rassegna stampa 6 marzo 2017

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Transcript rassegna stampa 6 marzo 2017

CITTA' DI VITTORIA
RASSEGNA STAMPA
6 MARZO 2017
LUNEDÌ 6 MARZO 2017
LA SICILIA
primo piano
emergenza a Vittoria
Il caso Salina. Nei terreni dei fratelli Pironti, imprenditori, un autentico disastro
e a nulla finora sono valse le segnalazioni e le richieste d’intervento per il ripristino
Erano campi coltivati
sono una palude
DANIELA CITINO
IL SOGNO DI
ARTURO DI
MODICA. d.c.)
Arturo Di Modica, lo scultore del Charging
bull, sogna di
collocare due
maestosi cavalli di pietra alti
venti metri. Un
sogno d'arte ispirato dall'idea che il fiume Ippari possa risorgere e
tornare ad essere quello che
era in origine. Il
suo nome infatti risale al
periodo greco
e sembra derivi
dall'antica leggenda del pastorello Ippari
innamorato
della ninfa Camarina; infatti
la più antica citazione oggi
nota è quella
contenuta nell'opera "Olimpia" del poeta
greco, del V secolo a.C., Pindaro. La sua
portata, oggi
molto ridotta,
sembra essere
stata invece
notevole nell'antichità, in
quanto la zona,
ricca di boschi
e d'acqua, risulta ricca di
insediamenti abitativi. Sempre presso la
foce si trova il
sito archeologico dell'antica
città di Kamarina, il cui porto
canale era proprio l'estuario
dell'Ippari.
A vederlo da lontano, nel cuore della
Valle dell'Ippari, percorrendo con
l'auto quella striscia di asfalto nero
che è la strada statale, mentre il sole
brilla a mezzogiorno o, se preferite, al
calare della sera, quel gigantesco invaso d'acqua circondato dai caratteristici canneti, sembrerebbe un luogo
lacustre, per certi versi anche misterioso e fascinoso, volendo riportare
con la sua immagine a qualcosa di
nordico.
Invece di fascinoso e, soprattutto di
misterioso non ha proprio nulla. Il
perché lo scopriremo andando a parlare con Paolo e Francesco Pironti, due
dei proprietari di un grande fondo rustico situato in contrada Salina, proprio là, dove romanticamente il sole
brilla nell'acqua.
«E' accaduto quello che era prevedibile, il fiume Ippari ha esondato a cinquecento metri dal ponte di Tremolazza rompendo l'argine», ci dicono i
fratelli Pironti che hanno sottobraccio
le “carte”, tecniche e documentali,
della perizia dell'agronomo Alberto
Fasiol in cui è rendicontato il danno
prodotto da quell'invaso a ben settanta ettari, per la gran parte, coltivati a
grano e frumento. E non solo, in quelle
stesse carte, l'agronomo riportando le
conclusioni della Ctu del prof. Domenico Pumo, ne rivela anche le antiche
cause.
"Le cause dei danni sono ascritte in
.15
primo luogo all’arretramento dello
sbocco del canale emissario della bonifica, che, nel progetto originario del
1901, era stato correttamente ubicato
a mare e perciò reso indipendente dai
livelli idrici che si determinano nell’alveo del fiume Ippari".
Proseguendo nella lettura delle carte, scopriamo le ulteriori concause.
"In seguito l’immissione delle acque
provenienti dai canali di bonifica è
stata effettuata nell’alveo dell’Ippari,
arretrando sempre più la sezione di
Contrada
Salina ha
oggi
l’aspetto
di un
lago: ora
rischia di
cambiare
sbocco dalla battigia, fino agli attuali
500 metri circa. Inoltre, la costruzione
della passerella sulla SP 102 ha ulteriormente peggiorato le condizioni di
deflusso delle acque provenienti dai
canali di bonifica. Al passaggio di portate di piena, anche di modesta entità,
nell’alveo del Fiume, si possono determinare, anche con frequenza annuale, fenomeni di rigurgito nei canali di scolo della bonifica, con innalzamento dei livelli idrici dell’ordine di
grandezza di oltre un metro... Con
Il cedimento di un
argine dopo il
nubifragio di fine
gennaio ha sommerso
circa 70 ettari
tempi di ritorno stimati in quindici
anni, inoltre, si potrebbero verificare
piene nel fiume Ippari tali da determinare la tracimazione degli argini (per
insufficienza idraulica dell’inalveazione) con danni a superfici più estese, poste a quote maggiori rispetto a
quelle dei suddetti terreni vallivi".
Per dirla, dunque, alla Cocciante,
"era stato tutto previsto" ed è per questo che i sonni dei fratelli Pironti non
furono affatto tranquilli mentre la
pioggia cadeva rovinosamente abbat-
fotocronaca di un’inondazione
ARGINE. Il cedimento di un argine dell’Ippari
ha provocato l’inondazione di settanta ettari
coltivati principalmente a grano. L’area, in un
sito d’interesse comunitario, rischia di cambiare radicalmente aspetto con effetti nefasti.
SEGNALAZIONI. Vane finora le richieste d’intervento inoltrate dai fratelli Paolo e Francesco Pironti alle autorità locali, provinciali e
regionali. Ma non v’è dubbio che il caso vada affrontato e risolto in tempi rapidi.
RISCHIO. A pochi chilometri di distanza dal
nuovo «acquitrino» insistono due importanti
villaggi vacanze che nella stagione calda ospitano svariate migliaia di turisti. E l’invasione
di zanzare è un’eventualità da scongiurare.
tendosi sulla Valle dell' Ippari, e tantomeno nella notte tra il 23 e del 24
gennaio mentre il maltempo flagellava l'isola Sicilia e gli stessi luoghi degli
Iblei. A Modica come a Scicli piovve
così tanto da distruggere non solo
strade e ponti ma la stessa l'economia
dei territori. Dodici milioni di euro fu
la conta dei danni, almeno per ciò che
interessava il sistema infrastrutturale, una stima fatta in tempi record come gli interventi richiesti alla Regione. Invece, ancora nulla è stato fatto a
correzione dell'avvenuta rottura dell'argine destro del fiume Ippari.
E non è che i fratelli Pironti non abbiamo fatto nulla. Anzi al contrario,
hanno subito chiesto di periziare i
danni e non solo. I due imprenditori agricoli hanno così cominciato a scrivere "lettere", inviandole per conoscenza o per diretta competenza, a vari soggetti istituzionali. Segnalazioni
e richieste di intervento sono state così inviate all'assessorato provinciale
Territorio Ambiente di Ragusa, alla
prefettura di Ragusa e al Comune di
Vittoria che, a sua volta, nelle persone
dell' assessore alla Protezione Civile,
Paolo Nicastro, e del dirigente di settore, Angelo Piccone, hanno scritto all'Azienda Foreste Demaniali e al Dipartimento regionale della Protezione Civile chiamandole in causa e auspicando la convocazione di un tavolo
tecnico con la finalità di individuare
gli eventuali provvedimenti da adottare. Ancora, niente di fatto.
GLI INTERVENTI SUGGERITI IN UNA PERIZIA
E con la stagione calda alle porte
si rischia l’invasione di parassiti
Per risolvere l’inondazione dovuta
alla tracimazione dell’Ippari su decine e decine di ettari coltivati in contrada Salina, ciò che bisognerebbe fare, in realtà, sembrerebbe già indicato in quella relazione tecnica del professore Domenico Pumo già citata
dall'agronomo Alberto Fasiol. Scrive
Pumo che “circa i provvedimenti da
adottare per ripristinare il corretto
funzionamento idraulico della bonifica e rendere coltivabile l’area soggetta agli allagamenti basterebbe 1)
trasferire a mare lo sbocco del canale
emissario della bonifica, rendendolo
indipendente dal fiume Ippari e dando continuità al suo argine destro, at-
tualmente interrotto per consentire
l’immissione del canale stesso; 2) demolire la passerella sulla SP 102, costruendo un ponticello di luce libera
adeguata al transito delle portate di
piena; 3) effettuare la pulizia dei canali di bonifica, eseguendo sfalci periodici della vegetazione infestante;…”
Sembrano normalissime regole
dettate dal buon senso oltre che dall’orografia del territorio. “I lavori di
nostra competenza e che riguardano
la pulizia dei canali di bonifica sono
stati eseguiti, per tutto il resto ancora
non è stato fatto nulla”, spiegano
Paolo e Francesco Pironti mettendo
in luce altri problemi niente affatto
secondari e che potrebbero essere
una diretta conseguenza dei mancati
interventi.
"Se è pur vero che la zona esondata
- spiegano i fratelli imprenditori - è
attraversata solo da varchi privati, e
se è altrettanto vero che non insistono fabbricati o capannoni, né abitazioni, non vanno però sottovalutato
gli eventuali effetti sulla salute pubblica. Quando arriverà il caldo trasformando quell'invaso in palude
stagnante, la zona sarà funestata da
zanzare, pappataci e altre tipologie
d'insetti, senza considerare anche
l'odore maleodorante che ne potreb-
Un’altra immagine dei
terreni di
contrada
Salina
inondati dal
fiume Ippari.
be derivare e tutto questo a poca distanza dalle zone di villeggiatura e di
accoglienza di strutture ricettive
molto importanti che si trovano a
breve distanza da questi luoghi", aggiungono i due imprenditori auspicando che, al più presto, venga convocato il tavolo tecnico così come, tra
l'altro, richiesto dallo stesso Comune
vittoriese.
"Non vogliamo passare per profetiche cassandre, ma siamo dinnanzi ad
una situazione di criticità che non riguarda più solo un'impresa agricola
ma l'intera comunità". E in questo caso gli effetti nefasti sulle presenze turistiche nei villaggi vacanze che si
trovano a pochi chilometri, e che nella stagione calda accolgono svariate
migliaia di presenze, sarebbero facilmente immaginabili.
Nella lettera di segnalazione inviata all'Azienda Foreste Demaniali i fratelli Pironti hanno segnalato anche
"la mancata rimozione di detriti vegetali lasciati dagli operatori durante
l'esecuzione del programma di taglio
e asportazione delle canne dall'alveo
del fiume Ippari". Basterà perché
qualcuno s’accorga del problema?
D. C.