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anno ii- n° 0 domenica 26 Febbraio 2017
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Mons. Gabriele Teti
L’Oscar del giorno lo assegniamo
a monsignor Gabriele Teti. Domani è la ricorrenza del suo onomastico essendo un devoto di San
Gabriele dell’Addolorata. Al nostro collega e collaboratore gli auguri più sentiti perchè possa
continuare con determinazione la
sua attività.
L’Ardire
Sanità, si passi
dalla cornice
al contenuto
di Giuseppe Saluppo
I
n queste ore è tornato di attualità il
dibattito sanità pubblica- sanità privata. Addirittura, cercando di far
passare lo stesso attraverso la mescolanza di ideologie dal marxismo al
cattolicesimo. Nessuno, però, a interessarsi della necessità che il cittadino-paziente, al quale necessita una cura, possa
trovare in Molise una risposta di qualità.
Se non vogliamo far impazzire la bussola delle priorità, allora bisogna tentare
di riportare il cittadino al posto che gli
spetta, cioè la stella polare dell’intero sistema. Quindi certezza e garanzia delle
prestazioni e della presa in carico, della
vicinanza dei servizi e della possibilità
di accedere comunque a quelli localizzati geograficamente più lontano. Occorre, pertanto, un linguaggio di
concretezza e di coerenza che debba
fare svegliare dall’illusione che i cittadini siano disposti a stare al gioco di una
politica sospesa tra i posizionamenti, le
contraddizioni, le cattiverie e le ambiguità. Occorre dialogo e responsabilità,
non demagogia. Viene volutamente
creata l’illusione che il raggiungimento
di un falso obiettivo, la sanità pubblica
che non è stata mai messa in discussione, sia la panacea di ogni male. Qui si
tratta, invece, di garantire al cittadino
una prestazione sanitaria efficiente, efficace, equa, accessibile, adeguata, appropriata, certa e soddisfacente.
Riassumendo il tutto, in un’unica parola: di qualità. Nella sanità molisana
occorre che ci sia più concorrenza e attenzione al merito per aumentare la qualità delle cure perchè i cittadini di questa
terra, pur pagando le tasse più alte, non
notano alcun miglioramento nelle condizioni sanitarie e si chiedono in che
modo vengano gestiti i propri soldi.
L’assurdo paradosso di tutto ciò è che
più i costi della sanità sono elevati più i
servizi offerti regrediscono, una proporzionalità inversa, insomma. Ingiustificata. Quindi, si passi dalla cornice al
contenuto perché la concentrazione
sulla prima fa perdere di vista la centralità del secondo. Che salva la vita.
IL NOSTRO
TAPIRO
IL NOSTRO
OSCAR
Quotidiano - Registrato al Tribunale di Campobasso atto in attesa di registrazione
Direttore Responsabile: giuseppe Saluppo
VimarFa ediZioni sede legale via Normanno, 14 86100 campobasso
redazione tel: 0874.484486
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Pietro Maio
Il Tapiro del giorno lo diamo a Pietro
Maio. L’assessore comunale ai Lavori
pubblici di Campobasso non sembra
rendersi conto dello stato di degrado in
cui versa la città. E non è soltanto un
aspetto dovuto alla nevicata di gennaio.
Strade rotte, marciapiedi divelti e assenza di una programmazione infrastrutturale sono sotto gli occhi di tutti.
L’onorevole Leva punta il dito su Frattura
anche se la scelta del Governatore,
con l’allargamento a Niro e Rialzati Molise,
fu fatta dalla sua segreteria regionale
Servizio a pag.3
Regione
Cotugno: “Un nuovo
regionalismo
per i territori”
Il presidente del Consiglio regionale, Cotugno, a Napoli all’Assemblea dei Consigli.
Politica
Totaro lascia il Pd
“Io, con i Democratici
Progressisti di Speranza”
Il capogruppo alla Regione del Pd,
Francesco Totaro, lascia il partito e
aderisce al nuovo movimento.
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26 febbraio 2017
Possibile, che il taglio dell’unità di Neurochirurgia all’ospedale ‘Cardarelli’ di
Campobasso sia il casus belli
per riaprire la mai sopita questione sanità pubblica-sanità
privata? Non è la questione
della chiusura dell’Unità a potere creare un vespaio quando
l’intero sistema avrebbe avuto
necessità, e da anni, di un’attenta riorganizzazione funzionale e strutturale. Con il
cittadino al centro del sistema e
non le logiche di primariati e di
doppioni. E’ il cittadino che
dalla sanità attende una risposta alle proprie patologie. Risposte che devono essere
tempestive e di qualità clinica.
Da qui, bisogna far ripartire
un Piano di riorganizzazione
che si ponga come obiettivo generale l’esplicitazione del percorso
in
atto
di
riorganizzazione e ammodernamento del Servizio Sanitario
Regionale, nel rispetto del
mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza, diretto a
favorire la riqualificazione
delle risposte assistenziali garantite alle persone. Non certamente da intrecci ideologici
che spaziano dal marxismo al
cattolicesimo e finiscono per
non produrre che vuote e sterile
parole.
Si guardi in faccia la realtà e
pensare a una generale riorganizzazione strutturale dei macrolivelli assistenziali (area
Una sanità per i cittadini
non per le vuote
e false ideologie
La chiusura di Neurochiururgia sembra la fine del mondo mentre manca
un vero e reale Piano di riorganizzazione sanitaria con al centro la gente
dell’assistenza collettiva; area
dell’assistenza sanitaria distrettuale; area dell’assistenza ospedaliera) e all’innovazione del
Servizio sanitario regionale. In
Molise la rete dei presidi, pubblici e privati, che erogano assistenza ospedaliera è in larga
parte ancora frutto di scelte effettuate negli anni ’80 ed è stata
solo in parte riordinata negli
anni ’90 per tenere conto dell’evoluzione degli indirizzi tecnico-scientifici che hanno
L’intervento
Egregio direttore,
leggo lo scritto di Dalla Torre
e mi viene in mente un proverbio locale “chiacchiarie e
futtet” che significa parla,
parla tanto non ti sento.
Questo si attaglia bene alla
politica molisana.
Hai voglia a far sentire la
voce dei cittadini molisani che
sono allo stremo delle forze
fisiche ed economiche quelli
che in tempo di elezionii pietiscono un voto, adesso se ne
fottono, come si dice a Napoli.
Il dopoguerra ha visto fiorire i
nostri comuni per attivita’
agricole ed artigianali, Ogni
paese aveva un frantoio, un
guidato lo sviluppo dell’assistenza ospedaliera nei paesi industrializzati. In carenza, poi,
di un Piano sanitario regionale
la rete dei presidi, pubblici e
privati, che erogano assistenza
ospedaliera si è altresì sviluppata in modo non organico ed
equilibrato sul territorio. In
particolare la distribuzione dei
posti letto tra le varie specialità
presenta lacune ed esuberi non
solo a livello regionale, ma soprattutto nelle singole aree ter-
ritoriali. Ecco perchè diventa
necessario procedere alla concreta realizzazione di una rete
di strutture e presidi ospedalieri
in grado di coniugare efficacia
delle risposte assistenziali, accessibilità ai servizi in tutto il
territorio regionale, efficienza
nell’impiego delle risorse. Da
qui una puntuale riorganizzazione della rete ospedaliera all’interno della Regione basata
sull’esigenza di prevedere la
distribuzione regionale delle
specialità cliniche in base al rispettivo tasso atteso di ospedalizzazione e al conseguente
bacino potenziale di utenza, articolandone l’attivazione sul
territorio secondo il livello di
diffusione da perseguire. Ma
anche per procedere, ove è prevista una riduzione dei posti
letto per acuti, alla loro trasformazione in posti letto post acuzie
(riabilitazione
e
lungodegenza) e alla conseguente riconversione delle attività, a garanzia di una più
appropriata assistenza a favore
del paziente e per sviluppare il
governo clinico degli ospedali
su base dipartimentale, al fine
di coordinare la gestione sanitaria delle strutture omologhe o
appartenenti alle macro-articolazioni delle discipline (area
medica, chirurgica, materno-infantile, servizi) o complementari, in base alla articolazione e
al numero delle specialità presenti nell’azienda sanitaria.
Sono dei punti qualificanti per
una concreta riorganizzazione
del Servizio sanitario regionale
che, ormai, non è più rinviabile.
In gioco c’è la salute di noi cittadini e non le false piste ideologiche.
Hanno distrutto il Molise che c’era
mulino ed anche un pastificio
a carattere familiare.Lentamente, passati i padri della patria molisana - sedati,
Lapenna, d’Aimmo, Samartino, di Lembo ed altri, lo spirito si e’ affievolito fino a
scomparire.
Si era creata la Sam a Boiano
ed adesso e’ quasi andata, si
era creato il frigomacello, il
polo industriale di San Polo e
Venafro e Termoli
Ma la fine e’ abbastanza vicina,tranne qualche spazio positivo, si e’ costruitala
Bifernina e la Trignina ma
adesso le strade sono da rottamare, la ferrovia funzionava
molto bene ed adesso e’ in
avaria sostanziale.
La sanita’ che riusciva a fornire servizi di alta qualita’ a
tutti adesso non si capisce
bene dove e’ diretta velocemente, forse si capisce.
Non e’ stata costruita una
strada,una parvenza di pro-
getto industriale, nemmeno un
piano dell’acqua come fu concepito da d’Aimmo.
C’e’ un assessore al turismo
che e’ l’araba fenice,quello
alla produttivita’ e’ silenzioso,
un assessore dice che il Molise non ha bisogno di piani
geologici quando praticare le
strade per Limosano, Sant’Angelo,Civitacampomarano
ecc. per vedere le frane in pectore.
Eppoi, infine, la citta’ capoluogo di una regione in via di
sviluppo - sic!!-e’ in uno stato
pietoso.
Un saluto di buona salute al
nostro Molise.
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26 febbraio 2017
di Giuseppe Saluppo
L’onorevole Danilo Leva ha ritenuto seguire Bersani e
D’Alema per un ipotetico ritorno alla sinistra. Entra, così,
nel merito delle prossime elezioni regionali e ‘mira’ la posizione del presidente della Giunta
regionale, Paolo Frattura, eletto
nel 2013 da una vasta coalizione
all’interno della quale c’era e
c’è anche il movimento Rialzati
Molise legato all’onorevole Patriciello che raccolse oltre
15mila voti con circa il 9%.
Nella sua furia politica di sinistra, però, l’onorevole Danilo
Leva dimentica che a quella data
era segretario regionale del Pd.
E lanciò egli stesso la necessità
dell’allargamento della coalizione per vincere le elezioni.
“Frattura è l’uomo giusto al
posto giusto per sovvertire questo sistema di cose. Insieme possiamo e dobbiamo farcela”, ebbe
a dire in quei giorni. E, una volta
incassato anche il sostegno dell’area politica di riferimento dell’onorevole Patriciello, alle ore
19 di mercoledì 9 gennaio 2013,
in assemblea regionale del Pd, il
segretario regionale Danilo
Leva, nella relazione introduttiva, si appellava al senso di responsabilità della coalizione
“per non far vincere di nuovo
Michele Iorio“ e dichiarava che
su Paolo Frattura “c’è ampia
convergenza. E’ e sarà il nostro
candidato alla presidenza della
regione Molise“. Oggi? Oggi,
l’onorevole Danilo Leva tornato
“La politica non è immobilismo
per questo si parte per un nuovo
inizio. Ancora una volta sono prevalse le ragioni del cuore. Ed ho
scelto. “Democratici e Progressisti”. Non rinnovero’ la tessera del
PD e rassegnero’ le dimissioni da
capogruppo in consiglio regionale.
Ma il mio impegno non cambia. E
lavorerò per far si che si possa trovare l’unità di un nuovo centrosinistra nella nostra Regione”. Lo
dice il consigliere regionale, Francesco Totaro lasciando il Pd. “Pensiamo che l’Italia abbia urgente
necessità di questo impegno per
contrastare il populismo e l’avanzata delle forze antisistema e della
destra isolazionista e reazionaria.
Per questo serve costruire e radicare in tutte le comunità un campo
di esperienze democratiche e progressiste legate alle culture socialiste,
liberali,
cattoliche
democratiche e ambientaliste, al
mondo civico dell’associazionismo e del volontariato, alla grande
Scarica il presidente della Giunta regionale, Paolo Frattura, ma la coalizione
che guida la Regione è frutto della sua segreteria regionale
Il Danilo Leva
‘fumoso’
alla sinistra, ritiene di sottolineare che la sua posizione è “diversa” da quanto lui stesso,
come segretario regionale,
aveva ritenuto di mettere in
campo per battere Michele Iorio.
Oggi che Iorio non c’è più come
presidente della Giunta, deve essere cancellato anche Frattura
perchè sarebbe nelle mani di Patriciello. Con me Rialzati Molise
non aveva poltrone tanto è vero
che era assente dal listino”. Ma
non fu proprio Mario Pietracupa, rappresentante di Rialzati
Molise nel listino proposto, a
fare un passo indietro per fare
posto a Vincenzo Niro? E quel
passo indietro salvaguardò l’integrità della coalizione così
come impostata dalla stessa segreteria regionale del Pd? E’ pur
vero che la politica ondeggia a
secondo delle maree. Ma la sto-
ria fissa posizioni e date. E
l’onorevole Danilo Leva, oggi
tornato a sinistra, non può fare il
‘fumoso’ e dimenticare che
quell’alleanza vasta è nata proprio dalle scelte politiche della
sua segreteria regionale. Rialzati
Molise c’era allora e c’è oggi.
Cosa è cambiato? Che lo spostamento a sinistra di Leva, oggi, fa
vedere una situazione politica
diversa al parlamentare moli-
...E Totaro aderisce
a Democratici e Progressisti
mobilitazione popolare manifestatasi nel recente referendum costituzionale Per questo ci rivolgiamo
a tutte e tutti quelli che hanno a
cuore la cosa pubblica e il desiderio di cambiare l’Italia. Questo
processo costituente si propone di
ricostruire un centrosinistra plurale, non soffocato da ambizioni
leaderistiche e da pretese di arro-
gante autosufficienza che inevitabilmente porteranno alla vittoria
dei nostri avversari, né dalla rassegnazione alla progressiva impotenza
delle
istituzioni
democratiche, ma che sappia trarre
nuova linfa vitale dai valori costituzionali dell’antifascismo e dalla
storia repubblicana migliore, a
partire dall’esperienza dell’Ulivo.
Un progetto all’altezza dei tempi
che propone una sfida in Italia e in
Europa per rilanciare una politica
vissuta come efficace da chi è
emarginato, escluso e sconfitto
dalla globalizzazione neoliberista
e dal saccheggio delle risorse della
Terra. Della nostra Costituzione
assumiamo come principio guida
l’articolo 1: «L’Italia è una Repub-
sano? Intende scaricare Frattura
con la scusa di Patriciello?
L’onorevole Leva è libero, per
carità, di scaricare politicamente
Frattura ma deve porre sulla bilancia i perchè. E, soprattutto, se
si eccettua il tavolo sulla sanità
al quale non ha fatto seguito null’altra posizione o proposizione
progettuale, non è tardiva rispetto alla prossima scadenza
elettorale? Come dire, tanto
fumo ma arrosto niente.
blica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme
e nei limiti della Costituzione». Il
lavoro stabile e giustamente remunerato è la prima garanzia per
un’equilibrata costruzione del sé e
per un progetto di vita pienamente
agito e realizzato. Per questo ci accorgiamo della sua importanza soprattutto quando non c’è. E il
declino economico che ne consegue alimenta inevitabilmente
anche un declino civile. L’uguaglianza è la nostra bussola e una
maggiore equità fiscale il nostro
obiettivo. Combattere le disuguaglianze non è soltanto una richiesta
di ordine morale che vuole affermare un elementare bisogno di
giustizia, ma ha anche una sua natura e logica economica: se si allarga la forbice sociale si minano
le condizioni stesse della crescita
e quindi la possibilità di un’equa
ridistribuzione dei profitti tra i cittadini.
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26 febbraio 2017
Il Programma di intenti dell’Osservatorio Regionale Antimafia
riguardante la presenza delle
mafie nel Molise, partirà dalle diverse attività di indagine messe in
atto dalla Magistratura e dalle
Forze di Polizia nel corso degli
ultimi venti anni. Magistratura e
Forze di Polizia, ai quali non ci
stancheremo mai di esprimere la
nostra gratitudine e il nostro più
totale convinto sostegno. Cercheremo di elaborare un’analisi accurata
e
puntuale
sulle
infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione.
Per questa sua funzione conoscitiva e per i preziosi spunti di riflessione,
il
Programma
auspichiamo possa rappresentare
uno strumento fondamentale
verso la cultura della legalità e
dell’etica pubblica. È questo un
obiettivo al quale tutti dobbiamo
contribuire, con un rinnovato impulso etico e una ancora maggiore conoscenza tecnica del
fenomeno. La nostra regione non
è terra di mafia, ma è invece terra
per le mafie, un territorio appetibile per le varie cosche del crimine
organizzato
(mafia,
camorra, ndrangheta e società
foggiana). Qui le cosche non puntano al controllo militare del territorio, ma al controllo di frange
del tessuto economico-produttivo. Sia chiaro che il Molise non
è, sotto il profilo della penetrazione criminale, né la Calabria, né
la Sicilia, né la Campania, ma sia
altrettanto chiaro che è certamente terra di affari per le organizzazioni mafiose per le quali
rappresenta un territorio utile per
le molteplici attività criminali (riciclaggio, prostituzione, gioco
d’azzardo, rifiuti tossici). Riteniamo che in Molise si stiano vivendo
diversi
stadi:
dell’infiltrazione, della presenza,
dell’insediamento, per arrivare in
tempi recenti al tentativo concreto
di un vero e proprio radicamento
soprattutto da parte della mafia
pugliese. La nostra regione non è
originariamente una terra con
mafia e per questo motivo parlare
di tale argomento, ancor oggi non
è affatto semplice. Chiunque provava ad affrontare tale argomento, spesso veniva accusato di
fare inutile allarmismo. Ma è
stata proprio la sottovalutazione e
rimozione che, intrecciandosi con
un allarmante deficit di conoscenze, ha prodotto un terreno favorevole alla crescita della
criminalità organizzata. Nel litorale molisano, a Campobasso e
nell’area isernina le mafie ci sono
e fanno affari, sono presenti nei
nostri territori ma spesso non ce
ne rendiamo conto. Le inchieste
della magistratura e delle forze di
polizia delineano uno scenario di
cui bisogna prenderne atto, affinché anche da noi cresca la consapevolezza che è arrivato il
momento di reagire e di coaliz-
La cultura della legalità e dell’etica pubblica
nel programma dell’Osservatorio Antimafia
zarsi per fermare ulteriori aggravamenti della situazione attuale.
Inchieste che, grazie alla D.D.A
di Campobasso, hanno fatto uno
straordinario salto di qualità delineando un modello investigativo
con il contributo decisivo dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di
Finanza. Il Molise è visto dalle
mafie come una anonima lavanderia dove ripulire proventi illeciti con le forme classiche del
riciclaggio, impoverendo e drogando l’economia sana. I soldi
guadagnati con la droga o con
altre attività illecite o criminali
sono immessi nell’economia legale nel tentativo di riciclarli, di
nascondere e far disperdere la
loro origine. Uno dei problemi essenziali che hanno i mafiosi è
proprio quello di trasformare in
soldi legali i capitali mafiosi. Il riciclaggio diventa così l’attività
mafiosa più importante nelle regioni del centro-nord così come
l’acquisizione di attività commerciali, di imprese, di immobili. È
un groviglio che sta avvolgendo
intere zone e di cui è sempre più
difficile accorgersi. Si rischia di
smarrirsi, di perdere il filo che
lega insieme diversi fatti tra loro
concatenati. E’ importante non
perdere di vista quel filo, seguendo sia le vecchie strade, sia i
punti di novità della presenza mafiosa in campo economico. Il nostro piccolo territorio è il luogo
dove fare affari, coinvolgendo
quegli imprenditori che vedono
nei clan la chiave per superare le
difficoltà della crisi. Imprenditori
che quando pensano di instaurare
una relazione di reciproca convenienza con le mafie si trovano immediatamente in un tunnel di
solitudine e sofferenza il cui esito
è inevitabilmente la dolorosa perdita del controllo della loro impresa, frutto di sacrifici di una
vita. Negli ultimi anni, le mafie
hanno visibilmente quasi archi-
viato i metodi criminali violenti, e
hanno deciso di lavorare “in
modo occulto”, mimetizzandosi,
stabilendo una sorta di patto di
pace, costituendo anche alleanze
e collaborazioni, realizzando vere
e proprie holding imprenditoriali.
Sono le mafie - ndrangheta, camorra, mafia, gruppi criminali
pugliesi - che investono denaro
sporco, frutto dei loro proventi illeciti, per riciclarlo, entrando nell’economia pulita. Ci sono le
mafie dei “colletti bianchi” che
raramente usano la violenza ma
fanno molti affari. Professionisti,
funzionari, piccoli imprenditori
“conquistati” con le buone o con
le cattive, per estorsioni, usura,
operazioni finanziarie e attività
commerciali di copertura. Radicamento, appunto, poco visibile,
ma pur sempre radicamento,
quello di mafie che contano su
connivenze saldate su “colletti
bianchi” e insospettabili, canali
istituzionali, mondo dell’impresa
e delle professioni. Tutte componenti che tra loro interagiscono
attraverso uomini cerniera in
modo da tenere il più possibile
lontano dalla lente d’ingrandimento della giustizia l’illecita attività. Ciascuno svolge il proprio
compito: gli imprenditori gestiscono l’accesso al mercato, i mafiosi riciclano, partecipano e
mettono a disposizione la metodologia mafiosa, i politici e i funzionari erogano denaro pubblico
ed autorizzazioni, i liberi professionisti mettono a disposizione la
loro professionalità necessaria. E’
sempre questo contesto che ci fa
capire come la corruzione sia diventata l’altra faccia della stessa
medaglia mafiosa. Mafie invisibili, solo per chi non voglia guardare troppo in profondità e fare
brutte scoperte, mafie ancora oggi
difficilmente individuabili nella
loro tradizionale struttura, tanto
da aprire un dibattito serrato e finanche appassionante, se non
fosse per l’alta posta in gioco: democrazia e libertà, ma anche lavoro e impresa in una terra che
non sempre è stata all’avanguardia anche nella tutela dei diritti.
Una criminalità organizzata che
va denunciata, smascherata, di
cui bisogna parlare senza paura o
timori perché rappresenta un cancro per le nostre comunità e il nostro misero sviluppo economico.
Un sistema territoriale infiltrato
dalla criminalità organizzata infatti perde in competitività, in sicurezza lavorativa e sociale, in
democrazia e partecipazione, e
dunque in benessere e libertà personale e collettiva. Il rispetto
della legalità costituisce prima di
tutto un valore etico e morale, pilastro imprescindibile di ogni
convivenza civile, ma anche un
fondamentale valore economico,
in quanto condizione necessaria
per il pieno sviluppo dei territori,
a protezione della libertà degli
operatori economici che sono la
stragrande maggioranza degli imprenditori molisani, del regolare
svolgimento delle dinamiche imprenditoriali, della trasparenza
del mercato, della sana concorrenza. Uno dei compiti principali
che ci siamo dati noi dell’Osservatorio è quello di mantenere, incrementare e favorire la
trasparenza delle attività economiche e del territorio evidenziando la concorrenza sleale e
favorendo il vivere civile nelle
comunità. L’economia criminale,
al contrario, altera le regole del
gioco e distorce il mercato, svilendo il lavoro, mortificando gli
investimenti, distruggendo la proprietà intellettuale, ostacolando il
credito, intimidendo la libertà di
impresa rinnegando la sicurezza
dei lavoratori. La presenza di attività e comportamenti illegali, e
in particolare della criminalità organizzata, modifica insomma la
struttura del circuito economico,
causando un allontanamento
strutturale dal modello dell’economia di mercato. Questo processo porta ad una progressiva
contaminazione del tessuto produttivo in cui operano le imprese
legali che rappresentano la maggioranza delle imprese presenti
nella nostra Regione. In secondo
luogo, l’impresa gestita dalle cosche gode artificialmente di un
vantaggio di costo rispetto ai
competitori legali: il mancato rispetto di normative e regolamentazioni (ad esempio, oneri fiscali,
sicurezza del lavoro, tutela ambientale) le consente di prevalere,
con prezzi più bassi, qualità scadente del materiale, forza lavoro
in nero. Occorre ribadire quindi
con chiarezza che riconoscere di
avere in casa un nemico così potente resta il primo passo concreto
verso l’assunzione di una responsabilità politica e sociale, la unica
e sola chiave di volta nell’approntare tutti gli strumenti utili ad
affrontare una battaglia difficile,
ma non impossibile da vincere. È
un impegno cui non intendiamo
rinunciare e questo Programma di
Intenti ne è la prova, seppur non
la sola. In questa regione, siamo
una comunità che ora più che mai
deve essere coesa e forte contro le
mafie. Ecco perché è necessario
che la classe politica, le amministrazioni locali, le associazioni, i
sindacati e il mondo dell’impresa,
la chiesa, i cittadini tutti si mobilitino dando un segno tangibile
contro le mafie, sostenendo il lavoro arduo in cui sono impegnate,
quotidianamente, le forze di polizia e la magistratura. Solo insieme potremo contribuire a
rafforzare un nuovo impegno
contro le mafie, fatto di buon governo della cosa pubblica, buona
economia, innovazione e investimento nella cultura, nel welfare e
nella partecipazione dei cittadini.
L’Osservatorio Regionale Antimafia del Molise è proprio a questi principi che ha ispirato la
propria azione e lavorerà sulla
trasparenza contro le mafie e la
corruzione, con la costituzione di
parte civile nei processi di mafia,
contro l’economia adulterata, con
l’impresa e con i sindacati. Siamo
fiduciosi che ognuno da questo
nostro lavoro tragga spunti e stimoli per rafforzare quello che non
vogliamo sia solo uno slogan retorico ma una prospettiva condivisa di tutta la nostra comunità:
NO ALLE MAFIE IN MOLISE!
Dr. Vincenzo Musacchio –
Presidente
Dr. Daniele Colucci –
Vice Presidente
Gen. Giuseppe Antonio Di
Iulio – Vice Presidente
Avv. Vincenza Casale –
Vice Presidente
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26 febbraio 2017
Assemblea dei presidenti dei Consigli regionali. Cotugno: “Rilanciare il ruolo delle Regioni”
“Ora un nuovo regionalismo”
Si è svolto a Napoli un workshop dal titolo “Il regionalismo italiano dopo la crisi
economica e il referendum costituzionale
organizzato dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali. “La bocciatura del referendum costituzionale non
elimina i problemi che erano e che sono
sul tavolo – ha detto il presidente del Consiglio regionale del Molise, Vincenzo Cotugno – motivo per il quale se la
legislatura nazionale arriverà al suo naturale termine ci sono gli spazi per trovare
soluzioni a partire da quelle che a noi interessano maggiormente come risorse, efficacia e qualità del rapporto
Stato-Regioni”. “In particolare – ha aggiunto Cotugno – sta riprendendo il dibattito in Commissione parlamentare per
le questioni regionali e anche in vista di
un’audizione prevista il prossimo 9
marzo, ci stiamo interrogando proprio
sulla necessità di arrivare alla sua integrazione con i rappresentanti regionali e
in merito al tema di un nuovo sistema
delle Conferenze”. E, ancora, per Cotugno bisogn “rilanciare il ruolo delle Regioni per affermare una legislazione di
qualità. Nel corso dell’Assemblea plenaria dei Presidenti dei Consigli regionali a Napoli è stata ribadita
l’importanza e la pari dignità che
ognuno dei territori italiani dovrà avere
nella commissione bilaterale che avrà il
compito di meglio disciplinare le norme
in concorrenza tra Stato e Regioni. Inoltre l’esito del referendum costituzionale
ripropone la centralità delle funzioni
delle Regioni, spinta propulsiva del nostro Paese e delle esigenze delle nostre
popolazioni”. Intanto, la raccolta dei
fondi per le popolazioni terremotate è di
circa mezzo milione di euro la somma rac-
colta grazie ai contributi di solidarietà da
parte di singoli consiglieri regionali di
tutta Italia e delle Assemblee Legislative.
Entro il mese di marzo saranno individuati
4 progetti specifici da finanziare, uno per
ogni regione interessata dal sisma.
La Cittadella dell’economia potrebbe passare dal Comune alla Fondazione
dell’università del Molise, per le attività di ricerca e innovazione
L’aspetto meno nobile della
odierna transizione politica e amministrativa comunale, oltre alla
incapacità di procurarsi finanziamenti e realizzare opere pubbliche,
sta anche nell’aver fatto in modo
che alcune strutture rilevanti per
costo e per destinazione, abbiano
dovuto chiudere, e consegnarsi all’insulto del tempo.
Alludiamo apertamente alla Cittadella dell’Economia di Selvapiana,
che ha ospitato le prime edizioni di
Moliseinfiera, importanti convegni
sullo sviluppo economico del Molise, e una miriade di speranze alimentate dalla classe politica che
disponeva di risorse finanziarie e
di strutture, ma non aveva idee, volontà, programmi. Ultimi a lasciare
la Cittadella dell’Economia, gli uffici della Camera di Commercio
del Molise. Deserto completo. Si
dice ch’è necessario raggiungere il
fondo per poter risalire. Il fondo è
stato raggiunto.
Ora bisogna vedere come risalire
dal fondo. Quel magnifico complesso di strutture per esposizioni,
uffici, locali di rappresentanza, non
può deperire. Sarebbe un delitto.
Né può continuare in eterno il processo involutivo delle pubbliche
amministrazioni: prima o poi le
classi dirigenti dovranno cambiare
e si spera in meglio. Sull’abbrivo
della istituzione della Fondazione
dell’università, che si pone l’obiettivo di alimentare lo sviluppo del
Molise attraverso la ricerca e l’innovazione, a Palazzo san Giorgio
va prendendo corpo l’idea di entrare nella Fondazione, di collegarsi al mondo scientifico e della
ricerca in veste di partner, offrendo
gli spazi della Cittadella per condividere il progetto dell’Unimol,
nonché per contribuire concretamente a renderlo percorribile. E’
un’idea ancora allo stato embrio-
Idea da maturare e sviluppare purtroppo
in un contesto non dei migliori, essendo
Palazzo san Giorgio la quintessenza del
probabilismo e dell’indeterminismo
Quel magnifico complesso edilizio però va certamente recuperato e valorizzato
nale; deve maturare e svilupparsi
purtroppo in un contesto che non è
dei migliori, essendo Palazzo san
Giorgio la quintessenza del probabilismo, del saliscendi dialettico,
dell’indeterminismo. Anche su
questo fronte, il fondo è stato raggiunto. Non rimane che risalire.
L’occasione della Fondazione si
presta a meraviglia. Anche per
un’amministrazione tremebonda e
senza respiro. Per rigenerare la Cittadella dell’Economia e una nuova
prospettiva del futuro prossimo
venturo. Ma qualcosa finalmente
pare muoversi a Palazzo san Giorgio. Prendiamo come auspicio di
tempi migliori. Se saranno rispettati i tempi previsti per il completamento del sottopasso ferroviario
all’altezza di Via Mazzini, progettato per collegare il centro città con
il terminal delle autocorriere, bene,
se saranno rispettati, la consegna e
l’inaugurazione dell’opera pubblica interromperanno un paio di
decenni di … astinenza. Sono diversi lustri, infatti, che la città capoluogo del Molise non annovera
nel catalogo della sua struttura ur-
bana il completamento di un’opera
pubblica: in viabilità, in impianti di
servizio, in strutture edilizie e in
opere architettoniche. Sono decenni che amministra la sua dotazione storica, peraltro neanche
evitando il degrado. Sono decenni,
che Campobasso si sviluppa demograficamente, ma deperisce
funzionalmente per assenza di
opere che l’assecondino nella crescita.
Sono decenni che il terminal delle
autocorriere è incompleto, parzialmente funzionante, e per giunta
non collaudato, per cui sono decenni che i viaggiatori, una volta
fuori dal perimetro dell’autostazione sciamino a loro rischio e pericolo sulla carreggiata dello
svincolo stradale che immette sulla
tangenziale Est. Eppure i sindaci
che dalla fine degli anni Novanta
hanno amministrato la città, il problema di creare strutture e infrastrutture se lo sono posto
sottoscrivendo Accordi di programma con la Regione Molise
(centrodestra targato Michele
Iorio), arrivando fino a ottenere un
impegno finanziario di 25 milioni
di euro. La decantazione della storia locale dirà poi della evanescenza di quelle amministrazioni,
del loro ripiegarsi su stesse per vicende personali degli amministratori e politiche delle coalizioni,
delle complicazioni burocratiche,
della loro inconcludenza. Se non
sorgeranno altri intoppi, dopo
averli riprogrammati d’intesa con
la Regione, gli 11 milioni destinati
al collegamento in galleria del Terminal con Via Insorti d’Ungheria,
che facevano parte del famoso Accordo di programma dell’importo
di 25 milioni, l’amministrazione
comunale riuscirà ad investirli nell’edilizia scolastica. Degli altri 14
milioni, non si sono più rilevate le
tracce. Dalla Regione sono stati
destinati ad altri, per fare altro.
Dardo