secondo incontro - Santi Vito e Modesto Spinea

Download Report

Transcript secondo incontro - Santi Vito e Modesto Spinea

2 G
C
D
∗
G. Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
T. Amen.
Gesù si presenta come il Maestro, la sua Parola è una Parola che ha una
qualità nuova: se accolta, salva.
Riconosco momen in cui la Parola di Dio mi ha aiutato a crescere, a diventare
più libero e vero?
∗
Gesù sa stare in relazione con il male e vincerlo. Lo fa uscire anche se
“strazia” e fa ca a lasciare l’uomo.
Riconosco anche dentro di me la presenza del male? Lo presento a Gesù perché
mi liberi fino in fondo?
∗
Dove ascolto, oltre che nella Sua Parola, l' "autorità" di un Dio che mi
ama e che vuole salvarmi?
P
I
OSpiritoSanto,vieninelmiocuore:
perlatuapotenzaattiraloate,oDio,
econcedimilacarità coniltuotimore.
Liberami,oCristo,daognimalpensiero:
riscaldamieinfiammamideltuodolcissimoamore,
cosı̀ognipenamisembrerà leggera.
SantomioPadre,edolcemioSignore,
oraaiutamiinognimiaazione.
Cristoamore,
Cristoamore.Amen.
Santa Caterina da Siena
M
Ti saluto, Signora santa,
regina santissima, Madre di Dio, Maria, che sempre sei Vergine,
eletta dal santissimo Padre celeste e da Lui,
col santissimo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito, consacrata.
Tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ti saluto, suo palazzo. Ti saluto, sua tenda.
Ti saluto, sua casa. Ti saluto, suo vestimento.
Ti saluto, sua ancella. Ti saluto, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e lume dello Spirito Santo
siete infuse nei cuori dei fedeli affinché le rendiate,
da infedeli, fedeli a Dio. Amen
I
Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)
(San Francesco d’Assisi)
’
Dopo l’incontro ad ogni partecipante viene consegnato un foglie o su cui
scriverà un verse o del Vangelo quale Parola che lo ha reso libero. Verranno poi raccolte, anche durante la volta successiva, dagli animatori. I foglie
saranno poi compos! a formare alcune pagine. Le pagine di tu i GdA verranno portate come segno e deposte ai piedi del crocifisso, dopo la messa
del Giovedì Santo .
Secondo incontro
F
?
Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato
nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava
loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E
Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo
spirito immondo, straziandolo e gridando forte,
uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che
si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una
dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni
della Galilea.
P
R"
Questo brano descrive una giornatapo del ministero di Gesù, cara5erizzato dalla predicazione autorevole,
l’a6vità di guarigione e la preghiera.
La scena si svolge a Cafarnao, che è il
domicilio abituale di Gesù durante il
ministero pubblico in Galilea.
Se il tempio di Gerusalemme era il luogo del culto ufficiale e solo lì si potevano offrire i sacrifici, le sinagoghe erano
luoghi di culto sparsi un po’ in tu i
villaggi, in cui gli israeli! si riunivano,
ogni sabato, per pregare e per leggere
le Scri ure, a tu gli adul! maschi era
consen!to prendere la parola per rivolgere qualche esortazione.
Per so5olineare e rinforzare:
Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni:
il testo non li nomina esplicitamente,
ma è evidente che Gesù arriva insieme
a coloro che ha appena chiamato a sé
per seguirlo e andare dietro a lui. Da
quando Gesù fa il suo ingresso nella
ci à non si muoverà più da solo ma sarà
sempre accompagnato dai discepoli;:
egli li chiama, li educa, li ascolta, li rimprovera, li corregge, li perdona .
Gesù: presentato come il maestro, non
viene messo in rilievo il contenuto del
suo
insegnamento,
quanto
la
“modalità”, la sua parola è potente e
severa
e realizza immediatamente
quanto dice. C’è uno stre o legame tra
le parole e le azioni di Gesù, tra gli insegnamen! e le opere che compie.
L’uomo posseduto: quest’uomo è pri-
gioniero, non è lui a gridare contro Gesù
ma lo spirito che abita in lui. Il male
emerge come una potenza capace di
annullare la persona e la sua libertà di
parlare e agire.
Lo spirito impuro: ha preso possesso di
un uomo e della sua vita e lo ges!sce.
Riconosce il legame che Gesù ha con
Dio, riconosce che Gesù è una minaccia.
Obbedisce al comando di Gesù, ma esce
dall’uomo straziandolo. Il male fa!ca a
lasciare l’uomo.
L’
’
La differenza tra una persona autorevole e una persona autoritaria sta nel fa o
che la seconda comanda, ordina, decide, ma non sa bene su cosa fondi il suo
ba ere i pugni. Dove appoggi il suo “si
fa così perché lo dico io!”.
L’autorevole è uno che parla con competenza, con umiltà, con professionalità.
È uno che sa “perché si fa così”.
Nell’ambito delle relazioni è uno che
parla perché ama. Il cui fine è la verità e
il vero bene di chi gli sta di fronte. Gesù
parla con autorevolezza. A dire il vero
Gesù è anche uno che tace con autorevolezza. I suoi silenzi sono intensi, profondi.
Come ci inquieta e ci tocca profondamente il suo tacere di fronte all’adultera, quella donna che volevano lapidare!
Come ci inquieta e ci tocca profonda-
mente il suo tacere di fronte a Pilato!
Quel silenzio che toglie Gesù dal banco
degli imputa! e ci me e Pilato, Caifa, io,
voi, l’umanità intera.
La scorsa se mana ho avuto gli esercizi
spirituali, predica! dal patriarca emerito
di Venezia, Marco Cè.
Vi assicuro, nulla di eccezionale. Un buon
“nonno”, un prete ben preparato, che
diceva, in fondo in fondo, quello che ogni
buon prete ben preparato avrebbe de o.
Una cosa però ha reso questa esperienza
veramente eccezionale. Il patriarca Marco credeva profondamente a quello che
diceva. Amava quello che diceva.
Respirava a pieni polmoni tu o quello
che diceva. Viveva della Parola che annunciava. Il Patriarca predicava anche
quando celebrava la messa, ma non perché faceva l’omelia! Tu o raccolto, tu o
“interiorizzato”,
tu o
concentrato
sull’avvenimento del Pane e del Vino, che
accadeva tra le sue mani.
Il patriarca predicava anche quando passava per il corridoio, semplicemente con
un sorriso benevolo; alzava lievemente la
mano per salutare mentre l’altra scorreva i grani della corona.
Predicava stando a lungo, fa!cosamente,
in ginocchio davan! al San!ssimo Sacramento esposto, tu o pervaso dalla presenza del suo Signore e suo Dio.
Predicava sorridendo benevolmente della sua stessa debolezza quando il segretario, anziano forse quanto lui, gli si avvicinava e gli offriva il braccio anche solo
per scendere o per salire un gradino, con
le ginocchia irrigidite dall’artrosi. Certamente le parole che rivolgeva alla covata
dei pre!ni erano parole intense, profonde, for!. ma era la sua intensa, profonda,
forte relazione con il Signore a renderle
tali.
L’autorevolezza di Gesù gli viene dal suo
incessante dimorare presso il Padre. Gli
viene dal fa o che Lui è il Figlio, l’Amato!
Dal suo con!nuo guardare il volto del
Padre con infinito amore. Dal suo ricevere e donare lo Spirito del Padre.
E per questo conosce, ama, comprende e
compie sempre e in tu o la sua volontà.
L’autorevolezza di Gesù nasce dall’amore
al di là di tu o, che abita il suo cuore divino-umano. Per questo le sue parole
sono valide ancora.
Prendete la più povera delle madri, il più
semplice e ruvido dei padri. Non una
mamma intelligente, non un papà do o,
colto. Però una mamma ed un papà innamora! delle loro creature. Certamente le
loro parole non saranno quelle di Freud,
ma saranno certamente impregnate di
un amore che rimane per sempre.
Per questo le parole di Gesù, anche le più
dure, lasciano aperto uno spiraglio di
speranza. Perché nascono da un amore
folle che è da sempre e per sempre.
Gesù non perme e mai agli spiri! immondi di parlare di Lui. Non che non fossero competen!!
La loro scelta, la loro volontà, la loro decisione libera li ha “sgancia!” dalla relazione d’amore con Dio.
Noi non ci preoccupiamo molto degli spiri! immondi; dell’azione del tentatore
facciamo una macchie a da carnevale.
Dice Baudelaire: “ Il capolavoro di Satana
è di aver fa o perdere le sue tracce e di
aver convinto gli uomini che egli non esiste”.
(tra5o dalle omelie di
don Claudio Girardi)