N°36 del 13/10/2016

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comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€
Anno XVII
n° 36 del 13 ottobre 2016
De Luca al Parco
Una proposta
nell’anno dei cammini
500 mln per uscire dal tunnel
GIUSEPPE LIUCCIO
I
l 2016 è stato dichiarato dal Ministero del
Beni Culturali “l’anno nazionale dei cammini” per incoraggiare i cittadini a visitare
e scoprire a piedi la bellezza della natura e
dell’arte del nostro Paese e le emozioni che comunica: Questo in generale e più in particolare,
un viaggio che i cittadini della Campania ed i
cilentani in particolare, dovrebbero fare ancora
di più ed attraversare, così, in lungo ed in largo
il Parco del Cilento e Vallo del Diano, a piedi,
naturalmente, per riscoprine ed esaltarne tutta
la sua bellezza. Va in questa direzione il mio
articolo di questa settimana con l’ambizione di
spronare la governance della nostra grande ed
importante Area Protetta a mettere in campo
iniziative valide a conseguire questo obiettivo.
Sul tema ha scritto qualche settimana fa un ottimo articolo l’amico e collega Bartolo Scandizzo, direttore di questo giornale.
VERONICA GATTA
M
ercoledì 5 ottobre si è tenuto,
presso la sala convegni del Centro
della Biodiversità di Vallo della
Lucania, un incontro tra il Presidente della
Regione Campania, l’onorevole Vincenzo
De Luca, e i sindaci e gli amministratori del
Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni.
SEGUE A PAGINA 3
Né De Vita
Né Nicoletti
BIESSE
Tommaso Pellegrino e Vincenzo De Luca
SEGUE A PAGINA 7
Carlo Alfano
e il Tuffatore
SERGIO VECCHIO
L
a tomba del tuffatore, superstar di Paestum,
dopo una lunga tournée, ritorna finalmente
a casa, nella sala “Mario Napoli”, elegantemente ristrutturata e (ri)messa a punto a cura dell’aiuto di un privato Antonio Palmieri, che
rappresenta un intelligente
Vallo di Diano
Accetta: “Ecco la Strategia”
BARTOLO SCANDIZZO
H
L
o fatto un’intervista a Raffaele Accetta, Presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, per capire concretamente a
che punto è il progetto “Vallo di Diano” individuata dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche
di Coesione e la Giunta Regionale della Regione Campania come seconda area pilota su cui avviare la sperimentazione della Strategia
ORESTE MOTTOLA
SEGUE A PAGINA 8
Capaccio Paestum
Al via la maratona elettorale
SEGUE A PAGINA 11
Credito Cooperativo
Parla G. Manzi
MASSIMILIANO DE PAOLA
SEGUE A PAGINA 14
Roccadaspide. Ospedale,
Auricchio ottimista
N
é Angelo De
Vita né Domenico Nicoletti
saranno nominati direttori
a riforma delle BCC ha modificato il concetto di banca basata sulla vicinanza al socio e al
cliente che, molto spesso, sono gli stessi
soggetti. Quando ci accorgeremo di
essere in un’altra dimensione?
La riforma approvata dal governo Renzi
deriva dal regolatore europeo; è una conseguenza dell’Unione Bancaria Europea.
SEGUE A PAGINA 13
IL SONDAGGIO DI OTTOBRE
VELINA
G
irolamo Auricchio mostra ottimismo.
"La cancellazione dell'ospedale? L'ha
sancito un atto aziendale, mica la Cassazione di Roma. E chi lo ha previsto fa già mostra di pentimento. L'importante è non fare oggi
cose inconsulte. La parola al popolo?
SEGUE A PAGINA 5
I
talo Voza, Nicola Ragni, Tonino
De Rosa, Enzo e Franco Sica,
Gennaro De Caro ed altri ancora
… di fatto è partita la corsa alle candidature alla carica di sindaco del comune di Capaccio Paestum.
SEGUE A PAGINA 6
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2
LA STORIA
n° 36 10/10/2016
Un film riapre il caso di don Giuseppe Feola
Il brigante Tardio: “Quel prete deve morire”
ORESTE MOTTOLA
C
ampora, l’omicidio in pubblico
di 150 anni fa del monaco Feola
sta per diventare un film. E il
caso è destinato a riaprirsi. Perché una
parte del paese volle quell’uccisione.
“Tu devi morire perché quest’ordine mi
è venuto da Roma”, Tardio così motivò
la sua volontà di fucilare padre Feola.
Poco prima gli aveva chiesto una cifra
enorme, duemila ducati, poi di inneggiare a Francesco II di Borbone, per
aver salva la vita. Il cappuccino resiste
sprezzante del pericolo di rimetterci la
pelle. Tardio getta la maschera e ammette dice che Feola doveva morire per
forza. Punito per il libro scritto contro il
potere temporale della Chiesa? Campora, 3 giugno 1863. Era di mercoledì.
Il religioso i briganti vanno a prenderlo
nella sua casa e in piazza improvvisano
una sorta di processo popolare. Sono
tranquilli, sanno di controllare tutta
l’Alta Valle del Calore, il Cervati allora
era come il Supramonte. Per un’intera
giornata hanno scorrazzato per il paese
dove risiedono i migliori tiratori di fucile della zona. Comanda davvero, Tardio l’avvocato. E’ stato liberale, per
motivi politici si è fatto anche un anno
di carcere sotto i Borboni, con l’Unità
d’Italia fa domanda come ispettore di
polizia e quando, nel 1862 lo accettano,
lui è già capobrigante sui suoi monti.
Vendette di paese lo avevano travolto e
convinto a passare dalla parte opposta.
Ha 29 anni, è giovane è irruente. Vito
Antonio Feola è un cattolico liberale e
popolare. E’ solo, non ha mai messo nel
conto di doversi difendere con le armi.
Una bella figura. Un cappuccino. Un
vero filantropo illuminato: aprì la prima
scuola pubblica del Cilento e la società
di mutuo soccorso. Coltissimo: traduceva dal latino e dal greco senza l’uso
di vocabolari e la Divina Commedia la
conosceva a memoria. Un grandissimo
oratore: le sue prediche erano impregnate di profonda fede religiosa e di patriottismo. Controcorrente: da prete
aveva scritto un libro contro il potere
temporale del Papa. Aveva da poco
compiuto i cinquant’anni quando finì
ucciso nel cuore del suo paese. E chi
venne ad ammazzarlo, il brigante Tardio di Piaggine, fu chiamato da cittadini
di Campora e molti di loro continuarono a seguirlo. “Uomini bruti, io vi
maledico fino alla settima generazione”, così padre Giuseppe, il suo
nome da frate, secondo la versione ancora oggi tramandata a Campora, lo
gridò proprio ai suoi compaesani che
vedendolo barcollare gravemente ferito
dalle pallottole di Giuseppe Tardio ne
pretesero la morte immediata. L’avvocato brigante inferse un’ultima e decisiva sciabolata, facendosi forte del
sostegno locale. Quella giornata sembrava cominciata sotto un altro segno.
Da una cronaca locale: “I briganti avevano fasce rosse ai cappelli e molti cittadini erano andati loro incontro. La
sera dell´invasione – come sostenne il
giudice Guerriero al processo – , Carlo
Veltri e Andrea Perriello andarono incontro alla banda per la strada di Santa
Maria e si abbracciarono e si baciarono
“in segno di antica amnistia e di vecchia
conoscenza”. La banda di Tardio era
composta da 33 persone, fu accolta
trionfalmente e l´indomani mattina, eccitati dall’eccidio di Feola, conquistati
dal fascino brigantesco e antiunitario,
circa quaranta cittadini la seguirono”.
La maledizione di padre Feola non porterà bene al piccolo esercito dei briganti
chiainari: fin dal giorno dopo, a Magliano nuovo, cominciano la serie degli
insuccessi che si concludono con la
completa disfatta. Ferita ancora aperta,
questa dell’uccisione di Vito Antonio
Feola, nel piccolo ma delizioso paese,
più dell’Alto Cilento che della Valle del
Calore. Eppure di tempo ne è passato
da quel mercoledì 3 giugno del 1863.
Quella maledizione tiene sempre banco.
“Sono sei generazioni, manca ancora la
settima”, spiega Turibbio Feola, il pronipote che ancora oggi custodisce la
stanzetta dell’antenato. Campora è
“covo di bruti più chè uomini” ci va subito giù il procuratore generale del re
presso la Corte di Appello di Napoli durante” durante il processo per quei fatti.
Tutta la storia ora si appresta a diventare
un film grazie al regista toscano Massimo Smuraglia che di questa strana
storia se n’è innamorato grazie ai racconti di un suo vicino di casa, il medico
Angelo Galzerano, carattere scoppiettante e natali a Campora. Smuraglia,
che dirige la scuola di cinema di Prato
intitolata ad Anna Magnani, è anche un
appassionato studioso del contributo
che il cinema italiano ha fornito nella
rappresentazione
del
Risorgimento. Fin dai
tempi del cinema muto. Per
giungere a Blasetti e Visconti.
Smuraglia fa sul
serio con le riprese fissate già
dal 21 luglio al 5 agosto, la sceneggiatura già scritta e basata su 43 scene. “Ho
bisogno ancora di attori, mandate i vostri curriculum a [email protected], con una foto e un
curriculum”. In paese sono in molti a
darsi da fare per trovare i soldi necessari
per coprire almeno le spese. Un finanziamento è arrivato già dalla provincia
tramite l’assessore Marcello Feola,
2000 euro. Angelo Rizzo, presidente
della comunità montana, si è dato anche
lui da fare. Parenti di padre Feola? “Che
c’entra – dice Rizzo – gli esperti parlano
di historical reenactment e living history
come strumenti privilegiato per il lancio
turistico di paesi dimenticati e devastati
dallo spopolamento e c’è chi si attarda
ancora su questo? E se qualche altro
mio parente probabilmente fu dall’altra
parte. E allora?”. E torniamo a padre
Feola. Padre Giuseppe Feola, al secolo
Vito Antonio, nacque a Campora il 23
maggio 1813. Fu allievo del Vicario Foraneo di Gioi e di Don Saverio Guida
di Stio che ne apprezzarono le eccellenti
doti intellettuali e religiose e lo spronarono a proseguire gli studi. Devotissimo
di San Francesco d’Assisi, ne studiò le
opere che lo corroborarono nella fede e
gli aprirono le porte dell´ordine cappuccino, di cui indossò il saio. Si distinse
nella dedizione totale al servizio dei poveri che necessitavano di aiuto materiale e spirituale. E di imparare a
scrivere e a leggere. Le ricerche storiografiche non hanno ancora risolto il dilemma sul nome del potente
personaggio locale che è vero e occulto
mandante dell’omicidio. Non è escluso
che questo poteva rappresentare il movente. La storia la fanno sì i vincitori,
ma è pur sempre vero che quella stessa
storia può essere riscritta. Attraverso lo
studio e la passione per la propria terra,
appunto. E con un ciak dato dal direttore artistico di una scuola di cinema intitolata alla Magnani.
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
n° 36 10/10/2016
3
500 mln per uscire dal tunnel
De Luca al Parco Nazionale del Cilento, Diano e Alburni
SEGUE DALLA PRIMA
VERONICA GATTA
D
e Luca è arrivato in località
Montisani, accompagnato dall'assessore regionale al turismo,
Corrado Matera. Ad attenderlo il presidente del Parco Nazionale del Cilento,
Vallo di Diano e Alburni, Tommaso Pellegrino, il primo cittadino di Vallo della
Lucania, Toni Aloia, il presidente provinciale, Giuseppe Canfora, e il consigliere regionale, Franco Alfieri.
La sala convegni era affollata da sindaci,
consiglieri provinciali, amministratori
regionali, parlamentari e semplici cittadini.
Dopo i saluti del Presidente del PNCVA,
gli auguri di buon lavoro del Sindaco di
Vallo della Lucania e una breve presentazione di Canfora, il governatore della
Campania ha illustrato il progetto della
Regione. Al centro del progetto presentato dal Presidente De Luca in favore del
rilancio del Cilento c'è la creazione di
nuovi posti di lavoro. “Ci sono famiglie
che hanno problemi di sopravvivenza, ha denunciato De Luca - c'è un fiume di
ragazze e di ragazzi che se ne scappano
da questi territori per poter vivere, ci
sono anziani che rinunciano a farsi cu-
rare, quasi il 15%, perché non hanno un
euro, c'è gente che ha bisogno del pane
e questa deve essere una priorità assoluta per tutti quanti noi”. Per questo ha
chiesto aiuto ed un particolare sforzo a
tutti gli amministratori del Cilento, del
Vallo di Diano e degli Alburni: “Il groviglio normativo è tale che ti espone a
rischi continui, ma a voi devo dire: chi
non ha il coraggio di decidere, se ne
vada a casa!”.
La Regione Campania ha a disposizione
circa mezzo miliardo di euro per il Cilento: 12 milioni per il rischio idrogeologico; 14 milioni per la bonifica dei siti
di stoccaggio e per le discariche.
Nel “patto per il sud” saranno investiti
130 milioni di euro così destinati: 50 milioni di euro per la metanizzazione del
Cilento; 4 milioni per la viabilità nella
zona "diga Alento"; 19 milioni per il
completamento della “pisciottana”; 15
milioni di euro sono destinati al progetto
per il completamento della fondovalle
calore; 40 milioni per l'adeguamento
delle reti stradali comunali e provinciali.
Tra gli interventi più attesi, soprattutto
dal primo cittadino di Agropoli, Franco
Alfieri, un milione e mezzo di euro sarà
destinato allo studio di fattibilità e alla
Aree interne del Parco
La speranza De Luca
NICOLA NICOLETTI
C’
ero anch’io. È il
life motive di
questi giorni per
vantare se, all’incontro deluchiano a Vallo della Lucania, si era andati oppure no.
Narcisismo alla cilentana.
Un incontro indetto dal Governatore con i sindaci del
Cilento e i vertici del parco
nazionale per fare un fatidico “punto della situazione”, e trasformato in un
“evento” a cui partecipare.
Oggigiorno un oratore facondo come De Luca non si
trova così facilmente. Eloquente, dotato di enfasi e
simpatia innata. Anche chi
gli è avverso viene risucchiato dalla parlata delu-
chiana. Assertore egli stesso
della sua innata capacità a
risolvere problemi, ha snocciolato viabilità, turismo e
sviluppo come rimedi irrimediabili per salvare il futuro di questa marginale
fetta della provincia. Importante per un incontro con i
rappresentanti delle comunità, ma poi declassata a intervento da proporre col
tempo, poiché qui vige sempre l’elogio della lentezza.
Chi sa se per assurdo fosse
stato di un’altra Regione
cosa avrebbe proposto a soluzione per il territorio.
L’attendismo è disciplina
ben nota da queste parti e il
Governatore si è prontamente tuffato a stringere
progettazione preliminare del collegamento
stradale veloce tra l'autostrada Salerno-Reggio
Calabria e la variante alla
statale 18.
Ampio spazio a progetti
per incrementare il turismo nel Cilento. Questa
“è una terra meravigliosa,
benedetta da Dio, ma non
basta. Occorre migliorare
l'accoglienza e le infrastrutture”. Per la valorizzazione turistica
è previsto un investimento di quasi 3 milioni di euro. “Occorre convincersi - ha
ribadito De Luca - che bisogna fare un
salto di qualità molto forte, dobbiamo risolvere i problemi di base, ovviamente,
a cominciare da quello della mobilità e
ci stiamo lavorando. Abbiamo acquistato la maggioranza delle quote dell'aeroporto di Salerno-Pontecagnano perché
non esiste turismo senza un aeroporto di
buona qualità, ma soprattutto dobbiamo
darci una grande organizzazione, premesso che completeremo i programmi
per internet veloce, la banda larga, anche
nel Cilento. Abbiamo bisogno di un'organizzazione turistica di tipo industriale.
mani, abbracciare vecchi
compagni e nuovi alleati e a
regalare sorrisi e sicurezze
copiose a chi da anni vive su
strade dissestate, interrotte,
cadute o bloccate. Alla faccia della fibra e del metano
che per assurdo potrebbero
avere un successo più rapido
e costruttivo in confronto
alle strade per gomma. La
dialettica ha fatto confluire
nel Centro per la Biodiversità - che non ha mai ospitato la Biodiversità - un bel
po’ di amministratori per
ascoltare parole di speranza
per i soldi che dovrebbero
arrivare ma anche sorridere
ascoltando come De Luca
stigmatizza i suoi detrattori
con divertenti perifrasi.
Il parco aspetta anche lui.
Certo, il presidente del
parco è nuovo, armato di
buona volontà e la squadra è
stata appena allestita. Tutto
dovrebbe iniziare presto a
funzionare, anche se manca
una pedina importante: il
nuovo direttore, in pratica il
motore della macchina, per
partire. Anche qui, come
prassi, si dovrà aspettare una
nomina.
Intanto l’esodo continua,
quello di chi va via e lascia
paesi, in particolare dell’interno, vacanti. Aleggia lo
spauracchio di quello che
diceva l’ex vescovo di
Vallo, Giuseppe Favale, minacciando che più che un
parco in questi borghi si rischia di creare un museo.
Quel vescovo non c’è più
per raggiunti limiti di età.
Resta il tormento di quella
frase, spesso ripetuta dal
presule e ancora troppo attuale, soprattutto per chi
cerca strade per muoversi,
poiché queste sono cadute o
franate.
Bisogna creare un'offerta turistica, riuscire a promuoverla, collegarla con gli
eventi culturali. Insomma, noi abbiamo
nelle mani una miniera d'oro, ma dobbiamo imparare a sfruttarla molto meglio di come non accada oggi”. Altri
interventi, ovviamente, riguarderanno la
valorizzazione dei 4 siti Unesco del
PNCVA: i siti archeologici di Paestum
e Velia, la Certosa di Padula e la Dieta
Mediterranea.
Il governatore della Campania si è detto
impegnato a lavorare per fare questo lavoro, grazie al quale si potrà rilanciare
una realtà meridionale che sia in grado
di guardare all'Europa e al mondo contemporaneo e non solo alle piccole cose
locali e/o “localistiche” che rischiano di
condannarci a morte.
Prima di chiudere l'incontro, ha annunciato la riapertura della “cilentana” per
gli inizi del mese di dicembre.
Al termine del meeting ha messo “nero
su bianco” l'impegno della Regione
Campania per la viabilità cilentana: De
Luca ha personalmente consegnato ai
sindaci di 22 comuni del territorio a Sud
di Salerno, i decreti firmati, per un importo totale di 13 milioni di euro. “Sono
i primi decreti di finanziamento assoluto
che io ho firmato per il nuovo ciclo di
programmazione 2014-2020 - ha affermato il Presidente della Regione Campania -. Ci tenevo a firmarli NEL
Cilento e PER i comuni del Cilento. Il
Presidente della Provincia mi aveva segnalato 22 comuni per i quali ci sono
progetti esecutivi che hanno problemi di
dissesto stradale o dissesto idrogeologico. Abbiamo un po' forzato sulla procedura ma ci tenevo a venire questa sera
qui a Vallo non solo a parlare di fondi
europei ma anche a portare risorse. Mi
è parso un segno di svolta nel modo di
lavorare: meno programmi e un po' più
di decisioni concrete”.
4
n° 36 10/10/2016
L’IMPEGNO
“Nessun prelievo sui conti correnti per salvare le banche in crisi”
La promessa di Antonio Marino
In relazione alle notizie di
stampa di questi giorni che, in
maniera generalizzata annunciano prelievi sui conti correnti
per salvare le banche in crisi,
comunichiamo che trattasi di
una iniziativa presa da pochissime banche di cui - il più delle
volte nei servizi giornalistici non si dice nemmeno il nome
mentre si preferisce “sparare nel
mucchio” e parlare di prelievi
da parte delle banche, facendo,
in modo indecente, di tutte le
erbe un fascio. Queste pratiche
giornalistiche danneggiano ingiustamente la credibilità del
mondo bancario in maniera indiscriminata e danneggiano indirettamente
il
sistema
economico. A scanso di equivoci, benché non ce ne fosse
bisogno, teniamo a comunicare che la BCC di Aquara
NON applicherà aumenti di
costi ai conti correnti per il
salvataggio delle banche in
crisi. La BCC di Aquara ha
chiuso la semestrale 2016 con
buoni risultati. Utile d’esercizio
in linea con l’anno 2015, coperture del complesso dei crediti
deteriorati in linea con i valori
chiesti da Banca d’Italia, senza
contare il valore della protezione delle garanzie ipotecarie,
coefficiente patrimoniale Cet 1
(sinonimo di solidità patrimoniale) al 19% circa. Tutto ciò in
un contesto in cui la nostra
Banca non ha mia perso il contatto con il proprio territorio di
riferimento, attuando un concreto sostegno all’eSUL TERRITORIO Oktoberfest ad
Altavilla Silentina L’IMPEGNO
Da venerdì a domenica prossimi
ultimi tre giorni alla località
Scanno ad Altavilla Silentina
con la terza edizione della Oktoberfest 2016 supportata dalla
Bcc di Aquara. “La Banca si
conferma attenta alle iniziative
che promuovono il territorio”,
ha spiegato l’organizzatore Giovanni Scorziello. MARIO
MONTI Già presidente del
Consiglio conomia delle piccole
imprese e delle famiglie attraverso un incremento dei nuovi
fidi deliberati. Al 30.09.16, infatti, i nuovi fidi deliberati dal
CdA sono già pari al 96,40%
dell’ammontare di quelli deliberati nell’anno 2015. A fine anno
potremmo arrivare al 130%,
cifra molto significativa della filosofia di intervento della nostra
Banca. Da inizio anno, inoltre,
abbiamo aperto ben 1567 nuovi
conti correnti. Adesle, nordista
e probabilmente quotata in
Borsa li dove le nostre grosse
banche hanno perso quest’anno
in media il 50% del valore delle
loro azioni... Mettere le cooperative sotto il controllo di una
SpA significa, secondo voi, “assicurarne il carattere e le finalità” ?... La differenza è sottile
L’INTERVENTO
Le BCC e la riforma
costituzionale
Art.45. La Repubblica riconosce
la
funzione
sociale della cooperazione
a
carattere
di
mutualità
e
senza fini di speculazione privata. La
legge ne promuove e favorisce l’incremento e ne assicura il carattere e le finalità. La nostra Costituzione è un grande
baluardo per resistere a concentrazioni di
potere finanziario per una economia ed
una finanza partecipativa ... per una economia, una società, una cultura equilibrate
che si oppongono all’uniformità ed omogeneizzazione tecnocratica per i quali solo
le grandi dimensioni meritano rispetto.
Esattamente ciò che i nostri padri costituenti non volevano altrimenti non avrebbero scritto l’art.45 sulla cooperazione. In
Italia ci sono troppe banche, disse Renzi
a Porta a Porta, e continuò: una volta la
banchetta di paese aveva un senso...
e Mario Monti scrisse: con queste
chiacchiere da caffè si liquida una delle
eppure profonda: l’economia
politica, della “polis”, si mostra
oggi con il volto del turbo-capitalismo, quello che sfrutta i territori e li abbrutisce, che insegue
la massimizzazione dei profitti,
premia la rendita e si eccita con
la finanza speculativa. L’economia civile mette al centro le persone, i loro bisogni, ricerca la
felicità. Utopia? Tutt’altro, e
l’esperienza cooperativa lo dimostra. Occorre distinguere tra
l’io ed il noi: si può essere ricchi
anche da soli ma per essere felici bisogna essere almeno in
due. Il ruolo dei territori diventa
fondamentale. Il territorio è
molto più che un insieme di imprese, ha una coscienza, una storia, persone che ci vivono ed
esprimono motivazioni ben precise. La cooperazione che combina la dimensione economica
esperienze più significative della storia
finanziaria e delle democrazia economica italianaFaccio fatica, perciò, a
veder modificata la nostra Costituzione da
questi governanti così superficiali... Qui è
terra di BCC. Sapete bene che significano
le parole di Renzi. Provate a immaginare
che sarebbe stata Capaccio ( e le tante Capaccio) senza le loro Casse Rurali poi
BCC? Sapete bene che significa la riforma di Renzi sulle BCC. Sostanzialmente mette le cooperative sotto la
direzione ed il controllo di una Spa, scalabile, nordista e probabilmente quotata in
Borsa li dove le nostre grosse banche
hanno perso quest’anno in media il 50%
del valore delle loro azioni... Mettere le
cooperative sotto il controllo di una SpA
significa, secondo voi, “assicurarne il carattere e le finalità” ?... La differenza è
sottile eppure profonda: l’economia politica, della “polis”, si mostra oggi con il
volto del turbo-capitalismo, quello che
sfrutta i territori e li abbrutisce, che insegue la massimizzazione dei profitti, premia la rendita e si eccita con la finanza
speculativa. L’economia civile mette al
centro le persone, i loro bisogni, ricerca
la felicità. Utopia? Tutt’altro, e l’esperienza cooperativa lo dimostra. Occorre
distinguere tra l’io ed il noi: si può essere
ricchi anche da soli ma per essere felici
bisogna essere almeno in due. Il ruolo dei
con quella sociale deve continuare a giocare un ruolo attivo.
Il modello economico cooperativo svolge anche una funzione
di contenimento delle diseguaglianze sociali. Nasce dal territorio e continuerà a vivere sul
territorio. L’attuale modello di
capitalismo, caratterizzato dalla
crescita delle diseguaglianze sociali, non è più sostenibile. Occorre un modello economico
diverso che non faccia riferimento solo al mercato ma che
sia centrato sulla reciprocità, sul
bene comune e sulle persone.
(mutua) Il problema dell’Italia
oggi non è certo il bicameralismo o non è solo il bicameralismo. Il problema è il rapporto
tasse-spesa pubblica-aziende. Il
problema è generale, tocca tutti
ed è uguale per tutti: è quello di
uscir fuori dalla spirale perversa
per cui lo Stato ha sempre più
bisogno di risorse aggiuntive e
col prelievo fiscale (che ha raggiunto la impensabile percentuale del 64% della ricchezza
nazionale prodotta) tarpa le ali
di ogni azienda. Se non si abbassano le tasse, gli sprechi, la
burocrazia e la corruzione non
c’è futuro! Altro che riforme costituzionali pasticciate e di
scarso profilo giuridico e culturale. so il totale dei conti correnti aperti presso la nostra
Banca è di 12.130 a testimonianza dell’appetibilità e della
territori diventa fondamentale. Il territorio
è molto più che un insieme di imprese, ha
una coscienza, una storia, persone che ci
vivono ed esprimono motivazioni ben
precise. La cooperazione che combina la
dimensione economica con quella sociale
deve continuare a giocare un ruolo attivo.
Il modello economico cooperativo svolge
anche una funzione di contenimento delle
diseguaglianze sociali. Nasce dal territorio e continuerà a vivere sul territorio.
L’attuale modello di capitalismo, caratterizzato dalla crescita delle diseguaglianze
sociali, non è più sostenibile. Occorre un
modello economico diverso che non faccia riferimento solo al mercato ma che sia
centrato sulla reciprocità, sul bene comune e sulle persone. (mutua) Il problema
dell’Italia oggi non è certo il bicameralismo o non è solo il bicameralismo. Il problema è il rapporto tasse-spesa
pubblica-aziende. Il problema è generale,
tocca tutti ed è uguale per tutti: è quello
di uscir fuori dalla spirale perversa per cui
lo Stato ha sempre più bisogno di risorse
aggiuntive e col prelievo fiscale (che ha
raggiunto la impensabile percentuale del
64% della ricchezza nazionale prodotta)
tarpa le ali di ogni azienda. Se non si abbassano le tasse, gli sprechi, la burocrazia
e la corruzione non c’è futuro! Altro che
riforme costituzionali pasticciate e di
scarso profilo giuridico e culturale.
convenienza dei nostri prodotti.
Tutte le banche, la nostra compresa, hanno contribuito al
fondo di solidarietà delle banche
in crisi. La contribuzione è stabilita per legge e tiene conto
delle dimensioni di ciascuna
banca, penalizzando certamente
le banche virtuose come la nostra. La nostra BCC, infatti, ha
versato una somma molto significativa nel corso del 2015 per il
salvataggio delle quattro note
banche (e non solo quelle). Probabilmente dovremo versare
altri contributi nel 2016 ma di
certo non intendiamo rivalerci
sui nostri Soci e Clienti. Li verseremo sapendo che andremo a
ridurre l’utile d’esercizio ma
noi, a differenza di altre grosse
banche, abbiamo sani principi e
non riusciamo certamente a rinunciare alla logica della solidarietà per quella del profitto. Non
a caso noi siamo una banca cooperativa mentre le banche (due
o tre) che hanno scelto di rivalersi sui correntisti sono delle
Società per Azioni . Peccato che
l’andazzo oggi è quello di comprimere le cooperative a vantaggio delle SpA... comprimere le
piccole a vantaggio delle grandi,
salvo poi a scoprire che i guai
maggiori vengono tutti da un
perimetro esterno alle Banche di
Credito Cooperativo!
ANTONIO MARINO
Direttore Generale BCC Aquara
SUL TERRITORIO
Oktoberfest ad
Altavilla Silentina
Da venerdì a domenica prossimi ultimi tre
giorni alla località Scanno ad Altavilla Silentina con la terza edizione della Oktoberfest 2016 supportata dalla Bcc di Aquara.
“La Banca si conferma attenta alle iniziative che promuovono il territorio”, ha spiegato l’organizzatore Giovanni Scorziello.
ROCCADASPIDE
n° 36 10/10/2016
La Svolta: “È necessario spersonalizzare”
IN FARMACIA
ANDROPAUSA
Auricchio cauto: “Evitare passi avventati”
ORESTE MOTTOLA
L
asciamola solo quando nient'altro sarà possibile fare e
dovrà essere dura e creativa.
Prepariamoci a chiedere conto non
solo dell'Ospedale ma di una serie di
scelte centrali che bistrattano la nostra Valle. Si è già aperta una trattativa dura e difficile dove noi
dobbiamo tenere sotto controllo i nostri nervi. I contatti già ci sono e poi
alla fine il Tar ci darà ragione. E a
quel giorno ci dobbiamo arrivare
bene. Chi sogna di avere qui il movimento anti Tav, con Roccadaspide
trasformato in Chiomonte, non sa in
quale tunnel ci sta per infilare. De
Luca è un avversario duro ma leale.
Se ci illudiamo di vincere inscenando il braccio di ferro per questioni di principio ci asfalterà". Le
considerazioni di Auricchio pesano
tanto. Sono sedici anni di battaglie
pro Ospedale che lui ha sempre
vinto. Da sindaco o da vice. Un po'
di lotta e un po' di governo. Ma sempre sul "pezzo" e da vero leader territoriale. Un'altra via, che funga da
vera e credibile alternativa non è sul
campo. Virtualmente sì, ma non è
certo sul campo, perché ammazzata
da questo o quel giornalista come
pure il solito 'ntrovolatonzo parolaio
tenta di far passare. Il Comitato “Salviamo l’ospedale della Valle del Calore e degli Alburni”, ha
preannunciato entro fine Ottobre una
grande mobilitazione popolare coinvolgendo le scuole, le parrocchie, le
associazioni e le istituzioni presenti
sul territorio. “La battaglia è difficile
– dicono – ma uniti si può vincere".
Va bene. Il là è stato dato, si aspetta
il prosieguo. Evitando di individuare
il capro espiatorio per una inazione
che perdura ormai da troppo tempo
e non è indice del perseguimento di
una strategia di lotta. Mancanza che
non si può nascondere insultando e
spargendo male parole a go go. I don
Chisciotte non servono alla causa e
fanno male... anche a se stessi.
LEGGE SUI PICCOLI COMUNI.
Gli hurrà per la legge sui piccoli comuni e le provvidenze per le aree interne, almeno qui tra Valle del Calore
e Alburni, cozzano contro la realtà
delle scelte odierne in materia di sa-
nità. Soprattutto quelle che si fanno
scudo di numeri che ognuno manovra verso le proprie convenienze.
Dove eravamo rimasti? Mentre andavamo in stampa c'era la "confessione" del direttore generale dell'Asl,
Giordano. E' lui ad aver firmato l'atto
aziendale per il riordino della rete
ospedaliera. Giordano, ebolitano, ha
garantito il mantenimento di reparti
e servizi per gli ospedali di Sapri e
Polla, una nuova vita per Agropoli e
Sant’Arsenio, un potenziamento di
Vallo della Lucania. Ha anche accelerato le procedure per unificare gli
ospedale di Eboli e Battipaglia.
Muovendosi dentro spazi di manovra
non ampi ha cercato limitare i danni.
Il più giovane dei nosocomi, Roccadaspide, invece, è il più penalizzato.
Diventerà un presidio ospedaliero
con soli venti posti letto (oggi ne
conta circa 70) e la soppressione di
tre reparti: ortopedia, cardiologia e
chirurgia. Resterà quindi la sola medicina generale, oltre a radiologia e
laboratorio d’analisi.
NIENTE DI NUOVO SOTTO IL
SOLE
"Dove è la novità? E' dal 2001 che ci
vengono a suonare le campane a
morto", riflette Auricchio. Nessuno
osa dargli torto. Una previsione questa, che ha messo sul piede di guerra
i sindaci dell’intero comprensorio
che chiedono di incontrare il Governatore Vincenzo De Luca e annunciano di essere pronti anche ad un
ricorso al Tar. L’area che serve il nosocomio rocchese, l’intera zona del
Calore, degli Alburni, e dell’Alento,
è vasta e in condizioni disagiate, soprattutto per una viabilità non ottimale, con tempi di percorrenza
notevoli per raggiunge i presidi di
Battipaglia o Eboli a Nord, Polla ad
Est e Vallo della Lucania a sud. Nonostante le polemiche, però, il direttore generale dell’Asl Salerno
Antonio Giordano non sembra intenzionato a fare passi indietro. Lo ha
ribadito durante una visita all’ospedale di Eboli. “Ho un magone al
cuore perché essendo io un esecutore
d’ordine che non può modificare la
programmazione regionale si è trovato a dover subire questa scelta su
Roccadaspide”, ha detto sulle fre-
5
ALBERTO DI MURIA
ndropausa è un
termine coniato
per indicare il
naturale esaurimento
delle capacità riproduttive maschili in età avanzata. Questo neologismo richiama la menopausa femminile,
anche se il suffisso "pausa" mal si addice al
declino delle capacità procreative dell'uomo. Mentre nella donna, infatti, la menopausa è un processo ben definito, per
l'uomo non possiamo parlare a tutti gli effetti di vera e propria "cessazione" delle capacità riproduttive; piuttosto, l'andropausa
andrebbe descritta come un processo parafisiologico, quindi per molti aspetti normale,
che si manifesta con estrema variabilità
nella popolazione.
L'ineluttabile fenomeno dell'invecchiamento si accompagna ad un progressivo
calo dei livelli sierici di testosterone.
Le principali manifestazioni dell’andropausa sono le modificazioni fisiologiche
dell'attività sessuale, con rallentamento della
fase eccitatoria e dell'erezione; riduzione
della rigidità penica; calo della libido e della
fertilità, riduzione dell'intensità orgasmica e
del volume dell'eiaculato, allungamento del
periodo refrattario. Fortunatamente oggi
sono disponibili diversi farmaci, molto famosi, per superare le difficoltà erettili.
Poi ci sono modificazioni delle varie attività
corporee, con aumento della massa adiposa
a discapito di quella muscolare, riduzione
della densità ossea con maggiore suscettibilità alle fratture, ginecomastia (eccessivo
sviluppo della mammella maschile), pelle
più sottile e diminuita o arrestata crescita dei
peli, calo delle energie e del senso di benessere, anemia, insonnia o altri disturbi del
sonno, depressione, riduzione della concentrazione e dell'autostima. E' bene ribadire
che questi sintomi sono per molti aspetti assolutamente fisiologici e in genere solo in
parte sostenuti dal declino dei livelli di testosterone. La terapia è di tipo ormonale.
[email protected]
A
Girolamo Auricchio
quenze di Radio Alfa. “E’ una scelta
che francamente mi dispiace – ha
chiosato – ma che non ho potuto evitare anche se abbiamo tentato di migliorare i livelli di erogazione di
servizi alla popolazione riempiendo
il contenitore di Roccadaspide in una
serie di altri servizi come l’ospedale
di comunità un Uccp, una Hospice e
una casa per la salute”.
NEL FRATTEMPO? LA REGIONE
RECEPISCE LA DIFFIDA E
FERMA TUTTO
Cittadini della Valle e maestranze
dell'Ospedale stiano tranquilli. Fno
al 25 gennaio, data dell'udienza
presso il Tribunale Amministrativo,
non verrà toccato niente. Poi si
vedrà. La "diffida" è stata recepita.
L'iniziativa era stata assunta dal sindaco di Roccadaspide. La bozza
dell’atto aziendale, secondo Iuliano,
è “chiaramente illegittima e palesemente iniqua”. Di qui la richiesta di
un’audizione urgente e la diffida “di
sospensione di ogni iniziativa che
vada nella direzione dell’adozione,
mediante pubblicazione ufficiale,
dell’Atto aziendale in relazione alla
rete ospedaliera dell’ASL Salerno”.
Anche per la "La Svolta", il gruppo
politico di opposizione di Roccadaspide, la soluzione è nella "spersonalizzazione" della lotta in difesa
dell'ospedale, e nel decentrare le
scelte a un comitato che tenga dentro
tutti: sanitari, cittadini e politica locale. Senza delegare alle solite leadership. "E' opportuno, a nostro
avviso, - dice il consigliere comunale
Paolo Antico - lavorare alla risoluzione del problema in maniera sinergica, e per questo motivo chiediamo
pubblicamente di convocare un consiglio comunale d'urgenza".
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6
AMMINISTRATIVE 2017
n° 36 10/10/2016
Nel 2017 non ci sarà una corsa solitaria ma una vera gara
Capaccio Paestum, parte la maratona elettorale
SEGUE DALLA PRIMA
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ome tutte le “gare”, ai nastri di
partenza c’è un affollamento
di aspiranti vincitori che fa impressione. Per cui, è necessario aspettare cosa succede dopo i primi Km per
capire chi ha possibilità di arrivare al
traguardo. Se poi la competizione è
un “maratona” allora è necessario essere molto prudenti nell’indicare i
possibili vincitori per evitare di incappare in sorprese che fanno crollare le
certezze e azzerare le illusioni.
Continuando, quindi, sul parallelo
della corsa di resistenza, vale la pena
ricordare che ai nastri si presentano, o
vengono indicati, anche Mimmo
Nese, Franco Palumbo e il candidato
annunciato dai “cittadini a 5 stelle”.
Dietro i candidati a sindaco si posizionano i “cavalli di razza” portatori di
preferenze che, come al solito, garantiscono una "spinta" forte per superare
di slancio il muro dei 2.000 voti che,
sommati alla dote del candidato sindaco (almeno 500\700), rende credibile la cordata messa in pista.
Candidato a sindaco e i "campioni" di
preferenze diventano un pacchetto di
mischia che aggrega e calamita quelli
della terra di mezzo che ambiscono ad
essere della partita e accettano il rischio di essere dei comprimari con la
speranza di rosicchiare, nascosti nel
gruppone, un piazzamento utile per
scalare una posizione utile per ricavarsi un posto al "sole" nell’Olimpo
della città dei templi.
Voza, come sindaco uscente, ha riunito la sua maggioranza a cena ed ha
comunicato che ha intenzione di riproporsi per il secondo mandato alla
carica di sindaco. La decisione ha trovato l'adesione di molti dei presenti
che ne non hanno motivo, in questa
fase, di dichiararsi fuori. Anche se,
proprio all'interno della maggioranza
che sostiene Voza, ci sono due possibili pretendenti alla sua poltrona:
Mimmo Nese e Franco Sica.
D'altro canto, Franco deve fare i conti
con la volontà di Enzo Sica, suo fratello, che sta lavorando da tempo a ricostruire il nocciolo duro della
compagine che lo affiancò quando diventò sindaco al posto di Pasquale
Marino.
Poi c'è Antonio De Rosa, detto Tonino e medico anche lui. Con me
Voza e i due Sica, che si organizzando per candidarsi come l'uomo
nuovo e ha raccolto adesioni e sostegni ipotizzando liste composte da soggetti fuori dagli schemi con cui si è
giocato finora. Stessa ipotesi di rivoluzionare tutto è immaginata dai cittadini a 5 stelle che, ad oggi, non
hanno individuato una figura da porre
a capo dell'impresa ma ci stanno lavorando.
Sembra anche sicura e già avanti sulla
strada dove si corre la gara elettorale
la candidatura di Nicola Ragni. L'ex
vice di Voza e oppositore di Marino e
Sica, è determinato ad andare fino in
fondo questa volta (l’ultima tornata si
accaso da Voza). Sta tentando di portare in lista candidati nuovi ma con le
Enzo Sica
spalle coperte da amici e parenti già
protagonisti della vita amministrativa
e imprenditoriale capaccese. Vuole riprovarci anche Gennaro De Caro, medico anche lui, appoggiato da Franco
Tarallo: sta tentando di aggregare uomini e donne che abbiamo peso specifico (voti) che gli diano la base di
cui sopra.
Sembra che anche il PD, voglia tentare di comporre un'aggregazione capace di inserirsi nel gioco elettorale
ma, allo stato, non sembra credibile
l'ipotesi che possa uscire da questo
gruppo un candidato sindaco in grado
di trainare e drenare energie verso un
tentativo che non sia di pura testimonianza, ma no n si sa mai!
Ovviamente, lungi da me considerare
esaustiva la lista qui ricapitolata, ma
l’elenco è già abbastanza lungo ed è
facile pronosticare che si ridurrà alla
[email protected]
Antonio De Rosa
fine a non più di tre concorrenti per la
volata finale. Per esempio, è immaginabile che i due Sica possano proporsi
alla carica di sindaco in concorrenza
l'uno con l'altro? È credibile che un
lista a 5 stelle possa tentare un'avventura elettorale in presenza di una candidatura di Tonino De Rosa che soffia
sullo stesso fuoco anti sistema ma con
una base già individuata? È possibile
che De Caro e PD siano in grado di
lanciare una sfida alla squadra messa
in piedi da Ragni in questo ultimo
anno? È ipotizzabile che i Capaccesi
possano votare un “Papa” straniero
come Palumbo da Giungano conoscendo lo sciovinismo che anima
molta parte dei cittadini ce occupano
piazze e marciapiedi dallo Scalo al
Paese senza tralasciare le innumerevoli contrade?
Solo il tempo che ci separa da oggi
alla primavera del 2017 potrà dare risposte a questi ed al altri interrogativi.
Una cosa è certa, però, la prossima
campagna elettorale non sarà una passeggiata solitaria per nessuno dei candidati come è successo per Sica,
Marino e Voza nelle ultime tra competizioni ...
Nicola Ragni
I VIAGGI DEL POETA
n° 36 10/10/2016
7
dovuto essere compito primario del
L’anno nazionale dei cammini:
Parco, ma così non è stato, perché il
appunto, non è riuscito a libeuna proposta per i cammini cilentani Parco,
rarsi dalle asfittiche pastoie della buSEGUE DALLA PRIMA
GIUSEPPE LIUCCIO
o condivido in pieno, ma soprattutto nell’incipit che cito
integralmente “Mentre l’Italia
scopre il business dei “cammini” naturalistici e spirituali, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e
Alburni ancora balbettiamo una lingua incomprensibile per le nuove
forme di turismo. Prima o poi ci arriveremo, ma sarà già passato il treno
che, quando si parla di turismo, passa
sempre in anticipo per noi”. Va in
questa direzione, come dicevo prima,
anche questo mio articolo con l’ambizione di spronare la nuova governance della nostra grande ed
importante Area Protetta a metter in
campo iniziative valide a conseguire
questo obiettivo. L’argomento è importante e, di sicuro, non riuscirò ad
esaurirlo per cui dovrò tonare sul
tema anche la settimana prossima…
E comincio con delle riflessioni che
ho già fatto altre volte, ma che ritengo
utile riproporre per una visione d’insieme del problema, “Il Cilento interno, infatti, è uno straordinario
palcoscenico, dove da millenni uomo
e natura, geografia e storia danno
spettacolo prismatico di voci e suoni,
colori e profumi nell'alternarsi cangiante delle stagioni. Basta accendere
le luci della ribalta e la recita parte da
sola: bella, ricca, varia, coinvolgente,
entusiasmante. E sì, perché i boschi
dei monti con le sterminate faggete
delle alture, i lecceti di media montagna, i castagneti delle falde a ridosso
e a corona dei paesi accendono i riflettori del sole che filtra a lamine
d'oro tra il fitto fogliame e rifrange
luce su frutti e fiori del sottobosco e,
se sbrigliati dalla brezza o squassati
dalle raffiche impetuose di venti di
tempesta, a seconda delle stagioni,
fremono di vita e danno voce al fluire
dei secoli: E narrano storie di legnaioli e carbonai alle prese con il pane
stento in tutte le stagioni, di briganti
al riparo dei covi a continua minaccia
di giustizia sommaria, protettivi e generosi con i deboli, spietati con i potenti e gli arroganti, di pastori a
guardia di armenti alla pastura brada
di giorno e all'addiaccio gelido a custodia di stazzi di notte con la sola
compagnia dell'alito caldo del cane
amico e con la incerta coperta del tabarro di panno ruvido, di migrazioni
bibliche lungo i tratturi della transumanza verso i pascoli della pianura ad
animare poveri commerci di cagliati,
lana di fresca tosatura e capretti ed
agnelli belanti al sacrificio annunziato, ad illudersi al fiorire di nuovi
amori; di artigiani alle prese con il miracolo di trasformare tronchi in botti
e tini, rami in sporte, cesti e panieri e,
all'occorrenza, in cucchiai da cogliere
tome e ricotte fumanti di siero; di recenti escursionisti appassionati di
L
trekking alla scoperta di paesaggi da
brividi di piacere su cocuzzoli a volo
d'abisso, a fremere di emozioni profonde alla visione di pianori di lavanda in fiore o di tappeti rosa/viola
di ciclamini a festonare fossati umidicci o al riso odoroso delle fragoline
a pigmentare di sangue le verdi barriere delle felci o alla mite vanità dei
funghi che s'incappellano alle radici
della macchia o delle castagne pigmentate, pulcini lustri a fuga dalla
cova del riccio a spine d'oro un po’
brunito. E sono concerti i canti della
fauna che piroetta a slarghi azzurri
d'infinito ed ha la maestà dell'aquila
reale e del falco pellegrino o pigola
alle nidiate dei passeracei o ulula con
la fame del lupo a falcate soffici sulle
nevi d'inverno e si muove con i passi
felpati della volpe a caccia di pollai e
grumisce con i cinghiali a devastazione di coltivi, ma incanta anche con
la coda di champagne degli scoiattoli
o incuriosisce nel letargo pacioso dei
ghiri. Ed è musica il corso di fiumi e
torrenti che caracollano a valle, s'inabissano e riemergono nei brevi tragitti
carsici o si caricano di sali nelle grave
e nelle grotte nel ventre nero della
terra per esplodere con la gloria della
luce nei capricci delle risorgive a cesellare stupende sculture di stalattiti e
stalagmiti a materializzare cupole di
chiese o minareti di moschee, scintillano in effimeri coralli d'argento a
rompere e superare con fragore barriere di pietre levigate nei secoli e la
musica rotola e si frantuma sotto ponti
umbratili o in pozze lacustri regno di
eserciti di trote sguscianti a gara d'arditezza vanesia nei colori cangianti o
di lontre a timida fuoriuscita dalla
tana lipposa. Oh, la bellezza sconosciuta della mia terra! Oh, la forza travolgente delle emozioni di una natura
immacolata nella sua verginità! Oh, la
ricchezza da immettere con intelligenza nei circuiti del ricco mercato
dell'ecoturismo se solo si avesse la
sensibilità di attivare una promozione
tesa ad esaltare flora e fauna di un territorio che espone con generosità e
naturale disinvoltura i suoi tesori!
E non sono i soli, perché sul territorio
del Parco è vissuto e vive l'uomo, che,
con fertile inventiva azionata dal bisogno, ha vangato, sarchiato, piantato,
potato una flora per dare vita ad una
agricoltura di sussistenza contando
non sulla meccanizzazione, che ha
toccato da pochi decenni e solo in
parte il mondo dei nostri campi, ma
sugli animali da soma, il nobile cavallo, il mulo testardo, l'asino paziente o sui buoi adusi al giogo
dell'aratura e al “triglio” della pisatura. Straordinarie pagine della povera epopea della civiltà contadina!!!
Ma dicevo della necessità di immettere tutto questo mondo ricco di emozioni e straordinario di sorprese nel
circuito virtuoso dei mercati. Sarebbe
rocrazia e dalle defaticanti trattative
della brutta politica, e raramente la
governance, vecchia ha sbrigliato la
fantasia per costruire progetti da mettere in cantiere iniziative con le scuole
per percorsi didattici capaci di stimolare i nostri ragazzi ad ascoltare le
voci degli alberi e degli animali, con
i contadini per rimettere in circolo
vecchie colture diversamente destinate alla estinzione, con gli artigiani
per esaltare quel che resta del miracolo della creatività delle mani. Il
Parco avrebbe dovuto già farlo, ma a
tutt’oggi il bilancio è stato totalmente
fallimentare, se si eccettuano i primi
entusiasmanti anni degli inizi. Non ci
resta che sperare per il futuro sulla
nuova “governante”, che dopo un
anno di tanto inspiegabile quanto defaticante attesa, dal 29 settembre
scorso è nella pienezza di organi e poteri e, pertanto, le auguriamo e ci auguriamo che sia capace e
costantemente operativa, e che, soprattutto, si abitui all’ascolto e dia
concretezza alle esigenze ed ai bisogni che vengono dal territorio e non si
limiti alla vanagloria del presenzialismo nelle manifestazioni/convegni
ripetendo il bla/bla di un ritornello
stantio, anche perché il Parco è e
resta, nonostante tutto, una miniera
dove attingere a piene mani. Il Parco
ha voci e suoni. Basta saperne cogliere le emozioni per chi lo abita e
per chi lo visita e lo scopre e ne rimane affascinato e ci torna. Il Parco
ha colori, profumi e sapori capaci di
stimolare tutti e cinque i sensi. Basta
accendere una telecamera ed uno
spettacolo straordinario e coinvolgente va in video e in rete con effetti
di forte ed intensa emozionalità. Per
essere sinceri anche la “governance”
nominata ed insediata da poco nella
completezza dei suoi organi statutari
non ha avuto un avvio non entusiasmante. Tanto per cominciare ha inspiegabilmente rinviato di 15 giorni la
scelta della “terna” degli aspiranti direttori. E, conoscendo uomini e cose,
aspiranti e relativi protettori politici e
i loro naturali e “fedeli” portavoce
collocati strategicamente nel Consiglio Direttivo, temo un’altra lunga
“telenovela” sulla nomina del Direttore prescelto, altrettanto lunga e tormentata quanto quella del Presidente.
Spero, ovviamente di sbagliarmi ed
essere smentito dai fatti. Ricordo a me
stesso che l’attuale Presidente fu designato a metà dicembre del 2015 e
tutti ne salutammo l’annunzio come
una strenna di Natale. Ma la nomina
fu formalizzata solo nel mese di aprile
dell’anno in corso: e come se non bastasse abbiamo dovuto aspettare la
fine di settembre per la regolarizzazione ufficiale e definitiva del Consiglio Direttivo per l’inspiegabile
ritardo della decisione del Ministro
per la nomina dei consiglieri di sua
competenza. Bloccato, come sospet-
Tortorella
tano i maligni, me compreso, dai veti
incrociati delle lottizzazioni delle
mini correnti all’interno del suo Partito di provenienza, che è mini di per
sé. In compenso, il Presidente ha
avuto quasi un anno di tempo per ipotizzare una sua “progettualità” di sviluppo per L’IMPORTANTE E
STRAORDINARIA Area Protetta
che è stato chiamato a “governare”.
Ha fatto onore al suo nome ed ha attraversato in lungo ed in largo da
“Pellegrino curioso” il territorio. Speravamo, perciò, che all’atto dell’insediamento dell’intera “governance”
rendesse note le linee programmatiche a cui intende fare riferimento nel
corso del suo quadriennio presidenziale. Ma così non è stato. Evidentemente ha bisogno di un supplemento
di “viaggio/ curiositas”, alla latina.
Ma faccia presto perché il Parco che
gli è stato affidato ha bisogno, con
una certa urgenza, di una scossa forte
per recuperare il troppo tempo perduto e, soprattutto, ha bisogno di recuperare
smalto
all’immagine
appannata e credibilità e fiducia: da
parte degli abitanti del territorio SAREBBE UN GRAVE ATTO DI IRRESPONABILITA’ PERDERNE
ANCORA. Pertanto continui il presidente Pellegrino a fare onore al suo
cognome ed ipotizzi nell’Anno nazionale dei Cammini i percorsi/cammini
nel Parco perché siano tantissimi i
“pellegrini curiosi” alla scoperta di
bellezze naturali, storia, arte, attività
economiche, mestieri e tradizioni del
nostro territorio. Io ne anticipo i titoli
di alcuni, a cui dedicherò l’articolo
della prossima settimana: 1) itinerario
artcheologico, 2) itinerario monastico-basiliano, 3) itinerario monastico-benedettino, 4) itinerario della
libertà le rivoluzioni, 5) la civiltà contadina e relativa musealità, 6) Il baronaggio, 7) sulle orme dei briganti, 8)
i santuari mariani, 9) le chiese rupestri,10) il miracolo delle mani. Itinerari artigiani, 11) itinerari del folclore,
12) gli itinerari del gusto: l’enogstronomia, 13) i fenomeni carsici nel ventre della terra, 14) gli alberi patriarchi,
15) i cilentani illustri; ecc. ecc. ecc.
Chiudo con una raccomandazione:
PROMOVIAMO QUALITÀ. E,
quindi, BANDO ALLA IMPROVVISAZIONE ED AL PRESSAPCHISMO. Abbiamo già pagato un prezzo
fin troppo alto alla CIALTRONERIA
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8
n° 36 10/10/2016
VALLO DI DIANO
“Patto per le aree interne”, a Padula il secondo Focus
Accetta: “Verso il Preliminare di Strategia”
SEGUE DALLA PRIMA
MASSIMILIANO DE PAOLA
Nazionale delle Aree Interne e quali
sono le reali prospettive per il nostro territorio.
Prendendo atto della deliberazione regionale che individua il Vallo di Diano
come seconda area pilota, il Dipartimento per le Politiche di Coesione della
Presidenza del Consiglio dei Ministri ha
approvato la versione definitiva della
Bozza di Strategia d’Area “Vallo di
Diano - Verso la città Montana della
Biodiversità”. Il documento rappresenta
la sintesi del lavoro finora svolto per la
definizione di una strategia territoriale
comune e segue un lungo lavoro preparatorio di condivisione, di apertura e soprattutto di ascolto del territorio svolto
dall’Ufficio di Coordinamento in collaborazione con la Regione Campania,
con il Dipartimento per lo Sviluppo e la
Coesione Economica e con il supporto
del FormezPa. L'iter per la definizione
di una Strategia d’Area per il Vallo di
Diano ha avuto inizio nel luglio del
2014 con l’incontro tenutosi presso la
Certosa di Padula con la Delegazione
Tecnica per le Aree Interne coordinata
dall’ex-ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca. Da questo primo
incontro è emersa la necessità di ridefinire il perimetro dell’area interessata ed
attuare tutti i passaggi necessari per rispondere pienamente ai prerequisiti richiesti dalla Strategia d'Area.
Grande soddisfazione è stata espressa da
parte del Presidente Accetta per la partecipazione e l’interesse riscontrato già
dal primo Focus tenutosi il 14 luglio
scorso. “In quell’occasione – sottolinea
Accetta - i vari soggetti presenti sono
stati suddivisi in tre tavoli di lavoro, rispettivamente dedicati all’Agricoltura,
all’Ambiente ed alla Cultura, individuati
nella bozza di strategia d’area come possibili vettori dello sviluppo locale. Si è
trattato solo del primo passo verso la
bozza del Preliminare di Strategia”.
“Durante il percorso di attuazione della
Strategia Nazionale per le Aree Interne
– continua il Presidente Accetta - è stato
promosso dai Sindaci dei 15 Comuni del
Vallo di Diano, il Partenariato Locale
che vuole essere un “luogo di incontro”
e di scambio di proposte, aperto a tutti
coloro che, a vario titolo, vogliano dare
un effettivo contributo al rilancio del territorio. Il fine primario è dunque quello
di approntare una strategia comune e
condivisa che sia in grado di promuovere lo sviluppo e contrastare fenomeni
negativi come lo spopolamento e la
marginalizzazione dell’area del Vallo di
Diano”.
Il Partenariato Locale ha lo scopo di incentivare la piena partecipazione della
comunità che deve divenire un soggetto
attivo per lo sviluppo e l’attuazione di
“buone pratiche” per il territorio. Le
Aree Tematiche della Strategia d’Area
sono: Scuola – Sanità – Trasporti - Svi-
luppo del territorio. Mentre le classi di
azione sono: Adeguamento della qualità
e quantità dei servizi essenziali - Progetti di sviluppo locale. Il 6 ottobre
scorso si è svolto il secondo Focus sul
tema della “Sanità”.
Accetta tiene a precisare che “Il percorso di elaborazione della Strategia
d’Area ha seguito delle tappe ben precise grazie alle quali sono stati raggiunti
una serie di “step” indispensabili per dar
vita a un percorso di crescita condiviso
e non “calato dall’alto. Per l’elaborazione della Strategia d’Area per il Vallo
di Diano si è attuato un metodo di lavoro fortemente innovativo: si sono
svolte presso l’aula consiliare della Certosa di San Lorenzo interessanti giornate
di ascolto del territorio, intervallate dall’invio di questionari per rendere partecipi i soggetti attivi sul territorio
(istituzioni, autorità, parti economiche e
sociali, organizzazioni locali, associazioni, etc.) raccogliendo suggerimenti,
consigli e contributi”.
Poi il Presidente si sofferma a ringraziare in particolar modo alcune istituzioni che hanno creduto fortemente
nelle potenzialità del Vallo di Diano e
dice: “Stiamo ottenendo giudizi positivi
da chi ci sta seguendo. E’ la dimostrazione che in quest’area si può costruire.
Gli incontri sono stati organizzati grazie
al supporto di FormezPA ed in collaborazione con l’Ufficio Programmazione
Unitaria e l’Ufficio del Federalismo e
dell’Assessorato alle Autonomie Locali
della Regione Campania, che ci hanno
consentito di raccogliere le “voci” del
territorio grazie a colloqui individuali
della durata di circa un’ora, a cui hanno
partecipato circa 60 soggetti in rappresentanza delle istituzioni locali e della
società civile. I colloqui hanno consentito di testare “l’umore” del territorio
che, se da un lato, ha espresso profondo
rammarico per le occasioni perse in passato, dall’altro ha anche espresso un
Raffaele Accetta
forte desiderio di riscatto e una grande
voglia di far ripartire la crescita del territorio”. “C’è poca consapevolezza delle
potenzialità del territorio, manca la capacità di cooperare e fare rete”, “C’è la
necessità di essere accompagnati in un
processo di cooperazione e messa in rete
di tutto il territorio”, “E’ forte la voglia
di far tornare i giovani nel territorio,
creare occupazione e sviluppo”, queste
alcune delle dichiarazioni raccolte. Le
interviste effettuate hanno consentito di
ascoltare le voci del territorio, raccogliendo consigli, suggerimenti e proposte che costituiscono la base per la
stesura di una prima bozza di Strategia
per l’area del Vallo di Diano.
Alla fine dell’intervista Raffaele Accetta
conclude con la seguente dichiarazione:
“Entro fine ottobre verranno completati
i 3 Focus su Sanità, Istruzione e Mobilità. Dopo le 3 fasi di ascolto contiamo
di avere una visione della Strategia più
dettagliata e per il 2017 attingeremo sicuramente dai finanziamenti europei
che la Regione Campania sta mettendo
in campo. Abbiamo le idee chiare su
come muoverci e su cosa fare. Aspettiamo solo le ultime indicazioni che arriveranno dal territorio ed entro fine
anno tireremo le somme e decideremo
la strada da intraprendere da inizio 2017
per portare sviluppo al nostro territorio”.
[email protected]
I Comuni della Piana del Sele
si accordano per la fascia costiera
LUCIO CAPO
Q
uando la questione annosa
della spiaggia e della pineta,
che definisce la linea di costa
da Salerno ad Agropoli, riemerge dalle
profondità in cui l’hanno relegata le
inefficienze politiche e le deficienze
tecniche, bisogna incominciare a preoccuparsi. L’unica vera opera di trasformazione idraulica della piana è
stata fatta dalla bonifica integrale, al
posto della palude furono costruiti poderi e strade, realizzati canali e canalette, piantata la pineta e i filari
frangivento d’eucalipto…ora tutto
questo è stato cancellato dal cemento,
dalle serre e da tutta la spazzatura edi-
lizia e non, depositata ai margine
dell’Aversana, oramai diventata l’arteria della “monnezza”, forse anche
più famosa della “Terra dei Fuochi”.
SEGUE A PAGINA 14
n° 36 10/10/2016
9
CA
SPORT
Elysium, Poseidone, Balnӕa e l’Aquilone caduto
Orari e tariffe delle piscine del territorio
ADRIANA CORALLUZZO
C
ilento isola in mezzo
al mare di cloro, piscine che nascono
come funghi per domanda o
per offerta?
Vediamo quale può incontrare le vostre necessità. Elysium è il nuovo centro
polifunzionale inaugurato ad
Agropoli nel settembre 2015
via Alento, pizzeria, centro
fitness, benessere e piscina il
tutto condito da un panorama mozzafiato che non
guasta mai.
Oltre un’ampia vasca semiolimpionica 25 metri, la piscina è dotata di spalti e
vasca piccola per miniatleti
e corsi di acqua fitness.
Per quanto riguarda la palestra, attrezzature all’avanguardia permettono di
accedere al piano di allenamento personalizzato inserendo
nella
macchina
tecnogym scelta la propria
chiavetta; un display touch
informa su ripetute, tempi di
recupero e prestazione dell’interessato.
Di sicuro un’offerta completa e attenta a tutto, che richiede una quota maggiore
rispetto alla concorrenza.
Tant’è vero che quando ho
richiesto le tariffe per la
pubblicazione su Unico mi è
stato proposto invece un
tour nella struttura per capire a cosa corrisponde lo
scarto.
In effetti è un unicum nella
zona.
Inoltre durante tutta la settimana corrente sarà possibile
effettuare una prova gratuita
dei corsi di funzional kombat a ritmo di musica, fit
box, aerobica etc… L’iscrizione è di 25 € valida fino
al 30 giugno e la rata mensile è di 60 € per due ingressi settimanali.
Per gli orari dovrete aspettare la settimana prossima, li
pubblicheremo sul sito di
Unico.
Per quanto riguarda la Piscina comunale di Capaccio
Scalo Poseidone in Viale
della Repubblica invece ci è
stato fornito il pdf degli
orari e delle tariffe senza
problemi.
Una vasca anche lì semiolimpionica con spogliatoi,
scuola nuoto e nuoto libero,
acquaticità neonatale, acquafit, acquagym e acquabike, pallanuoto e attività
correttive e/o dedicate ai diversamente abili.
Riportiamo gli orari e le tariffe sul nostro sito inserendo
questo
link:
http://www.unicosettimanale.it/piscina-poseidoniaboom-iscrizioni/.
Se ci vogliamo spostare
verso Vallo della Lucania
Contrada Forestelle, 2 tro-
viamo la certezza di Balnӕa
la piscina battipagliese che
ha monopolizzato l’offerta
acqua, fitness.
La proposta si avvicina
molto di più a quella agropolese in merito di tariffe
high cost (tra i 60-70 €
mensili), ma a livello di
struttura subentra nella gestione della sola piscina co-
munale senza aggiunta di
area fitness e quant’altro.
In ultima vasca di potrebbe
aspettare la fine della telenovela rocchese sulla piscina
comunale L’Aquilone. Incerto l’esito del bando per la
gestione della struttura. Chi
ha il pane non ha i denti e di
sicuro la lungimiranza delle
società di gestione già affer-
mate arriverà anche in quel
di Roccadaspide.
Un pullulare di piscine, per
il benessere del corpo o per
il benessere della mente di
imprenditori ambiziosi? Alla
base della nostra depressione c’è la paura di rimanere da soli e a quella delle
nostre tasche di rimanere da
soldi.
“Vallo con il cuore” – solidarietà e beneficenza
per i terremotati del Centro Italia
VERONICA GATTA
I
l comune di Vallo della Lucania, la Croce Rossa e la
Protezione Civile, organizzano “Vallo con il cuore”,
un concerto di beneficenza per le popolazioni del Centro Italia colpite dal devastante terremoto del 24 agosto
scorso.
Un grande gesto partito da una piccola cittadina, quella di
Vallo della Lucania, che, ancora una volta, dimostra la
forza unificatrice della musica capace di creare momenti
di condivisione, solidarietà e sostegno (economico oltre
che morale) nei confronti delle popolazioni terremotate.
Il concerto si terrà venerdì 21 ottobre alle ore 20:00,
presso l’Auditorium “Leo De Berardinis”. Il costo del biglietto è di € 10,00 e il ricavato sarà devoluto interamente
ai terremotati del Centro Italia.
Nel corso della serata si esibiranno:
– l’Associazione musicale “E. Cavallini” di Agropoli diretta dal M° Francesco Garzione;
– il Coro della Diocesi di Vallo della Lucania diretto dal
M° Maurizio Iacovazzo;
– la Scuola Musicale “R. Goitre” di Vallo della Lucania
(sede decentrata del Conservatorio statale di Musica “G.
Martucci” di Salerno.
È un’iniziativa che mira a tenere alta l’attenzione sul
dramma che ha colpito il centro Italia, offrendo, a quanti
vorranno parteciparvi, l’opportunità di trascorrere una serata all’insegna della cultura e della buona musica dando,
allo stesso tempo, un aiuto concreto ai centri devastati dal
sisma.
Nella mattinata di domenica 16 ottobre la Croce Rossa –
ente promotore dell’evento – sarà in Piazza Vittorio Emanuele a Vallo della Lucania per permettere, a quanti vorranno partecipare alla raccolta fondi, di acquistare i
biglietti. Chi non potrà recarsi in piazza domenica mattina,
potrà acquistare i biglietti rivolgendosi alla Croce Rossa
di Vallo della Lucania al numero 340 78 07 014 o al Comune di Vallo della Lucania.
10 n° 36 10/10/2016
CULTURA
MATERIE3 - il programma
Presentato il programma MATERIE3 che si terrà presso la Sala delle Esposizioni Fornace Falcone al Cilento Outlet Village, Eboli, Salerno.
D
a novembre ad agosto ogni
mese un artista, ogni mese
una mostra personale.
Tanti artisti, intellettuali, giornalisti
e curatori coinvolti nel progetto
MATERIE3.
Al via il 12 novembre 2016, alle
ore 18.00, con Gino Quinto, poi
ogni mese tutti gli altri artisti.
Il 10 dicembre 2016 alle ore 18.00
Nicca Iovinella.
Il 21 gennaio 2017 alle ore 18.00
Emilano Aiello.
Il 18 febbraio 2017 alle ore 18.00
Gennaro Branca.
Corso Italia, 39
Tel. e Fax 0828.723253
Capaccio Scalo (SA)
email: deslinelibero.it
Il 18 marzo 2017 alle ore 18.00 Gerardo Cibelli.
Il 22 aprile 2017 alle ore 18.00 Stefania Sabatino.
Il 27 maggio 2017 alle ore 18.00
Giancarlo De Luca.
Il 24 giugno 2017 alle ore 18.00
Mario Carotenuto.
Le mostre in programma per “Materie3” sono a cura di Massimo
Sgroi, Rino Mele, Francesca Blasi,
Erminia Pellecchia, Gabriella Taddeo.
CULTURA
n° 36 10/10/2016
11
Inaugurata nella biblioteca di Vallo della Lucania la sezione fumetti
Angelo de Marco: Trampy che dona i suoi fumetti
ILARIA LONGO
S
abato 8 ottobre si è svolto,
presso l’ex Convento dei Domenicani (Palazzo di Cultura)
di Vallo della Lucania, l’evento “Fumetti in Biblioteca, l’arte del fumetto” realizzato dall’Associazione
Aspasia in collaborazione con il Comune di Vallo della Lucania. La mattinata è stata interamente dedicata
all’arte del fumetto anche e soprattutto per onorare la memoria di Angelo De Marco di Cardile che - prima
di morire a soli 50 anni a causa della
distrofia muscolare – aveva espresso
il desiderio di donare il suo grande
patrimonio fumettistico (circa 3000
volumi) alla biblioteca.
Il maestro fumettista Antonio Mondillo e il pittore Mauro Trotta hanno
parlato ai ragazzi delle classi 4o e 5o
della Scuola Primaria e dell’Infanzia
“Mons. A. Pinto” e alla classe 3a
della Scuola Secondaria di I grado
“Torre – De Mattia”, del fumetto,
delle sue origini e di come venga realizzato. Tra la storia di Yellow Kid
(precursore dei fumetti) e quella dei
manga è emersa prepotentemente la
figura di Angelo, appassionato di fumetti al punto da collezionarne tantissimi per essere sempre in contatto
con i suoi protagonisti e in particolar
modo con Zagor, il suo preferito.
Nel chiostro di Palazzo di Cultura è
stata allestita una mostra su questa
forma d’arte e si potrà visitare fino al
16 ottobre. Alcuni ragazzi, invece,
l’11 e il 13 ottobre disegneranno il
loro personaggio dei fumetti preferito guidati da maestri Mondillo e
Trotta che, successivamente, selezioneranno i tre lavori migliori che saranno esposti in permanenza in
biblioteca nella sala dedicata ai fumetti.
Il tema del lavoro che dovranno svolgere i ragazzi sarà “Chi sogna disegna” proprio perché è grazie alla
lettura dei fumetti che tutti hanno imparato a sognare immaginando orizzonti sconfinati e bizzarri dove però,
quasi sempre, il bene trionfava sul
male.
Barbara De Marco, la sorella di Angelo, mi dice che per suo fratello la
lettura dei fumetti è stata molto curativa. “Questo amore viscerale per i
fumetti”, spiega, “lo trasportava in
mondi totalmente diversi dalla realtà,
lo trasformava perché trascorreva i
suoi pomeriggi leggendo, mettendo a
posto i fumetti o riparando quelli che
erano molto vecchi”.
Angelo era iscritto al “Forum di
Zagor” sul quale era attivo col nome
di “Trampy”, il simpatico vagabondo
artista del raggiro presente nei fumetti di Zagor. Grazie a questa
piazza virtuale Angelo era riuscito a
conoscere molte persone che, come
lui, condividevano la sua stessa passione per i fumetti. Questi fan dello
“Spirito con la Scure” si radunavano
circa 2-3 volte l’anno e spesso si
erano riuniti a casa di Angelo che
aveva ricevuto anche la visita di disegnatori di Zagor come Mauro Laurenti e Marcello Mangiantini.
Angelo era un uomo schivo, riservato, di poche parole che riusciva a
camminare nel mondo di Zagor, Tex,
Capitan Miki, Akim… Come i suoi
eroi, però, aveva un cuore grande.
Perché pensare di donare agli altri
ciò che aveva collezionato con tanta
cura e tanto amore per permettere a
tutti di poter vivere, emozionarsi e
sorridere grazie a questi protagonisti,
lo eleva davvero, nella nostra memo-
ria, al rango di supereroe.
I suoi fumetti, donati alla biblioteca
vallese, potranno essere letti da
grandi e piccini e lui resterà per sempre Trampy che, abbracciato con
Zagor (così come lo ha immaginato
il disegnatore Marco Torricelli), vagherà felice nella foresta di Darkwood.
Pellegrino rinvia e nomina Giovanni Ciao reggente
Né De vita né Nicoletti
SEGUE DALLA PRIMA
BIESSE
del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni!
Si può ance affermare che nemmeno gli altri 11 candidati,
iscritti nella graduatoria che risale al 2001 avranno molte
possibilità di sedersi sulla plancia di comando della struttura amministrativa del PNCDA.
Queste le decisioni prese, in via informale, dal direttivo
dell’ente che ha sede a palazzo Mainenti a Vallo della Lucania.
Intanto, Pellegrino ha nominato un facente funzioni nella
persona di Giovanni Ciao, responsabile della comunicazione di Parco.
La “speranza” di Pellegrino e quella che riaprano i termini
per l’iscrizione all’albo dei direttori di parco per poter poi
scegliere tra una platea più ampia oltre che più “giovane”.
Ma il vero obiettivo del presidente è quello di vedere approvata in tempi brevi (entro la primavera) la nuova legge
sulle aree protette che, secondo il testo in discussione in
Parlamento, prevede che la scelta del direttore sarà una
prerogativa del presidente (come già avviene per i sindaci
nei comuni nei confronti del segretario).
In fondo, a sentire le voci di “dentro” provenienti dal consiglio direttivo, la volontà espressa è di procedere con un
passo che sarà scandito dalla parte politica costituita dai
sindaci e dai soggetti di nomina ministeriale anch’essi de-
AGENZIA DI PAESTUM
VIALE DELLA REPPUBLICA,18
84047 - CAPACCIO (SA)
Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886
e-mail:[email protected]
cisamente impegnati
politicamente: Natalino
Barbato e Vincenzo Inverso.
Pertanto,
sulle
spalle di Giovanni Ciao è stato
caricato un fardello imponente di responsabilità che, pur dovendo condividerlo con il consiglio, è sempre un peso enorme.
Bisogna riconoscere a Ciao, però, che conosce bene l’ente
di cui oggi ha assunto un ruolo di primaria importanza. Infatti, egli è uno dei “Nicolett’s boys” portati al parco dall’ex direttore con cui ha avuto ottimo rapporto, come lo
ha avuto anche con De Vita negli ultimi 12 anni.
Ciao è residente ad Agropoli, è un uomo mite, non iroso,
amante dello sport e geloso del tempo che ha sempre dedicato alla sua persona e alla famiglia. È anche un funzionario scrupoloso, dialogante e che non assume posizioni
preconcette. Conosce l’ente ed ogni singolo dipendente o
funzionario.
Assolverà il compito affidatogli con scrupolo e lealtà
come ha fatto finora.
A lui e a tutto il consiglio facciamo gli auguri “interessati”
di buon lavoro.
CREDITO COOPERATIVO
12 n° 36 10/10/2016
Intervista a Giancarlo Manzi
“Noi siamo per il gruppo unico”
SEGUE DALLA PRIMA
BARTOLO SCANDIZZO
bene ricordare, infatti, che la
Raccomandazione n. 4 del
Consiglio Europeo - pubblicata nella Gazzetta Ufficiale UE del
18 agosto dell’anno scorso – sollecitava la riforma entro il 2015. Le BCC
si devono adeguare alla nuova e complessa normativa dell’Unione Bancaria Europea ed alle nuove sfide di un
mercato fortemente condizionato
dalla tecnologia e dalla rivoluzione
digitale in atto. Il quadro normativo
non è favorevole alla piccole banche,
alle banche di credito cooperativo in
particolare. Il fardello regolatorio è
pesante e severo. Negli ultimi 5 anni
è cambiato tutto. Nel nuovo scenario
competitivo sono in corso tre rivoluzioni: normativa (con un approccio
“taglia unica per tutti”), dei tassi
(tassi a zero/negativi, qualcosa di imprevedibile, quasi contro natura) e digitale (con conseguenze negli stili di
fruizione/consumo dei servizi bancari). Ritengo, quindi, che i clienti, i
soci, i cittadini in generale hanno
compreso che i tempi stanno cambiando. Non dobbiamo vivere di passato, non possiamo prevedere il
futuro, ma è nel futuro che trascorreremo il resto della nostra vita. E’ importante, perciò, prepararsi puntando
sulla consapevolezza, sulle conoscenze e sulle competenze di tutti coloro che partecipano al processo
produttivo. Bisogna essere aperti all’innovazione ed al cambiamento.
Anche il Credito Cooperativo, per
continuare a svolgere un ruolo di
prossimità ai territori e di vicinanza
al socio e al cliente, deve riformarsi
se vuole rimanere competitivo in un
mercato in continua e repentina evoluzione.
Lei, che prima di essere direttore
alla Bcc di Capaccio Paestum, è
stato vice direttore della Federazione Campana, come giudica la riforma e quali effetti avrà o ha già
prodotto nel mondo del credito
cooperativo?
Nel contesto delineatosi è maturata
la Riforma del Credito Cooperativo
che affronta le debolezze del modello
di governance, il problema della patrimonializzazione, della competiti-
È
vità, della razionalizzazione dei costi
ed il controllo dei rischi. Nella prima
stesura della bozza di decreto legge
del 20 gennaio 2015 (più noto come
decreto sulle Banche Popolari), le
BCC hanno rischiato di perdere ogni
autonomia, addirittura il potere di nominare i propri Organi sociali. L’opportunità che allora Federcasse
chiese al Governo a nome di tutte le
banche di credito cooperativo di
poter elaborare una propria proposta
organica di riforma - che tenesse
conto delle istanze delle Autorità Regolatorie ma anche dei principi irrinunciabili del Credito Cooperativo,
in primo luogo l’identità delle BCC è stata sfruttata nel migliore dei modi
possibili. La BCC di Capaccio Paestum ha assicurato sempre la propria
presenza senza far mancare i propri
contributi. Da ultimo, anche sulle Disposizioni di Vigilanza sul Gruppo
Bancario Cooperativo (la cui fase di
consultazione di 60 giorni – iniziata
il 15 luglio e terminata il 13 settembre scorso) si è lavorato per richiedere alla Banca d’Italia interventi di
modifica per salvaguardare l’identità
delle nostre banche ed il loro legame
con il territorio. Penso che la Categoria, attraverso Federcasse, ha prodotto uno sforzo importante per
ottenere il massimo risultato possibile.
Le ragioni e gli obiettivi della riforma
risiedono non solo nel nuovo scenario competitivo a livello europeo, ma
anche nelle debolezze dell’attuale
modello. Dobbiamo essere bravi a
fare prevalere, nell’interesse dei soci,
dei clienti e delle nostre comunità la
logica di salvaguardare il Credito
Cooperativo, non la singola BCC.
Dopo il periodo dell’autonomia “atomistica” e quello del “sistema a rete”
bisogna passare – quanto prima –
alla “coesione integrata”.
Le Federazioni regionali che ruolo
avranno nel dopo riforma?
SEGUE A PAGINA 13
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Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo
In redazione Lucio Capo e Gina Chiacchiaro
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Il N° 36 di Unico è stato
chiuso in redazione il 11/10/2016
ed è stato avviato alla spedizione agli
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presso il CPO di Salerno
CREDITO COOPERATIVO
n° 36 10/10/2016
13
“Nel futuro non escludiamo ipotesi aggregative tese a razionalizzare il sistema”
“Noi siamo per il gruppo unico per competere a livello nazionale”
SEGUE DA PAGINA 12
BARTOLO SCANDIZZO
L
a legge di riforma non prevede
più la presenza delle federazioni regionali e di quella nazionale così come siamo abituati a
conoscerle. È prevista, però, la costituzione di sottogruppi territoriali. In
tali entità, di dimensione più ampia
della singola regione, bisogna recuperare, a parer mio, la dimensione associativa che ritengo di fondamentale
importanza per valorizzare e rappresentare le esigenze e le istanze delle
singole BCC nei confronti della Capogruppo. Ciascuna area/sede territoriale dovrà gestire un numero minimo
di BCC ed assicurare il necessario
supporto relativamente alla “governance operativa”, al sistema dei controlli interni ed al modello di
business.
La Bcc di Capaccio Paestum ha
chiuso il bilancio 2015 con un saldo
positivo. A questo punto dell’anno
si possono già dare delle anticipazioni anche per il 2016. Come sono
gli indici?
Stiamo lavorando per fare buona
banca, per creare possibilità e per
portare avanti i nostri progetti. I risultati raggiunti, in un contesto complesso in termini sia sociali che
economici, sono positivi ed incoraggianti. L’incremento della compagine
sociale, la crescita della raccolta, la
ripresa degli impieghi a clientela con
iniziative finalizzate a sostenere
l’economia reale, le attività a favore
delle nuove generazioni sono segnali
importanti. Le aspettative sono buone
anche per il bilancio 2016. In questo
momento, comunque, è fondamentale
mettere la Banca nelle condizioni migliori per affrontare la fase dell’autoriforma e le impegnative sfide che ci
attendono.
Il processo di razionalizzazione riguarderà anche la Bcc di Capaccio
Paestum. In che direzione state
guardando. Corrono voci di possibili fusioni con la Bcc dei Comuni
Cilentani, con la Bcc di Aquara o
altre ipotesi che non sono emerse?
Il processo di razionalizzazione delle
banche di credito cooperativo è in
atto da tempo. Nel 1993, anno in cui
entrò in vigore il Testo Unico Bancario, le BCC erano 671! L’introduzione del TUB fu un’altra tappa
fondamentale nella storia ultracentenaria del Credito Cooperativo. Entrarono in vigore la despecializzazione
bancaria e nuove regole di mercato.
Si avviò, allora, un fenomeno di concentrazioni provocato da situazioni
di crisi, da “governance” non all’altezza e dalla necessità di raggiungere
dimensioni adeguate a competere in
un sistema bancario che da quel momento in poi non è stato più una foresta pietrificata. Nel 2004 le BCC
erano già diventate 439; nel 2013 si
registravano 385 Bcc; alla fine del
2015 il numero è sceso a 365. Oggi
sono meno di 340.
Le legge di riforma favorirà ulteriori
aggregazioni che sono, però, conseguenza di situazioni di difficoltà pregresse (peso dei crediti deteriorati,
cattive governance, indici di patrimonializzazione inadeguati, ecc.) e/o
prospettiche con particolare riferimento alla sostenibilità del modello
di business e/o alla possibilità di fare
fronte agli indici ed alle regole previste da Basilea 3. La BCC di Capaccio
Paestum sta seguendo la evoluzione
del credito cooperativo nazionale e
campano con consapevolezza e apertura mentale per valutare - nel percorso di attuazione della riforma - la
strada da intraprendere, senza escludere a priori progetti aggregativi e/o
di riposizionamento finalizzati al rafforzamento del Credito Cooperativo
regionale e locale.
A livello nazionale si è di fronte alla
scelta di creare una o due capogruppo. Ritiene che ci siano le condizioni per uno sdoppiamento e, nel
caso, dove si collocherà la Bcc che
lei dirige?
Credo che debba esserci un Gruppo
Bancario unico. La legge di riforma è
stringente ed audace. Quello che dobbiamo affrontare sarà molto più complesso
di
quanto
possiamo
immaginare oggi. D’altronde, si sta
già sperimentando, in maniera non indolore, l’adeguamento alle regole
dell’Unione Bancaria: Il primo pilastro, il meccanismo di vigilanza unico
sulla base del Single rule book (CRD
IV e CRR) è stato avviato da più di
un anno. Dal 1° gennaio 2016 è pienamente operativo anche il secondo
pilastro, il meccanismo di risoluzione
unico delle crisi bancarie (BRRD,
Banks Recovery and Resolution Directive). In Italia il Credito Cooperativo ha la possibilità di diventare il
3°/4° Gruppo. Questo ci conferirebbe
più peso e più autorevolezza anche
nei confronti dei regolatori per chiedere più proporzionalità e normative
meno pesanti per le BCC. I numeri,
al momento, non sembrano lasciare
spazio alla possibilità di creare due
capogruppo. La BCC di Capaccio
Paestum, nelle sedi istituzionali, si è
espressa a favore del gruppo unico.
In ogni caso è risaputo che il sistema bancario subirà nel prossimo
futuro forti cambiamenti. Come si
modificherà il rapporto banca socio – cliente?
Si sta diffondendo sempre più la
banca on-line, per cui il numero ed il
volume delle transazioni che verranno effettuate in automatico e a distanza sono destinati a crescere.
Anche se la prossimità fisica è sempre stata un punto di forza delle BCC,
è necessario innovarsi soprattutto per
fare fronte alle esigenze delle nuove
generazioni. Pure le piccole imprese
opereranno in un mercato sempre più
integrato e con esigenze evolute in
termini di servizi e prodotti. Allo
stesso tempo dobbiamo continuare a
valorizzare – in una logica di partnership - il luogo fisico come punto di
contatto e di relazione con i propri
soci e clienti.
C’è ancora molta incertezza sullo
stato dell’economia in Italia e nel
mondo. Dal suo osservatorio come
giudica lo stato delle aziende sul
nostro territorio?
Il 2015 è stato positivo per il Sud, il
Pil è cresciuto dell’1%, più che nel
resto del Paese dove è stato pari allo
0,7%. Questo uno per cento di incremento interrompe sette anni consecutivi di contrazione. Anche dal
Rapporto annuale Banca d’Italia
sull’Economia della Campania, presentato a giugno 2016, emerge - per
la prima volta dal 2008 - qualche segnale positivo. Sul nostro territorio
si avverte una crescita con qualche inversione di tendenza: consumi ed investimenti sono in ripresa. La crescita
degli impieghi della nostra Banca a
favore della famiglie e delle imprese
locali conferma questo trend. Veniamo da due estati soddisfacenti; il
turismo e le aziende impegnate, più o
meno direttamente, in tale settore
stanno beneficiando, tra l’altro, delle
crisi geopolitiche dell’area del Mediterraneo. Questa opportunità andrebbe colta – dagli amministratori
locali e dagli operatori economici per creare i presupposti di un rilancio
pianificato e strutturato dell’intera
area cilentana, mettendo a fattor comune il bene comune.
14 n° 36 10/10/2016
LA STAZIONE DEL MARINAIO
Archeologia e arte contemporanea insieme
SEGUE DALLA PRIMA
SERGIO VECCHIO
esempio di come un colto mecenatismo
possa, nell’immediato futuro, contribuire
alla valorizzazione e al recupero di beni
culturali del territorio in collaborazione
con le istituzioni. Inoltre, all’esterno, di
fronte alla tomba del tuffatore, ritorna al
suo antico splendore l’opera di Carlo Alfano (realizzata nel 1970) commissionata dall’architetto Giovanni De
Franciscis che, dopo Ezio De Felice,
curò negli anni fine sessanta/settanta,
l’ampliamento del museo e fortemente
voluta dal grande archeologo Mario Napoli. Un esempio altissimo di dialogo tra
un pittore del 470 a.C. (all’interno) e un
artista contemporaneo (all’esterno).
L’opera di Carlo Alfano, finalmente ora
valorizzata come merita, consiste in cinque cilindri di diverse altezze, due in plexiglas trasparenti ripieni d’acqua e tre in
acciaio lucido che affondano con le basi
nel supporto e nell’acqua. Un sesto cilindro, in acciaio, è posto fuori dalla
vasca, sul lato sinistro del percorso tra il
verde che procede dall’esterno, segnale
spaziale d’ingresso ad un’area sacra,
nella quale le antiche pitture si affiancano, attraverso un basso parapetto, sulla
presenza storica di Carlo Alfano, tra i
maggiori artisti europei del contemporaneo.
Il rapporto con la pittura della “tomba del
tuffatore” è diretto, l’acqua è l’elemento
ideale che unisce le due opere.
La cerimonia di presentazione del re-
stauro si è arricchita inoltre delle dichiarazioni del direttore del Parco Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel,
che ha annunciato, a breve, ricerche archeometriche atte a stabilire l’esatta attribuzione delle lastre dipinte, in
particolare quella del tuffatore (ma non
è greca come sostiene Mario Napoli?) e
quella delle “Palmette”, scoperta nel
1998 da Marina Cipriani, di almeno,
vent’anni prima della più celebre del
Tuffatore, appartenente ad una donna accanto alla quale due lekyton (contenitori
di profumi). Ma ciò che più ha colpito
nelle dichiarazioni di Gabriel Zuchtriegel è la sua determinazione nell’indagare
su laboratori legati alla tradizione del territorio e dei decoratori locali atti a dimostrare una produzione in loco delle lastre.
Una ricerca in questo senso abbastanza
nuova e interessante, condivisibile tanto
più che, a proposito di laboratori “locali”
esistevano pure quelli delle fornaci per
la cottura delle ceramiche (di cui si avvaleva, tra gli altri, il pittore Assteas) sui
laboratori dei “decoratori, umilmente definiti tali, non ancora “pittori” e su quelli
dei ceramisti esiste un lungo silenzio da
parte dei ricercatori che per anni hanno
snobbato, perché ritenuti irrilevanti, questi temi.
Auspicapile sarebbe dunque avere testimonianze di laboratori di pittura (per
meglio dire di “decorazione”) qui a Paestum con una propria autonomia stilistica ed una propria scuola di pensiero.
Infine ci sembra interessante l’idea del
SEGUE DA PAGINA 8
Q
ualcuno ancora non se ne “addonato”, ma le cataste
di rifiuti ammassati nelle aree di sosta dell’Aversana
vengono periodicamente e regolarmente incendiate.
Ma ritorniamo a bomba sull’accordo firmato a Palazzo di
Città a Salerno. Nel giorno del Signore, giovedì 6 ottobre
2016, il Sindaco di Salerno Vincenzo Napoli e i Sindaci di
Pontecagnano, Battipaglia, Eboli e Capaccio, hanno firmato
un protocollo d’intesa finalizzato alla programmazione e realizzazione di iniziative comuni volte allo sviluppo e alla salvaguardia della Piana del Sele. Tutto verterà sulla tutela
ambientale, sul rinascimento del litorale, sulla depurazione,
sull’assetto idrogeologico, sulla gestione unitaria delle concessioni demaniali e marittime, sulla mobilità ed infrastrutture, sull’agricoltura e servizi, sull’utilizzo comune dei fondi
europei. L’intesa tra le amministrazioni a Sud di Salerno è
direttore del Parco, con i fondi a disposizione, e con l’auspicabile aiuto di privati, di continuare la lezione di Mario
Napoli. Cioè creare un museo vivo e
aperto al presente e al futuro, non chiuso
in se stesso, che apra all’arte contemporanea, in cui antico e moderno siano un
perenne dialogo. In questo senso è auspicabile che esperti del settore (dell’arte
contemporanea) e dell’Antico, coordinati da Gabriel Zuchtriegel, collaborino
con il direttore del Parco per una programmazione di alto profilo culturale per
un grande futuro del dorico di domani.
Ma di questo parleremo e svilupperemo
l’argomento in altre occasioni. E di questa apposita commissione culturale e
scientifica in questo senso e sulla metodologia di nomine della stessa. Un
evento prossimo, in programma per fine
ottobre 2016 nella ex-fabbrica CIRIO,
promosso per l’appunto da Gabriel Zuchtriegel, può/potrebbe già costituire una
prima pietra su come arte contemporanea, archeologia classica e industriale,
possano camminare ancora insieme.
stata sottoscritta dai Sindaci, Vincenzo
Napoli, Ernesta Sica, Cecilia Francese,
Massimo Cariello ed Italo Voza, un afflato sindacale che consentirà di promuovere in modo efficace, anche con il
coinvolgimento dei distretti turistici Sele-Picentini, Riviera
Salernitana e Consorzio Turistico Lidi di Paestum, gli investimenti privati, l’occupazione, la gestione virtuosa dei fondi
regionali e comunitari. Tutto molto bello e interessante, ma
si sa le vie dell’Inferno sono lastricate di buone intenzioni,
speriamo questa volta di essere smentiti dai fatti e non ricorrere più a battaglie tipo #NOTONZ, per bloccare scellerate
operazioni di distruzione di massa. Poi c’è la realtà della impermeabilizzazione della Piana e i periodici allagamenti di
Battipaglia, ad ogni “piscio” di Giove Pluvio, la cementificazione del territorio fin sotto le Antiche Mura di Poseidonia,
la distruzione delle dune fiorite di pancrazio, i fiumi e i canali
della bonifica che sputano merda a tutto spiano sul sacro lido.
Noi siamo disponibili e creduloni nella possibilità del ripristino della Bellezza… la verità sta nella realtà delle cose e
tutte le cose fanno schifo…e tale affermazione non è in discussione.
I Comuni della Piana del Sele
si accordano per la fascia costiera
LUCIO CAPO
Lucia Napoli e Bruna Alfieri
GASTRONOMIA
a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it
n° 36 10/10/2016
15
Scopriamo qualche "mistero"
nel mondo del vino
I
l successo del vino continua
senza sosta. Non si contano più
le associazioni che organizzano
corsi per sommelier, sempre più richiesti, così come non si riesce a
stare dietro alle tante guide che giudicano i vini. Molti, dopo aver superato
i
vari
livelli
di
un’associazione e ottenuto un diploma, credono di essere “arrivati”,
invece sono solo all’inizio. Girovagando nel “mio” mondo dei ristoranti, noto tantissima ignoranza nel
settore, anche da chi si vanta di
aver ottenuto il diploma, a volte
anche da professionista. Personalmente, è dal 1969 che cammino
nelle sale dei ristoranti, sono sommelier professionista dal 1997 e mi
rendo conto che ho ancora molto da
imparare.
Mi ricordo sempre le parole del Signor Renè Zurcher che, alla scuola
alberghiera di Losanna, quando mi
consegnò il diploma federale svizzero di maître d’hotel diplomato, ci
disse: “Questo diploma non prova
che sapete qualcosa, ma che un
giorno avete saputo qualcosa. Da
ora in poi dovete studiare ed essere
in costante aggiornamento”. Da allora non mi sono mai fermato, continuo ad aggiornarmi e mi rendo
conto che non si finisce mai di imparare. Tornando a noi, oggi parliamo di qualche “mistero” nel
mondo nel vino.
Cercherò di darvi delle dritte per
aiutarvi ad acquistarlo, a servirlo e
a berlo. Iniziamo con l’etichetta e il
prezzo. C’è vino e vino e non è facile distinguere il buono dal mediocre. Nonostante l’Italia sia il primo
produttore di vino al mondo, non è
diffusa la cultura enologica. Molti
sono ancora convinti che il vino di
una volta era migliore e che quello
del contadino rappresenti l’eccellenza. Due luoghi comuni da considerare errati e ingannatori. Il vino è
migliorato grazie al progresso, alle
tecnologie e alle leggi di tutela.
Un’azienda seria offre garanzie in
tutti i sensi, a cominciare dall’igiene nel processo di lavorazione. Per acquistare un vino
bisogna saper leggere l’etichetta, la
vera carta d’identità di un prodotto.
Ben letta, difficilmente induce
nell’errore. Se non avete dimestichezza affidatevi all’enotecario che
sicuramente vi consiglierà per il meglio. Attenzione anche al
prezzo: un vino venduto a 3-4 euro, offerte
speciali a parte, può
contenere soltanto mediocrità. Pensate a
quelli che costano
meno! Solo pochi
giorni fa in un supermercato si vendevano
contenitori da 5 litri a 2,99 euro! Da
questi prodotti statene lontani, così
come dovete evitare, in un ristorante, i vini della casa che piacciono solo perché sono stati resi,
chimicamente, ruffiani e beverini.
Passiamo alla cantina, luogo dove
il vino può invecchiare e migliorare. Essa deve rispondere a determinati requisiti. Quella ideale deve
essere sotto il livello della strada,
con un pavimento in terra battuta.
Deve avere una temperatura costante tra 8 e 14 gradi, una percentuale di umidità intorno al 70%,
ottima aerazione, assenza di vibrazioni e di luce.
Chi non ha una cantina con questi
criteri può controllare la temperatura cercando di isolare con del polistirolo oppure servendosi di un
climatizzatore; per combattere
l’umidità, se eccessiva, si possono
utilizzare degli assorbitori, oppure
mettere sul pavimento dei mattoni
o delle scorie di carbone che tolgono l’umidità in modo naturale.
Se invece la cantina è troppo
asciutta, il pavimento va bagnato
con una certa frequenza. In ogni
caso le bottiglie vanno conservate
inclinate per far in modo che il
tappo non si secchi. Chi non dispone di una cantina, utilizzi in
casa una stanza in cui la temperatura non subisca sbalzi, che abbia
poca luce e tenga sempre le bottiglie orizzontali. È chiaro che in
queste condizioni la conservazione
può durare solo qualche mese. Un
altro bel quesito: quand’è che i vini
devono essere bevuti? Possiamo
dare qualche regola generale, in
quanto ogni vino fa storia a sé. Alcuni vini invecchiando migliorano
e altri invece peggiorano. I novelli
(da non confondere con i vini giovani), in commercio poche settimane dopo la vendemmia, devono
essere bevuti subito. Sono pochi i
bianchi e gli spumanti (anche quelli
con metodo classico) che possono
essere bevuti anche molti anni dopo
la vendemmia. In Campania abbiamo dei fiano di Avellino che riescono a “tenere” tranquillamente
una decina di anni, dipende dalle
annate e naturalmente dalle
aziende. I rossi sono, per loro natura, più adatti a sfidare il tempo;
comunque non tutti. Adesso par-
liamo del servizio del vino.
I vini vanno serviti alla giusta temperatura e la bottiglia deve essere
stappata in un certo modo e se ha
notevole anzianità, è indispensabile
praticare la decantazione. I bianchi
vanno serviti freschi (10-12 gradi),
gli spumanti e i bianchi dolci quasi
freddi (intorno ai 5 gradi), i rossi
strutturati e tannici è ideale servirli
ad una temperatura che varia dai 18
ai 20 gradi.
Non è proprio giusto dire che vanno
serviti a temperatura ambiente, in
quanto nei mesi estivi si raggiungono tranquillamente oltre i 30
gradi. I rossi giovani e poco tannici,
invece, possono essere bevuti freschi (14-16 gradi). Non si servono
gli stessi vini nel corso di una cena
o un pranzo con più portate. L’abbinamento ideale è molto semplice:
il sapore del cibo e quello del vino
si devono fondere in modo che nessuno dei due prevale sull’altro. In
regola generale si inizia con i vini
più giovani per finire con i più vecchi e si servono prima i più leggeri
e poi quelli più robusti; i vini bianchi prima dei rossi; i vini secchi
prima di quelli abboccati; i vini più
prestigiosi vanno serviti dopo i più
semplici. Talvolta è difficile rispettare l’insieme di queste regole, tuttavia ci si può attenere al principio
che il piacere dei sensi debba andare in crescendo, per cui bisogna
fare in modo che il nuovo vino servito non faccia rimpiangere quello
appena bevuto. Comunque bisogna
sapere che per conoscere bene i
vini, bisogna averne degustati
molti. Non basta avere un diploma
o un attestato!
La ricetta
Crostini con
ricotta di bufala e
cime di rapa
Ingredienti per 4 persone: 200 g
di ricotta di bufala, 40 g di cime di
rapa tenere, 4 fette di pane da
toast, 8 gherigli di noci.
Procedimento: Lavate le foglie di
cime di rapa, lessatele e tritatele nel
mixer piuttosto finemente. In una
ciotola lavorate la ricotta con le
cime di rapa, fino ad amalgamare i
due ingredienti. Riponete 5 minuti
nel freezer a raffreddare. Nel frattempo fate abbrustolire le fette di
pane da toast sotto il grill del forno,
quindi eliminate la crosta e tagliate
ognuna in 4 parti. Riempite una siringa da pasticcere con il becco
smerlato con il composto di ricotta
e spremetelo sui crostini. Unite
mezza noce su ogni quadratino di
pane e servite.
Vino consigliato: Falanghina Frizzante, Pompeiano Igp, Sannino.