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SPOLETO’S è edito da
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Associazione Carta Bianca
[email protected]
Cell. 331.2978410
Redazione: v. Goffredo
Mameli, 66 - Spoleto
Tel/Fax 0743.673961
www.spoletos.it
NUMERO 10
Anno II - marzo 2017
spoletosweb
La vignetta di Carlo Laureti
diversaMENTE
Il diverso fa paura. Eppure nella diversità si occulta il genio, la creatività, l’altro da
noi, nel bene e nel male. Spesso si preferisce nascondere la testa sotto la
sabbia per non vedere, perché è scomodo ammettere che esistono certe realtà
come la malattia mentale, alla quale abbiamo voluto dedicare un’inchiesta a più
voci. Ma la diversità può essere anche un privilegio: è diverso chi non si omologa,
chi fa valere i propri diritti, chi nel dolore raddoppia le forze, chi non dimentica.
Esproprio lotti di via delle Mura
e via Ponzianina, l’ad Findem
Francesco Demegni scrive al Comune
‘Stime
bugiarde’
“Com’è possibile che un terreno di 480 mq sia
espropriato per 442mila euro e uno di 2200 mq per
90mila?”: lo chiede al comune l’amministratore
delegato della società Findem Francesco Demegni
che mette a confronto i costi per l’acquisizione dei
terreni di via Ponzianina e via delle Mura, dove oggi
sorgono rispettivamente le scale mobili e i parcheggi della Posterna. I conti non quadrano e lui (ma non
(segue a pag. 2)
solo lui!) vuole vederci chiaro.
SOMMARIO
Inchiesta sulla malattia mentale
MATTO CHISSENEFREGA
pag. 3
22 marzo 1955: tragedia a Morgnano
RICORDIAMOLI
pag. 4
Valnerina: ripartire dal tartufo
Una chance per i giovani
pag. 6
News dalla Valnerina
‘
di Claudia Cencini
“Chi ha detto che non ci sono contenziosi
aperti sui parcheggi della Posterna sbaglia”.
Lo afferma l’amministratore delegato della
Findem Srl Francesco Demegni in risposta a
quanto asserito dall’assessore ai trasporti e
alla mobilità alternativa Vincenza Campagnani nell’intervista, a firma di Manuele Fiori,
pubblicata sul numero scorso di “Spoleto’s”.
Per Demegni sul lotto di via delle Mura acquisito dal comune per 90mila euro, a titolo di
esproprio sanante, la partita è ancora aperta.
Sebbene, infatti, l’acquisizione sia cosa fatta,
l’amministratore della Findem Srl, ex proprietaria del lotto, ha deciso di portare avanti la
battaglia legale. L’inghippo parte da lontano
ed è lo stesso Demegni, documenti alla mano,
a dipanare il filo dell’ingarbugliata matassa.
“Invito a (ri)ascoltare quanto rappresentato dal
Segretario comunale nella seduta di consiglio
comunale del 14/4/2016 nella quale si doveva
deliberare appunto l’esproprio di questi terreni
- esordisce l’ad Findem - il Segretario descrive
la società Findem soggetto riottoso, ermetico,
indisponibile ad ogni invito dell’Amministrazione comunale per la risoluzione del problema, quando invece è dal 2000 che la società
ha costantemente cercato soluzioni bonarie
con l’Amministrazione senza alcun esito positivo, come dimostrano almeno venti nostre
lettere raccomandate. Lo stesso segretario procede poi ad una “fantasiosa ricostruzione”
della vicenda affermando in sintesi che i terreni Findem dovevano essere ceduti al Comune in quanto corrispettivo per il rilascio del
permesso di costruire dei palazzi della Poster-
na. Affermazione surreale, destituita di ogni
fondamento, in contraddizione con ogni atto
di riferimento. Con questa fantasiosa e falsa
ricostruzione si è voluto in qualche modo
giustificare le gravi inefficienze e superficialità commesse dagli uffici comunali che,
avendo inserito i terreni in questione nel
piano particellare di esproprio per la formazione del Comparto della Posterna, si sono
poi dimenticati di concludere il procedimento con l’emissione del decreto d’esproprio
entro la data del 24.6.2005 come stabilito
dalla deliberazione di Giunta n. 310/1999.
Da tale data i terreni, occupati dall’Ente fin
dal novembre 2000, risultarono occupati
“sine titulo” e sono stati trasformati in modo definitivo dalla costruzione dell’opera
pubblica. La regolarizzazione ex art. 42 bis
DPR n. 327/2001, è avvenuta di recente
(1.6.2016) con il riconoscimento alla Findem del solo
valore patrimoniale
(90.574,74 euro) senza procedere al calcolo
dell’indennità di occupazione illegittima
durata circa undici anni e del danno non
patrimoniale come previsto dalla Legge”.
“Per questa evidente difformità alle prescrizioni di legge - informa Francesco Demegni - è in corso un procedimento di opposizione alla stima presso la Corte d’Appello
di Perugia: l’udienza del 2 Febbraio u.s. è
stata rinviata a settembre perché il Comune
di Spoleto si è avvalso della facoltà di rinvio previsto dal decreto legge n. 205/2016
in quanto comune compreso nel cratere sismico”.
Arte e Food a Spoleto: APPerò!
Renato Galligani è un vulcano e da un vulcano non possiamo che aspettarci risultati pirotecnici. La sua “Eccellente Italia” (www.eccellenteitalia.it) ha appena “sfornato” due App tematiche ispirate agli artisti e all’enogastronomia: “Spoleto Art Today” e “FoodKmzero” scaricabili da Play Store ed Apple Store. Per saperne di più fate un salto in viale Trento e Trieste 32.
pag. 2
di Francesco Montani
E' in corso la mostra ‘Nero Norcia’ per tre
week. L’associazione ‘Per la vita di Castelluccio di Norcia Onlus’ ha chiesto ed ottenuto uno stand per sensibilizzare la propria
campagna per Castelluccio "Affinché l' incanto non finisca". All’inaugurazione il Presidente del Consiglio On.Gentiloni e sabato
Sua Eccellenza Mons. Boccardo Vescovo
della Diocesi Norcia Spoleto hanno confermato che molto si sta facendo per riaprire la
strada...ma al momento ancora tutto fermo!
Vogliamo pertanto continuare a sollecitare le
istituzioni per un celere intervento: si rischia
la mancata semina della lenticchia, danno
inestimabile. Residenti, non residenti, agricoltori, imprenditori sollecitano la riapertura
della strada senza la quale Castelluccio è
tagliato fuori da ogni rinascita.
"Affinché l ' incanto non finisca"
Campagna di sensibilizzazione della Onlus
E aggiunge: “Se l’Amministrazione avesse
operato correttamente, i terreni Findem sarebbero stati espropriati ed acquisiti al patrimonio indisponibile dell’Ente nell’anno 2005
così come d’altra parte fu fatto con altri terreni anch’essi funzionali alla realizzazione del
progetto di Mobilità alternativa. E’ dal mese
di Ottobre che ho fatto richiesta ex L.
241/1990 per avere copia del decreto di
esproprio N. 2/2005 con relative determinazioni sui criteri di stima adottati, in quanto
nelle more di quel decreto risulta che per un
lotto di terreno di mq. 480 di proprietà dei
signori Santoni e Orfei il Comune ha pagato
un’indennità definitiva di € 442.139,99 mentre quella erogata nel 2016 alla Findem per
un terreno analogo per morfologia, ubicazione e classificazione urbanistica di mq. 2.214
(quasi cinque volte più grande!) è stata di €
90.574,74. Perché questa macroscopica differenza nella valutazione di beni simili?”.
In prima battuta la domanda è stata rispedita
al mittente tacciato di “soggetto indirettamente interessato”, ora Demegni torna a bussare
al comune per avere una risposta, a suo avviso indispensabile nel procedimento in corso
per un eventuale ricalcolo delle stime dei terreni in questione. “Data la macroscopica diversità nella valutazione di beni simili - scrive
l’ad Findem al dirigente comunale ing. Coccetta - è evidente che la scrivente società ha
un interesse immediato, diretto e concreto
a ricevere i documenti esplicativi dei criteri di
stima adottati dall’Ente. E’ un mio diritto”.
I malati di mente non sono numeri, ma persone Vanno capiti, non sopportati
Matto chissenefrega
di Manuele Fiori e Claudia Cencini
Luigi ha quarant’anni, la faccia
da bambino, si abbassa a raccogliere sassi scambiandoli per
pietre preziose, gira con i jeans
a rovescio, ride e piange senza
un perché. Marta ha la fissa per
le cartacce, le raccoglie e le butta nei cestini dell’immondizia,
nel chinarsi il maglione si alza e
le scopre la pancia fin sopra
l’ombelico. Daniele batte la
sessantina, si aggira ai giardini di viale della
stazione, se passa qualcuno chiede qualche
euro da bruciare in birre o alle macchinette.
Nomi di fantasia per storie vere. Li incontriamo per strada, incrociamo con imbarazzo i
loro sguardi persi chissà dove e c’è chi li evita o, peggio, stupidamente li deride. Li distingue il modo di vestirsi e di muoversi, l’atteggiamento di chi non ha filtri perché non teme
il giudizio degli altri. Purtroppo c’è ancora
chi dimentica che i malati di mente non sono
numeri, ma persone, né meglio né peggio di
noi, semplicemente (e drammaticamente)
persone, che a modo loro amano e soffrono.
La malattia mentale non si può standardizzare, è una medaglia dalle mille facce, sia che si
La malattia mentale in cifre
Studi recenti affermano che nel corso di un
anno il 20-25% della popolazione al di sopra dei 18 anni soffre almeno di un disturbo mentale clinicamente significativo, e
che soltanto un 2,0-2,5%, quindi il 10% ,
viene trattata dal servizio specialistico pubblico, al quale accedono in prevalenza le
situazioni più gravi e complesse.
I dati a carico dei servizi di salute mentale
dell’USL Umbria 2, per quanto riguarda il
territorio dell’area nord (Foligno-SpoletoValnerina), appaiono in linea con quanto
sopra esposto: nell’anno 2016 i pazienti
seguiti sono stati 2627 pari a circa il 2%
della popolazione al di sopra dei 18 anni;
e negli ultimi 4 anni sono stati complessivamente trattati 6033 soggetti pari a circa il 4,6% della popolazione adulta.
“Stante la complessità che caratterizza prevalentemente le situazioni che arrivano ai
servizi di salute mentale - afferma la dottoressa Antonia Tamantini, responsabile
dell’area nord (Foligno-Spoleto-Valnerina)
del servizio di salute mentale dell’Usl Umbria 2 - ciò che ogni servizio deve essere in
grado di offrire ad ogni paziente in modo
imprescindibile e chiaro è un progetto di
cura individualizzato che comprenda l’integrazione fra intervento farmacologico,
psicoterapico, riabilitativo, sociale”.
nasca con deficit cognitivi che
s’inciampi nel viaggio della vita
per traumi, errori, sbandamenti
che implodono nel cervello e lo
abbuiano. Vittime e carnefici
insieme, individualità sfuggenti
e imprevedibili, al punto che
non c’è la cura intesa in senso
assoluto, ma percorsi soggettivi
o, meglio, tentativi che richiedono l’impegno del malato, spesso latitante. La deriva porta a
delinquere, all’autodisfacimento, all’impotenza di chi li ama e non sa fermarli, perché
l’amore in questi casi non basta e le convivenze familiari sono spesso dei boomerang.
Cosa fanno i servizi medici e socioassistenziali per ridare dignità a queste persone? Le risorse scarseggiano e qui entra in
ballo la politica che dovrebbe stanziarle invece di ridurle drasticamente, perché parliamo di vite e non è accettabile che per queste
persone gli ospedali siano parcheggi a tempo, il Cim un distributore di farmaci e le
strutture dei “ghetti”, né tantomeno che per
evitare che facciano del male a sé stessi e
agli altri si debba aspettare l’intervento dei
carabinieri per riparare all’irreparabile.
L’associazione Le Vie
dei Canti ‘bussa’ al CIM
A Spoleto l’associazione “Le Vie dei Canti”
opera a tutela dei diritti dei malati psichiatrici e delle loro famiglie, a loro volta vittime. Abbiamo incontrato la presidente Mara
Mazzelli. “La nostra associazione esiste dal
‘96 - ci spiega - e dopo una prima fase di
iperattività è subentrata a un certo punto una
certa stanchezza, ma poi abbiamo reagito e
da un paio d’anni stiamo di nuovo lavorando perché abbiamo capito che non possiamo
abbandonare i nostri “figli”. Giorni fa una
rappresentanza associativa si è incontrata al
CIM di Spoleto con la dottoressa Tamantini,
responsabile della macro-area FolignoSpoleto-Valnerina. “E’ stato un incontro
importante – spiega la Mazzelli - abbiamo
detto: “Noi ci siamo, usateci”, abbiamo
chiesto di creare dei gruppi di auto mutuo
aiuto e avanzato delle proposte per dare
risposte concrete, ci sono persone che dopo
brevi ricoveri ospedalieri tornano in famiglia e invece dovrebbero essere accolte da
strutture intermedie per intraprendere un
percorso terapeutico multifunzionale a lungo termine. Il comune ha bloccato i fondi
per le borse lavoro terapeutiche, sarebbe il
caso di riattivarle e creare unità di convivenza per dare a questi malati un domani”.
(L. C.) L’esperienza personale che ho avuto
nel settore è durata un anno, durante il quale
ho svolto il servizio civile nazionale. Parliamo di cinque orsono, e in questo settore i
progressi avvengono più o meno rapidi.
Svolsi il mio anno di servizio civile presso la
coop. sociale Il Cerchio ed ebbi modo, nella
struttura nella quale lavoravo, di osservare
negli utenti quasi ogni singola sfumatura
della malattia mentale. Per sfumature intendo autismo, schizofrenia, sindrome di down
e componenti di ritardo mentale, ma al contempo un genere di umanità, e perché no,
modo di affrontare la vita che sorprenderebbe chiunque, tirata fuori anche dal lavoro
costante delle operatrici e degli operatori del
settore, nella cooperativa. Personalmente ho
potuto vedere le problematiche che ogni genere di disturbo comporta, ma anche come
imparare a conviverci, gestirlo e, nella giusta
misura capirlo. Alla fine dei conti, quello
che più centra il nocciolo di una situazione
così delicata non è come riuscire a sopportare il problema, ma come capirlo, così come
capire le persone che hanno questo genere di
patologie: vanno capite, non sopportate.
Prima di tutto bisogna capire le esigenze del
malato mentale, cercando di comprenderne
la malattia in modo, seppur sofferto e incompleto, di accettarla.
Oltre la solitudine
di Leonardo Bernacchia
Il progetto “La solitudine è solo una sensazione”, ideato da Marta Maestripieri e da
anni ormai cavallo di battaglia del Rotaract
Club di Spoleto, crede in chiunque sia stanco di rimanere sospeso nel vuoto, distratto e
silenzioso di fronte alle sofferenze del prossimo. Servono nuovi cuori, guerrieri di luce
consapevoli della propria fortuna e abili nel
costante tentativo di migliorare, giorno per
giorno, le vite di chi vive intorno a noi. Non
esiste un punto di arrivo, non esiste vittoria
definitiva, ciò che davanti a noi si staglia è
solamente un lungo, ricchissimo cammino
da percorrere senza mai distrarsi, armati di
amore e di quella forza che può scaturire
dall'ascolto dell'Altro, tenendo sempre a
disposizione per il prossimo il nostro bene
più prezioso, il tempo, così che la solitudine,
benché a volte sia una limite, possa davvero
essere solo una sensazione. La rivoluzione si
fa ogni giorno, è invisibile ma al tempo stesso imprescindibile, comincia dalla nostra
famiglia per poi estendersi verso chi non sa
di noi, chi trascorre la propria esistenza ai
margini, ignorato e depresso, senza alcuna
possibilità di esprimersi, di essere ascoltato.
Per questo il nostro progetto, soprattutto
nella sua dimensione concretamente sociale,
ha bisogno dell'attenzione e del sostegno di
tutti. Essere Rotaractiani vuol dire essere
presenti nella quotidianità di ognuno, dimostrando tangibilmente che, uniti per dare
spazio e voce ad ogni membro della comunità, si può davvero fare la differenza.
Ho chiesto a Marta di rispondere ad alcune
domande che potessero mettere meglio in
luce il progetto, l'intervista sarà pubblicata
nei prossimi giorni su www.spoletos.it .
pag. 3
22 marzo: anniversario della sciagura delle miniere di Morgnano
di Claudio Orazi
RICORDIAMOLI
Il prossimo 22 marzo sarà l'anniversario della sciagura avvenuta nelle miniere di Morgnano, nel 1955, dove perirono 23 minatori
fra cui mio padre, ed è anche il giorno della
memoria in ricordo dei tanti minatori deceduti. Ho ritenuto giusto ricordarli.
Quella del 1955 fu la tragedia più grande che
insanguinò le miniere di Morgnano. Tutta
l’Italia apprese sgomenta la portata della disgrazia, ma anche fuori i confini nazionali, la
stampa diede ampio risalto all’accaduto, e
non mancarono gli attestati di solidarietà. 23
furono i minatori deceduti.
L’incidente avvenne nel cantiere Orlando
centrale, una delle cinque sezioni in cui era
diviso il sito estrattivo del pozzo Orlando. Dei
104 minatori che lavoravano presso la suddetta sezione, nei tre turni, 42 entrarono in servizio la sera del 21 marzo nel turno di notte che
iniziava alle 23. Esso comprendeva 15 minatori, 11 armatori, 3 arganisti, 8 sgombratori, 1
elettricista, 1 posa binari, 1 fabbro, 1 locomotorista, 1 capominatore.
Verso le 5,45, nella sezione in fase di tracciamento, una galleria a fondo cieco, si avvertì
un forte colpo seguito da un violento spostamento d’aria. Una sacca di grisou, improvvisamente, rompe uno spesso diaframma di roccia e lignite e sfoga violentemente nella galleria. Il gas si diffuse nelle gallerie vicine e,
mescolandosi con l’aria circolante al 13° livello, si trasforma in una micidiale miscela
esplosiva, che sarebbe esplosa al minimo innesco.
La violenta fuoriuscita di gas investì i 9 operai che lavoravano nella sezione in tracciamento. Il primo a sentirne gli effetti fu il minatore Pietro Travicelli, il più prossimo al
punto di fuoriuscita del grisou, ma anche gli
altri 8 furono investiti dal violento spostamento d’aria. Questi cercarono subito di incamminarsi verso il pozzo Orlando, ma subito
si accorsero che il Travicelli non era con loro.
I minatori presenti capirono subito la gravità
del momento. Seguirono attimi concitati, si
cercò di rintracciare il Travicelli, di contattare
qualcuno per avere le maschere antigas. Nello
stesso tempo nessuno pensò di avvisare i 23
minatori che lavoravano al reparto superiore,
che ignorando ciò che stava accadendo, continuarono ad eseguire i loro lavori. Verso le 6
all’improvviso una palla di fuoco attraversò
tutte le gallerie piene di gas. (continua a pag. 7)
pag. 4
Il minatore ‘eroe’
Guerriero Bizzarri
di Montefalco
mentre tenta di
portare in salvo
un collega ferito
nell’esplosione
Da “La Tribuna
Illustrata” del 3
aprile 1955
“Gocce” di storia
(C. O.) A Mor gnano non ci si ar r iva per
caso, bisogna andarci. Un luogo che ancora
racchiude una parte di storia riconducibile
alla storia delle miniere.
Nei pressi di Morgnano, sin dalla metà
dell’Ottocento, le acque avevano messo a
nudo la testata di un banco di lignite nel letto
del torrente Trepentino. Sul finire del XIX
secolo si ebbe la svolta con l’ingresso della
Società degli Altiforni Acciaierie e Fonderie
di Terni, che nel 1886, insieme alla Società
Civile Mineraria Apennina, iniziò a coltivare
la miniera di Morgnano-S.Croce, mentre dal
1889 gestì da sola tutte e due le miniere, fino
alla completa acquisizione delle stesse, avvenuta tra il 1890 ed il 1902. Purtroppo le depressione economica, scoppiata sul finire del
1890, e il conseguente calo di domanda di
prodotti siderurgici portò anche ad un calo
della produzione di lignite che tra il 1891 ed
il 1896 non superò mai le 80.000 tonnellate
con un picco negativo nel 1894 con appena
54.823 t. di lignite estratta. Nel 1881, pur
con la scoperta della miniera, la forza lavoro
fu minima (appena 20 operai) ma che diventavano 70 l’anno successivo. Nel 1883 e in
parte nel 1884, i minatori impiegati si attestarono sulle 35 unità, esigue quantità dovute
principalmente alle vicende giudiziarie già
menzionate. Tuttavia nel 1885 gli operai salirono a 100 più 20 lavoranti sotto i 14 anni.
Nel 1886, con l’ingresso della Società degli
Altiforni di Terni, la società impiegava 816
minatori più 17 ragazzi sotto i 14 anni e 3
donne.
Dal 1948, anno in cui erano impiegati 1776
minatori, gli occupati andarono progressivamente calando, 1477 nel 1952, 1370 nel
1955, 957 nel 1958 fino ai 51 del 1961, anno
di chiusura delle due miniere.
Un prezzo troppo alto
All'alba del 22 marzo 1955, nel cantiere
“Orlando centrale”, un'ondata di grisou - divenuta poi esplosiva, colpì a morte 23 minatori, ferendone altri 18. I funerali si svolsero
in forma solenne a spese dello Stato il 24
marzo, nel Duomo di Spoleto davanti ad una
immensa folla di minatori, conoscenti, amici
e famiglie. Giuseppe Di Vittorio, segretario
generale della C.G.I.L., nel corso della commemorazione ufficiale, chiese una "inchiesta
minuziosa, scrupolosa, rigorosa". Sulle cause
della sciagura furono avanzate diverse ipotesi. La perizia - affidata nel 1957 al tecnico
minerario Mario Carta - rilevò che la qualifica di zona pericolosa doveva essere estesa al
cantiere in coltivazione dove era stata trovata
la maggior parte delle vittime della sciagura.
Questa fu l’ultima e la più grave delle sciagure che in 80 anni di attività hanno colpito i
minatori di Morgnano- S.Angelo – lasciando
una “scia” di circa 148 morti e centinaia di
feriti - in altrettanti infortuni sul lavoro senza contare coloro che - per aver contratto
la malattia del minatore (antracosi, silicosi,
ecc…) sono morti anticipatamente per aver
avuto i polmoni danneggiati dalla polvere e
dalla umidità della miniera. Questo è il
“prezzo” (che non appare in nessun registro
contabile e in nessun atto notarile) che fu pagato dalla gente di questa parte del “territorio
spoletino”.
Antonio Laureti-Associazione Amici delle Miniere
La testimonianza di Vittorio Marotta
“Mio padre si salvò
per un’influenza”
“Quella mattina mio padre doveva scendere
in miniera proprio con quella squadra che non
è più risalita. Fortuna volle che fosse malato e
grazie a una banale influenza si salvò”.
A ricordare quel maledetto giorno è Vittorio
Marotta, suo padre Vincenzo di origini siciliane era emigrato a Spoleto negli anni ’30
per lavoro. Quello del minatore era un lavoro
massacrante e a rischio, ma anche fonte di
sostentamento. “Si può dire che mio padre sia
stato un miracolato – ricorda Vittorio – io ero
piccolo, ma ricordo che era addetto alla guida
del trenino, trasportava i vagoni, in squadra
più che colleghi erano tutti amici e si chiamavano per soprannome, ‘U martello”, ‘U somaro”, tranne lui, per tutti solo Marotta”.
Wu Tao Kung Fu, una finestra che affaccia ad Oriente
di Lorenzo Ciotti
La scuola di arti marziali tradizionali Wu Tao
Kung Fu, presso la palestra della scuola elementare di Villa Redenta, è un giardino di
sapere, dove la tradizione marziale cinese
armonizza in maniera quasi perfetta il nostro
contesto cittadino, come una finestra che si
affaccia sull’oriente. Guidata da Sifu Luca
Mastini, la Wu Tao è una realtà che offre agli
studenti un approccio pratico e teorico con le
arti marziali cinesi. La scuola è un’eccellenza
a livello regionale, e una delle più importanti
del centro Italia (molti praticanti si spostano a
Spoleto dal Lazio o dalle Marche) e le discipline studiate sono lo Shaolin e il Wu Chu, e
il Wing Chun tradizionale, la Danza del Leone e il Tai Chi Chuan stile Yang, integrate
anche con il corso per bambini.
Il maestro Luca ha collaborato e si è formato
con alcuni dei più grandi artisti marziali contemporanei, tra i quali il Gran Maestro Yang
Zhenduo e suo nipote Yang Yun, caposcuola
dello stile Yang nel Tai Chi, Austin Goh e
Philipp Bayer nel Wing Chun e Sifu Yap
Leong (discepolo del Gran Maestro Chee
Kim Thong) nello Shaolin e nalla Danza del
Leone tradizionale.
Proprio per lo Shaolin e per la Danza del
Leone, gli istruttori della Wu Tao si recano a
Londra almeno tre volte l’anno, per allenamenti e stage con Sifu Yap Leong. Una collaborazione che dura dal 2006, e per la quale
la scuola spoletina ha raggiunto una posizione di eminenza nello studio delle arti marziali cinesi. Inoltre il gruppo della Wu Tao coadiuva annualmente Sifu Yap Leong con la
Danza del Leone, durante le feste del Capodanno cinese che si celebrano a Londra.
La Danza del leone è una danza tradizionale
cinese celebre in alcune festività. Due danzatori indossano un grande costume da leone
cinese, tenendo in alto l’enorme testa, mentre
altri artisti marziali seguono suonando strumenti tradizionali a percussione. Si tratta di
un rito propiziatorio, che augura prosperità e
buon auspicio: il leone è considerato un animale sacro in grado di scacciare il male. La
scuola Wu Tao può essere ingaggiata per
celebrare eventi, come matrimoni, festival o
inaugurazioni. Sifu Luca e il suo gruppo di
allievi vengono spesso chiamati per la Danza
non solo in Umbria, ma in tutta Italia, come
testimonianza dell’eccellenza raggiunta dalla
scuola.Degli stili di Kung Fu, lo Shaolin può
essere considerato il progenitore di tutte le
arti marziali, il cui principio fondamentale è
quello di riuscire a passare rapidamente da
una tecnica ad un’altra
attraverso uno stadio
di morbidezza, indice di
un atteggiamento psicofisico in cui i muscoli
sono rilassati ma reattivi,
e la mente sgombra. Il
Wing Chun è un tipo di
difesa personale che consente di adattare i movimenti e bilanciare la forza
in rapporto all’avversario
che si ha di fronte.
(L. C.) Una bir ra nostr ana, che nasce in
casa ed è in procinto di volare oltreoceano. A
Madonna di Lugo c’è Caber Beer, una storia
imprenditoriale di successo.
Da dove nasce e da chi l’idea del birrificio
artigianale Caber Beer?
La nostra avventura nasce da lontano - ci dice
Erika - da quando l'attuale mastro birraio
(nostro padre Renzo, nella foto) ha iniziato a
brassare in casa. La birra prodotta ha conquistato tutti, così nel 2011 io e mio fratello,
Alessio, abbiamo pensato di aprire un vero
birrificio.
li, senza l'aggiunta di conservanti né coloranti
e con un'attenzione particolare riservata alla
scelta delle materie prime. Rispettando l’antiQuali sono le differenze tra una produzio- ca tradizione brassicola, la birra non viene né
ne artigianale e una di tipo "industriale"?
filtrata né pastorizzata e dopo una prima ferLa passione e l’amore per il proprio lavoro mentazione in tini, viene imbottigliata e posta
sono gli elementi su cui si fonda il progetto a rifermentare.
della Caber Beer. A differenza della produ- Quanti e quali tipi di birra producete?
zione industriale, Le nostre birre s'ispirano in gran parte alle
tutte le nostre birre culture brassicole inglese e, soprattutto, belga,
sono prodotte arti- apportando però quel tocco di originalità
gianalmente e da "italianità" Produciamo 5 differenti birre: Ca'
ingredienti natura- Ber, una Golden Ale chiara dal corpo leggero
Richiede anni di pratica per consentire al
corpo di acquisire questi riflessi e capirne le
applicazioni in contesti reali.
Il Tai Chi Chuan è un’arte marziale interna,
con particolari effetti benefici sulla salute,
specialmente su cuore, polmoni, equilibrio e
flessibilità dei muscoli e tendini. Le forme,
ampie, lente ed eleganti delle stile Yang,
rendono questa disciplina adatta a praticanti
di tutte le età.
e fresca al palato, 24 Carati, Strong Golden
Ale fruttata, poco amara e dal carattere forte.
Marte, Dark Ale dai riflessi ramati sovrastata da una schiuma compatta, con corpo deciso
ma equilibrato, Secondo Me, scura e con
un’abbondante schiuma, e Radicale 200, ai
fiori di canapa, leggera, beverina e dissetante,
con un finale fresco ed asciutto.
Caber Beer vende i suoi prodotti non solo
in territorio regionale, ma anche fuori. È
questo un sintomo che ora c’è maggiore
ricerca da parte del consumatore di prodotti artigianali, rispetto al passato?
Certamente sì. Ormai il consumatore, ma
direi il cittadino, è più attento alla qualità e
alla genuinità di ciò che compra, a maggior
ragione se si tratta di prodotti agroalimentari.
Inoltre bisogna dire che chi consuma birra
artigianale spesso è alla ricerca di gusti e sapori differenti!
Quali sono i progetti futuri dell’azienda?
Il nostro progetto per il futuro è riuscire ad
esportare la birra all'estero, in Europa o Oltreoceano. L'idea sarebbe quella di costruire
un canale estero solido e fidato. Noi, come al
solito, ce la mettiamo tutta!
pag. 5
(c.c.) Ci sono terreni e terreni. Quelli delle
montagne spoletine o della Valnerina mal si
adattano alle semine tradizionali, ma sono
“tagliati” per la produzione del tartufo nero
pregiato (Tuber Melanosporum). Partendo
da questo presupposto l’associazione dei
tartufai e tartuficoltori “Pietro Fontana” ha
tenuto in apertura della rassegna NeroNorcia il convegno “Perché fare tartuficoltura!”. “Da anni - dichiara il presidente Domedi Giulia Mesca
nico Manna - ci battiamo per la modifica della
legge quadro n. 752/85 chiedendo l’introduzione di norme più favorevoli ai tartuficoltori,
come semplificazioni burocratiche, sgravi fiscali, incentivi ai giovani e una maggiore tracciabilità del prodotto. E’ allo studio una bozza
di legge al vaglio del ministero proprio questo
mese che dovrebbe portare, fra l’altro all’abolizione delle aree minime o massime di produzione e al riconoscimento del tartufo come
prodotto agricolo”. Nelle zone montane colpite
dal sisma e soggette a spopolamento la tartuficoltura potrebbe ridare una spinta alla rinascita
del territorio in termini economici e occupazionali, anche come richiamo per un turismo attratto dalle eccellenze eno-gastronomiche. Ne
è convinto il consigliere dell’associazione spoletina Italo Placidilli: “Serve una sinergia fra
comuni che facciano squadra e promuovano
piani rurali strutturali, mentre la Regione dovrebbe incentivare i giovani a intraprendere la
tartuficoltura sovvenzionando i produttori
come succede a Treviso per il radicchio e
magari coprendo l‘inattività dei primi anni
con un fondo da restituire parzialmente una
volta arrivati a pieno regime, con produzioni
di 30/40 chili ad ettaro al prezzo medio di
300 euro al chilo”. Massimiliano Marotta è
un giovane tartuficoltore che sta raccogliendo
i primi frutti del suo lavoro sulle terre di
Mucciafora, nel comune di Poggiodomo:
“Conviene investire in questo settore - dice perché in Valnerina ci sono tanti terreni incolti e marginali, che se utilizzati per le tartufaie fanno miracoli”. Una chance da non sottovalutare in un territorio povero di sbocchi.
Il teatro dialettale sb...ARCA a Trevi
Trevi sta vivendo un buon fermento culturale, tra mostre in chiese-museo, manifestazioni culturali e teatro popolare, ne è esempio la Compagnia
Teatrale “Arca” nata nel 1980 per volontà di un gruppo parrocchiale per intrattenere il pubblico nelle feste di paese. Nadio Beddini, attuale presidente della compagnia, ci racconta un po’ della loro storia: “Negli anni si sono alternati nel gruppo circa 70 persone, tra cui spicca il nome di Graziano
Sirci, primo attore della compagnia, ora regista della stessa”, nome noto al pubblico di Spoleto, avendo spesso collaborato con il Festival dei Due
Mondi. E aggiunge: “Attualmente si contano 18/20 attori, perlopiù tutti “Made in Trevi”. La compagnia si esibisce sia in lingua italiana che in dialetto, al pubblico di casa è nota soprattutto per lo spettacolo della Festa di Sant’Egidio con una rappresentazione in dialetto che fa ridere, ma mai
volgare. Dopo un momento di pausa terminato nel 2010 la compagnia ha scelto di farsi conoscere anche fuori mandando video alle rassegne del
Centro Italia, con spettacoli in lingua italiana e in dialetto”. L’azzardo è stato ben ripagato in quanto nell’ultima stagione hanno partecipato a una
decina di rassegne, come il VII° Festival Nazionale di Teatro Amatoriale “PREMIO LUCIO SETTIMIO SEVERO” Città di Albano Laziale, vincendo il Premio per miglior Attrice Non protagonista conquistato da Maria Luisa Ceppi e per la miglior scenografia. Nadio ci spiega: “Pur essendo
una compagnia teatrale piccola, ha riscontrato un buon successo che fa bene all’animo e allo spirito del gruppo perché il bello di questa compagnia è
la voglia di stare insieme, di essere un gruppo di amici ed è la chiave di riuscita di questa avventura”. Questi sono solo alcuni dei premi vinti dalla
compagnia trevana, ne seguono molti altri, fra cui la vittoria del “Torrione d’Argento” con “Pillole D’Ercole” come Miglior Spettacolo alla 4^ Rassegna di Teatro dialettale Amatoriale PERANNA FESTIVAL Montemonaco (AP). “A livello locale l’impegno della compagnia non rimane circoscritto solo alle esibizioni nel quadro dell’Ottobre Trevano - dice Nadio - abbiamo dato luogo alla Prima Rassegna Teatrale a Trevi denominata
“Rassegna Teatrale Sipario d’Ottobre” che ha riscosso fin da subito un grande successo, anche inaspettato, e per L’Ottobre 2017 verrà riproposta la
2a Edizione della Rassegna Teatrale “Sipario D’Ottobre”, con spettacoli di diverse compagnie”. Insomma, una vera e propria...Arca di sorprese!
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Ormai la guerra era finita e io ero tornato a
Spoleto. Due giorni dopo arrivarono anche i
miei due fratelli. La famiglia era riunita. Tutti
insieme aderimmo da subito all’attività parrocchiale dell’oratorio di San Gregorio, tante
erano le attività: lo sport, la Schola Cantorum, le recite e le gite. Tutto era gioco. Un
giorno, per caso (parola ricorrente nella mia
vita) incontrai la mia vecchia insegnante di
italiano, che avevo conosciuto nei pochi giorni di scuola delle medie, la professoressa Ricci. Fu festa. Lei mi raccontò tante cose e mi
comunicò, soprattutto, che si stava preparando molti ragazzi per la licenza della scuola
media. Io, tranquillamente, le feci notare che
non avevo la possibilità di pagarmi le lezioni,
ma lei con un sorriso si offrì di prepararmi,
senza nessuna spesa. L’incontro era stato casuale. Molta gente traduce il caso con le parole destino, fortuna, mamma la chiamava semplicemente provvidenza. Prendere la licenza
fu un gioco da ragazzi. Mentre mio fratello
maggiore Tito era stato assunto dalla banca
popolare spoletina come fattorino (lui aveva
fatto il terzo avviamento) io e Alberto, il fratello più piccolo, ci iscrivemmo alla scuola
comunale di musica, io al violoncello e Alberto al violino. Mi piaceva tantissimo il suono del violoncello, dolce, romantico e maschio, ma dentro di me sentivo un grande
desiderio: la mia vera attività doveva essere
la pittura. Presi a frequentare mostre e pittori,
e nella mia Spoleto e nelle città vicine. Il
desiderio aumentava, di giorno in giorno.
Nella nostra casa di via dei Fornari, al primo
piano, c’era una stanza adibita a legnaia e
magazzino, con una finestra inondata di luce.
Pensari di trasformare quell’angolo nel mio
spazio per dipingere, ma oramai era giunta
anche per me la necessità di trovarmi un vero
lavoro. Venni a sapere che alla tipografia spoletina Panetti & Petrelli cercavano apprendisti. Mi presentai, non avrei potuto avere più
fortuna: fui assunto come apprendista litografo, a contatto diretto con il fascino dei colori
e il profumo dell’inchiostro. Dovevo, per forza, fare il pittore. Nel mio “studio” disegnavo
e dipingevo su qualunque supporto, ma come
e cosa dipingere? Ero in piena crisi. Continuare con l’idea tradizionale del figurativo o
lasciarsi tentare dal fascino delle varie tendenze dell’arte contemporanea? Ancora una
volta la soluzione mi fu donata dal caso. In
una mattina di domenica, avevo appena data
la prima pennellata di colore su una piccola
tavoletta, facendo una mossa sbadata feci
cadere del diluente sulla superficie. Tentai di
asciugarla con un panno, ma già si era formata una macchia. Improvvisamente, quella
macchia ai miei occhi si era trasformata
nell’immagine di una dolce fanciulla. Era
nato il mio informale. Avevo reincontrato e
scoperto la donna, la madre, la famiglia tutta,
che divennero da subito i miei soggetti da
dipingere. Lavoravo con grande entusiasmo,
poi mi raggiunse il prepotente bisogno di mostrare il mio lavoro, le mie opere. Presi d’assalto mostre collettive e concorsi della mia
regione, spingendomi poi verso la Roma di
via Margutta e Trinità dei Monti. Ero al massimo del mio entusiasmo. Nella nostra casa
avevo la mia cameretta che dava sul vicolo.
Davanti c’era un palazzo signorile, dove viveva un vecchio colonnello in pensione. Un
giorno, in una finestra di quella casa, comparve una bella e florida ragazza dall’aspetto
contadino. Era la nuova domestica del colonnello. Doveva avere quattro o cinque anni più
di me e grazie alla finestra di fronte ci vedevamo spesso. Più volte avevo avuto l’impressione che lei mi cercasse. Del resto, avevo
spesso anche io il desiderio di vederla. Ci
salutavamo e qualche volta si parlava di cose
stupide e banali, ma un bel giorno bruscamente mi disse che aveva voglia di giocare
con me. Con un certo imbarazzo la invitai a
visitare il mio studio-legnaia. Era domenica
ed ero solo in casa. Lei era libera perché anche il colonnello era andato a messa. Accettò
e venne. Le andai incontro, la feci entrare.
Mi resi subito conto che il caso, o la fortuna,
o il destino mi stava regalando la più bella e
brava nave scuola nel mare dell’amore e del
sesso. Quella mattina io, ancora ragazzo, ero
misteriosamente entrato a contatto con un
magnifico corpo da amare e dipingere.
Un marzo denso di conferenze quello dell’UniTre
Spoleto. Ecco il ricco calendario mensile:
2 giovedì h 16: Prof.ssa Maria Rutilia Coccetta
“Le meraviglie dell’Universo e del Sistema solare
osservate dalla terra”
6 lunedì h.16
Prof.ssa Maria Carla Spina
L' Iliade poema di guerra e non solo. Ettore e
Andromaca. Le figure femminili.
9 giovedì h.16
Prof.ssa Laura Lotti
Più veloce della luce! Una breve introduzione
alla teoria della relatività.
13 lunedì h.16
Ing. Adolfo Nobili
“Pietro Fontana e il Dipartimento del Trasimeno”.
14 martedì h.16
L'ignoranza e il pregiudizio sono l'anticamera
dell'odio. Tre incontri con la
collaborazione di Mons. Renato Boccardo.
Don Mauro Pesce
(Coordinatore della Commissione Episcopale
CEU per l'ecumenismo
e il dialogo) Il dialogo interreligioso
16 giovedì h. 16
Dott.ssa Agnese Benedetti
'Storie di fiume: l'impetuoso Nera"
20 lunedì h 16
Dott.ssa Laura Speranza
I benefici dell'allenamento a circuito e cosa
significa fare attività fisica con ’successo’.
21 martedì h 16
L'ignoranza e il pregiudizio sono l'anticamera
dell'odio.
Dott. Abdel Kadher( Imam della Moschea di Perugia): Abramo, nostro padre nella fede.
23 giovedì h 16
Alunni dell’ IIS,” Sansi Leonardi, Volta” di
Spoleto, ind. Liceo Scientifico
e Classico: " Stor ie di abbandono:
il brefotrofio San Carlo Borromeo di Spoleto"
27 lunedì h 16
Alunni dell’ IIS, “ Sansi Leonardi Volta” – ind.
Liceo Scientifico:
“Spoletini nella campagna di Grecia e di Albania”
28 martedi h 16
L'ignoranza e il pregiudizio sono l'anticamera
dell'odio.
Don Mauro Pesce (Coordinatore della Commissione Episcopale CEU per l’ecumenismo e il dialogo)
"Ebrei, nostri fratelli maggiori”
30 giovedì h 16
Dott. Silvio Corsetti
"Medicina di genere: nuove conoscenze
ed opportunità terapeutiche”
Per amore si fanno
Bizzarri racconta Bizzarri
(continua da pag. 4) A questo punto la dinamica del disastro era chiara. La sacca
di grisou aveva invaso le gallerie, e dopo una quindicina di minuti qualcosa
che non si seppe mai innescò la scintilla che causò l’esplosione nelle gallerie
sature di gas. Immediatamente si organizzarono i soccorsi: squadre di minatori
scesero nel sottosuolo e man mano furono riportati in superficie uno dopo l’altro 21 minatori deceduti, altri due moriranno presso l’ospedale di Spoleto, 18 i
feriti più o meno gravi. Grande fu la partecipazione per commemorare l’immane sciagura. Da ogni parte d’Italia, ma anche dall’estero, giunsero attestati di
cordoglio, sia da parte di istituzioni, che di semplici cittadini. Tutta la città fu
listata a lutto, con commozione e partecipazione presenziò poi ai solenni funerali che si svolsero presso la cattedrale, dove mons. Raffaele Radossi officiò il
rito funebre. Intere famiglie furono colpite negli affetti più cari. La sciagura
lasciò nella disperazione più grande, nello sconforto e nella miseria 22 vedove,
52 orfani e 2 nascituri. Anche per questo è un dovere morale, il nostro, ricordarli.
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Il Calendarietto di Marzo
di Pamela Vagnoli
MOSTRE
Fino al 2 aprile “WARHOL vs GARTEL. HYP POP”
presso Palazzo Bufalini, a Spoleto.
Sabato 4: Pr esentazione, alle 12,00 a Palazzo Collicola Arti Visive della seconda tappa espositiva del
progetto intitolato CORTESIE PER GLI OSPITI.
Fino al 12 maggio: Soichir u Shimizu con DE-
Domenica 26:: Tor nano le Gior nate FAI di
Primavera con le aperture straordinarie da parte
dei volontari del Fai di alcuni luoghi solitamente
chiusi al pubblico.
TEATRO
Domenica 5: “La Domenica dei sogni” presenta : Moztri! Inno all’infanzia Compagnia Luna
e Gnac, ore 16.30, Teatro Nuovo Giancarlo Menotti.
Testata registrata al n°
3/2016 del Registro Giornali
e Periodici del Tribunale di
Spoleto
Direttore responsabile:
Claudia Cencini
In redazione: Lorenzo Ciotti,
Leonardo Bernacchia, Manuele Fiori, Giulia Mesca,
Federico Finali, Fabiola Polinori, Marta Maestripieri.
:
LatoCreativo di Paolo
Marroni - Spoleto.
Stampa: Speedy Print - Z.I.
Madonna di Lugo - Spoleto
Il logo di Spoleto’s è stato
realizzato da Lato Creativo
Sabato 11: “Voices across the border” – Concerto
dell’Associazione Bisse Teatro Nuovo Gian Carlo
Menotti ore 21:00
Lunedì 20 Marzo: “Stagione di prosa 2016/2017”
Teatro Nuovo G.C. Menotti ore 21.00 La Scuola di
Domenico Starnone, regia Daniele Luchetti con Silvio Orlando, Vittoria Belvedere (Cardellino srl).
Giovedì 9, venerdì 10 e venerdì 31, ore 18: Hot
Anthology – La grande letteratura che scalda l’inverno: Sala Pegasus.