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C
arissime/i, l’ufficio catechistico in collaborazione con la Cappellania
della Casa Circondariale di Prato propone un percorso di
approfondimento sull’opera di misericordia corporale: visitare i
carcerati. Questo percorso è indirizzato ai ragazzi delle scuole medie.
“Visiteremo” le persone che attualmente sono detenute nel carcere
cittadino in tre modi: 1. pregando per loro, 2. aiutandoli materialmente
raccogliendo generi per l’igiene personale e indumenti intimi, 3.
attraverso una riflessione su: chi è il carcerato e che cosa è il carecre. Papa
Francesco più volte ha avuto modo di incontrare i detenuti nelle varie
carceri del mondo, le sue parole ci indicano la strada della compassione
piuttosto che quella del giudizio. Cerchiamo di trasmettere ai nostri
ragazzi, con la grazia del tempo quaresimale, che per chi sbaglia, c’è
comunque una speranza di perdono e di ritorno alla normalità. A tutti
bisogna sempre dare una chance in più. Don Enzo Pacini, o alcuni
collaboratori della Cappellania, sono disponibili a venire nelle parrocchie
per approfondire ulteriormente il tema con i ragazzi.
LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
GIUBILEO DEI CARCERATI
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Domenica, 6 novembre 2016
(Estratto)
«Il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna; e la
privazione della libertà è la forma più pesante della pena che si sconta,
perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo. Eppure, la speranza non
può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male
compiuto; altra cosa, invece, è il “respiro” della speranza, che non può
essere soffocato da niente e da nessuno. Il nostro cuore sempre spera il
bene; ne siamo debitori alla misericordia con la quale Dio ci viene incontro
senza mai abbandonarci (cfr Agostino, Sermo 254, 1).
A volte, una certa ipocrisia spinge a vedere in voi solo delle persone che
hanno sbagliato, per le quali l’unica via è quella del carcere. Io vi dico: ogni
volta che entro in un carcere mi domando: “Perché loro e non io?”. Tutti
abbiamo la possibilità di sbagliare: tutti. In una maniera o nell’altra
abbiamo sbagliato. E l’ipocrisia fa sì che non si pensi alla possibilità di
cambiare vita: c’è poca fiducia nella riabilitazione, nel reinserimento nella
società. Ma in questo modo si dimentica che tutti siamo peccatori e,
spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto. Quando si rimane
chiusi nei propri pregiudizi, o si è schiavi degli idoli di un falso benessere,
quando ci si muove dentro schemi ideologici o si assolutizzano leggi di
mercato che schiacciano le persone, in realtà non si fa altro che stare tra le
strette pareti della cella dell’individualismo e dell’autosufficienza, privati
della verità che genera la libertà. E puntare il dito contro qualcuno che ha
sbagliato non può diventare un alibi per nascondere le proprie
contraddizioni».
LETTERA APOSTOLICA
Misericordia et misera
DEL SANTO PADRE FRANCESCO
(Estratto)
(Nr. 18) È il momento di dare spazio alla fantasia della misericordia per
dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia. La Chiesa ha bisogno di
raccontare oggi quei «molti altri segni» che Gesù ha compiuto e che «non
sono stati scritti» (Gv 20,30), affinché siano espressione eloquente della
fecondità dell’amore di Cristo e della comunità che vive di Lui. Sono
passati più di duemila anni, eppure le opere di misericordia continuano a
rendere visibile la bontà di Dio.
Ancora oggi intere popolazioni soffrono la fame e la sete, e quanta
preoccupazione suscitano le immagini di bambini che nulla hanno per
cibarsi. Masse di persone continuano a migrare da un Paese all’altro in
cerca di cibo, lavoro, casa e pace. La malattia, nelle sue varie forme, è un
motivo permanente di sofferenza che richiede aiuto, consolazione e
sostegno. Le carceri sono luoghi in cui spesso, alla pena restrittiva, si
aggiungono disagi a volte gravi, dovuti a condizioni di vita disumane.
(Nr. 20) Siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia,
basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui
nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede
la sofferenza dei fratelli. Le opere di misericordia sono “artigianali”:
nessuna di esse è uguale all’altra; le nostre mani possono modellarle in
mille modi.
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Per consegnare le cose raccolte e per fissare un incontro con la cappellania del carcere,
contattare l’Ufficio Catechistico [email protected]
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