottenuta con un
procedimento che dà una materia di qualità con materiali
diversi, cme la fibra di legno, cartone, riso, e altre materie
di provenienza agricola.
Danone e Neslté vogliono fare presto. Origin Materials
ha già prodotto delle bottiglie all’80% con risorse bio nel
proprio laboratorio di Sacramento. Un laboratorio per
i test è in costruzione e produrrà un volume iniziale di
5 mila tonnellate. Entro il 2022 Danone e Nestlé hanno
l’obiettivo di arrivare alla percentuale del 95% di Pet-bio
e aumentare le capacità di produzione per ridurre i prezzi
e sedurre altri marchi.
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