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Anche a Bergamo la mobilitazione internazionale contro la violenza sulle donne
"Non una di meno"
Mercoledì 8 marzo, alle 18
dal piazzale della Malpensata parte una grande manifestazione
È un Otto Marzo speciale quello del 2017: in tutto il mondo, e in tutta Italia, c'è un
movimento globale che manifesta contro la violenza sulle donne. In oltre 30 paesi è stato
proclamato lo "sciopero globale" delle donne: al lavoro, a casa e nella società le donne si
fermeranno, smetteranno di produrre, per dire "se le nostre vite non valgono, allora producete
senza di noi".
"Non una di meno" è la sigla condivisa sotto cui si è raccolto questo grande movimento
internazionale: si afferma che nessuna donna deve più subire la violenza maschile, che
nessuna più deve essere maltrattata né uccisa.
Anche a Bergamo, mercoledì 8 marzo, le lavoratrici che lo vorranno potranno scioperare e si
manifesterà gridando "Non una di meno": dal piazzale della Malpensata, alle 18, partirà
una passeggiata notturna che attraverserà la città portando nelle strade donne e uomini per
dire basta alla violenza e affermare i diritti delle donne e la necessità di una trasformazione
radicale della società. Tutte e tutti partecipanti indosseranno un pezzo di stoffa fucsia, simbolo
della mobilitazione a livello internazionale.
La manifestazione bergamasca è stata organizzata da una folta assemblea di donne di
tutte le età, di Bergamo e provincia, che nelle scorse settimane ha lavorato per promuovere
un'iniziativa comune capace di portare in piazza un grande numero di persone e di produrre un
percorso che continuerà nel tempo, in cui discutere e mettere in campo iniziative sul tema della
violenza e dei diritti. Nessuna sigla, nessuna definizione: tutte le donne dell'assemblea si
raccolgono sotto la sigla "Non una di meno". Questa mattina l'assemblea ha presentato alla
stampa la manifestazione dell'Otto Marzo.
"Il tema centrale di questa iniziativa è la violenza maschile contro le donne - ha spiegato Silvia
Dradi, dell'assemblea - e quello che si è creato è un vero movimento politico internazionale.
Anche a Bergamo abbiamo scelto di mobilitarci per una meta comune, le diverse associazioni
hanno fatto un passo indietro, rinunciando alle proprie sigle, per sciogliersi in un movimento
fatto semplicemente di donne. Lo slogan che è stato scelto, 'Non una di meno', sta a
significare che quando toccano una toccano tutte, che quando toccano una rispondiamo
tutte. E l'Otto Marzo ci fermiamo e prendiamo l'iniziativa: mostriamo com'è una giornata
senza donne, per far capire che le nostre vite valgono, e riempiamo le strade della città con
una passeggiata notturna, una definizione che non è stata scelta a caso, è per dire che non
abbiamo paura".
Presente alla conferenza anche Oliana Maccarini del centro antiviolenza bergamasco Aiuto
Donna: "I centri antiviolenza stanno in questo movimento - ha detto - e vogliamo sottolineare le
mancanze delle istituzioni. Le donne che arrivano ai centri antiviolenza portano con sè
diritti negati e sono quelli che vogliamo affermare questo Otto Marzo: la libertà di
denunciare senza obblighi, esercitando la propria autodeterminazione; il diritto alla
protezione dopo aver denunciato; le pene certe per i maltrattatori, perché le leggi
esistono e vanno applicate; il diritto all'anonimato, da sempre elemento fondamentale del
lavoro dei centri antiviolenza, oggi messo in discussione dalle richieste della Regione che
vuole avere i dati completi delle donne che vi si rivolgono. La violenza non è un fatto privato, è
un fenomeno sociale, basta pensare ai numeri: solo al nostro centro da gennaio ad oggi
www.giornaledellisola.it – marzo 2017
abbiamo ricevuto 63 nuove richieste d'aiuto, più di una al giorno. Per questo le istituzioni
devono ascoltarci".
"Quella dell'Otto Marzo è una manifestazione che pone richieste precise - ha aggiunto Sara
Agostinelli, dell'assemblea Non una di meno -. Le pone alle istituzioni e alle realtà locali, ad
esempio alla Regione per quanto riguarda la tutela della salute delle donne con la piena
applicazione della legge 194 su consultori e aborto, ma anche ai media locali, perché si
impegnino ad utilizzare parole e immagini che non sviliscano le donne e le descrivano come
soggetti attivi e non stereotipati. Ma è anche una manifestazione che afferma la necessità di
una trasformazione radicale della società, così come si sta chiedendo nel resto del
mondo, perché la violenza è prima di tutto un fattore culturale".
Ed ecco quanto chiede l'assembela bergamasca in occasione dell'Otto Marzo, anche alle
istituzioni e alle realtà bergamasche:
Autonomia, riconoscimento e finanziamenti per i centri antiviolenza, che sono luoghi di
trasformazione culturale e di supporto per le donne maltrattate. In Bergamasca esistono un
centro antiviolenza, Aiuto Donna di Bergamo, e tre sportelli in provincia: Fior di Loto a
Gazzaniga, Sirio e Casa delle Donne a Treviglio. Solo nel 2016 hanno supportato più di 450
donne vittime di violenza.
Diritti e protezione, cominciando con la piena applicazione della Convenzione di Istanbul,
documento europeo che tutela le donne dalla violenza e dal sopruso maschile, e di tutte le leggi
che già esistono per supportare e proteggere le donne maltrattate. Inoltre anche a Bergamo le
forze dell'ordine devono essere formate e capaci di proteggere le donne, senza vecchi schemi
culturali che le considerino un soggetto "predisposto" alla violenza maschile.
Un nuovo linguaggio che elimini le parole sessiste, che discriminano e rappresentano le
donne come oggetti o come vittime passive. Perché non esistono "delitti passionali" né "raptus
di follia": la violenza è un fenomeno sociale e come tale i media, anche quelli della nostra
provincia, devono raccontarlo.
Formazione nelle scuole, perché l'educazione alle differenze deve diventare uno strumento
fondamentale per il superamento degli stereotipi e della cultura della violenza. La scuola
pubblica è lo spazio in cui insegnare il rispetto.
Salute e autodeterminazione perciò applicazione piena della legge 194, perché l'aborto è
un diritto e le donne devono essere libere di scegliere per se stesse. L'obiezione di coscienza
dei medici non può impedire di scegliere l'interruzione di gravidanza e le strutture sanitarie
devono garantire un servizio costante e sicuro. Anche nella Bergamasca gli obiettori sono
numerosissimi: bisogna che le cifre cambino e che le donne che vivono nella nostra provincia
possano accedere con tranquillità ad un servizio previsto dalla legge.
Reddito e vita dignitosi per tutte. Non sono più accettabili salari da fame, precarietà,
lavoro di cura sottopagato e welfare inesistente. Il lavoro e la vita delle donne valgono e vanno
riconosciuti.
Libertà di movimento per le donne migranti, che non devono più subire la violenza di un
sistema dell'accoglienza discriminatorio. Chiediamo permesso di soggiorno e asilo per le donne
migranti che hanno subito maltrattamenti.
La passeggiata notturna dell'Otto Marzo partirà dal piazzale della Malpensata alle 18, per poi
percorrere via Quarenghi, via Paleocapa, via Clara Maffei, via Camozzi, Porta Nuova e poi
concludersi in piazza Matteotti.
Chi desidera contattare l'assemblea organizzatrice "Non una di meno" può scrivere all'indirizzo
- e-mail: [email protected]
oppure visitare il profilo facebook: Nonunadimeno Lotto Marzo Bergamo.
www.giornaledellisola.it – marzo 2017