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PRIMO PIANO
Venerdì 10 Marzo 2017
Della nuova legge elettorale. Si preferisce attendere l’esito delle primarie democratiche
Sono tutti d’accordo sul rinvio
Le trattative sono state sinora subacquee e generiche
DI
CESARE MAFFI
U
na volta intasata la
commissione Affari
costituzionali di Montecitorio con svariati
progetti di legge, si è raggiunto l’obiettivo di rinviare
l’approvazione della riforma
elettorale. Slitta così la prima
delle almeno quattro tappe
necessarie per arrivare al testo finale. Non si può neppure
essere sicuri che questo passo
iniziale sarebbe quello decisivo, vuoi perché l’aula della
Camera potrebbe intervenire
con modifiche anche rilevanti,
vuoi soprattutto perché nessuno osa prevedere quel che
potrebbe succedere al Senato, ove il Pd sta al 30% dei
seggi.
È chiaro a tutti che si attende un nuovo giro di boa,
prima di avviare concretamente le trattative, per ora rimaste subacquee e generiche
(specie tra Pd e Fi): sarà l’esito
delle primarie democratiche.
Già si era attesa la sentenza
della Corte costituzionale. Poi
si erano aspettate le motivazioni. Adesso si tratta di vedere se e come Matteo Renzi
riuscirà a imporsi nel proprio
partito. Poi, si procederà: non
si sa quanto speditamente. Se
si parla con singoli deputati o
senatori, di qualsiasi partito,
emerge un dato comune, che
si potrebbe definire generale: lo scetticismo. Una nuova
legge, che scardini i due testi ritagliati dalla Corte costituzionale, per intenderci
un nuovo mattarellum, non
sembra alla portata di alcuna maggioranza, nonostante
le reiterate affermazioni ufficiali del Pd di sostegno a una
riforma che riprenda quella
recante il nome del capo dello
Stato.
Che cosa sarà riscritto?
I più pessimisti o realisti sostengono che ci si limiterà
a sistemare un buco riconosciuto, cioè l’espressione delle
preferenze (anche di genere)
per il Senato. Quanto all’armonizzazione, richiesta dal
Colle come pregiudiziale al
rinnovo delle Camere, mancano finora le convergenze su
svariati temi. Per esempio, il
sistema delle coalizioni, adesso in vigore per il Senato, va
esteso alla Camera o, vice-
versa, il metodo fondato sulle
liste, vigente a Montecitorio,
deve estendersi a palazzo
Madama? La soglia minima
di accesso ai seggi per le liste
singole è oggi individuata nel
3% nazionale alla Camera e
nell’8% regionale al Senato:
come armonizzarle?
Non è nemmeno agevole individuare i favorevoli
a una o a un’altra riscrittura.
I grillini sono arroccati sulla
loro proposta. Il proporziona-
le, specie con soglie abbassate
rispetto a quelle odierne, va
bene a centinaia di deputati
e soprattutto senatori, appartenenti a formazioni minori o
minime o perfino inesistenti.
Proprio questa predilezione
per il proporzionale potrebbe
infine determinare un blocco,
tale da lasciare immutate le
norme oggi vigenti, che sono
sostanzialmente proporzionali.
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PERCHÉ, DICE CARLO NORDIO, NON RISPONDE ALLE NECESSITÀ
Va modificato il sistema sanzionatorio
Abstract della lectio magistralis
che Carlo Nordio terrà domani, 11
marzo, alle ore 11,30 a Cividale del
Friuli nell’ambito della seconda
edizione di LexFest, kermesse nazionale dedicata alla giustizia e
agli operatori del diritto e dell’informazione (10-11-12 marzo) nata
da un’idea di Andrea Camaiora e
organizzata dal team di comunicazione strategica Spin per il comune di Cividale del Friuli.
DI
L
CARLO NORDIO *
a crisi della giustizia penale
può essere affrontata sotto
due aspetti: quello filosoficoculturale e quello pragmatico–operativo. La crisi coinvolge la
funzione della pena e la struttura del
sistema sanzionatorio. Tutte le teorie tradizionali sulla giustificazione
della pena non reggono, infatti, a un
rigoroso esame critico. Non quella retributiva, perché oggi le sanzioni sono
sproporzionate e illogiche. Né quella
della prevenzione generale o speciale,
perché si è visto che alla gravità della
pena non corrisponde una diminuzione
dei reati. Né quella rieducativa, perché il carcere non migliora. Né quella
polifunzionale, che le comprende tutte,
perché la somma di incertezze non dà
una garanzia. In realtà, la pena sembra oggi essere come la virtù degli
stoici: ha in se stessa la sua ragione.
Serve a placare l’allarme sociale, e a
dimostrare che lo Stato esiste, e fa (o
dovrebbe fare) sul serio.
Sotto l’aspetto operativo è l’intero sistema carcerario a essere messo
in discussione. La tradizionale forma
punitiva della reclusione ha creato e
crea una serie di problemi più gravi di
quelli che intende risolvere. Occorre
rivedere la filosofia della sanzione, e,
in questa ottica, rielaborare l’intero
arsenale afflittivo.
Questi due problemi, in Italia sono
aggravati dalla lunghezza dei processi, che dipende dalla sproporzione tra
i fini proposti (una proliferazione
esagerata di reati con l’azione penale
obbligatoria) e la esiguità delle risorse.
La soluzione è, razionalmente, come
un’equazione: o diminuiamo i primi,
o aumentiamo le seconde.
* già procuratore aggiunto
a Venezia
IN CONTROLUCE
Se il barile della storia ha un fondo, noi ci siamo
DI
A
DIEGO GABUTTI
ltrove - volere o volare - la
politica è imbullonata alla dimensione tragica della storia.
Ne farebbe volentieri a meno,
come quando i leader delle nazioni devastate da attacchi terroristici si rendono ridicoli imputando le vittime degli
attentati non alla jihad ma all’esaurimento nervoso di quelli che non sono
terroristi islamisti né islamici ma «cittadini francesi» («belgi», «tedeschi» eccetera) «disagiati» e «in difficoltà». Sono
politici, vivono di clientele, e certamente preferirebbero distribuire pensioni e
assegni di cittadinanza, ma in un pianeta sempre più interconnesso e sempre più cattivo non c’è modo di sfuggire
alla dimensione tragica dei problemi.
Italia esclusa, naturalmente.
Paese delle quisquiglie e delle
pinzillacchere, l’Italia non perde
tempo con le questioni gravi, di portata
(come si dice) storica, e le sole tragedie che conosca sono quelle familiari e
familistiche, tipo i lucciconi negli occhi
di Matteo Renzi e di Maria Elena
Boschi quando si sparla dei loro papà.
Da noi la politica fa (e disfa) i voucher,
«soffre» per le scissioni, si lascia dettare
le leggi elettorali dalla Corte costituzionale e s’ispira alla Costituzione cubana,
vara reati immaginifici e inesistenti
soltanto perché piacciono a Magistratura Democratica (pensate al «traffico
d’influenze», o ai «concorsi esterni») e Europa - l’antipolitica e il populismo erigono loro un monumento retorico
passa non la metà ma la totalità del hanno un loro perché. Sono la risposta, e ne fanno un Bancomat elettorale.
suo tempo a occuparsi dell’Ego di Mas- magari sbagliata, e di sicuro spericola- Ovunque, tranne che in Italia, natusimo D’Alema, dei costumi sessuali ta, ai problemi che la politica, in Europa ralmente.
di Silvio Berlusconi sui quali indaga e nel mondo, ha preso troppo a lungo
Da noi l’antipolitica, che prida decenni la Procura di Milano, del sotto gamba, o affrontato nel modo sba- ma si occupava di scontrini e di
cuore spezzato di Pier Luigi Bersa- gliato, banalizzandoli, ammorbidendo- ridicolaggini pseudoscientifiche, oggi
ni, quando non addirittura
si occupa stabilmente di
a interessarsi delle perle di
vitalizi, oppure del Caso
Da noi la politica fa (e disfa) i voucher, soffre per
saggezza fatte piovere sui teLotti, e d’altre analoghe
le scissioni, si lascia dettare le leggi elettorali dalla
lespettatori indifesi dei talk
tempeste in un bicchier
show (come caramelle dai
d’acqua. Mai che le mezze
Corte costituzionale e s’ispira alla Costituzione cucarri di carnevale) da sociolopippe abbiano detto qualcobana, vara reati immaginifici e inesistenti soltanto
gi e criminologi senz’arte né
sa di chiaro (e di utile) sulla
perché
piacciono
a
Magistratura
Democratica
parte, per non parlare degli
questione dell’emigrazione
(pensate
al
«traffi
co
d’infl
uenze»,
o
ai
«concorsi
sdegni sovranisti d’Ignazio
e del terrorismo o che abesterni») e passa, non la metà, ma la totalità del
La Russa e delle opinioni ex
biano anche solo mostrato
e post di Miguel Gotor.
di pensarci. Sicurezza? Boh.
suo tempo a occuparsi dell’Ego di Massimo D’AleChiedete a un qualsiasi
In compenso diventano
ma, dei costumi sessuali di Silvio Berlusconi sui
politico italiano un’opinione
idrofobe se qualcuno tocca
quali indaga da decenni la Procura di Milano, del
che non sia retorica sulle queVirginia Raggi, sindaca
cuore
spezzato
di
Pier
Luigi
Bersani,
quando
non
stioni gravi del nostro tempo
dell’Urbe. D’emigrazioaddirittura
a
interessarsi
delle
perle
di
saggezza
(economie di raggio planetane e terrorismo parlano i
fatte
piovere
sui
telespettatori
indifesi
dei
talk
show
rio, esodi biblici da sud a nord,
lumbard. Ma ne parlano a
il crepuscolo dell’atlantismo,
grugniti, da quei trumpisti
(come caramelle dai carri di carnevale) da sociolole guerre sante, lo sbaraccae lepenisti da osteria che
gi e criminologi senz’arte né parte, per non parlare
mento dell’Europa) e non sasono
(e che restano). Come
degli
sdegni
sovranisti
d’Ignazio
La
Russa
e
delle
pranno nemmeno da che parsi fa a prenderli sul serio?
opinioni
ex
e
post
di
Miguel
Gotor
te cominciare. Occhi a palla,
Persino l’Italia populista,
due frasi fatte e uno sguardo
un’Italia capace di tutto,
all’orologio (si fa tardi, devo
anche di votare per il parandare). Ma chiedete loro un’opinione ne le asprezze, e che i politici italiani tito-azienda di Beppe Grillo, non si
sull’affaire della «patata bollente» et hanno ignorato del tutto. Ovunque po- lascia tentare dalla sirena salviniana.
voilà, diventano tutti di un’eloquenza pulisti e antipolitici cercano (e sempre Morale: se il barile della storia ha un
più spesso trovano) consensi proprio fondo, noi ci siamo.
shakespeariana.
Sempre altrove - nel mondo, in perché, invece d’ignorare i problemi,
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