Giornalino AVO numero 12

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Transcript Giornalino AVO numero 12

MILANO
NEWS
Numero 12 | FEBBRAIO 2017
di Francesco Colombo
Care e cari Soci,
in data 7 febbraio si è svolta una riunione tra i Coordinatori di Ospedale e
tutti i membri del Consiglio dopo le dimissioni del Presidente, rassegnate
il 12 gennaio, che ha visto la mia nomina in sua sostituzione.
È stato un momento di prezioso e proficuo interscambio che continuerà
come di consueto con cadenza periodica.
Le sfide che ci attendono e che in parte sono già state portate avanti
sono tante, il mondo cambia velocemente, se da un lato abbiamo bisogno
di essere più visibili per attrarre persone di valore, dall’altro dobbiamo
comunicare al nostro interno con maggiore efficacia, far sentire ognuno
di noi parte di un gruppo che ha una missione umana importante.
Dobbiamo e vogliamo essere “visionari coi piedi per terra” per avvicinarci
alle sempre maggiori istanze che ci pervengono dall’esterno.
Da tempo abbiamo iniziato con un’esperienza diversa, essere parti del
progetto “Meetingdem”, un centro diurno di incontro per persone affette
da demenze e loro familiari, che vede un nostro gruppo di volontari fare
parte con successo dell’equipe; tante AVO, come noi, si stanno dando da
fare in questo senso.
Intendiamo proseguire sulla strada di un’associazione sempre più vicina
alla persone che sono per noi “il centro del mondo”.
Un caro saluto e “buon servizio”!
avomilano NEWS |
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MILANO
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OSPEDALE SAN PAOLO
SERATA CONVIVIALE
PER FESTEGGIARE IL S. NATALE
Il giorno 5 dicembre u.s. noi volontari dell’0spedale San Paolo di Milano ci siamo riuniti in un ristorante per festeggiare il
prossimo Natale.
Tantissimi di noi erano accompagnati da familiari.
Durante la cena abbiamo anche festeggiato il nostro collega
Gabriele Maestri Caravita, che per raggiunti limiti di età, a fine
anno dovrà lasciare il servizio in ospedale. E’ stato un momento commovente per tutti.
Abbiamo inoltre organizzato una lotteria con bellissimi premi e
ci siamo divertiti tantissimo.
Questi momenti di condivisione aiutano a conoscerci meglio
fra di noi ed essere sempre più uniti e presenti nello svolgere il
nostro servizio in corsia
Messina Mariella
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avomilano NEWS |
febbrao 2017
NEWS
MILANO
CTO
....NATALE È ANCHE QUESTO!....
Come da tradizione con i miei compagni dell’A.V.O.,
anche per il Santo Natale appena trascorso ho fatto un giro al C.T.O. (Centro Traumatologico Ortopedico) dove presto il mio servizio di volontariato,
per portare un augurio ai nostri pazienti offrendo
loro una fetta di panettone. Tra le corsie sorrisi di
gratitudine e voci soffocate a ringraziarci per quella
mano tesa in segno di amicizia e conforto. … Buon
Natale…. un augurio che rivolgiamo chissà quante
volte in maniera automatica, senza magari soffermarci più di tanto al suo vero significato sfuggendo
il pensiero per chi soffre nel corpo e nell’anima.
Io qualcosa ho imparato e mi accorgo, anche per
esperienza personale, che intorno al presepe non
c’è sempre aria di festa ma tanta sofferenza e solitudine in quei letti bianchi e stanchi !…. Eppure basta un piccolo gesto, seppure per un attimo, per liberare la mente e
ridare un po’ di sollievo e speranza a chi li ha smarriti. Non è molto
lo so, anzi direi che forse giova più me che loro perché ogni volta
che spendo il mio “tempo” per chi è meno fortunato di me, mi sen-
to più leggera come una sorta di alibi quando rido
e mi lascio andare anche a quelle frivolezze della
vita fatte di una serata con amici, di una vacanza,
di un abbraccio o di un vestito nuovo. Come dice
qualcuno, ho perfezionato l’arte dell’ascolto e della
pazienza anche se molto
ancora devo lavorare su questo… Ho imparato a
volermi ancora più bene perché ritengo che la vita
sia veramente un dono incredibile con la sua generosità nonostante le prove a cui ci impone. Quella
generosità che si rispecchia in assoluto nella ricchezza umana. Sono una persona normalissima
che ha avuto la voglia di avvicinarsi a questo mondo fragile per diventare una donna migliore. Il mio
alberello natalizio è pronto... le luci illuminano la
mia casa e piccoli angioletti mi sorridono mentre li
spolvero e li poso delicatamente qua e là….. BUON NATALE A TUTTI
MA SOPRATTUTTO A COLORO CHE STANNO AFFRONTANDO DIFFICOLTÀ … IL MIO PENSIERO ARRIVERA’ NEI VOSTRI CUORI…..
Rosalba - Festa C.T.O.
EULESSIA, NUOVA VOLONTARIA A.V.O.
Mi chiamo Eulessia Marina Ricci e faccio parte di A.V.O. Milano da
poco più di un anno.
Arrivata a un certo punto della mia vita ho sentito il bisogno di fare
qualcosa per gli altri: cercare, nel mio piccolo, quella “differenza” per
qualcuno, o quantomeno provarci.
Ho così deciso di cominciare a cercare un percorso di volontariato
che fosse adatto a me proprio a Milano, mia città di adozione; città
che mi ha dato tanto nel mondo universitario ed anche dal punto
di vista della crescita personale arricchita indubbiamente dall’esperienza in AVO in cui ho ravvisato, sin dall’inizio, la possibilità di un
mio servizio in qualità di volontaria, conferma che ho avuto già nei
colloqui preliminari.
Da subito ho avvertito la percezione che tale Associazione non solo
si prefigge uno scopo nobile quale lo stare accanto al malato, quindi al fianco di una persona che attraversa un momento della vita
delicato e complesso, ma che porta soprattutto questa sua “Opera sociale” con impegno e grande empatia. L’entusiasmo e il clima
accogliente e confortevole mi hanno resa ansiosa di intraprendere
questo cammino non vedendo l’ora di cominciare il corso di formazione.
Durante le settimane in cui si sono svolte le lezioni di formazione ho
attraversato fasi diverse: da prima, l’eccitazione per questa nuova
avventura; successivamente il timore di non essere all’altezza del
compito. Tuttavia, circondata da persone competenti che mi hanno
accompagnata in questo ambito e da volontari che hanno raccontato la propria esperienza rassicurando noi “matricole”, ogni dubbio o
timore è stato spazzato via lasciando spazio alla trepidazione per
l’inizio del periodo di tirocinio.
Io ho scelto il CTO come struttura ospedaliera dove svolgere il mio
servizio e dopo circa un anno che ne faccio parte, non posso che
ritenermi felicissima di questa scelta perché comprendo che, pur
essendo una realtà ospedaliera piccola rispetto ad altre, è pur vero
che mi appare come gioiello che gode di un gruppo AVO molto affiatato, forse anche complice il numero ristretto dei volontari che vi
operano; quindi la sensazione di appartenere ad una famiglia più
che ad un gruppo di un’associazione.
Ho scelto l’Ortopedia perché da subito mi sono sentita a mio agio tra
le corsie del 9° e dell’11° Reparto, dove capita di incontrare pazienti
molto interessanti ed è sempre piacevole spendere un pomeriggio
o una mattina cercando di conoscere e/o capire frammenti di storia
della vita di coloro che decidono di aprirsi con noi volontari.
Per quanto mi riguarda, infatti, ogni volta che esco dal turno sono
felice perché la bellezza e la piacevole sensazione che provo quando
torno all’armadietto per togliermi il camice è indescrivibile: riuscire
anche solo per qualche minuto a far distrarre una persona dai propri
problemi o ad alleviarne temporaneamente la sofferenza, ricevendo
in cambio magari anche un bel sorriso, è veramente appagante.
Adesso invece dirò una frase un po’ cliché che ho sentito parecchie
volte anche da altri volontari e chiedo che mi venga concessa perché
da quando faccio parte di AVO anche io la sento vera: “sono i pazienti che incontriamo a dare qualcosa a noi, piuttosto che noi a loro”.
Questa frase con molta probabilità può essere compresa appieno
solo da chi ha avuto una qualche esperienza di volontariato.
Devo pertanto moltissimo ad AVO e alle persone che ho incontrato.
Ho imparato ad apprezzare ancora di più ciò che ho di più caro, ovvero gli affetti che mi circondano. Ho imparato, e ancora sto affinando, l’arte dell’ascolto, della comprensione e dell’empatia, tutte cose
che spesso nella vita quotidiana poniamo in secondo piano perché
le diamo per scontate. Ho imparato che la cortesia e piccoli gesti
hanno più potere di quanto si possa pensare e anche un semplice
sorriso, che a noi non costa nulla, può fare la differenza nella giornata di qualcun altro.
Il mio percorso è solo all’inizio e sono sicura che quello in AVO sarà
un viaggio che non smetterà mai di insegnarmi, stupirmi e donarmi
qualcosa, perché ogni turno, ogni volta in maniera diversa, riesce a
trasmettermi qualcosa di nuovo che resterà sempre nel mio cuore
e di cui io ne farò tesoro.
Eulessia Marina Ricci - C.T.O.
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DONAZIONE TERREMOTO
DONAZIONE BENI IGIENICO-SANITARI PER PAZIENTI TERREMOTATI - DONAZIONE BENI
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PAZIENTI TERREMOTATI DONAZIONE BENI IGIENICO-SANITARI PER PAZIENTI TERREMOTATI - DONAZIONE BENI IGIENICO-SANITARI PER PAZIENTI TERREMOTATI -DONAZIONE
BENI IGIENICO-SANITARI PER PAZIENTI TERREMOTATI -DONAZIONE BENI IGIENICO-SANITARI PER PAZIENTI TERREMOTATI -DONAZIONE BENI IGIENICO-SANITARI PER PAZIENLa donazione è stata fatta alla RSA di Borbona (Amatrice), nella
quale sono state prese in carico quasi tutte le persone anziane
della zona, che non potevano essere trasferite.
Sono stati personalmente consegnati dalla Presidente Messano pannoloni e piccoli presidi sanitari e per l’igiene per un valore complessivo di € 2.000,00 (Duemila/00).
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Sicuramente a breve, Messano invierà una relazione su quanto
raccolto e delle varie iniziative che verranno a seguire.
Rimanendo a disposizione, inviamo un cordiale saluto
Segreteria Avo Regionale Lazio
Marialaura
Community Day
NEWS
Anche quest’anno, dopo il successo delle due edizioni precedenti, AVO parteciperà al Community Day organizzato dall’Università Bocconi per avvicinare i giovani al volontariato facendo
loro vivere un’esperienza concreta (nel nostro caso un turno
in corsia).
Questa iniziativa rientra nell’ambito del Programma Giovani di
AVO volto a creare un interesse verso il volontariato tra i ragazzi che in futuro si auspica entreranno a far parte della nostra
associazione.
Il 24 e 25 febbraio, nei nostri ospedali che hanno aderito con
entusiasmo all’iniziativa – ed ai quali appena in nostro possesso verranno dati i dettagli dei giovani che hanno scelto AVO
- verranno accolti fino a 34 giovani, un numero molto rilevante
MILANO
rispetto a quello delle edizioni precedenti (4 nel 2015, 12 nel
2016).
Francesco
CONSIGLI DI LETTURA
Letty Cottin Pogrebin
Nadia Bordoni
Come essere amico
di una persona malata
La scatola degli istanti peduti
Edizioni Corbaccio, 305 pagine
prezzo: circa € 19
Un libro che insegna agli altri il metodo migliore per stare vicino a una persona che soffre.
Quali sono le parole giuste da dire e quelle, invece, da evitare?
Come dare speranza senza timore di apparire superficiali e di
non comprendere la sofferenza
che provoca ogni malattia?
Sono domande complesse alle
quali cerca di rispondere la giornalista americana Letty Cottin
Pogrebin che ha lottato e vinto
contro il cancro.
La scrittrice ha raccolto direttamente, nelle sale d’attesa e dalla
voce dei pazienti, testimonianze
preziosissime che si traducono
in una serie di comportamenti
concreti a cui fare attenzione
quando siamo vicino a qualcuno che soffre. Non tutti i malati
infatti sono uguali: c’è chi ama
ricevere mille attenzioni e chi invece preferisce restare appartato, ma tutti i malati, in vari modi, hanno sperimentato lealtà
e abbandono.
Il segreto per stare vicino a chi soffre è l’empatia ma anche la
sincerità e il coraggio di vivere fino in fondo le proprie emozioni.
Un libro che ci fa riflettere su una verità ovvia che però qualche
volta sfugge: l’amore e il sostegno delle persone intorno sono
la migliore medicina che sia mai stata inventata.
Alessandra Baldis
Edizioni Biblion, 309 pagine
prezzo: circa € 18
Un gruppo eterogeneo di ragazzi di diverse età e nazionalità
si ritrova ogni estate per le vacanze. Tra di loro nasce una
profonda amicizia, subito resa precaria dall’avvento del Terzo
Reich e dallo scoppio della seconda guerra mondiale. Ma la storia del loro legame supera avversità e distanze, a riprova che,
anche quando i soprusi e l’ingiustizia prendono il sopravvento,
c’è chi non si arrende al male, andando oltre le apparenze e le
divisioni imposte dalla storia. Un emblema della speranza che,
nemmeno nei momenti più bui, deve abbandonare l’umanità.
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MILANO
NEWS
OSPEDALE BESTA
Il 15 e 16 febbraio al Besta è stato
organizzato il primo banchetto
informativo per pubblicizzare le
attività dell’AVO nell’ambito di una
più ampia campagna di promozione
volta ad attrarre potenziali nuovi
volontari.
L’interesse dell’utenza è stato
vivace confermando la validità
dell’idea che sarà seguita da altre
analoghe ma anche da campagne
di raccolta fondi che supportino le
attività dell’associazione.
ESSERE TUTOR, UN’ESPERIENZA
CHE ARRICCHISCE
Quando la Responsabile AVO del Besta, l’ospedale dove presto
servizio come volontaria, mi ha chiesto se avessi voluto essere
tutor di una nuova tirocinante, in un primo momento mi sono
sentita impreparata sia ad avere una simile responsabilità, sia
a svolgere un ruolo così importante come giustamente lo richiede la nostra associazione. Dopo una profonda riflessione
ho poi deciso di affrontare questo nuovo compito, quasi una
sfida con me stessa e, per preparami adeguatamente, ho riletto
con attenzione il materiale ricevuto nei vari corsi, gli appunti che
avevo preso e soprattutto ho fatto mente locale a tutti gli insegnamenti, i consigli, le raccomandazioni avuti dalla mia tutor.
Non nascondo che il giorno in cui c’è stata la prima riunione con
tutti i nuovi tirocinanti, le Responsabili dell’ospedale e di reparto
e le altre tutor (molto esperte!) avevo un grande timore.
Poi mi è stata presentata M. e credo che da subito ci siamo “incontrate”. Il bel sorriso di M. dona molta tranquillità e serenità.
La parte più difficile è poi “venuta sul campo”con l’accompagnare M. in reparto.
M. è sempre stata fin dall’inizio molto precisa negli orari, adeguata al ruolo richiesto da AVO. Mi ha sempre seguito e “imitato” con molta attenzione: in lei vedevo riflesso il mio modo di
fare servizio e questo ha anche aiutato me a migliorare qualche
atteggiamento.
Ricordo ancora la prima volta che le ho detto di entrare per prima in una camera: è entrata con il suo sorriso ma non è riuscita
a salutare i pazienti tanta era l’emozione e la preoccupazione.
Insieme, ovviamente abbiamo recuperato la situazione. Ricor-
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do anche la commozione che ha provato davanti a un paziente
molto grave: aveva gli occhi lucidi quando siamo uscite dalla
stanza. Abbiamo parlato e superato il momento molto triste.
Una cosa importante abbiamo sempre fatto: parlare, parlare,
parlare di che cosa si è fatto nel corso del servizio e delle reazioni avute.
Servizio dopo servizio M. è riuscita a rimuovere ogni sua più piccola paura, ogni sua ansia: è praticamente sbocciata! Ascolta attentamente il malato e riesce ad avere una buona empatia con il
paziente facendosi forza delle sue caratteristiche fondamentali:
dolcezza e simpatia.
Come definito dalla Responsabile dell’ospedale, secondo il principio di far vivere al tirocinante esperienze diverse con tutor diversi, ho - non nascondo a malincuore - lasciato M. nella mani
di una tutor molto più esperta di me con la quale M. ha completato il suo tirocinio.
Ora M. è una volontaria effettiva e presta il suo servizio con l’impegno, la costanza e l’entusiasmo che ha sempre dimostrato.
Sono certa che l’aver svolto il ruolo di tutor mi abbia fatto crescere notevolmente nel capire ancora più profondamente che
cosa voglia significare prestare un buon servizio: insegnare vuol
dire prima di tutto conoscere e approfondire le tematiche di
cui si parla o si discute. Sono stata molto contenta di aver fatto
questa esperienza che ritengo fondamentale nella vita di ogni
volontario.
Carla Canegallo, volontaria al Besta
NEWS
MILANO
CONCERTO
DI NATALE 2016
Cronaca di una bella serata
Sabato 26 novembre, verso le 20.30, sono entrata nel Santuario
l’armonia (titolo della serata) è divenuta il filo rosso dell’evento
diocesano del Beato Don Gnocchi. Poichè amo molto la musiAVO. Il titolo voleva infatti richiamare l’armonia che il volontario
ca corale, un’amica mi ha invitata a partecipare a una serata
realizza dentro e fuori la sua vita e: armonia, amicizia, complicimusicale organizzata dall’AVO, anche se non ne faccio parte e
tà, simpatia si son viste fra chi cantava, fra i volontari che hanno
io ho vissuto un’esperienza così bella, che voglio provare a racorganizzato la serata e quelli che sono venuti a godersela; tutti
contarvela.
legati da una storia di donazione del proprio tempo e della proLuce, amici che si salutano con calore, entusiasmo e anche un
pria sensibilità. Proprio un bel modo per introdurre il Natale.
po’ di fibrillazione, questa era l’atmosfera
che accoglieva chi entrava al concerto di
Natale AVO 2016, un concerto realizzato
da un coro collaudatissimo, l’Ensemble
Vocale Ambrosiano ( * ) che, per l’occasione, si è fatto aiutare da un delizioso
coro in erba: “I musici cantori di Milano”.
Titolo della serata: “L’armonia del volontariato, aiutarsi per aiutare”. In programma: numerosi brani Gospel, appartenenti
sia alla tradizione più antica e conosciuta,
sia a periodi più recenti.
Coro e solisti hanno cantato con grande
bravura e generosità. I brani più conosciuti sono stati arrangiati in modo originale e spesso travolgente, sfiorando
picchi di difficoltà notevoli. Grande teSwing low sweet chariot
nerezza hanno portato “I musici cantoPrecious Lord
ri”, che hanno coadiuvato i colleghi “più
grandi”, cantando e arricchendo le loro
Cotton fields
coreografie, con la grazia che solo i bamI Smile
bini possiedono.
Lean on me
E fin qui ho parlato dell’aspetto tecnicoPick a bale of cotton
artistico, ma la cosa più preziosa, che
questi cantori ci hanno regalato sabato
Hallelujah
sera, va oltre la semplice esibizione muWe sing
sicale. E’ la gioia che esprimono cantanI
love
the lord
do, è quel tipo di unisono, sicuramente
dovuto alla capacità del loro direttore,
Will you be there
ma che non ci potrebbe essere in quel
Keep the faith
modo, senza una lunga intesa che sa di
I’ll be there
amicizia, senza un pizzico di complicità
The
Battle
Himn of Repubblic
fra tutti e senza una incontenibile voglia
di cantare, semplicemente per il “piacere
20 per cantare
di cantare”.
Come
il sole all’improvviso
E che cosa dire della loro umanità? Devo
confessare che mi sono commossa nel
infoline +39 347 0513821
www.facebook.com/ensemble.vocale.ambrosiano
vedere come tutte queste persone, così
brave artisticamente, verso la fine del
www.ensemblevocale.org
https://twitter.com/Ensemble_Vocale
concerto, con la più grande semplicità
di questo mondo e con grande affetto, si
siano messe a cantare una canzoncina
(*) Per chi voglia maggiori notizie su questo coro e le sue notedi auguri per un ospite dell’Istituto che, evidentemente, quella
voli finalità culturali e filantropiche, ci permettiamo di riportare
sera compiva gli anni. Il giorno dopo, visitando il loro sito e legl’indirizzo del loro sito www.ensemblevocale.org
gendo le finalità per cui sono sorti e stanno insieme, ho capito
che anche loro sono uno dei tanti tasselli del grande mondo del
Adriana Tedesco
volontariato.
Amica dell’Associazione Volontari Ospedalieri di Milano
Così, attraverso il modo di interpretare la musica dell’Ensemble,
SABATO 26 NOVEMBRE 2016
Santuario diocesano del beato don Gnocchi
Milano
L’ARMONIA DEL VOLONTARIATO
AIUTARSI PER AIUTARE
PROGRAMMA
avomilano NEWS |
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MILANO
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RESOCONTO
RESOCONTO DEL CORSO PER NUOVI VOLONTARI AVO N° 117
SVOLTOSI PRESSO L’IRCCS S.M. NASCENTE - FONDAZIONE DON GNOCCHI
NELLE DATE 29 OTTOBRE - 5 - 12 - 19 - 26 NOVEMBRE 2016
LA SESSIONE AUTUNNALE DEL CORSO PER NUOVI VOLONTARI AVO SI TIENE PRESSO
L’IRCCS S.M. NASCENTE - FONDAZIONE DON GNOCCHI, RAGGIUNGENDO L’EDIZIONE NUMERO 117
1a Giornata 29 ottobre
Il presidente Renato Pili prende la parola, dà il benvenuto ai
corsisti, espone i vari temi e concetti che forniscono il quadro generale entro il quale questa Associazione opera. Rende
noto numeri che definiscono l’impegno dei volontari nelle le
Strutture Sanitarie presso le quali Avo è accreditata. Illustra
la composizione organizzativa partendo dalle sedi locali per
arrivare, passando da quelle regionali, all’ente nazionale,
vale a dire Federavo. Descrive, toccando i punti essenziali,
il compito del volontario, il modo di prestare servizio, i comportamenti che è tenuto ad adottare. A fronte dell’impegno
richiesto, rende noto ciò che l’Associazione offre come i corsi di formazione sia di base sia permanenti, partecipazione
a convegni, possibilità di far parte di AVO Giovani per i volontari di età è compresa fra i 18 e i 35 che, oltre al servizio,
sono chiamati alla ricerca di nuove idee, alla proposta di iniziative, allo sviluppo di progetti che possano essere di stimolo e, così, permettere all’Associazione di mostrare la propria
capacità di sapere interpretare i cambiamenti della società.
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Pili continua il suo intervento presentando, con l’ausilio di
slide, le Strutture Sanitarie presso le quali l’AVO è accreditata. Di ciascuna ne descrive le caratteristiche, le funzioni
e finalità. Non dimentica, sottolineandone l’importanza, la
Sede di Via Dezza. Al termine introduce il dr. Roberto Costantini, Direttore Presidio Nord 1 della Fondazione Don
Gnocchi Onlus e il dott. Lino Lacagnina, responsabile del
Servizio Volontariato e Civile della medesima Fondazione.
Il dr. Costantini ringrazia la platea dei partecipanti da parte
dell’Istituzione di cui è responsabile ma anche e soprattutto
dal punto di vista umano per la il grande valore che produce il servizio di volontariato AVO per la collettività. Continua,
dando ampia spiegazione di quali sono le aree di intervento,
fondamentalmente di carattere riabilitativo, dell’Istituzione
che ospita il corso, pensata, voluta e fondata da Don Gnocchi.
Le persone che usufruiscono di questi interventi, fragili, cronici, disabili, hanno bisogno di altre persone che non siano
solo quelle deputate alla gestione della loro patologia ma che
sappiano offrire umanità, vicinanza, discrezione, doti positive
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NEWS
che, come afferma il dr. Costantini sono valori appartenenti
all’AVO. Conclude l’intervento rinnovando il ringraziamento
ed esprimendo il proprio sentimento di onore per la presenza dei partecipanti il corso che, sue parole, riscalda il cuore.
Il dr. Lacagnina rende noto la sua conoscenza di Avo sia per
l’incontro in questo Istituto sia per avere ricoperto la presidenza, per otto anni, di CSV, quindi avere avuto occasione di collaborazione e forti legami con membri dell’Associazione, come
la precedente Presidente Maria Saraceno e la conoscenza del
fondatore prof. Longhini. Collaborazione che si perpetua con
i volontari grazie agli ottimi rapporti con i responsabili che si
sono succeduti, nominando Isabella Zilocchi e l’attuale Donata Villano, attraverso la capacità di gestione e il forte legame
con la responsabile URP, Franca Leugio. Collaborazione che ha
saputo superare un momento di incertezza quando la Fondazione decise, sei anni fa, di costruire un progetto autonomo
di volontariato che si è rivelato, nei fatti, mai in contrasto con
l’opera della altre associazioni, anzi, fautore di nuove forme
che il dr. Lacagnina definisce di contaminazione e aiuto reciproco. Conclude facendo alcune considerazioni: constata, con
vera emozione (“mi riscalda il cuore”, sono le sue parole), la
presenza, valutata numerosa, dei partecipanti ed ancor più della buona percentuale di persone giovani, dichiara la sua ammirazione per il livello dell’azione e attenzione dedicate al reclutamento che, poi, si riverberano e riversano nel comportamento
durante il servizio. Puntualizza l’importanza della formazione e
qui cita Don Gnocchi che diceva “per fare il bene occorre farlo
bene”. Quindi non basta il cuore in mano ma bisogna dedicarsi
ad un momento formativo per acquisire attenzione, competenza, capacità. Accenna per ultimo, a qualcosa che accomuna
tutto il mondo del volontariato vale a dire la Carta dei Valori
del Volontariato che tutte le associazioni hanno condiviso e
voluto far nascere e che racchiude i punti fondamentale e i va-
MILANO
lori comuni. Augura, come saluto, a tutti di diventare volontari
dell’AVO e, in tal modo, entrare in questo grande mondo che
crede di poter migliorare la vita degli altri e, contemporaneamente, la propria. Franca Leugio è stata evocata è abbiamo
avuto il piacere della sua testimonianza. Dopo essersi presentata come responsabile URP, molto legata alla Struttura e
qui presente da ben trentatré anni, dichiara di conoscere AVO
dall’insediamento in Don Gnocchi, quindi da 1991. Da nove
anni è stata incaricata di promuovere un rapporto più diretto con l’Associazione in modo di amalgamare e armonizzare
l’assistenza sanitaria che la Struttura eroga con quella offerta
dai volontari. Da questi riceve feed-back importanti e necessari per garantire ai pazienti il meglio per quanto è possibile. In
sintesi ognuno pronto a dare una mano per dare una mano.
Ringrazia i partecipanti e, quindi, parlando come volontaria,
augura loro un grosso in bocca al lupo e che il percorso scelto
sia proficuo. Infine li saluta lasciandoli con due frasi; la prima di
San Francesco: “Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò
che possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”, la seconda di Abramo Lincoln: “La cosa migliore del futuro
è che arriva un giorno alla volta”. Due citazioni che possono entrate, a pieno titolo, a far parte del bagaglio di competenze del
volontario indicandogli di affrontare tutto a piccoli passi e uno
sguardo solare sul futuro. Seguono, dopo il coffee-break, le testimonianze di due volontari: Antonio Calaresi e Marisa Monti.
Antonio Calaresi, ora coordinatore al PAT, mette in scena
una vera e propria rappresentazione della sua prima giornata di servizio al Don Gnocchi. Questo modo originale di
presentare la testimonianza, oltre a creare, in alcuni passaggi, momenti di puro divertimento, trasmette all’assemblea
sentimenti molto positivi, fa comprendere il significato di appartenenza, quale spirito occorre per accostarsi alle persone
che soffrono. Chiude citando Tolstoj che nel libro Resurre-
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RESOCONTO
zione scrive: “Si possono abbattere alberi, fabbricare matterventi dei corsisti, in forma di domande, chiarimenti, risposte
toni, forgiare il ferro senza amore ma è necessario trattare
alle sollecitazioni dei docenti, in particolare quando sono loro
con amore gli esseri umani; se non hai affetto per gli uomiproposte esercitazioni sui temi trattati. Segnale, possiamo dire,
ni, occupati di qualsiasi cosa ma non di loro”. Parole che, in
di interesse, di volontà all’apprendimento, di partecipazione.
definitiva, conclude Antonio, “rappresentano la ragione per
Ancora una volta, comunque, va menzionata la testimonianza
la quale delle persone sono qui per diventare volontari AVO”.
di Giulio Cilia, volontario al Pini nella giornata d12 novembre,
Marisa Monti offre ai corsisti il racconto del suo percorso di 25
dopo il prof. Venturoli. Giulio ricorda le sensazioni all’inizio del
anni di volontaria svolto attraverso esperienze in reparti diversi,
suo percorso di volontario, le curiosità, i dubbi, le perplessità, le
fornisce indicazioni per come comportarsi di fronte a persone
incognite. Su queste sintonizza il suo intervento; spiega come
che affrontano un periodo difficile e particolare della loro vita.
le ha affrontate e metabolizzate iniziando il servizio dopo il tiRacconta, per creare un’immagine e rafforzare quanto detto,
rocinio e accorgendosi che tutto quello che aveva immaginato
alcune esperienze significative. A volte, non sempre, attraverso
si rivelava molto più appagante, stimolante fino ad essere irriqueste esperienze, è possibile creare momenti magici durante i
nunciabile. Avvicinare il malato che è, prima di tutto, una perquali il rapporto fra volontario e malato diventa intimo, muta in
sona, non significa dimenticare se stessi, quindi, portare la procomplicità, come il potere soddisfare il desiderio di un gelato, si
pria personalità, la propria faccia, la propria voce è gratificante,
apre a comportamenti inaspettati come il raccogliere il pianto
di un uomo che non avrebbe
STATISTICHE CORSO 117 / 116
manifestato, senza vergognarseQui di seguito, le statistiche che inquadrano, attraverso i numeri le variazioni del corso 117 in
ne, a nessun altro se non ad una
confronto al 116. In particolare la prima si presta per essere analizzata al fine di ricavare indisconosciuta, il suo dolore, la sua
cazioni che possano migliorare il rendimento e l’efficacia dei corsi.
rabbia i suoi timori, la sua fragilità. Avvicinarsi a queste persone
PRESENZE CORSI 117 – 116
e catturare i loro bisogni, non
quelli legati alla loro guarigione
per i quali il volontario non ha
competenze, entrare in punta di
piedi e accompagnarli nel loro
cammino, è il compito principale
del servizio. Infine saluta i corsisti con l’augurio di un proficuo
percorso sia in questo corso sia
nello svolgimento del servizio in
Associazione.
Le successive tre giornate del
corso vedono le lezioni dei docenti istituzionali. Il 5 novembre quelli delle psicologhe dr.ssa
Valentina Piroli e dr.ssa Elisa Andrighi che illustrano motivazioni e aspettative che spingono alla scelta del volontariato e, di
conseguenza, la necessità di conoscere se stessi, essere consapevoli per sapersi avvicinare al malato. Il 12 novembre del prof.
Sandro Venturoli, operatore sociale e, come a lui stesso piace
definirsi, “manovale dei rapporti umani” la cui trattazione del
tema dello “stare insieme e collaborare insieme”, si dimostra,
ancora una volta, ricca di utili nozioni, in alcuni passaggi, anche
di non semplice comprensione ma che il docente riesce a rendere fruibili attraverso esempi concreti. Il 19 novembre del sig.
Vittore Formenti esperto ma, al tempo stesso, come lui si descrive, apprendista di Formazione del Volontariato. Il compito di
Formenti consiste nel fare acquisire ai corsisti alcune capacità,
due delle quali possono essere considerate fondamentali per un
corretto avvicinamento al malato: “la comunicazione interpersonale nella relazione di aiuto” e “l’ascolto e la risposta empatica”.
I contenuti di queste lezioni, ripercorrono, in grande misura, quelli dei precedenti corsi, quindi, per chi lo desiderasse, può riferirsi ai precedenti resoconti (ad eccezione di
quello del corso 116 al quale, per una serie di motivi personali, non mi è stato possibile dedicare il tempo necessario alla stesura) oppure impegnarsi nell’ascolto delle registrazioni disponibili nell’ufficio di Segreteria di via Dezza.
Da queste tre giornate emergono spunti interessanti dagli in-
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è bello a tal punto che si esce dal servizio più ricchi di quanto
lo si è quando si entra. Questo perché, pur nell’impegno di
dare in ogni momento, che potrebbe prosciugare le energie,
ciò che si riceve è molto di più di quello che si dà. Si riceve in
storie, in esperienze uniche, in conoscenze, in nuovi volti. Giulio
termina complimentandosi ripetutamente coi corsisti perché,
sottolinea, stanno offrendo a se stessi un’enorme opportunità
di vivere tutto questo.
L’ultima giornata, il 26 novembre, inizia con gli interventi della
dr.ssa Paola Ammenti e del dr Francesco Della Croce e, rispettivamente Responsabile del Servizio Tecnico Riabilitativo Educativo Assistenziale e Direttore Sanitario della IRCCS Santa Maria
Nascente, Fondazione Don Gnocchi che ospita il corso. Il saluto
che entrambi porgono all’assemblea dei corsisti attesta la grande considerazione per i volontari, la prima assegnando loro un
ruolo paritetico, di pari dignità a quello degli altri professionisti
che operano nella Struttura Sanitaria, il secondo individuando
in loro la rappresentanza della società civile che entrando nell’ospedale, mantiene i contatti fra i malati e ciò che avviene all’esterno, portando quel valore aggiunto che li fa partecipi, a pieno titolo, del meccanismo complesso che è la Struttura Sanitaria.
La loro esposizione continuano incentrate, con la dott.ssa
Ammenti, sull’evoluzione dell’Istituto, sui concetti di malattia,
cura e salute come si sono sviluppati nei tempi per arrivare
RESOCONTO
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all’introduzione della ginnastica, del movimento, dell’educazioper superarle occorre applicarsi al meglio delle proprie cane fisica, la fisiatria come strumenti per l’aiuto alla cura delle
pacità e farne esperienza; l’ascolto fornisce un grande aiuto.
malattie disabilitanti e il mantenimento della salute. Dai muGli aspetti “positivi”, più gratificanti, sono, fortunatamente, più
tilatini di Don Gnocchi ad oggi, la funzione dell’Istituto è volta,
numerosi: l’incontro con persone che riconoscono l’importanza
elettivamente, alla medicina riabilitativa. Fra gli attori, in questo
del servizio, con caratteri diversi, essere in grado di costruire
processo, interpretano un ruolo importante i volontari AVO.
rapporti empatici, ascoltare storie che non si avrebbe mai imCon il dr. Della Croce sui temi e argomenti racchiusi nell’ammaginato, accorgersi di essere attesi, avere la consapevolezza
bito di quelle che vengono definite “pratiche igieniche” che ridi essere stati concretamente utili. Le competenze che si acquiguardano il principio della necessità di applicare determinati
siscono vanno ad arricchire il bagaglio non solo del volontario
protocolli, procedure di avvicinamento relative alla gestione col
ma anche di quello personale. Infine da un paio di consigli: rappaziente.
porti cordiali, per non dire, di complicità col personale infermieParla di sicurezza nell’ambito del mondo sanitario nel quale anristico, in primis con la/il caposala, possono risolvere situazioni
che i volontari sono coinvolti e, quindi, il modo di comportarsi
a favore del malato; dopo avere raccontato un episodio capitaall’interno delle Strutture. Partendo dal rischio di infezione, non
togli con una degente anziana, raccomanda di seguire il cuore
da combattere ma da contrastare. Rischio impensabile da azche è un farmaco che non guarisce i guai fisici ma dà una mano
zerare a causa dell’adattaper guarire nell’ambito delmento continuo degli agenti
la sfera sentimentale.
SCELTE DESTINAZIONI CORSI 117 - 116
patogeni, presenti ovunque
Davvero sorprendente la
anche all’interno del nostro
successiva testimonianza
corpo. Spiega come può
di Davide Fanciulli, volontaavvenire la contaminaziorio come sua madre, al Don
ne, come l’infezione non
Gnocchi da pochi mesi. La
compare immediatamensua giovane età, appena
te ma segue un periodo
vent’anni, non gli è di ostadi incubazione. Elenca le
colo per esprimere una
modalità di propagazione
varietà di concetti in modo
della contaminazione e dei
chiaro e, nello stesso temvettori e fra questi, i portapo, così permeati di entutori precoci, guariti e sani.
siasmo. Fornisce, come eviContinua indicando cosa è
denzierà, successivamente,
possibile fare: controllare
Laura Cerruti, un quadro di
le proprie azioni e, se neriferimento su chi è il vocessario, in situazioni in cui
lontario ed anche su alcul’ambiente è considerato a
ne cose che molto spesso
rischio, adottare quelle che
vengono dimenticate. L’asvengono chiamate “misure
semblea dei corsisti ne redi barriera” come guanti,
sta, vorrei dire, affascinata.
mascherine, camici, copriNon potendolo riproporre
capi ecc… ma, soprattutto,
interamente il suo interlavarsi le mani, frequentevento, benché, ciò sarebbe
mente, specialmente dopo
istruttivo sia per i giovani
essere stati in luoghi pubai quali è rivolto ma anche
blici poco igienici ed in altre circostanze molto bene evidenziate
per chi avesse smarrito le originarie motivazioni che hanno
sul catalogo del Ministero della Salute. In questi casi il rischio
spinto alla scelta di questo volontariato, ha chiesto a Davide di
di contagio attraverso il passaggio con le mani è abbastanza
trasmettermi una sintesi di quanto esposto; lo trovate in allealto, soprattutto nel rapporto con persone deboli. Su questo
gato al resoconto. Se posso dare un suggerimento alla redaziotema l’esposizione del dr. Della Croce occupa grande spazio
ne, propongo di pubblicarlo su “AVO News”.
della parte rimanente del suo intervento, insistendo ed esemConclude la giornata Laura Cerruti che tratta, ampiamente, i
plificando le motivazioni che obbligano a questa pratica. Infine
concetti che caratterizzano questo modello di associazione
fornisce suggerimenti per le modalità di come presentarsi e
con l’accezione legata al “gruppo”. Spiega come un gruppo di
comportarsi nei reparti in riferimento a ciò che si indossa o alla
persone con differenti motivazioni, aspettative, conoscenze,
cura della propria persona.
diventi, dopo avere frequentato il corso, un gruppo di AVO MiDopo il coffee-break è il volontario del Policlinico, Vincenzo
lano, indipendentemente dalla destinazione, perché la scelta
Repetti, a portare la sua testimonianza. Intrattiene l’assemoriginale è quella di fare il volontario ospedaliero. Questo siblea, presentando gli aspetti del volontariato che potrebbero
gnifica entrare in una organizzazione, una struttura che ha delessere vissuti come “negativi” come la fatica che, a volte, comle regole, dei vincoli, una missione, dei valori dei rapporti con
porta l’impegno costante nel servizio oppure accorgersi di un
l’interno e con l’esterno; rapporti che devono essere improntati
proprio comportamento sbagliato, come l’essere inopporal rispetto, alla conoscenza, alla comprensione, all’aiuto recituni. In questi casi, Vincenzo afferma che un sorriso aggiusta
proco, non all’amicizia. Rapporti, nelle relazioni interpersonali,
molte cose. Anche la paura di essere inadeguato al compito
da adulto ad adulto, senza tentativi di manipolazione, riconoo venire a conoscenza di situazioni senza speranza può creascendo i valori di ciascuno alla pari dei propri. Importante è la
re ansia nel primo caso e senso di impotenza nel secondo;
conoscenza, la condivisione, il rispetto delle regole. Nulla vieta
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di lavorare, col contributo di tutti, per la loro modernizzarle se
si non considerano più adeguate ai tempi. Definisce inevitabile che un gruppo in una organizzazione sia, necessariamente,
un gruppo di lavoro che produce un servizio, per migliorare
il servizio che il volontario offre al fine di essere disponibili e
presenti nei confronti del malato, senza dimenticare che ogni
persona esprime diversità, da considerare una risorsa non una
minaccia. Mette l’accento sulla collaborazione e sulla fiducia,
fondamenti della gestione delle relazioni, mentre nella gestione delle operatività sono comprese la gestione delle attività e
l’accettazione delle regole e dei vincoli. Elenca gli elementi del
gruppo, i ruoli, le finalità, gli obbiettivi, le attività, cosa fare e
cosa non fare, le regole, la leadership. Chiarisce il significato di
senso di appartenenza che parte dalle provenienze le più disparate delle persone per convergere in unico gruppo, condividerne tutti gli aspetti positivi e negativi. Affronta il tema, molto
interessante, dell’intelligenza emotiva riconosciuta come parte
integrante non solo della psicologia ma anche dell’analisi delle organizzazioni di cui fa parte accanto all’intelligenza pratica.
Infine sintetizza tutti i discorsi fatti sul gruppo traducendoli in
progettualità. Per cui gli appartenenti al gruppo organizzato
devono essere disponibili ad assumere la responsabilità e di la
capacità di traslare una esigenza, un’idea, un’intuizione in qualche progetto utilizzando creatività, metodo e risorse; competenze che servono anche per il progetto di diventare volontari.
In definitiva per fare il volontario occorre basarsi su due pilastri:
cuore, come ha detto, Laura lo ricorda, Vincenzo Repetti e metodo e nel saperli utilizzare nella stessa proporzione, importanza.
“Buongiorno a tutti, mi chiamo Davide Fanciulli
e sono un volontario AVO al Don Gnocchi, da
pochi mesi
Sono fermamente convinto che AVO si muova
su due piani, un piano collettivo ed un piano individuale, strettamente correlati. Iniziamo dal
primo: noi abbiamo delle responsabilità verso
tutti i nostri colleghi, dal momento che facciamo parte di qualcosa di più grande che dobbiamo mantenere con tutte le nostre energie.
Mi è stato chiesto di fare leva sui più giovani
che spesso, per i troppi impegni, hanno meno
tempo da dedicare rispetto a persone più anziane con più disponibilità: in quanto “nipoti”
e “figli” di tutti, noi giovani abbiamo il dovere
di dare tutto il nostro contributo proveniente
dalla nostra esperienza scolastica, universitaria, lavorativa, per arricchire l’associazione con
un approccio fresco e soprattutto essere utili ai
pazienti e chi sta loro intorno. Nell’intervento di
Laura vedremo proprio cosa vuole dire progettare, lavorare in gruppo, la sua importanza, le
sue caratteristiche e le sue criticità.
Tuttavia, e qui faccio riferimento alla mia esperienza personale, noi abbiamo una responsabilità verso noi stessi, e questa responsabilità
sta nel non toglierci mai il privilegio di poter
crescere ed imparare ad ogni servizio. Vi verrà
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Ricordarsi di essere parte di un gruppo ed intervenire per il
miglioramento dell’Associazione e dare il proprio contributo
come parte integrante dell’essere volontari AVO.
Come sempre, un doveroso ringraziamento a tutti coloro che
hanno consentito e contribuito allo svolgimento del corso 118.
In primo luogo alla Direzione Generale/Sanitaria del IRCCS S.
Maria Nascente Fondazione Don Gnocchi che ha ospitato il
corso. Un ringraziamento particolare, perché non avremmo
saputo come muovere i nostri passi all’interno della Struttura Sanitaria senza la sua fattiva collaborazione e competenza, alla titolare dell’URP, la sig.ra Franca Leugio. Per la parte
organizzativa AVO, a partire da Donata Villano, coordinatrice
dei volontari Don Gnocchi e, quindi, “padrona di casa”, per
continuare con le segretarie di via Dezza: la coordinatrice Marilena e, poi, Angela, Enrica e Graziella per il loro lavoro sia in
ufficio, sia al tavolo del ricevimento a cui si accomuna tutti i
volontari esecutori dei colloqui. Ai volontari del Don Gnocchi
che hanno fornito valido supporto all’organizzazione cominciando dalle signore Silvia Baroncini, Lucia Bolgiani, Graziella
Colombo, Alessandra Gilardini, Raffaella Indigeno, Lorena Lanotte, Adele Piazzi, Raffaella Ravanelli, Pinuccia Ronchi, Pierluisa Ronchi, Donatella Sasdelli, Isabella Zilocchi, per continuare
con i signori Dario Martinelli, Giuseppe Pioloco e Giulio Ruo.
Senza mai dimenticare i due volontari in trasferta dal Gaetano
Pini, Gianluigi Parenti e Giovanni Marmo, componenti il Gruppo Formazione AVO Milano che, come tali, hanno fornito un
grande aiuto per la preparazione dell’evento e una fattiva presenza durante le cinque giornate.
detto molte volte che nell’esperienza del volontariato si riceve più di quanto si dona: ma
cosa riceviamo? Cosa impariamo? Ecco che
troviamo la risposta nella parola “autenticità”:
spesso, nel dinamismo di oggigiorno, in mezzo
a tutta la tecnologia, gli stereotipi, le forzature
sociali, abbiamo perso l’autenticità dei gesti,
ma soprattutto delle emozioni. Siamo bravissimi a comunicare attraverso uno schermo, ma
non sappiamo più guardare una persona negli
occhi, condividiamo la nostra vita con foto virtuali, ma non riusciamo più a goderci sani momenti di felicità senza postarli in rete. La sfida,
e allo stesso tempo ciò da cui trarrete la lezione
più grande, è arrivare in un contesto di sofferenza, come il corridoio di un ospedale, dove
si annullano tutte le costrizioni sociali, e capire
che si è nudi di fronte alla vita: la realtà che si
avverte in un contesto non costruito – raro ai
giorni nostri – colpisce, e va così nel profondo
da tirare fuori sentimenti che fanno quasi male
da quanto sono puri. Abbiate rispetto nei vostri
confronti e datevi la possibilità di capire. “Se
c’è della magia in questo mondo, essa risiede
nel tentativo di capire l’altro mentre condivide
qualcosa”: in questa citazione cinematografica,
a me così cara, credo sia racchiuso uno dei più
importanti princìpi che dobbiamo sempre tenere a mente, ossia essere aperti a capire ed
ascoltare non solo gli altri, ma soprattutto noi
stessi, perché solo così, solo ascoltandoci, potremo mantenere salda quella passione e quella motivazione che ci portano a dire che prima di essere bravi volontari dobbiamo essere
bravi uomini. E sarà proprio questa passione a
contraddistinguervi e farvi elevare al di sopra
di ogni timore: non c’è un bravo o un cattivo
volontario, ci siamo noi; non c’è un giusto approccio o uno sbagliato, c’è il nostro, che sarà
sempre all’altezza di ogni situazione. Siate voi
stessi, perché di armature, di forzature, di maschere per affrontare la cattiveria del mondo
esterno ne avete già tante, ed AVO è l’occasione
per ritrovarvi e liberarvene. E se non sapete ancora chi siete – da ventenne quale sono, lo sto
ancora scoprendo – allora datevi il privilegio di
potervi riconoscere in un contesto di assoluta
realtà e bontà. Questo è ciò che auguro a voi
e a me stesso, nella speranza di ritrovarci più
avanti e mantenere sempre vivo quel fuoco che
vi ha portato oggi su queste sedie, lo stesso che
ha spinto me a parlarvi oggi, lo stesso che ha
riunito qua tutti gli altri volontari, lo stesso che
ha permesso, permette, e permetterà a questa
stupenda macchina che è AVO di andare sempre avanti,
Grazie”.
Davide Fanciulli
FORMAZIONE
NEWS
MILANO
AVO DON GNOCCHI
IL GRUPPO AVO
Gruppo = riunire, ammassare, nodo,stringere
insieme, intreccio.
Gruppo di lavoro = produrre un servizio,
raggiungere l’obiettivo
Siamo persone diverse, ma conoscere le diversità
è una risorsa non una minaccia
Non io contro gli altri ma io con gli altri
Un lavoro di gruppo efficace porta ad ottenere
maggiori risultati: le idee e i risultati individuali
sono moltiplicati.
Cosa possiamo fare insieme per il
miglioramento del servizio
ATTIVITA’ DI GRUPPO
Gestione delle relazioni
COLLABORAZIONE E FIDUCIA
nelle potenzialità del gruppo come opportunità di
maggiore creatività, produttività, interesse
Gestione della operatività
Organizzazione delle attività
Accettazione delle regole e dei vincoli
Lavorare insieme porta ciascuno a riconoscersi
nel gruppo e a scoprire la “ nuova” cultura del
NOI senza perdere la propria identità
ELEMENTI DI UN GRUPPO
La finalità: lo scopo, la missione ….
I Ruoli: CHI (volontari, tirocinanti, tutor,
responsabili...)
Gli Obiettivi: Cosa ottenere
Le Attività: Cosa fare o no
Le Regole: Come fare o non fare
Le Leadership: persone che sostengono il senso
di appartenenza, i rapporti, lo svolgimento e la
verifica di ciò che si è deciso.
ESSERE UNA SQUADRA
Vuole dire:
L’identità di Gruppo (chi siamo: Gruppo di
Volontari di AVO MI)
La Cultura di Gruppo (condivisione di uno stile,di
un sistema di regole e norme, la filosofia ecc.)
IL Clima di Gruppo (atmosfera che regna nel
gruppo, ottimismo, positività ma anche tensioni)
ASPETTI PER FAR FUNZIONARE I GRUPPI DI
LAVORO
Ricevere e cogliere stimoli
Ascolto attivo e reciproco
Confronto costruttivo
Educarsi alla differenza e al rispetto
Senso di accoglienza e di appartenenza
Scambio di idee e di esperienze: per espandere i
propri orizzonti.
INTELLIGENZA EMOTIVA
È un aspetto legato alla capacità di
riconoscere,utilizzare, comprendere e gestire, in
modo consapevole, le proprie e le altrui emozioni.
È la capacità di motivare se stessi ,di persistere
nel perseguire un obiettivo
Insieme di specifiche capacità consapevolezza,
padronanza di sè,motivazione,empatia e abilità
nelle relazioni interpersonali che possono essere
educate e sviluppate da tutti.
PRINCIPI
Le emozioni sono Informazioni
Non possiamo ignorare o nascondere le emozioni:
non funziona, non siamo così bravi!!
Le decisioni efficaci incorporano le emozioni
Le emozioni seguono sequenze logiche che
bisogna imparare a conoscerle e riconoscerle, esse
sono universali con diverse specificità
SAPER LEGGERELE EMOZIONI È IL MATTONE SU
CUI SI BASA L’INTELLIGENZA EMOTIVA.
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