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Giovedì 9 Marzo 2017
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L’ex candidata a sindaco di Napoli si dimette da capogruppo e accusa il Pd di flirt con de Magistris
La triste parabola della Valente
Simbolo dell’accordo Orfini-Renzi, ora scaricata dal partito
DI
L
GIOVANNI BUCCHI
e lacerazioni del Pd
napoletano investono in pieno l’ex
candidata sindaco
Valeria Valente. Lei che
doveva rilanciare il partito
sotto al Vesuvio a suon di
slogan efficaci (memorabile
il #NapoliVale che ha caratterizzato la sua campagna
elettorale), l’ex bassoliniana che aveva osato sfidare
(e battere) proprio Antonio
Bassolino alle primarie
comunali (con enorme coda
di polemiche), meno di un
anno dopo quell’avventura
elettorale dai risultati disastrosi, si ritrova sola in
consiglio comunale a Napoli, scaricata dal suo stesso
gruppo consiliare che le ha
chiesto con insistenza di
mollare l’incarico da capogruppo. Cosa che la deputata ha prontamente fatto,
preferendo comunque restare su due poltrone (quella
di Montecitorio e quella
dell’assise partenopea).
La vicenda della Va-
lente, con questo mesto
epilogo politico, rappresenta un’efficace sintesi dello
psicodramma nel quale è
immerso da oltre un anno
il Pd di Napoli.
A iniziare dagli
scandali sullo svolgimento
delle primarie
(celebre il video
di FanPage con
il consigliere
uscente Antonio Borriello
che distribuisce monetine
per votare fuori dai seggi),
da quelli sulla
composizione
delle liste con
tanto di strascichi giudiziari
(il compagno della Valente
Gennaro Mola è indagato
nell’inchiesta sui candidati
a loro insaputa), fino alle
diatribe interne tra i vari
capibastone di territorio e
di corrente.
La batosta rimediata
contro Luigi de Magi-
zi e il presidente del partito Matteo Orfini, peraltro
punto di riferimento di Rifare l’Italia, il gruppo dem
di cui l’ex candidata napoletana è
stata referente
in Campania; i
renziani
si erano
impegnati a sostenerla
sotto al
Vesuvio,
in cambio
dell’appoggio
degli orfiniani a
Vignetta di Claudio Cadei
Roma per
Roberto
quassato un partito ormai Giachetti. Operazione falridotto a un mero cartello lita da ambo le parti, come
elettorale a uso e consumo è noto.
E adesso che Renzi si
delle varie cordate interne.
E proprio a proposito di cor- è dimesso sia da Palazzo
renti, la Valente rappresen- Chigi che dal Nazareno e
tava una sintesi operativa deve sfidare per la segredell’accordo tra l’allora se- teria l’altro esponente dei
gretario dem Matteo Ren- Giovani Turchi, il Guarstris, con quel 21,13% che
ha tenuto Valente alla larga
dal ballottaggio e quell’imbarazzante 11,63% del Pd
sotto al Vesuvio, ha scon-
dasigilli Andrea Orlando, la Valente che fa? Per
ora non parla di congresso
nazionale del partito, si limita a respingere gli attacchi che le arrivano da casa
sua. In un’intervista al Tgr
Campania si è tolta più di
un sassolino dalle scarpe,
accusando quei «pezzi del
partito che dialogano con
de Magistris e provano a
condividere con lui pezzi di
gestione» e ricordando il suo
«coraggio di sfidare con la
scelta di candidarsi a sindaco personalità importanti
e i loro sistemi di potere»,
con chiaro riferimento a
Bassolino.
Insomma, non solo ha
dovuto fronteggiare il suo
ex padrino politico, ma la
Valente ha pure dovuto guidare un partito che adesso,
quasi un anno dopo quelle
drammatiche elezioni, l’ha
sfiduciata in consiglio comunale e finisce per flirtare con il suo sfidante. Insomma, un finale piuttosto
amaro.
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