LE MOTIVAZIONI ALLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA IN

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LE MOTIVAZIONI ALLA SCELTA DEL CORSO DI LAUREA IN
INFERMIERISTICA: UNO STUDIO COMPARATIVO
Merete Amann Gainotti* Susanna Pallini**
Riassunto breve
Studenti di Infermieristica, riferiscono, più degli studenti di Psicologia e Scienze della Formazione,
motivazioni prosociali alla scelta della Facoltà.
Parole chiave Motivazioni alla scelta della Facoltà, professioni sociali, prosocialità
Key words Motivations, social professions, prosociality
Riassunto
Introduzione. Gli studi di Infermieristica, come quelli di Scienze della Formazione, di Psicologia,
conducono alle professioni definite da Holland (1997) come “sociali”, comprendenti cioè tutte quelle
attività relative alle persone, allo scopo di aiutarle, favorirne lo sviluppo, guidarle e curarle. Le tre
professioni sono caratterizzate da differenti ruoli e mansioni sancite a livello legislativo, che gli autori
ipotizzano siano riconducibili a specifiche costellazioni motivazionali.
Ci si è proposti di esplorare con una metodologia qualitativa le costellazioni motivazionali alla scelta della
Facoltà di studenti di Infermieristica e di porle a confronto con quelle di studenti sempre di ambito sociale
quali la Psicologia e Scienze della Formazione.
Materiali e metodi. Il campione, costituito da un totale di 144 studenti matricole del Corso di Laurea in
Infermieristica della Facoltà di Medicina e Chirurgia è stato confrontato con due gruppi di matricole
provenienti dalla Facoltà di Scienze della Formazione (229 studenti) e dalla Facoltà di Psicologia (207
studenti). Ai soggetti è stato proposto di scrivere un testo, seguendo la consegna: “Prova a descrivere
liberamente le tue motivazioni alla scelta del Corso di Laurea in Infermieristica”. Si è proceduto poi
all’analisi del testo.
Risultati. In tutte e tre le Facoltà gli studenti riferiscono motivazioni di carattere prosociale, rappresentate
maggiormente negli studenti di Infermieristica, e in misura minore negli studenti di Psicologia, mentre
motivazioni conoscitive e d’interesse per lo studio sono prerogativa di quest’ultimi.
Discussione. I risultati ottenuti consentono di esplorare motivazioni spontaneamente espresse e di
individuare specifiche tipologie motivazionali nell’ambito delle “professioni sociali”..
Abstract
Introduction. Nursing studies, as well as Studies in “Educational Sciences’ and in Psychology prepare to
the professions that Holland defines “social professions”, which include all those activities related to people
that aim helping, guiding and caring.
These three professions are characterized by different roles and duties, legally codified, that the authors
hypothesise to be connected to specific motivational patterns. The purpose of the study was to explore with
a qualitative methodology the motivational patterns that guide or underlie the choice of studies of Nursing
students and to compare their motivations with those of other students that intend to work in social
professions, like Psychology students and Educational Sciences students.
Instruments and methodology
The subjects are 144 students of the first year of Nursing courses in the Faculty of Medicine. They were
compared with two other groups of students: Educational Sciences students (229 students) and Psychology
students (207 students). Subjects were asked to write a short report, following these instructions: “Try to
freely describe your motivations in choosing Nursing studies”. Then the text has been analyzed.
Results All three groups of students mentioned prosocial motivations, these were rated highest in Nursing
students; Psychology’s Students and students of Educational Sciences, but not nursing students, also
reported epistemic motivations, in the sense of an intellectual interest for the disciplines taught in their
Faculty.
Discussion. The results allow to explore spontaneously expressed motivations, and point to specific
motivational patterns inside the field of “Social professions”.
1
INTRODUZIONE
Il presente lavoro fa seguito ad una indagine precedente da noi condotta1,2,3 per esigenze di
orientamento pre-universitario, mediante una metodologia qualitativa (narrazioni), sulle
motivazioni alla scelta delle Facoltà di Scienze della Formazione e di Psicologia. Dai risultati
sono emersi due diverse tipologie di motivazioni, riconducibili, da una parte a dimensioni di
tipo pro-sociale (desiderio di aiutare, di comprendere, di ascoltare, di difendere gli altri) e
dall’altra a motivazioni di tipo epistemico o conoscitivo (interesse per lo studio di specifiche
discipline). Le prime erano maggiormente rappresentate negli studenti di Scienze della
Formazione e le seconde negli studenti di Psicologia.
Altre professioni, in particolare quella Infermieristica, sono con ogni probabilità scelte
per motivi di ordine pro-sociale ed altruistico. Gli studi di Scienze della Formazione, di
Psicologia e di Infermieristica conducono infatti alle professioni definite da Holland4 come
“sociali”, poiché comprendono tutte quelle attività relative alle persone, allo scopo di aiutarle,
favorirne lo sviluppo, guidarle e curarle. Le motivazioni alla cura e all’aiutare gli altri
sembrano essere in conflitto con altre motivazioni, attinenti al potere e alla riuscita personale5.
Alcune ricerche6 hanno messo in evidenza come all’interno delle professioni sociali, si
diversifichino gli orientamenti motivazionali: ad esempio gli infermieri, pur condividendo con
gli psicologi e gli assistenti sociali un atteggiamento pro-sociale, attribuivano una grande
rilevanza anche a motivazioni valoriali di sicurezza.
La professione infermieristica è un’arte antica, ma una disciplina giovane, caratterizzata
da un continuo sviluppo delle competenze ad essa attinenti, ed una sempre maggiore
definizione degli interessi, interventi e obiettivi ad essa relativi. Anche la ricerca, nell’ambito
della professione infermieristica sta crescendo rapidamente7.
In Italia il ruolo dell’infermiere, ha subito una profonda evoluzione nei compiti e nelle
responsabilità, sancite a livello legislativo. In particolare il Decreto del Ministero della Sanità
n. 739 del 14 settembre 1994, e la successiva legge 10 agosto 2000 n. 251, dispone che
l’Infermiere in possesso del diploma universitario abilitante, e dell’iscrizione all’Albo
Professionale, è responsabile dell’assistenza generale infermieristica, di natura tecnica,
relazionale ed educativa, con scopi preventivi, curativi, palliativi e riabilitativi. I professionisti
infermieri sono in grado di dare una risposta a bisogni specifici di aiuto svolgendo attività
dirette alla prevenzione, alla cura e tutela della salute individuale e collettiva con autonomia
professionale, in quanto possiedono le conoscenze, le competenze, l’indirizzo deontologico e
la responsabilità per compiere le azioni necessarie a tale scopo.
L’aspetto imprescindibile nella professione infermieristica, sancito a livello legislativo, è
dunque il rispondere al bisogno di cura del paziente. Inoltre l’infermiere lavora in stretta
collaborazione con i suoi colleghi e con le altre figure professionali, attraverso procedure
codificate di coordinamento del lavoro, che, se non espletate, condurrebbero ad
un’impossibilità di intervento. La cooperazione è quindi un altro prerequisito nella
professione infermieristica. Infine la professione infermieristica, proprio perché necessita di
un coordinamento e di una collaborazione, prevede generalmente un inserimento in
un’organizzazione pubblica o privata più ampia e come tale inserita in un sistema anche
retributivo, organizzato, sicuro e codificato. Tale assetto in genere assicura una stabilità nel
tempo del lavoro e della retribuzione.
Alle tre caratteristiche del lavoro infermieristico: salvaguardia e promozione dei bisogni
di salute, necessità intrinseca di coordinamento con i colleghi e con altri operatori della salute
e inserimento in strutture organizzative più ampie e consolidate, corrispondono specifici
assetti motivazionali. L’attività di salvaguardia della salute dell’altro risponde a bisogni di
prosocialità. La necessità di coordinare la propria attività con quella di altri risponde invece ad
una motivazione alla cooperazione, mentre l’inserimento in ampie strutture organizzative
consolidate, corrisponderà a bisogni di sicurezza.
2
Numerose ricerche, confermano la corrispondenza tra tali caratteristiche professionali e
assetti motivazionali negli studenti di Infermieristica, legati soprattutto all’idea di aiutare
l’altro8, 9, 10, 11, un desiderio di crescita personale12, 10, insieme a motivazioni più strumentali,
quali la possibilità di trovare lavoro facilmente9.
Le configurazioni motivazionali possono però diversificarsi a seconda della fase
professionale e dei contesti lavorativi in cui vengono investigati. Infermieri già diplomati, e
che lavorano da tempo, possono decidere di tornare a formarsi per un desiderio di
avanzamento e realizzazione personale13. In ambito invece lavorativo le motivazioni possono
essere influenzate dal clima organizzativo e dal contenuto del lavoro. In diversi studi italiani
vengono riscontrate essenzialmente motivazioni prosociali14, insieme ad altre motivazioni
specifiche del contesto lavorativo. Ad esempio in un contesto quale quello del Pronto
Soccorso, le principali motivazioni erano rappresentate invece oltre che dal desiderio di
aiutare gli altri, dalla dinamicità del lavoro, tipico di tale reparto15 mentre nella Città di
Firenze, l’85% di infermieri ospedalieri ritenevano prioritario che ciò che li “Faceva star
bene” e “Fare ciò che piace”, ed ancora: “Svolgere mansioni e compiti che sento miei”16.
In uno studio del Massachusetts, in una realtà geografica e culturale così diversa da quella
europea, il personale infermieristico considerava oltre che valori sociali, quali il prendersi
cura della persona, la collaborazione, il sostegno dei colleghi, valori quali la responsabilità e
la qualità17.
Altre due professioni d’aiuto: psicologo ed educatore si diversificano per aspetti
significativi rispetto all’assetto motivazionale. La professione di psicologo, istituita con legge
n. 56 del 1989, riguarda l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la
diagnosi, le attività di psicoterapia e di riabilitazione rivolte alla persona, al gruppo, agli
organismi sociali e alle comunità. Lo psicologo svolge dunque oltre che la psicoterapia, anche
attività di organizzazione, sperimentazione, ricerca e didattica che non comportano
necessariamente il contatto con il paziente/utente. Lo psicologo può lavorare prevalentemente
in collegamento con gli altri ruoli, ma anche in una parziale autonomia e a volte anche in
solitudine, soprattutto nell’esercizio della psicoterapia. Egli occupa molto frequentemente una
posizione lavorativa di libero professionista, non inserito stabilmente in alcuna
organizzazione. L’aspetto di collaborazione e di coordinamento con altri colleghi non è così
imprescindibile allo svolgimento della professione, come per gli infermieri. L’aiuto offerto al
paziente e la conseguente motivazione prosociale sono mediati da un forte interesse
conoscitivo per la personalità e per le problematiche socio-relazionali del paziente. In molti
casi la professione dello psicologo non garantisce stabilità e sicurezza retributiva.
Infine l’educatore professionale, per decreto ministeriale 1998, n. 520 è un operatore
sociale e sanitario che, in possesso del diploma universitario, attua specifici progetti educativi
e riabilitativi nell’ambito di un progetto terapeutico elaborato da un’équipe multidisciplinare,
volti allo sviluppo equilibrato della personalità. Gli obiettivi della sua attività sono
educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana dei
soggetti in difficoltà. Le Facoltà di Scienze della Formazione, propongono itinerari di studio
in cui vengono approfonditi aspetti pedagogici, psicologici, giuridici, filosofici e storici allo
scopo di formare gli studenti a rispondere ai bisogni delle persone nella loro completezza,
individuale e sociale, sia nella loro normale evoluzione, sia in stato di sofferenza.
L’assistente sociale e l’educatore molto spesso sono figure uniche all’interno di
un’organizzazione, ma sempre inseriti in un progetto terapeutico pensato e svolto da più
figure professionali con le quali hanno una forte necessità di coordinarsi, allo scopo di
garantire il benessere di altri. Il contatto con l’utenza è sempre diretto, così come la
disponibilità all’aiuto, proprio per la natura dell’intervento educativo, che necessità di una
relazione stabile e continuata nel tempo e di una forte propensione sociale. Tale professione
risponde sicuramente ad un bisogno di collaborazione e di prosocialità.
3
OBIETTIVO
Con riferimento allo studio precedente da noi condotto nel 20044, sulle motivazioni alla scelta
della Facoltà di studenti delle Facoltà di Scienze della Formazione e di Psicologia, l’obiettivo
del presente lavoro è l’analisi delle motivazioni di studenti che scelgono il Corso di Laurea in
Infermieristica al fine di confrontarle e di rilevare eventuali differenze con le altre due
categorie di studenti in esame. L’ipotesi generale che guida l’insieme della ricerca è che dalle
motivazioni esplicitate si possano delineare delle “tipologie” differenti di studenti, orientati
diversamente non solo sul piano professionale ma anche sul versante valoriale e delle
caratteristiche di personalità. Ulteriore obiettivo è quello di potere fornire un contributo in
senso applicativo, in base alle eventuali differenze riscontrate, a chi è impegnato
concretamente nella prassi formativa e nell’orientamento.
METODO
I soggetti dell’attuale indagine• sono gli studenti iscritti nell’anno accademico 2004-05 al
primo anno del Corso di Laurea in Infermieristica delle Facoltà di Medicina e Chirurgia
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Torino, e delle Facoltà di Medicina
dell’Università statale di Milano sede di Bergamo, e dell’Università di Torino, sede di Cuneo.
Il questionario è stato somministrato a tutti gli studenti presenti in aula in forma anonima,
dopo avere ottenuto il consenso all’indagine dai dirigenti infermieristici che a loro volta
avevano avvisato gli studenti di tale iniziativa. Come nell’indagine precedente, sulle
motivazioni alla scelta della Facoltà di studenti di Scienze della Formazione e di Psicologia, si
è fatto ricorso alla narrazione libera perché ritenuta particolarmente atta a rilevare le reali
motivazioni, gli atteggiamenti e i sentimenti spontanei dei soggetti verso le proprie
aspirazioni e scelte relative allo studio, al campo lavorativo, e alla futura professione.
Agli studenti è stato fornito un foglio bianco, formato A4, sul quale era stampata la
consegna: “Prova a descrivere liberamente le tue motivazioni alla scelta del Corso di Laurea
in Infermieristica” e alcune richieste di informazioni anagrafiche. Il tempo a disposizione era
circa 20 minuti.
Al termine del compito veniva chiesto agli stessi studenti di siglare il loro elaborato in
funzione dell’una o dell’altra delle sei seguenti categorie di motivazioni:
1. inclinazioni personali,
2. tradizione familiare,
3. esperienze scolastiche positive (+) o negative (-),
4. contatti casuali con il mondo del lavoro,
5. influenza degli amici,
6. altro (specificare).
Ogni elaborato poteva comprendere più sigle o categorie di motivazioni.
Successivamente le narrazioni sono state di nuovo lette e analizzate da due codificatori esperti
per individuare quali ulteriori categorie motivazionali fossero sottese nella classe
“Inclinazioni personali”. Una volta individuate le classi motivazionali tutte le narrazioni sono
state di nuovo codificate secondo le categorie enucleate. Ogni narrazione poteva essere
classificata in base a più categorie motivazionali.
RISULTATI
Il campione è risultato costituito da un totale di 144 studenti di Infermieristica, di cui 121
femmine (84%) e 23 maschi (16%). La Tabella I mostra la ripartizione del campione per
classi di età.
•
una parte dei dati sono stati raccolti dalla dottoressa R. Nugara, che li ha utilizzati per l’elaborazione della sua
tesi di laurea magistrale in Scienze dell’Educazione degli adulti e Formazione continua.
4
Tabella I. Ripartizione per classi d’età dei soggetti
FEMMINE
18-20
ANNI
91
75,21%
21-24
ANNI
11
9,09%
25-30
ANNI
9
7,44%
30-35
ANNI
8
6,61%
13
6
2
2
56,52%
26,09%
8,70%
8,70%
104
17
11
10
2
144
72,22%
11,81%
7,64%
6,94%
1,39%
100%
MASCHI
TOTALE
OLTRE
TOTALE
2
1,65%
121
100%
0
23
100%
I dati che verranno utilizzati per il confronto, già pubblicati nel 2004, sono relativi a
quelli forniti da due gruppi di studenti formati in modo casuale in base alla disponibilità degli
stessi:
• 229 studenti della Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Roma Tre, di cui
213 femmine e 16 maschi;
• 207 studenti della Facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, di cui 170
femmine e 37 maschi.
La Tabella II mostra quali sono state le categorie di motivazioni, da 1 a 6, maggiormente
indicate dagli studenti in Infermieristica in funzione del genere.
Tabella II. Motivazioni alla scelta del Corso di Laurea degli studenti in Infermieristica
(Categorie da 1 a 6)
SOGGETTI
TOTALE
RISPOSTE
MOTIVAZIONI
1
2
3+
3-
4
5
6
Femmine
Tot=121
N.
111
22
8
4
21
12
13
%
91,74
18,18
6,61
3,31
17,36
9,92
10,74
N.
23
3
1
1
3
6
0
%
TOTALE
=144
N.
100
13,04
4,35
4,35
13,04
26,09
0,00
Maschi
Tot=23
%
134
25
9
5
24
18
13
93,06
17,36
6,25
3,47
16,67
12,50
9,03
191
37
228
LEGENDA: 1 inclinazioni personali, 2. tradizione familiare, 3. esperienze scolastiche positive (+) o
negative (-), 4. contatti casuali con il mondo del lavoro, 5. influenza degli amici, 6. altro (specificare).
N.B. Le percentuali sono state calcolate sul totale dei soggetti e ogni soggetto poteva fornire più risposte.
5
Come risulta dai dati quantitativi, il 93% delle matricole di Infermieristica ha scelto il corso di
Laurea per “ Inclinazioni personali” (categoria 1), mentre in misura molto minore ha citato
anche altre motivazioni; non si evidenziano differenze di genere rispetto a questa principale
motivazione (femmine = 92% ; maschi = 100%).
Le altre categorie quali “Esperienze scolastiche positive o negative” non sembrano avere
avuto peso nelle scelte degli studenti, mentre una certa influenza hanno avuto “Gli amici”,
soprattutto per i maschi (27%), “La tradizione familiare”, maggiormente per le femmine
(19%) e “I contatti casuali con il mondo del lavoro”, sia per le femmine (17%) che per i
maschi (13%). Le risposte di tipo “altro” appaiono irrilevanti, per le femmine come per i
maschi.
La Tabella III offre un prospetto delle principali componenti delle “inclinazioni
personali”, spontaneamente espresse dalle matricole, che emergono da una analisi del
contenuto delle narrazioni.
Tabella III. Componenti delle “Inclinazioni personali” spontaneamente espresse dagli studenti del
Corso di Laurea in Infermieristica
COMPONENTI INCLINAZIONI PERSONALI
FEMMINE
121
MASCHI
23
TOTALE
144
A
DESIDERIO DI STARE VICINO, DI
CURARE
N.
%
103
85,12
20
86,96%
123
85,42%
B1
SENSIBILITA’ ALLA SOFFERENZA IN
GENERE
B2
SENSIBILITA’ ALLA SOFFERENZA
PER ESPERIENZE PERSONALI
N.
%
N.
%
23
19,01%
19
15,70%
5
21,74%
0
0,00%
28
19,44%
19
13,19%
C
AVER FATTO VOLONTARIATO
D
VOCAZIONE CHE RISALE
ALL’INFANZIA
E
INTERESSE COGNITIVO PER
SPECIFICHE DISCIPLINE
N.
%
N.
%
N.
%
13
10,74%
28
23,14%
15
12,40%
2
8,70%
1
4,35%
1
4,35%
15
10,42%
29
20,14%
16
11,11%
F
FACILITA’ A TROVARE LAVORO
N.
20
16
36
G
ALTERNATIVA A MEDICINA
%
N.
%
16,53%
10
8,26%
69,57%
5
21,74%
25,00%
15
10,42%
231
50
281
TOTALE COMPONENTI
Da un’attenta analisi delle narrazioni libere, si rilevano i seguenti contenuti ricorrenti,
riconducibili alle inclinazioni personali: il desiderio di aiutare e di curare, la sensibilità alla
sofferenza, l’avere fatto volontariato, il richiamo ad una “vocazione” risalente all’infanzia, ma
anche aspetti pratici e concreti relativi alla facilità di trovare lavoro grazie alla Laurea in
Infermieristica, e alla brevità degli studi rispetto a quelli di medicina. Scarsamente
menzionato è invece l’interesse per lo studio e per gli aspetti conoscitivi delle discipline dello
specifico Corso di Laurea.
6
La lettura della Tabella III mette in evidenza alcune analogie, ma anche delle
interessanti differenze tra i contenuti delle “inclinazioni” personali riportate dalle femmine e
dai maschi.
I contenuti narrativi forniti dagli studenti di Infermieristica, sia femmine che maschi,
fanno emergere una forte motivazione pro-sociale che si manifesta con espressioni
linguistiche che fanno riferimento al desiderio di aiutare, di stare vicino, di curare e di essere
sensibili alle altrui sofferenze. Soltanto le femmine riferiscono nella misura del 23 % di una
vocazione in tal senso risalente all’infanzia. (riquadro 1)
In primo piano per i maschi, contrariamente alle ragazze, vi sono le preoccupazioni
per il futuro lavorativo (70%) e per le opportunità lavorative maggiori, offerte dal settore
infermieristico; motivo per cui questo Corso di studio si propone ai maschi anche come una
valida alternativa agli studi di Medicina. (riquadro 2)
Di scarsa entità numerica, sia nelle femmine che nei maschi, appare la motivazione di
tipo conoscitivo per le discipline del Corso di Laurea in Infermieristica.
Riquadro 1 Esempi di narrazioni sulle motivazioni alla scelta delle studentesse di
Infermieristica
Ho scelto questo corso in quanto avendo fatto volontariato, in una casa di riposo per anziani, ho
iniziato a capire veramente quanto è importante stare vicino alle persone (anche solo con un saluto ed
un sorriso). Stando vicino a persone tristi e sofferenti mi sentivo meglio, rientravo a casa veramente
soddisfatta. Da quel momento ho “capito” che il mio futuro era nel campo assistenziale. Secondo me
l’infermiera non è solo una persona che si occupa della somministrazione dei farmaci ma anche del
bisogno, della cura, dell’assistenza delle persone. Per questa ragione ho scelto di intraprendere questa
professione. (18 anni)
Avevo 7-8 anni quando mio nonno è stato operato di cancro alla gola. Dopo mesi di ospedale ed anni
di riabilitazione da logopedista gli è stata accreditata la guarigione. Sono passati una decina di anni e
a settembre dello scorso anno è morto. Metastasi ovunque…….il tumore si è ripresentato ma allo
stomaco. A 17 anni ho perso il mio ragazzo. Uscivamo da due anni e poi è stato ricoverato per
leucemia. E’ morto nel giro di un anno. L’accostarmi al mondo della sofferenza mi ha dato modo di
capire, di riflettere, di imparare ad amare la vita, anche la più segnata dal dolore, la più
apparentemente insignificante. Ma allo stesso tempo guardavo loro come persone che prima ancora di
curare la malattia, si prendono cura della vita rimasta, per quanto debole, fino all’ultimo alito di vita.
Questione di amare la vita nella forma più alta del mistero che è il dolore. Purtroppo infermieri
svogliati ne ho visti tanti. Sottomessi alla routine, impermeabili ai sentimenti, rigidi…..quasi scocciati
nel sentirsi chiamati accanto alla persona nel bisogno. Ho capito che la vita va preservata, curata,
amata in ogni sua forma. Io sarò diversa da coloro che trattano male la vita. (19 anni)
La mia scelta è partita dall’età di 8 anni perché mi sono sempre presa cura di tutti (persone e animali).
La scelta si è concretizzata quando ho iniziato a curare mia nonna e poi mio zio Bruno (mancato 8
anni fa) era nella croce rossa come volontario. Ho scelto il turistico perché mi piace il contatto con la
gente e alla fine delle superiori ero indecisa se fare poliziotta, marina militare in Francia oppure
medico-infermiera. Alla fine mi sono decisa a fare questo corso di laurea perché mi sento molto
portata per questo lavoro e comunque è una cosa che ho sempre sognato di fare con questo lavoro
credo di poter dare molto alle altre persone e sentirmi molto gratificata personalmente ma anche
ricevere molto in cambio e, in genere ricevi più di quello che hai dato, una soddisfazione sotto il
punto di vista professionale. (19 anni)
Ho scelto questo corso di laurea perché ho desiderio di fare un lavoro che mi gratifichi e che mi
faccia sentire utile. Grazie alle esperienze di comunicoterapia effettuate negli anni del liceo, ho capito
di voler aiutare i bambini malati a sentirsi meglio, partendo dalla cura con il sorriso. In generale,
comunque, mi ha spinto il desiderio di stare a contatto con le persone aiutandole e assistendole nella
loro malattia. Non riuscirei a fare un lavoro senza pensare agli altri. Inoltre mi piacerebbe anche
lavorare all’estero in luoghi poveri, in cui c’è carenza di aiuti sanitari, in particolar modo stando
vicino ai bambini. (19 anni)
7
Mi sento portata alla relazione d’aiuto in quanto sono sensibile e mi piace essere a disposizione della
gente. Mia mamma mi ha consigliato questo mestiere visto che lavora da 20 anni in casa di riposo.
Spero sia la scelta giusta! Gli amici invece di appoggiare la mia scelta la contestano perché pensano
che questo lavoro sia dequalificante ed è assurdo fare 3 anni di università per fare questo tipo di
mestiere. Pensano che si debba aspirare al meglio nella vita, che i giovani di oggi devono pensare a
una carriera brillante e con uno stipendio alto. L’infermiere nonostante l’alto grado di responsabilità
che ha è pagato poco. (20 anni)
Fin da piccola ho sempre pensato più agli altri che a me stessa, questo mi ha fatto capire che da
grande avrei voluto fare un lavoro che mi permettesse di aiutare il prossimo. Sento di avere molto da
dare agli altri: pazienza, gentilezza,…… dati che per un infermiere sono importanti oltre alla
professionalità. Quando aiuto qualcuno e vedo che il mio aiuto anche per una piccola parte è servito a
farlo star meglio, sono felice. (21 anni)
Dopo cinque anni di veterinaria non ero soddisfatta, ho fatto esperienze di volontariato in Africa e
lavorato in ospedale in Irlanda ed ho capito che volevo dedicar la mia vita agli altri. Questo lavoro mi
permetterà di unire ambito scientifico (che continua ad attirarmi) ed umano. Inoltre e soprattutto avrò
la possibilità di viaggiare lavorare in paesi in via di sviluppo attraverso organizzazioni umanitarie,
motivazione primaria per il cambiamento radicale di studi e progetti. (25 anni)
Riquadro 1 Esempi di narrazioni sulle motivazioni alla scelta degli studenti di Infermieristica
Ẻ una professione tangibilmente utile, sia per se stessi che per gli altri. Mi piace essere a contatto con
le persone di ogni tipologia, mi piace avere un rapporto profondo, significativo. Molte materie di
questo corso riguardano come migliorare questi rapporti e come affrontare situazioni emotivamente
difficili. Ẻ un’ottima opportunità di lavoro e di viaggio. (19 anni)
Ho scelto questa professione perché mi ha sempre affascinato il mondo della sanità in particolare
quello ospedaliero. Inoltre mi fa sentire utile il fatto di prestare un servizio ai più bisognosi. Sono
anche stato incoraggiato in parte dal fatto che da quello che so, una volta laureato, probabilmente
troverò lavoro in quanto la figura professionale dell’infermiere è molto ricercata e questo mi permette
di fare ciò che desidero ma allo stesso tempo mi garantisce anche un lavoro sicuro. (19 anni)
Ho scelto questo corso di laurea in Infermieristica perché fin da quando avevo una attrazione per il
“campo medico”. Prima preferivo di gran lunga la figura del dottore a quella dell’infermiere, ma poi
ho scoperto che la figura dell’infermiere era molto più disponibile e vicina ai problemi del paziente, si
occupava dei suoi problemi in prima persona. (19 anni)
Necessità di mettere in pratica azioni di assistenza e di aiuto che altrimenti rimarrebbero solo dei
buoni propositi; disponibilità e dovere morale di cercare di alleviare il più possibile lo stato di
sofferenza di una persona; scelta un poco egocentrica di avere, a causa della carenza di personale, un
lavoro assicurato dopo la scuola. (20 anni)
Inclinazioni personali: sono empatico, compassionevole e competente. Ho vissuto anche lunghi
periodi di infermità, durante i quali la figura dell’infermiere mi è stata di fondamentale aiuto,
sostegno ed educazione. L’abilità che l’infermiere ha (o dovrebbe avere) di instaurare e di far crescere
un rapporto con una persona e la capacità di rendere accrescente ed educativo questo rapporto sono
aspetti estremamente interessanti della professione. L’infermiere poi entra in relazione con persone di
ogni tipo (sensibilità, cultura, estrazione sociale) ed in ambito palliativo, ad esempio, si tange la
spiritualità di una persona. Occorre dunque rigore morale, umiltà, disponibilità d’ascolto. Un bravo
infermiere DEVE essere una persona con una certa sensibilità. Più banalmente, deve essere una brava
persona. (23 anni)
Infine ponendo a confronto le classificazioni degli studenti di Infermieristica rispetto
alle categorie: “Atteggiamento prosociale” ed “Interesse cognitivo e di studio” con quelle
degli studenti di Psicologia e di Scienze della formazione, osservate nel precedente studio, è
8
possibile notare un più forte orientamento prosociale espresso dagli studenti di
Infermieristica, seguiti dagli studenti di Scienze della Formazione, mentre solo il 26,07%
delle risposte di psicologi sono relative a tale categoria. Una tendenza inversa ha invece
l’interesse conoscitivo, che sembra molto rappresentato nelle narrazioni degli studenti di
Psicologia, mentre è meno rappresentato negli studenti di Scienze della Formazione e quasi
assente negli studenti di Infermieristica (Tab. IV).
Tabella IV Confronto tra gli studenti di Scienze della Formazione, Psicologia e Infermieristica rispetto
alle motivazioni prosociali e di studio.
Facoltà
SCIENZE
FORMAZIONE
Tot.
Soggetti
229
PSICOLOGIA
207
SCIENZE
INFERMIER
144
ATTEG.
PROSOCIALI
169
INTERESSE
COGNITIVO
E DI STUDIO
118
ALTRE
MOTIVAZIONI
109
42,66%
83
25,46%
199
29,80%
158
48,47%
16
27,53%
85
26,07%
66
70,82%
5,69%
23,49%
TOT.
RISPOSTE
396
326
281
DISCUSSIONE
L’analisi degli assetti motivazionali consente di formulare previsioni sulla
soddisfazione lavorativa futura dello studente, e sull’eventuale abbandono di tale
professione12, 18. Se gli studenti si troveranno ad affrontare un ciclo di studi in cui le
motivazioni iniziali troveranno conferma nella proposta didattica e nell’organizzazione delle
discipline, l’esperienza universitaria sarà congruente con i loro desideri e progetti; in caso
contrario sperimenteranno una dissonanza tra i loro bisogni e la realtà esperita.
La metodologia qualitativa utilizzata a tale scopo consente di cogliere aspetti importanti
nelle motivazioni alla scelta delle Facoltà, proprio perché basata sull’analisi di componenti
motivazionali spontaneamente espresse e non sollecitate da scale di valutazione predisposte a
tale scopo.
Il primo livello di analisi qualitativa ha consentito di differenziare le fonti motivazionali
legate a criteri più interni, quali le inclinazioni personali, da quelle legate a criteri più esterni,
dettati da contingenze ambientali ed esperienziali. Un risultato importante relativo a
quest’aspetto è che delle 144 matricole di Infermieristica, ben 134 sono state guidate da
inclinazioni personali. La loro scelta ha cioè presupposto una decisione interiore in base a
priorità personali, anche se tali fonti decisionali sono accompagnate in vari casi anche da altri
tipi di considerazioni, più riconducibili ad influenze esterne: 25 soggetti hanno addotto anche
motivazioni legate alla tradizione familiare e 24 soggetti ai contatti con il mondo del lavoro;
infine, i maschi, soprattutto, hanno “realisticamente” preso in considerazione anche le
maggiori opportunità lavorative offerte dalla professione di infermiere.
L’analisi della categoria “inclinazioni personali” ha consentito d’individuare lo
specifico orientamento prosociale, tipico della professione infermieristica. La stragrande
maggioranza delle componenti motivazionali citate dai soggetti, in continuità con gli studi
precedenti citati, fa riferimento al desiderio di curare e alla sensibilità alla sofferenza, esso
sembra un elemento stabile, in quanto caratterizzante la professione. Un certo rilievo viene
però anche attribuito a motivazioni di sicurezza nel trovare lavoro. L’altra motivazione da noi
riscontrata, rappresentata anche in altri contributi, è il proseguire una tradizione familiare 19.
Dal confronto con gli studenti di Psicologia e di Scienze della Formazione è possibile
stabilire un’interessante linea di tendenza nell’atteggiamento prosociale. Gli studenti di
9
Infermieristica risultano quelli più dotati di tale motivazione, seguiti dagli studenti di Scienze
della Formazione e in ultimo dagli studenti di Psicologia. Al contrario l’orientamento
epistemico e l’interesse per la conoscenza segue un andamento inverso, ove gli studenti di
Psicologia sono quelli che maggiormente citano spontaneamente tale propensione, seguiti
dagli studenti di Scienze della Formazione e infine dagli studenti di Infermieristica.
Non emergono invece motivazioni legate al desiderio di cooperazione con altri. Vero è
che l’atteggiamento di cooperazione rappresenta più uno strumento di lavoro, mentre
l’atteggiamento prosociale è lo scopo del lavoro sociale, e quindi la cooperazione costituisce
una motivazione di secondo o terzo ordine rispetto all’obiettivo principale che è quello di
aiutare e di curare gli altri. Un altro grande assente, nei tre gruppi di studenti, è rappresentato
dalla motivazione agonistica, di ricerca di successo e di riuscita personale, che non viene
assolutamente citata spontaneamente in nessuno dei trascritti, anche se sono spesso presenti
nelle matricole di Infermieristica accenni alla “gratificazione “ e alla “realizzazione
personale” che l’aiutare e curare gli altri comporta.
Le matricole di Infermieristica, di Psicologia e di Scienze dell’Educazione
condividono una comune motivazione di base di tipo prosociale, altruistica e relazionale che
si diversifica in vari modi, combinandosi, o non, con motivazioni di tipo conoscitivo,
e differenziandosi rispetto alla specificità dell’“agire” tipico delle professioni in esame.
In ulteriori analisi del materiale narrativo prodotto dai tre gruppi di matricole, potrebbe
essere interessante centrare l’analisi sui verbi più frequentemente utilizzati nei diversi gruppi.
Ad una prima lettura appare che, mentre tutti e tre i gruppi utilizzano con frequenza variabile
il verbo “aiutare”, soltanto le matricole di Infermieristica adoperano il verbo “curare”, a
convalida della specificità di tale aspetto nella professione infermieristica. Tale risultato è
coerente con l’osservazione di Phillips20 sui documenti che riguardano la preparazione degli
infermieri, ove le parole “prendersi cura” compaiono almeno altrettanto spesso che la parola
infermiere.
Un ultimo aspetto, ma non di minore importanza, da considerare è quanto la motivazione
alla cura possa essere influenzata da un atteggiamento di oblatività coatta (compulsive
caregiving), definita in accordo a Bowlby, 198021 come un prendersi cura intensamente, e
spesso eccessivamente, del benessere degli altri, con le problematiche emotive e di tendenza
al burnout che tale assetto motivazionale, comporta22. L’istanza motivazionale a prendersi
cura degli altri nell’ipotesi di Bowlby (1980) 21 è legata ad esperienze infantili di dolore, che
vengono affrontate occupandosi del dolore di altri, piuttosto che elaborando la propria
sofferenza, oppure all’esperienza infantile di richiesta di cura da parte del genitore, incapace
o impossibilitato di fornire lui cura al bambino. In un’interessante indagine condotta da
Philips (1997)23 la tendenza ad occuparsi degli altri è stata per l’appunto messa in relazione ad
esperienze infantili di dolore. Nelle narrazioni da noi analizzate. temi di sofferenza personale,
legati soprattutto alla malattia di congiunti, effettivamente compaiono con frequenza.
Nello stesso tempo la motivazione alla cura, se opportunamente conosciuta ed elaborata
dentro di sè rappresenta la possibilità più importante di dare significato al proprio lavoro.
Come anche viene affermato nell’ampia ricerca svolta da Avallone14, nel corso della
professione infermieristica il più grande motivo di soddisfazione rimane comunque il rapporto
con il malato.
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