N°42 del 01/12/2016

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comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€
Un Parco
di raccordo
I 105 anni
di “Mnodda”
Anno XVII
n° 42 del 01 dicembre 2016
Il turismo di Matera
“Sarà ridotto il numero degli ATL”
BARTOLO SCANDIZZO
VERONICA GATTA
C
il secondo consiglio direttivo dell’Ente Parco
Nazionale del Cilento,
Vallo di Diano e Alburni
(PNCDA) dell’era Pellegrino a
cui partecipo. Il clima è cordiale, confidenziale e, visto
l’esito delle votazioni tutte
all’unanimità, corale.
È
C
on i suoi oltre trecento
ultracentenari, il Cilento è la terra della
longevità. Ma quali sono i fattori che costituiscono l’elisir di
lunga vita dei nostri cilentani
ultracentenari?
Corrado Matera
SEGUE A PAGINA 2
SEGUE A PAGINA 7
AGROPOLI
ROCCADASPIDE
Coppola
per Alfieri
Ospedale:
si temporeggia
BIESSE
Avvento
misericordioso
A
ARTICOLI A PAGINA 13
SEGUE A PAGINA 12
La raccolta
delle olive
N
L’
ospedale di Roccadaspide è diventato
come la fortezza
dei Tartari da difendere e
tanti sono diventati i tenente
Drogo chiamati a difenderla
chi per convinzione chi per
onor di firma e chi per pura
pignoleria.
SEGUE A PAGINA 2
GIUSEPPE LIUCCIO
L.R.
ORESTE MOTTOLA
gropoli si presenterà
alle elezioni amministrative del prossimo
anno in condizioni diverse da
Capaccio Paestum.
Mai come in questo momento di due comuni sono
“gemelli diversi”.
osa si prova a passare
da vice presidente del
Parco ad assessore regionale al turismo?
Sono molto felice ed onorato che
il Presidente De Luca ha ritenuto
di affidarmi un incarico così importante e strategico per lo sviluppo della nostra regione e,
naturalmente, l’essere stato vice
presidente del Parco mi consente
di avere alle spalle un bagaglio
di esperienze molto utili per affrontare le tematiche legate al turismo
ambientale,
slow,
balneare, culturale ed enogastronomico.
I
nizia un nuovo anno liturgico nel quale siamo invitati a riflettere sul futuro
che ci attende come uomini e
come cristiani: l’incontro col
Figlio dell’uomo, che è già
venuto nella carne fragile e
mortale di Gesù, morto e risorto.
SEGUE A PAGINA 8
ovembre è il mese
della raccolta delle
olive. Nelle campagne
c'è grande vivacità. Gli uliveti
sono affollati e risuonano di
canti. Si riaprono i frantoi, "li
trappiti” e ne diventano protagonisti "li trappitari" con tanti
aiutanti che hanno familiarità
con mole, "friscoli" e "nuzzo".
Cilentani
nel mondo
DIODATO BUONORA
P
er uno come me che, in
pratica, ha fatto pochissime vacanze, trascorrere un periodo a New York è
SEGUE A PAGINA 15
IL SONDAGGIO DI
NOVEMBRE
Esprimi
il tuo parere
SEGUE A PAGINA 9
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2
n° 42 01/12/2016
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
Dieta mediterranea e buon vivere, i segreti per campare 100 anni
I 105 anni di nonna “Mnodda”
S
icuramente al primo
posto c’è la nostra Dieta
Mediterranea, seguita da
uno stile di vita sano, da una costante attività fisica, dalla predisposizione genetica. Secondo
gli studi condotti nel Cilento, i
nostri centenari sembrano avere
dei meccanismi proteici che difendono dai processi dell’invecchiamento.
La longevità e il “buon vivere”
cilentano sono senz’altro fattori
su cui fare leva per attirare turisti e studiosi nella nostra meravigliosa terra.
Di Renna Brigida Filomena
(detta nonna “Mnodda”) è una
simpatica e saggia ultracentenaria di Piaggine che, da pochi
giorni, ha raggiunto la soglia di
105 anni. Conosciamola meglio
attraverso le parole di suo nipote Pasquale Rizzo:
“Di Renna Brigida Filomena,
nata a Piaggine il 26.11.1911, il
padre Francesco muore nella
grande guerra, orfana anche
della madre a 16 anni, la prima
sorella va in America con uno
zio, lei si sposa con Nicola Capano nato a Piaggine nel 1908,
nel 1927, doveva badare alla sorella di 10 anni, che era nata
senza vedere il padre, sarebbe la
madre di zio Carlo Scala. Nel
1928, a 17 anni, nacque il primo
figlio, nel 1932, nacque mia
madre, ebbe una terza figlia che
morì a 2 anni. Ha visto morire
tutti i suoi cari, il primo figlio
Pasquale, nel 1993 di tumore, il
marito nel 1998, mio padre il
2008, mia madre Carmela nel
2013. Quando gli ho dato gli
auguri ... di tanti amici, le ho
detto "nonna che devo dire a
loro?", “ca pozzanu campà ...
200 anni!”
Ricorda tante cose, le preghiere
le recita a memoria, quando
“Sarà ridotto il numero degli ATL”
Il turismo in Campania secondo Matera
SEGUE DALLA PRIMA
VERONICA GATTA
D
opo il necessario rodaggio nel nuovo incarico, cosa pensa di fare
per fare della Campania la più
"grande piattaforma turistica
del mondo" come ha promesso
De Luca in campagna elettorale?
Stiamo lavorando ad un'offerta
turistica ampia dalla quale nasce
il nuovo sistema turistico Campania, che si basa sull’integrazione tra le mille risorse
turistiche presenti sul territorio,
da quelle balneari, naturalistiche, culturali, artistiche, religiose,
archeologiche,
enogastronomiche, e la messa
in rete di Grandi attrattori.
Un nuovo brand che identificherà nel suo insieme, nella sua
interezza, una Regione, conosciuta per singoli punti di grandissimo interesse come Capri,
Ischia, Sorrento, Pompei, Caserta, Napoli, integrati però a
pieno titolo alle valenze delle
aree interne, dei borghi poco conosciuti, delle zone verdi e delle
aree protette che conservano ancora speciali riserve florofaunistiche.
Per promuovere il brand “Cam-
pania” attiveremo campagne di
promozione che faranno parte di
un complessivo programma pluriennale, rivolto soprattutto a
quei paesi esteri meglio collegati
con noi con voli diretti, quindi
più accessibili, puntando ad una
politica di destagionalizzazione.
Stiamo esplorando varie soluzioni per lo sviluppo della digitalizzazione nella promozione
turistica della destinazione Campania, utilizzando tutti i canali e
gli strumenti di comunicazione
più flessibili come i social media
per provare a recuperare, in
tempi certi e compatibilmente
celeri, quel gap con le altre regioni.
Recentemente, durante la
BMTA, è stata sottoscritta la
"Carta di Paestum". In che
consiste?
Si tratta di un documento strategico che la Commissione nazionale congiunta degli assessorati
regionali al Turismo e ai Beni
Culturali presenteranno al Governo in cui si propone un sistema interregionale, un patto
tra Regioni per mettere in sinergia Cultura e Turismo. La cultura è l’anello di congiunzione
per le politiche di sviluppo turistico. La cultura è il motore
stesso del turismo. L’unità di in-
tenti proclamata a Paestum è un
risultato straordinario che consentirà di intercettare interessantissimi flussi turistici nazionali
ed internazionali. Grande soddisfazione, quindi, per essere riusciti a far decollare una grande
idea, che è stata proposta a Paestum e che parte da Paestum e
dalla Campania.
Dopo la liquidazione degli
EPT decretata dalla L. Regionale sul turismo, è urgente definire gli ambiti territoriali
turistici.
Quanti e quali sono?
L’ultima determinazione in merito all’individuazione degli
Ambiti Territoriali Turistici
Omogenei ne stabiliva 15, ma
stiamo provando a ridurne il numero, puntando ad individuare
grandi aree omogenee, senza
frammentare ulteriormente i territori provinciali, tenendo conto
del contesto e delle vocazioni turistiche, per consentire di avviare un processo circolare ed
integrato tra comparto turistico
e sviluppo territoriale.
Tutto ciò servirà effettivamente
per prevedere quali opere pubbliche finanziare con fondi comunitari per una effettiva
ricaduta positiva su aree ampie
ed omogenee.
sente la messa x tv, anticipa le
parole! Ciao Bartolo, felice
giornata, unitamente ai tuoi
cari, e che nonna "Mnodda" ci
porti fortuna!!!”
Non sarebbe meglio ritagliare
un ambito solo per il territorio
circoscritto nel perimetro del
Parco?
Nella mia visione strategica
vado oltre. Immagino un ATTO
che ricomprenda anche altre realtà territoriali confinanti per arricchire l’offerta, diversificarla e
qualificarla maggiormente. Naturalmente siamo in una fase di
elaborazione della proposta
complessiva, che dovrà essere
concertata e condivisa da tutti
gli attori territoriali e di settore.
Quale ruolo avranno i consorzi turistici nella determinazione delle politiche di
promozione e sviluppo?
I consorzi turistici che lo vorranno, parteciperanno, come
parte privata, ai futuri Poli Turistici Locali e se ne faranno parte,
si assumeranno tutte le competenze e le responsabilità previste
dalla legge 18/2014. Quindi certamente concorreranno alla determinazione delle politiche di
promozione e sviluppo, perché
dovranno investire anche risorse
proprie per tali attività.
Lei ha governato l'area Parco
essendo stato amministratore
dell'ente per oltre 10 anni.
Quali sono, a suo parere, le
priorità da affrontare nel
breve termine?
Importante è la rivisitazione del
Piano del Parco, anche alla luce
della nuova normativa.
Riprendere immediatamente il
lavoro relativamente alla definizione della sentieristica, che
negli ultimi anni, attraverso il
PIRAP, ha realizzato centinaia
di chilometri.
Qualcuno l'ha accusata di favorire il suo paese, Teggiano, e
la sua area di riferimento, il
Vallo di Diano. Cosa risponde?
È una sterile polemica. Sfido
chiunque a confrontarsi seriamente sulla validità, l’importanza e la valenza culturale del
Comune di Teggiano e degli altri
comuni del Vallo di Diano.
Guardo avanti e non mi soffermo sulle chiacchiere inutili.
Il nuovo presidente del
PNCDA, Tommaso Pellegrino,
ha fatto approvare le linee
guida del programma. Si è
confrontato anche con lei
prima di presentarlo?
Ho grande stima di Tommaso,
amico dai tempi del liceo. Mi fa
molto piacere che ha sposato
completamente la mia idea relativa al collegamento dei trasporti, in parte da me avviato
con il progetto Cilento Blu.
Come ho già detto in precedenza, ci ritroviamo a condividere le valutazioni sulle priorità
del Parco, che sono la sentieristica per un reale sviluppo del
turismo verde e una revisione
del Piano del Parco, attualizzandolo alla più recente normativa.
LIBRI
n° 42 01/12/2016
3
Presentazione del libro di Anna Katia di Sessa
Vito Capaccio premiato dal C S Tegea
"Dillo con un grazie e sii felice"
“Guerra e Amore” il suo libro
MONICA ACITO
CHIARA SABIA
O
ggi vi siete ricordati di
dire grazie? Scommetto di no. Persi tra il
trambusto delle nostre frenetiche vite, crocifissi ad uno spartitraffico o riversati in un
"gomitolo di strade", come scriveva Ungaretti, ci ricordiamo
troppo poco spesso di ringraziare le persone che, pur soffrendo, ci regalano un
frammento di benessere, coloro
che si prodigano per farci stare
bene o chi contribuisce a rendere meno amara la pillola della
vita. A volte dimentichiamo
persino di ringraziare il nostro
stesso corpo, i nostri organi funzionanti, le nostre viscere, il nostro linguaggio, la nostra bocca
che impasta parole o i nostri
occhi che sono finestre cangianti e mutevoli sul mondo. La
gratitudine, o meglio l'arte della
gratitudine: è questo il leitmotiv
del libro di Anna Katia di Sessa,
autrice di Paestum che dispiega
a piene ali il filo rosso del "Grazie". Martedì 22 novembre
Anna Katia si è recata a Felitto,
dove, nella cornice del bar in
piazza, si è seduta a tavolino
con un gruppo di persone cu-
D
riose per illustrare loro l'arte
ormai dimenticata della gratitudine. Ha fornito a tutti una
mappa bianca, da compilare
ogni giorno ricercando un motivo per ringraziare qualcuno o
qualcosa. Ogni giorno può essere un nuovo giardino pieno di
ringraziamenti, verso chi ci accarezza l'anima, o verso la nostra stessa forza interiore ,ogni
nuovo giorno può essere linfa
da attingere per rimpolpare
quell'autostima che mutiliamo e
stupriamo, pensando di non essere abbastanza o di non essere
all'altezza della felicità. "La felicità è reale solo se condivisa",
recita il film "Into the Wild", per
bocca di Alexander Supertramp, ma è vero che la felicità
è uno stato d'animo, un vestito
che si sceglie di indossare ogni
giorno facendo in modo che
aderisca alle nostre curve e alla
forma del nostro corpo e della
nostra anima, non una meta tortuosa e irraggiungibile. La felicità non è una chimera, ma un
abito fatto di sole da cucire ogni
giorno annodando i fili della
gratitudine. E il primo ringraziamento, va a noi stessi. Perché
non capiti più che la felicità ci
sfugga dalle mani perché abbiamo deciso di essere i primi a
boicottarci.
omenica 27 Novembre si è
tenuta l’XI edizione del Premio Nazionale Giornalismo
e Multimedialità Cilento, Vallo di
Diano e Alburni, consegnato al Mons.
Angelo Spinillo, Vescovo della Diocesi di Aversa, organizzato dal Centro
Studi Tegea che è giunto al ventesimo
anno di attività di tutela ambientale,
storica, urbanistica e socio-culturale.
Nella serata è stato dato un riconoscimento a Vito Capaccio che col suo
racconto ‘’ Guerra e Amore” ripropone i valori della tradizione e della
cultura. Vito, vive a Sant’Arsenio, ha
34 anni e si è diplomato all’Istituto
Tecnico Commerciale con indirizzo
Turistico, al momento è disoccupato
e le sue due grandi passioni sono la
scrittura e le tradizioni del suo paese.
Il suo “Guerra e Amore” è un racconto che parla di Arsenio, ragazzo
semplice e un po’ burbero che trova
nell’amore un’interminabile guerra, e
del paese di Sant’Arsenio, cornice
costante di tutti i suoi ricordi, sempre
visibile tra le righe tanto da essere
protagonista secondario di questa storia.
Nelle prime pagine s’intendono subito i disagi del protagonista, socioculturali ma soprattutto emotivi …
Si, Arsenio, è un ragazzo umile, un
I racconti di Raffaele Scorziello
“Rovistando nella Memoria”
PROSPERO ALBERTINI
C
onosco Raffaele da tanti
anni. Insieme abbiamo
girato, in auto per lavoro, lui geologo io fisico,
buona parte della Campania e
del Molise, particolarmente in
tempi in cui le autostrade e le
superstrade erano poche e si
percorrevano le vecchie nazionali o provinciali nei loro tortuosi tracciati immutati da
secoli e con i loro attraversamenti di abitati e le lunghe attese ai passaggi a livello.
Abbiamo visto modificarsi man
mano i tracciati, i paesaggi e
anche gli usi e i costumi delle
campagne, in particolare i vestiti e i cibi. Sono praticamente
scomparse le donne vestite di
nero, gli uomini con la giacchetta ed il cappello, gli animali
da tiro.
Lo spostamento era lento lungo
le strade che seguivano spesso
pigramente i crinali, quindi era
lungo il tempo passato insieme
in macchina e allora si parlava e
si parlava. Ma di che cosa? Un
po’ di tutto, in particolare Raffaele, gran parlatore, raccontava
della sua terra di origine, Roccadaspide, o meglio il Cilento,
e della vita che vi si svolgeva.
Non so fino a che punto il suo
era un comunicare ad altri quel
mondo ormai in via di scomparsa, che lui, com’era evidente,
amava e che voleva quasi trattenere partecipandolo ad altri, e
fino a che punto era il suo rivivere ad occhi aperti, non tanto
la sua giovinezza, quanto un
mondo antico che sentiva perdersi e scomparire.
Comunque, i suoi racconti,
scene di vita, di usanze e di costumi e non considerazioni, paragoni o moralismi e filosofie,
mi prendevano completamente,
mi facevano vivere quella realtà
sconosciuta come se fosse presente; ne rimanevo immerso e,
po’ rustico ma comunque molto sensibile, tanto da cadere in depressione
e tentare il suicidio per una delusione
d’amore. Dopo essersi curato però, dà
una seconda possibilità alla sua vita,
godendo della bellezza del suo paese
natale e riuscendo ad innamorarsi di
una nuova ragazza.
A dimostrazione del fatto che la territorialità è molto importante per
te, hai adottato un registro vernacolare. Qual è la funzione testuale
del dialetto?
Quando Arsenio comunica in italiano
è insicuro e impacciato, parlando in
dialetto, acquista una grande sicurezza, lo usa come uno scudo nei confronti di chi lo ostacola e di chi deride
la sua condizione di ragazzo semplice.
SEGUE A PAGINA 6
si potrebbe dire, coinvolto. Ero
anche io presente in quel che
raccontava e a volte mi sorprendevo quasi a ragionare e a sentire in sintonia con gli antichi
compaesani.
Questa è la potenza quasi ammaliante del modo di raccontare
di Raffaele; anche adesso io
penso a quel mondo non come
una realtà esterna, come quando
si vede un film o si legge un
libro, no, anche io ho vissuto un
po’ in quel paese e quella è stata
un po’ la mia realtà, il mio vissuto.
Io non sono un letterato o un
critico, non so se il lavoro di
Raffaele, volutamente scritto in
un linguaggio “parlato”, sarà
considerato valido, specie da
parte dei “dotti”, e se sarà riuscito a trasferire in scritto le
emozioni che trasmetteva con la
parola, ma sono sicuro che chi
leggerà le sue immagini di vita
non potrà fare a meno di essere
anche lui trascinato in quell’antico affascinante mondo.
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n° 42 01/12/2016
LA RIFORMA
ALTRO CHE BANCARELLE. LE BCC SONO UTILI AL TERRITORIO
Marino, replica al giornalista di Repubblica, Alberto Statera:
“Se l’accesso al credito dipenderà dagli algoritmi e non dalle persone le Pmi difficilmente andranno lontano”
Di seguito la risposta di Antonio
Marino, direttore generale della
Bcc Aquara, all’articolo pubblicato lunedì 21 novembre all’interno dell’inserto Affari e
Finanza di Repubblica dal giornalista Alberto Statera.
Egr. Dr. Statera,
ho letto con attenzione il Suo articolo di stamane su Affari e Finanza di Repubblica. Lei fa delle
affermazioni a dir poco preconcette che non fanno onore alla
classe giornalistica che dovrebbe
informare e non straformare.
Si capisce da subito che Lei è contrario al secondo gruppo BCC,
quello del Trentino. Eppure esso
ha ricevuto tante adesioni da ogni
parte d'Italia. Se tante BCC trovano utile aderire ad un secondo
Gruppo perchè Lei non
si interroga sui motivi di
questa diaspora? Non
può pensare che siano
tutti dei cretini... Il
Gruppo romano di ICCREA ha guidato da
sempre il credito cooperativo e se ci ha condotti
nella condizione di avere
bisogno di una riforma "riparatrice" lo dobbiamo proprio a loro.
Dove si è visto che i generali che
hanno perso la guerra poi vengano
chiamati a costituire il governo
della nuova nazione? Non si può
essere conservatori e riformisti
allo stesso tempo. E' così difficile da capire? Non c'é rissa tra le
BCC. La rissa la immaginate voi
che vorreste consegnare l'Italia ai
grossi gruppi bancari organizzati
in modo piramidale, per poterli
controllare meglio. Non vi piacciono le BCC perché sono organizzate in modo orizzontale e non
hanno un uomo solo al comando.
Non vi piacciono le BCC perché
mantengono il voto capitario mentre voi vorreste il voto azionario...
Se l'accesso al credito sarà determinato solo dagli algoritmi e non
L’INTERVENTO
(Etruria, Chieti, Marche, Ferrara)”.
Mi vuole spiegare cosa c'entrano
le BCC con il disastro di queste 4
banche? Nessuna delle 4 banche è
una cooperativa! Lo sa che le
BCC hanno contribuito a salvare
con i nostri soldi le 4 banche? Lei
ci chiama banchette ma lo sa che
il rischio di credito delle nostre
BCC è di gran lunga inferiore a
quello delle Banche che voi acclamate?
Visto che Lei ci chiama banchette
senza conoscere minimamente la
nostra storia, io, con la stessa superficialità, Le dico: ma chi la
spinge a scrivere queste cose?
Cordiali saluti.
ANTONIO MARINO
Direttore generale Bcc Aquara
DICONO DI NOI
Tutte le bufale di carta sulle Bcc
Il dibattito sul referendum del 4 dicembre prossimo ha, tuttavia, dimostrato che sono saltati persino i
classici schieramenti giornalistici
basati su obsoleti concetti di destra, sinistra e centro, cosicché,
anche sulle questioni più tecniche,
come quelle bancarie, si assiste a
una convergenza. Ci si riferisce all’articolo di Libero il 28 ottobre
scorso dal titolo “Riforma ignorata. La banca cooperativa se la
passa male” e a quello pubblicato
da Repubblica nell’inserto “Affari
e Finanza” e titolato “Banche, il
caso Bcc. Retorica del territorio e
obiettivi di potere”. A differenza
della carta stampata specializzata
(Il Sole 24 Ore, Milano Finanza,
ecc.), i due suddetti quotidiani, in
particolare quello diretto da Vittorio Feltri, hanno fornito una ricostruzione opposta a quella emersa
in occasione della giornata mondiale del risparmio e contenuta
nell’intervento del Governatore
della Banca d’Italia del 27 ottobre
2016, lasciando intendere che la
situazione del credito cooperativo,
nonostante le parole rassicuranti di
Ignazio Visco, fosse particolarmente preoccupante. Mentre nel
sommario dell’articolo di Libero si
legge che “Visco invia lettere di richiamo a tre Bcc su quattro. A rischio l’equilibrio nei conti”,
nell’intervento del Governatore,
dopo aver trattato dell’intensa
azione di vigilanza svolta da Bankitalia nei confronti delle banche
dalle persone difficilmente le PMI andranno
lontane! Lei probabilmente non è mai entrato
in una BCC. Lei probabilmente non si vuole informare su come le nostre
piccole BCC sono state e
saranno utili alle comunità dove sono insediate.
Noi siamo pronti ad ospitarLa
per mostrarle ciò che abbiamo
fatto in tutti questi anni e per
mostrarle tutta la solidità dei
nostri conti, a dispetto dei suoi
luoghi comuni.
Lei invece non sa fare di meglio
che associarci al peggio: “la solita
solfa del legame con il territorio,
che, come si è visto, ha prodotto il
disastro delle quattro banche
“non significative” (per la maggior
parte Bcc), alle pagina 4 e 5, si
dice: “È anche grazie a questa
azione di vigilanza che dalla fine
del 2011 il coefficiente relativo al
patrimonio di migliore qualità
delle banche vigilate direttamente
dalla Banca d’Italia è cresciuto
dall’11,8 al 15,5 per cento (a
fronte dell’aumento dall’8,8
all’11,7 per cento per le banche
“significative”) e il tasso di copertura delle esposizioni deteriorate è
passato dal 28,2 al 43,6 per cento
(a fronte di un incremento dal 40,6
al 45,6 per cento per le banche “significative”)”. Ma ad oggi non risulta nessun massiccio invio
epistolare alle Bcc da parte dell’Organo di vigilanza. Non si comprendono nemmeno le ragioni
dell’attacco alle banche di credito
cooperativo sferrato da Repubblica che conclude con la necessità
di una grande fusione, o meglio
con la costituzione di un unico
grande gruppo. L’analisi del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non stravolge il contenuto
delle parole di Visco, ma ne mette
in dubbio l’analisi fornita per av-
valorare la solidità del sistema
delle Bcc (vedasi la parte conclusiva dell’articolo) e, attraverso richiami e associazioni sia alle 4
banche poste in risoluzione (Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca
delle Marche, CariChieti e CariFerrara) che ai problemi del Monte
dei Paschi di Siena e di Unicredit,
tende a dimostrare che anche il sistema del credito cooperativo sia
in forte crisi e che l’unica soluzione possibile risieda nella realizzazione di un unico gruppo facente
capo ad Iccrea e Federcasse Inoltre, sarebbe opportuno precisare
che la presenza di più gruppi bancari cooperativi non costituirebbe
una peculiarità esclusivamente italiana (anche in altri paesi si registra la presenza di più gruppi
cooperativi) e che, anche a beneficio di coloro che credono esclusivamente nella capacità della
grande dimensione di risolvere
qualsiasi problema aziendale, la
realizzazione di due gruppi nazionali (facenti capo rispettivamente
ad Iccrea Banca e a Cassa Centrale
Banca) darebbe luogo, in ogni
caso, alla costituzione di strutture
che si allocherebbero tra i primi
dieci gruppi bancari italiani, in
grado di competere efficacemente
in un mercato europeo sempre più
competitivo.
Marco Bindelli, vice presidente
BCC di Civitanova Marche e
Montecosaro
“Self service utilissimo a Capaccio
Stop alle file e assicurati tutti i servizi”
“Molto comodo ed utilissimo l’utilizzo della
cassa self service presso
la filiale a Capaccio della
Bcc Aquara. Si abbreviano i tempi, evitando
le file agli sportelli, ed in
pochi minuti si svolgono
tutte le operazioni di cui si ha bisogno. In questa maniera si riesce immediatamente a fare ritorno alle
proprie attività con notevole vantaggio”. Così Nicoletta Giuliani,
avvocato ed imprenditrice impegnata nella filiera agricola, promuove il servizio offerto alla
clientela dalla Bcc Aquara. Ed ag-
giunge: “Voglio anche
sfatare il luogo comune per cui l’utilizzo
della cassa self service
risulterebbe difficile.
In realtà è tutto estremamente molto semplice e subito ognuno
può effettuare le operazioni di cui
ha effettivamente bisogno. Una
vera e propria comodità soprattutto
a metà o a fine mese quando in
banca si registra una maggiore affluenza”. Quindi un consiglio da
Nicoletta Giuliani a tutti i clienti:
“Utilizzatelo e vi troverete molto
bene”.
SALERNO
Opportunità per gli studenti creativi
Bcc Aquara stimola la creatività degli studenti
delle scuole superiori di secondo grado supportando la II Edizione del Premio Culturale Nazionale “ I talenti di Alphanus”organizzato dal
Liceo Statale “Alfano I” di Salerno in collaborazione con il Giffoni Film Festival. In particolare i partecipanti
dovranno cimentarsi
nell’elaborazione di prodotti che valorizzino il loro talento nell’ambito letterario, artistico e scientifico. Ai premi in danaro per i primi tre classificati di
ogni sezione si aggiungono, per il vincitore del Premio “Scienze”, la partecipazione in qualità di giurato alla 47esima edizione del Festival del Cinema
di Giffoni e, per il vincitore del Premio “Musica”, l’ opportunità di vedere il
proprio brano inserito nella colonna sonora del videogame “The way of life”.
LA CRESCITA CONTINUA
LA BCC DI AQUARA SEMPRE PIÙ PREFERITA DA NUOVI CLIENTI
DA INIZIO ANNO 2016
NUOVI CONTI CORRENTI APERTI + 9,0%
NUOVI FIDI DELIBERATI + 11,4%
VALLO DI DIANO
n° 42 01/12/2016
Nasce la Consulta delle donne con sede a Sala Consilina
IN FARMACIA
I LAVAGGI NASALI
Violenza di genere, una difesa attiva
ANTONELLA CITRO
L
a giornata internazionale
contro la violenza sulla
donna, lo scorso 25 novembre, ha siglato la nascita
della Consulta delle Amministratici del Vallo di Diano e Tanagro.
Cinquanta
donne
impegnate in politica nei diversi
municipi del comprensorio a
sud di Salerno hanno voluto fare
gruppo per avviare una serie di
iniziative finalizzate alla sensibilizzazione su tematiche prettamente femminili e tutelarle nei
momenti di maggiore bisogno.
A Sala Consilina, nell’auditorium Cappuccini, si sono date
appuntamento per presentarsi
ufficialmente ed eleggere il presidente che è Tania Esposito che
ha anche ideato il progetto.
L’evento moderato da Filomena
Chiappardo è stato aperto dai
saluti del sindaco di Sala Consi-
lina, Francesco Cavallone, mentre sono intervenute Katia Pafundi, responsabile del centro
Antiviolenza Aretusa, Anna Petrone, Delegata alle Pari Opportunità della Provincia di Salerno,
Maria Rosaria Vitiello, Delegata
all’istruzione della Provincia di
Salerno. Il progetto si avvale
della collaborazione del “Centro
Antiviolenza Aretusa” del Piano
Sociale di Zona e intende unire
quanto le Amministratrici vogliono promuovere con le attività delle operatrici che già
lavorano in una struttura a contatto con le donne. Intensa e desiderosa di stare vicino a chi
necessita, così si è presentata la
Consulta, che già nelle settimane appena trascorse ha dato
il via a qualche iniziativa come
la installazione di una panchina
rossa per sensibilizzare sul tema
della violenza sulle donne e va
ALBERTO DI MURIA
I
ricordato anche un lenzuolo
rosso per continuare a dire No
alla violenza di genere. Mentre
sono in cantiere progetti in rete
tra i Comuni che compongono
la Consulta, le Amministratrici
sono già all’opera per ascoltare
e rendere possibile il confronto
e l’approccio migliore con le diverse problematiche che si presentano e si presenteranno in
futuro. Ancora una volta dunque
le donne fanno rete per fronteggiare ciò che sta dentro e fuori
le mura domestiche, ciò che fa
paura e incute timore al punto di
prediligere il silenzio e la sopportazione. A ogni costo. Oggi
le donne del Vallo di Diano sono
ancora più vicine alle altre
donne: “perché insieme si può
allontanare chi non ci ama”. E
l’intera area ovviamente potrà
richiedere il supporto della Consulta che si è detta pronta a ogni
forma di supporto. In conclusione si è esibita la “Compagnia
Artisti Campani Associati”.
Castellabate, Vallo d. L. e Celle di Bulgheria
Un coordinamento dei centri anti violenza
SUSY BUONOCORE
I
l progetto sulla violenza
contro le donne fa seguito al
decreto dirigenziale della
Regione Campania n.66 del
16/10/2014 sulle misure di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere e, sulle
disposizioni messe in atto per la
realizzazione dei centri antiviolenza in sinergia con quanto approvato dall’Ufficio di Piano
dell’Ambito Territoriale S/8 che
si basa principalmente «sull’accordo dei 37 comuni a sud della
provincia di Salerno, le cui
nuove strategie di governance
partono dalla convinzione che il
raggiungimento di un qualsiasi
obiettivo debba implicare il
coinvolgimento dei diversi attori che costituiscono il sistema
integrato delle politiche sociali». Tre società cooperative
sociali: "Kastrom" di Castellabate, "Cilento Service 2000" di
Vallo della Lucania e "Arcobaleno" di Celle di Bulgheria si
sono costituite in A.T.I. ed
hanno partecipato al bando individuando nella reciproca collaborazione la modalità più
proficua per dare vita ad un
Centro Antiviolenza unico nel
territorio che possa col tempo
diventare una rete di Servizi
connessi tra loro. Da qui nasce:
Il Centro Antiviolenza “La casa
di vetro” - una rete di contrasto
alla violenza di genere con lo
scopo principale di rispondere
al tentativo di dare maggiore visibilità alla violenza intra ed
extra familiare. Il progetto ha
portato all’apertura di tre sportelli a Vallo della Lucania, ad
Agropoli e a Castellabate. Il
Centro Antiviolenza ha effettuato gratuitamente: attività di
accoglienza e ascolto;
Sostegno Psicologico; Consulenza legale; Informazione e
Orientamento; Interventi in rete
con i servizi sociali. Gli sportelli
hanno lavorato attraverso
5
un’equipe multidisciplinare che
all’occorrenza ha sviluppato
piani individualizzati d’intervento. Destinatarie dei servizi
sono state tutte le donne italiane
e straniere che vivono situazioni
di maltrattamenti fisici, psicologici, sessuali ed economici, le
quali si sono rivolte personalmente al Centro oppure sono
state inviate dai servizi sociali
delle diverse Municipalità.
Il Centro ha registrato 24 accessi a cui è seguito la presa in
carico delle donne con l’attuazione di percorsi individualizzati. Il Centro Antiviolenza ha
svolto anche attività di prevenzione attraverso incontri di sensibilizzazione nelle scuole
medie-superiori del territorio rivolti a circa 2000 studenti.
Ad un anno dall’attivazione del
Centro, la Cooperativa Cilento
Service 2000 ha organizzato un
convegno dal titolo: “La casa di
vetro a distanza di un anno:
esperienze e ricerche a confronto”, tenutosi il 25 novembre
2016, in occasione della giornata internazionale contro la
violenza sulle donne presso il
polo tecnologico di Vallo della
Lucania. Al convegno è stato illustrato il lavoro svolto da tutte
le operatrici del Centro Antiviolenza con passione e tenacia.
La dott.ssa Sara Faracchio, sociologa della Coop. “Cilento
Service 2000” e coordinatrice
generale del progetto “La casa
di vetro”, ha spiegato quanto sia
importante e necessario mantenere attivo il Centro Antiviolenza sul nostro territorio.
Tanto è stato fatto, ma tanto ancora si può fare e si deve fare.
Che sia questo solo il punto di
partenza.
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l lavaggio nasale
è una pratica che
prevede il passaggio di soluzioni
saline
all'interno
delle cavità del naso, a scopo igienico o
terapeutico. Questo rimedio naturale
può essere utile in associazione alla terapia medica, per lenire la sintomatologia dovuta a patologie infettive o
croniche delle prime vie respiratorie,
come raffreddore, rinite allergica e sinusite. Il passaggio del liquido nelle cavità
nasali fluidifica le secrezioni in eccesso,
consentendone un miglior drenaggio,
oltre a rimuovere le impurità dell'aria
inspirate, come polvere, allergeni e
agenti patogeni. Le soluzioni saline
hanno, inoltre, il potere di umidificare
l'interno delle narici, donando sollievo
in caso di disagi respiratori. I lavaggi
nasali possono essere eseguiti con una
siringa senz'ago, che contenga almeno
20 ml di soluzione fisiologica. Esistono,
inoltre, dispositivi già pronti all'uso in
forma di flaconcini o spray con fisiologica o soluzione isotonica. Le soluzioni
indicate per i lavaggi nasali possono essere isotoniche, come la soluzione fisiologica, che rispettano la fisiologia della
mucosa nasale, o ipertoniche, come l'acqua di mare, che sono indicate per fornire un'azione decongestionante. Per
essere ottimali, le soluzioni per i lavaggi
nasali dovrebbero essere sterili e senza
conservanti. Occorre avvicinarsi al lavandino, flettere la testa in avanti e ruotarla da un lato, respirando a bocca
aperta; posizionare la siringa o il dispositivo per il lavaggio nasale all'ingresso
di una narice. Chiudere la stessa narice
con un dito e svuotare la siringa all'interno della cavità nasale: la soluzione
uscirà solitamente dalla narice opposta,
trascinando con sé le secrezioni; se la
posizione è corretta, il liquido non raggiunge la gola e non provoca fastidio.
Ripetere la stessa operazione per la narice opposta.
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6
VALLO DI DIANO
n° 42 01/12/2016
A Mons. Angelo Spinillo il premio di Giornalismo e Multimedialità
Centro Studi Tegea, 20 anni di impegno per la natura
MASSIMILIANO DE PAOLA
D
INFO&CONTATTI
tel 0828 730510 / fax 0828 72805
S. S 18, Km 89, 700 Capaccio
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opo venti anni di impegno per la natura
del Mediterraneo, il
Centro Studi Tegea ha promosso un’intensa due giorni
che è partita da Atena Lucana,
ha fatto sosta a Corleto Monforte ed ha concluso i lavori a
Sant’Arsenio, attraversando
parte del Parco Nazionale del
Cilento, Vallo di Diano e Albumi, per festeggiare il traguardo storico dei primi venti
anni di attività.
Il Centro Studi Tegea, che ha
sede in Sant’Arsenio, è nato
nel Vallo di Diano nel 1996
per iniziativa di un gruppo di
studiosi, ricercatori e professionisti socialmente impegnati
nella
difesa
e
valorizzazione delle potenzialità che la vasta area del Cilento, Vallo di Diano e
Alburni presenta sul piano
della cultura, dell’economia e
della natura. Il Centro Studi,
senza fini di lucro, punta perciò a promuovere e divulgare
i valori dell’ecologia e del rispetto della natura, a migliorare la qualità della vita, a
tutelare l’ambiente e il patrimonio storico, urbanistico e
socio-culturale del territorio.
In questi venti anni il Centro
Studi ha legato il proprio
nome a manifestazioni di
grande rilievo e di risonanza
internazionale.
Per celebrare questo traguardo storico, il Centro Studi
Tegea ha organizzato una due
giorni che ha coinvolto e
messo a confronto molte personalità, alcune delle quali venute da fuori. Tutto è iniziato
con una Cena di Gala che si è
tenuta sabato sera 26 novembre 2016, nella Sala Giunone
dell’Hotel Villa Venus di
Atena Lucana Scalo. L’incontro è stato anche l’occasione
per fare un bilancio delle iniziative intraprese nel periodo
che va dal 1996 al 2016. Un
bilancio senza dubbio positivo come si evince dalle parole del Direttore Generale
del Centro Studi Pietro Coiro:
“Tutta una documentazione
dimostra come abbiamo raggiunto importanti risultati nel
campo della promozione culturale e sociale. In ogni iniziativa abbiamo sempre portato
grande attenzione alle risorse
del nostro territorio. Costante
l’impegno perché le potenzialità esistenti fossero utilizzate
per creare un circuito virtuoso
capace di suscitare sviluppo
economico e sociale.”
Domenica 27 novembre, in
seguito al trasferimento in
pullman a Corleto Monforte e
dopo un saluto del Sindaco di
Corleto Monforte, Antonio Sicilia, si è tenuta una visita guidata al Museo Naturalistico
degli Alburni a cui ha fatto seguito un pranzo presso
l’azienda Agrituristica Terra
Nostra sempre a Corleto
Monforte.
Domenica sera, alle ore 19,
nell’Auditorium dell’Istituto
di Istruzione Superiore Antonio Sacco di Sant’Arsenio, si
è tenuta la cerimonia di Consegna di un Attestato di Benemerenza a don Antonio
Breglia, Parroco della Parrocchia di Santa Maria Maggiore
a Sant’Arsenio per i 45 anni
di missione pastorale svolta a
Sant’Arsenio.
Atto conclusivo della serata e
dell’intera manifestazione, è
stata la cerimonia di Consegna del Premio Nazionale
Giornalismo e Multimedialità
Cilento, Vallo di Diano e Alburni, giunto quest’anno all’undicesima edizione, che è
stato assegnato a S.E. Rev.ma
Mons. Angelo Spinillo, Vescovo della Diocesi di Aversa.
Nella stessa serata sono stati
consegnati anche dei riconoscimenti a Vincenzo Alliegro,
Vito Capaccio, Angelo Greco,
Pasquale Masullo, e un riconoscimento speciale è stato
consegnato a don Gianpaolo
Vingelli. Ha chiuso i lavori,
prima dei saluti, un ricco buffet.
Vito Capaccio premiato dal C S Tegea
“Guerra e Amore” il suo libro
SEGUE DA PAGINA 3
CHIARA SABIA
evidente che i temi del
tuo racconto sono
stati considerati affini
agli scopi e ai principi più importanti del Centro Studi
Tegea, ovvero la tutela e la valorizzazione dei nostri territori, infatti durante la
celebrazione dei vent’anni di
attività, hai avuto un riconoscimento proprio grazie a
“Guerra e Amore”…
Sì, è stata una grande e inaspettata emozione, non credevo che
questo semplice racconto suscitasse tanto interesse.
Sono contento perché è stato
apprezzato l’ amore per le tradizioni del mio paese e spero
che fra i miei lettori possano es-
È
[email protected]
serci soprattutto giovani, è fondamentale che loro apprezzino
il messaggio che ho voluto dare
con questo mio libricino.
Da quanto tempo ti dedichi
alla scrittura?
Da sempre, tuttavia solo di recente sto prendendo sul serio
questa mia grande passione.
Quali sono i generi letterari
che più ti piace leggere?
Adoro leggere le biografie dei
grandi della nostra storia: Garibaldi, Petrini, i Pontefici. Tra le
mie letture preferite poi c’è
“Storie di vagabondaggio” di
Hermann Hesse.
Sei già alle prese con un
nuovo progetto letterario?
Sì, un’idea c’è. Mi piacerebbe
scrivere sulle abitudini e i modi
di fare dei cittadini di Sant’Ar-
senio, ma non c’è ancora nulla
di concreto.
Quanto c’è di Vito in Arsenio?
Mi sono divertito ad usare la
fantasia ma nel protagonista di
“Guerra e Amore” c’è tanto di
me.
Il libro “Guerra e Amore” può
essere acquistato presso le librerie di Sant’Arsenio e sui
portali di librerie on-line con
codice ibs.
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
n° 42 01/12/2016
7
Pellegrino vara il bilancio 2017 con l’appoggio unanime del consiglio direttivo
“Al parco un ruolo di raccordo tra siti UNESCO”
SEGUE DALLA PRIMA
BARTOLO SCANDIZZO
Q
uesto è merito sicuramente di Tommaso Pellegrino ed anche dei
consiglieri che sembrano animati da seri propositi di lasciare
un’impronta con la loro gestione. A questo consiglio, al
completo grazie alla presenza
per la rima volta di Ferdinando
della Rocca rappresentante del
Cai di Cava dei Tirreni, numerosi i punti all’O.d.G. Tra questi
l’approvazione del bilancio di
previsione 2017 che sarà la
“bibbia” a cui sia il consiglio
stesso sia la struttura tecnica dovranno attenersi dello sviluppare la loro azione.
Diciamo subito che il bilancio
dell’ente di quest’anno non è
paragonabile a quello degli anni
d’oro dei primi dieci anni. Però
è uno scrigno importante da cui
estrarre risorse per delineare la
politica del PNCDA.
Per la verità, già con la variazione di bilancio relativa all’anno 2016, sono state assunte
decisioni di spesa per il completamento di opere su immobili di
proprietà come palazzo Mainenti, sede dell’ente, villa Materazzi a S. Maria di
Castellabate, il centro per la biodiversità di via Montisani a
Vallo della Lucania, il castello
di Sicignano, Un palazzo al centro di Teggiano, la messa in sicurezza delle fascia costiera
(sic!) …
A questo punto il consiglio
prende coscienza in merito al
“dedalo” di beni di proprietà o
in dati in comodato all’ente. Si
tratta di capire, come sottolineano i consiglieri Rosario Carione e Vincenzo Inverso, come
questi beni possono essere
messi a reddito e, soprattutto,
quanto costano all’ente in termini di manutenzione e utenze.
Si decide all’unanimità di incaricare gli uffici di fare una ricognizione in tale senso. In fondo
si tratta di seguire la strada già
tracciata con il bando dell’uliveto di via Montisani che ha
avuto numerose adesioni sin da
subito.
Pellegrino, nel presentare il bilancio di previsione 2017, sottolinea
il
fatto
che
necessariamente è stato predisposto con lo scopo di dare seguito
agli
impegni
programmatici già deliberati dal
consiglio precedente. Questo
rende più fluida la discussione,
in quanto le priorità sono già definite nel documento di intendi
a cui l’intero consiglio ha aderito. Inoltre, c’è anche la novità
che sarà il MEF (Ministero Economia e Finanze) a controllare
la giusta destinazione delle risorse che per la spesa corrente
consistono in € 3.847.348,73.
Per conoscere le risorse destinate ai progetti specifici in
corso o in via di presentazione
che si andranno ad aggiungere a
quelle correnti, dovremo aspettare al pubblicazione del bilancio sul sito dell’ente.
Interessante per il nuovo consiglio quanto comunicato dal presidente Pellegrino in merito al
fatto che il PNCDA dovrà anche
approntare un piano coordinato
per la valorizzazione dei siti
UNESCO presenti nell’area
protetta: Paestum, Velia, Certosa di Padula, Paesaggio del
parco stesso e Dieta Mediterranea. Sarà uno dei progetti su cui
lente dovrà investire perché è
quella l’anima che sta alla base
anche dei tanti altri riconoscimenti a livello internazionale. E
la prima decisione in merito a
questo aspetto è venuta proprio
nell’approvare la sistemazione
della cartellonistica con il
nuovo nome, Parco Nazionale
del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, aggiungendo anche i riconoscimento avuti come
quello di Riserva di Biosfera del
programma MAB, European
and Global Geopark Network,
World Heritage List e Paesaggio
Culturale di rilevanza mondiale.
“Il bello deve essere anche
utile” questo il motto che Pellegrino e consiglieri si sono impegnati a tenere ben presente nella
loro azione.
Il consiglio ha anche individuato altre priorità come l’utilizzo dei fonti vincolati agli
abbattimenti dei manufatti e
abusivi, la regolamentazione
dell’uso del logo del parco da
parte dei comuni e dei privati
con un disciplinare, l’incentivazione per la start up per giovani
imprenditori, il bando per l’assegnazione della tesoreria dell’ente …
Il consiglio ha anche approvato
due protocolli d’intesa: il primo
con la Lega Navale Italiana e
un’associazione dei velisti del
territorio e il secondo con il
CNR per possibili collaborazioni future. È stata sottolineata
l’importanza di favorire al massimo la presenza delle categorie
più svantaggiate e le giovani generazioni.
Inoltre, su proposta del presidente è stato deciso di opporsi
alla costruzione della centrale
elettrica a Montesano sulla Marcellana e, su proposta di Rosario
Carione, di inviare una delibera
che invita regione, e governo a
dare seguito a quanto previsto
dall’Art. 7 della L 397 istitutiva
del parchi che prevede premialità per i comuni siti nelle aree
protette.
Infine, su insistenza di Emanuele Malatesta e Natalino Barbato è tornata a galla la
necessità di affrontare di petto
la problematica dei danni da
fauna selvatica: i cinghiali. In
sostanza lo stato dell’arte è questo: è alle battute finali il corso
per 400 sele-controllori (cacciatori preparati per la cattura e abbattimento). Ora si tratta di fare
sostenere loro l’esame con docenti dell’ISPRA o dell’Ufficio
Caccia e Pesca della regione. Intanto sarà avviata l’individua-
Elena Petrone e Tommaso Pellegrino
zione dei primi comuni dove sistemare i reciti di cattura, i luoghi di raccolta e conservazione
delle carcasse, le celle frigorifere dove stoccarli … e costruire con i privati la filiera
della carne da commercializzare
sia fresca che insaccata. I tempi
dovrebbero essere condensati
entro la primavera del 2017.
Certamente non è compito facile, ma pare che siamo alle bat-
tute finali per l’avvio della soluzione del problema che, oggettivamente, ha creato non pochi
risvolti negativi nell’immaginario collettivo dell’area protetta
tra i cittadini che risiedono nel
perimetro del parco.
Sul sito www.unicosettimanale.it
è possibile trovare il bilancio di
previsione 2017, la nota preliminare e la relazione programmatica.
SCHEDA
OBIETTIVI
STRATEGICI
La definizione degli obiettivi
strategici ha lo scopo di tradurre l’identità (mandato e missione) in obiettivi. In tale fase
assumono un ruolo decisivo i
seguenti attori:
organo di indirizzo politicoamministrativo, che definisce
obiettivi, priorità, piani, programmi e direttive generali per
l’azione amministrativa e per la
gestione;
il direttore del parco e i responsabili delle varie aree, che
essendo responsabili dell’attività amministrativa e della gestione, e quindi a conoscenza
delle caratteristiche specifiche
dell’attività svolta, contribuiscono e vengono coinvolti in
fase di definizione degli obiettivi strategici;
stakeholder esterni, che essendo portatori di bisogni, attese e conoscenze possono
fornire elementi essenziali per
garantire la rilevanza degli
obiettivi rispetto a tali elementi;
L’azione dell’Ente per l’anno
2017 è ispirata ai seguenti
obiettivi strategici:
- 1: Conservazione di specie
animali e vegetali, di equilibri
idraulici ed ecologici, con particolare attenzione alla prevenzione dei danni provocati da
fauna selvatica
- 2: Mantenimento e sviluppo
degli standard quali/quantitativi
delle attività gestionali
- 3: Promozione di attività di
educazione, di formazione e di
ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività
ricreative compatibili. Promozione e valorizzazione degli
usi, costumi e tradizioni del territorio
- 4: Attività di comunicazione,
promozione e marketing territoriale
- 5: Gestione delle attività dirette all’attuazione dei progetti
rientranti nel POR Campania e
progetti finanziati dall’UE o dal
Governo Nazionale
- 6: Gestione attività Aree Marine Protette “S. Maria di Castellabate” e “Costa degli
Infreschi e della Masseta”
INDIRIZZI
DI GOVERNO
Il Bilancio di previsione 2017 è
stato strutturato secondo le
linee di indirizzo fornite dall’Organo di vertice che, in via
esemplificativa, di seguito vengono riportate:
- Mantenimento e sviluppo
degli standard quali/quantitativi
delle attività gestionali;
- Pianificazione e monitoraggio
della performance e gestione
del Programma triennale Trasparenza e Integrità e Anticorruzione;
- Rendicontazione e gestione
degli interventi finanziati con i
fondi della programmazione
2007-2013 e dei Progetti LIFE;
- Valorizzazione centri e strutture dell’Ente anche in un ottica
formativa ed imprenditoriale rivolta alle giovani generazioni;
- Implementazione attività aree
marine protette;
- Attività di sorveglianza (CTA
del CFS e Capitanerie di
Porto);
- Approvazione Regolamento
del Parco;
- Realizzazione delle opere
programmate (elenco annuale
lavori);
- Riqualificazione ambientale e
manutenzione patrimonio immobiliare;
- Piano AIB – previsione e prevenzione;
- Promozione delle attività di
ricerca scientifica e misure di
conservazione della Biodiversità;
- Attività di formazione ed educazione ambientale con il coinvolgimento attivo delle scuole
del territorio e la collaborazione del mondo accademico;
- Prevenzione dei danni da
fauna selvatica;
- Misure volte a contrastare
l’abusivismo edilizio;
- Promozione delle attività culturali e valorizzazione degli
usi, costumi, consuetudini e attività tradizionali;
- Valorizzazione della Dieta
Mediterranea e promozione
della filiera agro – alimentare
del territorio.
- Gestione equilibrata e sostenibile dell’energia in area
Parco;
- Promozione di un sistema di
mobilità ecosostenibile e senza
barriere;
- Sensibilizzare politiche volte
alla differenziazione ed al riciclo dei rifiuti.
8
SOCIETÀ
n° 42 01/12/2016
Papa Francesco:“Uscire dal cerchio dell’egoismo che ci avvolge”
Un Avvento ricco di misericordia
SEGUE DALLA PRIMA
L. R.
E
gli entra nella vita di
ognuno che si pone
alla sua sequela per
attirarlo a sé e introdurlo
nel suo Regno di pace.
È lo stesso Gesù, il Veniente, protagonista del
giorno del Signore, ma che
avverte: “Quanto a quell’ora, (quella dell’incontro)
nessuno la conosce” (Mt
24,36); è un termine fissato
alla storia conosciuto solo
da Dio, circostanza che non
può generare da parte nostra distrazione e indifferenza, né giustificare una
umanità che continua a
comportarsi come ai tempi
di Noè, quando la grande
inondazione la colse impreparata. Intanto ancora oggi
un diluvio di male fatto di
violenza, immoralità, perdita di dignità, rifiuto della
fraternità, determina scelte
mortifere, che sfigurano la
terra devastandola.
Gesù non propone alternative ascetiche alla normale
esistenza: uomini e donne
che nascono, crescono, si
innamorano, si sposano,
mangiano e bevono per sostentarsi, denuncia, invece
l’indifferenza verso la proposta di salvezza di Dio
Creatore, il quale non castiga, ma invita a riflettere
sulla situazione dell’umanità di fronte alla venuta
del Figlio dell’uomo.
Evento questo, che lungi
dal suscitare eccitazioni
apocalittiche, in vista di
una non meglio precisata
fine della storia, deve alimentare in ciascuno il desiderio di tenersi pronto
all’incontro vivendo e praticando la comunione fraterna.
È quindi una domenica impegnativa per valutare il
nostro futuro.
Entrano in gioco Misericordia et misera secondo
l’espressione di Sant’Agostino nel commentare l’incontro di Gesù con
l’adultera (Gv 8,1-11) e secondo l’auspicio di papa
Francesco, pienamente fiducioso nell’uomo capace
di uscire dal “cerchio dell’egoismo che ci avvolge,
per renderci a nostra volta
strumenti di misericordia”.
È il sentimento che ci deve
accompagnare come frutto
dell’anno Santo appena
concluso. Infatti, la misericordia non è una parentesi;
è, invece, manifestazione
della verità profonda del
Vangelo.
Le quattro settimane di Avvento sono una opportunità
per consentire al Salvatore
di leggere nel nostro cuore
il desiderio di essere compresi, perdonati e, quindi,
liberati.
Il suo non è mai un giudizio
di condanna, ma una manifestazione di pietà e di
compassione per la nostra
condizione.
A volte, alle invocazioni di
aiuto Gesù fa seguire un
lungo silenzio per far emergere la voce di Dio nelle
coscienze e consentire di
guardare al futuro con speranza, perché la misericordia, malgrado la condizione
di debolezza perché peccatori, è celebrazione dell’amore che permette di
guardare oltre e vivere il
perdono come segno visibile dell’amore del Padre,
imperativo che si riscontra
in tante pagine del Vangelo.
Perciò nessuno può porre
condizioni alla misericordia, sempre un atto di gratuità del Padre, amore
immeritato che genera la
gioia del perdono per le
meraviglie di Dio.
Egli spezza il cerchio di
egoismo venendoci incontro, dolce medicina in una
cultura dominata dalla tecnica, che moltiplica forme
di tristezza e solitudine che
generano incertezza e,
quindi, sentimenti di malinconia e di noia, fino alla disperazione.
Ben venga, quindi, il tempo
di avvento che ci fa guardare avanti per sperimentare con fedeltà, gioia ed
entusiasmo la ricchezza
della misericordia divina,
via maestra per un vero annuncio di consolazione e di
conversione.
La lettura della Bibbia, che
narra le meraviglie della
misericordia divina consente di sperimentare di
nuovo la sua vicinanza e
superare ogni tentazione di
rancore, rabbia, vendetta.
È un fecondo percorso penitenziale, un aiuto nel paziente pellegrinaggio di
conversione grazie ad un
lungimirante discernimento
nella consapevolezza che
non c’è legge o precetto
che possa impedire a Dio
di riabbracciarci.
Fermarsi solo al precetto
equivale a vanificare la
fede ed ostacolare la misericordia divina.
È vero, la Legge ha valore
propedeutico (Gal 3,24),
ma la sua finalità ultima rimane la carità (1 Tm 1,5)
anche nei casi più complessi, quando si è tentati
di far prevalere la giustizia
ed invece occorre continuare a credere nella forza
dalla grazia certi che il Signore ci ama, manifesta vicinanza, è prodigo di
affetto e generoso nel sostegno.
Far crescere la cultura
della misericordia consente
di riscoprire la fecondità
dell’incontro con gli altri;
con la semplicità di gesti
che
sostengono
tutto
l’uomo, corpo e spirito. Si
determina così una radicale
e vincente rivoluzione culturale.
Un tempo esclusi dalla mi-
sericordia, ora l’abbiamo
ottenuta (1 Pt 2,10), perciò
non possiamo trattenerla
solo per noi, ma farne partecipi i deboli e gli indifesi,
i lontani e chi è solo. Con
sguardo rispettoso e attento, vinta l’indifferenza,
siamo impegnati a scoprire
ciò che è veramente essenziale nella vita, convinti
che, fino a quando il bisognoso giace alla nostra
porta (Lc 16,19-21), non
potrà esserci uguaglianza e
pace sociale, né si potrà godere il Sole di Giustizia del
Natale che si approssima.
Tel 0828. 1992339
Fax 0828. 1991331
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Il N° 41 di Unico è stato
chiuso in redazione il 22/11/2016
ed è stato avviato alla spedizione agli
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presso il CPO di Salerno
n° 42 01/12/2016
9
CA
I VIAGGI DEL POETA
La mediterraneità trionfa nel fasto degli alimenti
La raccolta delle olive
SEGUE DALLA PRIMA
GIUSEPPE LIUCCIO
I
o ho memoria nitida sia del
lavoro della raccolta delle
olive, sia di quello dei "trappitari" e dei loro aiutanti. Ed era
uno spettacolo che metteva allegria l'olio che colava, come l'oro
fuso, e prometteva abbondanza di
sapori e profumi per un intero
anno.
Nei miei ricordi mi scatenavano
emozioni, che poi si sono fatte parola poetica, come mi succedeva
per tutte le feste della civiltà contadina: la mietitura e la pisatura,
che assicurava grano e, quindi,
pane, la vendemmia che garantiva
vino, la raccolta e la molitura delle
olive, appunto, che riempiva
d'olio la dispensa. Erano tutte e tre
una festa, la festa della nostra alimentazione, della nostra dieta, diventata e proclamata poi,
mediterranea: ed è stata, poi, riconosciuta e sacralizzata dall’Unesco, “patrimonio dell’umanità”,
quella che ci ha fatto crescere sani
e forti, perché mangiavamo lo
stesso cibo degli dei dell'olimpo e
dei miti, come avrei appreso nel
rigore degli studi classici. La sacralità la respirai da bambino il
giorno della Domenica delle
Palme. Era una festa importante
per tutte le comunità del Cilento.
Le chiesette dei centri storici, belle
nella essenzialità delle linee architettoniche, e quelle di campagna,
dove penetravano fiotti di sole tiepido e folate di profumi primaverili, erano, e sono teatro di fascino
e cariche di messaggi e di simboli.
E ancora oggi sullo schermo della
memoria danzano fotogrammi di
vita e mi rivedo bambino festante
con il mio ramo d’ulivo, carico di
mandorle e fichi secchi, che ondeggia tra cento mani a cogliere
gocce d’acqua lustrale dal celebrante benedicente. E il pensiero
corre, per immediata ed istintiva
correlazione di immagini, alle colline dell’interno ed ai terrazzamenti a pendio di costa, dove ulivi
secolari s’inargentano alla brezza
e cantano al vento storie di lavoro
paziente e di saggezza e di sapere
di antichi mestieri. Ed il paesaggio
della mia terra si dilata al Mediterraneo e alla Grecia e parla di leggende e miti, interiorizzati nel
rigore degli studi classici. E sull’Acropoli di Atene campeggia,
bella e possente, la dea protettrice
con il suo dono di vita e di lavoro:
l’albero forte e fronzuto con radici
profonde e rami sempreverdi per
corone di feste e di vittoria e frutti
generosi per sapori di alimenti,
unguenti di atleti nelle gare e profumi di donne nei ginecei,
vita/fiamma flebile alle lucerne
sulle tombe per rischiarare il viaggio nell’aldilà. E l’eco rimbomba
nelle arringhe dei tribunali (“Per
l’ulivo sacro” di Lisia) o nelle platee dei teatri (“Edipo a Colono” di
Sofocle). E canti di antichi poeti e
salmi di sacerdoti officianti si fondono in un superiore concetto di
cultura, che trascende la ritualità
religiosa e si sublima nell’eternità
della mediterraneità. E con il ricordo delle Palme e della conseguente
Settimana
Santa
dall’oscurità di vecchie casse o
dalla penombra di cantine sotterranee emerge il miracolo del
grano pallido sbocciato e cresciuto
per incanto nei reticoli di stoppa
inumidita e riempie di vita tenera
piatti di ruvida creta e con la civetteria di grappoli screziati di violacciocche adora il “Sepolcro” di
Cristo ed esalta il Sacramento dell’Eucarestia. Quel pane che, nel
miracolo della transustanziazione,
si fa corpo e quel vino, che pulsa
sangue nelle vene del “Redentore”, riaccendono nostalgie per le
tovaglie di candido lino e cesti
stracolmi di pane croccante sul
lungo tavolo al centro della chiesa
madre. E il sacerdote in camice
bianco e stola violacea rinnova il
mistero del “Giovedì Santo”. E
ancora una volta la mediterraneità
trionfa nel fasto dei suoi alimenti.
E le campagne biondeggiano
dell’oro del frumento e s’ingravidano degli umori e dei profumi
dei vigneti. E libri di scuola e reperti dei musei rovesciano nell’immaginario collettivo scene di
conviti e quadri di vita agreste e
dei e ninfe popolano templi e
campagne, fiumi e boschi. E Demetra e Cibele, Hera ed Iside,
Bacco e Pan, Priapo e Sileno occhieggiano dal pantheon del passato;
e
cristianesimo
e
paganesimo, fede e superstizione,
storia e mito si mescolano e si fondono nel superiore concetto di
cultura; ed il razionalismo laico
spesso si appanna e, a volte, si arrende all’inaccessibilità del mistero della religione per rinascere,
poi, nella fecondità del dubbio e
ritrovare equilibrio e serenità
nell’esaltazione del libero pensiero. Hanno una loro logica queste mie divagazioni di uomo greco
del XX secolo che ritrova nel rito
delle Palme le sacre radici dell’olivicoltura ateniese, nel grano del
“sepolcro” e nel pane e nel vino
dell’Eucarestia la fecondità della
terra mediterranea e in quella madonna nera che dispensa sorrisi di
maternità sulla collina del Calpazio la statuaria maestosità della
Magna Mater, che fu Cibele De-
metra, Iside ed Hera e, con nomi
diversi, perpetuò il miracolo della
vita, quella che rinasce e si perpetua ad ogni primavera e celebra il
suo trionfo e si sublima nella ritualità della Pasqua di Resurrezione. Anche la lettura laica del
mistero della vita ha una sua profonda religiosità, la religiosità
della Cultura, quella con la C maiuscola che è saldamente ancorata
al Trionfo della Mediterraneità nei
riti della nostra SETTIMANA
SANTA, come nei culti di altre religioni. Mi sembra superfluo sottolineare di tenere alto il livello del
dibattito nella politica e tra gli intellettuali del territorio come dell’insegnamento nelle nostre
scuole, legando l’uno all’altro e
sottolineando, all’occorrenza, che
noi da sempre andiamo a tavola in
compagnia di Cerere, Demetra,
dee dei cereali, Era, dea della fecondità e dell’abbondanza, di Persefone/Proserpina,
dea
dell’alternarsi delle stagioni, di
Bacco/Dioniso, dio del vino, di
Minerva/Atena, dea dell’olio e
che da secoli le generazioni nate e
vissute nel nostro territorio si sono
educate al canto della poesia di
Omero e dei tragici greci, della
grande poesia latina di Orazio e
Virgilio, alla prosa poetica delle
“Opere e i giorni”. Insomma abbiamo respirato aria di mito che è
connaturato alla ragione stessa
della nostra esistenza. Forse è il
caso che, parlando del nostro passato, cominciamo ad usare termini
che si addicono di più alla nostra
storia e sono nel nostro DNA,
come “CUCINA DEGLI DEI”,
mutuando il termine dal titolo di
un bel libro di Anna Ferrari o “A
TAVOLA CON GLI DEI”, una
avvincente e coinvolgente storia
della Cucina delle Eolie di Stefania Barzini. Se il nostro linguaggio sarà di tono alto e impegnativo
forse scoraggerà i cialtroni improvvisatori con le loro fumisterie
quotidiane. Torniamo alle origini
della nostra storia, quando anche
i gesti della quotidianità avevano
la ritualità del sacro. Torniamo a
“MANGIARE CON GLI DEI E
COME GLI DEI”, sacralizzandone i gesti e la simbologia.
Ma ora ritorniamo all’ulivo che è
il tema della nostra riflessione di
oggi, con l’impegno, però, di affrontare le riflessioni sulla vite e
sul vino, alberi e frutti regali del
dio Dioniso/Bacco, e sul grano e
sui cereali doni generosi di Demetra, Cibele e, a ritroso nel tempo,
Iside e Magna Mater, che hanno
popolato la storia e la cultura del
Mediterraneo e fecondato l’immaginario collettivo della ritualità
del nostro Cilento che vide fiorire
le città di Poseisonia/Paestum e di
Velia, di cui siamo eredi non sempre consapevoli ed orgogliosi, Allora l’ulivo che ci consente di
chiudere così come abbiamo
aperto questa riflessione. E, a tal
proposito, è opportuno ricordare
qui che un ramoscello d’olivo,
portato nel becco di una colomba,
annunciò a Noè la fine del diluvio
universale. Ma non è la sola leggenda che mitizza l'olivo e lo
rende sacro ed immortale. Se, infatti, adiamo alle radici del mito
apprendiamo che Zeus decide di
dare un dono ad Atene e promette
che affiderà la protezione e la
guida della città al dio che fornirà
a questa terra il dono più utile. A
sfidarsi sono Atena e Poseidone.
Poseidone fornirà il cavallo, Atena
l'olivo. Zeus giudica vincitrice la
dea sua figlia, oltretutto già dea
della sapienza perché nata dalla
testa del padre, sostenendo che il
cavallo è per la guerra mentre
l’olivo è per la pace. Anche la letteratura di tutti tempi ha dedicato
attenzione all’olivo e all’olio. E, a
parte i già citati Lisia Sofocle ed
Esiodo, Virgilio ed Orazio della
letteratura classica, che tutti abbiamo studiato sui banchi di
scuola, esiste una vasta e ricca antologia di poesie e prose non sempre opportunamente conosciute
ma molto significative e importanti di autori italiani e stranieri
che hanno trovato nell'olivo e nell'olio la loro ispirazione. Ne cito
qui un elenco lungo anche se non
esaustivo: D’Annunzio, Pascoli,
Garcia Lorca, Pablo Neruda, Frederic Mistral, Eugenio Montale,
Giuseppe Ungaretti, Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Giosuè
Carducci, Ignazio Silone, Italo
Calvino. C’è materia ampia ricca
e bella, che potrebbe sbrigliare la
fantasia di docenti e alunni per
ipotizzare una teatralizzazione sul
tema, che darebbe dignità letteraria ai prodotti della nostra terra.
Conosco docenti colti e motivati
disponibili a stilare progetti e bussare alle stanze dei politici influenti e potenti del territorio,
deputati, senatori, consiglieri regionali, sindaci, assessori alla cultura, alla variegata governance del
Parco, ma si astengono per non
vedersi scalzati dagli incompetenti, poveri di idee ma ricchi di
consensi elettorali, di cui sono, o
vantano di essere portatori e come
tali dispongono delle amicizie
giuste ed influenti e, alla malora,
professionalità e conseguente sviluppo del territorio nel segno della
cultura. Che tristezza! Ma io continuo a recitare il mio ruolo di intellettuale come dovere d’amore
per la mia terra, fin quando reggo
ed ho forze fisiche e mentali valide e, soprattutto la lucidità di inventiva e di scrittura, anche se
corro il rischio di essere, ogni
giorno di più,“vox clamantis in
deserto”. Torno, così, alla antologia di poesie e prose di e da tutte
le letterature. E ne seleziono qui di
seguito alcune schegge significative con la speranza, che è l’ultima
a morire, di fecondare cuore
anima e pensieri dei potenti detentori della “borsa pubblica”. Ho più
di un dubbio fondato. Ma da una
vita sono abituato alle sconfitte.
“…(il paese) sta nascosto come
un lungo serpente acquattato fra le
pietre; ma i tetti rossi- gialli della
parte alta apparivano fra le fronde
grigie degli ulivi mosse dal vento,
fuori della consueta immobilità,
come cose vive; e, dietro questo
primo piano colorato, le grandi distese desolate delle argille sembravano ondulare nell'aria calda
come sospese al cielo, e sopra il
loro monotono biancore passava
l'ombra mutevole delle nubi estive
…” (da “Cristo si è fermato ad
Eboli” di Carlo Levi). “Il marranzano tristemente vibra/nella gola
al carraio che risale/il colle nitido
di luna,/tra il murmure d'ulivi saraceni” (Salvatore Quasimodo,
Strada di Agrigentum). “Pure colline chiudevano d'intorno/marina
e case; ulivi le vestivano/qua e là
disseminati come greggi,/o tenui
come il fumo di un casale/che veleggi/la faccia cadente del cielo”
(Eugenio Montale, Fine dell'infanzia (Ossi di seppia). “L'ombra
negli occhi s'addensava/Delle vergini come/ sera appiè degli olivi”
(Giuseppe Ungaretti, L'isola). E,
da ultimo, dolcissima e profonda
di religiosità questa breve di Pascoli, che affronta la sacralità
dell’ulivo e dell’olio nelle ritualità
religiosa, che meriterebbe una riflessione a parte “non dare a noi
nulla; ma resta!/ma cresci. sicuro
e tardivo,/nel tempo che tace!/ma
nutri il lumino soletto/che, dopo,
ci brilli sul letto/dell’ultima pace”.
10 n° 42 01/12/2016
CULTURA
MATERIE3_Nicca Iovinella
Sabato 10 dicembre 2016 ore 18.00 – Sala delle Esposizioni Fornace Falcone_Cilento Outlet Village –
Eboli – Salerno, inaugurazione mostra e performance di Nicca Iovinella.
L’
artista performativa
napoletana Nicca
Iovinella
prende
parte all’iniziativa culturale
Materie3 organizzata e curata
da Fornace Falcone presso il
Cilento Outlet Village, attraverso la realizzazione di una
installazione/performance, già
vincitrice dell’ultima edizione
di Happy Earth Days.
Una parete bianca, come la distintiva tuta che da sempre
Nicca Iovinella indossa, simbolo di purezza, una purezza
che difficilmente può restare
inviolata. La sofferenza di
questo nostro pianeta - che incontaminato non lo è ormai
più – è qui rappresentata da
una schiera di 30 frecce realizzate in ferro, alle cui estremità
l’artista colloca dei frutti,
quelli della Madre Terra. Dei
melograni che, trafitti, sembrano perdere sangue dalle
loro ferite.
Goccia dopo goccia, il liquido
si deposita in terra, accolto da
una struttura rettangolare in
plexiglass la cui ampiezza risponde esattamente alla porzione di muro rivestita dalle
sovrastanti frecce. L’artista
sostituirà con nuovi frutti
quelli morenti, sporcando inevitabilmente la sua bianca “se-
Corso Italia, 39
Tel. e Fax 0828.723253
Capaccio Scalo (SA)
email: deslinelibero.it
conda pelle”, le sue mani, colpevoli della ferita inflitta al
mondo. In poco tempo saranno dunque colme di “sangue”, quello stesso sangue che
rende evidente la possibilità di
rimediare alle ferite future. È
qui presente una duplice
chiave di lettura, sempre tangibile nelle opere dell’artista,
rappresentata concretamente
dal melograno, simbolo di
onestà e correttezza per la tradizione ebraica, frutto che da
sempre possiede un duplice
significato: simboleggia infatti gli opposti per eccellenza,
la vita e la morte. Opposizione
però non sempre vuol dire antagonismo. Ad unire la vita e
la morte vi è il sacrificio:
Dioniso era ancora un bam-
bino quando Era, gelosissima
delle storie extraconiugali di
suo marito Zeus, decise di far
rapire il Dio dai Titani. Il piccolo Dioniso venne così
messo a bollire in un paiolo e
quando il suo sangue fecondò
la terra spuntò l’albero del
melograno.
Il sangue di Dioniso feconda
la terra, la quale donerà il
frutto della vita e della morte.
Iovinella si ritroverà allora inizialmente impotente, crocifissa, freccia tra le frecce; ma
quello stesso sangue che macchierà il suo corpo, sarà fonte
di nuova speranza e fertilità.
La performance, che andrà in
scena sabato 10 dicembre
2016 alle ore 18.00, sarà poi
oggetto di un video visibile al
pubblico durante i giorni successivi all’inaugurazione.
La biografia di Nicca
Iovinella sarà disponibile sul
sito www.unicosettimanale.it
CULTURA
n° 42 01/12/2016
11
La visita al borgo cilentano si arricchisce
Cardile e il suo presepe in miniatura
ILARIA LONGO
A
novembre 2014 a Cardile
è stato inaugurato un originale presepe in cui la
Natività è incorniciata all’interno
del borgo cilentano. Infatti, in questo lavoro totalmente artigianale
realizzato dall’artista vietrese Vincenzo Sessa, è riproposto in miniatura Cardile con tutti i suoi luoghi
più caratteristici: il ponte medievale (installato in occasione dello
scorso Natale), il rudere di San
Salvatore con la Natività, l’antica
fontana e l’antica scuola del paese,
l’aia per la battitura del grano,
l’antico mulino, il palazzo baronale, la Chiesa di San Giovanni
Battista… La maggior parte dei
personaggi che popolano il presepe sono in movimento e ripropongono gli antichi mestieri. Il
cielo a fibre ottiche presenta i colori che lo caratterizzano nelle diverse ore della giornata e i suoni
ripropongono il canto del gallo
all’alba, i fulmini che preannun-
ciano la tempesta in arrivo, poi lo
scroscio dell’acqua, le pecorelle
che belano, le campane che suonano e poi il vagito di un bambino
che è il Cristo che nasce. Da
quest’anno è possibile ammirare
anche i comignoli delle case che
fumano e la neve, elemento che
inevitabilmente richiama il Natale,
che cade sui tetti del paese. Questa
autentica opera d’arte è stata pensata, fin dal principio, non solo per
dare centralità alla nascita di Gesù,
ma anche per promuovere Cardile
dal punto di vista turistico. Sin da
quando è stato inaugurato, infatti,
il presepe ha incuriosito turisti e
scolaresche che hanno ammirato
questo piccolo gioiello, ma anche
il borgo e le sue numerose bellezze
paesaggistiche e non. Quest’anno
le scolaresche, le associazioni, i
gruppi e tutti coloro che sono interessati a visitare il presepe potranno arricchirsi grazie a percorsi
appositamente pensati per vedere
il presepe in miniatura contestua-
lizzandolo all’interno di Cardile
stesso. Sarà possibile vedere il murales - realizzato quest’estate dall’artista Antonio Suriano e situato
all’inizio di Cardile - che ripropone le fasi della lavorazione del
lino. L’etimologia del nome Cardile, infatti, deriva probabilmente
da “cardo”, uno strumento utilizzato nella manifattura lino. Poi,
nella Sala dove è allestito il presepe, sarà possibile vedere come si
tesse il lino sul telaio. Ai visitatori
è data anche l’opportunità, nella
stessa sala, di sentire e vedere attraverso dei video le api e il loro
mondo che ci permette di gustare
il miele, un prodotto del nostro territorio. Dopo aver visitato il presepe, grazie al supporto di una
guida che spiegherà tutte le particolarità artistiche inserite, sarà
possibile svolgere una visita guidata nel paese per osservare e scoprire dal vivo tutte le bellezze
paesaggistiche e architettoniche riprodotte nel presepe e, quindi, la
Intervista Marco Zunno attaccante nostrano
ZUNNami di goal
ADRIANA CORALLUZZO
P
er l'appuntamento con i talenti sportivi cilentani incontro Marco Zunno,
giovane goleador rocchese arrivato fino alla nazionale. In forza al
Novara, l'anno scorso è stato capocannoniere del campionato under
15 con 71 goal indossando la maglia della Reggiana.
Come si chiama la società di
Rocca in cui sei cresciuto ed il
coach che ti ha seguito in questo
percorso di crescita?
Sono cresciuto nell’A.S.D. Scuola
Calcio Roccadaspide ed ho ancora
lì il mio cuore e tutti i miei veri
amici. Ho avuto diversi mister
bravi, mister e persone, che mi
hanno voluto bene aldilà del calcio, tra cui Aldo Rossomando e
Tonino Gorga, ma sicuramente
quello che mi ha guidato in un percorso di crescita in tutti i sensi è
stato il grande Mister Oristanio,
prima nella stessa Scuola Calcio
Roccadaspide ed in seguito alla
Peluso Academy dove stanno facendo il loro percorso diversi ragazzi di buon livello.
Considerando il poco fairplay
del calcio italiano, le società giovanili hanno una responsabilità
in questo secondo te? Alla crescita tecnica credi sia corrisposta
una crescita morale di te come
uomo, prima che come giocatore?
Sicuramente la sportività ed il rispetto degli avversari dovrebbe essere la base da insegnare già dai
primi calci ai ragazzini, però mi
rendo conto che spesso pure noi ci
facciamo prendere dall'agonismo,
mettendo in primo piano il risultato dimenticando, soprattutto nel
mio caso, che siamo ancora ragazzi quindicenni e dobbiamo
pensare a divertirci in primo luogo.
Devo essere sincero lo scorso anno
stavo a Reggio Emilia, con la Reggiana, ed ho avuto il mister Belletti
che davvero mi ha fatto crescere
tanto sia calcisticamente che come
uomo.
Quali altri ragazzi cilentani possono essere futuribili secondo
te?
Nelle nostre zone purtroppo mancano soprattutto le strutture sportive e sono pochissime le società
professionistiche che investono sui
ragazzi, ma vi garantisco che ragazzi di livello ce ne sono in tanti;
ho giocato con ottimi calciatori
come Cosimo Federico , Danilo
Gargaro, Vito Morena, e di Rocca
AGENZIA DI PAESTUM
VIALE DELLA REPPUBLICA,18
84047 - CAPACCIO (SA)
Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886
e-mail:[email protected]
Chiesa di San Giovanni Battista
che colpisce soprattutto per la stupenda statua lignea del Protettore,
il centro storico, la “via vascio” e
il ponte medioevale e, infine, il
Piccolo Carmelo di Cardile da cui
è possibile ammirare uno spettacolare paesaggio e la Cappella della
Madonna del Carmine, una delle
“Sette Chiesa Sorelle” del Cilento.
È giusto, in questo particolare periodo dell’anno, che i cilentani (e
non solo) allarghino i propri orizzonti visitando i presepi di San
Gregorio Armeno o di altre località legate a questo simbolo del
Natale, ma sarebbe ingiusto passare dinanzi alla bellezza del presepe di Cardile senza fermarsi,
osservare e lasciarsi conquistare
dal fascino e dalla meraviglia emanate da quest’opera d’arte in miniatura. Perché in questo mondo
sempre più spesso sporcato dall’odio, dalla paura e dalla cattiveria
bisognerebbe allenare i nostri
occhi a vedere la bellezza iniziando dal “Borgo di Cadile nel
presepe del mondo”.
Per ulteriori informazioni sulle visite al presepe: www.cardile.org/
3493223893
ce ne sono altri come Gabriele Antico, Gianmaria Guadagno, e il
grande Gaetano Oristanio mio
compagno di reparto per molti
anni, ecco questi sono tutti ragazzi
cilentani DOC su cui scommetterei tantissimo.
Qual è il giocatore che ti ha
messo più in difficoltà nel campionato locale?
Ripeto, nelle nostre zone ci sono
bravissimi difensori come il mio
ex compagno di squadra Danilo
Gargaro e Cristian Pastina che ora
sono entrambi ad Avellino, invece
a livello Nazionale, l'anno scorso
con la Reggiana in campionato
giocai contro Atalanta ed Inter che
avevano difensori centrali di spessore che mi hanno creato non
poche difficoltà, anche se alla fine
riuscii a segnare anche contro di
loro e vincere la classifica cannonieri.
Come ti trovi nella tua nuova
squadra, città e scuola?
Purtroppo quest'anno sono arrivato a Novara ad Agosto ed a
causa della pubalgia non sono riuscito ancora a disputare una partita
per intera. La città di Novara non
la frequento tanto in quanto non ci
fanno uscire spesso a noi del convitto, ma in compenso stiamo a
Novarello un centro sportivo bellissimo dove c'è di tutto, ed ora addirittura stanno costruendo altri
due campi, una Chiesa ed un centro di riabilitazione sportiva. La
Scuola? Come la cercavo io con
professori davvero eccezionali e
comprensivi e poi ci sono tante ragazze che la frequentano.
In più a Marco ho chiesto di
parlarci della sua esperienza con
la maglia della nazionale:
Come per ogni calciatore la Nazionale è un sogno che si avvera e
quando insieme a mio padre abbiamo varcato il cancello di Coverciano ancora non ci credevo
che mi trovavo lì. Naturalmente è
un'esperienza unica ma allo stesso
tempo capisco che ciò è stata solo
un'esperienza, che per ripeterla in
futuro bisogna sudare sempre di
più e soprattutto stare sempre coi i
piedi per terra, perché come dicevo prima per i ragazzi come me,
seppur si coltivi un sogno dobbiamo capire che è pur sempre un
gioco per cui ci si deve divertire e
provare a far qualcosa di meglio
con tanti sacrifici.
VALLE DEL CALORE
12 n° 42 01/12/2016
Dalla Regione e dal TAR le decisioni arriveranno nel 2017
Ospedale di Roccadaspide: piccoli e inutili litigi
SEGUE DALLA PRIMA
ORESTE MOTTOLA
S
olo la psicologia e la
letteratura ci vengono
in soccorso per capire il
verso di una cosa che un
verso non ce l’ha.
Voglio trovare un senso a
questa sera, anche se questa
sera un senso non ce l'ha. Voglio trovare un senso a questa
vita. Anche se questa vita un
senso non ce l’ha. Il successivo step per alcuni coincide
con i risultati del referendum
costituzionale nella Valle del
Calore con l’assoluta inutilità
- a tal fine - dell auspicata valanga di sì e no. Conterà se
De Luca riuscirà a farsi nominare o meno commissario governativo
alla
sanità
regionale. Francione, Sabatella e Mucciolo scommettono sull’incontro del 2
presso l’Asl di Salerno, che si
terrà, fosse anche per una
questione di pura cortesia istituzionale. Insomma arriveremo a Natale nella stessa
situazione odierna, con diversi tenenti Drogo che alla
loro maniera e con motivazioni diverse si sentiranno investiti della “Missione”.
LA COMMEDIA PIRANDELLIANA. Dell’ospedale
dato già per chiuso, e della
successiva commedia pirandelliana, e dell’opinione pubblica che si divide in chi si
rifugia nell’attesa messianica
del supereroe, che senza dare
troppe spiegazioni risolve il
problema, mentre gli altri non
sapendo a quale santo votarsi
arrivano a credere anche all’asino che vola. Questo era il
copione che descrive sei anni
fa, su queste stesse colonne,
Mariarachele Daniele. Il
clima di contorno, i protagonisti, e nemico sono sempre
gli stessi. Ancora De Luca,
quelli di Agropoli che vogliono intanto il loro ospedale,
con
attrezzature
modernissime e costose ancora lì, e nelle nostre comunità dove al posto dei diritti di
tutti si impiantano sempre più
le derive dei “dritti”, dove i
salvati corrono a debita distanza dai sommersi. Mariarachele ripropone quel suo
pezzo sui social network e lo
correda con la figura di un
asino che vola vestito da superman, splendida metafora
della situazione.
LE PICCOLE GUERRE.
Colpa di chi? Il sindaco Iuliano usa facebook per rendere nota anche una guerra
dei manifesti: “Grande esempio di rispetto e di democrazia. Il democratico e onesto
Comitato civico copre tutti i
manifesti del Si, che per poter
essere attaccati erano stati
previamente autorizzati e avevano regolarmente pagato i
relativi diritti. Il comitato invece domina tutto e tutti: non
richiede autorizzazioni, non
paga i diritti e copre ciò che
non gli piace. Momenti di
grande civiltà. Complimenti”.
Sempre su fb si può leggere
anche un dibattito sul presidente del Comitato, Giovanni
Francione. “L'unicità dei suoi
pregi e dei suoi difetti lo
rende unico. L'unicità del suo
coraggio, della sua follia,
della sua irriverenza lo rende
unico. Uno dieci centomila
come lui occorrono per tute-
lare i nostri diritti e non, come
sta facendo la nostra comunità, uno due tre quattro cinque dieci cento passi
"indietro" … sono le parole di
Paolo Antico, capogruppo
dell’opposizione.
LE SCELTE PERICOLOSE.
La nuova rete per il trattamento dell’infarto del miocardio acuto annunciata
dall’Asl di Salerno comincerebbe già a fare a meno del
presidio ospedaliero di Roccadaspide che, ricordiamolo,
non è sede di emodinamica.
“Orbene – denunciano dal
sindacato – per ciò che attiene
al presidio di Roccadaspide,
Presidio lontano più di un’ora
dal DEA di I° livello di emergenza, tale protocollo potrebbe compromettere la vita
del paziente da trasferire per
il trattamento consequenziale
ed evidentemente non è stato
tenuto di conto la particolare
condizione che trattasi di località lontana più di mezz’ora
anche dal centro COT 118 più
vicino. Ciò a significare che
tra arrivo del paziente in
Ospedale,
diagnosi
di
STEMI, allertamento del 118
e trasporto in un Centro HUB
con Emodinamica potrebbero
passare anche più di 2 ore rischiando di compromettere le
funzioni vitali del paziente in
cura ed in violazione di ogni
linea guida”. Infatti in caso di
infarto il fattore tempo gioca
a sfavore e se occorrono più
di 60 minuti per raggiungere
una UTIC (Unità di Terapia
Intensiva Cardiologica) la
vita del paziente potrebbe essere a rischio. Risultano essere vitali le prime fasi di
assistenza. In sostanza, ecco
dei primi segnali che indicano
la volontà di bypassare completamente una struttura destinata, in tempi non ancora
definiti, ad essere smobilitata.
25 GENNAIO 2017, IL TAR.
Questa deriva potrebbe essere
fermata dal Tar, il tribunale
amministrativo, che potrebbe
fermare l’atto aziendale che
trasforma in realtà i “tagli”
del commissario governativo
in carica. Se anche va bene si
è sempre in balia di nuove decisioni del livello commissariale, De Luca o Polimeni che
sia. E noi tutti abbracciati in
eterno alla nostra Fortezza
Bastiani.
AGROPOLI
n° 42 01/12/2016
13
Molti cespugli che devono crescere
L’opposizione ad Alfieri ha voglia di esserci
ALESSANDRO PECORARO
C
hi sarà il prossimo Sindaco di Agropoli? Tutti i
partiti politici in campo
per la prossima tornata elettorale che si terrà nella primavera
del 2017. Il sindaco uscente
Franco Alfieri, a fine mandato,
non si potrà candidare. Al suo
posto il nome più certo alla candidatura a sindaco è quello
dell’attuale vicesindaco Adamo
Coppola, in consiglio comunale
con Alfieri dal 2007, appoggiato
dalla maggioranza consiliare,
nell’ottica della continuità. Per
quanto riguarda l’opposizione
sono state presentate ai cittadini
il 16 Ottobre presso la sala polifunzionale dell’oratorio Santa
Maria delle Grazie tre liste civiche: Agropoli libera, Agropoli al
centro e La Nostra Agropoli. A
presentare le liste tre consiglieri
comunali: l’avvocato Vito
Rizzo (PD, 142 voti alle ultime
elezioni del 2012, già assessore
con Domini, presidente dell’Agropoli Servizi e dell’Agropoli STU), l’ingegnere Agostino
Abate (UdC, 419 voti) ed il dottor Emilio Malandrino (UdC,
361 voti, in opposizione fino al
2012, poi candidato con Alfieri). Il possibile candidato sindaco appoggiato da queste tre
liste potrebbe essere proprio
l’ingegnere Abate, presidente
del consiglio comunale dal 2007
al 2012. A sostegno delle liste
altri politici locali possibili candidati al consiglio comunale:
Aldo Romano (SEL), Roberta
Morrone (Associazione “L’altra
Giustizia”), Carmine Parisi
(Azione Civile – Ingroia) e l’exsindaco Bruno Mautone (MSI –
Alleanza Nazionale). Sembra
difficile ma non impossibile una
candidatura di Pasquale Di Luccio, il candidato Pdl anti-Alfieri
del 2012 (9,31% dei voti), che è
passato già da un po’ a Fratelli
d’Italia insieme a Mario Capo,
altro esponente della destra
agropolese. Sicuramente il terzo
incomodo alle elezioni 2017 ad
Agropoli sarà il Movimento
Cinque Stelle forte dell’appoggio di Mario Pesca (271 voti col
Pdl alle elezioni 2012),
che ha lasciato Forza Italia per i grillini, e può
rappresentare un buon
bacino di voti per i pentastellati. Il possibile
candidato sindaco per il
Movimento 5 Stelle potrebbe essere l’ingegnere
Consolato
Caccamo,
unico candidato agropolese alla regione nel
2015 (1787 voti) con Valeria Ciarambino presidente;
oppure
la
dottoressa Gabriella De
Palma, moglie di Giuseppe Vano candidato
col Pd nel 2012, ora attivista per Possibile.
Adamo Coppola
Sarà Adamo Coppola l’alter ego con cui continuerà a governare?
Amministrative 2017 saranno ancora targate Alfieri
SEGUE DALLA PRIMA
BIESSE
N
el senso che i cittadini saranno chiamati al voto in
condizioni di arrivo alla
meta delle due amministrazioni
che assolutamente distanti sia in
termini di prospettiva sia per quel
che riguarda delle cose fatte e
delle infrastrutture realizzate negli
ultimi dieci anni. Intanto, Franco
Alfieri ha governato con un consenso dell’opinione pubblica
senza precedenti nella realtà agro-
polese.
Ha sviluppato la sua azine amministrativa con gradualità ma
anche con una continuità senza
precedenti alle nostre latitudini,
fatto salva l’esperienza di Vincenzo De Luca a Salerno.
Ed è proprio a De Luca che Alfieri si è ispirato sia nel immaginare un progetto strategico per
la città sia nel muoversi con tatticismo sapendo comunicare e
raccontare ai cittadini la sua visione del futuro e dove voleva
condurre la realtà che lo aveva
eletto a guida.
Certo ha costruito intorno a sé
un sistema di “potere” che tocca
ogni aspetto della vita della comunità, ma lo ha fatto mettendo
mano in ogni settore con idee
innovative e sapendo interpretare le aspettative di gran parte
degli attori sociali.
Ricordo ancora quando, appena
eletto, chiuse ed “asfaltò” il
campo sportivo al centro di
Agropoli e ne fece un parcheggio che liberò in poco tempo il
centro dalla morsa del traffico.
Poi, con l’aiuto del fratello
Lucio, portò ad Agropoli il centro decisionale della Bcc dei co-
muni Cilentani. Mise mano alla
realizzazione di interventi in
campo stradale e al rifacimento
degli impianti sportivi. Contestualmente, avviò la progettazione del teatro comunale e il
rifacimento del municipio. Con
l’acquisizione del castello diete
una svolta alla valorizzazione
del turistica del centro storico e
avviò la ristrutturazione del
porto con il rifacimento delle
banchine per la barche da diporto … poi altro ancora!
Ha fatto tutto ciò non rinun-
ciando al simbolo del Partito
Democratico pur avendo trovato
sulla sua strada macigni posti da
avversari storici come Antonio
e Simone Valiante e lo stesso
Angelo Vassallo, ex e compianto sindaco di Pollica Acciaroli. Ha costruito intorno a sé un
cerchio “magico” abbastanza
permeabile sia in entrata che in
uscita, per cui ha dato l’impressione di non arroccamento ma
di saper utilizzare, di volta in
volta, nuove energie provenienti
dalla realtà cittadina. È riuscito
anche a mettere un mezzo piede
in Parlamento facendo eleggere
Sabrina Capozzolo alla camera
dei deputati investendo sul suo
nome i voti alle primarie del
2013.
Arrivò sulla poltrona di sindaco
di Agropoli partendo da quella
di assessore ai lavori pubblici
della provincia di Salerno
(quando la provincia era ancora
una realtà inserita tra quelle dai
poteri forti). Si portò dietro
anche un’indagine per corruzione finita in prescrizione dopo
quasi dieci anni tra rinvio a giudizio e fasi dibattimentali. Per
questo ha pagato con la sua
esclusione dalle liste PD per le
regionali del 2015. De Luca lo
ha chiamato come consigliere
per l’Agricoltura palazzo S.
Lucia.
Alfieri ha anche pianificato il
post Alfieri nella sua città: il
candidato sindaco sarà Adamo
Coppola, suo vicesindaco e fidato assessore la bilancio. È
presumibile che lui sarà in lista
e farà il pieno di preferenze.
Sul fronte opposto, allo stato, si
rincorrono ipotesi di alleanze,
anche trasversali, che vorrebbero scalzare il sistema di “potere” Alfieri. L’impressione è
quella di vedere un film già
visto e che gli attacchi diretti o
indiretti faranno fatica a fare
breccia nell’immaginario collettivo degli Agropolesi che hanno
paura di ritornare all’ingovernabilità del periodo in cui Alfieri
era ancora sindaco di Torchiara
e osservava dall’alto della collina il caotico mondo politica
dalla città che è la “porta del Cilento”.
14 n° 42 01/12/2016
LA STAZIONE DEL MARINAIO
di Sergio Vecchio
Gioi Cilento. Caccia alle streghe
La leggenda della bella Santecchia
MARIA TERESA SCARPA
S
abato 3 dicembre si rinnova l’anatema di Santa
Santecchia a Gioi Cilento. Una notte horror nell’antico borgo del Cilento
collinare, dove temerari cacciatori di streghe si cimentano
in una gara contro il tempo
per riuscire a svelare i vari
enigmi, superare terribili
prove e risvegliare l’antico
guerriero, l’unico in grado di
fermare le Jannare, le streghe.
Il premio finale, un cesto di
prodotti tipici, viene assegnato in base al punteggio ottenuto dalle squadre. Si tratta
di un vero e proprio gioco di
ruolo dal vivo, creato e
“drammatizzato” dall’associazione “Off Limits”, che vede
un grande impegno di risorse
umane, quasi 40 persone tra
attori, comparse, staff tecnico
e regia. I palazzi storici ed i
vicoli del paese diventano lo
scenario naturale del gioco
che riprende la leggenda di
Santecchia, una ragazza di
rara bellezza nata nel 1300
circa, che vendette l’anima al
diavolo in cambio dell’eterna
giovinezza. Ma il patto scellerato per essere mantenuto, imponeva a Santecchia di cibarsi
di bambini. A salvare il popolo, spaventato ed inerme di
fronte ai poteri di Santa Santecchia, un cavaliere la cui
fede e forza gli permisero di
esiliare Santecchia sotto un sigillo magico. L’evento prevede anche una tappa
gastronomica presso Palazzo
Salati a cura del gruppo “la
Verità”, con una cena a tema
con i piatti tipici di Gioi, fu-
silli e soppressata tra tutti. La
padrona di casa, Antonella Salati, insieme ad un gruppo di
monaci e popolani accoglie
gli ospiti in modo inusuale trasportandoli già nell’atmosfera
oscura del gioco. Il programma prevede un momento
di accoglienza in piazza Andrea Maio dalle ore 20:00
presso DIVINO YOI PIAZZA
a seguire la Cena e alla fine
del percorso di gioco un
DISCO Party horror e premiazioni presso B&B DELIZIE
TRA I CAMPANILI. Qui
anche una mostra fotografica
“Magie e tradizioni” di Marco
Schaufelberger. Per partecipare è richiesta la prenotazione: Gianluca 333 66 20
619, Emiliano 3315065972 o
Maria 3203193511.
GASTRONOMIA
a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it
n° 42 01/12/2016
15
New York, 10 giorni indimenticabili
da raccontare (1ª parte)
SEGUE DALLA PRIMA
DIODATO BUONORA
un evento a dir poco eccezionale
e molto probabilmente irripetibile. Per questioni di spazio,
sarò sintetico ma, come sempre,
cercherò di trasmettervi le mie
sensazioni sotto il profilo gastronomico, culturale e turistico.
Da Fiumicino, 10 lunghissime
ore di volo trascorse a guardare
film ed iniziare a leggere un
libro di Mauro Corona. All’arrivo, dopo una serie di severissimi controlli, ci accorgiamo
che è stata smarrita una valigia.
All’interno solo cose personali
di poco valore, ma la cosa è antipatica. Dopo la prassi di reclamo, un taxi ed eccoci al
nostro albergo sulla Broadway,
il Crowne Plaza Times Square
Manhattan. Siamo al 23° piano,
Il felittese Vito Gnazzo,
executive chef “Il Gattopardo”
una bella camera con vista da
cartolina sui grattacieli newyorkesi e su Times Square.
Il giorno dopo, cercato le cose
necessarie per la pulizia personale, abbiamo fatto colazione al
bar dell’albergo, cosa che non
ripeteremo più: 16 dollari per 2
specie di cappuccino e 2 cornetti
di qualche giorno. È il 24 novembre e negli Stati Uniti è il
“Thanksgiving day”, il giorno
del Ringraziamento. Si festeggia dal 1621, quando a Plymouth, nel Massachusetts, i
padri pellegrini si riunirono per
ringraziare il Signore del buon
raccolto. Per i Nordamericani è
un giorno molto atteso, in cui
ci si riunisce attorno al famoso
tacchino per ringraziare Dio, o
la vita, o gli amici, o i parenti
per ciò che si possiede. Ho
avuto la fortuna di festeggiare
questo evento in una famiglia
di siculi-americani che avevo
conosciuto lo scorso settembre
in un noto albergo pestano. È
stata una serata molto simile alla
nostra Vigilia di Natale, dove ci
sono state tantissime portate,
vino e naturalmente il tacchino.
Una bella esperienza. Non da
meno è stato il pranzo. Dopo
aver assistito alla tradizionale e
bella sfilata di carri mascherati
lungo tutta la Fifth Avenue,
siamo andati al ristorante “Il
Gattopardo” (54th St). Qui,
l’executive chef è Vito Gnazzo,
felittese da molti anni nella
“grande mela”. Il locale è stato
una sorpresa positiva sotto tutti
i punti di vista: elegante, di
classe, ottimo servizio, cucina
superlativa, prezzi altini ma rapportati alla grande qualità della
materia prima. In attesa della
cena che ci aspettava, abbiamo
ordinato solo 2 sogliole di
Dover (freschissime), ma Vito
ci ha voluto omaggiare dell’entrèe, del dessert e del vino, il
Tramonti Bianco di Apicella.
Veramente una meta che consiglio a chi passa da queste parti.
Eccoci al 3° giorno, sono previste lunghe passeggiate. Voglia di
caffè buono, cosa rara a NY, ed
ecco che sulla “42nd St” vedo lo
“Zibetto Espresso Bar”. Locale
simile a un bar italiano con cornetti e dolci nostrani. Prendiamo
2 caffè (5$ + 1$ di mancia, in
pratica obbligatoria dappertutto)
e chiedo della toilette. “Non
c’è” è stata la risposta. In Italia
un bar senza i servizi igienici
non lo farebbero aprire. La mattinata, dopo parecchi km, con
visita alla Grand Central Terminal di NY (che è molto più di
una stazione ferroviaria, pensate
all’interno c’è finanche un
campo da tennis, lampadari dorati e un cielo pieno di stelle che
lo dimostrano) si è conclusa con
la salita all’86° piano dell’“Empire State Building”, nel cuore
di Midtown Manhattan, dove si
può godere di un'indimenticabile vista a 360° di New York e
dintorni. Piccola pausa e poi ancora passeggiate nell’affollatissima Times Square, quella che
vediamo spesso in televisione
con giganteschi cartelloni luminosi, “street food” e artisti di
strada. La serata l’abbiamo con-
clusa al “Café Un Deux Trois”,
sulla 44th St., tipico bistrot
francese nell’arredo e nella proposta gastronomica. Qui, abbiamo preso un buon e tenero
filetto di angus al pepe verde
con delle pommes frites, accompagnato (per provarla) dalla
birra Brooklyn. Ci voleva un
po’ di “sostanza”, perché a
pranzo ci eravamo accontentati
di un hamburger da Mc Donald’s. 4° giorno. Iniziamo ad
allontanarci dal centro e facciamo un abbonamento settimanale
della
“Subway”
(metropolitana). Andiamo a
“Little Italy”, quella che una
volta era la piccola Italia. Oramai questa zona è ridotta ad
un'unica strada, di poche centinaia di metri, con una serie di
negozietti turistici e ristoranti.
Basta poco per capire che di italiano non è rimasto niente. Sono
quasi tutti stranieri. I ristorantini
sono come quelli nostrani destinati unicamente ai turisti. Mi lascio tentare di entrare nel Bar
Roma: ambiente squallido, antiquato, mal tenuto e nessun italiano all’interno. Avevo voglia
di un caffè, non mi sono fidato
ed ho preso una Pepsi. Poco vicino c’è Chinatown, il quartiere
cinese. Qui invece sembrava
proprio di stare in Cina, molto
caratteristico. Poi, prima di andare al molo 83 per una breve
crociera sul fiume Hudson, abbiamo preso un panino in un fast
food (Sunac Natural Food sulla
42ª) e con tutta la buona volontà
lo abbiamo assaggiato e buttato
via. Molto bella invece la crociera che è durata poco più di
un’ora. Siamo passati a pochi
metri dalla Statua della Libertà
e abbiamo visto NY sotto un’altra angolazione. Per la cena
siamo andati alla Pizzeria San
Matteo di Ciro Casella (2ª Av),
un salernitano verace. Il locale è
piccolo, ambiente nostrano, affollatissimo e offre una pizza
così buona come è raro trovare
dalle nostre parti. Curioso, su 7
tavoli, 3 erano occupati da salernitani. Bravo. 5° giorno, abbiamo attraversato a piedi il
ponte di Brooklyn e visitato il
Ciro Casella, Pizzeria San Matteo, con il suo staff
“Prospect Park”. La sera, stanchissimi, optiamo per un ristorante vicino all’albergo: La
Masseria (48th St.). I titolari
sono di Bari e di Capri. Il personale quasi tutto italiano. Alle 18
e 45 il locale è stracolmo. Per
avere un tavolo abbiamo aspettato (passeggiando a Times
Square) un’ora. La cucina è
semplice, tradizionale e ben
fatta. Abbiamo preso un affettato misto e un saltimbocca alla
romana. Niente da dire. Il cameriere che ci ha servito è siciliano, giovane e molto sveglio.
È uno di quelli che il cliente te
lo gira come vuole lui. Ci ha
spiegato che il locale (che ha
110 posti) quotidianamente
serve 100 persone a pranzo e
circa 400 a cena. Complimenti.
Per il momento NY è una bella
esperienza. Sul prossimo numero la 2ª parte.
La ricetta
Fettine di
tacchino
al limone
Ingredienti per 4 persone:
500 g di fettine piccole di
tacchino tagliate sottili, farina, 2 dl di vino bianco, 1
limone, abbondante prezzemolo tritato, olio extravergine di oliva del Cilento,
sale.
Preparazione: Infarinate
le fettine di tacchino. In
una padella riscaldate
dell’olio e rosolate le fettine ambo i lati e mettetele
da parte. Ripulite la padella, con carta da cucina
assorbente, del grasso di
cottura. Rimettete le fettine
nella padella, bagnate con
il vino e il succo del limone. Salate e proseguite
la cottura a fiamma media
per qualche minuto, fino a
che il fondo di cottura si
sarà parzialmente assorbito
diventando più denso.
Spolverizzate con il prezzemolo tritato, rigirate le
scaloppine nel sugo e servite subito.
Vino consigliato: Coda di
Volpe 2015, Irpinia Doc, Di
Prisco.